L’imballaggio del futuro? Sarà leggero, sostenibile e performante

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Stefano Tominetti.

Forse non ha la stessa visibilità di altri settori, ma è anche sul packaging che si stanno giocando i temi caldi della filiera alimentare, che guardano al futuro. Tecnologie nuove promettono infatti di modificare le prestazioni degli imballaggi, sempre più perfomanti perché saranno in grado, ad esempio, di allungare la shelf-life degli alimenti freschi, evitando l’uso di conservanti sempre più invisi al consumatore, nonché a tutto vantaggio dei conti economici della filiera, ma anche della lotta allo spreco di cui tanto si parla in questi tempi.
Abbiamo dunque chiesto a un “addetto ai lavori”, Stefano Tominetti, Business Development Manager Saes, azienda attiva nel campo dei materiali innovativi per l’industria, di raccontarci come vede l’evoluzioni del pack nel campo dei prodotti alimentari, e delle ricerche attualmente in campo.

Anche negli imballaggi è giunta l’era del pack “intelligente” o smart?
In realtà noi lavoriamo non sul pack “smart”, che è quello che interagisce con l’utente con vari sistemi come la tecnologia Rfid che localizza precisamente un prodotto o sistemi che indichino il mantenimento della catena del freddo, ma sul pack attivo, che è un pack evoluto utilizzato laddove il contenuto della confezione è sensibile all’ambiente, con il quale interagisce, bloccando l’ingresso di alcuni elementi. La confezione dunque incorpora, oltre alle tradizionali funzioni protettive, la capacità di aumentare la vita del prodotto o migliorarne le caratteristiche, con l’indubbio vantaggio anche di evitare l’utilizzo di conservanti. Ad esempio, può migliorare la permeabilità a determinati gas non solo con l’uso di materiali che respingono il gas ma anche che lo trasformino o l’assorbano, interagendo con l’atmosfera interna ed esterna in modo da mantenere inalterate le proprietà del prodotto.

Di quali prodotti stiamo parlando?
L’ortofrutta, la quarta gamma e i freschi in genere. Ma anche prodotti non freschi che richiedono uno stoccaggio controllato, in settori limitrofi all’alimentare come la nutraceutica e l’industria farmaceutica.

Che altre caratteristiche deve avere un packaging innovativo?
Deve essere sostenibile per l’ambiente, riciclabile o compostabile. Deve essere più leggero, perché la diminuzione del peso degli imballaggi incide sulla logistica e il trasporto. Il nostro obiettivo è sviluppare pack che intercettino contemporaneamente questi trend, l’aumento della shelf life per una maggiore fruibilità del prodotto, anche in un’ottica di riduzione dello spreco, l’alleggerimento dei costi di trasporto e uno smaltimento sostenibile.

aqvadryCome si ottiene ciò?
Esistono già materiali attivi che interagiscono con i gas, utilizzati principalmente in altri settori come l’elettronica. Noi stiamo lavorando su micro e nano strutture che possano essere applicate al food, rispettando le normative vigenti, sotto forma di coating ovvero lacche applicate a film plastici. Altro prerequisito è che questi materiali abbiamo dei costi compatibili con l’industria alimentare. Inoltre, non devono essere materiali estranei, da smaltire separatamente perché renderebbero l’imballaggio non più riciclabile. Infine, il materiale deve garantire un’esperienza visiva e sensoriale piacevole.

A che punto siete nella ricerca?
La nostra ricerca più avanzata riguarda una lacca a base acqua, il progetto pilota è già partito e speriamo che i primi prodotti siano realizzati dall’industria già nella prima metà del 2017.

Quali sono i vantaggi?
È una lacca priva di solventi (presenti nel 90% delle lacche in commercio) da utilizzare su substrati plastici e che mantiene la riciclabilità della confezione. Il Pet accoppiato a questa lacca ad esempio avrà una barriera all’acqua o all’ossigeno ma sarà sempre riciclabile nella filiera del Pet, cosa che i materiali accoppiati non sono. La preservazione dall’umidità di un’alimento è una funzione oggi presente sul mercato con varie tecnologie ma con sistemi che comportano l’accoppiamento o l’inserimento nel pack di materiali diversi, con i relativi problemi di smaltimento. Esistono anche materiali unici con ottime prestazioni ma molto costosi, usati per mercati di nicchia.

Come si immagina la confezione del futuro?
Alla vista sarà molto simile a quelle di oggi. La immagino però più leggera, con prestazioni simili o migliorate. Tra i vantaggi che si possono ottenere c’è l’aumento della shelf-life, sui banchi del supermercato e nel frigorifero di casa. Più leggero dunque e riciclabile, il pack potrà integrare più funzioni all’interno di strati sottilissimi di materiale.

Dove saranno scaricati i maggiori costi dei pack innovativi?
I nostri studi dimostrano che il maggior costo viene diluito lungo la filiera, perché consente un risparmio sia all’industria alimentare sia alla grande distribuzione. Oggi più che mai è necessario ragionare in termini di filiera, che va educata a considerare i costi a valle della produzione, dallo spreco alla maggiore frequenza della sostituzioni sugli scaffali, dal trasporto allo stoccaggio. Un vita più lunga del prodotto potrà anche consentire di esportarlo, ove oggi non è possibile perché deperisce troppo in fretta, o comunque di aumentare il raggio geografico di penetrazione di un prodotto fresco.

SAES Group, società italiana che produce componenti e sistemi realizzati con materiali avanzati, ha recentemente annunciato la sottoscrizione di un contratto per l’acquisizione di una partecipazione di maggioranza nel capitale sociale di Metalvuoto S.p.A. con la quale aveva già collaborato nella sperimentazione applicativa dei propri polimeri funzionali ai film plastici per packaging di Metalvuoto.