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Gettito complessivo sugli immobili a quota 49,1 miliardi

“Dopo il livello record raggiunto nel 2015 (52,3 miliardi di euro), il gettito complessivo sugli immobili in Italia dovrebbe ridursi per quest’anno a 49,1 miliardi con una flessione quantificabile nel 6,1 per cento. La pressione fiscale risulterà a fine anno comunque ancora ben lontana dai livelli del 2011, rispetto ai quali l’incremento risulta di 11,4 miliardi su base annua, segnando in termini relativi un corposo più 30,2 per cento. Lo rileva una ricerca del Centro Studi ImpresaLavoro.

Ciò che ha subito il maggiore incremento nel periodo considerato è la quota patrimoniale del prelievo, più che raddoppiata (più 173 per cento) secondo quanto riporta la stessa Corte dei Conti, a differenza delle entrate attribuibili agli atti di trasferimento (meno 29 per cento) e a quelle sul reddito immobiliare, sostanzialmente inalterate secondo quanto risulta a ImpresaLavoro, nonostante la crescita del gettito da locazioni favorita dall’introduzione della cedolare secca sugli affitti.

I tre miliardi e mezzo di calo rispetto all’anno precedente sono integralmente attribuibili al taglio della TASI per le abitazioni principali licenziato dal governo nell’ultima legge di stabilità e che fa passare il gettito della misura da 4,7 a 1,1 miliardi di euro.  Stabili a 20,4 miliardi su base annua sono invece le entrate derivanti dall’IMU: la componente esplicitamente patrimoniale dell’imposizione sugli immobili è comunque più che raddoppiata rispetto al 2011 quando valeva “solo” 9,2 miliardi di euro. In crescita rispetto a cinque anni fa anche il gettito derivante dalle tasse sui rifiuti che passano da 5,6 a 8,4 miliardi di euro.

‘Nonostante l’abolizione della Tasi sulla prima casa – ha spiegato Massimo Blasoni, presidente del Centro Studi ImpresaLavoro – la tassazione sugli immobili nel nostro paese continua ad essere del 30% più elevata rispetto al 2011. Si tratta di una vera e propria patrimoniale operata a danno di quello che molte famiglie consideravano un vero e proprio bene rifugio. Una manovra che ci venne richiesta a gran voce dall’Europa e che ha prodotto effetti negativi su molti versanti: ha impoverito il patrimonio delle famiglie, messo in ginocchio il settore dell’edilizia e generato grande incertezza, deprimendo consumi e domanda interna’.

Oltretutto sul settore incombe la grande incognita della riforma del catasto: il rischio è quello di una revisione al rialzo delle rendite, ossia della base imponibile su cui poggiano più di 40 dei 49,1 miliardi che paghiamo ogni anno sui nostri immobili. Con, conseguente, aumento della pressione fiscale sull’intero comparto”.

(Fonte: http://impresalavoro.org/, “Immobili: quest’anno pagheremo 49,1 miliardi di tasse. 11,4 miliardi in più rispetto al 2011”, 22 agosto 2016).

Adempimenti fiscali come se piovesse

“Modello Unico 2016, l’Iva, le ritenute, i tributi omessi, i contributi Inps, i premi Inail, le accise. L’elenco degli adempimenti fiscali che scadono oggi è lunghissimo: più di cento voci (106 per la precisione) che fanno del 22 agosto il ‘Tax day’, il giorno delle tasse. C’è chi dovrà versare l’Iva mensile o quella relativa al secondo semestre, chi avrà a che fare l’accisa sui prodotti immessi in consumo a luglio. Scadenze a cui corrispondono importi che finiranno nelle casse dello Stato: l’Erario stima un incasso di 23 miliardi di euro in totale. Una previsione che è frutto dell’incrocio tra gli incassi registrati l’anno scorso e l’andamento tendenziale dei primi sei mesi del 2016.

La parte da leone la fanno i pagamenti dovuti dai contribuenti interessati dagli studi di settore, superminimi e forfetari, società di persone, studi associati e società di capitale che presentano o inviano telematicamente il modello Unico 2016. La categoria ‘Unico’, infatti, prevede il versamento del saldo 2015 e della prima rata di acconto per il 2016 dei contribuenti soggetti agli studi settore, superminimi e forfetari, con lo 0,40% in più. Previsto anche il versamento della seconda rata dei contribuenti estranei agli studi di settore che hanno pagato la prima rata entro il 16 luglio. Terza rata per i titolari e i non titolari di partita Iva interessati dagli studi di settore che hanno pagato la prima rata entro il 6 luglio.

Al ‘tax day’ si arriva per effetto di una ‘pausa fiscale’ che ha differito al 20 agosto gli adempimenti fiscali e i versamenti in scadenza tra il primo e il 20 agosto. La ‘pausa’ si è spostata a lunedì 22 agosto dato che il 20 e il 21 cadevano nel week end. Riprende oggi anche l’invio delle cartelle esattoriali da parte di Equitalia: la notifica, infatti, è stata sospesa dall’8 al 22 agosto. Sul fronte di Equitalia scatta una novità: chi aveva deciso di pagare a rate il proprio debito con il fisco ma non è riuscito a rispettare gli impegni potrà avere una seconda possibilità, in base a quanto previsto nel decreto Enti locali. La misura potrebbe coinvolgere 88mila contribuenti”.

(Fonte: www.huffingtonpost.it , “È il ‘tasse-day’: dall’Iva all’Unico più di 100 scadenze il 22 agosto. Lo Stato stima un incasso di 23 miliardi”, 22 agosto 2016).

Investimenti in Italia in forte contrazione

“Al netto dell’inflazione, tra il 2007 e il 2015 gli investimenti in Italia sono scesi di ben 109,7 miliardi di euro, pari, in termini percentuali, a una diminuzione di 29,8 punti. Nessun altro indicatore economico ha registrato una contrazione percentuale così importante. In termini reali, fa sapere l’Ufficio studi della CGIA, l’anno scorso lo stock investito è stato pari a 258,8 miliardi di euro.

I settori che hanno subito la riduzione più pesante sono stati i mezzi di trasporto (autoveicoli, automezzi aziendali, bus, treni, aerei, etc.), in flessione del 49,3 per cento (-12,4 miliardi di euro), i fabbricati non residenziali (capannoni, edifici commerciali, opere pubbliche, etc.), con un calo del 43,5 per cento (-44 miliardi). I comparti dei computer/hardware e dell’abitazione hanno invece fatto segnare una variazione negativa del 28,6 per cento (i primi -1,8 miliardi, il secondo -28,7 ). Pesanti anche le cadute subite dal settore degli impianti e dei macchinari (che non include i mezzi di trasporto, i computer/hardware e le telecomunicazioni), che ha registrato una variazione negativa del 27,5 per cento (-23,9 miliardi). Solo le telecomunicazioni (+ 10,2 per cento) e le attività riconducibili alla ricerca e sviluppo (+11,7 per cento) non hanno risentito della crisi. Nell’ultimo anno, comunque, abbiamo invertito la tendenza. Se nel 2014 l’ammontare complessivo degli investimenti era stato di 256,7 miliardi, nel 2015 è salito a 258,8 (+ 0,8 per cento).

Le imprese sono il settore istituzionale che in misura superiore agli altri ha ‘tagliato’ di più. Sempre nel periodo tra il 2007 e il 2015, la contrazione in termini reali degli investimenti è stata del 31,5 per cento. Seguono le amministrazioni pubbliche (-28,2 per cento), le famiglie consumatrici (-27,5 per cento) e le società finanziarie (-3,5 per cento). L’Ufficio studi della CGIA ricorda che, posto pari a 100 il totale degli investimenti nominali presenti in Italia nel 2015, il 60 per cento circa era riconducibile alle imprese e un altro 25 per cento circa alle famiglie consumatrici” .

(Fonte: www.cgiamestre.com, “Investimenti crollati di 110 miliardi”, 20 agosto 2016).

 

Caccia ai Pokémon presso I GIGLI

“Tanti giovani, circa un migliaio, si sono ritrovati” nel pomeriggio di ieri “alle 17 al Centro Commerciale I GIGLI per dare la caccia ai Pokémon. Muniti di smartphone, i ‘cacciatori’ virtuali si sono concentrati nei Pokéstop dove sono stati attivati dei ‘moduli esca’ per trovare i Pokémon più rari all’interno delle Corti e della Galleria. Già nel primo pomeriggio, in attesa della partenza del PokéGigli, c’erano molte persone in attesa”. 

(Fonte: I GIGLI).

Fiducia dei consumatori e delle imprese in aumento

“A luglio 2016 sono in aumento sia l’indice del clima di fiducia dei consumatori, che passa a 111,3 da 110,2 di giugno sia l’indice composito del clima di fiducia delle imprese, che cresce a 103,3 da 101,2.

Le stime riferite alle componenti personale, corrente e futura del clima di fiducia dei consumatori aumentano (rispettivamente, a 105,0 da 103,0, a 109,1 da 108,2 e a 114,9 da 112,9), mentre la componente economica registra una flessione (a 130,1 da 131,7).

Le opinioni dei consumatori riguardo la situazione economica del Paese sono in peggioramento per il terzo mese consecutivo (il saldo dei giudizi passa a -54 da -49 e quello delle aspettative a -9 da -5). I giudizi sull’andamento dei prezzi nei passati 12 mesi e le attese per i prossimi 12 mesi registrano un peggioramento (a -31 da -26 e a -30 da -20). Le aspettative sulla disoccupazione migliorano lievemente (a 30 da 32, il saldo).

Riguardo le imprese, il clima di fiducia sale in tutti i settori: in modo più marcato nelle costruzioni (a 126,2 da 121,6) e nei servizi di mercato (a 108,6 da 105,1), più lieve nella manifattura (a 103,1 da 102,9), e nel commercio al dettaglio (a 101,3 da 99,3).

Nelle imprese manifatturiere migliorano marginalmente le attese sulla produzione (a 10 da 9). Nelle costruzioni migliorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (a -24 da -30) mentre le attese sull’occupazione rimangono stabili (a -9).

Nei servizi migliorano tutte le componenti del clima: crescono i saldi dei giudizi e delle attese sul livello degli ordini (a 7 da 4 e a 9 da 7, rispettivamente). Le attese sull’andamento dell’economia migliorano (il saldo passa a 8 da 3). Nel commercio al dettaglio migliorano i giudizi sulle vendite correnti (a 6 da 0) ma peggiorano le attese sulle vendite future (a 21 da 22); il saldo sulle scorte di magazzino passa a 16 da 17”.

(Fonte: www.istat.it, “Fiducia dei consumatori e delle imprese”, 27 luglio 2016).

Maxi perdite per Deutsche Bank e Commerzbank

“Anche i giganti tremano. E’ il caso, ad esempio, delle prime due banche tedesche, Deutsche Bank e Commerzbank, che devono fare i conti con i risultati del secondo trimestre tutti in negativo, cartina di tornasole dei problemi che le attanagliano. Problemi che corrispondono ai maxi buchi esplosi negli anni nei bilanci a causa degli oneri legati a truffe, manipolazioni e illeciti. Basta pensare che solo negli ultimi quattro anni, come spiega il Sole 24ore, Deutsche ha cumulato accantonamenti per oltre 12 miliardi di euro per le cause legali che l’hanno coinvolta.

Le maxi perdite per le cause legali e il bubbone dei crediti deteriorati stanno mettendo in ginocchio la prima banca continentale: Deutsche Bank ha registrato nel secondo trimestre un utile netto in caduta a 20 milioni di euro, in calo del 98% rispetto all’anno precedente. Un risultato ben al di sotto dei 188 milioni previsti dagli analisti e attribuito a un contesto di business “debole” e alla complessa opera di ristrutturazione avviata dall’amministratore delegato John Cryan. Lo stesso Cryan ha annunciato che l’istituto di credito potrebbe intensificare il programma di riduzione dei costi: “Se l’attuale contesto economico debole continua, dobbiamo essere più ambiziosi in termini di velocità e l’intensità della nostra ristrutturazione”.

Risultati, quelli di Deutsche Bank, che si inseriscono in un contesto già preoccupante a causa dei titoli tossici che ha in pancia: secondo la valutazione della stessa banca sono pari a 31 miliardi di euro, una cifra pari alla metà dell’intero patrimonio netto. Tra l’altro questo valore potrebbe anche essere superiore dato che la stima è fatta da Deutsche in base a proprie valutazioni, non avendo prezzi di mercato. In Borsa la banca tedesca vale meno del 30% del suo patrimonio. Deutsche Bank non è un problema solo tedesco. E’ un’osservata speciale anche dall’Italia dato che quest’ultima costituisce il primo mercato in Europa per il gruppo bancario tedesco, con 650 punti vendita, di cui 330 filiali tradizionali. La banca ha in bilancio oltre 40 miliardi di impieghi in Italia e 2,26 milioni di clienti, di cui 2,2 milioni clienti privati e 65mila clienti corporate.

L’altro malato del sistema bancario tedesco è Commerzbank, la seconda banca in Germania. Anche per Commerzbank il secondo trimestre è stato molto negativo, a iniziare dalla contrazione del Cet1, il parametro che misura l’adeguatezza del capitale: è sceso di 50 punti base in un solo trimestre e per gli analisti si tratta di una contrazione eccessiva e soprattutto inattesa. Gli utili netti sono calati del 32% rispetto all’anno precedente e come Deutsche, anche Commerzbank deve fare i conti con gli esborsi legati alle cause legali”.

(Fonte: www.huffingtonpost.it, “Le banche tedesche Deutsche e Commerz sempre più in crisi. I bilanci messi in tilt dalle maxi perdite per le cause legali”, 27 luglio 2016).

A proposito di derivati (repetita iuvant): “E’ bensì vero che, secondo un’analisi di Unimpresa stessa basata su dati della Banca d’Italia, le perdite potenziali nel Belpaese ammontavano a giugno 2015 a oltre 160 miliardi di euro (quasi il 10% del Pil): e 114 riguardavano proprio il mondo bancario. Ma se Deutsche Bank è arrivata a sedere su “$75 Trillion” di prodotti speculativi, pari a 20 volte il Pil tedesco (Fonte: www.zerohedge.com), sono pampuglie…”. (I Am the Secret Player, “E trovare davvero il modo di fare ripartire il credito?”, RE-Retail 119, Novembre 2015, pag. 97). Senza nulla togliere alle note problematiche riguardanti i nostri istituti, a partire da Mps…

Trasferimenti immobiliari e mutui di fonte notarile

“Nel primo trimestre 2016 le convenzioni notarili per trasferimenti immobiliari a titolo oneroso sono state 159.932, il 17,9% in più di quelle registrate nello stesso trimestre del 2015; prosegue dunque per il quarto trimestre consecutivo un aumento delle compravendite.

La ripresa del mercato immobiliare nel primo trimestre dell’anno in corso riguarda sia il comparto dell’abitativo ed accessori (150.015 i trasferimenti di proprietà, +18,6% sul corrispondente trimestre del 2015), sia i trasferimenti di unità immobiliari ad uso economico (9.041, +8,0%).

A livello territoriale l’aumento delle compravendite coinvolge tutte le aree del Paese, è più accentuato nel Nord-ovest (+20,7%) e sotto la media nazionale nelle Isole (+16,5%), al Sud (+16,3% e al Centro (+15,8%), senza differenze tra compravendite di abitazioni ed accessori e unità immobiliari ad uso economico.

L’aumento delle convenzioni notarili di compravendita per unità immobiliari è maggiore nelle città metropolitane (+19,1%) e più contenuto nei piccoli centri (+16,9%).

Nel primo trimestre 2016 prosegue l’andamento positivo di mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare stipulati con banche o soggetti diversi dalle banche. Le convenzioni rogate sono state 88.036, il 29,2% in più rispetto allo stesso trimestre del 2015.

La ripresa di mutui, finanziamenti ed altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare stipulati con banche o soggetti diversi dalle banche è più accentuata nelle Isole (+41,7%) che al Nord-ovest (+31,9%), al Sud (+30,7%) e al Centro (+28,3%).

Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare stipulati con banche o soggetti diversi dalle banche registrano un aumento maggiore nelle città metropolitane (+33,5%) rispetto ai piccoli centri (+26,0% contro +29,2% della media complessiva)”.

(Fonte: www.istat.it, “Mercato immobiliare: compravendite e mutui di fonte notarile”, 25 luglio 2016).

E il nostro Paese è in deflazione…

“Il nostro Paese è in deflazione e i dati relativi ai prezzi al consumo indicano un calo dello 0,2 per cento nel I semestre del 2016. Continuando di questo passo l’Italia farà registrare, per la prima volta dal lontano 1959, una variazione dei prezzi negativa. Solo che mentre nel 1959 il PIL italiano correva (+7 per cento), adesso, dopo una lunga fase di crisi, la crescita economica è ancora a rischio tant’è che i centri studi e gli organismi internazionali stanno rivedendo al ribasso le prospettive per il 2016 (tassi inferiori all’1 per cento).

 La deflazione prodotto per prodotto

 Secondo l’ultima analisi dell’Ufficio Studi della CGIA, su 200 voci di prodotto analizzate la deflazione si è verificata in ben 68 casi. E, al di là di settori particolari come l’hi-tech dove il progresso tecnologico consente, generalmente, la contrazione dei prezzi (computer fisso -12,7 per cento) e dei prodotti energetici (gasolio auto -12,5 per cento e benzina -7,6 per cento) che hanno beneficiato di un prezzo del petrolio basso e al di sotto dei 50 dollari al barile per tutto il primo semestre del 2016, la deflazione ha colpito anche altri comparti di spesa, in particolare molti prodotti alimentari.

Pomodori (-7,2 per cento), insalata (-2,4 per cento), zucchero (-2,4 per cento) e gelati (-2,0 per cento) sono i prodotti che hanno visto la riduzione dei prezzi maggiore ma la lista degli alimentari con il segno meno è lunga: pesche/nettarine (-1,8 per cento), cereali per colazione (-1,6 per cento), arance (-1,4 per cento), farina/altri cereali (-1,2 per cento), banane (-1,2 per cento), yogurt (-1,2 per cento); scorrendo la classifica dei prodotti alimentari con il segno meno se ne contano quasi trenta.

‘Il fatto che tanti prodotti alimentari abbiano subito un forte deprezzamento – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – è indice delle difficoltà in cui versano le famiglie italiane. Nonostante i consumi abbiano registrato una leggera ripresa, rimangono molto lontani dai livelli raggiunti prima della crisi. Dal 2007 ad oggi, infatti, sono diminuiti di circa 6 punti percentuali. Nonostante il rafforzamento del Quantitative Easing da parte della Banca Centrale Europea, la domanda è ancora fiacca e questo influisce sul livello dei prezzi che continuano a scendere, riducendo in misura preoccupante i margini di guadagno delle imprese’.

 E i maggiori rincari?

Tra i prodotti che hanno subito i maggiori rincari la lista si apre con i servizi postali (+9,8 per cento), i palmari/tablet (8,2 per cento) che godono di una domanda in continua crescita, ma include anche alcuni alimentari come patate +8,2 per cento, olio d’oliva +5,3 per cento, mele +3,2 per cento e pere +3,1 per cento (vedi Tab. 2).

Scorrendo la classifica dei primi 50 aumenti vi sono altri aspetti negativi per le famiglie alle prese con il pagamento delle bollette: fornitura d’acqua (+4,5 per cento) e fognatura (+4,2 per cento) rappresentano rincari che azzerano o quasi i vantaggi derivanti dalla riduzione dei prezzi del gas (-7,6 per cento) e, in parte, dell’energia elettrica (-0,2 per cento) avvenuti nel primo semestre del 2016. Tra l’altro, nel terzo trimestre del 2016 le tariffe di luce e gas potrebbero tornare ad aumentare (per il momento il TAR della Lombardia ha “congelato” gli aumenti ma per la decisione finale bisognerà aspettare il mese di settembre).

‘Inoltre – sottolinea il segretario della CGIA Renato Mason – non è da escludere che quest’estate, nonostante la domanda stagnante, si registrino alcuni aumenti dei prodotti ortofrutticoli che risentono anche della frammentazione del sistema distributivo e, spesso, della speculazione praticata dagli intermediari commerciali. Una cattiva abitudine che colpisce con elevata frequenza soprattutto i consumatori italiani’.

Mappatura territoriale della deflazione

La CGIA ha anche mappato l’andamento dei pezzi per comune capoluogo di provincia. È stato possibile verificare come su 70 casi per cui erano disponibili i dati, in 45 comuni gli indici dei prezzi sono stati in flessione”.

(Fonte: www.cgiamestre.com, “L’Italia in deflazione come il 1959”, 23 luglio 2016)

In margine: “E i taumaturgici tentativi della Bce di scaldare i prezzi, facendo risalire l’inflazione verso il 2%, come previsto dallo statuto, si sono sin qui rivelati infruttuosi. Mission impossible?” (Enrico Biasi, RE-Retail 119, Novembre 2015, pag. 96).

 

Job Digital Kiosk presso La Corte Lombarda

“ManpowerGroup riconferma il suo costante impegno nell’innovazione digitale con un nuovo progetto: saranno, infatti, attivi dal prossimo 23 luglio – con la prima installazione presso il Centro Commerciale La Corte Lombarda di Bellinzago Lombardo (MI), gestito da Larry Smith Italia – i Job Digital Kiosk, inedito concept di servizio digitale per la ricerca ed offerta di lavoro.

Ultimi, in ordine di tempo, nella schiera dei servizi digitali che ManpowerGroup ha già all’attivo per la gestione di tutto il ciclo di vita delle risorse, dal recruiting, alla selezione, formazione e gestione contrattuale e amministrativa (quali ad esempio ManpowerOnLine Portal (MOL), Direct Portal, la app Peole@Time, le piattaforme di e-learning e le piattaforme ATS per la gestione del processo di recruiting e selezione) i totem Job Digital Kiosk o Jobbi si contraddistinguono per il loro innovativo sistema Multi-Touch che consente agli utenti di consultare in maniera diretta ed efficace le offerte di lavoro disponibili e di gestire le pratiche amministrative legate al contratto. La particolarità del kiosk sta nella possibilità di accedere ai servizi sia in modalità self-service, sia contattando in tempo reale un operatore di filiale per ogni approfondimento e supporto nella ricerca, nel processo di candidatura o gestione di pratiche amministrative.

Un’esperienza digitale altamente innovativa, quella promossa dai Job Digital Kiosk, che rappresenta la prima vera espressione di digital&human touch point unendo – alle potenzialità della tecnologia più avanzata – la possibilità di interazione e relazione umana real-time.

‘In una società che sta diventando sempre più iper-connessa – e dove le leve digitali sono una risorsa imprescindibile – anche le modalità per cercare ed offrire lavoro devono, necessariamente, evolversi velocemente in questo senso, per mettere costantemente a disposizione una panoramica delle opportunità occupazionali puntualmente aggiornata e consultabile’, ha sottolineato Stefano Scabbio, Presidente per l’Europa Orientale e l’Area Mediterranea di ManpowerGroup. ‘Un percorso che, come ManpowerGroup, abbiamo intrapreso già da tempo e che oggi – con l’inaugurazione del 1° Job Digital Kiosk – entra in una fase inedita, per avvicinare sempre più domanda ed offerta di lavoro, ampliando i punti di contatto e riducendo le distanze’, ha concluso Stefano Scabbio.

‘Larry Smith Italia è da sempre attenta all’innovazione e, insieme a partner di livello internazionale come ManpowerGroup studia costantemente come poter offrire ai visitatori delle proprie Gallerie Commerciali ed ai tenant nuovi servizi esclusivi ed a valore aggiunto” dichiara Christian Recalcati, Managing Director di Larry Smith Italia. ‘Ospitare presso La Corte Lombarda il 1° Jobbi Digital Kiosk d’Italia è un ulteriore segno distintivo che contraddistingue la qualità della nostra gestione ed il saper cogliere opportunità ed occasioni inedite ed esclusive per il nostro settore’”.

(Fonte: Larry Smith Italia)

Scenario economico nel segno dell’incertezza

“L’incertezza politica è il tratto distintivo e dominante dell’attuale scenario economico internazionale. Nuovi attacchi terroristici e cruciali appuntamenti elettorali dagli esiti in bilico e dalle conseguenze potenzialmente dirompenti rendono ancora più fragile la crescita globale. La quale a metà del 2016 risulta essere la più debole degli ultimi tre anni e mezzo, nonostante si siano registrati progressi in USA e in alcuni dei principali emergenti.

La locomotiva americana ha accelerato nel corso del secondo trimestre, anche grazie al settore manifatturiero che aveva finora molto risentito della rivalutazione del dollaro e del crollo degli investimenti nell’estrazione di petrolio. In Cina le misure espansive hanno stabilizzato il ritmo di sviluppo, fisiologicamente rallentato; la Russia sta uscendo dalla recessione, che in Brasile si sta attenuando.

L’Eurozona ha marciato a ritmo costantemente discreto nei passati sei mesi; tuttavia, le attese forti ripercussioni della Brexit hanno spinto a ribassare le previsioni per il resto dell’anno in corso e soprattutto per il prossimo. L’unico contrasto alle spinte recessive che promanano dal Regno Unito (dove è rapidamente entrato in crisi il settore immobiliare) e che si diramano anzitutto attraverso il canale finanziario (in particolare il credito delle banche, oggetto di larghe vendite in Borsa) è costituito dalle politiche monetarie ultra-espansive che, benché ritenute sempre meno efficaci, sono riuscite a far scendere ancora i tassi di interesse a lungo termine.

La svalutazione della sterlina ha ingenerato nuova instabilità valutaria. In Italia la risalita della produzione industriale, già molto disomogenea tra settori e quindi poco solida, ha subito una nuova battuta d’arresto nel secondo trimestre e, di conseguenza, costringe a rivedere all’ingiù le stime di variazione del PIL.

L’export è in recupero mentre l’aumento della domanda interna si sta infiacchendo a causa dei consumi, con gli investimenti che invece tengono il passo. Nel mercato del lavoro l’aumento dell’occupazione ora non riguarda più solo le forme contrattuali incentivate: un segnale importante di consolidamento dei progressi avviati ormai da oltre due anni”.

(Fonte: www.confindustria.it, “Congiuntura flash. Analisi mensile Centro Studi Confindustria, Luglio 2016”).

Il documento è disponibile online. Estrapoliamo di seguito alcuni passaggi in materia di credito:

“Il crollo delle quotazioni delle banche italiane, accentuato dalla Brexit, rispecchia le attese di maggior fabbisogno di capitali e ne rende più arduo il reperimento, proprio quando le risorse del Fondo Atlante sono quasi esaurite e l’esito dei nuovi stress test EBA-BCE (che saranno diffusi il 29 luglio) potrebbero indicare debolezze da sanare. C’è il rischio di una nuova fase di credit crunch”.

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