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Dazi sul food: chi rischia di più in una guerra commerciale con gli Usa

È allarme rosso per l’agroalimentare italiano. La guerra commerciale, che potrebbe aprirsi con l’entrata in vigore il 2 aprile dei dazi voluti dal Presidente degli Usa Donald Trump, mette in pericolo l’export di tanti prodotti tricolori. A fare l’elenco dei più esposti è un’analisi di Cia-Agricoltori Italiani, realizzata sulla base dei dati di Nomisma e dell’Ufficio studi confederale. Qualche nome? Chianti e Amarone, Barbera, Friulano e Ribolla, Pecorino Romano, Prosecco e persino sidro di mele, mentre Sardegna e Toscana sono le regioni che potenzialmente potrebbero patire i danni maggiori. “Serve un’azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora – dichiara Cristiano Fini, Presidente nazionale di Cia –. L’export agroalimentare negli Usa è cresciuto del 158% in dieci anni e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino Made in Italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024. L’Italia può e deve essere capofila in Europa nell’apertura di un negoziato con Trump, visto che abbiamo anche più da perdere. Gli Usa, infatti, valgono quasi il 12% di tutto il nostro export agroalimentare globale, mettendoci in testa alla classifica dei Paesi Ue, molto prima di Germania (2,5%), Spagna (4,7%) e Francia (6,7%)”.

I PRODOTTI AGROALIMENTARI PIÙ ESPOSTI SUL MERCATO AMERICANO
Guardando ai prodotti Made in Italy che trovano negli Stati Uniti il principale sbocco, in termini di incidenza percentuale sulle vendite oltrefrontiera, al primo posto si colloca il sidro, una nicchia di eccellenza che destina il 72% del suo export al mercato americano (per un valore di circa 109 milioni di euro nel 2024), seguito dal Pecorino Romano (prodotto al 90% in Sardegna), il cui export negli Usa vale il 57% di quello complessivo (quasi 151 milioni di euro). Due produzioni molto ricercate dall’industria a stelle e strisce, con “l’Apple Cider” tra le bevande più popolari tra i millenial e il nostro formaggio di pecora utilizzato soprattutto per insaporire le patatine in busta. Ma con i dazi al 25%, avverte Cia, il florido settore americano di chips e snack (2,5 miliardi) potrebbe sostituire il Pecorino nostrano con altri prodotti caseari più convenienti. L’arrivo di nuove tariffe rischia dunque di tagliare di netto il loro mercato, con quote difficilmente rimpiazzabili in altre aree geografiche.
Discorso a parte sul vino italiano, per il quale gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro fatturati nel 2024, ma con “esposizioni” più forti di altre a seconda delle bottiglie. Secondo l’analisi di Cia, a dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono infatti i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare, fa notare Cia, lasciando strada libera ai competitor di aggredire una fetta di mercato molto appetibile: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno. Anche per l’olio d’oliva italiano gli Stati Uniti hanno un peso significativo, pari al 32% del proprio export (937 milioni di euro nel 2024), ma meno sostituibile nella spesa degli americani, e così a scendere per i liquori (26%, 143 milioni). Meno esposti al mercato Usa risultano invece Parmigiano Reggiano e Grana Padano, per una quota che pesa per il 17% del valore dell’export congiunto di questi due formaggi (253 milioni), così come pasta e prodotti da forno (13%, 1,1 miliardi).

DANNI MAGGIORI PER LE REGIONI DEL CENTRO-SUD
Se dai singoli prodotti o categorie di prodotti si passa all’export agroalimentare delle regioni, si scopre dai dati Cia che quella più esposta ai nuovi dazi risulta essere la Sardegna (dove si produce oltre il 90% del Pecorino Romano Dop) il cui export agroalimentare finisce per il 49% negli Stati Uniti (e, giocoforza, ci finisce anche il 74% dell’export dei prodotti lattiero-caseari isolani). Al secondo posto per maggior “esposizione” negli Usa figura la Toscana (28% del proprio export agroalimentare, con l’olio in pole position con il 42% e i vini con il 33% delle relative esportazioni). Ma negli Stati Uniti finisce anche il 58% dell’export di olio del Lazio, così come il 28% delle esportazioni di pasta e prodotti da forno abruzzesi e il 26% di quelle di vini campani. Insomma, considerando le diverse aree del Belpaese, sono le esportazioni agroalimentari del Centro e Sud Italia a “rischiare” di più con l’applicazione dei dazi di Trump, anche alla luce di relazioni consolidatesi negli anni con questo importante mercato spesso grazie alla domanda generata dalle comunità di italiani residenti negli Stati Uniti.

Parmalat apre a Napoli un flagship store di Latte Berna

Latte Berna compie 75 anni e si fa un regalo speciale: un flagship store, Spazio Berna, pensato per rafforzare il legame con i consumatori e celebrare la sua identità. E trattandosi del marchio storico campano di Parmalat, a sua volta parte di Lactalis Italia, la scelta non poteva non cadere su Napoli, dove domenica 16 marzo – in Via Bernini 47, nel cuore del Vomero – si terrà l’inaugurazione che avrà come ospite d’onore Serena Rossi, attrice, cantante e conduttrice napoletana. Da segnalare anche il laboratorio di Latte Art con la barista Carmela Maresca, che mostrerà l’arte di decorare il caffè con il latte. L’obiettivo di Parmalat è far conoscere la storia di Berna, farne apprezzare il processo produttivo e soprattutto i prodotti, con degustazioni speciali. A seguire – per tutti i giovedì, venerdì, sabato e domenica fino al 15 giugno – Spazio Berna intende attirare l’attenzione dei consumatori locali con una serie di appuntamenti. Il primo, sabato 22 marzo, è dedicato alla visual art insieme a Zeus40, visual artist partenopeo che svelerà un’opera celebrativa dedicata al legame tra Latte Berna e la città di Napoli. Nelle settimane successive seguiranno incontri con talenti napoletani dello sport, dello spettacolo, dell’arte, della cucina e della pasticceria, workshop e altre iniziative. Gli eventi prevedono la prenotazione attraverso QR code e la sezione dedicata su latteberna.it.

Spazio Berna nasce con la volontà di creare un ponte autentico tra il brand e la comunità – dichiara Maurizio Bassani, Direttore Generale di Parmalat – rafforzando il senso di appartenenza e di identità che lega da sempre Latte Berna a Napoli. Vogliamo che questo luogo diventi un punto di riferimento per chi ama la tradizione, la qualità e il valore del nostro latte, un simbolo della quotidianità delle famiglie napoletane”.

Oleificio Zucchi diventa Società Benefit

Un nuovo importante traguardo, per un’azienda con 215 anni di tradizione: Oleificio Zucchi ha ottenuto il riconoscimento giuridico come Società Benefit. Uno status che conferma la volontà del gruppo cremonese di coniugare crescita economica e benessere sociale. Le Società Benefit rappresentano un modello di impresa che integra la finalità del profitto con l’impegno a generare un impatto positivo su persone, comunità e ambiente. Questo modello giuridico, regolato dalla legge, richiede che l’impresa operi in maniera responsabile, sostenibile e trasparente, perseguendo scopi di benessere collettivo e fornendo una rendicontazione annuale sui risultati ottenuti. Ad oggi più di 3.000 realtà italiane sono impegnate nel promuovere questo nuovo paradigma imprenditoriale basato sulla consapevolezza e sulla sostenibilità.

Oleificio Zucchi sottolinea come proprio la sostenibilità sia un valore fondante della sua attività, che ha portato a risultati significativi. Ad esempio, nel 2017 l’azienda ha introdotto la Certificazione di Sostenibilità per la filiera dell’Olio Extra Vergine di Oliva, primo disciplinare di settore che garantisce tracciabilità e responsabilità lungo tutta la filiera; nel 2024 ha conseguito il riconoscimento Made Green in Italy, attestazione ufficiale del Ministero dell’Ambiente per la misurazione e riduzione dell’impronta ambientale per l’Olio Extra Vergine d’Oliva 100% Italiano Sostenibile Zucchi. Tutte le azioni e gli investimenti di Oleificio Zucchi per la sostenibilità ambientale, l’innovazione e la responsabilità sociale sono documentati nel Bilancio di Sostenibilità, uno strumento che l’azienda redige dal 2005, quando fu tra i pionieri della rendicontazione nel settore. Attraverso questo documento, l’azienda monitora con trasparenza il proprio percorso di miglioramento, che comprende anche iniziative a supporto della comunità locale, rafforzando il legame con il tessuto sociale e promuovendo pratiche di crescita condivisa. “Diventare una Società Benefit è una naturale evoluzione del nostro impegno – afferma Alessia Zucchi, Amministratore Delegato di Oleificio Zucchi –. Per noi la sostenibilità non è un concetto astratto, ma un progetto concreto che guida ogni nostra scelta. Vogliamo continuare a generare valore non solo per il nostro business, ma anche per le persone che lavorano con noi, per le comunità in cui operiamo e per l’ambiente che ci circonda. Questo riconoscimento rafforza la nostra missione e ci sprona a fare sempre meglio”.

Conad celebra le eccellenze italiane

Prosegue il viaggio narrativo di Conad con il terzo capitolo della campagna di comunicazione 2025 “Ma vai da Conad!”. Dopo aver interpretato il tema della convenienza e l’ecosistema dei servizi digitali, l’insegna sposta il racconto su quello che viene definito come uno dei suoi pilastri distintivi: il gusto della tradizione e la qualità delle sue eccellenze gastronomiche. Il nuovo spot, on air sulle principali emittenti TV lineari, connesse e con pianificazione digital e social, dà voce ai buongustai, a coloro che non rinunciano alla qualità nemmeno nei momenti più semplici della quotidianità. Il protagonista è un lavoratore che, durante la pausa pranzo, sceglie di non accontentarsi: vuole sapori autentici, prodotti genuini e cerca il gusto della tradizione italiana. La risposta? Sempre la stessa: “Ma vai da Conad!”, dove – sottolinea una nota dell’insegna – ogni giorno è possibile trovare il più grande assortimento di eccellenze gastronomiche, selezionate per soddisfare anche i palati più esigenti.

“Questo terzo soggetto rappresenta un’evoluzione significativa nella narrazione del brand: Conad non è solo un punto vendita, ma un vero e proprio alleato nella vita di tutti i giorni, capace di semplificare le scelte dei consumatori e di garantire sempre il massimo valore – dichiara Giuseppe Zuliani, Direttore Customer Marketing e Comunicazione di Conad –. Con questa campagna vogliamo ribadire il nostro impegno nel valorizzare le eccellenze gastronomiche, rendendole accessibili a tutti. È una comunicazione che parla in modo empatico e diretto, e riflette il nostro desiderio di essere vicini ai consumatori, offrendo soluzioni concrete e immediate ai bisogni quotidiani, senza scendere a compromessi sulla qualità”.

Lo spot è il terzo soggetto della campagna istituzionale “Ma vai da Conad!”, che intende segnare una forte evoluzione nel racconto e nella valorizzazione dell’insegna, mostrando come la soluzione ad alcuni problemi quotidiani sia più semplice di quanto sembri: basta semplicemente recarsi in un negozio fisico o virtuale Conad. Con questa campagna, Conad afferma di voler consolidare il suo posizionamento in quattro aree strategiche: convenienza, benessere, gusto ed ecosistema di servizi digitali, per essere un punto di riferimento per chi cerca qualità, innovazione e un’esperienza d’acquisto sempre più personalizzata.

Export formaggi in Giappone: nel 2024 +14% a volume e +11% a valore

Cresce l’export dei formaggi italiani in Giappone: nel 2024 le nostre produzioni casearie mettono a segno un +14% a volume e un + 11% a valore, a fronte di 12.700 tonnellate esportate nel 2024 – di cui il 40% è Dop – per un valore di 106,9 milioni di euro. Complessivamente l’export dei formaggi Dop e Igp nel Paese del Sol Levante totalizza 53,4 milioni di euro. A fare da traino sono Grana Padano Dop e Parmigiano Reggiano Dop, che insieme registrano un +12% a volume (quasi 2.000 tonnellate esportate per oltre 22 milioni di euro), e i grattugiati con un +87% (1.400 tonnellate esportate). Ma anche Mozzarella di Bufala Campana Dop e Gorgonzola Dop, rispettivamente con 800 e 510 tonnellate.

Lo fa sapere Afidop, Associazione Formaggi Italiani Dop e Igp, in occasione della 50° edizione di Foodex Japan 2025, la più importante manifestazione fieristica agroalimentare in Giappone, in programma a Tokyo dall’11 al 14 marzo 2025. Per l’occasione l’associazione partecipa con i suoi formaggi Asiago Dop, Gorgonzola Dop, Grana Padano Dop, Pecorino Romano Dop e Piave Dop alla serata “The Italian aperitivo”, organizzata il 13 marzo presso l’ambasciata italiana da ICE e Fiere di Parma. All’evento parteciperanno, tra gli altri, il presidente Afidop, Antonio Auricchio, e l’ambasciatore italiano in Giappone, Gianluigi Benedetti.

Il 2024 è stato un anno più che positivo: gli aumenti innescati dal deprezzamento dello Yen nei confronti delle valute straniere nel 2023 non hanno intaccato l’affezione dei giapponesi nei confronti dei nostri formaggi Dop – dichiara Antonio Auricchio, Presidente di Afidop –. Merito della nostra varietà di stili, consistenze e gusto dei nostri prodotti, ma anche della loro versatilità in cucina e del fascino del Made in Italy, da sempre sinonimo di saperi antichi, e di una filiera che offre garanzie di qualità e autenticità. Benché il formaggio non sia parte integrante della cultura giapponese, grazie ai 5.000 ristoranti italiani a Tokyo e a piatti occidentali che spopolano nel Paese come la cacio e pepe, le nostre produzioni casearie stanno vivendo una crescita significativa in Giappone. Il consumo di formaggio è più che raddoppiato dal 1990 ad oggi superando le 300.000 tonnellate, con un trend crescente sui formaggi freschi. Per il futuro vediamo ampi margini di crescita”.

Crai stipula con il Ministero dell’Interno un patto contro le infiltrazioni criminali

Prevenire i rischi di infiltrazioni criminali nel settore della grande distribuzione e garantire un contesto di legalità e sicurezza per favorire la libertà d’impresa e un sano sviluppo del mercato. È questo l’obiettivo del Protocollo Quadro di Legalità siglato oggi tra il Ministero dell’Interno e Crai Secom Società Benefit. Sulla base dell’intesa Crai, che è presente in oltre 800 Comuni in tutta Italia con una rete di circa 1.500 punti vendita, e i suoi centri di distribuzione si impegnano ad adottare regole per la scelta responsabile dei fornitori, inserire specifiche clausole nei contratti di convenzionamento e prevedere la risoluzione dei vincoli contrattuali in caso di violazioni. Gli stessi centri vigileranno sul rispetto di tali clausole e adotteranno misure per garantire la trasparenza nei rapporti contrattuali, la regolarità contributiva e la tracciabilità dei flussi finanziari. Sono previste inoltre attività divulgative e formative per diffondere la cultura della legalità tra i dipendenti. Il Viminale promuoverà, attraverso la rete delle prefetture, l’adesione al protocollo da parte dei centri per garantire il rispetto dei principi di legalità e di libertà d’impresa. A tal fine l’accordo rappresenta un modello base per la stipula di intese operative a livello locale, adattate alle specificità di ciascun territorio. Saranno inoltre promosse, in collaborazione con le Forze dell’ordine, iniziative per analizzare i fenomeni criminali che interessano la grande distribuzione. L’accordo è stato sottoscritto dal prefetto Carmen Perrotta, Capo Dipartimento per l’Amministrazione Generale, per le Politiche del Personale dell’Amministrazione civile e per le Risorse Strumentali e Finanziarie, e da Giangiacomo Ibba, Amministratore Delegato di Crai. Verrà realizzato, infine, un monitoraggio costante per verificare l’attuazione del protocollo – la cui durata è di tre anni – e valutare eventuali aggiornamenti per rafforzarne l’efficacia.

Per noi di Crai la firma di questo Patto di Legalità è molto più di un semplice atto formale – dichiara Giangiacomo Ibba, Amministratore Delegato di Crai –. È un impegno concreto che abbiamo voluto fortemente per creare una tutela per tutto il nostro mondo, a partire dai clienti e le oltre 20.000 persone che ogni giorno, con passione e dedizione, animano la nostra grande famiglia. Un passo importante, che ci rende orgogliosi di essere il primo gruppo della grande distribuzione organizzata a compierlo, perché la trasparenza e la correttezza sono valori che ci guidano da sempre”.

Consorzio Coralis, nuovo Cda: Graffione confermata Presidente, entra Roberta Gigante

Molte conferme e una novità nel Cda di Coralis. Il Consorzio, che in base a quanto emerso dall’assemblea annuale di bilancio ha una quota dello 0,2% sul totale retail e del 2,33% nel canale cash & carry, ha visto Roberta Gigante prendere il posto di Giuseppe Passarelli del Gruppo Pascar. Il resto del consiglio d’amministrazione è stato rieletto, a partire dalla Presidente Eleonora Graffione, affiancata dal Vice-Presidente Luigi Gianatempo e dai Consiglieri Francesco Curcio e Pierpaolo Schierano.

Laureata in economia e specializzata in International Marketing all’Università Bocconi, Roberta Gigante (nella foto a sinistra) ha lavorato per 9 anni in Esselunga, prima come junior buyer e poi come buyer di diverse categorie merceologiche. In questo periodo, ha avuto l’opportunità di occuparsi di vari progetti, come il lancio della marca privata Esselunga CheJoy e di Starbucks in esclusiva retail. La sua formazione è continuata nell’e-commerce, lanciando in Italia il servizio di q-commerce di Gorillas e costruendo da zero team, assortimenti e relazioni commerciali, in qualità di Head of buying. Oggi, con il fratello Pietro, ricopre un ruolo apicale nell’azienda di famiglia Gigante, realtà pugliese con sede a Noci (BA) attiva da tre generazioni e operante sia nel canale cash & carry sia nel retail. “Sono immensamente grata di questa nomina che mi dà la possibilità di osservare e di ascoltare chi fa ‘la piccola distribuzione organizzata’ da tantissimi anni – dichiara Roberta Gigante –. Spero di poter portare le mie esperienze all’interno del Consorzio per dare il mio contributo fattivo”.

Sono felice dell’entrata di Roberta Gigante nel nostro Cda – afferma Eleonora Graffione (nella foto a destra) – perché un’altra voce femminile può contribuire a portare un punto di vista differente e anche perché, se pur giovane, porterà all’interno del consorzio la sua variegata esperienza che sono certa si rivelerà un valore aggiunto. Inoltre, è bello vedere questo susseguirsi generazionale all’interno delle nostre imprese. Ringrazio Giuseppe Passarelli per il suo impegno nel Cda e auguro a Roberta buon lavoro. Mentirei se dicessi che non sono contenta della mia rielezione – aggiunge poi Graffione in merito al nuovo mandato ricevuto dai soci –. Spero di avere tutta l’energia necessaria per portare avanti Coralis. Certo è che non mi mancherà l’entusiasmo e la speranza di vederla crescere ancora”.

Nell’assemblea annuale di bilancio sono state condivise le strategie commerciali per il 2025 e le iniziative previste. Le prime pianificate sono l’annuale convention che si terrà ad Atene dal 24 al 27 aprile e un retail tour nel mese di settembre. Inoltre, a disposizione dei soci sono stati messi un nuovo progetto di formazione e un avanzamento dei lavori per quanto riguarda le 4 collezioni a marchio privato.

Caffè Borbone, i ricavi crescono dell’11,4% e arrivano a 334,5 milioni di euro

La Gdo mette il tubo al fatturato di Caffè Borbone. L’azienda di torrefazione campana archivia il 2024 con ricavi a 334,5 milioni di euro, in crescita dell’11,4% rispetto all’esercizio precedente. Le vendite in grande distribuzione organizzata hanno registrato un incremento del 32% e continuano a guidare lo sviluppo. Buone sono definite anche le performance sul canale digitale – che comprende e-commerce diretto, Amazon e portali specializzati – e sui mercati esteri. Il monoporzionato (cialde e capsule) fa segnare un progresso del 6% a volume.

Caffè Borbone ha dimostrato una grande capacità di far fronte alle sfide, ottenendo buoni risultati anche in un contesto di mercato estremamente complesso – dichiara Marco Schiavon, Amministratore Delegato di Caffè Borbone –. L’elevato costo del caffè all’origine, ed in particolare l’incremento di prezzo della qualità Robusta ai massimi storici, non ha penalizzato gli standard di qualità del nostro caffè in cui i consumatori continuano a riconoscere il gusto dell’espresso italiano associato al valore della sostenibilità. Uno dei nostri obiettivi è continuare la crescita sia in Italia sia all’estero, dove siamo quasi raddoppiati nell’ultimo triennio, puntando sul monoporzionato”.

Nata a Napoli nel 1999, Caffè Borbone è controllata dal 2018 da Italmobiliare Investment Holding, che ne ha acquisito il 60%, mentre il restante 40% rimane al fondatore Massimo Renda. Negli anni è diventata uno dei principali produttori specializzati di caffè in cialde compostabili e capsule compatibili: è stata la prima in Italia a proporre la cialda compostabile che, smaltita nell’umido, può essere utilizzata per la produzione di compost, con involucro riciclabile nella raccolta della carta; successivamente, ha lanciato la capsula compostabile in biopolimero con il top in carta filtro. Oggi conta oltre 330 dipendenti e produce 2,6 miliardi di unità di caffè porzionato all’anno. Lo stabilimento di Caivano (Napoli) si estende su una superficie di oltre 50.000 mq ed è alimentato da energia 100% rinnovabile. Caffè Borbone sottolinea infatti di dedicare particolare attenzione al contenimento delle emissioni climalteranti lungo tutta la catena del valore, un percorso che comporta la selezione e l’ingaggio dei fornitori, l’efficientamento dei processi produttivi, l’eco-design di prodotti e imballaggi e l’ottimizzazione della logistica.

Valsoia punta sui semi con Santa Rosa Fibra & Frutta

Un mix di frutta, ricco in fibre, con un’aggiunta di semi, per offrire una consistenza croccante. È questa la particolarità di Santa Rosa Fibra & Frutta, la nuova linea lanciata da Valsoia. Tre le referenze disponibili: Agrumi e semi di girasole; Fico, zenzero e semi di girasole; Albicocca, mandarino e semi di girasole. Santa Rosa Fibra & Frutta è stata introdotta in una selezione di punti vendita e, secondo quanto comunicato dall’azienda, ha ricevuto ottimi riscontri da parte dei consumatori. Feedback definiti da Valsoia estremamente positivi, a conferma dell’interesse per prodotti che uniscono innovazione, benessere e gusto.

Il lancio di questa nuova gamma è un ulteriore upgrade nella strategia di sviluppo di Santa Rosa – commenta Andrea Panzani, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Valsoia –. Ci consente di rafforzare la presenza della nostra marca nel segmento del benessere, che continua a registrare una crescita significativa. Il successo della nostra linea Santa Rosa Zero Zuccheri Aggiunti, che nel secondo semestre del 2024 ha registrato un incremento del 33% delle vendite a volume – fonte: NIQ – ne è una prova tangibile”.

In linea con la strategia del gruppo, l’innovazione di prodotto è accompagnata da un supporto pubblicitario per rafforzare la visibilità e l’immagine della marca: lo spot Santa Rosa, dedicato alle confetture Santa Rosa Le Classiche, è in onda da questa settimana fino al 22 marzo.

Penny: 300.000 pasti salvati con Too Good To Go

Penny rilancia sulla lotta agli sprechi alimentari ed estende a tutta la sua rete la collaborazione con Too Good To Go. La partnership ha preso il via nel 2021 e ha raggiunto il traguardo di 300.000 pasti salvati, il che ha consentito di evitare l’emissione di oltre 810 tonnellate di CO2 e l’uso non necessario di 240.000.000 di litri di acqua e di 840.000 metri quadri di suolo per anno. Di qui la decisione di coinvolgere l’intera rete italiana di Penny, composta da oltre 460 punti vendita, per salvare dallo spreco i prodotti alimentari, tramite l’app di Too Good To Go. “A tre anni dall’inizio di questa collaborazione – dichiara Monica Dimaggio, Sustainability Manager di Penny Italia – siamo orgogliosi di aver coinvolto quasi l’intera rete vendita, generando un impatto concreto in termini di pasti salvati e riduzione delle emissioni di CO₂. Oggi celebriamo questi risultati insieme alla nostra community, consapevoli che il nostro impegno non si ferma qui. Le numerose iniziative di comunicazione che hanno supportato la partnership fino ad oggi continueranno a evolversi, con l’obiettivo di sensibilizzare sempre più persone su un tema fondamentale, in cui noi retailer possiamo fare davvero la differenza”.

Siamo entusiasti di questa collaborazione con uno dei protagonisti della Gdo italiana come Penny – afferma Mirco Cerisola, Country Director di Too Good To Go Italia –. I risultati ottenuti finora e la fiducia riposta in noi dimostrano che è possibile combattere lo spreco in modo concreto ed efficace. Too Good To Go rappresenta una soluzione ideale per le aziende della grande distribuzione organizzata che vogliono ridurre gli sprechi. Ringraziamo Penny e le migliaia di utenti che, insieme a noi, si sono già impegnati e continueranno a farlo in futuro, salvando cibo prezioso dallo spreco e adottando comportamenti sempre più consapevoli e responsabili per fare la differenza per il nostro Pianeta”.

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