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Carmela Ignaccolo

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Carrefour Italia presenta “PassaRapido” per fare acquisti con il QR code

Carrefour Italia presenta “PassaRapido” il nuovo servizio mobile volto a velocizzare e migliorare la shopping experience all’interno dei propri punti vendita.

Da oggi, infatti, grazie al nuovo tecnologico sistema “PassaRapido”, i clienti potranno effettuare i propri acquisti nei punti vendita Carrefour Italia, semplicemente scannerizzando il codice a barre di ogni prodotto tramite il proprio smartphone direttamente dall’app MYCarrefour e associando la propria Carta Payback. Una volta terminati gli acquisti, sarà possibile effettuare il pagamento inquadrando direttamente il QR Code presente in cassa e scegliendo il metodo di pagamento preferito, saltando eventuali code.

“In Carrefour ci impegniamo costantemente ad anticipare, rispondere e soddisfare le esigenze dei nostri clienti, anche grazie allo sviluppo di soluzioni digitali e servizi innovativi sempre al passo con i tempi. Con PassaRapido mobile i consumatori potranno vivere nel punto vendita un’esperienza di consumo facile e veloce, riducendo i tempi d’attesa e le code in cassa” – ha dichiarato Giuseppe Bellizzi Responsabile Nazionale Casse Carrefour Italia.

Il servizio Passarapido è già attivo in 19 Ipermercati e 45 Carrefour Market e a seguire sarà disponibile anche in circa 40 Carrefour Express.

Le nuove frontiere del marketing: a tu per tu con Nicoletta Polliotto

«Quando diceva che “La musica è solo di due tipi: quella buona e quella cattiva” Louis Armstrong era già sul pezzo.

Perché il succo del discorso è proprio quello: è la qualità che fa la differenza. In ogni cosa. In ogni attività umana. Compresa l’accoglienza. Al di là delle varie tipologie e dei diversi stili che contraddistinguono il variegato mondo horeca, infatti,  tutto si risolve in una essenziale dicotomia: accoglienza buona vs accoglienza cattiva.»

E’ un fiume in piena Nicoletta Polliotto, anche perché questi argomenti sono la sua quotidianità da tempo. Per la precisione da quando fondò (12 anni fa) la società Muse Comunicazione, per occuparsi di accoglienza turistica e di ristorazione, sempre più volano del turismo.

«L’accoglienza buona – prosegue Nicoletta – è quella capace di  individuare e soddisfare i bisogni dei clienti, e di sapersi raccontare senza mai rinunciare all’autenticità del proprio brand. Soprattutto oggi, in un panorama in cui le abitudini alimentari e di customer journey sono sempre più frammentate ed evolute.»

Quindi cosa cambia nelle modalità di narrazione?

I media, essenzialmente. Basti pensare che quattro utenti su cinque vanno on line, in cerca di soluzioni soddisfacenti e appaganti: dallo sfogliare il catalogo cartaceo si è passati a scrollare le pagine virtuali.

E tutto questo ha impattato anche sulle modalità di fruizione: più veloci e “contaminate”, sempre più improntate alla ricerca di stimoli, spunti e parametri di confronto.

Un cambio epocale, dunque?

Già; una vera rivoluzione copernicana, che ha reso oggi il cliente (anche se preferirei parlare di ospite), assolutamente centrale rispetto alla scelta del prodotto.

Se ancora negli anni ’80 del secolo scorso comunicare equivaleva a pubblicizzare la merce da piazzare, oggi il consumatore deve (e vuole) essere coinvolto. Si deve entrare in empatia con lui per condividere nuovi valori.

Non più e non solo, dunque, marketing esperenziale. Parliamo piuttosto di marketing esistenziale. Il che significa che per ottenere un vero  e profondo coinvolgimento si deve andare là dove si trova il consumatore: on line. Conquistarlo e fare branding.  Anche nel food & beverage.

Come dimostra il crescente successo del food delivery e di certo e-commerce (penso per esempio a quello più tradizionale di Esselunga, ma anche a esperimenti come Cortilia e Foodscovery).

Il mondo horeca è variegato e ricco di sfaccettature, ma esiste un fil rouge unico gli operatori del settore possono seguire in rete?

Capire quali elementi tecnologici siano facilmente applicabili nel proprio quotidiano e individuare verso quale direzione viaggiare. Il rischio, specialmente per le realtà più piccole, è quello di essere travolti dal web mobile marketing e dai social. Per questo è fondamentale un canale di proprietà, facilmente gestibile e indissolubilmente connesso con il proprio brand. E qui la scelta è ampia:  si va dal sito web, all’app (consigliata a realtà più grandi e con maggiore massa critica) sino ad arrivare – sul mobile – al local marketing, argomento che approfondirò il 9 marzo durante TUTTOFOOD.  

Solo successivamente, forti di questo strumento identitario (e magari con il supporto di un consulente che aiuti a declinare e mettere a frutto questa presa di coscienza), si potrà accedere all’immensa piazza del web,  creare commistioni e confrontarsi con altri soggetti anche al di fuori del proprio settore. Perché indossare occhiali altrui e cambiare prospettiva  è sempre fonte di arricchimento. E segno di apertura al nuovo, al diverso, al cambiamento.

 

 

Casino rafforza la sua partenership con Amazon, dopo il successo di Monoprix

Dopo i risultati positivi registrati, a Parigi e nelle aree limitrofe fin dal 2018, dai prodotti Monoprix sulla piattaforma Prime Now, Casino Group rafforza la sua partnership con il colosso di Atlanta.

L’espansione della partnership include i seguenti step:

➢ Amazon Lockers sarà disponibile in 1.000 negozi del Casinò Group. Amazon e Casino Group lavoreranno insieme per consentire ai clienti di ritirar in modo semplice e sicuro i propri ordini Amazon dagli armadi Amazon distribuiti in 1.000 località in tutta la Francia in 9 insegne (Monoprix, Monop ‘, Géant, Hyper Casino, Casino Supermarché, Leader Price, Negozio di casinò, Vival e Spar) entro la fine dell’anno.

➢ I prodotti con il marchio del Casino saranno disponibili su Amazon. I clienti Amazon potranno scegliere sui siti amazon.fr o Amazon, tra diverse migliaia di prodotti: quelli daily (a marchio Casino), freschi, premium (Casino Délices), biologici (Casino Bio) e vino (Club des sommeliers ).

➢ Amazon e Monoprix estenderanno la loro partnership con Prime Now fuori dall’area di Parigi. La grande selezione di Monoprix sarà disponibile per i clienti Prime Now in nuove città nei prossimi 12 mesi. I membri Prime godranno di una consegna gratuita della selezione Monoprix all’indirizzo di loro scelta in appena due ore.

“Con questa nuova partnership, saremo in grado di offrire al maggior numero di clienti i migliori prodotti e servizi quando e dove vogliono. Questo annuncio rappresenta un nuovo passo nel rafforzare la strategia omnichannel di Casino per essere sempre un po’ più nel cuore della vita dei consumatori”, ha dichiarato Jean-Charles Naouri, CEO di Group Casino.

Bottone Cannoli: quando la tradizione si rifà il look

IL RACCONTO DI ALFONSO

«Il mio mantra? Non toppare. Mai».

Alfonso Bottone di sicuro non eccede in indulgenza (specialmente nei confronti di se stesso).

Perchè lui al suo business ci tiene. L’inizio di tutto?

3 anni fa, con la decisione di dare forma e sapore alla sua passione più grande: i cannoli siciliani.

Prima per gli amici, poi in un laboratorio ben strutturato a Ragusa (abilmente gestito dal fratello Alessandro, deus ex machina della produzione) e poi via: il punto vendita nell’aeroporto di Comiso, lo sbarco a Milano, in Via Volta (zona Moscova), le spedizioni in tutta Europa e pure due nuove aperture in cantiere (anche se le location sono ancora top secret).

A chi gli chiede come mai tanto rigore, Alfonso spiega:«Ho scelto di concentrarmi su un’unica specialità e non posso permettermi di farla male.»

E allora?

Alora ho deciso di realizzare un prodotto di alta qualità. Gli altri ricorrono ai semi lavorati producendo 1000 cialde al minuto?

Io rispondo con un prodotto interamente artigianale e con 1000 cialde al giorno, impastate con Nero d’Avola e riempite con ricotta rigorosamente vaccina prodotta con latte di vacche Modicane.

Ovviamente brandizzate…

Ovviamente. Là dove combaciano i due lembi della cialda, come suggello di fabbrica, appongo un bottone di pasta di cacao coppata a mano.

Soddisfatto oggi, a tre anni dal lancio del progetto?

Decisamente sì. Il primo mese a Milano, non è stato facile: non entrava nessuno. Ma poi il passa parola ci ha premiato. Delle cose buone si parla ed evidentemente di Bottone  si è parlato. Tanto che nel 2018 è stato inserito da Vogue tra le tappe obbligate della capitale meneghina.

 

 

 

VISTO DALL’ARCHITETTO

Ma come è nato lo store di Milano? Quale l’idea ispiratrice, quali gli input del cliente e come si concretizzato l’estro artistico degli architetti?

Lo abbiamo chiesto a Marta Grosoli Interior Designer di Daaahaus che ha seguito la genesi dei Bottone Cannoli, passo dopo passo.

«Le informazioni che Alfonso ci ha fornito sono state chiare e concise, fin dal primo incontro – racconta Marta -. Ci ha detto  senza giri di parole:  “Il mio cannolo è speciale, come un gioiello, pertanto vorrei che il locale si avvicinasse più a una gioielleria che a una pasticceria tradizionale siciliana”.

E non basta, ha aggiunto un’altra indicazione: “Nessun richiamo alla Sicilia, mi raccomando. Solo un’attenzione totale per il prodotto stesso, che di per sé esprime già la “sicilianità “.

Acquisite queste poche ma preziose informazioni, abbiamo elaborato il concept con questi elementi chiave: CENTRALITA’ del prodotto, MINIMALISMO, ASSENZA DI COLORI (se non il rosso del Bottone), GIOCHI DI MATERIALI DIVERSI ed utilizzo DELL’OTTONE in quanto materiale che richiama il lusso ed impreziosisce l’ambiente». Da qui la nascita del concept BOTTONE.

Il locale occupa una superficie di 25 mq, ma sembra più ampio: quale soluzioni sono state implementate per dare l’idea di spazio aggiuntivo?

«Per riuscire a concentrare tutto quello che serve in un ambiente così ridotto, dovevamo sfruttare lo spazio al meglio, dando però l’impressione di un’ampiezza maggiore.

Da qui la scelta di utilizzare alcuni “trucchi” architettonici: concentrare lo sguardo sul centro del locale, posizionandovi la vetrina con il prodotto e creare dei “giochi di prospettiva”.

Per ottenere ciò, abbiamo realizzato “una scatola” in effetto cemento, con la parte superiore inclinata che dà una sensazione di profondità.

Questa “scatola” è stata poi messa in risalto da una fascia di LED frontali che, oltre ad accentuarla, creano un’atmosfera molto accogliente nelle ore serali.

Un altro elemento che ha contribuito ad allargare lo spazio è l’inserimento di specchi neri all’ingresso del locale su entrambi i lati e sul soffitto. Questi ultimi creano un effetto avvolgente appena si entra nell’ambiente». 

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Scelta dei materiali e dei colori:quali soluzioni e perché?

«A terra abbiamo realizzato una gettata unica di resina, in modo da eliminare le fughe che avrebbero distolto l’attenzione dalle due barre inclinate in ottone, inserite nella resina stessa. Queste barre partono dall’ingresso e si restringono fino alla vetrina centrale del banco, per portare ancora una volta l’attenzione sul punto focale del locale.Il bancone è realizzato in ottone lucido ( effetto specchio ), per donare ricchezza, eleganza e calore allo spazio, in contrasto con gli altri materiali presenti, “poveri” e dalle tonalità fredde, come il cemento e la resina.

L’ottone è richiamato anche nelle illuminazioni sopra il bancone, nella libreria e nella facciata.

Il colore rosso è stato inserito come ultimo elemento caratterizzante: negli sgabelli, nella macchina del caffè e nel bottone ”inciso” sulla lastra frontale alle spalle del bancone, dove è raccontata la storia dei fratelli Bottone.

La vetrina, inizialmente ribassata, è stata modificata in modo da creare un ingresso che già dall’esterno mostrasse la maestosità dell’interno.

Per questo abbiamo utilizzato tutta l’altezza disponibile, creando una vetrata da pavimento a soffitto, incastonata in un profilo di ottone il più sottile possibile. Per completare il tutto, abbiamo inserito una maniglia a forma di Bottone, che richiama il logo, nonché il “cuore” dell’azienda.

Nel complesso, l’uso dei materiali e il gioco di luci hanno creato quell’atmosfera accogliente che oggi caratterizza e rende unico BOTTONE».

Benetton lancia due nuovi store concept, ispirati a colore, luce e omnicanalità

Benetton Group ha avviato un importante piano di rafforzamento della propria rete vendita che si concretizzerà attraverso due store concept: il nuovissimo Light Colors”  ideato dal dipartimento Retail Design di Benetton con un intervento esclusivo dell’architetto Tobia Scarpa e il  “London Concept”, (in riferimento allo store concept del flagship di Londra aperto a marzo 2018) che sarà il modello di riferimento per i punti vendita nei grandi crocevia commerciali.

Uno schizzo di Tobia Scarpa

Light Colors

Tratto distintivo degli store “Light Colors” è un particolare sistema di luci, fil rouge della narrazione dei nuovi punti vendita. “L’illuminazione articolata con tre elementi, disco, Nón-Lá e Barra Luminosa – spiega Scarpa – realizza una qualità di luce in cui i colori degli oggetti esposti esprimono la loro felicità. L’originalità di questo progetto nasce nell’uso di una sorgente a luce diffusa, diretta e indiretta, e della diffusione della luce lineare usata in modo innovativo nel retail”.

I primi store “Light Colors” saranno inaugurati nella Primavera/Estate 2019 a Novara in Corso Italia 6, a Roma in Via del Corso e a Palermo in Via Sciuti. All’estero invece, il nuovo store concept è già sbarcato a Istanbul, dove nei giorni scorsi ha riaperto il più grande negozio della Turchia in questa nuova veste. Seguiranno Faenza, Napoli, Trapani e ancora Bangalore e Deauville, per citarne alcuni.

London Concept

Lo store concept del flagship di Londra, sarà invece il modello di riferimento per i punti vendita nei grandi crocevia commerciali: dopo Londra, Düsseldorf, Padova e Torino, aperti nel 2018, il nuovo concept arriverà a breve anche nei flagship Benetton di Paseo de Gracia a Barcellona e Connaught Place a Nuova Delhi.

Il “London concept”, sviluppato interamente dal dipartimento Retail Design di Benetton, si caratterizza per essere uno spazio informale e tecnologico che va oltre l’idea tradizionale di negozio. Uno store che, da semplice spazio dedicato alla vendita, diventa uno showroom urbano e contemporaneo in cui va in scena un racconto a 360° del brand United Colors of Benetton e in cui l’esperienza di acquisto è indirizzata sempre più verso l’omnicanalità.

 

 

RED apre all’interno di Valmontone Outlet e lancia il suo piatto bilanciato

RED apre le porte al pubblico all’interno di Valmontone Outlet, il villaggio dedicato allo shopping gestito da Promos che, con oltre 7 milioni di visitatori all’anno, è anche il Factory outlet più frequentato d’Italia.

Sviluppato su oltre 480 metri quadrati, RED Valmontone è dotato di 200 posti a sedere e di un dehors esterno.

Una libreria aggiornata, fornita di oltre 4 mila titoli, con il meglio della proposta culturale targata laFeltrinelli: novità editoriali, proposte di approfondimento sui temi della nostra contemporaneità, saggistica, grandi classici e letteratura per ragazzi. Non mancano naturalmente la cartoleria, l’oggettistica e le idee regalo.

Menù con piatto bilanciato

Tra le novità, la nuova formula menù, pensata con un’innovativa struttura narrativa: dalla colazione, al brunch, all’aperitivo, i clienti di RED, grandi e piccoli, potranno comporre in totale libertà a un prezzo fisso il proprio menu personalizzato, con una trama: un piatto “protagonista” è accompagnato da un’”ambientazione” e un “finale” a scelta. Un pasto diviene in questo modo un percorso letterario e conduce i clienti all’interno di un’esperienza immersiva tra letteratura e gastronomia di alta qualità.

Ad arricchire la proposta di RED anche il piatto bilanciato, disegnato in collaborazione con il CDI – Centro Diagnostico Italiano: un piatto salutare contenente tutti i macronutrienti nelle proporzioni corrette per sostenere le funzioni metaboliche, che sarà disponibile per ogni stagione. L’iniziativa denominata “WisH – Wellness is Happiness” nasce da una collaborazione tra il CDI e il marchio RED e si propone di creare insieme una serie di piatti all’insegna del benessere e della corretta alimentazione.

Ogni mese sul sito del CDI (http://www.cdi.it/it/wish.html) saranno disponibili approfondimenti su ogni piatto, con dettagli sui benefici del menù del periodo e sui principi nutrizionali degli ingredienti che lo comporranno.

 

Despar Italia: 29 nuovi punti vendita e fatturato in crescita del 3,5%

 

Presenza in 48 paesi al mondo, 33 miliardi di fatturato, 12.700 punti vendita, 13,5 milioni di clienti al giorno: questi alcuni dei numeri salienti di SPAR, presentati da Paul Klotz e Lucio Fochesato, rispettivamente Presidente e Direttore Generale di Despar Italia, nel corso della Convention nazionale.

Un posizionamento internazionale sancito anche da iniziative di promozione su scala continentale quali la main sponsorship del Campionati Europei di Atletica 2018.

Despar Italia: l’andamento

Paul Klotz

Concentrandosi poi sul mercato italiano, Klotz ha quindi illustrato l’attuale radicamento sul territorio di Despar, presente in 13 regioni e 63 province con i suoi attuali 1.244 punti vendita di cui 428 diretti e 816 affiliati.

Nel 2018 sono stati 29 i nuovi punti vendita inaugurati in tutte le regioni dove il Consorzio è presente.

Il 2019 prevede invece l’apertura di 50 ulteriori punti vendita, tra diretti e affiliati, 36 ristrutturazioni e un investimento complessivo di 95 milioni di euro per lo sviluppo e modernizzazione della rete di vendita.

Per quanto riguarda i risultati economici, il 2018 ha visto una crescita del fatturato di vendita del 3,5% che si è attestato a 3.509 milioni di euro, confermando dunque Despar nella top ten delle insegne in Italia con il 3,7% delle quote di mercato.

La MDD

Lucio Forchesato

L’intervento di Lucio Fochesato, Direttore Generale di Despar Italia, si è focalizzato sul tema dei prodotti a marchio Despar, che oggi costituiscono un fattore chiave che indirizza la scelta dei consumatori.

A conferma della centralità della MDD, nell’ambito dell’Osservatorio MARCA 2019, la survey realizzata da Nomisma sul consumatore della MDD ha sottolineato come il 67% degli interpellati scelga l’insegna soprattutto in base alla qualità e all’assortimento dei prodotti MDD, il 48% sia disposto a spostarsi di più per raggiungere l’Insegna con i suoi prodotti MDD  preferiti e il 40% sarebbe disposto a cambiare Insegna nel caso che quest’ultima non commercializzasse più i suoi prodotti MDD preferiti.

Per quanto riguarda Despar Italia, il fatturato in acquisto in ambito MDD è cresciuto nel 2018 del 7,7%, attestandosi ad oltre 334 milioni di euro. Una crescita significativa era già avvenuta nel 2017 quando il fatturato aveva raggiunto i 310 milioni di euro.

I 289 milioni di prodotti MDD venduti nel 2018 e i 251 i nuovi lanci raccontano di un trend in crescita che per quanto riguarda il Consorzio è stato superiore a quello di mercato (18,8%) posizionandosi al 19,2% sul totale del venduto.

Già oggi sono oltre 3.000 prodotti MDD in assortimento presentati in 13 linee diverse.

La qualità “made in Italy” dei prodotti a marchio Despar ha registrato un apprezzamento significativo anche in termini di export verso i paesi  presidiati dalle insegne dell’universo SPAR.

Austria, Slovenia, Croazia, Ungheria, Georgia, Russia, Albania, Malta e Grecia sono alcuni dei Paesi che hanno contribuito a generare un fatturato di quasi 10 milioni di euro importando oltre 1.000 referenze MDD.

L’eccellenza dei prodotti a marchio è stata confermata a livello internazionale anche attraverso riconoscimenti ufficiali. Per il terzo anno consecutivo, anche nel 2018 due vini

selezionati da Despar (il Valdobbiadene Docg e il Gewurztraminer Doc) si sono aggiudicati il Best Quality alla fiera internazionale Private Label Manufacturers Association, che si tiene ogni anno ad Amsterdam.

Per quanto riguarda le strategie future, Fochesato ha sottolineato come l’obiettivo di Despar sia di raggiungere, entro il 2025, una quota del 25% di MDD sul totale del venduto.

Le linee guida sullo sviluppo delle referenze a marchio nel triennio 2019-2021 si orienteranno verso due specifici obiettivi: per garantire salute e benessere dei consumatori, e lavorare in un’ottica di sostenibilità ambientale grazie all’introduzione di nuovi pack richiudibili e al 100% compostabili.

In particolare, per allineare sempre di più i prodotti MDD a stili di vita sani, Despar ha da tempo attivato un progetto di collaborazione con l’Università di Parma che prevede la riformulazione degli ingredienti per un ampio numero di referenze a marchio, nell’ottica di una loro eventuale riformulazione in termini di riduzione di grassi saturi, zuccheri e sale, rimodulazione delle porzioni e aumento del contenuto di fibre.

Galleria Borromea lancia “Progetto Cuore a Galleria”

Galleria Borromea Shopping Center il centro commerciale gestito da Sonae Sierra, lancia “Progetto Cuore a Galleria”, mettendo a disposizione il “cuore” della struttura, per un’iniziativa di charity e solidarietà, in collaborazione con AICCA Onlus – Associazione Italiana dei Cardiopatici Congeniti Adulti.

“Progetto Cuore a Galleria” consiste nella trasformazione dell’area eventi, la Piazza Centrale di Galleria, in una vera e propria àncora leisure, attraverso la creazione di un  programma di attività ed eventi che accompagnerà i visitatori nel corso di tutto il 2019 animando e coinvolgendo l’intero centro commerciale.

La partecipazione alle attività che si susseguiranno prevederà un contributo simbolico da parte dei clienti e metà del ricavato verrà donato ad AICCA Onlus.

Il calendario sarà rivolto a tutti i target, con attività di intrattenimento come: luna park, laser room, eventi legati allo sport e iniziative create in collaborazione con AICCA Onlus legate alla salute e al benessere. Tra queste ultime ci saranno laboratori di arte terapia per bambini, sessioni dedicate all’educazione alimentare, alla salute e alla prevenzione tra cui: misurazione della pressione e consigli per il benessere del cuore e ancora workshop di cucina salutare anche per chi ha poco tempo, incontri sulla dieta mediterranea per la prevenzione cardio vascolare e sportelli di counseling nutrizionale.

 “Progetto Cuore a Galleria  – ha commentato Giuseppe Muni -Direttore del Centro Commerciale – ci consente di coniugare spensierati momenti di intrattenimento per tutti i nostri visitatori, a momenti educativi e di riflessione. Ringraziamo caldamente AICCA Onlus per la disponibilità e l’apertura alla nostra proposta di collaborazione in questo progetto.”

 “Progetto Cuore a Galleria- ha sottolineato Giovanna CampioniCoordinatrice Nazionale di AICCA Onlus– ci permetterà di arrivare sicuramente a tante persone e questo per noi è davvero importante. I nostri genitori si aspettavano al massimo che sopravvivessimo alla patologia. AICCA Onlus tra i vari servizi, si propone anche di supportare dal punto di vista economico (spostamenti e alloggio) le famiglie, per quanto riguarda le cure e l’aspetto post dimissioni dei pazienti con un aiuto psico-sociale concreto e fondamentale.” E continua: “Non basta sopravvivere, cosa ben più importante è la qualità della vita nonostante e rispetto alla malattia.”

 

 

Aziende vitivinicole: 11,2 miliardi nel 2018, +52% in 10 anni

Quanto vale il mondo delle imprese vitivinicole? La risposta viene dall’Osservatorio Qualivita Wine e InfoCamere, che hanno svolto un’analisi sulle 3000 imprese italiane legate alla produzione di vini e alla coltivazione di uva, che nel 2018 hanno depositato il bilancio presso il Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. Ne è emerso un fatturato di oltre 11,2 miliardi di euro e un valore aggiunto di 2 miliardi di euro, per una crescita che se per numero di imprese con bilancio depositato è stata pari al +33% in dieci anni, ha raggiunto il+52% in termini di fatturato e il +59% come valore aggiunto.

Profilo occupazionale

Si tratta dunque di una crescita evidentei n un settore settore (quello vinicolo, appunto) che – stando ai dati INPS – dà lavoro a 34.000 addetti nel 2018 (+123% in dieci anni, dal momento che erano poco più di 15.200 gli addetti del 2009)- e che evidenzia una capacità di investimento di queste imprese crescente negli anni (oltre 11 miliardi di investimenti nel 2018, +3,6% sull’anno precedente).

Geografia produttiva

A livello territoriale, in Toscana, Puglia e Veneto si concentra un terzo delle aziende nel settore della produzione di vino e coltivazione di uva con bilancio depositato nell’ultimo anno eSiena, con 180 imprese, è la provincia italiana con maggior numero di società di capitali in questa particolare graduatoria.

Evolvation: come cambia il settore alimentare. A colloquio con Daniele Tirelli

Stili alimentari in profondo mutamento, complici i nuovi trend, le tecnologie sempre più raffinate e i complessi equilibri su scala mondiale, capaci di innescare processi inediti, pervasivi e  – in molti casi – persino destabilizzanti.

Una rivoluzione a tal punto radicale e imprevedibile che, per definirla in modo appropriato e rispettoso delle sue peculiarità, si è ricorsi a un neologismo: Evolvation.

Una crasi intrigante che sarà oggetto del convegno “FOOD EVOLVATION: learning to sell future’ nourishment”, in programma il prossimo 8 maggio all’interno di Retail Plaza, l’arena di dibattito organizzata durante TUTTOFOOD (fieramilano 6-9 maggio).

Per capire la portata dei cambiamenti in atto e le possibili ripercussioni sui mercati, abbiamo incontrato Daniele Tirelli, che in qualità di presidente del Retail Institute Italy, porterà sul palco del convegno la sua visione, frutto di un programma di ricerca d’avanguardia.

Professor Tirelli oggi il cambiamento ha un nuovo nome: Evolvation. Perché ricorrere a questa crasi?

Questa definizione esprime un concetto difficile, che fonde il termine EVOLution con quello di innoVATION. Il settore alimentare si differenzia per molti versi. Rispetto ad altri, è oggetto di un cambiamento molto ampio, diffuso e veloce. Osserviamo, così, un continuo mutamento dei tratti dei prodotti esistenti sul mercato, che rimanda al concetto di evoluzione epigenetica o lamarckiana. Si tratta di un adattamento continuo e progressivo all’ambiente, cioè ai gusti mutevoli dei consumatori. D’altra parte, non mancano innovazioni radicali, che potremmo paragonare alla ‘speciazione’, ovvero alla comparsa di nuove entità prima inesistenti. Questi due aspetti sono molto confusi nella teoria e nella prassi corrente del marketing e generano fraintendimenti nelle tecniche di lancio di nuovi prodotti, che possiamo definire semplicistiche e confuse, allo stesso tempo. Infatti, gli 8 lanci su 10 che falliscono dipendono dai grandi malintesi sul loro time-to-market, e vengono, pertanto, uccisi prematuramente dai loro creatori.

Come, in che misura e a quale velocità sta cambiando il settore alimentare?

La velocità del processo evolutivo-innovativo, in questo campo, è influenzata dalla pressione di molteplici forze: a) la ricerca scientifica e tecnologica applicata all’agro-alimentare; b) la propulsione commerciale dei mercati globalizzati; c) la cultura popolare influenzata dal sistema mediatico. In breve, è più facile creare nuovi prodotti con i loro processi produttivi. Le diverse “civiltà alimentari” operano, sempre di più, scambi reciproci delle proprie risorse. Il tema dell’alimentazione è al centro dell’attenzione di miliardi di consumatori e assume, a volte, anche forme parossistiche grazie ai formati televisivi e alle altre forme di comunicazione.

Su scala mondiale, che sono sono i vessilliferi del cambiamento?

Certamente le grandi multinazionali del settore sono ancora gli artefici della Food Evolvation. Infatti, sono in grado di cogliere molti elementi destrutturati di novità e di inglobarli nel loro portafoglio-prodotti e, quindi, di commercializzarli su ampia scala secondo le tecniche del marketing internazionale. L’elenco sarebbe lungo, ma basterà citare ciò che accade nel campo delle bevande, sempre più orientate al funzionalismo. Per quanto riguarda lo scenario internazionale, è  certo che i flussi più importanti stanno scaturendo dalle nazioni del Far East e anche dal Sud America, almeno dal punto di vista dell’ingredientistica e delle ricettazioni. Penso  agli epicentri quali l’India, l’Indonesia o le Filippine.

Si punta sulla funzionalità

E chi i gregari?

Sono convinto che, pur nella reciprocità degli scambi consentiti dalla “globalizzazione”, il mondo Occidentale riceverà molti più contributi di quanti ne possa fornire alle gigantesche realtà demografiche dei paesi in pieno sviluppo. Al di là dei pregi delle tradizioni gastronomiche europee, le produzioni agricole asiatiche combinate alle soluzioni culinarie di quelle nazioni, incideranno sempre di più sulle diete del Vecchio Continente oltre che degli USA. A me piace dire che le tradizioni degli altri, agli occhi di chi le scopre e impara ad apprezzarle, diventano delle “innovazioni”, anche se tali non sono.

 

Acini oblungi e apireni, frutto di un’attenta selezione

Quanto le nuove abitudine al consumo sono condizionate dalla Evolvation e quanto, al contrario, la condizionano?

La spettacolarità dell’evolvation è la sua spontaneità. La cultura neo-positivista che prevale in Occidente tende a vedere le abitudini di consumo come frutto di una razionalità che deve essere controllata attraverso la precettistica calata dall’alto dai vari esperti. In realtà, la combinazione di varie soluzioni ristorative e di canali specializzati nell’alimentare nelle grandi città, fa sì che, impercettibilmente, ogni giorno, si creino delle occasioni esperienziali grandi e piccole verso cibi meticciati, diversi da quelli abitudinari. Un esempio è il successo tra i giovani del melange della Hawaiian Poke Bowl. Un altro aspetto è la frattalizzazione che avviene in tutte le classi di prodotto. Pensiamo al sale. La commodity per antonomasia, in poco tempo, si è frazionata in tante alternative legate all’origine: le Hawaii, l’Himalaya, la Persia, ecc. Pensiamo ai mieli monoflorali: di ciliegio, anice, mandarino, cotone, erica, ecc. Il numero delle alternative cresce in modo più che proporzionale in ogni comparto, mentre la distribuzione classica evidenzia grandi difficoltà nel fronteggiare questa esondazione di referenze.

Come cambieranno, da qui a qualche anno, gli schemi gastronomici mondiali?

Il fenomeno di maggior rilievo, nella storia dell’alimentazione moderna, è stato indubbiamente lo “scambio colombiano” conseguente alla scoperta di un altro continente. Per realizzarsi pienamente ha impiegato alcuni secoli. La caduta del comunismo, che ha aperto la via ai liberi commerci su scala planetaria, ha fatto sì che, in poco tempo, tutti i continenti abbiano cominciato ad interagire con tutti gli altri. Vi sono state condizioni per cui (si pensi ai decenni di prezzi del petrolio contenuti) sono cambiati i vettori  del commercio (si pensi alla crescita ininterrotta dell’ortofrutta in contro-stagione, consegnata per via aerea e raccolta al giusto punto di  maturazione). Insomma, assisteremo ad una grande fusione di stili e di basi gastronomiche. Se in Asia si comincia ad apprezzare l’olio d’oliva, in occidente si diffonderà la cucina a base di cocco. Egualmente le sofisticatissime ricette ayurvediche colonizzeranno l’arcipelago delle culture occidentali vegetariane e salutiste. Il fenomeno grandioso consiste nel fatto che i popoli si conosceranno sempre meglio, scambiandosi le ricette e le soluzioni ritenute migliori.

Recente incrocio di prugna e albicocca

Quali i principali asset di questa trasformazione?

Superfluo dire: una distribuzione adattata a queste enormi pressioni commerciali. Io prevedo un grande ruolo per aziende come Amazon.com e Ali Baba che oltre al network con i consumatori finali hanno un asset straordinario nella loro organizzazione logistica. La loro vera forza si esprimerà non tanto e non solo nel servizio “globalizzato” ai consumatori finali. Il grande impatto verrà dalla capacità di sostituirsi al “grossismo” tradizionale, per servire una fitta rete di piccoli punti di vendita specializzati, che opereranno nel tessuto sempre più intricato e inaccessibile dei centri metropolitani culturalmente e umanamente cosmopoliti. La loro strana inversione strategica, che è consistita nel cercare prima la clientela familiare che non il piccolo dettaglio, li ha messi in grado di risolvere, meglio di altri, il problema logistico che risulta molto più rilevante del CRM e delle problematiche del front-end. Spostare i prodotti alimentari da ogni parte del mondo, in quantità crescenti, mantenendoli integri e sani e a prezzi accessibili è una conquista spettacolare e stupefacente. Ed è questa il fondamento della Food Evolvation.

 

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