The fight against food waste is making headway in many countries. While the French law sanctioning the destruction of unsold products by distribution is raising some concerns related primarily to the fact that large-scale distribution in France already has good anti-waste practices in place, so much so as to be responsible for (only) 11% of waste, compared to the 67% of households, from France comes an initiative worthy of examination.
An anti-waste system called Les gueules cassées (broken faces, which could be translated as “ugly but good”) that involves putting products (vegetables, packaged products, cheese, etc.) on the market that are ugly looking but definitely edible. The initiative, financed in crowdfunding, was founded by two sons of farmers, has created its own label and in just eight months of operation has sold more than 10 thousand tonnes of fruit and vegetables. Of course, the pears are a bit spotted and the carrots and eggplants are not perfect and are not of the same size, but they are nevertheless edible. The same is also true for the raw milk Camembert produced in Normandy which, because of its irregular shape, cannot use the designation mark or the breakfast cereals which are too large or too small compared to the standard. All, however, have a common denominator. They cost the consumer 30% less than the normal prices. Which explains its rapid increase of notoriety throughout France and the inclusion of this range of products in the major retailers: Carrefour, Leclerc, Monoprix, Franprix, Casino, Spar and Vival.
The latest introduction is fresh products. With the Les Gueules Cassées label they cost 50% less, remain on the shelf until the expiry date and retailers do not have to incur the withdrawal costs.
The initiative will soon be extended to traditional retail and has attracted the attention of as many as 18 foreign countries and by June a meeting with a delegation from the United States has been announced.
La lotta contro lo spreco alimentare si fa largo in molti Paesi. Mentre la legge francese che sanziona la distruzione dei prodotti invenduti da parte della distribuzione solleva alcune perplessità, come segnala Enrico Colla su Tendenzeonline, relative soprattutto al fatto che già oggi la gdo d’Oltralpe ha in atto buone pratiche antispreco, tanto da essere responsabile (solo) dell’11% degli sprechi, contro il 67% dei nuclei famigliari, dalla Francia si segnala una iniziativa che merita un approfondimento.
Si tratta di un sistema anti spreco che si chiama Les gueules cassées (le facce rotte, che potremmo tradurre con “brutti ma buoni”) che si occupa di immettere sul mercato i prodotti (ortaggi, prodotti confezionati, formaggi, ecc) brutti da vedere ma decisamente commestibili. L’iniziativa, finanziata in crowdfuding, è stata fondata da due figli di agricoltori, ha creato una propria etichetta e in soli otto mesi di attività ha venduto più di 10 mila tonnellate di frutta e legumi. Certo, le pere sono un po’ macchiate e le carote e melanzane non sono perfette e non hanno lo stesso calibro, ma sono ugualmente commestibili.
Lo stesso si dica poi del camembert di latte crudo prodotto in Normandia che, per la sua forma non regolare, non può fregiarsi del marchio di denominazione o dei cereali per la prima colazione troppo grandi o troppo piccoli rispetto alla norma. Tutti però hanno un comune denominatore. Costano al consumatore il 30% in meno dei prezzi normalmente esposti. Il che spiega il rapido aumento di notorietà in tutta la Francia e l’inserimento della gamma di questi prodotti nelle maggiori insegne: Carrefour, Leclerc, Monoprix, Franprix, Casino, Spar et Vival.
L’ultima novità sono i prodotti freschi. Con l’etichetta Les Gueules Cassées costano il 50% in meno, rimangono sullo scaffale fino alla data di scadenza e i retailer non devono sopportare i costi del ritiro.
L’iniziativa sarà presto estesa anche al dettaglio tradizionale e ha attirato l’attenzione di ben 18 Paesi esteri e entro giugno è annunciato un incontro con una delegazione dagli Stati Uniti.
Sembra quasi un modo per festeggiare i 150 anni: La Rinascente acquisterà il 50,1% dell’attività retail del gruppo di grandi magazzini KaDeWe dall’austriaca Signa.
L’annuncio è stato fatto dal gruppo austriaco guidato dall’investitore immobiliare Rene Banko, aggiungendo che Signa e La Rinascente investiranno entrambe una somma nell’ordine di centinaia di milioni di euro nel business, che comprende il flagship store KaDeWe di Berlino e punti vendita ad Amburgo e Monaco.
Signa aveva comprato KaDeWe l’anno scorso con l’obiettivo di crescere nel settore del retail del lusso, programmando di espandersi nel mercato interno e in Repubblica ceca, Germania e Svizzera.
Il gruppo è stato anche coinvolto in una battaglia per rilevare la catena tedesca di grandi magazzini Kaufhof. (Reuters)
“La ripresa c’è, ma restano dubbi sulla sua intensità”. Lo dice l’Ufficio Studi di Confcommercio nelle “Note economiche” diffuse in occasione dell’Assemblea Generale della Confederazione tenutasi ieri a Milano, sottolineando da un lato le variazioni congiunturali e tendenziali del Pil “finalmente positive” del primo trimestre e i buoni dati di aprile per ICC (Indicatore dei consumi Confcommercio)(+0,5%) e occupati (+0,7%), ma dall’altro i cali del clima di fiducia di famiglie e imprese a maggio.
Per il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli “siamo finalmente davanti ai primi segnali di ripresa, anche se timida” e in più in una situazione in cui “l’estero conta tanto, sia in negativo che in positivo”. Ma al di là delle statistiche “molte famiglie e imprese fanno ancora fatica a percepire la ripartenza dell’economia nella realtà quotidiana”.
È una situazione che per l’Ufficio Studi dipende dalle difficoltà sul versante dei conti pubblici e dallo “spettro delle clausole di salvaguardia che incombono sul futuro fiscale degli italiani”. In ogni caso, sono confermate le previsioni di crescita all’1,1% per il 2015 e all’1,4% per il 2016 che però “favoriranno solo un moderato recupero di quanto perso negli anni della recessione in termini di produzione di ricchezza, di reddito disponibile e di consumi delle famiglie”. In valori pro capite, tra il 2007 ed il 2014 gli italiani in media hanno infatti “patito una riduzione in termini reali del 12,5% per il Pil, del 14,1% per il reddito disponibile e dell’11,3% per i consumi”.
Al ritmo attuale di crescita, il recupero di quanto perso è stimato al 2027 per il Pil pro capite, al 2030 per la spesa delle famiglie e addirittura al 2032 per il reddito disponibile.
Quanto alla natimortalità delle imprese, nel 2015 e 2016 è previsto un miglioramento, con “un ridimensionamento del saldo negativo a circa 17mila unità, determinato prevalentemente da un incremento delle iscrizioni”.
Infine l’eterno “problema Sud”, che al contrario del Centro-Nord dovrebbe restare in recessione almeno fino al prossimo anno. Una soluzione a portata di mano sarebbe quella del turismo, se si considera che dei circa 30 miliardi di euro all’anno che mediamente, negli ultimi quindici anni costituiscono la spesa dei turisti stranieri sul territorio italiano, solo poco più di 4 miliardi arriva nel Mezzogiorno. “Il rilancio del turismo, soprattutto nel Sud, magari con l’occasione dell’Expo – afferma l’Ufficio Sudi – potrebbe essere una strada davvero percorribile per iniziare un processo di riduzione dei gap macro-regionali, questa volta nella direzione di un livellamento verso l’alto”.
Per gli estimatori di Nutella in arrivo una limited edition in occasione di Expo Milano 2015 caratterizzata da un decoro esclusivo che celebra insieme il ruolo di Nutella come official partner della manifestazione e tutta l’Italia. Il decoro infatti raffigura i principali monumenti e attrazioni artistiche, dalla Mole Antonelliana al Colosseo, dalle Torri di Bologna al FDuomo di Milano alla Torre di Pisa e fa del vasetto di Nutella un oggetto da collezione.
Due i formati: il formato “scorta” da un 1 Kg, con i loghi di Nutella e di Expo stampati sulla superficie trasparente e accompagnati dalle architetture del nostro Paese stilizzate graficamente e il vasetto da 200 grammi in diverse versioni cromatiche.
Il vasetto da 200 g, caratterizzato dalla stessa composizione ma declinata in tante versioni cromatiche.
L’introduzione nella grande distribuzione di queste confezioni speciali è accompagnata dal lancio di una piattaforma web dedicata a Nutellaed Expo.
Ecoattento è il termine coniato da Cooperativa Etruria per definire i suoi Punti Simply attenti all’ambiente e al risparmio energetico e alla valorizzazione del territorio. Così, dopo quello di Grosseto è ora la volta di Capalbio, dove il nuovo punto vendita ha appena aperto al pubblico.
Un progetto innovativo che unisce rispetto per l’ambiente, valorizzazione dei prodotti locali, incentivazione di comportamenti virtuosi e convenienza. Il nuovo supermercato Ecoattento di Capalbio è stato realizzato per massimizzare la riduzione dei consumi e la conseguente emissione in atmosfera di Co2 attraverso innovazioni tecniche che vanno dalla scelta dei materiali per la struttura, all’utilizzo di illuminazione, impianti e attrezzature a basso consumo che pongono il nuovo edificio in classe energetica A.
Il mix di interventi tecnici e soluzioni innovative va dall’utilizzo di tamponamenti realizzati con pareti ventilate, copertura in legno lamellare e pavimento su vespaio areato, agli interventi sull’illuminazione e all’utilizzo di attrezzature a basso consumo. Per quanto riguarda gli impianti è stato scelto un sistema di climatizzazione con pompa di calore e unità di trattamento aria e installato un impianto fotovoltaico con potenza 20Kw per la produzione di energia elettrica. Dal magazzino ai reparti, dall’area vendita alle casse, il risparmio energetico ha coinvolto tutti i livelli di illuminazione con l’adozione di lampade a Led. L’uso più efficiente della luce comporterà un consumo energetico inferiore di oltre il 50%. Per mitigare il consumo della refrigerazione alimentare, tutti i frigoriferi all’interno del negozio sono chiusi, migliorando anche la qualità di conservazione dei prodotti. L’utilizzo delle coperture vetrate sia per i banchi murali TN (temperatura normale) che per le isole BT (bassa temperatura), insieme all’impiego di una centrale frigoriferi ad altissimo rendimento, consentiranno un risparmio annuo di oltre il 40%.
L’attenzione per l’ambiente si è tradotta anche nell’adozione di materiali di riciclo. Così i carrelli e i cestini presenti nel punto vendita sono realizzati dal recupero degli scarti di produzione del nylon delle industrie tessili. I risparmi sono significativi: 12 kg di Co2 non emessa per ogni carrello e 1 kg per ogni cestino. A ridurre la quantità di rifiuti e le emissioni di Co2 in atmosfera contribuiscono anche i distributori self- service di prodotti sfusi per l’acquisto di cereali, vino e cibo per animali.
Guardando all’offerta, nel nuovo supermercato ecoattento è stato selezionato il meglio dei prodotti del territorio – dal vino all’olio, passando per la carne, la frutta e la verdura, i salumi, i formaggi e i prodotti da forno – segnalati dal logo “Sapori&Valori”, che ne esalta l’identità e il legame con i fornitori locali. L’assortimento comprende anche oltre 100 referenze bio, di cui fanno parte i prodotti Bioitalia e la linea Bio Simply. Presenti anche i prodotti “Benessere Più” e oltre 100 referenze di alimenti senza glutine.
Una visione a 360° del cliente, che integri le informazioni provenienti da tutti i differenti device, identifichi i segmenti di clientela prioritari su cui agire e adegui costantemente la propria offerta per migliorare la fidelizzazione grazie ad offerte rilevanti e mirate. In una parola: Omnicanalità.
È questo il tema al centro dell’evento residenziale che si svolgerà l’11 e 12 giugno a Scarperia, presso Una Hotel Golf & Resort. Il convegno è organizzato da NextBi, la business unit di Sanmarco Informatica, società nata negli anni Ottanta come software house e oggi, con oltre 2 mila clienti è uno dei maggiori system integrator italiani.
Una due giorni che accanto a intermezzi ludici si occuperà di customer intelligence e di supply chain (qui il programma) nel contesto dell’omnicanalità, per il quale NextBi ha sviluppato una specifica suite OmniChannel.
«Il percorso di conoscenza del consumatore è diventato ormai dinamico, accessibile e continuo», spiega Michele Romano, marketing manager di NextBi. «L’attenzione infatti non è più rivolta esclusivamente all’acquisto ma alla valutazione dei prodotti e dei servizi offerti. Immaginiamo solamente quanto possano influire le recensioni sui vari social, sulla precisione delle promozioni inviate. In questo contesto il nostro progetto definisce la creazione di un’esperienza multicanale con l’adozione di una soluzione integrata per un nuovo approccio che trasforma l’organizzazione tradizionale in un ecosistema armonico».
Con il moltiplicarsi dei device e dei touch point aumenta infatti la complessità gestionale per i retailer in termini di allineamento di prezzi nei diversi canali, di gestione delle promozioni, di reperibilità dei prodotti online e off line, che comporta una gestione della supply chain integrata, per reagire in tempo reale alle azioni e alle esigenze dei clienti.
«Omnichannel significa fornire al cliente una esperienza unica attraverso una strategia coordinata», puntualizza Romano «anche perché ciascun cliente reagisce in maniera diversa alle sollecitazioni dei diversi canali: se i millennials sono digital addicted, gli anziani ricercano rassicurazione, le donne sono più predisposte alla multicanalità e i giovani adulti hanno un approccio pionieristico alle diverse modalità di ingaggio».
In concreto che cosa consente la soluzione OmniChannel? «Le aree di intervento sono molteplici sia sul piano del modello di interazione con il cliente (segmentazione, definizione di una strategia di contatto multicanale, introduzione di nuove modalità di loyalty) sia su quello dello sviluppo di competenze multicanale. L’obiettivo è aumentare la conoscenza del cliente per gestire delle campagne multicanale».
Prosegue il programma di incontri organizzati da Plef (Planet life economy foundation) sotto l’unico cappello de Il senso ritrovato alla Cascina Triulza all’interno di Expo 2015. L’iniziativa, che ha ricevuto gli elogi anche dal Presidente Emerito Giorgio Napolitano, in visita allo stand di Plef, si articola in dodici eventi tra convegni, seminari, laboratori, performance teatrali e concerti, coniugati all’insegna dell’unico denominatore comune della ricerca di un nuovo più ragionato, etico e sostenibile stile di vita. Ogni volta, una organizzazione no profit aderente a Plef, secondo la propria esperienza e la propria visione di sostenibilità affronterà un tema fra economia, comunità, salute, ambiente, lavoro, città, pace, filatelia, turismo, arte, micro finanza e nuova imprenditoria, in una cornice di culture provenienti da tutto il mondo, dall’Europa, all’Oriente, all’Africa, ma con un’attenzione speciale al nostro territorio.
Plef in quanto Onlus promuove la realizzazione di un nuovo modello economico e sociale (Renaissance Capitalism), evoluzione dell’attuale (Financial Capitalism) in via di degenerazione. Il modello di PLEF è in grado di creare vero “Valore“ (economico, sociale, ambientale, umano) e occupazione, superando le tesi contrapposte della “Crescita” o della “Decrescita”.
Prossimo appuntamento il 13 giugno, nel padiglione della Società Civile di Expo: Sicc – Società italiana chimici e cosmetologi, realizza un percorso sensoriale, per prendere confidenza con l’universo dei sensi e la loro importanza nell’elaborazione effettuata dall’intelletto umano. Un’occasione per capire come affinare la capacità di utilizzare i sensi per scegliere in maniera più consapevole i prodotti per la cura della persona, sperimentando direttamente come gli stimoli sensoriali contribuiscono alla sostenibilità planetaria e alla tutela e ridistribuzione delle risorse.
L’evento si articola in due momenti: durante l’intera giornata nell’area workshop, si svolgono delle sessioni di analisi sensoriale discriminativa e descrittiva per valutare l’acutezza dei sensi.
Nel pomeriggio in auditorium, esperti della comunicazione e della cosmetologia, argomenteranno le esperienze vissute nel percorso sensoriale. Ad aprire i lavori Roberto Rondinelli di MPR – comunicazione integrata, sponsor del progetto di PLEF “Il Senso Ritrovato”. Barbara Colonnello di Promoest parlerà del potere dei sensi nella comunicazione; Antonio Bettero del TVS Network di Padova, Marcello Monti di MOST, ed Elio Mignini di SICC spiegheranno la centralità della cute per la conoscenza del proprio stato di benessere; il presidente dell’Ordine dei Chimici della Lombardia tratterà poi della chimica verde e di come alcuni ingredienti di sintesi abbiano profili di sostenibilità migliori dei corrispondenti prodotti di origine naturale. L’incontro ospita anche l’anteprima di uno spettacolo teatrale comico clownesco in cartellone a settembre a Broadway: VIE Silent Show.
«C’è il rischio molto concreto che nel giro di due anni si perdano circa 50.000 ettari di superficie risicola italiana a riso indica»: l’allarme arriva da Paolo Carrà commissario dell‘Ente Nazionale Risi, che ha così spiegato la non partecipazione della rappresentanza italiana al Cluster del riso: «La concorrenza di alcuni Paesi Asiatici (Cambogia e Myanmar) sta mettendo sotto pressione le nostre produzioni che rappresentano un patrimonio unico non solo per l’Italia ma per il mondo intero. Nel Cluster del riso sono presenti anche questi paesi, ed è per questo che non vi parteciiamo. Viceversa vogliamo utilizzare Expo 2015 per avviare un’intensa campagna di sensibilizzazione, che riaffermi il valore e la qualità del nostro prodotto. Abbiamo cosìproposto a tutti gli attori della filiera un progetto di lungo periodo che abbia al centro la qualità del prodotto», continua Carrà. «Expo 2015 rappresenta una grande opportunità per tutto il comparto e vogliamo che non sia una semplice vetrina, ma che ponga le basi per relazioni istituzionali e commerciali durature e coinvolga tutto il comparto. Per questo negli eventi che si susseguiranno fino ad ottobre proporremo un viaggio che coinvolgerà tutti i distretti che si dedicano alla coltura del riso, da Pavia a Novara, da Vercelli a Verona, da Mantova ad Oristano, da Alessandria a Biella».
Il primo evento si è tenuto nella terrazza del Padiglione CibusèItalia. Ne sono previsti altri cinque da giugno a ottobre.
L’Italia è il primo paese produttore di riso nell’Unione Europea. Con una superficie di 220.000 ettari e una produzione di 1,4 milioni di tonnellate di riso greggio l’Italia copre, rispettivamente, il 52% della superficie ed il 50% della produzione risicola europea. Il 92% della superficie risicola italiana è concentrata nelle Regioni Piemonte e Lombardia, in particolare nelle Province di Pavia, Vercelli e Novara.
La produzione italiana annua di riso lavorato si attesta a circa 1 milione di tonnellate che viene collocato per il 10% sui mercati extra Ue, per il 35% sul mercato italiano e per il 55% sul mercato dell’Unione europea.
In Italia figurano 4.100 produttori agricoli, 100 industrie di trasformazione e 75 pilerie. Il fatturato ottenuto dalla vendita di riso greggio da parte dei produttori è pari a circa 0,5 miliardi di euro. Il fatturato ottenuto dalla vendita di riso lavorato da parte delle industrie di trasformazione è pari a circa 1 miliardo di euro.
Partenza sprint per il settore agroalimentare italiano in questo primo scorcio di 2015, seppure in presenza di un quadro non privo di elementi di incertezza sia a livello nazionale che estero. Lo rivelanoIsmea e Unioncamere nel consueto appuntamento con AgrOsserva, l’Osservatorio sull’agroalimentare italiano relativo al primo trimestre del 2015.
Particolarmente positivo il dato delle vendite all’estero di prodotti agricoli e di alimenti e bevande trasformati, con una crescita del 6,2% su base annua nel periodo gennaio-marzo 2015. La dinamica appare in forte accelerazione rispetto all’anno scorso – specie verso i mercati extra Ue – e nettamente più sostenuta se confrontata con l’andamento generale dell’export nazionale.
Confortanti segnali di ripresa, prosegue AgrOsserva, emergono anche dal lato della domanda interna dopo la fase di prolungata contrazione dei consumi alimentari delle famiglie registrata in particolare nel 2013 (-3,1%). Le rilevazioni Ismea-Nielsen indicano un incremento degli acquisti alimentari domestici dell’1,4% nel bimestre gennaio-febbraio 2015 sullo stesso periodo del 2014, dato che risulta in linea con le indicazioni Istat sulle vendite del commercio al dettaglio del settore. A influire sulla ripresa dei consumi, sottolinea l’Ismea, anche le scelte di politica fiscale finalizzate a restituire un maggiore potere d’acquisto alle famiglie italiane.
Quanto alle prospettive per il resto dell’anno, la debolezza dell’euro continuerà a giocare un ruolo determinante assieme alle ricadute positive sull’economia nazionale che ci si attende dall’Expo. Tuttavia, precisa il rapporto Agrosserva, fattori di incertezza nel quadro internazionale provengono dagli sviluppi non più scontati della politica monetaria in Usa, a seguito di una probabile revisione peggiorativa delle stime di crescita dell’economia statunitense e dalla forte decelerazione del Pil in Cina. L’evoluzione del quadro macroeconomico di breve termine potrebbe inoltre risentire degli sviluppi della vicenda greca in Europa, della forte instabilità nell’area mediorientale e nordafricana e del protrarsi dell’embargo russo.
Tornando alle dinamiche di questo primo trimestre del 2015, l’agricoltura ha contribuito a rilanciare il Pil del Paese, che in base alla stima preliminare dell’Istat ha registrato un aumento dello 0,3% su base congiunturale.
Una conferma della positiva evoluzione del settore proviene anche dall’incremento degli indici di fiducia dell’agricoltura e dell’industria alimentare elaborati da Ismea, che riflettono un maggiore ottimismo tra le imprese, eccezione fatta per il comparto della zootecnia da latte su cui pesano le incognite del post quote.
La pasta trionfa, ma…
Sempre l’Ismea rileva che le esportazioni di pasta made in Italy, con un balzo in avanti del 4%, hanno superato nel 2014 la soglia di 2 milioni di tonnellate, per un giro d’affari complessivo di oltre 2,2 miliardi di euro. La pasta pesa oggi il 7% circa del valore dell’export dell’intero agroalimentare, e negli ultimi 15 anni, osserva l’Ismea, ha registrato un trend delle spedizioni all’estero in continua e rapida ascesa. Nel caso della pasta di semola secca – che rappresenta oltre l’80% dell’intero comparto – le esportazioni sono cresciute, a partire dal 2001, mediamente ad un ritmo del 2,3% annuo in volume e del 5% in valore, con uno stop solo nel 2008, quando la fiammata dei listini del grano duro determinò una drastica riduzione dei quantitativi immessi sui circuiti internazionali (-5% circa) per via degli alti livelli di prezzo raggiunti.
Non mancano tuttavia le preoccupazioni, come ha recentemente evidenziato l’Aidepi, l’Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane, che sottolinea l’attacco della concorrenza sui mercati internazionali (a volte sleale) e la debolezza dei pastifici italiani, oggi ridotti a non più di 120 dagli oltre 500 negli anni Settanta. Tanto da convincere il Governo, come annunciato nelle settimane scorse a Ipack Ima, a dar vita a una Cabina di regia con il Mnistero delle politiche agricole e il Ministero dello sviluppo economico per sostenere l’export della pasta italiana.
Paolo Barilla Presidente AIDEPI
Tre, essenzialmente, gli obiettivi della Cabina di regia.
1) Favorire processi di aggregazione dell’offerta della materia prima, anche al fine di aumentare le garanzie sugli stock complessivi.
2) Individuare strategie di valorizzazione della capacità produttivainespressa del settore, di potenziamento delle esportazioni e di redistribuzione sull’intera filiera del valore aggiunto creato. Tramite accordi di filiera, verranno previste strategie di sostegno alle coltivazioni di grano duro di qualità e di potenziamento della competitività della pasta italiana rispetto agli emergenti competitor stranieri a difesa e valorizzazione della pasta come simbolo del Made in Italy alimentare, esportabile a livello nazionale a tutti i settori.
3) Attrazione dei fondi comunitari destinati al settore nella programmazione 2014-2020 e di ulteriori fondi nazionali e comunitari per iniziative promozionali a supporto della produzione e dell’esportazione della pasta completa infine – insieme all’identificazione di progetti per l’innovazione industriale sulla Bioeconomia nell’ambito del master-plan “Agenda Italia 2015” – il quadro degli obiettivi del progetto.
«La pasta – ha dichiarato il presidente di Aidepi Paolo Barilla – è un settore rilevante dell’economia italiana, ma rischiamo di cedere il passo ad aziende non italiane, che, supportate da politiche di governo incentivanti, hanno compresso la marginalità dei profitti e turbato la tenuta delle aziende pastarie italiane. Varie sono le concause del fenomeno, ma certamente la generalizzata crisi dei consumi, la stretta creditizia e l’elevata capacità produttiva installata inespressa, pari al 33% circa.”
Il successo della pasta all’estero, che fa da volano al consumo di prodotti tipici del primo piatto all’italiana (pomodoro, olio, formaggio) evidenzia, secondo l’Ismea, “la dicotomia strutturalmente esistente tra la fase agricola nazionale e quella industriale”, in linea con con l’andamento generale del sistema agroindustriale nazionale, poiché l’Italia è strutturalmente dipendente dall’estero per l’approvvigionamento di materie prime agricole ma è esportatore netto per un’ampia gamma di prodotti lavorati.
La strutturale dicotomia esistente tra la fase agricola – caratterizzata da un’offerta fortemente polverizzata, da un incostante livello qualitativo e da una sempre più incerta redditività – e quella della trasformazione industriale – che, invece, necessita di un costante approvvigionamento di granella, sia in termini quantitativi sia qualitativi – può essere mitigata attivando un processo di integrazione tra le due fasi, suggerisce l’Ismea.
Appare auspicabile, quindi, sostenere processi di aggregazione dell’offerta attraverso l’adozione dei contratti di filiera allo scopo di conseguire una maggiore stabilità nei rapporti contrattuali e una maggiore redditività a favore di tutti gli operatori coinvolti.
Ed è proprio questo uno degli obiettivi della Cabina di regia.
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