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E-commerce abbigliamento, cosa preferiscono gli utenti?

Quando bisogna acquistare un capo di abbigliamento online, a cosa prestano maggiore attenzione gli e-consumer? Certo, per saperlo bisognerebbe entrare nella testa del cliente. Ed è proprio questo che ha cercato di fare Unguess, piattaforma crowdsourcing di testing, che ha deciso di far analizzare alla propria community sette e-commerce inglesi di abbigliamento . Pur essendo dati inglesi, possono essere un utile spunto di riflessione anche per i brand di abbigliamento italiani e, più in generale, per qualsiasi piattaforma di e-commerce.

Come è stata realizzata la ricerca?
Unguess ha chiesto ai tester della sua community Tryber, formata da oltre 40 mila utenti reali, di cercare e acquistare uno o più capi di abbigliamento, rispettando un budget ben definito “L’inverno sta arrivando e devi rinnovare il tuo guardaroba! Visita questo sito web e acquista quanti più maglioni possibile con un budget compreso tra £80 e £100” .

I primi risultati ottenuti
“Confrontando le classifiche per le diverse metriche di usabilità, abbiamo notato che i posizionamenti estremi, quindi negativi e positivi, vedevano coinvolti gli stessi retailers – spiega Laura Morabito, UX Designer & Researcher di Unguess – mostrando una distribuzione omogenea in termini efficacia, efficienza e soddisfazione percepita. Valutazioni estremamente positive o estremamente negative in termini di efficienza sembrano aver influenzato il percepito generale nei confronti del prodotto testato”.

Ma cosa hanno apprezzato in particolar modo gli utenti sui sette e-commerce?
Un design riconoscibile e lineare e l’uso di immagini dai colori vivaci, soprattutto quando le foto rappresentano il posizionamento del brand attraverso la selezione di prodotti, si sono dimostrati elementi particolarmente rilevanti per l’acquirente. Molto positiva è stata anche la risposta degli utenti alla presentazione della selezione di prodotti stagionali per l’inverno, che affianca la barra di ricerca offrendo una scorciatoia diretta al prodotto.

“L’anticipazione degli user needs e la prioritizzazione dei contenuti sono un fattore decisivo in termini di efficienza e soddisfazione percepite dall’utente, che riesce a raggiungere il suo obiettivo in modo facile e veloce, con un carico cognitivo ridotto”
prosegue Laura Morabito.

Gli utenti quasi non utilizzano la barra di ricerca, ma guardano direttamente alle categorie di riferimento
Risulta interessante osservare che tutti i partecipanti coinvolti nel test hanno mostrato lo stesso approccio di ricerca: indipendentemente dall’interfaccia utente dei singoli siti web, quasi tutti gli users hanno iniziato la propria ricerca dalle categorie, passando alla barra di ricerca solo in un secondo momento, quando non hanno trovato nulla che catturasse il loro interesse. Lo scoglio maggiore per l’utente, in questa fase, ha riguardato la navigazione all’interno delle categorie e la complessità della tassonomia sottostante: troppe categorie di primo livello, infatti, creano confusione rallentando di conseguenza la navigazione.

Si alle foto di vestiti indossati e no a prodotti esauriti mal comunicati
Nella fase di consultazione dei prodotti, gli acquirenti hanno apprezzato le foto dei vestiti indossati, in particolare quelli che rappresentano diversi modelli: ciò è dato dal fatto che il riconoscersi dell’utente in chi indossa il capo di abbigliamento influenza positivamente la propensione all’acquisto. Fondamentale in questa fase è la gestione dell’esaurito: molti utenti hanno espresso frustrazione consultando la pagina di un prodotto e scoprendo – solo in un secondo momento – che questo era esaurito, seppur ancora presente in catalogo.

A proposito del carrello: cosa non piace affatto agli utenti?
Sono stati rilevati altri due elementi causa di disaccordo negli utenti: essere reindirizzati al carrello dopo aver selezionato un articolo, senza poter continuare direttamente con gli acquisti, e non poter di cancellare rapidamente un prodotto dal carrello stesso. Infine, a task ultimato, è stata riportata – talvolta – l’impossibilità di concludere l’acquisto senza doversi necessariamente registrare al sito.

“La facilità di navigazione e di fruizione del sito, l’identificazione e la riduzione delle frizioni incontrate dall’utente e la componente grafica sono solo alcuni degli elementi che contribuiscono alla User Experience nella sua totalità. Dunque, queste riflessioni – seppur basate su uno studio di realtà inglesi – possono essere prese in considerazione anche per il contesto italiano e più in generale da tutti coloro che vogliamo implementare la capacità di vendita del proprio e-commerce” conclude Laura Morabito.

Come cambia lo shopping, i risultati dello studio di IBM

In occasione del “NRF 2022: Retail’s ‘Big Show”, è stato pubblicato il secondo studio globale di IBM che rivela le crescenti preferenze dei consumatori per esperienze di acquisto sostenibili e accessibili da più punti touchpoint, fisici, digitali e ibridi.

Lo studio, che ha coinvolto oltre 19.000 consumatori, rileva un aumento dello shopping ibrido, che integra canali fisici e digitali nell’esperienza di acquisto: le abitudini di spesa che i consumatori hanno adottato per necessità durante la pandemia stanno infatti diventando parte della routine. I retailer devono quindi essere più pronti e flessibili per soddisfare le esigenze dei clienti, integrando le esperienze digitali e in-store.

Tra i risultati dell’indagine:
• il 72% degli intervistati privilegia ancora il negozio fisico come metodo di acquisto primario, in tutto o in larga parte;
• i motivi principali per cui gli intervistati scelgono di recarsi in negozio includono l’opportunità di toccare e valutare meglio i prodotti prima di acquistarli (50%), di poter scegliere (47%) e la possibilità di procedere immediatamente all’acquisto (43%), anche se l’esperienza che i consumatori cercano in negozio varia a seconda della categoria di prodotto;
• il 27% degli intervistati riferisce di preferire lo shopping ibrido, gli appartenenti alla Gen Z sono più propensi a scegliere questa modalità rispetto agli altri.
Lo studio rivela inoltre che dal 2020 la sostenibilità ha assunto sempre più rilievo per i consumatori e influenza sia le decisioni di acquisto che le preferenze di brand.
• I consumatori “purpose-driven”, cioè quelli che scelgono prodotti e marchi in base ai valori trasmessi, come la sostenibilità, rappresentano ora il più grande segmento tra i consumatori intervistati (44%).
• Il 62% degli intervistati è disposto a cambiare le proprie abitudini di acquisto per ridurre l’impatto ambientale, rispetto al 57% di due anni fa.
• La metà degli intervistati afferma di essere disposta a pagare un sovrapprezzo medio del 70% per avere prodotti sostenibili, circa il doppio rispetto a quanto indicato nel 2020.
• Tuttavia, esiste un divario tra le intenzioni e le azioni: in riferimento agli ultimi acquisti effettuati, solo il 31% degli intervistati riferisce di aver comprato solo o in gran parte prodotti sostenibili.

“Sebbene molti dei consumatori intervistati riconoscano ancora il valore aggiunto della tradizionale esperienza di shopping in negozio, c’è ora una grande aspettativa in termini di flessibilità nel costruire il proprio percorso di acquisto – a seconda delle abitudini prevalenti per la propria fascia d’età, gli strumenti disponibili e la categoria di prodotto“, ha affermato Mark Mathews, Vice President of Research Development and Industry Analysis presso la National Retail Federation. “Questo approccio ‘ibrido’ segna un cambiamento fondamentale nel comportamento dei consumatori”.

“L’indagine mostra che nell’ultimo anno la sostenibilità è diventata sempre più importante per i consumatori, anche se permane ancora un divario tra le intenzioni e le azioni a causa della mancanza di informazioni nel processo di acquisto. È sempre più essenziale che i brand diano evidenza di scelte e opzioni sostenibili in ogni fase dell’esperienza del cliente. Allo stesso tempo, lo shopping ibrido ha preso piede nella maggior parte delle categorie di acquisto, in particolare per i beni destinati alla casa e all’abbigliamento; mentre i negozi fisici continuano a giocare un ruolo predominante per la spesa alimentare, lo shopping ibrido sta crescendo anche in questa categoria”, ha detto Luq Niazi, Global Managing Director IBM Consumer Industries.

Niazi ha aggiunto: “Nonostante l’impatto del COVID-19, abbiamo notato come brand leader nella vendita al dettaglio stiano trasformando continuamente e rapidamente il business, l’esperienza dei clienti e le supply chain grazie a tecnologie come AI, cloud ibrido e blockchain per andare incontro a queste molteplici preferenze”.

Domenica prossima 16 gennaio, all’apertura della 112esima convention annuale di NRF, il Chairman e CEO di IBM Arvind Krishna terrà un keynote speech sul tema ‘Reshaping retail with technology’ alle 16:00 ET. I visitatori potranno quindi incontrare gli esperti di IBM allo stand #3620 e aggiornarsi attraverso le piattaforme social, seguendo #NRF2022.

Food&Grocery on line: il comparto cresce ancora e sfiora l’1,6 miliardi

Certo che nel 2019 il mercato online Food&Grocery ha fatto un bello sforzo, arrivando a sfiorare gli 1,6 miliardi di euro. Il che, tradotto in tasso di crescita, significa ben +39% rispetto al 2018. Eppure, nonostante si sia al cospetto di un insindacabile dinamismo, l’incidenza del comparto sul totale eCommerce B2c italiano (che vale 31,5 mld dieuro) è ancora irrisoria, arrivando a pesare solo il 5%.Ad ogni modo vale senz’altro la pena di analizzarne la composizione e le prospettive di crescita, con l’ausilio della fotografia scattata dall’Osservatorio eCommerce B2c, giunto alla diciannovesima edizione e promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm.

Nel Food&Grocery la componente principale (89% del comparto) è rappresentata dall’Alimentare con un valore degli acquisti di oltre 1,4 miliardi di euro. Il restante 11% del comparto, pari a circa 170 milioni di euro, è legato all’Health&Care.

Nell’Alimentare, il Food Delivery si conferma il primo comparto con 566 milioni di euro e una crescita del +56% rispetto al 2018. 

 

I numerosi progetti, avviati e consolidati negli ultimi anni, hanno potenziato un’offerta online fino a qualche tempo fa piuttosto limitata, ma la strada da percorrere è ancora lunga.” Afferma Valentina Pontiggia, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – Politecnico di MilanoOggi poco più di due terzi degli italiani (68,5%, era il 64% due anni fa) possono fare online la spesa da supermercato, ma con un livello di servizio non sempre adeguato alle aspettative, e quasi la metà degli abitanti (47%, era il 31% nel 2017) è coperta potenzialmente dal servizio di consegna a domicilio di cibo pronto. L’attivazione di un’iniziativa eCommerce rappresenta solo l’inizio di un processo lungo e difficile di integrazione tra canali che richiede scelte orientate al lungo periodo, continui investimenti (in tecnologia e non solo) e sviluppo di competenze. Solo così è possibile superare i connotati ancora sperimentali di molte iniziative, garantire una copertura territoriale sempre più estesa e offrire un livello di servizio idoneo. Ed è proprio nello sviluppo di questo settore – il primo nel paniere degli acquisti degli italiani – che si gioca il futuro dell’eCommerce nel nostro Paese.”  

“In questo scenario di profonda trasformazione, anche per il settore del food cambiano le modalità di accesso ai prodotti alimentari: non solo online, ma con metodi di consegna innovativi (quali il click&collect in store o il drive-in) e con soluzioni sempre più semplici, come l’abbonamento o la disponibilità di liste della spesa preimpostate. Ne sono un esempio i servizi sempre più diffusi di meal-kit, che consentono di ricevere un box con tutti gli ingredienti necessari per realizzare una cena a casa: un servizio che va oltre la mera consegna dei prodotti e che aggiunge un forte elemento esperienziale.” Commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. “Il digitale sta permettendo di sperimentare nuovi modelli di business e l’evoluzione del Food&Grocery è appena iniziata, ma i dati fanno immaginare i profondi cambiamenti che arriveranno in questo settore che vanta uno dei maggiori tassi di evoluzione. Solo le imprese in grado di coniugare le nuove esigenze dei consumatori con le nuove tecnologie, creando modelli di business adattivi e innovativi, potranno essere vincenti.”  

Lo sviluppo deciso del Food Delivery è dovuto senza dubbio alla crescita della copertura nei centri di medio-grandi dimensioni. In questi anni gli operatori hanno investito per attivare il servizio in nuove città e per aumentare l’offerta disponibile.”Dichiara Samuele Fraternali,  senior advisor dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – Politecnico di Milano “Oggi infatti il 93% delle città italiane con popolazione superiore ai 50.000 abitanti è coperto da servizi di consegna a domicilio (era solo il 74% nel 2017) e circa un abitante su due (47%) può ordinare online piatti pronti (nel 2017 il servizio di Food Delivery era accessibile solo a un terzo della popolazione italiana).”  

SCA: 3 PMI su 5 non la conoscono bene. In Europa a rischio 57 miliardi di transazioni

Foto di ar130405 da Pixabay

Si avvicina l’ora X: il prossimo 14 settembre. Giorno in cui per moltissimi pagamenti online effettuati in Europa sarà necessaria la Strong Customer Authentication (SCA). Un’ulteriore forma di tutela prevista dalla seconda direttiva sui servizi di pagamento (PSD2), che prevede una doppia autenticazione.

Principali preoccupazioni relative alla SCA

Il punto è che non tutte le aziende sembrano pronte e attrezzate ad accogliere la novità. Stando infatti a uno studio di Stripe in collaborazione con 451 Research*, l’Europa potrebbe arrivare a perdere fino a 57 miliardi di € nei primi 12 mesi successivi all’attivazione della SCA. E la cosa non stupisce visto chee solo  il 40% di chi è al corrente delle nuove regole è soddisfatto di come intente implementarle, mentre il 44% ritiene che riuscirà a fronteggiarle solo il fatidico giorno dell’entrata in vigore.

E c’è di più, la situazione infatti è ancora meno rosea per le aziende più piccole: tre aziende su cinque con meno di 100 dipendenti non hanno familiarità con la SCA, non prevedono di essere conformi prima di settembre o non sono sicure di quando saranno pronte.

Poca certezza anche sulle varie tecnologie: la versione più recente di 3D Secure, conosciuta come Verified by Visa e Mastercard Secure Code, sta emergendo come un popolare metodo compatibile con la SCA per accettare i pagamenti online. Tuttavia, un business online su quattro non è ancora a conoscenza di questa modalità. Inoltre, per quanto riguarda le imprese che vi hanno familiarità, il 24% crede che lo implementerà solo dopo la scadenza di settembre.

Preferenze sul processo di autentificazione

La strategia delle esenzioni

Per bypassare il problema c’è chi pensa di puntare sulle esenzioni, ovvero su quella pletora di transazioni che esulano dalla doppia autenticazione, perché di importo inferiore al tetto dei 30 euro, per esempio, o perché pagamenti ricorrenti.

La questione vera però è che gestire le esenzioni è meno semplice di quanto si possa pensare, specialmente per le piccole imprese, e si richiede sufficiente consapevolezza su come le reti di carte di credito e le banche applicheranno le esenzioni in tutta Europa. Ad esempio, se è vero che gli acquisti inferiori a €30 sono esenti dalla SCA, è vero pure che la conformità con la SCA sarà richiesta dalla banca del cliente una volta effettuate cinque transazioni inferiori a €30 o quando il valore totale di tali transazioni raggiungerà €100.

 

“La SCA decreterà il successo o il fallimento delle imprese online. La necessità di prepararsi per questa nuova procedura di autenticazione non può essere sopravvalutata,” ha commentato Guillaume Princen, manager a capo dell’Europa continentale per Stripe. 

Rischio carrelli abbandonati

Gia oggi solo il 47% dei consumatori europei ritiene che i procedimenti di pagamento online di oggi siano “molto semplici” ed è frequente che i clienti più attraenti per le aziende online spesso abbandonino gli acquisti quando si verifica un’esperienza di pagamento non soddisfacente. Ad esempio, il 74% dei clienti di Gen Z ha rinunciato a completare una transazione a causa di un’esperienza di pagamento negativa. Ed è un dato acquisito che oltre la metà degli acquirenti online (52%) che abbandonano un acquisto finiscono per completare la transazione con un commerciante concorrente.

Se già adesso le cose stanno così è facile dedurre che una SCA attivata male potrebbe essere un ulteriore deterrente. Anche perché risulta che il 73% degli acquirenti è ancora all’oscuro della “rivoluzione di settembre” e la sorpresa potrebbe non essere gradita…

In questo contesto di bassa tolleranza del consumatore per una procedura di pagamento scadente, la SCA potrebbe peggiorare le cose. Il 73% degli acquirenti non è a conoscenza dei nuovi requisiti di autenticazione che saranno introdotti per i pagamenti online a settembre. La SCA aumenta la probabilità che gli acquirenti abbandonino i carrelli più spesso a partire da settembre, quando incontreranno ostacoli imprevisti per i loro acquisti di tutti i giorni, come pagare i taxi, ordinare la consegna di cibo e abbonarsi a servizi TV e musicali.

SCA: la conoscenza dei consumatori

Codici di accesso o biometria?

In risposta al quesito sulla migliore esperienza di autenticazione, il 54% dei consumatori ha dichiarato di utilizzare i codici d’accesso, mentre il 26% ha dichiarato di utilizzare la biometria delle impronte digitali, nonostante quest’ultima sia ritenuta il metodo di autenticazione “più sicuro.” Questo indica la necessità di aiutare i consumatori a sentirsi più a proprio agio con i portafogli mobili come Apple Pay e Google Pay, come modalità sicura e semplice per effettuare i pagamenti online.

  •      Metodologia della ricerca

Lo studio, condotto in collaborazione con 451 Research si basa su sondaggi condotti con 500 professionisti qualificati del settore dei pagamenti presso varie aziende online e 1000 consumatori tra Regno Unito, Francia, Germania, Paesi Bassi e Spagna.

Tecnologia di consumo: calo dello 0,6% ma continua a crescere l’online

Foto di Gianni Crestani da Pixabay

Tecnologia di Consumo: dopo aver chiuso il 2018 con una crescita del 3%, il primo trimestre del 2019 fa invece  registrare un decremento del fatturato del -0,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un fatturato complessivo di 3,3 miliardi di euro.

Ecco quanto emerge dalle rilevazioni GfK realizzate con metodologia Retail Panel.

Scendendo più nello specifico, vediamo peò che, mentre le vendite nei punti vendita tradizionali sono diminuite del -2,2%, continua invece a performare con successo l’online (+9,2%), che arriva a rappresentare nel primo trimestre del 2019 il 15,7% delle vendite a valore nonostante la bassa stagionalità del periodo.

Il comparto Telecom,  pur confermandosi il settore più importante con una quota del 39,2% sul  valore complessivo dei Technical Consumer Goods., sta però rallentando  attestandosi su un modesto  +0,3%.

Molto bene, invece, il  Piccolo Elettrodomestico (+9,6%) e il Grande Elettrodomestico (+1,7%) che arrivano a rappresentare rispettivamente il 9,8% e il 14% del totale Tecnologia di Consumo.

Nubi nere, invece per gli altri settori:

  • Il settore IT/Apparecchiature per l’ufficio che flette del -0,8% (anche se si conferma il secondo per importanza);
  • L’Elettronica di Consumo (Audio/Video) (-7,2% vs rispetto al 2018)  e il comparto della Fotografia (-23,3%).

 

Metodologia

Attraverso la metodologia del Retail Panel, GfK Italia rileva in maniera continuativa (su base mensile o settimanale) gli acquisti effettuati nel nostro Paese – sia online che offline – del comparto dei beni durevoli di consumo.

I dati riportati sono riferiti al periodo compreso tra gennaio e marzo 2019. Tutti i trend sono a valore e il confronto è con l’andamento del mercato nel primo trimestre 2018.

Shopping natalizio: l’on line spicca il volo. La ricerca Salesforce

Lo shopping natalizio da mobile, quest’anno, ha superato quello da PC, ed è la prima volta. E non basta: il 50% degli acquisti natalizi è stato completato entro lunedì 3 dicembre e l’80% già entro il 15 dicembre, ovvero l’ultimo giorno disponibile per ricevere la spedizione prima delle festività.

Sono queste alcune delle principali evidenze emerse dalla ricerca ricerca 2018 All Wrapped Up Shopping Report realizzata da Salesforce leader mondiale nel CRM.

E vanno tutte verso una direzione univoca: l’e-commerce prende sempre più piede. Come conferma anche Rob Garf, VP, Industry Strategy for Retail di Salesforce, quando dichiara: “I retailer hanno goduto di una forte crescita digitale nelle ultime festività”. La trasformazione digitale, grazie al mobile, ai social e all’intelligenza artificiale, ha facilitato la navigazione dei consumatori permettendo loro di fare acquisti senza difficoltà anche quando erano fuori casa”.

Vediamo nel dettaglio quanto emerso dalla ricerca.

Acquisti sotto Natale

I retailer hanno goduto di una forte crescita dell’attività digitale nel periodo delle festività: tra il 20 novembre e il 3 dicembre, il 25% dei consumatori (il tasso più alto mai registrato) ha cominciato a pensare agli acquisti di Natale, completando un ordine, aggiungendo uno o più prodotti al carrello, avviando le pratiche di checkout o utilizzando la funzione di ricerca all’interno di un sito. Inoltre, come anticipato,  il50% degli acquisti natalizi è stato completato entro lunedì 3 dicembre e l’80% già entro il 15 dicembre in modo da approfittare dell’ultimo giorno utile per la consegna.

Shopping da mobile

Il 48% degl ordini è stato gestito tramite smartphone rispetto al 44% gestito da computer (+19% rispetto al 2017). Il 66% del traffico ha avuto origine da dispositivi mobili (+11% rispetto al 2017) con un clamoroso 74% di utenti attivi con il proprio cellulare anche il giorno di Natale, che si è attestato come il giorno più mobile dell’intera stagione: sia per quanto riguarda gli ordini sia per il traffico, è stata registrata la più alta percentuale di engagement mobile di sempre (rispettivamente il 60% e il 74%).

Checkout in fase di acquisto

Il 28% di chi ha acquistato da mobile si è servito di soluzioni come Apple Pay o PayPal e nei giorni di picco delle vendite il 29% degli ordini è stato pagato con un portafoglio digitale.

La Cyber Week

La crescente propensione per lo shopping on line è stata confermata ampiamente dalle performance della Cyber Week, che – quest’anno – ha registrato il 37% delle entrate dell’intera stagione, con un aumento del 4% rispetto al 2017. Gli sconti sono cominciati prima, con un valore percentuale medio del 27%. I maggiori ribassi della stagione ci sono stati durante il Cyber Monday, in cui si è registrato uno sconto medio record del 31%. L’80% degli ordini effettuati nella settimana della Cyber Week ha goduto delle offerte legate alle spese di spedizione gratuite. L’offerta “spedizione gratuita” si è ripetuto anche nella settimana immediatamente successiva e il 68% degli ordini post-Cyber Week ha potuto usufruire di tale vantaggio.

I social media

Con un aumento del 22% nel traffico social, Facebook e Instagram hanno guidato il 93% delle visite ai siti ecommerce.

Nell’arco dell’intero periodo (20 novembre – 26 dicembre), il traffico social è aumentato del 34% e i brand con il miglior social feed sono stati Nike, Amazon e iPhone.

Salesforce e lo shopping delle feste

In relazione ai propri clienti, durante la stagione dello shopping natalizio, Salesforce ha registrato che:

  • I clienti di Commerce Cloud hanno visto una crescita del 18% negli ordini digitali rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente i brand e i retailer globali hanno registrato una crescita complessiva dei ricavi digitali superiore al 12% durante l’intera stagione, con un aumento del traffico complessivo del 10%. I maggiori guadagni si sono verificati nella giornata del 23 dicembre.
  • Con Marketing Cloud sono stati inviati oltre 88 miliardi di SMS, e-mail e notifichenell’intera stagione dello shopping delle feste (20 novembre – 26 dicembre).
  • Tramite Service Cloud gli operatori del customer service hanno ricevuto oltre 2,7miliardi di richieste di assistenza e oltre 1,2 miliardi di chiamate nella stagione festiva.

 

2018 Salesforce Holiday Insights and Predictions: metodologia

I dati elaborati Salesforce si basano sull’attività di centinaia di milioni di consumatori globali gestite tramite Commerce Cloud in oltre 30 paesi, miliardi di insight relativi all’engagement sui social media provenienti da Marketing Cloud e dati provenienti dalle oltre 200 milioni di pratiche Assistenza Clienti gestite con Service Cloud. Tutti i dati ottenuti sono stati poi comparati con quelli ottenuti dal report “Shopper First Retailing” realizzato in collaborazione con Publicis.Sapient che ha coinvolto tramite sondaggi un campione di oltre 6.000 consumatori in sei paesi diversi.

Sorpresa, i retailer “fisici” favoriti per la spesa online (e Amazon soffre)

Sorpresa sorpresa: i retailer “fisici” registrano i maggiori incrementi nella spesa online nel mercato americano rispetto ad Amazon, nonostate l’acquisizione di Whole Foods. Lo rivela un’analisi di Bricks Meets Click che sottolinea come i consumatori che ordinano generi alimentari online dalle insegne fisiche tradizionali spendono una media di 200 dollarial mese, molto al di sopra degli acquirenti di Amazon che ordinano meno frequentemente e spendono solo 74 dollari mensilmente per i generi alimentari.

Anche un rapporto di Bloomberg raffigura una Amazon pigliatutto in altri settori, ma che continua a lottare nell’industria alimentare che negli USA vale 840 miliardi di dollari. Secondo il rapporto, i recenti dati dei sondaggi dei consumatori rilasciati dagli analisti di UBS indicano una diminuzione del numero di membri Prime che hanno fatto acquisti presso Whole Foods nel 2018 rispetto al 2017.
Non sembra insomma siano bastate ad Amazon l’acquisizione per 13,7 miliardi di dollari di Whole Foods nel 2017 e nemmeno la consegna in due ore per imporsi nell’ampio ma difficile mercato della spesa di tutti i giorni.

Una possibile spiegazione viene dalla copertura del servizio: nel 2019 saranno nove su dieci le famiglie americane che avranno accesso alla consegna della spesa online, rispetto al 69% nel 2017, grazie ai grandi investimenti da parte delle insegne di tutte le dimensioni. Il che rende i servizi di consegna di generi alimentari di Amazon piuttosto comune, secondo David Bishop, un partner di Brick Meets Click.

Secondo il rapporto di Bloomberg, Walmart, Kroger e Target – che hanno aumentato gli investimenti in tecnologia, nei punti vendita e nella consegna dell’ultimo miglio – hanno tutti un vantaggio su Amazon grazie al fatto di avere più negozi.

Le analisi riguardano il mercato americano: i numeri italiani della spesa online sono molto più piccoli ma sicuramente, proprio perché si tratta di un mercato più avanzato nell’online, danno uno sguardo interessante sul futuro della Gdo anche nei nostri lidi.

Amazon a Natale sbanca e registra il maggior numero di articoli ordinati di sempre nel mondo

Un regalo gigante sotto l’albero se l’è trovato Amazon quest’anno, quando ha battuto tutti i record di vendite natalizie registrando stagione con il maggior numero di articoli ordinati di sempre in tutto il mondo.

Un successo prima di tutto “in casa”: durante questa stagione natalizia, decine di milioni di persone nel mondo hanno iniziato il periodo d’uso gratuito o hanno attivato la loro iscrizione ad Amazon Prime. E sono stati venduti milioni di dispositivi Amazon in più rispetto allo stesso periodo del 2017.

Le piccole e medie imprese che vendono su Amazon hanno vissuto la migliore stagione natalizia, con il numero di articoli venduti in crescita a un ritmo più veloce rispetto ai prodotti venduti direttamente da Amazon: oltre il 50% degli articoli venduti sul sito provenivano infatti da piccole e medie imprese. Si tratta di prodotti appartenenti a tutte le categorie. Tra gli articoli più venduti quest’anno ci sono il nuovo Echo Dot, la serie L.O.L. Surprise! Glam Glitter per i giocattoli, capi Carhartt per gli articoli moda e cuffie senza fili Bose QuietComfort tra i prodotti di elettronica.

Tra i dispositivi Amazon i prodotti più venduti sono stati i nuovi Echo Dot, Fire TV Stick 4K con il nuovissimo Alexa Voice Remote e Amazon Echo.

 

Assistente vocale sempre più indispensabile (tanto che il 25 ha fatto crash)

I clienti hanno utilizzato Alexa per ascoltare centinaia di milioni di ore in più di musica durante le festività da servizi come Amazon Music, Spotify, Tidal e Apple Music, tra gli altri. Hanno chiesto ad Alexa di accendere le luci delle loro vacanze decine di milioni di volte, con la richiesta numero uno: “Alexa, accendi l’albero di Natale”.
Sempre più indispensabile, in questa stagione festiva rispetto alla precedente Alexa ha attivato otto volte più promemoria, ha fissato più di cento milioni di timer e i clienti hanno richiesto quasi 3 volte il numero di ricette e hanno domandato ad Alexa consigli relativi alla cucina due volte in più. Alexa ha contribuito a preparare centinaia di migliaia di cocktail – con lo zabaione e il Moscow Mule come bevande più richieste. La canzone più ascoltata nelle vacanze dai clienti è stata “All I want for Chrismas is you” di Mariah Carey. I clienti di tutto il mondo hanno chiesto ad Alexa quanti giorni o notti mancano fino a Natale durante le festività natalizie – i clienti nel Regno Unito sono stati i più entusiasti, facendo la richiesta il doppio delle volte dei clienti in qualsiasi altro Paese. Mai come prima d’ora i clienti di tutto il mondo hanno utilizzato la propria voce per fare acquisti attraverso Alexa Shopping, con una crescita di 3 volte rispetto all’anno scorso.

Un surplus di lavoro per l’assistente vocale e i server che interpretano le richieste dei milioni di utenti che ha portato a una defaillance in alcune parti d’Europa proprio la mattina di Natale, con clienti indignati che protestavano sui social. Il problema è stato prontamente superato però secondo l’azienda.

 

I prodotti più venduti su Amazon

Date queste premesse, diventa dunque sempre più attendibile il borsino di Amazon dei prodotti più venduti su Amazon.it. Eccolo:

Giocattoli In Italia: L.O.L. Surprise!, Ravensburger Italy Puzzle 3D Eiffel Tower, Taboo di Hasbro Gaming, Monopoly – Classico, Twister di Hasbro Gaming, Cicciobello Mille Baci Bambolotto Parlante di Giochi Preziosi.
Nel mondo: L.O.L. Surprise! Glam Glitter Series con 7 sorprese, Nerf N-Strike Elite Strongarm Blaster, Melissa & Doug Scratch Art Rainbow Mini Notes con penna in legno, Crayola Inspiration Art Case, e il LEGO Creator Mighty Dinosaurs Toy.

Prodotti di elettronica: In Italia esclusi i dispositivi Amazon: Apple AirPods; Xiaomi Mi Band 3 Wristband Activity Tracker Nero OLED, Senza Fili, Huawei P20 Lite Smartphone 5.84″ FHD+ 64GB, Dual SIM, Nero e Huawei Mediapad T3 Tablet WiFi.
Nel mondo: Bose QuietComfort 35 (Series II) Wireless Headphones, il televisore Samsung Flat 65″ 4K UHD 8 Series Smart LED TV, Apple iPad (Wi-Fi, 32GB) in Space Gray, Wemo Mini Smart Plug, Blue Yeti USB Microphone in Blackout, Wyze Cam 1080p HD Indoor Wireless Smart Home Camera, and HP Sprocket Photo Paper.

Amazon Moda Uno dei marchi più popolari venduti su Amazon durante le festività natalizie è stato Carhartt, con oltre un milione di articoli ordinati. Amazon Essentials insieme ad Adidas, Columbia, e Nike sono tra i brand moda maggiormente inseriti nella Lista dei desideri durante le Feste. Lo stile Athleisure è arrivato in cima alla lista dei trend di Natale e i clienti Amazon hanno selezionato i loro regali tra i prodotti dei loro marchi più amati come Alo Yoga, Nike, Adidas e Monrow.

Wardrobing no grazie, la tecnologia Checkpoint System dice stop

È un costo secco, una perdita e un danno per l’ambiente, insomma è una vera piaga per il retailer il wardrobing, una pratica sempre più diffusa che vede gli acquirenti online acquistare un capo, indossarlo e poi restituirlo.

I resi totali nel settore retail hanno raggiunto i 642,6 miliardi di dollari l’anno, valore che colloca il fenomeno al 21° posto tra i principali ranking economici mondiali. Mentre molti sono da attribuire alla qualità del prodotto, alla taglia sbagliata o semplicemente ad un ripensamento del consumatore, esiste una tendenza crescente, quella del “wardrobing”.

Una soluzione viene da Checkpoint Systems, con il lancio europeo della nuova generazione di soluzioni R-Turn Tag sviluppata proprio per consentire ai retailer di ridurre il numero di resi fraudolenti.

Il wardrobing è assai praticato da una particolare categoria di acquirenti, gli acquirenti compulsivi, spesso caratterizzati da un basso potere d’acquisto ma che sono soliti andare alla ricerca di un cambio di look anche ogni settimana. Due terzi (64,5%) dei retailer ha dichiarato di essersi imbattuto in clienti che hanno utilizzato il prodotto solo una volta per poi restituirlo e chiederne il rimborso, con “wardrober” seriali che restituiscono anche 20 prodotti all’anno. Questa cifra aumenta quanto più il cliente è certo che il negozio non rifiuterà la merce. Per esplorare le abitudini dei “wardrober” e il loro impatto sull’industria del Retail un giornale spagnolo El Español ha intervistato una “wardrober” di 29 anni, che ha spiegato la sua dipendenza: “Quando devo partecipare a un evento importante, come una conferenza, desidero un outfit diverso per ogni giorno. Compro quindi cose che poi so già che darò indietro, le voglio solo indossare una volta, è come avere a disposizione un’intera collezione ogni stagione”.

Proprio come i taccheggiatori, molti “wardrober” condividono tra loro informazioni su come e dove è più facile praticare wardrobing, aggravando il problema per i retailer. E per ogni articolo acquistato online o in negozio con l’unico scopo di poterlo restituire in un secondo momento aumenta anche il rischio per il negoziante di esaurire le scorte a magazzino. I prodotti acquistati online e poi restituiti in negozio creano, tra l’altro, un problema di logistica.

 

Come contrastare il wardrobing

È importante che i retailer si avvalgano di una rigida politica di restituzione, che però non allontani i clienti. Proprio per questo motivo Checkpoint Systems ha sviluppato R-Turn Tag: si tratta di una semplice etichetta, che può essere personalizzata con il marchio del retailer, da applicare agli articoli in negozio. L’etichetta rimane applicata fino al momento in cui il cliente non indossa la merce, rimuovendola quindi una volta giunto a casa. Il meccanismo di chiusura di cui è composta si rompe manualmente con poche semplici torsioni, senza doversi avvalere di utensili aggiuntivi.

“I retailer sono stati vittime di resi fraudolenti per molti anni e solo ultimamente le aziende stanno realizzando a quanto ammonti il costo reale di tale fenomeno – spiega Irene Fernandez, Product Management Europea di Checkpoint Systems -. È importante ovviamente che i retailer non smettano di accettare resi, poiché dopotutto la maggior parte di questi vengono effettuati proprio perché un articolo ha un difetto o è della taglia sbagliata.  Altrettanto fondamentale però è introdurre nuove pratiche che limitino la possibilità per gli utenti disonesti di acquistare un prodotto, indossarlo e poi restituirlo. R-Turn Tag è la risposta tecnologica più evoluta a questa criticità e sta già consentendo ai retailer europei di fare passi da gigante nell’affrontare il fenomeno del wardrobing”.

A Natale boom del web, tra elettronica e abbigliamento bimbi i regali più ricercati

Meglio esere previdenti nella corsa ai regali di Natale, ma l’ideale è farlo seduti sul divano di casa: e dalla “febbre da Black Friday” ai regali di Natale il passo èstato breve secondo l’indagine di Trovaprezzi.it, il comparatore di prezzi online leader in Italia. Che mostra un’Italia già attiva a metò novembre nella ricerca dei doni, in una caccia all’oggetto desiderato e al prezzo piùconveniente che continua a crescere fino alla metàdi dicembre e che vede ormai il web come un canale irrinunciabile per gli acquisti natalizi.

Analizzando le intenzioni di acquisto degli utenti di Trovaprezzi.it nelle ultime quattro settimane, si individuano chiaramente le 10 categorie che hanno fatto registrare un incremento piùsignificativo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. È tra queste che gli italiani si stanno concentrando nella scelta dei regali di Natale, con sul podio cuffie e microfoni, abbigliamento per bambino e smartwatch.

Nella categoria cuffie e microfoni quasi la metàdelle ricerche (44,8%) si concentra sugli Apple AirPods che staccano decisamente gli altri prodotti. Al secondo posto troviamo infatti le Samsung Gear IconX con solo il 3,2% delle intenzioni d’acquisto. A seguire altri prodotti di brand come Beats, Bose e Marshall.
 Il prodotto più ricercato nella categoria smartphone èstato il Samsung Galaxy S9, in seconda posizione il nuovo Huawei P20 Lite. Al terzo posto troviamo un altro dispositivo Samsung, mentre il primo cellulare di casa Apple, l’iPhone X, è “solo” in quarta posizione.

Nella categoria TV Samsung èindiscutibilmente il marchio piùricercato: ben 7 tra i 10 televisori sono infatti i modelli con monitor di ultima generazione dell’azienda sudcoreana.

Nel mondo delle console la Nintendo Switch èil prodotto di maggior interesse su cui si concentra il 19,9% delle intenzioni d’acquisto degli utenti Trovaprezzi.it. A seguire tutte le versioni della PS4 (slim, pro, e con le diverse capacitàdi memoria) fanno del brand Sony l’indiscusso capolista con il 64,3% delle ricerche totali della categoria.

Lo stesso discorso puòessere fatto anche per il brand Nike nella categoria sneakers: primo posto conquistato grazie ai suoi modelli Air Max 97, Air Force 1, Air Force 1 07 ed Air Max 90, che occupano 4 posizioni tra le prime 10 della classifica di categoria.

A livello di brand, i tre marchi che totalizzano piùricerche sono, nell’ordine, Samsung, Huawei e Apple.

Giàl’anno scorso tra novembre e dicembre oltre 12 milioni di italiani hanno scandagliato le migliaia di offerte su Trovaprezzi.it alla ricerca di idee, spunti e risparmio. Il tutto per un totale di ben 45 milioni di ricerche.
Il Codacons prevede che quest’anno ci saràun aumento del 2,5% rispetto al 2017 per gli acquisti natalizi: complessivamente si sfioreranno i 5 miliardi di euro.

 

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