
Una crescita dei consumi ancora fragile e incerta è quella registrata ieri dall’Istat relativamente al mese di febbraio: per il terzo mese consecutivo le vendite al dettaglio registrano un segno positivo. La gdo cresce, in particolare i discount.
Rispetto a un anno fa, scrive l’Istat, l’indice grezzo delle vendite segna un aumento dello 0,1%. L’indice del valore delle vendite di prodotti alimentari aumenta dello 0,5%, quello dei prodotti non alimentari, invece, diminuisce dello 0,3%. Restano invece negative le vendite rispetto a gennaio 2015: -0,2% quelle dei prodotti alimentari e -0,1% i non alimentari.
Nel confronto con il mese di febbraio 2014 si registra una variazione positiva dello 0,8% per le vendite delle imprese della grande distribuzione e una diminuzione dello 0,5% per quelle delle imprese operanti su piccole superfici.
Nella grande distribuzione le vendite aumentano, in termini tendenziali, dell’1% per i prodotti alimentari e dello 0,5% per quelli non alimentari. Nelle imprese operanti su piccole superfici le vendite segnano variazioni negative dell’1% per i prodotti alimentari e dello 0,5% per quelli non alimentari.
Con riferimento alla tipologia di esercizio della grande distribuzione invece a febbraio 2015 si registrano aumenti dello 0,4% per le vendite degli esercizi non specializzati e del 3,5% per quelle degli esercizi specializzati. Tra i primi, aumentano dello 0,2% le vendite degli esercizi a prevalenza alimentare e del 2,8% quelle degli esercizi a prevalenza non alimentare.
In particolare, per quanto riguarda gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare, aumentano le vendite di discount e supermercati (rispettivamente +3,6% e +0,2%) mentre diminuiscono quelle degli ipermercati (-1,5%).
Di fronte a questi dati, il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli ha commentato positivamente il fatto che “si registri una leggera crescita delle vendite di prodotti alimentari, un fattore che può contribuire a dare stabilità all’ancora debole percorso di ripresa della domanda interna”, ma ha rilevato che il -0,3% dei non alimentari sia un “segno che non si è ancora consolidato nei consumatori un atteggiamento di fiducia sul futuro che li possa portare ad affrontare con più regolarità e intensità anche acquisti più impegnativi”.
Ricordando poi che il recente Documento di Economia e Finanza emesso dal Governo va nella direzione giusta, escludendo per il 2016 l’applicazione delle clausole di salvaguardia inserite nelle ultime Leggi di Stabilità che, tra l’altro, avrebbero previsto l’innalzamento delle aliquote Iva dal prossimo anno, ha aggiunto: “Riteniamo però che sia importante fare di più: le imprese distributive per programmare i propri investimenti hanno bisogno di scenari certi, e la spada di Damocle di un possibile aumento dell’Iva dal 2017, con i suoi effetti su prezzi e consumi, frena i progetti di sviluppo. È necessario quindi rafforzare spending review, vendita del patrimonio dello Stato e lotta all’evasione per recuperare le risorse necessarie a scongiurare l’aumento delle imposte indirette. Per la GDO permane inoltre un ulteriore punto di preoccupazione: la reverse charge, un dispositivo che, se attuato, comporterebbe per il settore gravi problemi finanziari ed economici, oltre a significativi costi organizzativi”.