Le impiegate Asda chiedono parità retributiva

Uomini contro donne? Le lavoratrici Asda del punto vendita sono pagate fino a 4 sterline all'ora meno dei colleghi che lavorano in magazzino.

Potrebbe diventare il più grande caso legale che coinvolge un privato su questioni retributive l’azione legale di massa intentata da 400 impiegate (ma potrebbero essercene altre 19mila interessate) di Asda, la seconda catena di supermercati britannica parte del gruppo Walmart, che richiedono parità di trattamento economico con i colleghi maschi, a fronte di lavori giudicati di pari livello.

Le donne che lavorano – e sono la stragrande maggioranza – nei punti vendita infatti, cassiere e addette al rifornimento degli scaffali, sarebbero pagate fino a 4 sterline in meno di chi – in maggioranza uomini – lavora nei magazzini di distribuzione. A fronte di mansioni che sono, a giudicare dai legali delle impiegate, assolutamente parificabili.

La querelle non è di poco conto: oltre a toccare un nervo scoperto della nostra società, che è quello della disparità retributiva tra donne e uomini che nella Ue raggiunge in media il 16% all’ora e il 31% su base annua, è densa di conseguenze. Non solo perché, se l’azione legale andrà a buon fine, Asda dovrà rimborsare fino a sei anni di “differenze salariali” a un imprecisato numero di dipendenti ed ex-dipendenti. Ma perché, a cascata, tutte le altre catene potrebbero subire azioni simili da parte delle loro impiegate. E, come insegna una lunga serie di rivendicazioni femminili, dalla lotta per il voto delle suffraggette a quella delle operaie della Ford di Dagenham nel 1968 (ricordata nel film “We Want Sex”) dal Regno Unito di solito si passa al resto del mondo…

Anna Muzio