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Carmela Ignaccolo

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Melinda: 4000 soci ci mettono la faccia

Melinda ci mette la faccia, anzi, le facce. Quelle di ben 4000 frutticoltori, per l’esattezza. È partito infatti il  progetto “Le 4.000 facce di Melinda”, che vede i volti dei soci frutticoltori del Consorzio protagonisti sulle confezioni di mele disponibili nei punti vendita fino alla fine di giugno. Per la prima volta nella storia dell’ortofrutta, chi acquista una mela può “guardare negli occhi” chi l’ha coltivata con tanta passione e dedizione, che si fa garante del proprio prodotto “mettendoci la faccia”.

Sono stati in molti i soci di Melinda a mettersi in gioco, presentandosi volontariamente per farsi fotografare in un set appositamente allestito nella propria cooperativa frutticola. Oltre 1.000 scatti che, in rappresentanza delle 4.000 famiglie del Gruppo, ritraggono l’orgoglio di uomini e donne in grado di trasmettere ai consumatori la fierezza di un lavoro autentico, svolto con passione oggi come un tempo, che celebra Madre Natura e i frutti che offre, stagione dopo stagione. 

La campagna “Le 4.000 facce di Melinda” rispecchia la filosofia dell’azienda, che si presenta al pubblico per quello che è, in maniera schietta, autentica e trasparente: una grande famiglia, nella quale regnano spirito di cooperazione e senso di appartenenza, attraverso un profondo legame con il territorio. I visi stampati sugli imballaggi, infatti, consentono di avvicinare gli acquirenti, almeno idealmente, all’universo celato dietro a una Melinda, fatto di lavoro, passione, sacrificio e tante storie di vita, anche grazie all’accostamento di pensieri espressi dagli stessi agricoltori, che descrivono le caratteristiche uniche che distinguono le mele prodotte nelle valli di Non e Sole. Una ulteriore garanzia della qualità, del valore e dell’unicità della frutta Melinda e della trasparenza con cui il Consorzio opera sul mercato.

Melinda nel corso degli anni, ha sempre ricercato i migliori fornitori, oggi in grado di stampare in digitale milioni di confezioni tutte diverse tra loro grazie alla tecnologia di ultimissima generazione di cui si sono dotati. Un processo che coniuga la vocazione al rispetto e alla cura della tradizione, con la volontà di innovarsi continuamente, operando sul mercato con attività di marketing altamente innovative e distintive, come solo le grandi aziende sanno fare.

La campagna non si esaurisce sulle confezioni, ma si completa sul web attraverso un progetto che prevede l’utilizzo di brevi video e l’uso di foto di backstage con interviste realizzate durante il lavoro nei campi.

Fin dal momento in cui gli uomini di Melinda ci portarono a conoscenza del progetto, capii quanto fosse straordinario – dichiara Fausto Ferretti, Amministratore Delegato di Sandra Spa -. Dare un viso a ciascun imballo è un’idea geniale. Provo a immaginare quanto possa essere stimolante ed emozionante potersi rivedere nei punti vendita per ciascun frutticoltore. Realizzare in modo industriale tale progetto è stata un’opera immensa. Penso che la riproduzione di immagini abbinate ad altrettanti slogan così numerosi non fosse mai stata realizzata prima d’ora. È stata un’esperienza che ha messo a dura prova l’intera filiera: Melinda, la nostra intera organizzazione e i nostri fornitori di tecnologie, con una menzione speciale a Barberán s.a. per il supporto sulla componente software del dato variabile. Uno straordinario esempio di lavoro di squadra che ha registrato uno splendido risultato e in tempi record”.

Ora l’Italia può vedere i volti di coloro che le Melinda le producono – dichiara Giuseppe Ghelfi, Commerciale della Ghelfi Ondulati Spa -.  L’essere parte di questo progetto ci rende orgogliosi per la felicità che diamo. I numeri ci dicono l’eccezionalità dell’operazione: si sono serializzate milioni di scatole una diversa dall’altra, risultato irraggiungibile senza l’apporto del marketing Melinda, della tecnologia di stampa HP e dei nostri ragazzi della Ghelfi Ondulati“.

 

Italiani: incubi e paure. La ricerca Censis-Conad

Foto di Khusen Rustamov da Pixabay

Italiani preoccupati, per l’oggi, ma ancora di più per il domani. Ma anche nervosi e sospettosi, verso tutto ciò che è diverso. Ecco alcune delle evidenze emerse dalla ricerca «Cosa sognano gli italiani» realizzata dal Censis in collaborazione con Conad nell’ambito del progetto «Il nuovo immaginario collettivo degli italiani».

Secondo il 55,4% degli italiani, infatti, negli ultimi dodici mesi la situazione economica del Paese è peggiorata (per il 36,9% è rimasta uguale, solo per il 7,7% è migliorata). Per il 42,3% è peggiorato anche l’ordine pubblico, il rischio di essere vittima di reati (la situazione è rimasta uguale per il 47,6%, è migliorata per il 10,1%). E forte è il timore che il peggio debba ancora arrivare: infatti sono il 48,8% degli italiani è convinto che nei prossimi dodici mesi la situazione economica peggiorerà  (resterà uguale per il 34,7%, migliorerà solo per il 16,9%), per il 40,2% peggiorerà anche la sicurezza (resterà stabile per il 42,4%, migliorerà per il 17,4%).

Episodi di intolleranza

Per il 70% degli italiani nell’ultimo anno sono aumentati gli episodi di intolleranza e razzismo verso gli immigrati. Le cause sono: le difficoltà economiche e l’insoddisfazione della gente (50,9%), la paura di subire reati (35,6%), la percezione che gli immigrati in Italia siano troppi (23,4%). Il peggioramento della situazione economica e della percezione delle condizioni di sicurezza porta alla caccia del capro espiatorio. Da qui il rischio che le attuali distanze divengano incolmabili: il 20,4% degli italiani si sente distante da persone con valori diversi dai propri (sul ruolo della donna, la famiglia, ecc.), il 19,8% da persone che conducono stili di vita diversi dai propri, il 17,5% da persone con altre idee politiche, il 15,7% dalle persone di un’altra nazionalità, il 15,5% da chi è di un’altra religione.

Aumenta la sfiducia

Sono poche le figure istituzionali di cui ci si può ancora fidare: si possono contare sulle dita di una mano: grandi scienziati (40,7%), il Presidente della Repubblica (30,7%), il Papa (29,4%) e i vertici delle forze dell’ordine (25,5%). Mentre godono di una fiducia ai minimi termini: i vertici dei partiti (4%), i parlamentari (3,2%), i direttori di giornali e telegiornali (3,6%), gli editorialisti e gli opinion maker (3,8%), soprattutto i banchieri (1,5%). Poco più alta è la fiducia riposta nei grandi imprenditori industriali (10,9%) e nei vertici dei corpi intermedi e delle associazioni di categoria (8,1%). La post-verità ha generato la voglia di figure rassicuranti, che siano l’incarnazione del senso di responsabilità e in grado di trasmettere sicurezza.

Italexit?

Non sembra che gli italiani ne abbiano voglia, almeno non il 66,2% di essi.

Il 65,8% è contrario al ritorno alla sovranità nazionale con l’uscita dall’Unione europea. Il 52% non è favorevole all’idea di ristabilire confini impermeabili e controlli alle dogane tra i Paesi europei. Però tra le persone con redditi bassi sono più elevate le percentuali di chi si dice d’accordo con il ritorno alla lira (il 31%, rispetto all’8,8% delle persone con redditi alti), l’uscita dall’Ue (il 31,6%, contro l’11% delle persone con redditi alti), il ripristino di frontiere e dogane tra i Paesi europei (il 39,2%, rispetto al 25,3% delle persone con redditi alti). In questi casi, una Unione europea disattenta alle condizioni dei ceti meno abbienti è percepita come matrigna, da cui sarebbe meglio fuggire.

Voglia del “giusto”

Il grande sogno italiano non è fatto però di assistenzialismo, né di «Stato padrone», né di un generico buonismo, ma è quello di ricevere il giusto riconoscimento economico. Secondo gli italiani, i fattori irrinunciabili per una crescita senza esclusi sono: dare più spazio al merito e a chi è bravo, favorendo i più capaci e i meritevoli (52,1%), maggiore uguaglianza e una distribuzione più equa delle risorse (47,8%), più welfare e protezione sociale per dare maggiore sicurezza alle persone (34,3%), minore aggressività e rancore verso gli altri (33,1%). Concretamente, il 73,9% degli italiani si dice favorevole all’imposizione di una tassa sui grandi patrimoni e il 74,9% all’introduzione di un salario minimo per legge.

«Mentre tutto il dibattito pubblico si arrovella sulle piccole variazioni da zero virgola al rialzo o al ribasso del Pil, rischiamo di sottovalutare quanto sia importante poter contare su un immaginario collettivo ricco e vitale, positivo e propulsivo, come ingrediente indispensabile dello sviluppo» annota Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis.

«I risultati della ricerca Censis Conad ci raccontano un‘Italia ancora immersa nell’incertezza. Un dato, questo, che trova conferma nelle indagini realizzate da Conad sulle scelte di acquisto dei consumatori: il 42% di loro è convinto che il potere di acquisto delle famiglie sia diminuito, il 38% ritiene che sia rimasto invariato, solo il 10% crede che sia cresciuto. Emergono però anche comportamenti positivi, come l’attenzione alla lotta agli sprechi, che in una scala di valori da 1 a 5, per gli italiani vale 4,3 punti, alla sostenibilità dei prodotti (3,96 punti) e al rispetto dei diritti degli attori della filiera (4 punti). Non solo. Per un consumatore su tre la fiducia nel territorio di provenienza dei prodotti alimentari costituisce una delle maggiori leve di acquisto. È un messaggio molto chiaro: mai come in questo momento gli italiani sono in cerca di punti di riferimento solidi,  chiedono di potersi fidare», sottolinea l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese

             

 

 

Retail Tomorrow torna a Milano il 22 e il 23 maggio

Il 22 e 23 Maggio 2019 a Milano si alza il sipario sulla terza edizione di Retail Tomorrow, “Shaping the future of retail”, una due giorni dedicata all’innovazione e alle nuove tecnologie nel Retail, con un nuovo focus sulle dinamiche dello Shopper Marketing. Organizzato da Retail Institute Italy, l’evento si terrà quest’anno alla Torneria Tortona, in concomitanza con la XII edizione del RIAward.

Un think tank d’eccezione, che consentirà  di immergersi nel futuro e aprirsi alle intuizioni, per confrontarsi con speaker nazionali e internazionali, con i pionieri del cambiamento e con le startup più disruptive, per fare il punto sulle strategie da mettere in campo e i modelli da adottare!

Dopo il successo delle precedenti edizioni, l’appuntamento annuale di Retail Institute Italy dedicato all’innovazione e alle nuove tecnologie nel Retail, si arricchisce quest’anno di una nuova sessione interamente dedicata allo Shopper Marketing. Quattro plenarie vedranno l’alternarsi di manager ed esperti in un confronto sull’analisi dello scenario, i nuovi trend, le strategie applicate e, l’evoluzione e il ruolo del punto vendita, nuovo centro focale di una customer experience “seamless”.

Tra i relatori di questa edizione: Noel Pennington, Global Business Development di Amazon; Petr Řežábek, Senior Trade Marketing Manager REEMEA Region di LEGO Group; Jon Stine, IoT Laboratory, MIT Massachusetts Institute of Technology; Marco Benasedo, CIO, Boggi Milano; Diletta Bortesi, Senior Marketing Manager, Thun; Marco Cagnetta, CEO Sales & Marketing, Cellularline; Massimiliano Cariola, Direttore Marketing, Porsche Italia, Enrico Casati, Founder & CEO, Velasca; Fabio Donà, Direttore Marketing, Despar – Aspiag; Maria Giulia Ganassini, Communications Manager, MailUp, Alberto Mattiello, Head of Future Thinking Project, Wunderman Thompson, Valentina Pontiggia, Direttore Osservatorio eCommerce B2c e Inn. Digitale nel Retail, Osservatori Digital Innovation – Politecnico di Milano, Francesco Spanedda, Chief Brand Officer, Thun; Andrea Ziella, Head of Marketing & Digital, Mattel Italy, Elio Catania, Presidente Confindustria Digitale.

Tre sessioni parallele ospiteranno seminari e workshop per l’approfondimento di molteplici tematiche verticali: dall’utilizzo efficace dei big data alle strategie di comunicazione omnichannel, passando per il geomarketing, dalla rivoluzione del Visual Commerce e le nuove sinergie tra social e shopping all’applicazione del neuromarketing per la customer experience, dal Design Thinking come catalizzatore di innovazione per le imprese fino al ruolo strategico del Green Retail.

Uno spazio sarà dedicato poi allo Startup Pitch, in cui le realtà più innovative avranno l’opportunità di presentare le proprie idee.

Infine, in concomitanza con l’evento, si terrà la XII edizione del Retail Institute Award, il contest che celebra le eccellenze del Retail e del POP. Tredici le categorie in gara, suddivise in quattro macro-aree: Pop Design, Engagement, Store Design, Startup.

Tutte gli aggiornamenti sull’evento e sull’Award sono disponibili su www.retailtomorrow.it

Per informazioni sulle modalità di iscrizione e per partecipare al contest scrivere a: info@retailtomorrow.it

Pam Local apre il suo primo pdv all’ombra della torre pendente

Pam local fa il suo esordio a Pisa, in Via San Lorenzo 77. Il negozio, aperto 7 giorni su 7 con orario continuato 8-22, offrirà soluzioni su misura e tanti prodotti figli del territorio toscano.

Qui i Clienti potranno trovare numerose soluzioni, sfiziose e convenienti ma soprattutto veloci come il Food to Go, ideale per chi ha poco tempo.

Non mancheranno i prodotti “Prezzo Promessa”, caratterizzati da prezzi bassi tutto l’anno su centinaia di prodotti di uso quotidiano e i menu in abbinata per offrire, ogni 15 giorni, suggerimenti sempre nuovi per gustose ricette a prezzi competitivi.

Grande attenzione sarà riservata anche a coloro che si prendono cura del proprio benessere ma non vogliono rinunciare al gusto grazie a centinaia di prodotti free from o integrali, le referenze con pochi grassi, l’ampia proposta di articoli biologici, vegani e superfood.

Per chi, invece, ricerca una qualità superiore all’insegna dell’italianità potrà trovare numerose eccellenze DOP e IGP, provenienti da fornitori locali e appositamente segnalate in negozio come “prodotti del territorio”.

Ampio spazio sarà destinato anche alla linea completa di prodotti biologici per la cura e l’igiene della persona, per offrire una beauty routine tutta al naturale, e alla linea di referenze ecologiche per la pulizia della casa e a cura del bucato.

“È stato un giorno molto importante per noi e per la città di Pisa” afferma Andrea Zoratti, Direttore Canale Prossimità e Supermercati “È una storica prima volta per noi e per quelli che saranno i nostri nuovi Clienti. Abbiamo dedicato tante energie al primo Pam local della città, per offrire il nostro servizio di qualità pensato per soddisfare le esigenze di spesa di tutti e diventare un punto di riferimento per i residenti della zona”.  

 

Come intercettare le nuove istanze dei consumatori. L’intervista a Domenico Brisigotti

La sostenibilità – etica ed ambientale – è sempre più un driver di scelta per i consumatori: i responsabili d’acquisto, decisamente più consapevoli di una volta, hanno infatti le idee ben chiare. E basta compulsare il Rapporto Coop 2018 per avere un’idea delle dimensioni del fenomeno: emerge per esempio che nel primo semestre del 2018 il segmento dei prodotti ecologici ha fatto segnare un aumento nelle vendite del 3,6% rispetto allo stesso periodo nel 2017, con un giro di affari di oltre 188,6 milioni di euro. Il marchio “green” spopola: 68 milioni di euro nel periodo gennaio-giugno 2018; e vanno molto bene anche il biodegradabile (33 milioni di euro), il vegetale (30 milioni di euro) e il senza nichel (26 milioni di euro).

E non basta: nel primo semestre del 2018, sono cresciuti anche i prodotti con packaging con “meno plastica” (+14,3%) e i prodotti a marchio etico, che hanno fatto registrare un aumento delle vendite dell’1,8% nei primi sei mesi del 2018, per un valore complessivo di quasi 1,7 miliardi di euro.

Il quadro, insomma, è chiaro: i valori etici ed ecologici portano il consumatore a scegliere.

E la vera novità è che la scelta non riguarda più solo cosa comprare, ma anche dove effettuare l’acquisto, in base alla tipologia e al mix dell’offerta.

Da questo quadro discende, inevitabile, una domanda: cosa fanno le insegne per rispondere in modo adeguato alle nuove istanze di questa domanda evoluta?

Ne abbiamo parlato con Domenico Brisigotti, direttore commerciale di Coop Italia, che ha anticipato alcuni dei temi che verranno dibattuti nel corso del convegno “Da consumatore consapevole a cliente etico: il nuovo ruolo del responsabile d’acquisto” che si terrà durante TUTTOFOOD l’8 maggio (dalle 10,30 alle 11,30) nello spazio Retail Plaza.

“Il cambiamento è epocale – ammette Brisigotti – ma non nasce dal nulla: alle spalle ha un lungo processo di maturazione, che in questi ultimi anni ha subito una fortissima accelerazione. Il risultato è che ora è diventato un tema realmente trasversale, capace di interessare fasce molto ampie di consumatori. Industria e distribuzione devono rispondere a tono, proponendo prodotti adeguati”.

Come si può fidelizzare oggi il cliente?

Le linee guida sono sempre quelle di ridurre l’impatto ambientale, aumentando la sostenibilità sociale. Poi ogni operatore le declina in modo peculiare.

Per Coop, in particolare, si tratta di tematiche “antiche”, mi passi il termine, in quanto già da moltissimi anni abbiamo adottato partiche virtuose sulla filiera.

Oggi la sfida si è complicata perché i fronti sui quali operare sono molteplici

Come risponde Coop?

Concentrandosi sulla propria attività, per dare il meglio, partendo dai propri prodotti a marchio, per poi estendere questa strategia anche a quelli dell’IDM.

L’importante è enunciare meno slogan e dare – invece – risposte concrete. Per questo serve impegnarsi concretamente.

In termini di sostenibilità ambientale, cosa chiedono maggiormente i clienti?

Riduzione delle plastiche, controllo della filiera, maggior sicurezza alimentare. Si tratta di tematiche molto dibattute sui social, in alcuni casi persino virali.

Su altri temi, invece, si nota ancora meno reattività e una sensibilità ancora sopita.

Qualche esempio?

L’abuso di antibiotici negli alimenti: un problema fin troppo sottovalutato, forse perché poco visibile e non immediatamente percepibile, ma – potenzialmente – vettore di conseguenze gravose se non disinnescato tempestivamente.

Coop, al contrario, ha deciso di affrontarlo già da tempo, coerentemente con la propria responsabilità d’impresa.

Un compito arduo, le assicuro, perché comporta il bilanciamento di due istanze se non  proprio contrapposte, quanto meno non certo unisone: da una parte portare avanti l’impegno preso (con gli inevitabili costi aggiuntivi che ciò possa comportare), dall’altra tutelare il potere d’acquisto dei propri soci.

Questo atteggiamento non vi mette a rischio di perdere il primato conquistato negli anni?

Non è un mistero per nessuno che oggi spesso gli atteggiamenti più spregiudicati paghino. Ma Coop non li può seguire per spuntare il prezzo più basso; non può modificare un modello che è la sua ragione d’impresa. Anche a costo di subirne il contraccolpo.

Il discorso è semplice e vecchio come il mondo: si può agire senza responsabilità o essere virtuosi. La scelta è libera, certo. Bisogna però essere consapevoli che se tutti scegliessero la prima opzione, la prospettiva sarebbe paurosa.

Pam Panorama apre a Bergamo il suo secondo pdv

Pam Panorama rafforza la sua presenza a Bergamo con l’apertura del secondo Pam local in Largo Porta Nuova, 9. 

Grazie all’esclusiva iniziativa “Prezzo Promessa”, Pam local garantirà ai propri Clienti prezzi bassi tutto l’anno su centinaia di prodotti di uso quotidiano mentre, con i suoi menu in abbinata proporrà, ogni 15 giorni, suggerimenti sempre nuovi per gustose ricette a prezzi competitivi.

Non mancherà Food to Go, con le sue soluzioni sfiziose, convenienti e soprattutto veloci, per chi è di corsa e ha poco tempo.

Sempre più ricca anche l’offerta per coloro che prestano attenzione al proprio benessere ma non vogliono rinunciare al gusto, con le centinaia di prodotti free from o integrali, le referenze a basso contenuto di grassi e l’ampia proposta di articoli biologici, vegani e superfood.

Chi, invece, ricerca una qualità superiore all’insegna dell’italianità potrà trovare numerose eccellenze DOP e IGP, provenienti da fornitori locali e appositamente segnalate in negozio come “prodotti del territorio”.

Ampio spazio sarà dedicato anche alla linea completa di prodotti biologici per la cura e l’igiene della persona, per offrire una beauty routine tutta al naturale, e alla linea di referenze ecologiche per la pulizia della casa e la cura del bucato.

 

Glovo: arrivano nuovi finanziamenti e nascono i dark store

Glovo, la start-up di Barcellona che consegna qualsiasi cosa, dal cibo alla spesa fino ai prodotti farmaceutici, annuncia un round di finanziamento da €150 milioni Serie D guidato dal venture capital internazionale Lakestar.

Questa nuova iniezione di capitale sarà utilizzata per guidare la crescita, con un focus sulle innovazioni on demand, inclusi i nuovi progetti riguardanti i supermercati.

L’obiettivo? Diventare la prima app che consegna qualsiasi cosa all’interno delle città.

Il nuovo round

Fondata nel gennaio 2015 da Oscar Pierre (CEO) e Sacha Michaud, la crescita di Glovo è stata possibile grazie a numerosi investimenti da parte di venture capital internazionali.

Il nuovo round è stato guidato da Lakestar, la società di venture capital internazionale focalizzata sugli investimenti in società tecnologiche, e Drake, proprietario del franchising globale di pizza Papa John’s, con il supporto di nuovi investitori: Idinvest Partners, private equity europeo e venture capital e Korelya Capital, venture capital specializzata nella crescita di start-up tecnologiche europee.

Oltre il food delivery

Con l’obiettivo di diventare l’app in grado di consegnare tutto nelle città e soddisfare la crescente domanda da parte degli utenti, Glovo investirà anche in altre categorie in crescita – andando oltre il food delivery – come servizi di lavanderia, consegna di prodotti farmaceutici e altri generi alimentari e non. Per accelerare ulteriormente la crescita di queste categorie, la startup sta investendo in generi alimentari verticali, costruendo i cosiddetti dark stores; rendendo possibile la consegna della spesa ai clienti entro 20 minuti dall’ordine.

I negozi immagazzinano fino a 1.000 articoli che i glovers consegneranno ai clienti di Barcellona e Madrid (progetti pilota). Questo round di investimenti che alimenterà l’espansione di questi supermercati nei mercati principali, supporterà Glovo nel miglioramento della customer experience in tutto il mondo.

 

 

Blockchain Plaza: a TUTTOFOOD uno spazio per l’innovazione nel food

Blockchain nel campo del food?

Se ne parlerà a TUTTOFOOD (Milano, 6 – 9 maggio) all’interno della Blockchain Plaza dove sarà presente CSQA per presentare le nuove soluzioni operative a sostegno della crescita internazionale delle eccellenze agroalimentari italiane con un doppio impegno: supporto alle imprese nell’area Tuttoregional e incubatore di soluzioni digitali nella sezione Tuttodigital.

Tra le novità presentate da CSQA, ci sarà Choral trust,la piattaforma blockchain progettata per valorizzare e semplificare il sistema di controllo e certificazione a garanzia dei prodotti di qualità Italiana.Nata dalla profonda conoscenza delle produzioni agroalimentari che ha reso CSQA leader nelle certificazioni di settore e dalla consapevolezza del grande valore che i dati di controllo rivestono per produttori e consumatori, la soluzione Choral Trust è stata ideata per implementare la tecnologia in totale coerenza con il modello organizzativo affermato nelle filiere italiane. Obiettivo principale è qualificare i dati delle filiere in una duplice ottica: dimostrare la conformità ai disciplinari di riferimento (regolamentati o volontari) e comunicare gli elementi valoriali al consumatore attraverso sistemi di comunicazione innovativi e soluzioni anticontraffazione.

Blockchain Plaza, ospiterà pure la presentazione di 4 interessanti case history aziendali:

  • il sistema di gestione della filiera BIO da parte dell’azienda Lattebusche;
  • il Grana Padano DOP con la totale e trasparente tracciabilità del prodotto grattugiato;
  • l’Aceto Balsamico di Modena IGP con un sistema di identificazione e anticontraffazione e il controllo delle informazioni di filiera;
  • il Cioccolato di Modica IGPcon una soluzione per la comunicazione evoluta dei controlli al consumatore.

 

Luxury disruption: serve innovare i modelli di business

Fisico o digitale?

In effetti non è più questa la distinzione dirimente. Quello che oggi conta, e che fa realmente la differenza nell’immaginario di un consumatore  sempre più internazionale e globetrotter, è che il negozio NON sia noioso.

Originalità e divertimento sono le nuove parole d’ordine in grado di soddisfare clienti connessi e digitali, dediti all’omnicanalità. Un negozio  “phygital” (chedendo venia per l’orribile neologismo), che però non rinneghi i valori dell’artigianlaità e dell’esclusività.

Ecco alcune delle principali evdienze del White Paper Come cambia il mercato del lusso nell’era della experience economy elaborata da M-Cube Digital Engagement, gruppo italiano leader nel retail digital engagement per grandi marchi retail e fashion, che ha fotografato il mercato luxury a livello mondiale e analizzato le tendenze future.

Ma chi è il nuovo cliente del lusso?

In termini di nazionalità, si registra una presenza crescente di tutsiti di paesi emergenti come Russia, Sud Corea, ma soprattutto Cina, da cui proviene 1 cliente su 6. Il nuovo cliente ama viaggiare e fare shopping all’estero.

Il 30% degli acquirenti è nella fascia dei millennial, (scontrino medio di $1.400) target che nel 2024 rappresenterà addirittura il 50% degli acquirenti.

Naturalmente il device preferito per gli acquisti è lo smartphone e i social sono la piattaforma preferita per scambiare opinioni e pareri.

La qualità? Continua ad avere un ruolo. Certo. ma da sola non basta più: la strategia vincente per i brand sia da ricercare in un modello evoluto di Customer Experience Management, giocato su più piani di ascolto e di relazione.

Customer experience evoluta

In un mercato così focalizzato sulla gestione della customer experience, diventa prioritario ricorrere a una nuova intelligenza phygital (physical+digital), che impatta in modo significativo sul modo in cui vengono sviluppati, commercializzati, venduti e rilasciati prodotti e servizi.

Uno sguardo alle più recenti concretizzazioni, potrà contribuire ad arricchire il tema.

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I 7 trend topic individuati da M-Cube 

Consumatore globetrotter – dunque – ma anche giovane, omnichannel e deciso a NON annoiarsi: in questo scenario come dovranno parsi le aziende, su quali leve dovranno puntare?

Da M-Cube un vademecum contenente 7 trend topic da non dimenticare:

  • L’artigianalità assume più importanza dell’estetica: tornano valori quali esclusività, artigianalità, qualità e classicità, essenziali per i consumatori core che attribuiscono loro un peso ben superiore rispetto alla qualità come riconoscibilità del brand e alla componente estetica.
  • Il “made in” punto distintivo dell’attrazione: la provenienza dei prodotti è una discriminante per l’80% dei consumatori, soprattutto nei paesi emergenti. In questo senso il made in Italy riscuote ancora ampi consensi, superando il primato del Made in France.
  • Il passaparola è un differenziale del business: i 2/3 dei consumatori sono soliti raccomandare e suggerire i propri brand preferiti.
  • Gli uomini i nuovi protagonisti dei consumi di lusso: il segmento maschile è in crescita e acquistano per sé ma anche per gli altri, con i regali che rappresentano il 30% dei loro acquisti.
  • Assortimento e prezzo come binomio che guida l’interesse: il nuovo consumatore effettua molti dei propri acquisti al di fuori del proprio paese, a causa di prezzi più convenienti e maggiore assortimento. Milano si registra come seconda solo a Parigi come meta di shopping, con Mosca, Singapore e Macao che si avvicinano alle principali città italiane nelle preferenze dei consumatori.
  • Localizzazione dei concept store in base alle aree geografiche: i consumatori dei paesi maturi preferiscono negozi specializzati in location esclusive che consentano un’esperienza d’acquisto intima mentre quelli delle realtà emergenti prediligono i grandi flagship store in cui la tradizionale esperienza fisica si fonde con quella virtuale e digitale.
  • Convergenza phygital (physic & digital): il mondo digitale influenza oltre il 50% degli acquisti. I clienti si sono abituati a cercare online informazioni e opinioni, molto prima dei prodotti e oltre a un exploit dell’e-commerce, che passerà dall’attuale 5% del totale al 15%.

A commento di queste evidenze, il Group CeO di M-Cube Manlio Romanelli ha dichiarato: “L’evoluzione del mercato del lusso e di conseguenza del profilo dei clienti sta portando i brand a rivolgersi con sempre maggiore attenzione al mondo del digitale e della tecnologia per rendere i propri store ancora più vicini all’idea di esperienza di shopping multisensoriale che il cliente si aspetta.”

 

Virtuplex, grande laboratorio virtuale, apre le porte a Praga

Virtuplex nasce per dare corpo alle idee: all’apparenza sembra una struttura molto simile alle altre presenti all’interno del principale parco logistico ceco di P3 Logistic Parks. Ma di fatto i suoi 600 m2 di classe A, offrono una coinvolgente esperienza di realtà virtuale 1:1. Qui infatti le aziende possono progettare intere corsie di negozi, esaminare i modelli dei flussi nei punti vendita e il loro merchandising o consentire a un massimo di 5 partecipanti di camminare virtualmente attorno a un modello 3D.

Realizzare il laboratorio di realtà virtuale per Etnetera Group non è stato semplice. “Avevamo bisogno di un grande spazio vuoto, privo di polvere e di colonne, ma allo stesso tempo dotato di parcheggio, riscaldamento, collegamento Internet, sala riunioni e locali per il reparto IT e per l’amministrazione. Alla fine ci siamo messi in contatto con P3, abbiamo proposto la nostra idea e abbiamo raggiunto un accordo per stabilirci in uno dei loro magazzini di classe A”, spiega Martin Petrovický, uno dei comproprietari di Virtuplex.

“Abbiamo clienti che operano nell’ambito logistico, nel retail e nell’industria automobilistica. Lavoriamo anche con aziende manifatturiere, ma, per quanto ne so, Virtuplex è il primo cliente che opera nel mondo della realtà virtuale a occupare una struttura di classe A. È una prima volta da molti punti di vista, non ultimo perché abbiamo un cliente felice di avere un capannone praticamente vuoto!” Sono le parole di Ian Worboys, CEO di P3 Logistic Parks, che vede un valore aggiunto nella realtà virtuale per i clienti che operano in settori come l’e-commerce e l’industria automobilistica.

“È incredibile dove ci sta portando la realtà virtuale. Un edificio dedicato all’e-commerce è una macchina complicata e altamente sofisticata. L’eliminazione dei rischi da un’operazione che comporta ingenti investimenti è un grande vantaggio. Credo, inoltre, che ci siano svariate applicazioni per il settore immobiliare, come ad esempio l’home staging virtuale, la manutenzione da remoto, ma anche avanzate possibilità di gestione del magazzino”.

“La realtà virtuale offre opportunità straordinarie”, sostiene Tomáš Míček, Managing Director di P3 Repubblica Ceca. “È stata un’esperienza fantastica”, ha detto dopo aver visitato la struttura. “Vedo diversi modi in cui P3 può utilizzare questa tecnologia. Per scopi di marketing, possiamo proporre delle sale ai nostri clienti, invece di fare affidamento su immagini o rappresentazioni 2D. Possiamo mostrare ai nostri clienti di cosa siamo capaci, per esempio offrendo spazi a start-up tecnologiche all’interno dei nostri parchi. Le applicazioni sono molto interessanti anche per i clienti stessi, che possono modellare il loro business in questo modo. Abbiamo clienti che producono attrezzature per catene di fast food, linee di packaging o tubature”.

 

 

 

 

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