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Carmela Ignaccolo

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Memo Food Clip, la soluzione collegata ad un app per ridurre lo spreco

Si chiama Memo Food Clip ed è una soluzione brevettata di H24Invent, pensata per abbattere lo spreco alimentare e composta da una clip promemoria che si può applicare agli alimenti e da un’app che attraverso lo smartphone avverte (tre giorni e 24 ore prima) dell’imminente scadenza dei cibi conservati in frigo o nella dispensa di casa.

«I dati sullo spreco di alimenti sono impressionanti, nonostante negli ultimi anni ci siano state numerose campagne di sensibilizzazione sul tema – ricorda Enrico Ranzato, amministratore delegato e socio fondatore di H24Invent –. Vista l’entità del problema abbiamo pensato al modo di utilizzare la tecnologia per trovare una soluzione a un fenomeno che non colpisce solo il quotidiano delle famiglie italiane, ma è un vero e proprio tema etico a livello globale».

Durante il lavoro di progettazione è arrivata poi la tempesta Vaia che a fine 2018 ha sconvolto il Nordest abbattendo 8,6 milioni di metri cubi di legname. «Non potevamo rimanere insensibili a un evento climatico che ha sconvolto il nostro territorio – continua Ranzato –. Da là è nata l’idea di riutilizzare parte del legno per alcune nostre clip speciali e, soprattutto, di finanziare la ricostruzione». Due euro, per ogni confezione venduta, saranno infatti devoluti ai Comuni colpiti dal catastrofico evento climatico.

COME FUNZIONA

Una clip da applicare agli alimenti, grandi 8 centimetri, disponibile sia in plastica che in legno e che può esere utilizzata anche per chiudere sacchetti. E un’app collegata, scaricabile sullo smartphone, che permette di inserire, in maniera intuitiva e veloce, la data di scadenza. Non solo: volendo si possono aggiungere, sempre con grande facilità, info sul prodotto, quali, ad esempio, il prezzo o la data in cui è stata aperta la confezione. Le clip, quattro per confezione, sono di colore diverso: ognuna è dotata di un microchip che dialoga con l’app. All’utente arriverà un alert tre giorni e 24 ore prima della scadenza.

UN LAVORO DI SQUADRA

H24Invent ha potuto realizzare Memo Food Clip grazie a due importanti partnership: con l’azienda Logika, azienda di stampaggio di Ceggia che ha cofinanziato la parte di produzione e prototipazione e Bozza Legnami, l’impresa che opera nel campo del legno dal 1956 che ha realizzato la clip fatta col materiale post Vaia.

 

2020: che anno verrà per il largo consumo? Le stime di IRI

Il 2019 volge al suo epilogo, è tempo di bilanci e previsioni. Secondo IRI, nonostante il clima economico incerto il Largo Consumo chiuderà il 2019 con un segno positivo. Il dato complessivo trova sostegno nelle politiche espansive a favore delle famiglie (reddito di cittadinanza) e dalla debolezza dei prezzi al consumo. Il preconsuntivo vede quindi una chiusura 2019 con un andamento dei volumi pari al +1,4% e un andamento a valore pari al +1,7%.
Lo scenario del prossimo anno resterà influenzato dallo scarso dinamismo economico che impedirà un rilancio prolungato della domanda per la maggior parte dei mercati di Largo Consumo. Tuttavia questo effetto sarà ancora contrastato dal mantenimento di misure a favore delle famiglie già confermate dal nuovo esecutivo (quali ad esempio il Reddito di Cittadinanza, il taglio al cuneo fiscale delle famiglie meno abbienti, ecc.)
La tendenza di fondo dei prezzi del comparto continuerà ad essere segnata dall’assenza di particolari pressioni inflazionistiche, coerentemente con il trend generale del Paese. L’andamento debole dei prezzi aiuterà la domanda a volume sostenendo il potere d’acquisto.
Sul prossimo anno restano comunque delle incognite circa la risalita dei prezzi. Nonostante il disinnesco delle Clausole di Salvaguardia resta infatti l’incertezza sugli effetti delle «tasse di scopo» nel piano 2020 (Sugar e Plastic Tax) che potranno penalizzare, in misura variabile, specifici mercati (Bevande, Cura Casa, Freschi Confezionati, ecc.). Tuttavia, ad oggi, è difficile fare una stima precisa dell’impatto non essendo ancora noti nel dettaglio i meccanismi e le modalità di applicazione: queste norme dovranno infatti prima passare al vaglio dell’iter parlamentare. In termini molto generali per il 2020 valutiamo un’area di rischio fino a 0.2pp di crescita a volume a totale LCC.
Inoltre il fattore metereologico da ormai alcuni anni è divenuto un elemento estremamente importate per l’andamento del comparto del Largo Consumo, avendo un impatto significativo sul trend di numerose categorie stagionali. Nel 2019 si sono succedute spiccate fasi anomale di senso opposto che però si sono compensate nella media dell’anno. In questo rapporto previsionale si ipotizza un’evoluzione climatica 2020 in linea con l’andamento di quest’anno.
Il comparto chiuderà quindi il 2020 con risultati moderatamente positivi, anche se inferiori a quelli del 2019. Ci si attende il mantenimento di una crescita dei Ricavi, ma su valori più contenuti a causa della dinamicità più moderata delle vendite a volume e del mantenimento (in assenza della manovra IVA) di un’evoluzione limitata dei prezzi medi.

 

La crescita (lieve) dei prezzi medi al dettaglio sarà influenzata prevalentemente dalla riqualificazione del basket di spesa delle famiglie verso prodotti ad elevato contenuto di servizio, un trend che da anni caratterizza il mercato. Questa tendenza sarà ancora in parte contrastata dall’aumento della domanda nei canali di basso prezzo, che agirà da calmieratore.
Sul fronte dell’offerta commerciale infine permarrà una situazione di forte competizione fra canali di vendita sia all’interno del perimetro della Distribuzione Moderna che al suo esterno: Discount, Superstore e E-Commerce i fenomeni più performanti.

Food on line: in Italia il settore vale 1,6 miliardi di euro

Il settore del Food&Grocery registra una delle più alte frequenze di acquisto (circa 7 volte in un anno), soprattutto grazie alla diffusione del food delivery: negli ultimi 12 mesi, infatti, un terzo degli eShopper italiani ha comprato online beni alimentari e bevande e il 72% degli ordini con consegna in un giorno nell’alimentare è rappresentato dal pasto a domicilio. Le recensioni online sono la fonte principale per gli utenti che acquistano cibo online (30,3%), seguite dai siti web dei brand (25,5%) e dai marketplace (24,8%).
Il mercato dell’e-commerce alimentare nel mondo vale 58 miliardi di euro, 14,9 miliardi in Europa e 1,6 miliardi in Italia. Sono oltre 1,5 miliardi le persone che acquistano alimentari online in tutto il mondo, vale a dire due terzi degli acquirenti online a livello globale (oltre 2 miliardi). In Europa sono più di 167 milioni le persone che acquistano food online: in Italia sono 9 milioni, contro i 19 milioni del Regno Unito, i 18 milioni in Germania, i 13,5 milioni in Francia e i 10 milioni in Spagna.

Questi i dati salienti presentati in occasione della terza edizione di Netcomm Focus Food, l’appuntamento di riferimento sull’evoluzione digitale per il settore del Food&Grocery promosso da Netcomm in collaborazione con TUTTOFOOD.

Stiamo osservando un cambiamento delle modalità di accesso ai prodotti alimentari, che non avviene solo online, ma con metodi di consegna innovativi, come il click&collect in store o il drive-in, e con soluzioni sempre più semplici, come l’abbonamento o la disponibilità di liste della spesa preimpostate. Anche in questo caso, la personalizzazione è la chiave dello sviluppo di questi servizi, basti pensare a quelli sempre più diffusi di meal-kit, che consentono di ricevere un pacco con tutti gli ingredienti necessari per realizzare una cena a casa: un servizio che va oltre la mera consegna dei prodotti e che aggiunge un forte elemento esperienziale.” Commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. “L’esperienzialità diventa così un fattore importante che gli operatori del digital food devono sfruttare, semplificando il cosiddetto food journey, che oggi si presenta particolarmente articolato in ogni sua fase: dalla selezione all’ordine, dal pagamento alla consegna. Modalità di selezione dei prodotti diverse rispetto allo scaffale in negozio, ordini complessi e lunghi spesso effettuati in mobilità e servizi di consegna e di pagamento in divenire sono alcuni degli elementi che le aziende devono semplificare, innovando l’esperienza di acquisto.”

La crescita degli acquisti online nel food è inarrestabile anche in Italia: il settore vale 1,6 miliardi di euro nel nostro Paese e segna un incremento del 42% rispetto allo scorso anno; si tratta del comparto online che nel 2019 cresce con il ritmo più sostenuto, a fronte del +15% dell’eCommerce nel suo complesso. Tuttavia, nonostante la sua dinamicità, il Food&Grocery online ha una incidenza ancora marginale in Italia, pari al 5% sul totale eCommerce B2c italiano, che vale 31,6 miliardi di euro.
Gli acquisti online dei consumatori italiani, su siti sia italiani sia stranieri, in questo settore incidono ancora poco sul totale degli acquisti retail; la penetrazione infatti supera di poco l’1% ed è pari a circa un sesto di quella media dei prodotti (6%).
Lo sviluppo deciso del Food Delivery è dovuto alla crescita della copertura nei centri di medio-grandi dimensioni. In questi anni i player hanno investito per attivare il servizio in nuove città e per aumentare l’offerta disponibile. Oggi, infatti, il 93% delle città italiane con popolazione superiore ai 50.000 abitanti è coperto da servizi di consegna a domicilio (era solo il 74% nel 2017) e circa un abitante su due (47%) può ordinare online piatti pronti (nel 2017 il servizio di Food Delivery era accessibile solo a un terzo della popolazione italiana).

 

Conad: nel Piano Industriale per il salvataggio di Auchan stanziati 170 mio

Si è svolto al MISE il previsto incontro tra Conad e le organizzazioni sindacali, alla presenza del Sottosegretario Alessandra Todde e del Vice Capo di Gabinetto Giorgio Sorial, incontro che viene dopo l’interruzione del tavolo di confronto in sede aziendale alla fine di settembre.

I rappresentanti di Conad hanno presentato l’aggiornamento del Piano Industriale, elaborato, sulla base delle “Linee Guida” già illustrate in sede Ministeriale prima del closing (a Luglio), a soli tre mesi dal completamento dell’acquisizione della rete di Auchan Retail Italia.

Lo stato della rete Auchan è di “grave crisi” che si è manifestata in modo significativo negli ultimi 3 anni con perdite accumulate per oltre 800 milioni nel triennio (1,1 miliardi di gestione caratteristica) e dovute a: calo delle vendite, disaffezione crescente della clientela, mancanza di investimenti, presenza di punti vendita di grandi dimensioni con costi insostenibili, costo del lavoro e affitti degli immobili molto al di sopra delle medie “di sostenibilità” del settore, scelte manageriali inadatte alle caratteristiche del mercato italiano. 

Il deterioramento della rete e della relazione dell’insegna con i consumatori è così rapido che nel 2019 la situazione è peggiorata ulteriormente (-6,7% dei ricavi rispetto al progressivo di settembre 2018) e oggi la rete Auchan fa registrare perdite di esercizio per 1,1 milioni al giorno.

Per questa ragione Conad ha accelerato quanto più possibile la messa a punto della chiusura dell’acquisizione e la preparazione deli un Piano Industriale per il “salvataggio” dell’impresa e la salvaguardia e la tutela del lavoro nella rete Auchan. Il Piano, elaborato in  brevissimo tempo e che ancora deve accogliere le possibili determinazioni della Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, si propone di offrire all’azienda la possibilità di “invertire la rotta” e tornare a crescere, rilanciando le proprie attività ed offrendo alla grande maggioranza dei suoi dipendenti continuità di lavoro, inseriti in un modello operativo, quello CONAD,  che, negli ultimi anni, ha fatto registrare una crescita costante.

Il dato di partenza del Piano Industriale è quindi “la situazione di grave crisi aziendale” in cui ormai versa il Gruppo Auchan che può essere affrontata e superata solo con interventi organizzativi e di business a carattere straordinario, efficaci e tempestivi. 

Il primo intervento è quello di “messa in sicurezza” della rete per la quale è prevista l’integrazione di gran parte della rete Auchan (60%) nella rete commerciale CONAD e della rimanente parte della rete Auchan (40%) presso le reti commerciali di altri primari operatori del settore. Il tutto da realizzare entro la metà del 2020.

Completano il Piano, per la rete integrata in CONAD, gli interventi sul “format” degli ipermercati attraverso una riduzione delle relative superfici in linea con il modello e gli standard di Conad. 

Per la messa in sicurezza e l’integrazione della rete Auchan in quella CONAD sono previsti a Piano investimenti per circa 170 milioni di euro. Il Piano Industriale presentato prevede il ricorso a soli strumenti ordinari di gestione di crisi aziendali.

Nei primi tre mesi di gestione, Conad è riuscita, con interventi strutturali e rilevanti investimenti, a fermare il veloce deterioramento della rete Auchan, riportando consumatori nei punti vendita e inserendone una prima parte nella propria organizzazione. 

La prima tappa di integrazione è stata quella che si è chiusa a fine Settembre con il trasferimento di 109 punti vendita.

In questo modo Conad ha potuto dimezzare il possibile impatto della crisi aziendale sui dipendenti Auchan, che al momento dell’acquisizione erano 16.140.

Le elaborazioni dei dati disponibili ad Agosto avevano evidenziato come, al 31/07/19, ci fosse l’85% dei punti vendita Auchan con EBITDA negativo e il rischio di impatto sui livelli occupazionali e di costo del lavoro conseguente allo stato di crisi che riguardava 6.197 dipendenti.

Gli interventi e gli investimenti già effettuati seppur non abbiano ancora riportato in equilibrio i conti dei punti vendita (nei primi tre mesi dall’acquisizione i negozi con EBITDA negativo sono diventati circa il 90%) hanno comunque portato una soluzione occupazionale stabile e garantita da tutti i diritti previsti dalle leggi vigenti a 3.092 dipendenti, mettendo quindi in sicurezza il lavoro di 13.035 dipendenti.

Il Piano Industriale prevede che da oggi siano avviate iniziative per offrire soluzioni occupazionali diverse a 3.105 dipendenti. Viene quindi proposto un vero e proprio Piano per il Lavoro, inteso come salvaguardia del lavoro e tutela dell’occupazione.

 

Per questo Conad ha già elaborato Piano di Solidarietà occupazionale, che prevede:

• Ricollocazioni in Conad 

• Ricollocazioni presso terzi (altre reti commerciali)  

• Ricollocazioni presso terzi (spazi ipermercati) 

• Ricollocazione presso i fornitori 

• Outplacement.

 

Il Piano Industriale prevede inoltre:

• mobilità “incentivata”

• sostegno al reddito/occupazione (CIGS, etc.)

• salvaguardia del lavoro vs flessibilità

• imprenditorialità di ex dipendenti Auchan nel sistema Conad: avviamento alla professione di Soci Imprenditori.

 

Conad è pronta a continuare il confronto in sede aziendale per proseguire la strada del risanamento per la salvaguardia dell’impresa e delle persone che ci lavorano.

Patatas Nana… atterra a Linate

Patatine come appena fritte. Anche all’aeroporto di Linate. Qui infatti Patatas Nana in partnership con Areas – My Chef ha aperto il suo primo corner in Italia. Si potranno servire sfuse e servite calde, al naturale o con vari abbinamenti.

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Bennet entra nella rete soci del Gruppo Végé

Gruppo VéGé accoglie al proprio interno Bennet, modificando l’assetto della GDO che si apre così a nuovi scenari.

L’accordo porta in dote al network nazionale di Gruppo VéGé, dal 1° gennaio 2020, una consolidata rete commerciale di 63 ipermercati distribuiti in tutto il Nord Italia, che danno lavoro a circa 7.000 dipendenti e un fatturato di circa 1,6 miliardi di euro.

“Accogliere Bennet tra le nostre imprese socie ci onora e corona degnamente un anno importante in cui festeggiamo il 60° anniversario del nostro Gruppo”, ha dichiarato Nicola Mastromartino Presidente di Gruppo VéGé.Siamo orgogliosi di avere Bennet come partner strategico nel nostro percorso di crescita, intrapreso da tempo, che ci porterà ad ulteriori importanti risultati non solo come Gruppo, ma anche in termini di soddisfazione dei nostri clienti. È un dato di fatto che siamo il Gruppo distributivo che più di tutti è cresciuto in questi anni e continueremo a farlo concretamente anche in futuro.”

“Siamo decisamente lieti di stringere questa alleanza con il Gruppo VéGé, perché crediamo fortemente nel progetto commerciale, portato avanti con successo, che garantisce libertà ed autonomia alle imprese aderenti”, ha dichiarato Adriano De Zordi, Consigliere Delegato e Legale Rappresentante di Bennet – e prosegue: “Condividendo gli stessi valori, la visione del mercato e gli obiettivi di crescita siamo certi che sarà possibile realizzare insieme un percorso di potenziamento ed espansione della rete vendita che ci permetterà di essere ancor più competitivi e protagonisti di primo piano nel mondo del retail del futuro.”

AIXA, con InTail focus sul retail e sui suoi protagonisti

L’intelligenza artificiale è diventata ormai un elemento in grado di modificare gli obiettivi delle aziende, al fine di creare una user experience capace di soddisfare le esigenze di ogni tipologia di utente. Per questo motivo, dopo il successo della prima edizione tenutasi a novembre 2018, anche quest’anno Business International (divisione di Fiera Milano MediaGruppo Fiera Milano) e MiCo – Milano Congressi hanno deciso di continuare a promuovere una sempre maggiore adozione dell’AI all’interno dell’industria italiana dando vita alla seconda edizione di AIXA – Artificial Intelligence Expo of Applications.

Un evento di livello internazionale previsto a Milano dal 4 al 7 novembre 2019 che tra gli altri appuntamenti vede anche l’organizzazione di InTail – AI Driven & Intelligent Retail, kermesse dedicata al  retail.

Un dialogo tra esperti, operatori e professionisti che si terrà il 5 novembre 2019.

Per l’occasione, Business International ha individuato le più innovative e interessanti case history sul retail, permettendo così a questa seconda edizione di InTail di articolarsi principalmente in cinque distinti momenti. Si passerà, così, dalle strategie omnicanale, per un contatto più efficace con il cliente, alla sempre maggiore importanza nella gestione della sicurezza dei dati, acquisiti e presenti all’interno dei database aziendali. Per poi addentrarsi nella frenetica evoluzione dei pagamenti digitali e confrontarsi su un tema fondamentale nei moderni business model, come la capacità di conversione tra ambiente digitale e store fisico, che genera l’espansione di una dimensione phygital sempre più ibrida e integrata nei piani di crescita delle organizzazioni nazionali e internazionali. Per approdare, infine, al futuro di quello che potremmo definire come un “intelligent retail” che vede nell’intelligenza artificiale, nell’Internet of Things e nella realtà virtuale e aumentata i suoi principali asset di evoluzione tecnologica.

A completare il palinsesto dell’evento, saranno gli Innova Retail Award 2019 che, ideati da KikiLab – Ebeltoft Italy, quest’anno saranno realizzati insieme a Business International all’interno di InTail per valorizzare i retailer, le start-up e le aziende IT più all’avanguardia presenti oggi sul mercato. Il premio, giunto alla sua terza edizione, sarà dedicato infatti a progetti di phygital, innovazione digitale e innovazione non digitale, e avrà l’obiettivo di celebrare le migliori eccellenze nazionali e internazionali del settore a 360°. Dal commercio ai servizi, dalle start-up alle aziende IT, fino alla ristorazione, una qualificata giuria di esperti sarà chiamata quindi a valutare le candidature pervenute sotto il profilo di innovazione proposta, unicità dell’idea, reali benefici offerti ai clienti, livello di user experience, scalabilità e business model, al fine di riconoscere il vero valore delle proposte più promettenti tra i 30 progetti finalisti individuati all’interno delle seguenti categorie: Retailer Food, Non Food, Ristorazione, Servizi, Start-up, Aziende IT.

Per maggiori informazioni è possibile visitare questo link.

La fiducia? Questione di buona reputazione online

La fama (quella cattiva) è pari a una sentenza di morte. Potrebbe sembrare forse troppo tranchant, però di fatto è vero che i consumatori rifuggono dalle aziende “di cui non si dice bene”. A rivelarlo le ricerche di Trustpilot, che mostrano come il 90% dei consumatori online sceglie di non acquistare da un’azienda con una cattiva fama.

Ma cosa rovina la nomea di un brand?

Il fattore principale, che causa la diminuzione della fiducia dei clienti, è la cancellazione da parte delle aziende delle recensioni negative (95%), il che suggerisce una forte avversione dei consumatori nei confronti di comportamenti disonesti.

Risulta inoltre che i brand possono esere velocemente “sfuduciati” quando non sono attivi o mostrano di non avere una presenza online moderna e dinamica. I consumatori vogliono essere in grado di cercare e di trovare informazioni online sul brand e non si fidano di aziende che hanno siti web obsoleti (77%), non sicuri (88,4%) o che non sono mai state recensite dagli utenti (81%).

Sul versante opposto, quindi, a incentivare la buona fama, contribuiscono: “avere una buona reputazione online” (95,6%), “ricevere recensioni positive da parte dei clienti” (93,7%), “disporre di un servizio clienti veloce” (92,9%) e – solo dopo – “offrire beni di prima qualità” (86,1%).

Gli intervistati, dunque, ritengono la reputazione online il principale generatore di fiducia e sono sempre alla ricerca di elementi che indichino la reputazione del brand – il 61,9% dei consumatori online ha dichiarato che effettuerebbe una ricerca sull’azienda nel caso in cui non la conosca abbastanza.

Claudio Ciccarelli, Country Manager di Trustpilot in Italia ha così commentato questi risultati: “Sempre più consumatori contano sulla ricerca online per reperire le informazioni necessarie a prendere le proprie decisioni di acquisto. Ciò che trovano può avere un forte impatto su come percepiscono un brand e sulla decisione di fare affari con esso. La gestione della reputazione un tempo era vista come una tattica passiva che le aziende utilizzavano soltanto se qualcosa andava storto all’interno della propria organizzazione. Ma oggi, i brand di tutte le dimensioni devono necessariamente avere un approccio proattivo nel pianificare la gestione della propria reputazione in modo da dare priorità alla comunicazione aziendale messa in atto e alla trasparenza del marchio, se vogliono che i clienti si fidino a sufficienza di loro da acquistarne i prodotti o i servizi.”

Elettronica di consumo: il mercato cresce grazie al top di gamma

Con un ottimo +4,3% il comparto dell’elettronica di consumo procede alla grande: è quanto emerge dall’Osservatorio Non Food 2019 di GS1 Italy che registra, da anni, la ripresa di questo settore. Solo nell’ultimo quinquennio le vendite hanno infatti registrato il +14,9% di crescita a valore.

Tra i 13 comparti merceologici analizzati dall’Osservatorio Non Food 2019 di GS1 Italy, l’elettronica di consumo è quello in cui le vendite su internet sono cresciute maggiormente, sia in termini di quota di mercato (+1,2%) che di fatturato (+20,3%). Ad incidere positivamente sul trend del canale online è stata anche la diffusione della modalità “clicca e ritira in punto vendita”, a testimonianza di politiche di canale sempre più orientate a gestirne l’integrazione in chiave omnichannel.

L’analisi condotta dall’Osservatorio spiega che la ripresa del segmento è sostenuta dalla propensione dei consumatori per l’acquisto di prodotti top di gamma e premium di cui gli smartphone rappresentano l’emblema.

Nel corso del 2018, ad incidere positivamente sull’andamento del comparto dell’elettronica di consumo, sono state anche le numerose iniziative promozionali, organizzate soprattutto nel mese di novembre, come ad esempio il Black Friday, diventato poi in alcuni casi un Black Weekend e/o una Black Week, e il Cyber Monday. Si tratta di promozioni molto apprezzate dai consumatori e che confermano il loro interesse a tenere monitorate le occasioni che offrono il maggiore risparmio soprattutto sui prodotti premium e di fascia top.

L’andamento per canale

Il canale leader del comparto resta quello delle grandi superfici specializzate (GSS), che nel 2018 hanno visto diminuire di -0,5% la loro quota di mercato, scesa al 37,6%, ma che hanno anche aumentato di +2,7% il giro di affari, invertendo la tendenza rispetto al 2017. La rete dei punti vendita delle GSS ha proseguito il suo trend di contrazione (circa 70 punti vendita in meno rispetto al 2017), seppur con dinamiche molto diverse per gruppo e/o insegna. Le GSS “hanno retto” l’urto del web grazie al vasto assortimento di prodotti e alla presenza all’interno del punto vendita di personale formato e capace di affiancare e guidare il consumatore in tutte le fasi dell’acquisto. Quest’aspetto è stato rilevante soprattutto nei confronti dei punti vendita despecializzati, ma è stato meno significativo nei confronti del canale online, dove le informazioni e gli assortimenti sono molto più ricchi.

Nel 2018 è proseguita la contrazione delle vendite dei prodotti di elettronica di consumo all’interno degli ipermercati (-5,4% nel giro d’affari e -0,5% di quota rispetto al 2017), che hanno continuato a proporre assortimenti troppo limitati e iniziative promozionali troppo deboli per poter competere con gli altri operatori del comparto.

L’anno scorso è stato positivo per le grandi superfici non specializzate (come mercatoni e cash & carry) che hanno guadagnato un +0,4% di quota di mercato, arrivando all’8,9%. L’aumento del market share è stato supportato da un incremento significativo delle vendite a valore (+8,1%), dovuto soprattutto all’attuazione di offerte mirate e alla loro buona comunicazione.

Rispetto al 2017, l’anno scorso il canale dei negozi specializzati è risultato più stabile, come quota di mercato, e ha visto aumentare di +3,9% le vendite.

 

AliExpress apre l’11.11 Global Shopping Festival a tutti i consumatori

AliExpress estenderà la partecipazione all’11.11 Global Shopping Festival, ai consumatori di tutto il mondo. Quest’anno, infatti, darà per la prima volta la possibilità ai venditori locali di Italia, Spagna, Russia e Turchia, presenti sulla piattaforma, di prendere parte al più grande evento al mondo dedicato allo shopping online.

“AliExpress mira a diventare un punto di riferimento lifestyle per i venditori e i consumatori di tutto il mondo”, ha dichiarato Wang Mingqiang, General Manager di AliExpress. “Quest’anno, attraverso il coinvolgimento di PMI e venditori esteri al prestigioso 11.11 Global Shopping Festival di Alibaba Group rappresenta solo l’inizio del nostro impegno nel portare sempre più realtà estere sulla nostra piattaforma, aiutandole a crescere e ad essere competitive sui mercati internazionali”.

Il “Self-gifting” si evolve in qualcosa di più grande

In Cina l’11.11 è conosciuto come il “Single Day” perché a livello grafico la data ricorda quattro bastoncini, un termine usato solitamente per riferirsi agli uomini e alle donne single. All’inizio degli anni ’90 un gruppo di studenti di un college cinese ha reso famoso l’11 novembre come giorno in cui sensibilizzare contro la percezione negativa dell’essere single. L’Executive Chairman e CEO di Alibaba, Daniel Zhang, ha poi scelto questa ricorrenza ancora poco conosciuta per portare sul mercato quella che all’epoca era la nuova business unit di Alibaba, Tmall, incoraggiando le persone single a prendersi cura di sé stessi e regalarsi qualcosa in questa giornata.

Nel corso degli ultimi dieci anni, l’11.11 si è trasformato in un evento nazionale dedicato allo shopping non più pensato solamente per le persone single. Oggi rappresenta il più grande evento di shopping al mondo di 24 h, arrivando a superare, per volume di vendite, il Black Friday e il Cyber Monday negli USA. Per molti anni, i venditori internazionali hanno utilizzato l’11.11 per vendere i propri prodotti ai consumatori cinesi sulle piattaforme Tmall e Tmall Global. Di recente, inoltre, l’evento ha attirato i consumatori cinesi al di fuori del Paese e altri acquirenti internazionali.

Ora, nell’evento dell’undicesimo anno, ancora più consumatori di tutto il mondo possono partecipare e godersi le migliori offerte dell’anno grazie ad AliExpress.

Superare i confini per liberare il potenziale delle PMI locali

L’edizione di quest’anno sarà focalizzata su “nuovi consumi”, “new business” e sulla creazione di una società più green. Ci saranno pop-up promozionali oltre ad attività online e offline in 35 città in 15 Paesi e regioni.

“L’11.11 non è solamente un festival dedicato ai consumatori cinesi”, ha dichiarato Jiang Fan, Presidente delle piattaforme Tmall e Taobao di Alibaba. “E’ una festa per 900 milioni di consumatori di tutto il mondo che fanno parte dell’universo di Alibaba”.

Coerentemente con la vision di Alibaba Group focalizzata sulla globalizzazione, AliExpress vede nelle PMI dei player in grado di ricoprire un ruolo fondamentale nella diffusione dell’e-commerce in tutto il mondo. Per questo motivo si impegna concretamente nel supportare il loro sviluppo, superando le barriere commerciali con l’obiettivo di permettere di fare business ovunque nel mondo. Grazie al supporto di AliExpress e gli insight sull’ottimizzazione del brand e sulle strategie di marketing, per i venditori locali l’11.11 Global Shopping Festival rappresenta una grande opportunità per poter lanciare i propri prodotti ed entrare in contatto con i consumatori, sia a livello locale che globale.

11.11 Global Shopping Festival

L’11.11 Shopping Festival è iniziato nel 2009 con solamente 27 venditori con l’obiettivo di promuovere lo shopping online. Nell’edizione dello scorso anno sono stati quasi 180.000 i merchant che hanno partecipato all’evento, con un volume di transazioni pari a RMB 213.5 miliardi (USD 30.8 miliardi) nell’arco di 24 ore.

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