Demandware fotografa l’e-commerce del 2016, tra smartphone e generazione Z

Sempre più smartphone per gli acquisti e nelle decisioni di spesa, in una tendenza già in atto che non farà che affermarsi sempre di più. Ma anche una nuova generazione, la “z” ovvero quella dei 12-17enni, che affronta il retail con nuovi occhi e strumenti. E l’analisi dei dati che diventa elemento fondante di ogni strategia di marketing. Questi i contorni della fotografia dell’e-commerce nel 2016 scattata da Demandware,  fornitore leader globale del settore di soluzioni cloud commerce per le imprese, frutto di una analisi sui dati di oltre 400 milioni di clienti che transitano sui 1300 siti di eCommerce che si servono della sua piattaforma cloud, compreso il valore lordo delle merci, i giorni di picco per gli acquisti, il tasso di sconto e la quota di mercato da dispositivi mobili nei settori moda, lusso, abbigliamento, bellezza e salute.

L’analisi individua tre tendenze fondamentali che promettono di influenzare profondamente le vendite online (e non solo) nel corso di quest’anno. Eccole.

1- Addio omni-canalità: benvenuto commercio unificato

Dopo essere stato al centro delle discussioni sul retail negli ultimi anni, nel 2016 il termine omnicanalità diventerà potrebbe passare di moda. Perché il numero di acquirenti che comprano prodotti da più canali su più dispositivi supererà quello di chi acquista su un unico canale. L’omnicanalità sarà sostituita da un termine più adatto: commercio unificato, che si riferisce ad una singola piattaforma di commercio che offre ai rivenditori una visione unificata dei clienti e del magazzino attraverso tutti i canali.

Da gennaio a dicembre 2015 la quota degli ordini da smartphone ha registrato una crescita del 41%, passando dal 17% al 24%.
Da gennaio a dicembre 2015 la quota degli ordini da smartphone ha registrato una crescita del 41%, passando dal 17% al 24%.

“Il commercio unificato è già realtà, aiutando i retailer a raggiungere in maniera efficace i clienti connessi. Stando alla ricerca del National Retail Federation (NRF) ed Ecommerce Europe, l’86% dei retailer intervistati prevede di implementare nei prossimi 10 anni una piattaforma di commercio unificata per vendere in maniera più efficace ai consumatori connessi – spiega Maurizio Capobianco, Sales Director di Demandware Italia – . I consumatori vogliono una interazione veloce, personalizzata e fluida con i retailer, ancora oggi ostacolati da tecnologie complesse. La soluzione è una piattaforma di commercio unificata che migliori il margine, il valore del brand, e il suo fatturato”.

 

2- La generazione Z (e i social) guideranno l’e-commerce

Grazie soprattutto all’integrazione tra e- commerce e social media, in Nord America la generazione Z, i ragazzi di età compresa tra i 12 e i 17 anni, rappresenterà la quota più importante degli acquisti online. La semplicità dei sistemi di pagamento come il Touch ID, il lettore di impronte digitali presente sui dispositivi mobili, consentirà agli adolescenti l’accesso al conto dei genitori, eliminando la necessità di avere una propria carta di credito fisica.
Secondo il recente sondaggio condotto da Demandware su un campione di 7000 persone di età compresa tra i 18 e i 34 anni (Millennials e Generazione Y) invece, il 77% dei Millennials completa il proprio acquisto dopo aver visto un prodotto che qualcun altro ha preferito o condiviso online. In totale, il 59% degli intervistati agisce sui suggerimenti di Facebook e il 41% su quelli di YouTube; seguono gli altri social network, con Instagram al 25%, Pinterest al 14%, Snapchat al 12%, WhatsApp al 20%, Twitter al 29% e Google+ al 15%.

 

3- Il data-driven decision marketing alimenterà la personalizzazione

Il 2016 sarà l’anno in cui la maggior parte dei retailer si sposterà da decisioni basate sulle intuizioni a quelle fondate su analisi dei dati, un trend che porterà a una forte carenza di talenti di “data expert”, già di per sé scarsi. I grandi nomi del retail sanno che i big data possono supportare fortemente il business, ad approcciare meglio il mercato e approfondire il rapporto con i clienti, pertanto si comporteranno in modo da favorire queste azioni.

Il 2016 sarà anche l’anno del ritorno del Push Marketing. I rivenditori cercheranno di rimuovere possibili elementi di attrito nel processo di acquisto e abilitare i clienti all’acquisto non solo nel negozio fisico e online, ma anche nel momento stesso dell’interazione. Allo stesso tempo, nel 2016 la tradizionale divisione tra marketing e commercio verrà meno per molti dei principali retailer. Il loro successo dipenderà nella capacità di portare i clienti ad acquistare il prodotto o l’offerta perfetta, applicando un insieme di abilità che uniscono la conoscenza approfondita del singolo cliente a una ricca offerta di contenuti.