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Carmela Ignaccolo

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Le rotture di stock scoraggiano i Millennial che preferiscono l’online

Il 75% degli acquirenti millennial e il 53% di quelli della Generazione X rinunciano ormai agli acquisti fisici per rifugiarsi nell shopping online. Ecco quanto emerge dodicesimo Global Shopper Study di Zebra Technologies Corporation.

Ma quali sono i mortivi di questa disaffezione?

Il motivo principale per cui i venditori al dettaglio perdono acquisti in negozio a favore dello shopping online sono i problemi di gestione dell’inventario, soprattutto gli articoli esauriti. Sia gli acquirenti che il personale di vendita si sono detti insoddisfatti della quantità di articoli fuori stock: il 43% degli assistenti alla vendita ha individuato nella mancata disponibilità dei prodotti il principale motivo di frustrazione dei clienti e il 39% degli acquirenti ha abbandonato il negozio senza acquisti proprio per questo motivo.Fonte: 2020 Shopper Study by Zebra

 

Eppure i negozi si stanno “tecnologizzando” sempre più.

Le tecnologie self-service per le casse, per esempio, sono sempre più diffuse nei negozi; il 40% degli acquirenti ha dichiarato di averle utilizzate negli ultimi sei mesi e l’86% afferma di trovarsi a suo agio nell’usarle. Inoltre, buona parte degli acquirenti (58%), soprattutto se millennial (70%), ritiene che le casse self-service migliorino l’esperienza cliente. Anche la maggioranza del personale di vendita nei negozi (54%) afferma che la necessità di casse con addetti stia diminuendo con le nuove tecnologie di automazione del processo. Circa nove direttori di negozio su 10 (87%) ritengono che le casse self-service lascino più tempo al personale di vendita per servire meglio i clienti, mentre l’81% di loro ha dichiarato di iniziare a vedere un ritorno sull’investimento.

Eppure, precisa afferma Anees Haidri, Director of Global Retail Market Strategy di Zebra Technologies: “Secondo i risultati della nostra indagine, nonostante servizi migliori contribuiscano a fidelizzare i clienti attuali e ad attirarne di nuovi, i retailer devono soddisfare esigenze basilari in termini di disponibilità dei prodotti, facilità di reperirli, resi e cambi” “Oggigiorno, per conquistare gli acquirenti, i retailer devono assicurare un’esperienza senza intoppi e multi-canale che i clienti si aspettano e sfruttare le tecnologie per fornire servizi più personalizzati per la gestione dell’inventario e per operazioni più intelligenti”.

Disparità di vedute

Fornire un’esperienza cliente migliore è fondamentale per far tornare gli acquirenti. Tuttavia, c’è una seria contraddizione tra le aspettative degli esercenti e quelle dei clienti: il 77% dei direttori di negozi ritiene che i clienti siano soddisfatti dell’esperienza in negozio, mentre soltanto il 57% degli acquirenti dichiara lo stesso. L’indagine ha inoltre individuato notevoli divergenze nella percezione del processo di reso e cambio per quanto riguarda la soddisfazione degli acquirenti (59%) e la percezione di tale soddisfazione da parte degli esercenti (80%). Comunque, gli investimenti in soluzioni mobili hanno messo d’accordo direttori (85%) e addetti alle vendite (73%) sul fatto che la disponibilità delle più recenti tecnologie in negozio contribuisca a migliorare l’esperienza.Fonte: 2020 Shopper Study by Zebra

 

Per ottimizzare l’esperienza in negozio, i retailer stanno ricorrendo anche all’uso della robotica. Soltanto il 7% degli acquirenti intervistati ha interagito con un robot in un esercizio commerciale negli ultimi sei mesi, ma circa tre quarti (72%) hanno dichiarato di trovarsi a loro agio con queste macchine; al contempo, il 32% degli addetti alle vendite teme di essere rimpiazzato da un robot.

RISULTATI PRINCIPALI PER REGIONE

 Asia-Pacifico

  • Circa metà degli acquirenti intervistati (49%) ha espresso una preferenza per gli acquisti online per via della facilità del processo di reso.
  • Il 53% degli acquirenti si affida al proprio dispositivo mobile/all’app del negozio per fare acquisti in negozio.

 Europa e Medio Oriente

  • Due terzi (66%) degli acquirenti sono soddisfatti di poter pagare dovunque nel negozio.
  • Solo il 14% dei clienti si fida completamente del fatto che l’esercente tutelerà i suoi dati personali.

America Latina

  • Il 71% degli acquirenti dichiara che le soluzioni self-service migliorano la loro esperienza di acquisto e il 64% preferisce utilizzare questa tecnologia invece che fare la fila alla cassa.
  • Più di otto acquirenti su 10 (83%) sono interessati a ricevere voucher o cashback in cambio di un’attesa di quattro giorni per la consegna di un acquisto online.

Nord America

  • Solo il 6% dei clienti si fida completamente del fatto che il retailer tutelerà i suoi dati personali. È il dato più basso tra tutte le regioni.
  • Chi acquista sotto le festività in Nord America si aspetta di spendere il 58% del budget nei negozi fisici.

METODOLOGIA DELL’INDAGINE

La 12ª indagine annuale globale di Zebra sugli acquirenti ha coinvolto 4.811 acquirenti, 1.100 addetti alla vendita e 435 gestori di negozi in Nord America, America Latina, Asia-Pacifico, Europa e Medio Oriente, intervistati da Qualtrics nel periodo agosto-settembre 2019.

Danone e Waze lanciano la prima campagna CPG di trade marketing

Danone ha realizzato con Waze la prima campagna CPG di trade marketing in Italia studiata per il prodotto Alpro Caffè distribuito in esclusiva presso i punti vendita Autogrill e MyChef, con l’obiettivo di aumentare la brand awareness del prodotto e di incentivare le navigazioni dei potenziali consumatori.

Per la campagna, attiva su un totale di 198 stazioni di servizio suddivise tra 178 punti Autogrill e 20 MyChef, sono stati utilizzati formati pubblicitari di Waze con una modalità di visualizzazione personalizzata. I Pin brandizzati e geolocalizzati per consolidare la presenza sulla mappa e aumentare la location awareness mentre, per comunicare in modo efficace l’offerta e aumentare la considerazione, Waze ha attivato il formato Takeover che appare sullo screen quando l’automobilista dista 10 chilometri dal punto vendita. Infine la Search gratuita per aumentare l’engagement e incentivare il drive to store.

La campagna ha registrato risultati molto positivi: 6.3 milioni sono le impression registrate, più di 1 milione di utenti raggiunti e quasi 10mila navigazioni attivate sull’app. L’efficacia della campagna attivata da Danone e Waze si conferma anche grazie ai dati relativi all’ad recall e alla navigation lift, rispettivamente +247% e +83%.

“Le persone ormai sono sempre più in movimento e per i brand diventa sempre più difficile connettersi in modo significativo. Tuttavia Waze essendo il primo mezzo di in-car advertising, ad oggi si dimostra lo strumento ideale per capitalizzare gli spostamenti e portare le persone al negozio attraverso strategie di destination marketing. Inoltre il concetto di trade marketing in ottica Waze e applicato nella campagna di Danone si riassume proprio nel suo essere ponte tra il mondo digitale e fisico. I risultati ottenuti con Danone sono un’ulteriore conferma del nostro andamento in Italia nel 2019 in cui la media italiana rivela che un automobilista esposto ad adv su Waze ha il 47% di probabilità in più di dirigersi verso un negozio e che le navigazioni verso i retailer sono aumentate di ben 43 punti percentuali” commenta Dario Mancini, Regional Manager Italy & EMEA Emerging Markets.

 “Il successo della campagna ha dimostrato come un prodotto di largo consumo, grazie a un partner come Waze, possa efficacemente aumentare l’awareness da un lato e far crescere le vendite dall’altro. I risultati ottenuti dimostrano come campagne di questo genere, quasi pionieristiche nel nostro Paese ed estremamente sinergiche, siano vincenti e win-win per tutti i player coinvolti” commenta Elisabetta Corazza, Head of Digital Marketing Italy di Danone.

Natale 2019: come saranno i regali online?

Su che regali si orienteranno per questo Natale 2019 gli e-consumer italiani? E che possibilità di risparmio si possono ottenere acquistando online e utilizzando la comparazione prezzi? idealo ha voluto analizzare la tematica alla ricerca dei prodotti più popolari e delle possibilità di risparmio garantite, molto spesso, dal canale online.  

In quale settimana è meglio acquistare per fare i regali di Natale?

Analizzando il mese precedente al Natale 2018, è possibile vedere come ogni prodotto sia maggiormente scontato in una settimana diversa. Ad esempio, se acquistati nella settimana più vantaggiosa, i seguenti prodotti possono garantire risparmi non indifferenti rispetto alla settimana più cara: LEGO (-33,1%), Barbie (-26,1%), casse (-22,5%), orologi da polso (-20,4%), bambole (- 15,5%), macchine per il caffè espresso (-15,2%), fotocamere digitali mirrorless (-10,4%) e console di gioco (-10,2%).

Ma qual è la settimana giusta e fino a che data si può acquistare online senza il rischio di non ricevere il pacco in tempo per Natale? Analizzando l’interesse online in vista di Natale 2018, idealo ha rilevato tre grandi picchi di interesse: il 2-3 Dicembre, 9-11 Dicembre e 16-17 Dicembre. A partire da questa data, le ricerche online crollano drasticamente, a dimostrazione del fatto che il 17 Dicembre è tra le date ultime utili per ricevere tutto in tempo.

Relativamente alla settimana più conveniente, invece, nel 2018 è stata quella tra il 10 e il 16 Dicembre, infatti è proprio in questo periodo che in generale si sono concentrare le migliori offerte di televisori, console di gioco, tablet, LEGO, notebook, orologi sportivi, smartwatch, stivali, aspirapolvere, giochi PS4, orologi da polso, macchine per il caffè espresso, barbie e scarpe outdoor.

Comprensibilmente, la settimana nella quale si sono concentrate meno offerte, in termini di ribassi, è stata quella tra il 17 e il 23 Dicembre.

I prodotti più popolari

A inizio Novembre 2019, i cinque prodotti più desiderati su idealo Italia sono le scarpe Dr Martens da donna, il videogioco Fifa 20, le cuffie Apple AirPods di seconda generazione, l’aspirapolvere senza fili Dyson Cyclone v11 Absolute e lo smartphone Xiaomi RedMi Note 7. Seguono poi tre prodotti del brand di Cupertino, ovvero gli Apple iPhone XR, 7 e 11 e poi torna il brand Xiaomi con il bracciale fitness Xiaomi Mi Band 4.

Confrontando questi prodotti con gli altri Paesi nei quali è presente idealo – ovvero Spagna, Francia, Regno Unito, Germania e Austria – è possibile vedere come vi siano sostanziali differenze tra uno stato e l’altro però con alcuni articoli che rimangono gli stessi. Ad esempio, in Germania, Francia ed Austria al primo posto dei prodotti più desiderati in questo periodo vi è la Nintendo Switch, si differenzia il Regno Unito per il giubbotto da uomo della North Face “Thermoball Hoodie Jacket” e la Spagna con un articolo abbastanza originale: il vibratore Satisfyer Pro 2. Saranno proprio questi alcuni dei prodotti che in Italia e in Europa attireranno l’attenzione degli e-consumer per i regali di Natale?

I giocattoli

L’analisi di idealo ha rivelato come, nel periodo natalizio, l’interesse giornaliero online nei confronti dei giocattoli sia aumentato del +142,6% rispetto ad un giorno normale. Analizzando il periodo di Natale 2018 è possibile vedere come i picchi di interesse siano stati rilevati il 3, 11 e 17 Dicembre con le donne in assoluto le più interessate (donne 65,1% di ricerche online vs uomini 34,9%), percentuale molto significativa se si pensa che quasi sempre, per prodotti ad esempio di elettronica di consumo o per la casa, sono invece gli uomini ad effettuare il maggior numero di ricerche.

Analizzando la crescita dell’interesse giornaliero online nel periodo natalizio è possibile vedere come quasi tutte le tipologie di giochi abbiano vissuto un aumento delle intenzioni online. In particolare, si tratta di: piste per biglie (+836,2%, un vero e proprio boom), giochi di società (+176,8%), armi giocattolo (+173,3%), articoli per il disegno e la creatività (+123,2%), piste giocattolo (+114,2%), puzzle (+88,7%), giocattoli tecnologici (+79,0%), Playmobil (+67,7%), bambole (+66,9%) e LEGO (+49,8%).

I tre giochi in assoluto più cercati in occasione di Natale 2018 sono stati la pista per le biglie Ravensburger GraviTrax Starter-Set, Barbie Magie delle Feste 2018 e il Cicciobello Bua.

Analizzando i giochi più popolare ora su idealo, ovvero Cicciobello Bua, Ravensburger GraviTrax Starter-Set e Barbie Casa dei Sogni, è lecito chiedersi se sarà su questi che si concentrerà l’attenzione dei consumatori digitali in vista di questo Natale 2019.

Chi usa la comparazione prezzi pre-natalizia?

Si tratta per il 57,5% di uomini (vs 42,6% di ricerche effettuate da donne). La fascia di età più coinvolta è di gran lunga quella tra i 35 e i 44 anni (28,9%); seguono poi i giovani tra i 25 e i 34 anni (22,1%) e gli adulti tra i 45 e i 54 (20,9%). In coda alla classifica troviamo i giovanissimi tra i 18 e i 24 anni (7,9%) e gli over 55 (10,1%).

Anche in questo periodo, il dispositivo preferito per la navigazione si conferma essere il mobile (utilizzato nel 52,9% dei casi); segue poi il desktop (39,1%) e infine il tablet (7,0%).

Lazio, Lombardia e Liguria sono le tre regioni dalle quali provengono maggiori ricerche ogni 100mila abitanti. Al contrario, in fondo alla classifica vi sono Molise, Valle d’Aosta e infine Basilicata.

Se in passato era Dicembre a riservare le visite maggiori ormai è Novembre il vero mese dello shopping online pre-natalizio – ha commentato Fabio Plebani, Country Manager per l’Italia di idealo – Questa nuova pratica di ampliare il più possibile l’arco temporale in cui acquistare i regali ha un lato certamente positivo, poiché consente all’utente di avere più tempo per valutare l’andamento dei prezzi e quindi di effettuare un acquisto conveniente nella settimana giusta in base alla categoria, come dimostrato dalla nostra analisi. In generale, poi, non è più come un tempo quando solo in poche occasioni all’anno vi erano sconti: tra il Black Friday e il Prime Day, gli sconti invernali e quelli estivi, ora è possibile risparmiare in qualsiasi momento dell’anno, in particolar modo quando ci si avvale di un portale di comparazione o quando si conoscono bene i meccanismi di fluttuazione dei prezzi.”

Anche per i Pam Local arriva l’App di mobile banking

Dopo i punti vendita a insegna Pam e Panorama, oggi tocca ai negozi di prossimità Pam local, i cui clienti, grazie all’accordo con viacash e alle tre banche partner dell’iniziativa Hype, bunq e N26, potranno depositare e ritirare contanti dal proprio conto corrente direttamente attraverso l’app di mobile banking sul proprio smartphone.

Si allarga quindi l’accordo, siglato a maggio, tra Pam Panorama e la società tedesca fintech viacash (nota in Germania con il nome di Barzahlen), la più grande infrastruttura privata per la gestione dei pagamenti in contanti della regione DACH. Con l’introduzione del servizio nei Pam local, l’innovativo format che fa dell’attenzione alla praticità e alla convenienza i suoi punti di forza, i punti vendita abilitati complessivi sono ora 201.

Marco Moschini

Se già a maggio eravamo particolarmente orgogliosi di essere la prima azienda in Italia a introdurre questo servizio, – dichiara Marco Moschini, Responsabile dei Sistemi Informativi di Pam Panoramaoggi lo siamo ancora di più. Insieme a viacash siamo riusciti a mettere a terra qualcosa di davvero innovativo e a farlo crescere in maniera costante. Se oggi possiamo aprire anche ai Pam local è perché i nostri clienti continuano a ritenerci un’azienda dove, tra le tante cose, l’esperienza di acquisto è facile e piacevole. Continueremo a lavorare per migliorare e aggiungere nuovi servizi, in un’ottica di integrazione virtuosa tra i mondi offline e online”.

L’estensione verso i negozi Pam local è un segnale davvero positivo per noi; – dichiara Flavio De Laurentis, General Manager Italia di viacashsiamo molto orgogliosi della cooperazione con Pam Panorama e il servizio viacash ha dimostrato di essere molto apprezzato dai clienti delle banche italiane in questi primi mesi di attività. Con i 73 negozi Pam local abbiamo raggiunto 201 negozi attivi in Italia e il nostro piano è di continuare a integrare ulteriori punti vendita per rafforzare il servizio verso i clienti Italiani così come quelli Europei”.

Gruppo Grigi e IBM Food Trust certificano la pasta con Blockchain

Il Gruppo Grigi ha diversificato il mercato con Food Italiae, la filiera agroalimentare che aderisce al progetto IBM Food Trust, e annuncia un accordo per la certificazione, attraverso blockchain, della pasta Aliveris ottenuta da grano biologico 100% italiano con Germe di Soia Bio e trafilatura al bronzo. 

Grazie a Food Trust il Gruppo Grigi potrà proporsi al mercato della grande distribuzione con prodotti di qualità ancora più sicuri e sostenibili, aspetti a cui i consumatori riservano sempre maggiore attenzione nei loro acquisti. Oggettive le motivazioni che hanno spinto l’azienda a puntare sulla trasparenza e dei suoi prodotti.

Le ricerche ci dicono infatti che ogni anno una persona su 10 al mondo è vittima di forme da contaminazione da cibo e 420.000 sono le vittime, che il 55% dei consumatori richiede più informazioni sulla provenienza di un prodotto e  che il 94% dei consumatori dichiara che sarebbe più fedele ai brand che offrono maggiore trasparenza ai propri prodotti.

Il progetto

È stata scelta IBM Food Trust perché è l’unica piattaforma del suo genere a connettere l’intero ecosistema di produttori, fornitori, rivenditori lungo tutta la filiera alimentare, creando un sistema più intelligente, sicuro e sostenibile.

L’iniziativa si inserisce nell’ambito di un accordo di collaborazione tra IBM e Gruppo Grigi, divisione agroalimentare, che punta ad utilizzare la tecnologia blockchain, basata su IBM Cloud, a cominciare dalla tracciabilità della pasta biologica brevettata con il marchio Aliveris, per poi essere esteso anche ad altri prodotti del gruppo umbro.

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con un Business Partner IBM di Perugia, Sas Informatica, che si occuperà di mettere a disposizione della piattaforma i dati del prodotto e dell’intero processo di produzione. La rete Blockchain è permissioned, ossia vi è un controllo preciso su chi è autorizzato ad accedere alle varie informazioni registrate sulla blockchain.

I consumatori potranno reperire informazioni sulla storia del prodotto, ma solo chi autorizzato potrà aggiungere e controllare le informazioni, in base al proprio ruolo nella filiera. Ciò permetterà di assegnare in modo chiaro ed immutabile le responsabilità di quanto verrà inserito e di gestire qualunque evento in tempo reale.

Verrà quindi validata l’intera catena di approvvigionamento e di distribuzione, dall’origine delle sementi di grano duro biologico da colture controllate agli agricoltori selezionati, dalle caratteristiche dei luoghi di conservazione alle attività di trasporto fino al consumatore finale. Entro la fine dell’anno, i grandi distributori che già fanno parte dell’IBM Food Trust, come ad esempio Carrefour o Walmart, avranno quindi a disposizione preziose informazioni per poter scegliere una pasta biologica certificata e sicura da proporre ai propri consumatori.

 

 

Famiglie italiane più felici e green, ma anche un po’ preoccupate dal futuro

Isabella Fumagalli

Le famiglie italiane? Sono più felici rispetto al passato, e nonostante i rapporti siano cambiati, sono ancora tradizionali (per il 37%), ma pure moderne e aperte (26%), inclusive e unite (22%).

La casa si conferma una delle principali voci di spesa: in media gli italiani spendono circa 380 euro al mese (per bollette, riscaldamento, affitto, mutuo, condominio, etc.), con un picco di 456 euro per chi vive in affitto (contro i 353 euro di chi ha la casa di proprietà).

Sono queste alcune delle evidenze emerse dalla ricerca “Modern family: dal 1989 a oggi com’è cambiata la famiglia in 30 anni” commissionata da BNP Paribas Cardif in occasione dei suoi 30 anni di attività in Italia e condotta dall’istituto di ricerca Eumetra MR.

Isabella Fumagalli

“Trent’anni fa – ha spiegato Isabella Fumagalli, Head of Territory for Insurance in Italy di BNP Paribas Cardif  –  quando BNP Paribas Cardif è arrivata in Italia, le famiglie erano diverse, avevano altre necessità e altre preoccupazioni. Abbiamo seguito il loro percorso di evoluzione, accompagnandole nel corso del tempo con formule sempre più innovative ma con lo stesso obiettivo, la stella polare che racchiude i nostri valori passati, presenti e futuri: proteggerle dai rischi. Lo abbiamo fatto ascoltando non solo i nostri clienti, ma anche i nostri collaboratori: donne e uomini, mariti e mogli, madri e padri che sono cresciuti con noi e che conoscono molto bene le esigenze delle loro famiglie“. – – “I dati della ricerca parlano chiaro: i rischi percepiti dalle famiglie italiane sono aumentati. Ma avvalendoci dell’innovazione tecnologica oggi è possibile rompere gli schemi del modo di pensare del settore assicurativo e andare incontro alle richieste degli italiani, che vogliono polizze più personalizzabili, più comode e più accessibili. Una sfida che possiamo vincere unendo la tecnologia all’ascolto, all’analisi dei dati e al contatto umano, futuro e presente, avvicinandosi anche ai giovani della Generazione Z e iniziando a pensare a quelli della Alfa, nati dopo il 2010”.

Trent’anni di evoluzione

Partendo dal nucleo familiare, notiamo che il numero medio dei componenti è di circa tre persone e, per quanto riguarda i figli, ben quattro nuclei su dieci non ne ha e il 26% ne ha solo uno. È una famiglia diversa rispetto a 30 anni fa che segue l’evoluzione della società, come conferma l’Istat: sono aumentati sensibilmente i single (8,4 milioni, +110%), i matrimoni sono crollati del -40,5% (191mila) a favore della convivenza e sono aumentati significativamente i divorzi (+230%). Nonostante questa trasformazione, dalla ricerca di BNP Paribas Cardif emerge che la famiglia di oggi si definisce tradizionale (per il 37%), ma anche un porto sicuro (31%), moderna e aperta (26%). Ma il dato più sorprendente è che oltre sette famiglie su dieci (71%) si sentono più felici e serene rispetto a 30 anni fa, grazie soprattutto alla maggiore stabilità economica.

Per quanto riguarda la sfera lavorativa, oggi lavorare è considerato dalla maggioranza (72%) più facile e più semplice. Le donne stanno lentamente guadagnando terreno rispetto ai loro coniugi nei ruoli di imprenditrici e manager, ma la strada per la parità è ancora lunga. Nonostante questo, solo il 34% delle donne è casalinga.
Con la trasformazione della società molte aziende hanno adottato politiche di work life balance per andare incontro alle esigenze dei lavoratori. È il caso dello smart working, dove circa il 37% del campione dichiara di averlo fatto almeno una volta, o del part time, più praticato dalle donne, che va incontro alle esigenze delle nuove famiglie. A livello generale, rispetto al partner, il 59% delle donne dichiara di lavorare meno in termini di ore e il 65% denuncia di percepire un reddito inferiore.

Anche la tecnologia si è adattata al concetto di modern family. Il 95% di coloro che ne hanno accesso usa internet tutti i giorni e il 74% usa i social quotidianamente. Sul fronte dei device, ben sette famiglie su dieci posseggono almeno 6 dispositivi tecnologici: Smartphone (97%) e PC portatili (86%) sono presenti in quasi tutte le case ed è alta anche la presenza di Tablet (67%), Smart TV (65%) o console per videogiochi (57%). Considerando gli smartphone e i tablet, per metà degli intervistati (49%) questi vengono utilizzati (almeno per alcune attività) anche in condivisione con altri membri della famiglia, soprattutto per vedere film e serie TV (28%) o per ascoltare musica (21%).
Rispetto al passato, con le nuove tecnologie nasce l’esigenza di tutelare la propria privacy digitale anche in famiglia.

Sul fronte ambientale, si nota un crescente interesse verso le tematiche della sostenibilità: oltre ad effettuare la raccolta differenziata (69%) e a mettere in atto quotidianamente azioni per ridurre gli sprechi (67%), le famiglie sono attente ai prodotti che rispettano l’ambiente (43%) o a km 0 (40%), questo nonostante solo poco più della metà (52%) ritiene che oggi ci sia un maggior rispetto per l’ambiente rispetto al passato.

Un dato colpisce: le famiglie sono preoccupate. Solo un terzo, infatti, ritiene di sentirsi sereno per l’attuale situazione finanziaria e solo il 28% pensa (o spera) di migliorare il proprio stato economico nei prossimi 5/10 anni.
Cosa temono maggiormente le famiglie italiane? Rispetto a 30 anni fa la percezione è che i rischi siano aumentati (per il 62%). In assoluto la perdita del lavoro o delle attuali fonti di reddito è l’aspetto che preoccupa maggiormente (63%), seguita dall’ambito della sicurezza, come i furti attraverso la tecnologia (61%) e i furti, scippi e rapine e violenze (54%). Tra le maggiori paure per il domani troviamo però la salute (62%), e sono le donne, in generale, quelle più preoccupate o, in ogni caso, meno fiduciose.

Quanto alle abitudini di acquisto, due i principali trend: da un lato si fa più attenzione alle promozioni e ai saldi (52%), dall’altro piace sempre più acquistare on-line (41%). Solo il 16%, quando va in un negozio, preferisce essere servito. In caso di acquisto la maggioranza degli intervistati (69%) si informa o chiede consiglio ai propri familiari, soprattutto per i prodotti per la casa o per i mezzi di trasporto, ma per i prodotti finanziari e assicurativi il professionista / consulente mantiene un ruolo importante.
In famiglia chi decide gli acquisti? Se per le vacanze e i viaggi la scelta avviene in modo condiviso tra i membri della famiglia (per il 71%), si nota una prevalenza femminile per gli acquisti alimentari e maschile in caso di tecnologia, finanza o assicurazioni. La casa è una delle voci di spesa più consistenti. In media spendono circa 380 euro al mese (bollette, riscaldamento, affitto, mutuo, condominio, etc.), che arrivano a 456 euro per chi vive in affitto.

Focus donna

 

 

Metodologia

La ricerca “Modern family: dal 1989 a oggi, com’è cambiata la famiglia in 30 anni” è stata realizzata nel mese di ottobre 2019 e condotta su un campione della popolazione compresa tra i 25 e i 70 anni tramite 1.000 interviste con il metodo C.A.W.I. (Computer Aided Web Interviewing). Il campione è stato suddiviso per Genere – Donne (48%) e Uomini (52%), Età – 25-34 (23%), 35-44 (28%) 45-54 (26%), 55-64 (16%), 65-74 (6%) – e Area geografica – Nord-Ovest (22%), Nord-Est (28%), Centro (19%), Sud (31%).

LinkNow: nasce il primo coworking all’interno di un Centro Commerciale

Dall’accordo tra Catalic, società specializzata nel settore del coworking, e Ceetrus Italy che detiene 47 centri commerciali sparsi in tutto il territorio, nasce il progetto LinkNow: primo coworking in Italia  all’interno di un centro commerciale (quello di Belpo’ a San Rocco al Porto).

Lo spazio è un vero e proprio working business space, ovvero un luogo studiato per un’utenza business: tra cui smart worker delle grandi aziende, start-up, PMI, freelance e liberi professionisti che possono usufruire di sale riunioni, attrezzature, servizi di segreteria e spazi comuni per la lettura e il relax. Grazie alla particolare posizione gli utilizzatori potranno utilizzare anche tutti quei servizi tipici di un centro commerciale di ultima generazione: la spesa, il parcheggio, i servizi alla persona, i ristoranti, il baby parking e doposcuola per bambini dai 3 ai 12 anni e la palestra.

Il progetto è il risultato della filosofia di Ceetrus che mette al centro il cittadino con progetti innovativi e sostenibili, creando spazi in cui sia piacevole vivere oggi e domani, in cui si possano sviluppare legami sociali.

Per la prima volta in Italia nasce uno spazio di coworking per aziende, associazioni e cittadini all’interno di un centro commerciale – ha dichiarato Raffaella Colacicco, Head of Property Ceetrus Italyun’iniziativa innovativa che ha l’obiettivo di offrire progetti e spazi di vita smart e sostenibili per i cittadini. Si consolida ancora di più il centro commerciale Belpò come luogo innovativo, punto di riferimento importante per i cittadini del territorio: uno spazio di condivisione e socialità, che offre un’ampia scelta di nuovi servizi per grandi e piccoli, in aggiunta alle tradizionali attività commerciali”.

“Il coworking è un fenomeno in costante espansione ed evoluzione ha dichiarato Pietro Cotrupi, presidente di Catalitic e fondatore dei centri inCOWORK® –. Si afferma laddove alla condivisione di spazi e di attrezzature si somma la capacità di realizzare un ambiente dove la condivisione non è un ostacolo, ma una ricchezza che aiuta ad avere più servizi a costi accessibili, pensare, progettare, operare, sviluppare relazioni e collaborazioni”.

Il progetto e l’organizzazione degli spazi

Il concept ha potuto sfruttare le pareti perimetrali del centro, nelle quali sono state ricavate nuove finestrature per gli uffici assicurandone così l’aeroilluminazione naturale. Nella fascia successiva, più all’interno, trovano spazio le postazioni open space e al centro l’area Link People. A ridosso del perimetro esterno non finestrabile sono state posizionate la sala riunioni e l’area break. La distribuzione centrale, assieme alla presenza di aree flessibili, come quella dedicata alle postazioni open space e agli spazi accessori, permettono una semplice replicabilità del concept in altri centri commerciali.

L’immagine del coworking segue un mood urban-industrial chic, caratterizzato dall’utilizzo di legno a vista, già presente negli elementi strutturali del centro, con elementi separatori verticali di metallo a vista. Il grigio e l’arancio sono i colori utilizzati che inducono alla riflessione, donando calore e luminosità all’ambiente.

La scelta “forte” di chiudere gli uffici con pareti vetrate anziché muri sancisce l’unitarietà di questo spazio, nel quale la privacy degli utenti è comunque garantita grazie all’uso di pellicole satinate sui vetri e pannelli verticali dotati di elementi insonorizzanti che distribuiscono le aree open space senza mai chiuderle.

Grande attenzione è stata posta all’ecosostenibilità dell’intervento, attraverso la scelta di materiali con certificazione ambientale, provenienti da filiere che riutilizzano scarti di produzione (per esempio grès porcellanato), o totalmente riciclabili (vetro, alluminio). Sono inoltre stati scelti arredi caratterizzati da alta durabilità, per evitare un frequente ricambio e privi di formaldeide o altre sostanze tossiche che possano disperdersi nell’aria, al fine di garantire il benessere degli utilizzatori del coworking.

Il progetto è stato realizzato dallo studio BBA-Architetti & Partners che si occupa di servizi per la valorizzazione immobiliare di gallerie commerciali, retail e immobili direzionali, dello sviluppo, del restyling e di tutti gli aspetti inerenti la progettazione, esecuzione fino alla cantierizzazione degli stessi.

 

 

Pam local cresce ancora: previsti 30 nuovi pdv per il 2020

Pam Panorama ha aperto due nuovi punti vendita Pam local a Siena e Alessandria. Dopo l’apertura dei primi 3 punti vendita pilota nel 2013, a partire dal 2014 il format convenience, giovane ed innovativo, ha continuato ad evolvere per rispondere ai nuovi bisogni dei clienti.

Gli ingenti investimenti dello storico gruppo veneto hanno portato all’apertura di 110 Pam local sul territorio nazionale, ma il programma di espansione è serrato e prevede per il prossimo anno 30 aperture tra punti vendita diretti ed in franchising.

Con le aperture dei due Pam local di Siena ed Alessandria abbiamo raggiunto il numero di 110 punti vendita tra diretti ed in franchising sul territorio nazionale con circa 1000 dipendenti di età media di 28,3 anni e più di 500.000 clienti ogni settimana.afferma il Direttore Canale Prossimità, Andrea ZorattiIl nostro Gruppo sta investendo molto in questo nuovo format giovane ed innovativo di spesa facile, comoda e veloce ed abbiamo in cantiere per il 2020 altre 30 aperture Pam local”.

 

 

Debuttano Le Cucine di Curno

Debuttano Le Cucine di Curno di Eurocommercial, la nuova food hall che sorge a corredo dell’esistente galleria del Centro Commerciale: attorno a una grande piazza ovale, sormontata da una luminosa cupola alta 17 metri si affacciano 17 ristoranti con 600 posti a sedere. L’intera area, smart & simple, è di dimensioni medie, lineare, facile da percorrere e raggiungere grazie anche a 500 nuovi parcheggi coperti con stalli più grandi e comodi. Aperta a tutte le ore della giornata, si estende su di una superficie di oltre 5mila mq ed è completata da una Food Truck area esterna, da 3 aree bambini e una speciale area cani esterna. Il progetto Le Cucine di Curno vede il coinvolgimento di 24 aziende e ditte, molte delle quali locali e sono oltre 200 i nuovi posti di lavori creati con questa operazione. L’investimento è ben superiore ai 10 milioni di euro. I 17 ristoranti che compongono l’offerta de Le Cucine di Curno rappresentano un food brand mix equilibrato con molteplici proposte enogastronomiche in cui la ristorazione tradizionale incontra le sofisticate tendenze gourmet e dove l’offerta dinamica tipica del fast food dialoga con proposte più slow. Tra i 17 marchi leader della moderna ristorazione vi sono: Alice Pizza, Chiquita – Capatoast, Cioccolati Italiani, Dispensa Emilia, Doppio Malto, Fram ristorante di pesce, Fritto Divino, Johnny Rockets, KFC, La Piadineria, Màs Mexico, Old Wild West, Rosso Pomodoro, Signorvino. Alcuni di essi, come Fritto Divino e Màs Mexico, saranno presenti per la prima volta in Lombardia. La birreria Doppio Malto sarà il locale più grande con i suoi 450 mq.
L’assoluta novità de Le Cucine di Curno èrappresentata dalla Mainardi Bakery: il locale, firmato e gestito dal noto chef televisivo Andrea Mainardi, testimonial e brand ambassador della food court, sarà anche il primo ristorante di uno chef in uno shopping center italiano.
L’offerta gastronomica de Le Cucine di Curno si arricchisce della presenza di Food Truck che, in modalità temporary e a tema regionale, saranno allestiti nella piazza esterna della food hall, completando con un’apposita proposta “street food” i numerosi eventi a tema cibo e non solo. Punto di forza de Le Cucine di Curno è infatti l’attività di food court marketing dedicata che, con un imponente piano di attività e di eventi, sosterrà sia nei weekend che nelle giornate infrasettimanali e in differenti fasce orarie la ristorazione, tra cui spicca una vera e propria accademia di cucina gestita da famosi chef dei più popolari programmi tv, alternati a coinvolgenti show cooking, in programma nel 2020.
Il progetto de Le Cucine di Curno nasce con l’intenzione di creare uno spazio adibito non solo alla ristorazione. Il piacere di stare insieme, di ritrovarsi e ristorarsi è il leitmotiv dei suoi spazi innovativi. Tra le novità, l’area Kids&Family per ristorare e divertire i più piccoli e poter mangiare con loro o rilassarsi mentre giocano, dotata di una zona pappatoia, di spazi reading&learning, area digital con schermi touch e area gaming.
Per la prima volta in Italia a Le Cucine di Curno vi sarà una speciale area esterna per cani, il Bau Bar, pensata per condividere i pasti insieme ai propri amici animali e dotata di sedute a tema per i padroni, attrezzature per l’agility dei cani e distrubutore con cibo confezionato secco. Il tema della sostenibilità e dell’attenzione all’ambiente ha caratterizzato Le Cucine di Curno fin dalla sua costruzione, consentendo di ottenere il prestigioso certificato “BREEAM in Construction” di livello “very good”. Tra le misure adottate la dotazione di vassoi di plastica totalmente riciclata da parte di tutti i ristoranti presenti. Disponibili per tutti i clienti le speciali doggy bag per portare a casa il cibo non consumato.

foto Fabio Supernova

Filiera alimentare: chiarezza sulla distribuzione degli utili

Ma è proprio vero che la distribuzione fa utili importanti a svantaggio degli altri attori della filiera, oppure si tratta di una fake news? E quali sono, allora, i veri rapporti all’interno della filiera agroalimentare italiana tra Agricoltura, Industria, Intermediazione, Distribuzione e Ristorazione? Il tema è al centro de“La creazione di valore lungo la filiera agroalimentare estesa in Italia” , il rapporto presentato da The European House – Ambrosetti che analizza la ripartizione degli utili tra tutti gli attori della filiera. Gli esiti del rapporto sono chiari: la quota della Distribuzione è poco più di un quarto di quella dell’Industria di trasformazione e quella dell’Agricoltura poco meno della metà.

“La filiera agroalimentare estesa (Agricoltura, Industria di Trasformazione, Intermediazione, Distribuzione e Ristorazione) è il 1˚ settore economico del Paese – dichiara Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti Genera un fatturato totale di 538,2 miliardi di euro (pari alla somma del PIL di Norvegia e Danimarca), un Valore Aggiunto di 119,1 miliardi di euro (4,3 volte le filiere estese automotive e arredo e 3,8 volte la filiera dell’abbigliamento estesa) e sostiene 3,6 milioni di occupati (pari al 18% del totale degli occupati in Italia), con 2,1 milioni di imprese.”

La ripartizione degli utili

Partendo dai consumi alimentari, il rapporto ricostruisce l’utile di filiera: ogni 100 euro di consumi alimentari degli italiani, il 32,8% remunera i fornitori di logistica, packaging e utenze, il 31,6% il personale della filiera, il 19,9% le casse dello Stato, l’8,3% i fornitori di macchinari e immobili, l’1,2% le banche, l’1,1% le importazioni nette e solo il 5,1% gli operatori di tutta la filiera agroalimentare estesa.

I 5,1 euro di  utile  per ogni 100 euro di consumi alimentari si ripartiscono  nelle   seguenti   proporzioni:   l’Industria   di   trasformazione   alimentare ottiene  la  quota  maggiore,  pari  al  43,1%;  il  19,6%  va  all’Intermediazione (grossisti e intermediari in ambito di agricoltura, industria e commercio); il  17,7% all’Agricoltura; l’11,8% alla Distribuzione e il 7,8% alla Ristorazione.

E’ dunque chiaro: il dato relativo alla Distribuzione smentisce le fake news sull’argomento, tanto più se si considera che il trend degli ultimi 6 anni vede la quota di utile di filiera della Distribuzione ridursi del 9,9%, al contrario della quota dell’Industria che cresce del + 4,9%.

Il rapporto, infine, sottolinea anche che, all’interno dell’Industria di trasformazione alimentare, la ripartizione dell’utile è altamente concentrata: le aziende leader con una quota di mercato superiore al 40% nei propri mercati di riferimento (57 aziende su 56.757) catturano il 31,1% dell’utile di tutta l’Industria alimentare e il 13,4% dell’utile dell’intera filiera.

Le opinioni

Le associazioni della Grande Distribuzione (Federdistribuzione, ANCC Coop, ANCD Conad, ADM – Associazione Distribuzione Moderna) hanno partecipato unitariamente alla conferenza stampa con i loro leader: Claudio Gradara, Presidente di Federdistribuzione; Marco Pedroni, Presidente di Coop Italia; Francesco Pugliese, Amministratore Delegato di Conad; Giorgio Santambrogio, Presidente di ADM. E hanno rilasciato una dichiarazione comune, seguendo una prassi inconsueta, a dimostrazione della determinazione di voler offrire un quadro veritiero sulla Distribuzione: “L’analisi di The European House – Ambrosetti pone in luce una situazione inequivocabile: la filiera agroalimentare in Italia produce poco utile per i suoi azionisti diretti e la ripartizione di questo utile è dominata dall’Industria di Trasformazione, con una quota in crescita significativa negli ultimi 6 anni e un estremo livello di concentrazione, considerando che solo 57 grandi imprese industriali, in gran parte multinazionali, assorbono un utile complessivo superiore a quello dell’intera Distribuzione.

Un quadro di squilibrio che dura da anni e che si è accentuato nel tempo, lasciando alle altre componenti della filiera la ripartizione di un utile sempre minore. La quota di utile ottenuta dalla Distribuzione è infatti poco più di un quarto di quella dell’Industria ed è in diminuzione, come lo è anche quella dell’agricoltura. Il fatto che solo l’1 per mille delle imprese industriali assorba un utile di filiera così elevato pone un serio problema di equilibrio: questi pochi gruppi si pongono di fronte alle altre componenti di filiera, a monte e a valle, in una posizione di grande forza, capace di superare ogni confronto e di imporre le proprie condizioni in tutte le forme di negoziazione e trattativa”.

Questo studio – prosegue la dichiarazione delle associazioni della Grande Distribuzione –  offre dunque chiarezza e accende la luce su una realtà spesso dominata da informazioni distorte che però rischiano di guidare scelte importanti che possono influenzare gli assetti competitivi e strategici e i pesi tra i diversi operatori”.

La dichiarazione delle quattro associazioni della Grande Distribuzione si conclude con un appello alle istituzioni ed al mondo politico:

“La filiera agroalimentare italiana è un patrimonio che dobbiamo coltivare e sviluppare, non solo per il valore che ha di per sé ma anche per la sua capacità di attivare indotto e crescita dei territori. E’ necessario che il mondo delle istituzioni favorisca questa dinamica positiva, creando le condizioni per ridare slancio ai consumi e agli investimenti delle imprese, ponendo in questo modo le basi per aumentare il valore complessivo creato nella filiera. Occorrono decisioni che partano da un’analisi corretta e oggettiva della situazione e che favoriscano la collaborazione tra tutti gli stakeholders coinvolti, pubblici e privati, contribuendo così ad aumentare la capacità complessiva della filiera agroalimentare di produrre sviluppo per sé e per l’intera collettività, rendendola in questo modo ancor più protagonista della ripresa del Paese”.

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