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fabrizio.gomarasca

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Effetto Oms sulla carne: in una settimana vendite al supermercato in calo di 16 milioni di euro

Si sono fatti subito sentire gli effetti sui mercati dell’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sui danni alla salute provocati dalle carni rosse ed elaborate.

Iri ha rilevato una contrazione di 16 milioni euro delle vendite nel canale modern. Quello delle carni – segnala Iri – è uno dei mercati più importanti all’interno del Largo Consumo che vale nel periodo gennaio- ottobre di quest’anno ben 8 miliardi di Euro. In una sola settimana il mercato ha bruciato quindi lo 0,2% dei ricavi complessivi.

Come illustrato dalla tabella, tutti i segmenti del mercato sono stati interessati. Fa eccezione la carne bianca fresca che, a due settimane dalla comunicazione dell’Oms, registra una crescita del 3%. Al contrario, tutti i prodotti elaborati, sia che si tratti di carne rossa sia che si tratti di carne bianca, segnano cali importanti.

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Tra i segmenti più critici sicuramente vi è quello dei Wurstel e altri Precotti che registra addirittura un calo delle vendite del 17,1%. “Dopo un periodo di difficoltà dell’intero comparto di carni e salumi, si stavano intravedendo segnali di ripresa – commenta Marco Limonta, Business Insights Director di IRI- Purtroppo questo avvenimento ha portato una forte battuta di arresto in tutta la filiera”.

Come illustrato dal grafico a seguire ad una settimana dalla comunicazione divulgata dall’Oms il comparto di carni e salumi nei canali di supermercati e ipermercati segna un -8,7% rispetto all’analogo periodo precedente.

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«Confidiamo che le ampie rassicurazioni pervenuti da parte di medici, oncologi, istituzioni, esperti e dalla stessa IARC – ha commentato Aldo Radice, Codirettore di Assica, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi – favoriscano il rapido ritorno alla normalità. Come abbiamo più volte sottolineato, questa ricerca “non parla italiano”: si riferisce a consumi che son completamente diversi di nostri, sia per le quantità (oltre il doppio) sia per la qualità dei nostri prodotti. Rimane il fatto che i 16 milioni di euro di mancate vendite nella prima settimana sono una perdita netta per il settore, proprio in un momento in cui finalmente il comparto della carne e dei salumi iniziava a uscire da un quadriennio molto difficile».

A Milano riapre Esselunga Papiniano completamente rifatto

Dopo diversi mesi di ristrutturazione riapre il punto vendita Esselunga di Viale Papiniano integralmente rifatto, un punto vendita storico per l’insegna della famiglia Caprotti perché inaugurato nel giugno del 1970. Dopo 45 anni di onorato servizio i segni del tempo si facevano sentire.

All’interno del supermercato sono impegnati 79 dipendenti, di cui 23 neoassunti avviati al lavoro attraverso il programma di selezione e formazione interno.

I clienti disporranno di tutti i reparti che hanno contribuito al successo del marchio Esselunga: la frutta e verdura sfusa e confezionata con un’offerta di oltre 350 prodotti, la pescheria con personale dedicato che offre pesce fresco già pulito, la macelleria e la gastronomia. Inoltre vi è anche il 113° forno di Esselunga: panettieri specializzati, formati dalla “scuola dei mestieri” interna, offriranno ai clienti 18 varietà di pane fresco sfornato di continuo durante l’intero arco della giornata.

All’interno del supermercato di cui 23 neoassunti avviati al lavoro attraverso il programma di selezione e formazione interno.

 

Crai continua la crescita: aumentano fatturato e punti vendita

L'interno di un puntovendita Crai F.lli Ibba

Continua la crescita del Gruppo Crai, che nel primo semestre registra +15% di fatturato, rispetto al 2014, chiuso con un +24%. Anche la rete di negozi si intensifica: nel primo semestre si sono aggiunti 154 nuovi punti vendita in ambito alimentare. CRAI è quindi fortemente impegnata nella caratterizzazione dei negozi aderenti all’insegna in modo da assumere un’identità distintiva verso la concorrenza e offrire ai clienti la medesima shopper experience.

Gli oltre 2.000 punti vendita alimentari rappresentano infatti un vero e proprio osservatorio in cui si rilevano i cambiamenti nelle tendenze di consumo e nel modo di fare la spesa: qualità dei prodotti ed eccellenza nel servizio sono oggi prioritari, anche rispetto alle vendite promozionali.

Oltre il 70% dei negozi CRAI è rappresentato da punti vendita di prossimità generalmente caratterizzati da superfici che rientrano nel canale del libero servizio (metrature comprese tra 100 e 399 mq) all’interno del quale è diventata addirittura la seconda insegna, con una quota di mercato del 10,09%.

Copia di MarcoBordoli_AmDel_CRAI_Secom«L’ultima edizione della Guida Nielsen Largo Consumo (fine settembre 2015), strumento che indica gli indici di potenzialità dei maggiori punti vendita del paese e le quote di mercato delle insegne nel canale alimentare, evidenzia come la nostra quota di mercato nel canale alimentare sia cresciuta dello 0,3% – spiega Marco Bordoli, amministratore delegato del Gruppo CRAI Seco (nella foto) – diventando così il terzo gruppo in Italia per velocità di crescita della quota. Si tratta di un risultato conferma che il lavoro svolto dalla Sede Centrale, dai Cedi e dai suoi associati è fondamentale per la crescita e il raggiungimento degli obiettivi del gruppo».

Crai sta sviluppando un piano strategico di medio termine che non solo intende consolidare la posizione raggiunta nel mercato, ma si pone come obiettivo un’ulteriore accelerazione della crescita già in atto.

Prepaid Summit Europe: le gift card verso la convergenza tra retail, marketing e finanza

Se qualcuno del Governo fosse stato presente al Prepaid Summit Europe che si è svolto ieri a Milano, probabilmente avrebbe avuto l’impressione di trovarsi su un altro pianeta. Altro che discutere di alzare il tetto delle spese in contanti!

Si è tratteggiato infatti uno scenario nel quale la transizione delle carte prepagate (quelle banali di plastica) verso la digitalizzazione è dato per ineluttabile, così come l’enorme potenziale delle gift card le trasforma in strumenti di welfare, di incentivazione, di premio, coinvolgendo banche, assicurazioni, aziende, il retail. Insomma, uno scenario proiettato verso un futuro neanche troppo lontano, tanto che le previsioni per le carte prepagate per acquisti offline e online è decisamente roseo: solo per l’Italia, la quota delle prepagate che è di circa il 9% dovrebbe rapidamente salire al 20%. Soprattutto dopo l’impegno dei colossi del digitale, Apple, Google e PayPal in testa nello sviluppare i propri wallet. In gioco, ha acutamente osservato Ugo Bechis di Ubi Banca, c’è la grande massa di dati e di conoscenza dei clienti e chi li possiede è pronto a pagare commissioni del 20 o 30% pur di tenerli. In cambio i clienti vogliono usabilità, flessibilità, velocità nei pagamenti. Pagare con un click, questo è la direzione, visto la rapida crescita dell’e-commerce e visto il 30-40% di abbandono nelle operazioni di acquisto.

gift cardMa questo è solo un lato della medagli che fa del settore delle prepagate un potente accelelratore di business. L’altro lato ì costituito dalle gift card, che faticosamente stanno prendendo spazio nel retail, anche se chi ci ha creduto sta registrando crescite importanti. «Nel giro di due-tre anni vedremo l’esplosione di questo mercato, perché ha tutte le caratteristiche per far incontrare retail, marketing e finanza» è la convinzione di Salvatore Bellomo che proprio così ha sottotitolato il volume Gift Card: una convergenza strategica scritto con Gianluca Rossi e Mario Anzanello (Franco Angeli).

Tra i primi a crederci è Gaetano Giannetto che ha fondato quindici anni fa Epipoli e che in questo tempo ha sperimentato, inventando soluzioni e aggiungendo servizi, le potenzialità delle gift card. «Noi pensiamo che la gift card altro non sia che un touch point per il consumatore, che genera una fertilizzazione trasversale tra mondo fisico e servizi virtuali. Non è un caso che i grandi e-tailer hanno bisogno di trovare un punto di scarico nel negozio fisico.

L’errore in cui forse molta distribuzione incorre è pensare all’offferta di gift card come sommatoria di singole carte. Invece è un sistema per creare destinazione. Negli stati Uniti, per esempio l’hanno capito e hanno assortimenti ampi e profondi di card in uno spazio di un metro quadrato. Ma sanno perfettamente che il 95% del fatturato lo fanno con venti referenze, mentre il restante 5% è diluito su 400 referenze. Le gift card nel retail consentono di generare margini senza fare preacqisti, di fare promozioni, di fare innovazione (cosa di cui ci sarebbe molto bisogno).

Le carte non servono solo a vendere prodotti, ma anche servizi: stiamo lavorando alla dematerializzazione le assicurazioni leggere come quella per il capofamiglia. Siamo i primi ad avere studiato una carta virtuale per i pagamenti nel web. E per rimanere nel campo dei prodotti, si possono virtualizzare aziende e prodotti che non sono fisicamente presenti nel punto vendita. Le possibilità spaziano in tutti i campi: dai biglietti alle grandi manifestazioni (come abbiamo fatto per Expo), alle operazioni di co-marketing di cross-categoria o ancora per le operazioni di cash back.

Tutte operazioni che possono creare sinergie tra operazioni di loyalty e di gift puro. Con, in più, l’apertura alla mobilità e all’integrazione con lo smartphone attraverso le App per ingaggiare i consumatori».

Vi è poi nel B2B l’utilizzo delle Gift Card per gli incentivi o per il rewarding dei dipendenti, senza in questo caso appesantire i premi e gli incentivi con il fardello dei contributi. «Nel mercato B2B – aggiunge infine Bellomo – la diffusione delle gift card, sebbene limitata, ha possibilità di diffusione maggiori che nel B2C».

Mondadori Store inserisce i viaggi tra i servizi offerti

corner travelMondadori Store, fresco vincitore del premio Insegna dell’anno nella categoria Librerie, amplia la gamma dei servizi offerti ai propri clienti con Mondadori Travel: il nuovo spazio dedicato ai viaggi, all’interno del Mondadori Megastore di via Marghera a Milano. Si tratta di un servizio integrato che, attraverso proposte di alta qualità, arricchisce la shopping experience nel punto vendita, dove al libro, cuore dell’offerta, si affiancano esperienze di intrattenimento a 360°.

Guarda la photogallery dell’ultimo Megastore aperto a Milano

«Questa iniziativa rientra nel disegno di poter proporre ai nostri clienti una sempre più ampia offerta nel mondo della cultura e divertimento, che faccia di Mondadori Store il riferimento nel mercato italiano per questi settori», ha dichiarato Mario Maiocchi, amministratore delegato di Mondadori Retail.

Mondadori Travel assiste i clienti in tutte le esigenze di viaggio, attraverso i consigli di personale qualificato: dalla scelta della destinazione, aiutando nella prenotazioni e proponendo sempre condizioni vantaggiose, a pacchetti all-inclusive di brand prestigiosi come Alpitour, Francorosso, Viaggidea, Villaggi Bravo e Karambola.

Gluten Free Expo, la nicchia del senza glutine si espande

 

È solo alla quarta edizione, ma il cammino di Glute Free Expo, il salone internazionale del mercato e dei prodotti senza glutine, ha innestato la quarta e si appresta a vivere, dal 14 al 17 novembre a Rimini, un’edizione particolarmente scintillante, con un ricco corredo di eventi collaterali: 60 showcooking e 30 tra workshop e conferenze.

Il passaggio dalla piccola manifestazione con aziende espositrici operanti nel mercato degli alimenti detoterapeutici al salone di prodotti alimentari senza glutine è la cartina al tornasole di un settore che in questi ultimi anni è decisamente esploso, con l’ingresso della grande distribuzione e dell’industria alimentare . «Non essere dedicati solo alla “malattia” è un cocetto che abbiamo avuto in mente fin dall’inizio», dice Juri Piceni, direttore di Gluten Free Expo. E a riprova del ruolo che la manifestazione si è scavata è giunto il patrocinio del Ministero dello Sviluppo economico (non di quello della Sanità).

Il mondo del gluten free è in fermento. Secondo la ricerca sul comparto commissionata a Grs-Ricerca e Strategia, su 206 aziende attive nel gluten free, il 63% ha registrato nell’ultimo anno un fatturato in crescita e il 69% prevede che anche quest’anno crescerà. Un quadro positivo che per il 73% dei rispondenti proseguirà anche nei prossimi anni, tanto che il 42% ha assunto personale (grazie anche al Jobs Act).

La parola magica è per tutti “libera vendita”. È qui che il mercato cresce per il 48% delle aziende ed è qui che sono attesi i maggiori sviluppi, tanto che vi è chi sta investendo in nuove linee di produzione e addirittura in nuovi stabilimenti. Il motivo delle previsioni favorevoli, al di là della domanda in crescita, è che dal prossimo luglio entrerà in vigore il regolamento UE 609/2013 con le nuove norme sull’etichettatura. La novità sostanziale è l’abrogazione della dicitura “prodotto dietetico”, che ha costituito, negli anni, una sorta di salvacondotto per i prodotti senza glutine sia in termini di canale sia in termini di prezzi. E quindi ci si attende un ulteriore slancio.

Un provvedimento che mira a far chiarezza nei confronti dei consumatori. I prodotti deglutinizzati potranno riportare la dicitura aggiuntiva “specificamente formulato per persone intolleranti al glutine” ovvero “specificamente formulato per celiaci”, mentre i prodotti naturalmente privi di glutine oltre alla dicitura “senza glutine” possono riportare anche “adatto alle persone intolleranti al glutine” o “adattato ai celiaci”. Infine, la dicitura “senza glutine” non può essere impiegata per prodotti nei quali l’assenza dell’allergene è scontata.

Anche le parafarmacie insieme con Conad per la liberalizzazione dei farmaci di fascia C

A sostegno dell’iniziativa Liberalizziamoci lanciata da Conad si schiera anche la Federazione nazionale parafarmacie italiane, dopo un incontro tra il presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane Davide Gullotta e l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese.

Liberalizziamoci riguarda la raccolta di firme indirizzate al presidente del Consiglio e ai ministri della Sanità e dello Sviluppo economico perché la vendita dei farmaci di fascia C sia allargata alle parafarmacie.

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«Vogliamo che siano riconosciuti la dignità e i diritti della professione che i farmacisti svolgono nelle parafarmacie», sostiene il presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane Davide Gullotta. «I nostri farmacisti sono iscritti allo stesso Albo professionale, hanno conseguito la stessa laurea, hanno uguale ruolo e competenze rispetto a coloro che lavorano nelle farmacie. Conad è un alleato importante, perché ha la giusta sensibilità e ottime motivazioni per assicurare ai cittadini un valido presidio sanitario e un’ulteriore possibilità di risparmiare sull’acquisto dei farmaci, fruendo della competenza e professionalità di farmacisti ai quali nulla manca rispetto a chi opera in farmacia».

«Le farmacie cercano di mantenere i loro privilegi di casta ed economici», aggiunge l’amministratore delegato Conad Francesco Pugliese «ignorando che la concorrenza è, prima di tutto, un interesse del cittadino. Allargare la vendita dei farmaci di fascia C alle parafarmacie è un segno di civiltà. Questa, come altre mancate liberalizzazioni, pesa soprattutto nelle tasche di tanti italiani ancora alle prese con bilanci familiari difficili da far quadrare. Per dispensare salute serve un farmacista e non delle mura. I farmacisti delle parafarmacie sono qualificati come e più di quelli delle farmacie per il ruolo che svolgono».

L’attuale Ddl in discussione al Senato – condiviso e sostenuto dalle potenti lobby delle multinazionali del farmaco – presenta alcuni aspetti pericolosi quali l’ingresso del capitale nelle farmacie, eventualità che consegnerebbe di fatto la proprietà nelle mani di alcuni grandi gruppi della distribuzione del farmaco dando vita a nuovi possibili monopoli in un comparto delicato qual è la dispensazione dei farmaci.

Stupisce, perciò, il silenzio dei farmacisti di fronte ad un elemento che di fatto sconfessa quanto da anni sostengono, ovvero che la farmacia, nell’ambito del SSN, è il presidio socio sanitario a servizio dei cittadini e uno dei centri preposti all’assistenza sanitaria di base, con uno specifico riferimento alle prestazioni farmaceutiche.

Secondo Conad Conad, che ha in attività 100 parafarmacie in cui operano 400, il mercato dei farmaci di fascia C vale 2,9 milioni di euro e, se liberalizzato, farebbe risparmiare ai cittadini una cifra tra i 500 e i 900 milioni di euro.

Appuntamento il 12 novembre con Ki-Best, il Retail tour virtuale di Kiki Lab. InStore è media partner

“Ogni anno visitiamo varie realtà retail internazionali e siamo lieti di condividere gli stimoli raccolti. Quest’ultimo anno abbiamo visitato negozi a New York, Cannes, Stoccolma, Parigi e New Delhi, e  Barcellona. Piazze più famose e meno note insieme, perché la globalizzazione porta a trovare innovazioni e casi di successo ormai in tutti i mercati.” Così scrive Fabrizio Valente sull’ultimo numero i inStore per presentare l’imminente edizione di Ki-Best 2015 – Retail Toru Virtuale, programmato per il 12 Novembre a Milano, di cui inStore è main media partner.

Fabrizio Valente e il team di Kiki Lab approfondiranno l’analisi delle tendenze emergenti e dei casi più innovativi nel mondo del Retail, attraverso un viaggio virtuale in numerose aree visitate nell’ultimo anno, condividendo con i partecipanti gli spunti strategici e operativi, oltre agli highlights del WRC 2015 di Roma.

Guarda la video intervista con un commento a caldo

Schermata 2015-10-15 alle 21.58.31Tra i casi analizzati vi è  Clas Ohlson, la catena svedese che ha trasformato il concetto di negozio brico mixandolo con quello di prossimità.Negozi di media super cie che si danno l’obiettivo di servire i bisogni del quotidiano nel non alimentare, in modo ampio per comprendere accessori, pezzi di ricambio e prodotti particolari come il kit per il test alcolico. Senza dimenticare accessori sfiziosii e colorati, come il frullatore con borraccia per un trasporto e un consumo immediato. Risultati: crescita costante negli ultimi anni  no ad arrivare a quasi 200 negozi in 5 Paesi, incluso Dubai.

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I convegni saranno arricchiti da testimonianze aziendali: già confermati per Milano speech di Autogrill e Decathlon e per Brescia di Calze Ileana, Parliamo di thè e Italmark-Gruppo Odolini.

I convegni sono a pagamento. Per informazioni e iscrizioni: 030.221681 – kiki@kikilab.it.

Contratto distribuzione: domani è sciopero. Coinvolte tutte le maggiori insegne food e non food.

Domani in tutta Italia i lavoratori del commercio delle aziende aderenti a Fededistribuzione, Confesercenti e Distribuzione Cooperativa incrocerranno le braccia per chiedere il rinnovo del contratto scaduto da 22 mesi. Da parte dei sindacati si attende grande partecipazione, anche a giudicare dall’intensa attività su twitter con l’hashtag #Fuoritutti.

«La stagione dei rinnovi dei contratti – ha affermato Maria Grazia Gabrielli segretaria generale della Filcams Cgil – sta vivendo profondi attacchi e dilazionare molto i tempi forse porta con se l’idea  che dei contratti  nazionali stessi si possa anche fare a meno. Noi, restiamo convinti della centralità del contratto nazionale che va difeso e rafforzato in settori dove, la contrattazione di secondo livello aziendale e territoriale non c’è per una vasta platea di lavoratori e quella esistente ha subito in questi anni una rimessa in discussione che ci ha visto impegnati in confronti e scontri difficili nelle aziende». La stessa Filcams-Cgil in una nota sottolinea che “nelle trattative è risultato centrale la posizione espresse da tutte le controparti di un contratto nazionale non più rispondente ai cambiamenti intervenuti e che per questo necessita di una revisione straordinaria con la priorità di diventare strumento di recupero di produttività. La traduzione di questa impostazione si concretizza in realtà in un insieme di interventi volti ad abbattere e rendere più leggero il costo del lavoro. Ma in contratti nazionali più deboli, meno inclusivi e autofinanziati dagli stessi lavoratori non ravvisiamo nulla di moderno, di innovativo e di sostenibile”.

Fededistribuzione risponde di voler riconoscere aumenti contrattuali nel triennio 2016 – 2018 che garantiscano il potere d’acquisto dei lavoratori; quindi nessuna riduzione dei salari. TuttaviaL’associazione dei distributori fa notare che i sindacati hanno sempre rifiutato tutte le proposte: dagli interventi di flessibilitù e produttività con soluzioni sostenibili da individuare congiuntamente, “come ad esempio un utilizzo più efficace dei contratti a tempo determinato, soprattutto in località turistiche”, all’introduzione di nuovi e più efficienti strumenti per dare sostegno al reddito e migliorare la tutela della salute dei lavoratori.

” I sindacati hanno rifiutato queste proposte, ponendo come condizione preliminare l’applicazione del contratto stipulato con Confcommercio”, afferma Federdistribuzione, che conclude la sua nota così: “Federdistribuzione non può accettare passivamente l’applicazione di un altro contratto collettivo, come quello di Confcommercio, che ha ingiustificatamente riconosciuto aumenti retributivi superiori all’inflazione: ciò significherebbe mettere a grave rischio l’occupazione e lo sviluppo in molte grandi aziende, in un settore che rispetto al commercio tradizionale investe molto di più in formazione, sicurezza, sviluppo delle carriere, occupazione di qualità (91% di contratti a tempo indeterminato) contrattazione integrativa e welfare aziendale”.

Dal canto suo Ancc-Coop conferma di voler rinnovare il CCNL, a condizione che vengano salvaguardate le esigenze di competitività che ha posto nel negoziato. Nello specifico ANCC si è proposta alcuni obiettivi principali: la difesa del potere di acquisto dei soci e consumatori, la salvaguardia dell’occupazione e la distintività cooperativa.

“Per poter far questo – scrive in una nota l’Ancc – è indispensabile che Coop possa competere nel mercato con gli stessi costi contrattuali, derivanti dal contratto nazionale di lavoro, che le OO.SS. del Commercio hanno già convenuto, o che converranno in futuro, con le nostre imprese concorrenti del settore.

Esiste infatti un’ importante divario di costi, maggiori oneri a carico di Coop che si sono costituiti nel tempo in una situazione economica del tutto diversa e che, nella situazione attuale di difficoltà dei consumi – ove nel mercato operano concorrenti che applicano contratti di lavoro meno costosi dei nostri, o in alcuni casi non li applicano e al tempo stesso sono privi di contrattazione integrativa aziendale – non è più possibile mantenere. Coop si prefigge di raggiungere il recupero dei costi nel contratto nazionale di lavoro, mantenendo però alcuni maggiori costi sociali a proprio carico (es. sul tema della malattia, con tutele che nessun concorrente applica, sull’agibilità sindacale e sulla diffusione massima della contrattazione integrativa aziendale) e senza modificare i livelli retributivi già acquisiti dal personale oggi presente”.

Se le trattative non dovessero fare passi avanti, dopo quello di domani è già anunciato un nuovo sciopero il 19 dicembre, a una settimana da Natale.

Comipro in Végé cresce a doppia cifra

Alfonso Bellizzi, Direttore Generale Comipro

A un anno dall’entrata in Gruppo VéGé, Comipro, storico consorzio riconosciuto a livello nazionale che riunisce grossisti distributori del settore Home e Personal Care ha registrato una crescita a doppia cifra nel terzo trimestre con + 13%, facendo leva sul proprio know how, che ha garantito un successo in controtendenza rispetto al settore nell’ultimo periodo.

I brillanti risultati di vendita rispecchiano la solidità del consorzio che ha sede Roma ma è presente con una rete vendita capillare in tutta Italia, confermando il successo del modello di crescita sviluppato in oltre 34 anni di attività.

punto di riferimento nel settore dell’home e personal care.

Le imprese aderenti a Comipro sono coordinate dalla divisione Cura&Persona di Gruppo VéGé che ha affiancato il consorzio in questa significativa performance di crescita. «Il sostegno di Gruppo VéGé – spiega Alfonso Bellizzi, Direttore Generale Comipro – ha fornito un contributo rilevante al conseguimento dei nostri obiettivi di crescita. L’incremento in doppia cifra del sell-out registrato nel terzo trimestre è un risultato eccellente che riflette l’ottimo lavoro di squadra svolto dalle imprese che aderiscono al Consorzio. Con Gruppo VéGé siamo già al lavoro per confermare nel tempo questo tasso di crescita».

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