CLOSE
Home Authors Posts by fabrizio.gomarasca

fabrizio.gomarasca

713 POSTS 0 COMMENTS

Stabilimento di produzione in etichetta: su Twitter, la gdo alza l’asticella

Sulla questione dell’eliminazione dello stabilimento di produzione dall’etichetta dei prodotti alimentari, previsto dal Regolamento europeo 1169/2011, la Gdo dopo un periodo di silenzio, ha preso ferma posizione, anche sollecitata da ioleggoletichetta che aveva lanciato una petizione su internet, oggi sottoscritta da 24.160 firme.

Sulla questione, poi, il governo, al di là di dichiarazioni e qualche debole misura annunciata dal Ministero delle Politiche agricole, non ha propriamente preso il toro per le corna, considerando che prima dell’entrata in vigore delle Regolamento 1169/2011 l’indicazione dello stabilimento di produzione in etichetta era obbligatorio. Anzi l’atteggiamento del ministero dello Sviluppo economico è stato per lo più cincischiatorio.

Appare quindi quantomeno curioso che di fronte alla necessità di salvaguardare il valore del food italiano, per di più alla vigilia dell’Expo, non sia stato preso alcun provvedimento d’urgenza in questa direzione, ma si siano solo attivati i canali  ufficiali per avere risposte dalla Ue sulla possibilità di rendere nuovamente obbligatoria l’indicazione dello stabilimento di produzione.

In questo contesto la quasi totalità della gdo opernte in Italia ha deciso di continuare a mantenere tale indicazione sui prodotti a marchio del distributore.

Ma all’orizzonte le cose stanno prendendo un’altra piega con una possibile decisione della distribuzione di boicottare i prodotti di marca che non inseriscono tal dicitura.

L’iniziativa è partita su Twitter per  merito di Mario Gasbarrino, ad di Unes e uno dei più convinti assertori della necessità di mantenere la dicitura (insieme con Vito Gulli ad di Generale Conserve), tanto che sulle confezioni dove la materia prima è prevalente, come il latte e l’olio,  non solo viene indicato lo stabilimento, ma viene inserito anche il pittogramma della bandiera italiana per comunicare l’origine stessa del prodotto in maniera più evidente. «Non è questione di autarchia – scrive su Twitttter @mgasbarrino rispondendo a un follower che chiedeva di manatenere in assortimento la pasta secca con grano duro canadese per  via di un superiore apporto di proteine – ma di trasparenza. Basta che sulla confezione sia riportato il luogo di produzione».

Per chiarire, quindi, la battaglia che viene condotta a questo riguardo, non ha nulla a che vedere con la presunta difesa del prodotto italiano in sé – anche perché senza l’importazione di tante materie prime dal grano duro all’olio extravergine, non ci sarebbe la possibilità di esportare la pasta e i blend di evo caratteristici del made in Italy. Si tratta invece di una presa di posizione a difesa del sacrosanto diritto del consumatore di sapere dove viene prodotto il cibo che sta acquistando.

In un suo messaggio Gasbarrino afferma “#prodottodove: una #gdo ke si limita solo a firmare petizione @etichettiamoci è come UE ke lascia sola It su immigrazione!Ci vogliono fatti”. Raccogliendo un immediato endorsement di Francesco Pugliese ad di Conad (@fpugliese_conad) che scrive: “Condivido fatti non solo parole“.

E i fatti sono che, dice sempre Gasbarino, “io se trovo altri 10 retailers firmo un patto x boicottare (non vendere) prodotti senza luogo”, riscuotendo rapidamente l’adesione di Giorgio Santambrogio, ad di VéGé (@gsantambrogio1) che twitta: “Gruppo VéGé è con te” “Solo 1 forte cartello di retailers  può impedire eliminazione #prodottodove!”.  E a seguire quella di Eleonora Graffione, presidente di Coralis (@eleonoragraffio), che scrive: “Coralis unita ai colleghi per maggiori info al cliente. Abbiamo aderito fra i primi a @etichettiamoci e nostro programma prevede la tutela dell’indicazione del luogo di produzione”.   E aggiunge: “Proviamoci. Magarii è la volta che si accorgono che anche noi facciamo parte del Pil”.

Di rimando Gasbarrino annota. “Solo un forte cartello di retailers  può impedire eliminazione #prodottodove ! Siamo già in 3 disposti a non venderli”.

E conclude, per il momento: “Credo che saranno molti i distributori disposti al boicottaggio: si facciano avanti!“.

 

Dolce Buongiorno Findus al debutto nella prima colazione

Continua la strategia di Findus (Compagnia Surgelati italiani) di innovazione e di presidio di nuove occasioni di consumo con i prodotti surgelati. Questa volta è la prima colazione. Dolce Buongiorno si chiama infatti la linea di prodotti per accompagnare il risveglio degli italiani e per fare della prima colazione anche qualcosa di diverso: oltre ai croissant alla confettura di albicocche e cacao e cioccolato, che ci si poteva aspettare, vi sono waffles in due varianti classici o al cioccolato, crêpes al cioccolato o alla crema pasticcera.

Tutti i prodotti della linea Dolce Buongiorno Findus sono già pronti ed è sufficiente farli rinvenire in forno o al microonde per qualche minuto (le crêpes anche in padella e i waffles anche nel tostapane).

A sostenere il lancio dei nuovi prodotti una campagna televisiva, on air dal 19 aprile

Internet of things a Expo 2015: le opportunità nella filiera alimentare

Se il 2014 è stato l’anno di svolta per l’Internet of Things, un mercato che vale circa 1,55 miliardi di euro con 8 milioni di oggetti interconnessi tramite SIM cellulari o tecnologie di comunicazione diverse, per il 2015 ci si attende una crescita soprattutto nell’ambito delle applicazioni per Smart Car, Smart Home e Smart City. Lo afferma lOsservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, per il quale, Expo 2015 darà un forte impulso anche agli impieghi nella filiera agroalimentare.

«Per il prossimo futuro è importante anche la crescita di dispositivi Wearable, la cui offerta è sempre più articolata, delle applicazioni di Smart Factory, che consentono di aumentare produttività e flessibilità degli impianti manifatturieri, e di Smart Agriculture» spiegano Giovanni Miragliotta e Angela Tumino, Responsabili della ricerca dell’Osservatorio Internet of Things. Quest’ultima, che beneficia della rinnovata attenzione verso la filiera alimentare legata a Expo 2015, offre grandi potenzialità per la tracciabilità dei prodotti e la gestione delle attività agricole, riducendo fino al 40% l’uso di acqua e i trattamenti fitosanitari e ottenendo risparmi economici che consentono di ripagare l’investimento in tempi brevi.

L’Internet of Things sarà quindi protagonista nel palcoscenico di Expo 2015. Sarà impiegato per il monitoraggio dei consumi energetici e della continuità di servizio, per la telegestione di luci e condizionatori, per i sistemi di sicurezza e controlli. Attraverso dispositivi Wearable inoltre verrà utilizzato anche per monitorare la situazione clinica di alcuni visitatori. Ma, soprattutto, entrerà nel Future Food District dedicato all’integrazione tra produzione alimentare e tecnologie con applicazioni di Smart Logistics e Smart Agriculture.

La Smart Logistics garantisce la tracciabilità dei prodotti o il monitoraggio di parametri come la temperatura lungo la filiera. La Smart Agriculture prevede applicazioni in ambito ortofrutticolo e di agricoltura controllata in serra con sensoristica distribuita per monitorare lo stress idrico delle piante e per migliorare l’accuratezza di prevenzione e cura delle infezioni.

«Expo 2015 ha dato un forte impulso alle sperimentazioni Smart Agriculture e Smart Logistics per la filiera alimentare – afferma Angela Tumino -. Non mancano i primi progetti esecutivi, ma si fatica ad uscire ancora dallo stadio sperimentale. I risultati dai primi progetti però sono incoraggianti: con la Smart Agriculture è possibile ridurre del 30-40% l’uso di risorse idriche e del 40% il numero di trattamenti fitosanitari. Oltre a ciò, la raccolta di informazioni dal campo consente di supportare l’informatizzazione del quaderno di campagna facilitando la registrazione degli interventi».

La ricerca dell’Osservatorio Internet of Things ha approfondito per esempio costi e benefici di una soluzione IoT nel settore vitivinicolo biologico, per la gestione dell’irrigazione, dei trattamenti fitosanitari e dei fertilizzanti. L’ottimizzazione della gestione di tali attività consente di ridurre l’impatto ambientale dell’attività agricola e di ottenere un tempo di payback dell’investimento di circa 1 anno per un’azienda di grandi dimensioni da 50 ettari, di circa 2 anni per una realtà media da 10 ettari e di circa 3,5 anni per una piccola da 5 ettari.

«Per uscire dallo stadio sperimentale e liberare il potenziale della Smart Agriculture serve lavorare sulla capacità di stimare a priori i benefici ottenibili e sulle competenze digitali dei nuovi agronomi – conclude Giovanni Miragliotta -. Da un lato un’attenta analisi ex-ante di costi e benefici deve indirizzare l’investimento del produttore agricolo e rendere evidente il potenziale valore generato. Dall’altro, il coinvolgimento di figure specialistiche, i nuovi ‘agronomi digitali’, può consentire di estrarre valore dai dati raccolti sul campo tramite lo sviluppo e l’integrazione a livello software di nuovi modelli previsionali”.

iot innovazione

Con Kiki Lab una preview del prossimo World Retail Congress

La trasformazione del retail oggi, domani e oltre è il tema scelto per la prossima edizione del World Retail Congress, in programma a Roma dall’8 al 10 settembre. È la prima volta che il Congresso, che attira ogni anno un migliaio di retailer provenienti da tutto il mondo, si svolge in Italia (al Waldorf Astoria Rome Cavalieri) e costituisce un’occasione importante per misurarsi con le realtà più avanzate del retail a livello mondiale.

Tra i key note speaker hanno già dato la loro adesione Andy Clarke, Ceo di Asda Walmart, Kip Tindell, Ceo di The Container Store e Oscar Farinetti, fondatore e Ceo di Eataly (che per due volte si è aggiudicato il World Retail Award, che anche quest’anno verrà assegnato ai migliori esempi su scala internazionale.

Nei tre giorni di convegno, intervallati da seminari e dal networking nel maketplace, saranno affrontati i diversi aspetti che stanno trasformando il retail, a partire dalle sfide per arrivare alle risposte e alle strategie messe in atto, alle riflessioni sul futuro.

Per offrire una preview del World Retail Congress, Kiki Lab (membro di Ebeltoft Group), nel ruolo di Advisory partner ufficiale del Congresso organizza un incontro mercoledì 13 maggio con la partecipazione di Ian McGarrigle, direttore del Wrc, e Annie Smith, responsabile dei contenuti del Wrc che presenteranno il congresso, Fabrizio Valente che illustrerà gli highlits del Wrc 2014 e le testimonianze di Oscar Farsetti, e di alcuni speaker italiani al prossimo congresso. Qui il programma.

Per richiedere l’iscrizione all’incontro: kiki@kikilab.it – 030 22 16 81

Giuseppe Villani eletto presidente del Consorzio del Prosciutto di San Daniele

Il nuovo consiglio di amministrazione del Consorzio del Prosciutto di San Daniele. Da sinistra, Adriano Milani, Matteo Zolin, Nicola Levoni, Lorenzo Bagatto, Marco Pulici, Villani (presidente), Alessio Prolongo e Stefano Fantinel (vicepresidenti), Sofia Kavcic, Alberto Bellegotti.

Nel 2014 le vendite del Prosciutto di San Daniele sono cresciute del 10%. Segno che, nonostante la congiuntura economica non favorevole, la qualità continua a premiare, così come il rigore nei controlli e l’eccellenza di uno dei prodotti simbolo di Made in Italy nel mondo.

“La conferma dell’apprezzamento del prosciutto di San Daniele da parte del mercato è motivo di grande orgoglio per il Consorzio e rappresenta l’ulteriore dimostrazione della forza del prodotto sia sul territorio nazionale che all’estero”, dichiara Giuseppe Villani, neopresidente del Consorzio del Prosciutto di San Daniele, eletto dal nuovo consiglio di amministrazione. “Questo consenso da parte del consumatore finale che continua a scegliere il nostro prodotto è espressione diretta del lavoro che è stato portato avanti dal Consorzio e del costante impegno dei produttori, volti a garantire la qualità del prodotto che diventa il valore differenziante nel momento dell’acquisto”, conclude Villani.

Le esportazioni, infatti, sono in crescita del 6% rispetto al 2013 e la quota export ha inciso per circa il 13% dei volumi di prodotto venduti, ricavato da circa 2 milioni e 500 mila cosce di suino fresche.

Buone notizie anche per il San Daniele affettato in vaschetta la cui produzione ha registrato una crescita del +17,3% sul 2013, attestandosi a oltre 16.500.000 confezioni certificate, corrispondenti ad oltre 308.000 prosciutti affettati e pari al 12,4% della produzione annua complessiva.

Nel 2014 sono stati inoltre verificati direttamente dagli agenti vigilatori del Consorzio del Prosciutto di San Daniele un migliaio di esercizi in Italia e 500 all’estero, in linea con il notevole aumento dell’attività di tutela e vigilanza attuato negli ultimi anni: nel triennio 2012-2014 sono stati verificati quasi 3000 esercizi in Italia e più di 950 all’estero.

Il campione italiano di caffetteria alla Coop di Novoli fa lezioni sul caffè d’eccellenza

Nel prossimo fine settimana è in scena il Weekdend del caffè alla Coop di Novoli, nell’ambito dell’iniziativa ‘Le eccellenze del territorio’ a cura di Unicoop Firenze.

Ci eravamo abituati a vedere all’opera chef stellati o meno nel panorama della distribuzione italiana, ma aver chiamato il tre volte campione mondiale della caffetteria Francesco Sanapo e ideatore di ‘Ditta Artigianale’, microtorrefazione e primo coffee bar italiano interamente dedicato al consumo consapevole di caffè, è una testimonianza forte di come lentamente ma inevitabilmente si stiano sgretolando le barriere tra consumi domestici e fuori casa, due mondi tradizionalmente antagonisti. Certamente se a farsene carico è una catena che non solo ha i consumatori nel cuore, ma anche nella testa.

Questo per dire che gli interventi, oltre a Sanapo, di altri esperti in materia, come Andrej Godina (PhD in Scienza Tecnologia ed Economia nell’Industria del Caffè), percorreranno la storia del caffè e spiegheranno la lunga filiera, dall’origine nei paesi di produzione al consumatore finale, fino ai trucchi per ottenere un caffè a casa perfetto. A questi, si affiancheranno varie degustazioni di caffè speciali, di particolare pregio gustativo, e monorigine. I caffè saranno serviti secondo le ultime tendenze di consumo: non solo espresso, quindi, ma anche caffè filtro e ‘brew bar’ con il metodo ‘pour over’, che permette di ottenere veri infusi di caffè, secondo una filosofia di vita più ‘slow’. Non mancherà, chiusura, una gara di Latte art.

Inaugurato oggi il nuovo supermercato Pam a Collegno

Ha aperto oggi il nuovo supermercato Pam a Collegno (viale Piemonte), con una superficie di 1.800 metri quadrati situato all’interno di una galleria commerciale. Anche questo punto vendita si caratterizza per l’attenzione sia verso i bisogni e i modelli di consumo emergenti e per il rapporto con il territorio, al fine di sancire in modo più profondo il legame con le realtà produttive locali.

Pam CollegnoNe sono un esempio la frutta e la verdura, in consegna, freschissime, tutti i giorni entro le ore 7:00, con moltissime referenze provenienti da produttori della zona e appositi corner dedicati a prodotti provenienti da agricoltura biologica, sia nel fresco che nello scatolame, disponibili anche per vegetariani e vegani.

Di autoproduzione, invece, il pane del reparto forno, disponibile anche in modalità self service, per una spesa facile e veloce a cui si affiancano un selezione di prodotti senza glutine pensati per celiaci e intolleranti.

Nei reparti macelleria e pescheria è poi disponibile il servizio Pronto Cuoci, con tante preparazioni pronte per essere cucinate. Nell’offerta complessiva, in linea con quella che Pam propone nei suoi supermercati e ipermercati Panorama, spiccano, oltre alle centinaia di referenze a marchio del distributore, una ricca gamma di birre speciali che si accompagna ad un ampio assortimento di vini, tra cui i Calici DiVini, una selezione di etichette e cantine che Pam ha in esclusiva all’interno del mondo della Gdo.

Un investimento importante, quello sostenuto da Pam, sia in termini monetari che occupazionali: il nuovo supermercato darà infatti lavoro ad oltre 50 persone, di cui più della metà giovani under 30.

Pam Collegno. le offerte “Con questa nuova apertura, vogliamo essere presenti e vicini alle famiglie di Collegno – afferma  Michela Airoldi, Direttore Marketing di Pam Panorama – offrendo loro quello che ogni giorno ci impegniamo a garantire in tutti i nostri negozi: qualità e risparmio ma, anche, vicinanza e servizio. Infatti, oltre al risparmio che ogni giorno garantiamo per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie, vogliamo agire con continuità ed attenzione anche sul fronte della qualità dei prodotti e del servizio offerto che, mai come in questo periodo, devono essere capaci di rispondere al meglio alle richieste dei clienti. ”

Aperto sette giorni su sette, il punto vendita è dotato di sette casse tradizionali e sei self-check-out e di pacheggio gratuito coperto da 460 posti.

A Ordine & Extra-Vaganze si discute di rimodulazione del retail esperienziale

Al traguardo della decima edizione, il convegno Ordine & Extra-Vaganze di Popai (14 maggio, Politecnico di Milano) si propone di presentare le idee più innovative in materia di shopper marketing, customer engagement, consumer behaviour, new technologies e molto altro.

Visti i profondi mutamenti che l’industria retail sta vivendo, le aziende devono evolvere e modificare i propri modelli di business. I confini tra mondo digitale e fisico sono ormai sfumati, i consumatori sempre più esigenti, tecnologici, sociali e iperconnessi.

Diventa così fondamentale guardare alla tecnologia quale strumento che abiliti nuove modalità di business.

Forte del successo degli ultimi anni, la giornata si aprirà con una conferenza plenaria ricca di testimonianze italiane ed internazionali: protagonisti del settore si confronteranno sui nuovi modelli distributivi esperienziali emergenti nel nostro mercato.

Nel pomeriggio, i consueti seminari di approfondimento, per entrare nel vivo delle dinamiche e delle tendenze del settore.

Di alto profilo, come di consueto, gli speaker.

Cliff Crosbie: SVP-Global Retail di Prism Skylabs, agenzia d’eccellenza nella consulenza retail. Ha lavorato aziende note in tutto il mondo: è stato Director WorldWide Retail Sales Support di Apple e VP Global Retail and Customer Marketing di Nokia. Ha ricoperto inoltre la carica di Country Sales Manager IKEA

Lucia Fracassi: Direttore Generale di Deborah Group, è stata in passato Group Financial Controller presso Invatec. La sua carriera è iniziata in Pirelli Italia come Group Accounting Principles. Ha lavorato inoltre per Galbani Francia come Capo Progetto Europeo e come Manager Finanziario in uno dei gruppi Crown Cork & Seal

Marco Grieco: Business Innovation and Change Director di OVS, azienda leader italiana nella produzione e distribuzione di abbigliamento con una quota di mercato del 6.2%, quotata all’MTA di Milano, nella quale lavora dal 2013. Ha lavorato in passato in aziende quali Boston Consulting Group gestendo progetti per importanti realtà internazionali operanti nel mondo fashion e retail a livello internazionale, ed in Ernst & Young, nonchè ricoperto analogo ruolo all’interno dei department store Gruppo Coin fino alla quotazione di OVS.

Daniele Tirelli: Presidente di Popai Italia, ha fatto parte del board di ACNielsen e IRI-Infoscan. Docente presso le università Iulm e Statale di Milano, è autore di vari libri e collabora in veste di opinionista con varie riviste specializzate nel campo del marketing e della comunicazione

Modera il convegno Luigi Rubinelli, Direttore Responsabile di RetailWatch.

Anche quest’anno, l’evento avrà luogo presso il Politecnico di Milano con accesso consentito solo previa registrazione.

Per info e iscrizioni: convegni@popai.it

Federdistribuzione presenta il bilancio di sostenibilità della distribuzione moderna

«Siamo le aziende del prezzo giusto, non del prezzo basso»: così il presidente di Federdistribuzione  Giovanni Cobolli Gigli ha introdotto l’incontro di presentazione del secondo Bilancio di sostenibilità della Distribuzione moderna organizzata (Dmo). «Uno strumento – ha aggiunto – nel quale esprimere la nostra identità, dichiarando i valori forti intorno ai quali le aziende della Dmo rappresentano, pur nella loro diversità, un insieme coeso». Un concetto ribadito anche da Mario Gasbarrino, amministratore delegato di Unes, per il quale: «In un settore ad elevata competitività come quello della distribuzione, la sostenibilità è un fattore di incontro, di scambio delle best practice».

L’obiettivo del bilancio di sostenibilità (l’unico, salvo errori, che riguarda un intero settore) è infatti quello di «trasmettere l’idea che l’impegno delle imprese sull’ambiente, nei confronti  di collaboratori e clienti, verso i fornitori e la comunità non è sporadico o casuale, ma rappresenta un atto consapevole che entra a far parte della più autentica strategia d’impresa e sul quale il commitment è molto forte. È la testimonianza che la sostenibilità non viene più intesa solo come una leva di posizionamento, ma sta diventando una leva economica». Federdistribuzione, ricordiamolo, rappresenta un variegato universo di imprese distributive per un totale di 14,600 punti vendita, 60,6 miliardi di euro di giro d’affari, pari al 47,9% della Dmo.

Va detto che, poiché la cronaca ha il sopravvento sui temi di un convegno, a poche ore di distanza, la notizia che qualche centinaia di dipendenti di Auchan hanno occupato piazza Montecitorio in seguito al fatto che il retailer francese si appresterebbe a licenziare oltre mille dipendenti, quale effetto della crisi di questi anni e della necessità di una riorganizzazione della propria presenza in Italia (cìè anche chi paventa una sua uscita), getta qualche ombra su queste affermazioni. Tuttavia non ne mina la sostanza.

Nel completo rapporto di bilancio, gli aspetti citati da Cobolli sono sintetizzati in una serie di numeri a significare un percorso virtuoso, come l’ha definito Mario Molteni, direttore di Altis (Università Cattolica di Milano): «La seconda edizione del Bilancio di Sostenibilità di Settore racconta di aziende che credono e investono in iniziative di responsabilità sociale e ambientale, assumendo il ruolo di propulsore di crescita». Nelle otto aree oggetto dell’indagine (clienti, fornitori, collaboratori, comunità, certificazione, ambiente, comunicazione), che censisce 60 iniziative diverse delle imprese associate, le attività delle imprese della Dmo hanno tassi di penetrazione elevati, che sfiorano il 100% in alcuni casi come i sistemi di riduzione dei consumi energetici, l’attivazione del servizio di ascolto dei clienti, l’inserimento di informazioni addizionali sull’etichetta dei prodotti a Marca del Distributore.

«Il dato più significativo – ha sottolineato Molteni – è che in tutte le aree si registra un incremento, con l’eccezione delle certificazioni, ma per il semplice motivo che è già completamente presidiata».

L’area che registra l’evoluzione più significativa è quella dei fornitori: +15% rispetto all’indagine 2012. Le aziende distributive lavorano con i fornitori in logica di partnership e per una loro valorizzazione, favorendo un percorso di crescita delle PMI. Pratiche quali l’instaurazione con le PMI di un rapporto di lunga durata (79% delle imprese), la valutazione del Codice etico del fornitore o la firma congiunta di un codice di condotta (75% delle imprese), la dematerializzazione degli scambi di documenti (82% delle imprese) favoriscono nelle imprese fornitrici l’avvio di un percorso di Responsabilità Sociale d’Impresa e di innovazione.

Anche l’area clienti segna un trend positivo dell’11%. Nei confronti dei clienti le imprese distributive tutelano il potere d’acquisto e mostrano attenzione alle nuove dimensioni sociali, andando spesso oltre gli obblighi di legge.

sostenibilità Dmo 2014

«La sostenibilità – ha concluso Molteni – è diventata un aspetto strutturale del business per le imprese della Dmo, che svolge, per di più, un ruolo proattivo verso le imprese fornitrici e di educazione della clientela. Il fatto che la riduzione degli imballaggi sia aumentata del 18% e la riduzione dei rifiuti del 12% testimonia di un approccio pragmatico alla sostenibilità, che fa bene immediatamente al conto economico dell’impresa».

Sono numerosi gli spunti emersi dalla duplice tavola rotonda che ha discusso i risultati del bilancio di sostenibilità di settore. Proviamo a sintetizzarli.

Consumo di suolo. Per le imprese della Dmo che vuole continuare a investire e a crescere, il tema è particolarmente importante. Intorno al consumo di suolo, in discussione nei palazzi della politica,  si intrecciano infatti gli interessi delle comunità locali, quelli della Dmo (per la quale è centrale la redditività del punto vendita), quelli delle amministrazioni locali. «Ma dobbiamo operare tutti all’interno di un quadro di certezze: oggi quando si parte non si sa quando si arriva e quando e in quali condizioni si arriva a compimento del progetto», ha detto Valerio di Bussolo, direttore della comunicazione di Ikea Italia.

Anche perché, ha illustrato il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, sono numerosi i casi in cui le Regioni e le amministrazioni locali hanno posto vincoli all’apertura di punti vendita e agli orari di apertura, nonostante le disposizioni contenute nei decreti Cresci Italia e Salva Italia che avevano invece aperto le porte a una maggiore liberalizzazione al riguardo, tanto che l’Antitrust è dovuto intervenire presentando ricorsi contro gli atti degli enti locali.

Rapporti con i fornitori. Per Luigi Mastruobuono, direttore generale di Confagricoltura sono quattro le aree di lavoro comune con la Dmo: la condivisione di dati per comprendere e migliorare le relazioni con i consumatori; valorizzare la filiera agroalimentare che vale il 14% del Pil; l’internazionalizzazione, perché la Dmo può essere la piattaforma di diffusione dei prodotti italiani all’estero; la comunicazione per creare maggiore valore veicolando nuovi contenuti relativi alla sostenibilità.

E Mario Gasbarrino ha aggiunto che quando si parla di prodotti a marchio del distributore questi rapporti sono già a livelli elevati tanto che molte Pmi sono cresciute fino ad affacciarsi ai mercati internazionali grazie alla Dmo e che la valorizzazione dei prodotti locali in futuro è destinata a crescere. Non solo, ma «quando un distributore sognatore e un produttore inventore si incontrano si raggiunge un equilibrio perfetto. Tanto che con il nostro fornitore di acqua minerale abbiamo eliminato il fardello in polietilene, risparmiando circa 480 camion di plaastica indifferenziata. E noi valiamo solo l’1% del fatturato complessivo della distribuzione alimentare».

Convegno Bilancio di sostnibilità distribuzione moderna 2

Filiera. «Il futuro si giocherà su una visione della filiera diversa, con progetti a lungo termine. Ma occorre fare rapidamente un salto di qualità. Mi auguro che l’industria recuperi quella capacità di innovazione  che in questi ultimi anni è stata più appannaggio della distribuzione. Dobbiamo tornare a metterci in gioco per costruire una visione più integrata più documentata con la distribuzione e con l’agricoltura». Alberto Frausin, amministratore delegato Carlsberg Italia.

Eccedenze alimentari. La Francia recupera le eccedenze 6-7 volte di più che l’Italia. L’auspicio del presidente di Fondazione Banco Alimentare Andrea Giussani è che la lotta contro lo spreco possa diventare un processo ordinario all’interno delle imprese distributive, per far si che da opportunità etico-sociale possa diventare una normale attività. Dando poi evidenza dei risultati ottenuti per favorirne il contagio e la diffusione.

Il temporary store di Ikea ripensa alla cucina e al cibo

Ha aperto i battenti qualche giorno fa il Temporary Store di Ikea a Milano, in zona Navigli, subito preso d’assalto dal popolo del design che in questi giorni affolla le strade di Milano. 1000 gli eventi grandi e piccoli, importani o meno significativi, frutto della creatività e del design che aprono, di fatto, il semestre di Expo a Milano.

E proprio il temporary di Ikea, che rimarrà aperto fino alla fine di settembre (unica presenza scandinava nel semestre di Expo), contiene al suo interno il Kitchen Lab,  frutto di un lavoro di alcuni anni legato all’uso intelligente della cucina svolto in collaborazione con gli studenti della Eindhoven University of Technology e dell’Ingvar Kamprad Design Center dell’Università di Lund con il coordinamento dell’incubatore londinese Ideo.

Qui vengono proposte riflessioni sulla cucina del 2025 che coinvolgono tutta la filiera del mangiare, perché contempla dei sistemi di refrigerazione di tipo passivo e a induzione (senza cioè il frigorifero), dei compattatori di rifiuti domestici, un compostatore da cui si ricavano pastiglie essiccate di compost mentre il liquido estratto, pieno di sostanze nutritive, serve per innaffiare le piante di casa, un germogliatore. E soprattutto un tavolo che contiene nascosto al suo interno un piano a induzione sul quale si cucina direttamente. Attraverso un sistema di riconoscimento dei cibi con fotocamere e proiettori posizionati sul soffitto, sul piano  del tavolo sono proiettati  suggerimenti d’uso e ricette di cucina.

Ma il Temporary Store contempla tante altre proposte sempre legate alla cucina e al food: dal ristorante (Food Lab) con le famose polpette svedesi, declinate anche in versione vegetariana e di pollo, allo studio di una cucina per bambini di Matali Crasset, allo spazio cucina progettato da Paola Navone, a nuovi modelli e nuovi prodotti, tutti contrassegnati dall’idea di sostenibilità, come il tavolo e gli sgabelli di sughero. Ovviamente è un vero e proprio punto vendita dove è possibile acquistare o progettare la propria cucina.

«Sono quattro i motivi alla base dell’apertura di questo spazio», spiega a inStore il direttore delle relazioni esterne di Ikea Italia Valerio Di Bussolo. «L’opportunità di presentare il lavoro svolto in questi ultimi anni sul cibo e sulla cucina in sintonia con Expo è il primo. Il secondo motivo è la ricerca di formule cittadine di negozi. Abbiamo un punto vendita urbano ad Amburgo, nella zona dei doccia, di 35 mila metri quadrati e abbiamo da poco aperto un pick-up store a Pamplona. Stiamo insomma cercando di individuare le diverse formule più idonee al tipo di tessuto urbano scelto. Qui a Milano, per esempio, è improbabile aprire una grande superficie (anche se non è un problema di location, visto che ci sono tante caserme), ma essenzialmente per il traffico automobilistico e per la sostenibilità ambientale.

Il terzo motivo è la focalizzazione sul cibo e sulla cucina, non solo in quanto prodotto, ma anche in termini di pianificazione e progettazione (da qui i progetti di Navone e di Crasset), perché ci è sempre stato imputato una proposta omologata e standardizzata. Infine, una presenza di marketing, per intercettare quella parte di potenziali clienti che ancora non frequentano i nostri punti vendita».

[Not a valid template]

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare