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L’Osservatorio non Food GS1 individua i nuovi paradigmi dell’omnicanaliità

Sono stati presentati i risultati della tredicesima edizione dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy | Indicod-Ecr, lo studio realizzato in collaborazione con TradeLab giunto alla tredixesima edizione.

«L’edizione 2015 si è concentrata sui numeri ma anche sulle tendenze che sono emerse e si sono consolidate negli ultimi anni e che vedono il consumatore sempre più protagonista: diventa fondamentale cogliere le opportunità offerte da un nuovo paradigma di relazione con il consumatore dove fisico e digitale possono convivere idealmente in armonia nella stessa esperienza di acquisto» commenta Marco Cuppini, Research and Communication Director di GS1 Italy | Indicod-Ecr.

I consumi delle famiglie: segnali confortanti

La fase di contrazione dell’economia italiana è proseguita anche nel 2014, anche se con intensità inferiore.

Il Prodotto interno lordo (Pil) nazionale si è ridotto dello 0,4% in termini reali, diminuendo in modo significativo la caduta rilevata nel 2013, grazie soprattutto ai segnali di rafforzamento del ciclo economico che si sono manifestati nella seconda metà dell’anno.

Dopo la pesante contrazione mostrata durante la crisi del debito sovrano, i consumi complessivi delle famiglie nel 2014 sono nuovamente aumentati (+0,5%).

I consumi non alimentari Istat registrano un incoraggiante +0,6% e arrivano a pesare sui consumi complessivi un 14,8% nel 2014 ( 16,5% solo nel 2010).

I mercati: alcuni comparti riprendono a crescere

Il settore Non Food monitorato dall’Osservatorio(*) ha raggiunto nel 2014 un valore complessivo che supera i 98 miliardi euro, segnando una flessione del -1,2% (dato aggiornato a luglio 2015 che modifica leggermente la stima di giugno 2015 pari a -1,4%), con una netta contrazione della caduta, che nel 2013 era stata del -3,6%.

Alcuni comparti Non Food hanno registrato, dopo oltre due anni consecutivi di caduta, una ripresa nelle vendite: Mobili e Arredamento (+1,6%), Giocattoli (+0,9%) e Prodotti da automedicazione (+3,5%). Per la maggior parte dei restanti comparti si legge, se non ancora un segnale positivo, una frenata nella caduta dei consumi.

I canali: un po’meno ipermercati e specializzati

La flessione delle vendite Non Food nel 2014 ha avuto un impatto diverso sui canali:

  • Lo sviluppo di ipermercati e supermercati continua a trovare forti difficoltà; meno 1 per gli Ipermercati e aumenta solo la rete relativa ai discount. In generale le GSA vedono contrarsi ulteriormente la loro quota di mercato in comparti storicamente difficili come Bricolage ed Elettronica di consumo mentre recuperano un po’ di spazio nei comparti Casalinghi, Cartoleria e Tessile.
  • La rete moderna specializzata, continua a contrarsi, ma in modo meno sostenuto: nel complesso l’Istat rileva un -1,6% di esercizi nel commercio specializzato al dettaglio non food che per l’Osservatorio si traduce in un -2,2% per i comparti coperti dall’Osservatorio, dove risultano particolarmente penalizzati i punti vendita del settore Tessile e viceversa cresce la presenza sul territorio di punti vendita del comparto Casalinghi, Elettronica di consumo e Articoli sportivi

Nuovi trend, nuove risposte

L’edizione 2015 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy | Indicod-Ecr ha rilevato anche una serie di tendenze che si sono consolidate nel tempo e che vedono il consumatore sempre più protagonista. Le logiche di fondo del nuovo retailer: “razionalizzazione”, “vicinanza”, “valore”, “esperienza” generano un’offerta che dal tradizionale “procurement” ridisegna una nuova esperienza di shopping in nuovi luoghi di incontro; che siano poi digitali o fisici, non è rilevante per il consumatore di oggi.

Si consuma troppo sale. Arriva Essenziale con il 50% di sodio in meno

In Italia il consumo medio di sale è di 10,8 g tra gli uomini e di 8,4 g tra le donne, una quantità superiore al fabbisogno consigliato dall’OMS, secondo cui gli adulti dovrebbero consumare non oltre i 2 grammi. La stessa OMS ha dato indicazioni che in WEEuropa il sale quotidianamente consumato va ridotto del 30%.

«Vi sono solide evidenze che un eccessivo apporto di sodio, in particolare di cloruro di sodio, si associ con un aumento del rischio cardiovascolare – dichiara Maria Letizia Petroni, Medico Nutrizionista Clinico, Professore Associato settore Endocrinologia, Nefrologia, Scienze dell’Alimentazione e del Benessere – Questo aumentato rischio è dovuto a vari fattori, il maggiore dei quali è quello dello sviluppo di ipertensione arteriosa. Anche se questo vale soprattutto per quel 40% della popolazione che è sensibile al sale per predisposizione genetica».

La dottoressa Petrone ne ha parlato durante un incontro in occasione del lancio sul mercato di un nuovo sale marino a ridotto contenuto di sodio.

Essenziale_foto prodottoIl sale innovativo “Essenziale”, prodotto da Gemma di Mare (Compagnia Italiana Sali) contiene infatti  il 50% di sodio in meno rispetto al sale comune e percentuali significative di magnesio, potassio e calcio.

«Un sale naturale a basso tenore in sodio e di gusto gradevole, che si presta a tutti gli usi in cucina, rappresenta una vera e propria rivoluzione in campo nutrizionale – ha osservato Petroni – sia per la normale nutrizione umana che per la nutrizione clinica, cioè l’utilizzo in pazienti con ipertensione, cardiopatie, nefropatie lievi-moderate, osteoporosi e calcoli renali».

Il nuovo sale, già in distribuzione con il favore dei consumatori, ha richiesto alla Compagnia Italiana sali quattro anni di ricerche per arrivare a un prodotto che mantenesse sapidità e gusto pur con il 50% di sodio in meno. I sali iposodici in commercio, infatti, sono ottenuti tramite una preparazione farmaceutica degli ingredienti e vengono quindi percepiti come un “sale medicinale”, chimico, trattato e di sapore amaro.

Infografica: da social, blog e forum il packaging alimentare sotto la lente. E gli sfusi sono graditi

In Italia si stima che l’industria alimentare nel corso dell’ultimo anno siano state “movimentate” 3.,5 milioni di tonnellate di imballaggi. Nonostante Conai e Federalimentare citino dati confortanti a testimonianza dell’impegno che si sono assunti in tema di miglioramento dell’efficienza per quanto riguarda il packaging e l’imballaggio, tra cui la riduzione del 40% degli imballaggi rispetto a 10 anni fa, il popolo della rete quando scrive in tema di packaging è fortemente negativo. Il 74% esprime pareri sfavorevoli e negativi sull’imballaggio alimentare, contro il 21% di giudizi positivi e il 5% di neutri. In particolare il 26% di questi ultimi si riferisce alle informazioni in etichetta, alla praticità e funzionalità del pack, dei formati, alla funzione di conservazione degli alimenti. Al contrario e specularmente, i pareri negativi riguardano l’impatto ambientale dei materiali utilizzati, lo smaltimento e la dispersione nell’ambiente (per 3 dei sei materiali utilizzati), il fatto che l’imballaggio non favorisce le logiche di localismo e di produzione a chilometro zero, la mancanza di informazioni sul prodotto o una scarsa chiarezza in etichetta, la mancanza di determinati formati, la scarsa praticità.

packaging_web research

Se il 76% dei pareri non negativi è rinvenuto nei Social, il 78% dei pareri negativi è invece stato intercettato in Blog e Forum e un andamento analogo ha anche la ripartizione tra Influencer (72% tra i negativi) e Naviganti (79% tra i favorevoli), a testimonianza del fatto che l’impatto ambientale degli imballaggi alimentari è un tema che scalda gli animi.

Ricordiamo infatti che più il dibattito si svolge nei Social più l’argomento è trattato in maniera generalista; quando invece se ne scrive in ambienti web dedicati la materia è trattata con maggiore conoscenza e approfondimento. Inoltre precisiamo che con Influencer indichiamo quei naviganti ritenuti dagli altri fonte attendibile nell’80% dei casi e che la media web nazionale di Influencer è il 20%: è indicativo che nel caso dei pareri negativi gli Influencer siano 3 volte e mezzo la media web nazionale.

Precisiamo di avere escluso per scelta metodologica siti proprietary, articoli della stampa specializzate e news, per analizzare unicamente il sentiment che i consumatori hanno lasciato spontaneamente nel web nazionale.

I prodotti sfusi

L’analisi semantica dei testi rinvenuti, effettuata con i software di intelligenza artificiale che emulano il funzionamento delle reti neurali, ha permesso di individuare un argomento menzionato nel 26% dei casi e sempre positivamente: l’elogio dei prodotti sfusi o alla spina.

Abbiamo ritenuto che questo argomento meritasse un approfondimento.

Da quando nel 2012 a Berlino nacque Original Unverpackt, per iniziativa di due giovani imprenditrici (Sara Wolf di 23 anni e Milena Glimbovski di 30, che si finanziarono col crowfunding), hanno iniziato a diffondersi in tutta Europa e quindi anche in Italia, negozi dove è possibile acquistare prodotti sia alimentari che cura-casa, cura–persona e in alcuni casi anche per l’infanzia e pet care, non confezionati.

Altra peculiarità di tali negozi alla spina sono l’approvvigionamento da produttori locali, la vendita di prodotti Bio ed equosolidali.

In Italia sono nate alcune catene/franchising, cooperative oltre a numerosi negozi singoli (privati) abbastanza conosciute dal popolo del web.

I prodotti citati, per quanto riguarda l’acquisto in negozi alla spina, si accorpano nelle varie categorie vedono ovviamene gli alimentari primeggiare, seguiti dalla cura casa. Più distanziati la cura persona, il Pet e altri prodotti. Nell’infografica, un dettaglio delle ricorrenze dei diversi prodotti alimentari.

E le insegne della Gdo?

Non sono certo rimaste a guardare questo nascente mercato e si sono parzialmente attivate.

La frequenza di citazione di insegne della GDO menzionate quando si parla di prodotti alla spina (menzioni multiple) riguarda però solo cinque insegne e quattro gruppi: Auchan/Simpòy, Coop, Conad, Crai.

È doveroso precisare che stando al popolo della rete ci si reca presso Coop e Conad quasi esclusivamente per acquistare biodetersivi alla spina; da Auchan / Simly e Crai non solo per i detersivi ma anche e soprattutto per gli alimentari sfusi (poche ma statisticamente rappresentative anche le citazioni per il petfoood alla spina).

Segnaliamo che Crai, per lo studio di fattibilità e la realizzazione del progetto, si è affidata alla consulenza di una Onlus – Plef (Planet Life Economy Foundation) – e ciò è premiato dai consumatori che lo menzionano nel 22% dei casi (fatto 100 il totale dei pareri intercettati su Crai e la spesa alla spina).

Quanto alle motivazioni d’acquisto, ai primi due posti si posizionano i prodotti ecologici e bio e il fatto che si pensa siano cibi più sani e salutari. A seguire la consapevolezza di ridurre gli imballaggi, il risparmio di denaro, il localismo dei prodotti e la riduzione di emissioni di CO2.

Si digita per commentare l’imballaggio dei prodotti alimentari e la spesa alla spina quasi esclusivamente dal Nord (46%) e dal Centro (39%); più donne (61%), di età giovane – media (fascia 18 – 45 anni: 72%), di cultura media-medio/alta (68%); soprattutto residenti in aree metropolitane (38%) e urbane (32%).

Conclusioni

Il popolo della rete domestica è pesantemente schierato contro l’imballaggio dei prodotti alimentari; come sempre non entriamo nel merito delle ragioni alla base del sentiment che analizziamo; sicuramente il web è una grande cassa di risonanza soprattutto per le criticità che suscitano spesso fenomeni virali; di contro anche istituzioni ed associazioni si sono attivate da oltre un decennio per la riduzione del packaging e sono sempre più i consumatori che premiano questi comportamenti; sicuramente la GDO è in ritardo; quando i netsurfer nazionali digitano di spesa alla spina comunque le motivazioni salutiste sono superiori a quelle ecologiste.

 

Gian Marco Stefanini

www.web-research.it

 

Ulteriori dati sulla web research effettuata sono disponibili contattando
www.web-research.it Srl

È un istituto di ricerche di mercato e consulenze di marketing che offre servizi rivolti ad aziende e multinazionali presenti nel mercato domestico. Ha portato tra i primi in Italia una nuova metodologia di ricerche ed analisi di mercato: Web listening – Web research – Web monitoring.

 

Santa Margherita si rafforza in Toscana e punta al biologico

Presente da diversi decenni in Toscana nel Chianti (Lamole di Lamole) e in Maremma (Sassoregale), Santa Margherita Gruppo Vinicolo ha inaugurato a metà giugno il nuovo polo di Greti, nel comune di Greve in Chianti, che rappresenta oggi il nucleo operativo e logistico in Toscana del Gruppo Vinicolo. Qui sono state accorpate e razionalizzate le fasi più importanti, in un unico centro di lavorazione dotato di tecnologie all’avanguardia.

Una nuova e moderna linea di imbottigliamento e di stoccaggio, l’affinamento in legno e in acciaio, una sezione sperimentale dedicata all’affinamento in cemento e a quello in bottiglia (che varia da un minimo di 6 a un massimo di 12 mesi) per Riserve e Gran Selezione, sono solo alcune delle principali caratteristiche di Santa Margherita Tenimenti Toscani.

Inoltre proprio nella tenuta di Lamole (177 ettari, di cui 57 a vigneto e 4 uliveto) dagli anni Novanta ad oggi sono stati costanti gli investimenti per ripristinare e ricostruire i vigneti, preservare il paesaggio, sviluppare un’agricoltura che dal 2017 potrà fregiarsi della certificazione biologica maturando un’attenzione alla salvaguardia della biodiversità, delle risorse idriche e a tutte quelle tecniche che, allontanando la chimica di sintesi dai vigneti, rendono il vino un prodotto di estrema salubrità.

La scelta del biologico, facilitata dalla collocazione dei vigneti di Lamole in posizione isolata, circondata da boschi, elevata in altitudine e arieggiata, presume sempre da parte dell’uomo una riflessione partecipe sulla sostenibilità delle risorse e sul proprio futuro, che il Gruppo Vinicolo ha messo al centro della propria operatività.

Complessivamente per le attività in Toscana Santa Margherita ha investito dal 2011 al 2015 13 miloni di euro.

Al Premiolino 2015 Birra Moretti incorona Jamie Oliver

Con i sui 55 anni di vita il Premiolino è il premio giornalistico più antico d’Italia, nato dall’idea di un gruppo di professionisti per dare lustro a un collega che si era particolarmente distinto. Dal 2009 la manifestazione assegna tra gli altri anche il Premio Birra Moretti per la diffusione della cultura alimentare.

Nell’edizione di quest’anno (la serata di premiazione a Palazzo Marino è per lunedì 29 giugno) il premio, nell’anno di Expo Milano, va per la prima volta a una firma non italiana, Jamie Oliver Magazines and Broadcasting, il gruppo editoriale che fa capo a Jamie Oliver, cuoco, anchorman e imprenditore inglese noto in tutto il mondo. Dal 1999, la sua missione consiste nel diffondere il messaggio di uno stile sempre più consapevole e sano di alimentarsi, e nello stimolare i produttori a rendere la qualità del cibo un bene accessibile a tutti. La filosofia Jamie Oliver, e il linguaggio semplice e immediato, fanno del magazine, oggi diffuso in 45 paesi, in 8 lingue, insieme al canale FoodTube, ai programmi TV e ai 35 milioni di libri venduti, la “bibbia” alimentare di milioni di persone e un punto di riferimento per Governi e decisori in tutto il mondo.

Saranno inoltre premiati: Mattia Feltri, inviato ed editorialista de La Stampa – Alessandra Sardoni, inviata e conduttrice dell’emittente televisiva La7 – Scarp de’ tenis, il mensile della strada, promosso dalla Caritas Ambrosiana – La Lettura, supplemento del Corriere della Sera il cui responsabile è Antonio Troiano – Piera Detassis, direttore del mensile Ciak – Good Morning Italia, fondato da Beniamino Pagliaro.

Delverde renews the pack to exploit its water

The new brand image and new packaging of Pastificio Delverde have been presented at Expo, in the Federalimentare CIBUS E’ ITALIA Pavilion.

The pack is designed not only to have maximum visibility and differentiation on the shelf but also to satisfy the most demanding consumers, with a series of value-added services, such as geolocalised QR code, which immediately provides a variety of recipes in different languages, and the inclusion “split-second” cooking times to ensure optimal results.

The focus of the new image concentrates on the uniqueness of the processing of the pasta that takes place in the Maiella National Park, thanks to the work of master pasta makers that combine the best durum wheat semolina with the purest water from the Spring of the River Verde. And the new communication focuses precisely on this very ancient spring, dating back more than 7 million years, from which Delverde draws a microbiologically pure and multi-mineralised water, full of important elements (such as calcium, phosphorus, potassium and magnesium) which are also transferred to the pasta. The water is used directly in the production process (without storage, filtration, chlorination or thermal treatment), after having been drawn at a depth of 80 metres at the natural temperature of 8°C, considered ideal for kneading and for those working with low drying, since it creates the best conditions for protection of the gluten and allows a pasta with good consistency and stability during cooking to be produced.

The new brand image enhances the role of the water through the new logo, simpler and more essential, with its clean design, evoking the purity of the ingredients. First and foremost, of course, the water, an iconic element which is the protagonist of the new pack, where we find the distinctive image of the drop (as a window or as a graphic representation) as well as a pictogram representing a seal depicting the spring of the River Verde, emphasising the link between water and pasta.

The graphic restyling was entrusted to Saatchi & Saatchi. The launch of the new pack will be supported in store by updated POP materials to communicate the new brand image, as well as by an international press campaign that will have as its main focus water and which will run in the main markets of the brand, Canada and Brazil first of all and, of course, Europe.

“We could not be missing at the biggest event ever organised on food and nutrition – said Luca Ruffini, Managing Director of Delverde – and we thought that Expo 2015 could be the best opportunity to present ourselves with a new image, which fully represents our values as a “premium” pasta manufacturer. Our philosophy is closely linked to the excellence typical of Made in Italy, that every day we seek for our consumers, thanks to the experience acquired in production processes and to the extraordinary raw materials available to us, first and foremost, the pure water of the Spring of the River Verde”.

Meno volumi, più valore. Il futuro del cibo e i consumi passano da qui

Mentre si celebrano i fasti dell’italian food di cui Expo sta diventando sempre più il portabandiera, si rincorrono le occasioni di riflessione sul cibo, sulla sua produzione e sul suo consumo. Davide Paolini proprio nel corso di un incontro a Expo ha fatto un’affermazione sacrosanta: si parla troppo di cucina, di ricette, di chef e si parla poco della produzione, delle storie che stanno dietro alla materia prima.

È la battaglia pluridecennale di Carlo Petrini che, intervenendo alla presentazione del Food Industry Monitor realizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e BSI Bank ribadisce: «Dobbiamo liberarci dal raptus della crescita e concentrarci sul valore, non sulle quantità. È il valore che conta, vale a dire la qualità e, in altri termini, l’economia sana».

CIBO ANAFFETTIVO. Non ci stupiamo allora se  alla presentazione della ricerca voluta da Coop sul Futuro del cibo, il dibattito si è focalizzato sui risultati della ricerca Doxa sui consumatori di otto Paesi che parlano di un mondo futuro popolato di cibo anaffettivo ma utile a stare bene dal punto di vista fisico, più controllato e globale, più pratico e veloce ma non uno strumento di scambio affettivo. Un cibo che ci renderà meno felici, tanto è vero che se  in questo quadro il cibo sarà più “tecnologico”, le paure maggiori dei consumatori intervistati riguardano la manipolazione, l’inquinamento, l’elevato costo del cibo, la sua carenza.

C’è voluto un teologo come Vito Mancuso a sottolineare come lo scenario della ricerca sia gravido di preoccupazioni perché occorre pensare al cibo come nutrimento non solo per il corpo. «L’uomo è ciò che mangia – dice Mancuso – ma è anche emozioni e ideali. Il cibo nutre il corpo, la psiche, lo spirito. In una parla è libertà. E se non c’è capacità di relazione affettuosa non c’è l’uomo».

coop il futuro del ciboCIBO E UGUAGLIANZA. E proseguendo nel ragionamento, anche Marco Pedroni, presidente di Coop Italia ribadisce che il cibo è uno scambio di relazioni, di storie. Ed è l’idea di fondo del Supermercato del futuro, dove la tecnologia è al servizio di questa idea di scambio. «Vi è poi un tema sociale. In futuro non è detto che avremo il cibo uguale per tutti. ma il rischi è una dicotomia tra alta gamma per i pochi che se lo possono permettere e il cibo standardizzato e anche poco sicuro per molti. E quindi il tema del futuro del cibo riguarda la disuguaglianza. Oggi il 40%& delle famiglie italiane accetta compromessi sulla qualità e sicurezza di ciò che mangia. Su un altro versante molti guru del marketing ci dicono di occuparci di quel 10-20% di cosiddetti supershopper con ottimo potere d’acquisto. Noi diciamo che il nostro mestiere è offrire cibo buono e sicuro per tutti».

LE RAGIONI DELL’AGRICOLTURA. Da qui a qualche ragionamento sull’agricoltura scevro da prese di posizione di difesa, il passo è breve, perché tutto si tiene. Ebbene sull’agricoltura italiana ed europea le questioni da risolvere sono tante. «Compito della politica – afferma l’economista Giacomo Vaciago – è elaborare un piano di settore che abbia un orizzonte temporale sufficientemente lungo. Lo si può fare solo se si comincia a parlare di comunità. Oggi l’immagine del cibo italiano è alta: se è imitato, è perché è buono e piace. Ma l’agricoltura sconta i problemi strutturali delle dimensioni delle aziende, di un insufficiente raccordo con la vendita, di mancanza di persone, di difficoltà di un ricambio generazionale, anche se oggi molti giovani stanno tornando alla terra. Ma soprattutto occorre un piano strategico che solo la politica può mettere in campo, fatta da governi che durino nel tempo».

I problemi infatti sono molteplici. Li enumera il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina: «Nel mondo agricolo operano soprattutto imprese familiari e la questione fondamentale è come tutelare il reddito di queste imprese. Vi sono problemi su alcune filiere come la zootecnia, dopo la fine delle quote latte. Vi  è un problema generazionale. Ma ricordo che le politiche di sostegno all’agricoltura sono di medio-lungo periodo, non di breve. E se guardiamo l’Italia da mondo, nei prossimi 15 anni 800 milioni di persone della classe media in molti paesi cambieranno dieta e sitile di vita. Se dobbiamo posizionare il prodotto alimentare italiano è lì che dobbiamo guardare».

CIBO DI QUALITA’ E LOCALE. Ancora Petrini fornisce qualche indicazione: «Alcune cose devono essere chiare all’industria italiana e alla distribuzione: a primeggiare sarà la valorialità del cibo, non si vince più applicando le tecniche del marketing. La gente non sposa più le quantità. Le riduce. Noi oggi globalmente produciamo cibo per 12 miliardi di persone. Lo spreco è enorme. E ricordo che Expo non è fatto per rendere forte l’offerta italiana, ma per discutere di questi temi.

Su valore del cibo ricordo solo che nel 1997 in tutti gli Stati Uniti c’erano circa 80 mercati dei contadini. Oggi sono 12 mila. Prima erano riservati alle élite, oggi si trovano anche nei quartieri ispanici delle grandi città. La richiesta è per il cibo di qualità e locale.Stanno cambiando molte cose e il trend del cambiamento è fortissimo. l’industria italiana delle capire in quale direzione va il trend.

Un’alto messaggio. La sostenibilità e la responsabilità sociale non sono elementi da prendere sottogamba. Ogni processo produttivo deve durare di più nel tempo. La sostenibilità è economica, produttiva, ambientale e la responsabilità sociale si misura sui produttori ben pagati, sui clienti ai quali comunicare non solo il buono ma anche il pulito e il giusto e sui collaboratori che devono essere messi nelle condizioni di trasferire la passione».

Il valore, quindi è l’asse attorno al quale sta ruotando il cambiamento. E anche Gianmario Tondato, Ceo  di un’impresa globale come Autogrill, è sulla stessa lunghezza d’onda quando osserva che anche nella ristorazione la formula del quick service restaurant sta cedendo il passo al casual dining. Il volume sta arretrando di fronte al valore. «I consumatori stanno convergendo a livello mondiale verso questo spostamento. O ce ne rendiamo conto o usciamo dai mercati. Come imprese dobbiamo attenderci risultati nel medio periodo creando storie coerenti a livello di sistema. Dobbiamo sempre porci il problema dove andare, in quale direzione muoverci».

Food Industry Monitor: l’industria alimentare ha bisogno di più investimenti e innovazione

Non mancano in questo periodo di Expo le analisi sull’industria alimentare italiana. Ma quando a proporle è la Banca della Svizzera Italiana con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, la cosa diventa interessante. E la chiave di lettura di questa strana coppia la dà proprio Carlo Petrini, fondatore dell’Università e di Slow Food che rimarca come sia «impossibile parlare di cibo senza parlare di economia». E quando si parla di economia, guardando ai risultati della ricerca Food Industry Monitor, si guarda alla solidità finanziaria delle aziende, alla loro capacità di dare continuità all’attività e di disporre dei capitali sufficienti.

Gabriele Corte, responsabile del mercato italiano di Bsi Europe, spiega i motivi che hanno spinto la banca a lanciare l’osservatorio insieme all’Unisg. «Il settore agroalimentare, nelle sue varie sfaccettature, è una delle colonne portanti dell’economia italiana. Paradossalmente risulta uno dei meno studiati e di conseguenza valorizzati. Bsi e Unisg hanno quindi deciso di dar vita ad uno studio sistematico e pluriennale del mondo alimentare italiano con un approccio fortemente pragmatico tipico dei due istituti. Analizzando le singole aziende la volontà è quella di evidenziare punti di forza e di debolezza del settore, individuando fattori critici di successo da condividere con i nostri partner. Il Food Monitor porta all’attenzione l’enorme valore intrinseco nel settore e fornisce elementi utili agli imprenditori per ulteriormente affinare le proprie strategie aziendali».

È in chiaroscuro il quadro che ci restituisce la ricerca, che ha analizzato le performance economico-finanziarie di 520 aziende suddivise in 10 comparti (acqua, caffè, distillati, dolci, food equipment, latte e derivati, olio e condimenti, pasta, salumeria, vino) dal 2009 al 2013. Il campione delle aziende prese in esame, in media le prime 50 per dimensioni di ogni comparto, hanno generato complessivamente 43,5 miliardi di euro di ricavi nel 2013, pari a circa il 71% di tutte le società di capitale operanti nel settore in Italia. Nell’analisi sono stati considerati tre indicatori: crescita, sostenibilità finanziaria e redditività.

Il settore, nonostante la caduta dei consumi interni è uscito meglio di altri da questi anni di difficoltà, registrando dal 2009 al 2013 un Cagr del 4,1%, (merito dei risultati ottenuti sui mercati esteri) e una sostanziale crescita del valore aggiunto superiore a quella dei ricavi, che denota la messa in marcia di processi di miglioramento dell’efficienza. Mediamente positivi sono gli altri indicatori di redditività commerciale (6%), del capitale investito (8,9%), dei mezzi propri (8,8% contro il 4,8% del Roe delle imprese italiana).

Schermata 2015-06-25 alle 22.20.45

Ovviamente all’interno dei dati medi vi sono alcuni comparti che registrano migliori performance.:

CRESCITA –  Il caffè, il vino, l’olio e il food equipment per quanto riguarda la crescita dei ricavi, tutti comparti rappresentativi dell’eccellenza italiana strutturalmente più votati all’estero. I meno brillanti sono quei comparti più dipendenti mal mercato nazionale o che hanno subito una maggiore pressione sui prezzi come l’acqua, la pasta, i dolci, la salumeria.

REDDITIVITÀ – Il food equipment è il comparto che evidenzia la relazione più favorevole tra crescita e redditività (Ros), ma anche i distillati, la pasta e i dolci registrano un risultato superiore alla media. Caffè, latte, olio e vino hanno sviluppato una crescita soddisfacente tuttavia questa crescita è stata ottenuta sacrificando una parte della redditività del capitale investito. I settori dell’acqua minerale e dei dolci hanno invece sviluppato una crescita insufficiente preservando tuttavia la redditività del capitale investito.

SOSTENIBILITÀ  FINANZIARIA –   Caffè, vino e food equipment insieme ai distillati appaiono  ben posizionati per cogliere le sfide dei mercati anche in futuro poiché, proseguendo su questo percorso, potranno essere in grado di garantirsi una crescita sostenibile sul lungo periodo. Il confronto tra indebitamento e crescita, infatti, mostra che le aziende di questi comparti sono riuscite a crescere mantenendo l’indebitamento finanziario sotto controllo e rimanendo sotto la media del settore, pari al 2,7%.

Salumeria e acqua non sono riusciti a sviluppare una crescita soddisfacente e hanno una struttura finanziaria debole con una forte esposizione a breve.

I BEST PERFORMER – Il risultato combinato di crescita, reddittività e sostenibilità evidenzia ai primi tre posti i comparti del caffè, distillati e food equipment. Ciascuno dei tre comparti occupa il primo posto in uno dei tre indicatori utilizzati per la classifica. Il caffè ha la struttura finanziaria più solida, i distillati la maggiore redditività commerciale e il food equipment la maggiore capacità di crescita sui mercati. Tuttavia i tre comparti hanno performance molto equilibrate anche negli altri indicatori, questo fa si che siano posizionati ai vertici della classifica come aziende in grado di sviluppare una crescita redditizia e sostenibile dal punto di vista finanziario.

Schermata 2015-06-25 alle 22.21.05I comparti della pasta e dei dolci, che occupano la quarta e la quinta posizione, hanno buone performance per quanto riguarda la marginalità commerciale e il tasso di indebitamento, tuttavia hanno performance poco soddisfacenti per quanto attiene la crescita. Il comparto del vino occupa una posizione mediana in tutti e tre gli indicatori. L’olio ha un tasso di crescita molto elevato a cui corrisponde una forte criticità dal punto vista della redditività e della struttura finanziaria. Il latte ha un discreto posizionamento per quel che riguarda la crescita ma performance negative in termini di redditività e sostenibilità finanziaria. I comparti dell’acqua e della salumeria presentano forti criticità nei tre indicatori ed evidenziano la presenza di problematiche strutturali.

«Le aziende del settore alimentare – commenta Carmine Garzia, professore di management all’UNISG e coordinatore scientifico del Food Industry Monitor – sono state colte in contropiede dalla crisi del mercato interno e dalla caduta dei consumi e gli investimenti ne hanno sofferto. Il tasso di indebitamento inferiore alla media di molti comparti e il rapporto del valore della produzione con le immobilizzazioni materiali denotano un forte rallentamento degli investimenti nei beni strumentali e nelle innovazioni di processo. Un tema fortemente critico rimane la logistica e l’efficienza. Se ne ricavano due messaggi: in primo luogo la crescita virtuosa non può prescindere dall’innovazione di prodotto e processo, che consente di incrementare i margini, in secondo luogo le aziende devono dedicare alla gestione finanziaria lo stesso livello di attenzione che dedicano all’innovazione, in quanto la crescita profittevole deve poggiare su solide basi patrimoniali».

Alla guida di EMD lo spagnolo Jaime Rodríguez Bertiz (Euromadi Iberica)

Jaime Rodríguez Bertiz, presidente e Ceo di Euromadi Ibérica SA, è il nuovo presidente del consiglio di amministrazione di EMD. In precedenza Rodríguez aveva ricoperto la carica di vicepresidente del cda di EMD. L’attuale vicepresidente è Hervé Daudin, membro del cda del socio francese Groupe Casino.

Jaime Rodríguez è Ceo di Euromadi Ibérica, la più importante centrale di acquisti e servizi multisettore in Spagna. Euromadi conta su un totale di 157 aziende partner che complessivamente gestiscono oltre 14.000 punti vendita e hanno una quota di mercato in Spagna del 20%.

Ringraziando il presidente uscente Dick Roozen, Ceo di Superunie (Paesi Bassi), che resta membro del Cda di EMD, il neo eletto ha dichiarato di avere come obiettivo principale il rafforzamento «della maggiore alleanza europea di società commerciali indipendenti. Sono molto grato dell’impegno profuso dal mio predecessore e continueremo a lavorare al fine di promuovere l’efficienza in tutte le nostre attività e di favorire la crescita dell’industria di distribuzione in Europa».

Il consiglio di amministrazione EMD ha accolto il nuovo consigliere Maniele Tasca, appena eletto presidente di ESD Italia, che prende il posto di Riccardo Francioni.

Con le soluzioni retail di Axiante lo scaffale si legge con lo smartphone

Restituire valore agli assortimenti, banalizzati dalle promozioni, è uno dei compiti principali che hanno di fronte industria e distribuzione. E in epoca di cloud e digital, lo smartphone viene in soccorso a supporto delle strategie di merchandising e category management di produttori e retailer.

È l’obiettivo di Axiante, società operante come system integrato per servizi e soluzioni Crm, categoy e trade management.

«Le applicazioni mobile – dichiara Romeo Scaccabarozzi, Presidente di Axiante – completano la gamma di soluzioni e servizi a supporto della pianificazione strategica e del miglioramento dei processi, per muovere in modo efficiente i prodotti lungo tutta la supply chain. Le nostre soluzioni consentono lo scambio di informazioni e la collaborazione tra distribuzione e industria, agevolando flessibilità, dinamismo e reazione repentina al cambiamento, generando di conseguenza un reale vantaggio competitivo».

Le ultime soluzioni mobile intendono mettere in condizione la forza vendita e i merchandiser di ricevere e fornire informazioni in tempo reale, monitorare costantemente ogni attività e consentire l’intervento immediato, per creare nuove opportunità e favorire l’incremento delle performance.

Le applicazioni mobile facilitano così la condivisione dei dati tra sede centrale e forza vendita, la verifica e la corretta esecuzione delle strategie in ambito category management, pricing, space allocation, promozionale e marketing; offrono inoltre la possibilità di monitorare e gestire gli ordini e la disponibilità dei prodotti a scaffale, nonché di effettuare la rilevazione dei dati di merchandising. Il merchandiser, per esempio, può utilizzare l’app per accedere alle informazioni, disponibili su cloud, relative alle promozioni e ai prezzi dei prodotti, al loro posizionamento e quota spazio o alla disposizione del materiale Pop e identificare in poco tempo eventuali anomalie e discrepanze rispetto a quanto pianificato, richiedendo, se necessario, un’azione correttiva.

In tema di categy management e di merchandising, attraverso la generazione di report personalizzati, favoriscono il miglioramento delle performance in termini di margini, vendite e stoccaggio, e la riduzione di rotture ed eccessi di stock. Nel dettaglio, i report si interfacciano con il sistema gestionale e forniscono analisi accurate sull’esecuzione dei planogrammi, sulla distribuzione dei prodotti a scaffale, sull’assortimento delle referenze e sulla presenza di materiali promozionali, consentendo all’operatore di ottimizzare i tempi e focalizzarsi su altre attività utili a migliorare le vendite, l’esperienza d’acquisto e la fidelizzazione del cliente.

Interessante è l’app di rilevazione tramite fotografia, integrabile con le altre e in grado di riconoscere ogni prodotto presente a scaffale, verificando la conformità con le strategie previste dall’azienda produttrice e dalla rete vendita. La foto dello scaffale viene immediatamente confrontata con il planogramma disponibile in cloud e, in pochi minuti, il sistema restituisce una risposta, evidenziando le differenze rispetto al posizionamento pianificato. Il responsabile del negozio, da una parte, può identificare in tempo reale eventuali incoerenze con il planogramma e prendere provvedimenti in maniera tempestiva. Il merchandiser, dall’altra parte, ha a disposizione uno strumento semplice, rapido ed efficace per semplificare le attività di presidio sul punto vendita.

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