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È Zalando il sito più friendly, ma sono buone le perfomance della Gdo sul web

È Zalando il sito migliore, in termini di navigabilità, usabilità e risultati di ricerca: è il risultato del report di giugno di BEM Research, che ha analizzato l’andamento sul web di 205 brand operanti in 10 diversi settori economici.  L’azienda tedesca di abbigliamento ha totalizzato 65,5 punti indice superando di misura Mondo Convenienza, che si ferma a 64,5. Seguono Ipermercati Iper, poi Ikea e Intesa SanPaolo. Rientrano nella top-ten anche Toys Center, Divani&Divani, Made, Quixa (che segna l’avanzamento maggiore in classifica) e Genertel.

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Buone performance per le insegne della Gdo

Nonostante le insegne della Gdo siano dei relativi newcomer nell’arena dell’e-commerce, e in misura minore del web, con la dovuta eccezione di Esselunga, le cose stanno cambiando. L’ingresso di nuovi attori nelle venite online (l’ultimo in ordine di tempo è Simply, e poi c’è iper, che piazza un ottimo terzo posto nella classifica intersettoriale) sta cambiando le carte in tavola. E dunque, se l’arredamento può contare su quattro società nelle prime dieci posizioni in classifica generale, grazie alle performance di Mondo Convenienza, Ikea, Divani&Divani e Made, considerando l’indice di performance online settoriale sono le assicurazioni a comportarsi meglio su Internet (38,4 punti indice di media), ma seguite dalla grande distribuzione (36,2). L’arredamento chiude il podio con 35,7 punti indice su 28 marchi analizzati. La media generale di tutti i 205 brand si attesta a 33,7 punti, in calo dello 0,7% in un mese.
bemresearch1Nessuna società dell’editoria rientra nella top-ten, ma il comparto, con la più folta pattuglia di brand, può contare sui siti web con i tempi di caricamento più rapidi e con la migliore usabilità tra tutti i dieci settori presi in esame.
«Le aziende che si rivolgono direttamente al pubblico per vendere i loro prodotti online sono quelle più performanti su Internet – spiega Mariachiara Marsella, responsabile marketing online di BEM Research – . L’Italia, più in generale, deve lavorare di più per attrarre aziende straniere nel suo mercato: delle 205 società con un sito Internet in lingua italiana analizzate, ben 126 sono nate in Italia e 62 sono europee. Al di fuori dei confini continentali, si rivolgono ai consumatori italiani 12 aziende statunitensi e 5 società giapponesi».

Amazon Prime Now arriva in Francia, e Carrefour testa la consegna in un’ora

Botta e risposta, in un escalation che potrebbe costare molto alle insegne, e portare i clienti a vedere la consegna in un’ora della spesa come un servizio dato per scontato: a metà giugno Amazon Prime Now arriva nella capitale francese, e Carrefour ad agosto testerà la consegna della spesa in 60 minuti in tre supermercati della Ville Lumière. Lo rivela il magazine specializzato francese Linéaires, che individua gli store come quelli di semiperiferia di rue de Seine, rue de Rochechouart e rue des Pyrénées. Le consegne avverranno tramite il servizio di La Poste.

Le insegne francesi sono da tempo attive sui servizi di consegna veloce. Oltre ad avere una rete di click and collect e soprattutto di drive  tra le più capillari (vedi Click and drive: da noi all’alba, in Francia da 15 anni. L’evoluzione in un’infografica), non ha aspettato certo l’arrivo della dotcom americana. Già da dicembre dello scorso anno Cdiscount si è alleata con 14 Franprix per offrire la consegna della spesa in 90 minuti, sempre su Parigi e dintorni.

Anche i Drive si fanno prendere dalla corsa al tempo: in questo caso la variabile è il tempo necessario per preparare la spesa richiesta online. La modalità “express” varia dai 15 minuti di Leclerc ai 30 minuti di Chronodrive. Un bello sguardo su ciò che potrebbe capitare nel nostro Paese in un futuro poi non così lontano.

Multicanalità e mobile: in Italia una realtà, sono 20,5 milioni gli e-shopper

Una shopping experience profondamente mutata dall’uso del mobile e da un approccio multianale: questo è emerso dalla ricerca Shopping (R)evolution, nona edizione del Convegno dell’Osservatorio Multicanalità promosso da Nielsen, School of Management del Politecnico di Milano e Connexia, in sinergia con Hubility.

Dalla ricerca emerge un’Italia multicanale, dove il 60% della popolazione al di sopra dei 14 anni di età perfeziona il processo di acquisto attraverso un mix di touchpoint tradizionali e digitali: i comportamenti si sono evoluti e i consumatori italiani sono ormai abituati a vivere il processo di acquisto in un ambiente unico, composto da una molteplicità di canali cui attingere. Tra questi, però un dispositivo emerge come emergente, e che sembra imporsi sempre più: oggi il 63% degli utenti Internet si connette al web da smartphone. Un dato in crescita che registra un +43% rispetto al 2012. Crescono anche gli utenti che utilizzano il tablet per accedere al web (+14 % rispetto al 2012) e diminuiscono gli accessi da pc (-15% sul 2012).

La ricerca distingue poi due tipi di “navigatori”: gli InfoShopper e gli eShopper. Gli InfoShopper rappresentano quegli individui che utilizzano touchpoint digitali unicamente per ottenere informazioni su prodotto e/o marca. Parliamo di 11 milioni di italiani, che formano il 35% degli Internet Users e si caratterizzano per il grado di “diffidenza” verso l’utilizzo del digitale per finalizzare transazioni online. Gli eShopper sono invece coloro che utilizzano la rete sia per informarsi sia per effettuare acquisti, che prediligono il web al punto vendita fisico e che, nel 2016, rappresentano 20,5 milioni di italiani, pari al 65% degli utenti internet.

«Dalla ricerca emerge un’Italia molto più evoluta e multicanale rispetto al percepito di aziende e istituzioni – dice Cristina Papini, Director Nielsen –. Per 31,5 milioni di italiani Internet è centrale nel customer journey: 20,5 milioni lo utilizzano lungo tutto il processo d’acquisto. Siamo a un punto di svolta nel quale il ruolo del digitale assume connotazioni e intensità diverse nelle varie categorie di prodotto e tra i segmenti di consumatori individuati. Se non stupisce che il 92% degli eShopper ha acquistato viaggi online e il 72% ha speso online oltre la metà, nell’abbigliamento e accessori – in cui l’aspetto sensoriale e l’auto appagamento sono elevati – troviamo un nutrito 66% di acquirenti Internet e un più contenuto 14% che sviluppa online oltre il 50% del valore».

 

Il punto vendita? Lo si vuole iperconnesso e hub multicanale

In questo scenario, quali sono le aspettative dei consumatori in relazione al punto vendita e alle piattaforme di e-commerce? Nel Largo Consumo, l’aspettativa è per l’avvento di un negozio iperconnesso, all’interno del quale sia possibile testare nuovi prodotti e ordinare online quelli non disponibili. Ciò che i consumatori più avanzati si attendono sono offerte immediate e personalizzate, casse self-service, controlli rapidi per verificare la disponibilità del prodotto, garanzia di WI-FI all’interno dello store e assistenti alle vendite in grado di accettare pagamenti in mobilità, senza dover necessariamente passare dalla cassa.

Per quanto riguarda le categorie di prodotti del Largo Consumo ritenute maggiormente affini all’acquisto online, al primo posto ci sono i prodotti per l’igiene della casa (71%), seguiti dai prodotti per la cura della persona (72%), dagli alimenti per animali domestici (65%), dai prodotti per l’infanzia (64%) e, per finire, dagli alimenti confezionati (55%).

Il quadro che emerge da Shopping (R)evolution evidenzia quindi come sia in corso una vera e propria rivoluzione nel mondo del business, dovuta principalmente all’ingresso di digital e mobile nelle logiche e nelle dinamiche di consumo. Il tessuto sociale ed economico appare profondamente permeato dal fattore multicanalità, e i trend evidenziati sono in rapido e costante aumento.

«La Ricerca 2016 fotografa una situazione in cui, da un lato, il consumatore italiano più evoluto dà sempre più per scontata la multicanalità, dall’altro la competizione tra le aziende si sposta in modo decisivo sulla capacità di progettare esperienze di marca seamless e personalizzate – commenta Giuliano Noci, Professore Ordinario di Marketing Politecnico di Milano –. Ingrediente fondamentale per tale processo sarà, in modo crescente, la capacità di raccogliere ed elaborare informazioni generate dal consumatore, ma anche dal contesto competitivo, non tanto in ottica di big data, ma secondo una prospettiva di smart data. Le implicazioni per le imprese sono quindi profonde: si assisterà progressivamente a una ridefinizione dei modelli di business attuali, verso una configurazione in cui la capacità di generare intelligence, anche e soprattutto granulare, diverrà il fattore critico di successo per tutte le attività di marketing, di comunicazione e di gestione della relazione con il cliente, attuale e potenziale».

Abbigliamento nel web, i marchi al top fanno e-commerce, Made in Italy grande assente

Una conferma della crescente importanza dell’e-commerce nel settore abbigliamento viene dalla classifica mensile di BEM Research, che a giugno ha analizzato l’indice di performance online di 29 marchi dell’abbigliamento. Sul podio, i marchi di e-commerce sono considerati i migliori brand online: Zalando si conferma in vetta e sbaraglia la concorrenza, ma deve fare i conti con l’avanzata di Asos. La società britannica entra nella top-five e balza al secondo posto, migliorando di otto posizioni rispetto a maggio. Al terzo posto c’è Adidas; in quarta e quinta posizione si confermano Zara e BonPrix. Esce dal gruppo dei migliori cinque Kiabi e anche in questo mese non compaiono marchi italiani al top.bem-research-abbigliamento

Chi si occupa di moda e accessori deve fare i conti con un alto grado di competizione sul web, ma l’andamento online del settore cala dello 0,4% su base mensile. Rispetto a un anno fa, invece, le ricerche su Google registrano un aumento vicino al 15%.

«Quello dell’abbigliamento è un settore che segue più degli altri l’andamento stagionale – spiega Mariachiara Marsella, web marketing manager di BEM Research –. L’arrivo dell’estate, e dei saldi estivi che partiranno nei primi giorni di luglio, porterà un aumento delle vendite in negozio, ma anche online: chi punta tutto sull’e-commerce in queste settimane deve saper sfruttare tutte le opportunità offerte dal web, non potendo contare su vetrine tradizionali in città. Purtroppo, anche in questo mese registriamo l’assenza dei brand italiani ai vertici del nostro indice. La moda made in Italy, un punto di riferimento a livello mondiale, non è ancora in grado di sfruttare al meglio le potenzialità di Internet».

La classifica dei migliori brand online, prodotta da BEM Research, è costruita sulla base di un indice, il BEM Rank, che considera cinque diversi parametri: 1) i brand maggiormente cercati su Google; 2) la visibilità dei siti web su parole chiavi ad alto traffico relative al settore di riferimento; 3) la velocità di caricamento delle pagine web; 4) l’usabilità dei siti web; 5) il grado di competizione online nel settore in cui l’azienda opera.

Il consumatore al centro, grazie alla tecnologia: è questa la sfida del retail in futuro

Un consumatore che cerca un’esperienza sempre più personalizzata di acquisto, ma anche semplificata, veloce e coinvolgente, da intercettare grazie a dotazioni tecnologiche avanzata, ma anche un punto vendita attraente e la capacità di vendere in tutti i mercati e di costituire partnership strategiche: è questa la chiave per interpretare il ruolo del retailer del futuro. Lo rileva un’indagine condotta a livello globale da Economist Intelligence Unit (EIU) per Demandware fra 300 alti dirigenti di aziende retail. I risultati rivelano quelli che, secondo questi leader, sono le quattro dinamiche principali per il settore: la globalizzazione crescente, i rischi sempre più gravi per la sicurezza, il cambiamento del gusto dei consumatori, e l’aumento dei mercati online competitivi a livello mondiale.

Nonostante queste sfide, un segmento di retailer dalle alte performance di vendita sta perseguendo con successo le proprie strategie aziendali, con un approccio capace di offrire un modello di crescita e trasformazione.

“L’innovativa analisi dell’EIU arriva nel momento in cui il settore del retail sta affrontando un periodo di  cambiamenti senza precedenti che richiedono ai retailer di riconsiderare i loro approcci strategici e operativi volti a favorire  la crescita”, afferma Rob Garf, Vice President  of Industry Strategy and Insights  di Demandware. “I cambiamenti radicali nelle dinamiche della vendita al dettaglio influenzeranno la capacità dei retailer di sfruttare la tecnologia, modificare la struttura organizzativa e, infine, raggiungere i propri obiettivi strategici.”

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È ancora prodotto, servizio, prezzo: ma ovunque, in tempo reale, su mobile

In questo scenario di cambiamenti senza precedenti, la ricerca svolta dall’EIU indica che i top manager del mondo retail stanno “tornando alle origini” per differenziarsi dalla media. Tra le caratteristiche che i manager considerano più importanti per differenziarsi oggi, il 60% ha indicato un “prodotto d’eccellenza”, mentre il 53% ha menzionato il “servizio senza soluzione di continuità”, offrire un servizio clienti di alta qualità e un’esperienza unificata attraverso i canali. I manager si sono accorti che differenziarsi oggi è più complesso a causa del crescente numero di canali. I dati suggeriscono che gli intervistati si avvicinano a questi fattori tradizionali ponendo il cliente al centro di tutte le attività.

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Opportunità o minaccia? Il futuro è qui               

La ricerca ha identificato in particolare un segmento di retailer dalle alte prestazioni che tende a vedere i cambiamenti in atto come opportunità rispetto ai concorrenti che ottengono risultati inferiori. Ad esempio, il 69% dei retailer di successo vede la globalizzazione come un’opportunità, mentre solo il 43% di chi ottiene risultati inferiori fa lo stesso. Analogamente, il 52% dei retailer di successo considera l’espansione del mercato globale un’opportunità – il nuovo “amico-nemico” – mentre solo il 35% delle imprese con risultati inferiori la considera nello stesso modo.


3496ef32-122f-438f-b623-5d7347eec9a1__OIn particolare, questo segmento vanta tre principali iniziative di crescita: espansione geografica, partnership strategiche, nuovi store e format. Inoltre, stanno introducendo la tecnologia in ogni area in cui operano – indicando l’intenzione di aumentare gli investimenti tecnologici (82%), cifra che supera di gran lunga l’investimento tecnologico previsto da performer inferiori (56%).
“Questi dati ci dicono che la democratizzazione del settore retail, con accesso e controllo apparentemente illimitati da parte dei consumatori, ha avviato l’ondata successiva di crescita per le imprese che sanno adattarsi e cambiare – continua Garf -. I retailer non possono più contare su un maggiore numero di negozi, e mercati più grandi per crescere; devono abbracciare la realtà: occorre raggiungere i clienti ovunque, in qualsiasi momento e in qualsiasi modo essi richiedano.”
Il report Finding Retail Growth: A View from the Corner Office  è disponibile a questo link.

Morace: il consumatore oggi tra spazio fisico e digitale sceglie, ma non rinuncia a nulla

Francesco Morace sociologo e saggista, lavora da oltre 30 anni nell’ambito della ricerca sociale e di mercato, ed è il Presidente di Future Concept Lab. A lui abbiamo chiesto come vede l’evoluzione dei consumi, tra nuove esperienze digitali e di acquisto. Ecco cosa ci ha raccontato.

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Francesco Morace, presidente Future Concept Lab.

Come è cambiato il consumatore con l’avvento dell’e-commerce?
La dimensione digitale ha cambiato il consumatore in consum-autore, nel senso che, a dispetto di tutto le previsioni che dicevano che questa tecnologia ci avrebbe manipolato ed omologato, sta avvenendo il contrario: le persone se ne appropriano, riescono a fare le proprie scelte e a prendere le proprie decisioni, con un ventaglio di opportunità molto più ampio. Dunque la dimensione digitale e l’e-commerce rappresentano un’amplificazione della dimensione umana. La cosa straordinaria è che i luoghi si raccontano, c’è un genius loci che emerge nel mare magnum della globalizzazione. Questa è un’altra grande previsione che è stata stravolta: non siamo sempre più uguali agli americani, ma ognuno di noi riesce ad essere più se stesso usando queste tecnologie.
È chiaro che i rischi esistono, è una tecnologia che va imparata, è un mondo, quello dell’e-commerce, che va assorbito e metabolizzato, ma non c’è dubbio che tra dieci anni i bambini useranno questa modalità per rappresentare se stessi in modo più autentico.

Secondo lei le divisioni tradizionali del marketing per età o ceto sociale non possono più essere utilizzate, perché?
Per 30 anni le categorie del marketing hanno seguito una segmentazione in cui ciascuno aveva il proprio stile di vita, vestiva e viveva in un certo modo con i propri brand di riferimento. Tutto ciò è saltato perché oggi è più facile dare spazio alle proprie passioni individuali. Se hai una passione, la puoi coltivare a diverse età e la comunità di chi segue quella passione è molto più eclettica, quindi ciascuno di noi diventa un interlocutore interessante, e dobbiamo essere raggiunti non più secondo categorie entomologiche, come se fossimo delle farfalle, ma come persone che hanno delle esigenze simili e possono incontrarsi sugli stessi territori, anche se sono molto diverse tra loro per età e ceto sociale.

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I nativi digitali sono un caso che ha studiato in particolare…
Noi li abbiamo chiamati “Bambini terribili”: collegati in tempo reale al mondo digitale, usano il tablet e lo smartphone di mamma e papà e hanno una capacità straordinaria di orientarsi verso il touch e questi strumenti, quindi sono molto più sensibili alle proposte del mondo digitale. Sempre più spesso impongono le loro scelte ai genitori, o comunque hanno un ruolo importante in famiglia.
I teenager sono in una dimensione diversa, hanno il problema di costruirsi una propria identità , li abbiamo chiamati Expo-teen: non solo non sono interessati alla privacy, ma al contrario usano YouTube per esporsi, per raccontare se stessi, le proprie attività, per raggiungere i loro coetanei, essere riconosciuti con tanti like o follower. Il mondo degli adulti molto spesso è impermeabile a questi cambiamenti. Genitori e professori che non sanno usare le tecnologie come i ragazzi o i loro figli oggi si trovano in grave difficoltà.
Dall’altra parte della piramide sociale ci sono i maturi, un tempo avremmo detto gli anziani, noi li chiamiamo i longevi che, a più di 60 anni, diventano immigrati digitali perché hanno i nipoti che insegnano loro ad usare Skype e i social network, così quando viaggiano in giro per il mondo chattano con il nonno o usano Skype a costo zero. In particolare in Italia, un Paese che sta invecchiando con un’età media di 45 anni, per capirci in Brasile è 28 anni, hanno delle straordinarie opportunità perché hanno tempo, sono sempre più digitalizzati, e desiderano vivere una seconda vita, dopo il lavoro. Hanno ancora 20/30 anni davanti e quindi stanno diventando, insieme ai bambini e ai ragazzi loro nipoti, protagonisti di questa rivoluzione digitale.

Il punto vendita fisico come si deve approcciare a questi nuovi consumatori?
Qui viene a cadere un altro pregiudizio, che l’e-commerce avrebbe scardinato le logiche dell’off-line e del negozio fisico. Non è così, le persone ancora una volta sono più avanti, hanno la soluzione, scelgono questi luoghi per quello che possono dare loro di più, quindi confrontano prezzi sul web e vanno in negozio, oppure dal negozio ordinano online il prodotto che al momento non è disponibile. È tutto un unicum, un’esperienza integrale e integrata, e soggetti di diverse età stanno ragionando in questo modo, quindi è necessario curare la dimensione web e quella dello spazio fisico capendo che oggi noi non vogliamo rinunciare a nulla, né alla semplicità e al servizio del digitale ma neanche all’esperienza fisica e sensoriale di entrare in un bel negozio.

Lillapois, drugstore Auchan, va online con 2500 referenze tra bellezza e igiene

Debutta nell’e-commerce partendo da 2.500 referenze nel mondo beauty, igiene e cura della persona Lillapois, la catena di drugstore di Auchan Retail Italia che conta 40 punti vendita nel nostro Paese.

Da settembre poi sul sito shop.lillapois.com contraddistinto da una grafica un po’ retrò dai colori pastello, approderà l’intero assortimento presente negli store Lillamoi, dedicati alla bellezza, igiene e cura della persona, e nel 2017 arriveranno i prodotti per la casa dell’assortimento Lillapois.

L’acquisto è agevolato dalla registrazione semplice, effettuabile anche fornendo il numero della propria carta fedeltà LaTua!Card (il programma fedeltà anche delle insegne Auchan e Simply) e dalla presenza di schede dettagliate sui singoli prodotti, mentre la spedizione è prevista in 1-2 giorni lavorativi. Tante offerte saranno esclusive online, come la campagna attualmente in corso su oltre 500 prodotti di L’Oréal Paris, Garnier, Franck Provost e Maybelline.

In occasione del lancio della nuova piattaforma e-commerce, per tutti i possessori della carta fedeltà la spedizione dei prodotti è gratuita. Inoltre, per tutti i clienti che desiderano fare un regalo la confezione e il biglietto sono sempre in omaggio.

Tra le referenze prodotti per i capelli, per la cura del corpo e del viso, per il make-up, per la detergenza e l’igiene personale, per la depilazione e la rasatura. Sullo store online si trovano anche fragranze, cofanetti, prodotti di parafarmacia e per la prima infanzia. I pagamenti possono essere effettuati tramite transazioni sicure con Visa, Mastercard, American Express, PayPal e Maestro, oppure in contanti direttamente al corriere.

L’insegna Lillapois è stata lanciata in Italia a febbraio 2014. È presente in tutto il Nord Italia con oltre 40 negozi e sta aprendo ulteriori store in Italia e in Europa. L’assortimento di make-up, cosmesi e profumeria è racchiuso nell’area dedicata Lillamoi.

Amazon come Trip Advisor: premia i recensori migliori facendo testare prodotti in anteprima

Svolta social per Amazon.it: con il servizio Amazon Vine, le recensioni dei clienti verranno valutate, a seconda degli apprezzamenti ottenuti, e gli autori delle recensioni migliori potranno entrare in un olimpio di “beta tester” e saranno invitati a fare recensioni in anteprima, ricevendo, gratis, gli oggetti da valutare a casa propria. Gli articoli da recensire potranno essere scelti all’interno di una selezione di proposte delle aziende che partecipano all’iniziativa. In genere, prodotti che saranno commercializzati in futuro o appena stati lanciati sul mercato. Una volta ricevuti i prodotti, gli utenti potranno scrivere una recensione su Amazon.it, sia positiva sia negativa, senza che Amazon o il brand di riferimento possano modificarla o eliminarla.

Il passa parola da parenti o amici, che nell’epoca dei social network diventa digitale e allarga la sua base, resta la fonte di informazione più attendibile anche per i consumatori del Terzo Millennio. Lo sanno bene i ristoratori, che per anni hanno lottato con Trip Advisor, primo e principale sito di recensioni “dal basso”, online, e che alla fine hanno dovuto adeguarsi in qualche modo alle sue logiche. Lo confermano le statistiche: secondo Nielsen, il 66% dei clienti afferma di fidarsi delle recensioni online di altri utenti come se fossero quelle dei loro familiari o amici.

Una pagina di Amazon con una recensione, corredata di video e foto del prodotto acquistato.
Una pagina di Amazon con una recensione, corredata di video e foto del prodotto acquistato.

 

Solo su invito: vince la reputation

I clienti potranno entrare a far parte del servizio Amazon Vine solo su invito diretto di Amazon, che selezionerà i partecipanti in base a diversi criteri. Quanto più le recensioni di un cliente sono valorizzate da altri clienti, tanto più avrà la possibilità di ricevere l’invito. Amazon Vine inviterà quei clienti che, grazie alle proprie recensioni, hanno sviluppato la propria reputazione di esperti su un certo tipo di prodotti, dagli articoli di elettronica ai vestiti per neonati. Il ranking delle migliori recensioni di Amazon.it si potrà consultare al link: www.amazon.it/recensioni.

«Il 93% degli utenti legge almeno una delle recensioni di altri clienti prima di comprare un prodotto online. In Amazon desideriamo che i nostri clienti prendano le loro decisioni d’acquisto disponendo di informazioni imparziali, oneste e utili – spiega Tommaso Velo, responsabile di Amazon Vine Italia -. Amazon Vine ha un duplice obiettivo: da un lato fornisce ai clienti informazioni di qualità e, dall’altro, offre ai venditori uno strumento per far testare i propri prodotti, dando la possibilità agli utenti più esperti di provarli e recensirli se lo desiderano».

 

Eataly vince il Netcomm e-commerce Award 2016: è il miglior sito italiano

È Eataly il migliore sito di e-commerce italiano: lo ha decretato la quinta edizione del Netcomm e-commerce Award, che ha assegnato il “Premio Assoluto Netcomm eCommerce Award 2016” al sito dedicato alle vendite online del retail di Oscar Farinetti. Sara dunque Eataly a rappresentare l’Italia alla finale degli European E-commerce Award di Barcellona, che si terrà a Barcellona il 31 maggio, nell’ambito del Global e-Commerce Summit.

La selezione curata dal Consorzio Netcomm e da TVN Media Group è stata fatta su oltre 400 siti di eCommerce partecipanti alla competition.

«L’e-commerce Forum è l’occasione migliore per premiare le aziende eccellenti che si sono distinte nell’eCommerce italiano – ha commentato Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. Giunti quest’oggi alla quinta edizione del riconoscimento, con il passare delle edizioni ci rendiamo sempre più conto come sia importante premiare le imprese impegnate nell’innovazione del commercio elettronico attraverso strategie di business innovative. Il primo premio assoluto di questo 2016 è andato a Eataly, già vincitore lo scorso anno della sezione Alimentari, che si è distinto nella creazione di un’esperienza e-commerce globale attraverso la creazione di siti dedicati a mercati strategici».

Ecco tutti i premiati:

Primo premio assoluto e primo premio per la sezione Alimentari
Eataly, “per aver centrato l’obiettivo 2015 di creare un’esperienza e-commerce globale, passando da un sito italiano con spedizioni in tutta Europa alla creazione di siti dedicati a mercati strategici, localizzati nella lingua con offerte studiate per i target market”.

Per la sezione Best e-Commerce Viaggi e Tempo Libero
Brico Bravo Srl “per la sua capacità di intendere l’eCommerce come parte di un progetto in evoluzione e l’importante valorizzazione data al sistema di distribuzione e magazzino”.

Menzione della Giuria Elettronica e Intrattenimento
Per la categoria Elettronica di Consumo non è stato assegnato il premio di categoria.
È stata invece assegnata la menzione speciale a Games Stop, che aveva vinto l’anno scorso. La piattaforma sviluppata in un’ottica di acquisto multi-canale sfrutta le potenzialità di una catena di oltre 400 punti vendita su tutto il territorio nazionale, presenta nuovi sviluppi e si presenta con nuovi servizi a supporto del cliente.

Per la sezione Abbigliamento e Accessori
Per la categoria Abbigliamento e Accessori quest’anno vincono con un ex aequo Lanieri, “per la cura, la precisione, la valorizzazione del settore, la tendenza all’export e per l’innovazione dell’offerta di un prodotto su misura” e Zalando, “per la crescita registrata nel 2015: maggiore fashionability, transizione verso il mobile e miglioramento continuo del servizio sono stati raggiunti attraverso nuove metodologie di acquisto”.

Mezione della Giuria Abbigliamento e accessori
Menzione speciale a Saldi Privati per la ricerca di ambiti di specializzazione verticali e Vico42, il primo e-shop interamente dedicato all’uomo.

Per la sezione Arredamento e Oggettistica
Coin Casa “per la sinergia online e offline di un retailer tradizionale e per l’approccio da subito internazionale”.

Per la sezione Cosmetica e Benessere
Lines Shop “per il suo modello di servizio retail diretto con il cliente all’insegna della discrezione e rispetto della privacy”.

Menzione della Giuria Cosmetica e Benessere
Una menzione speciale è andata a Profumeria Web perché rappresenta un modello innovativo di e-business all’interno della catena distributiva di settore.

Per la sezione Non-profit
La Lega del Filo D’oro, ente morale Onlus da oltre 50 anni, che garantisce assistenza a persone sordo cieche. Attraverso questo sito la Onlus ha creato un programma di donazioni regolari.

Per la sezione Innovazione
ePrice per il secondo anno consecutivo, “perché offre il massimo grado di personalizzazione della consegna e dell’installazione dell’elettrodomestico”.

Menzione della Giuria Innovazione
Una menzione speciale è andata a Else-Corp, innovativa boutique virtuale che usa tecnologia 3D e permette di selezionare materiali, colori e accessori per l’acquisto di scarpe personalizzate e uniche.

Per la sezione Blog e social shopping
MADE “perché applica la struttura dei social network al mondo del design creando un maggior engagement del consumatore”.

Per la sezione B2b
Rajapack che in 10 anni è cresciuto in misura esponenziale attirando il 78% di nuovi clienti e 700mila visite negli ultimi 12 mesi. Ogni giorno il portale offre a 52mila clienti i packaging più innovativi.

Menzione della Giuria B2b
Una menzione speciale è andata ad Attrezzi e Utensili, centro commerciale online pensato per soddisfare la domanda di attrezzature professionali di aziende, officine, elettricisti, per la internazionalizzazione del prodotto.

Per la sezione Nuove Promesse
Bellissima, “una vera e propria esperienza digitale di bellezza”.

Per la sezione Cross Border Trade
vente-privee presente in 8 Paesi europei, ha una piattaforma internazionale di 30 milioni di soci e 3,5 milioni di visitatori unici ogni giorno. Lo scorso anno l’azienda era stata premiata nella sezione Innovazione.

Menzione della Giuria Digital Channel Management
Una menzione speciale è andata a Eyewear Safilo per evidenziare l’originalità di un approccio al trade che adotta le logiche della relazione B2C.

Showroom Privé: uomini e donne divisi anche nel mobile shopping

Quali sono i comportamenti di acquisto in rete degli italiani? Lo svela un’indagine di Showroomprive.it, dotcom europea che vende moda online, che ha interpellato un campione rappresentativo di 1000 persone. Il sondaggio presenta un focus sui dispositivi mobile, che giocano un ruolo sempre più rilevante per il settore, ed evidenzia le differenze di genere. Ormai le ricerche si sprecano sull’argomento, infatti: uomini e donne pensano, agiscono, prendono decisioni e fanno acquisti con un approccio e seguendo logiche diverse.

 

Online le donne acquistano di più

Come indicano i dati dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano, il valore degli acquisti online degli italiani raggiungerà quota 19,2 miliardi di euro, in crescita del 17% rispetto al 2015. Secondo l’indagine condotta da Showroomprive.it le donne dichiarano di comprare di più online rispetto agli uomini: probabilmente per la mancanza cronica di tempo da diidere tra lavoro, famiglia e casa, il 10% delle intervistate (ma solo il 4% degli uomini) effettua oltre il 70% degli acquisti realizzati in un anno tramite Internet. Anche chi fa shopping sul web tra il 50 e il 70% sul totale degli acquisti nel corso dell’anno sono in maggioranza donne (10% contro il 7% degli uomini), mentre c’è quasi un pareggio per chi ha dichiarato di effettuarne online circa la metà (14% uomini e 13% donne).
Anche tra gli e-Shopper meno assidui spiccano gli uomini, che per il 29% dichiarano di effettuare online tra il 25 e il 50% degli acquisti effettuati in un anno (contro il 27% delle donne) mentre il 46% ne realizza meno del 25% (contro il 40% delle donne).

 

Su smartphone le donne ricercano, gli uomini acquistano

Gli italiani amano navigare tramite smartphone per leggere notizie, per accedere ai social network, per intrattenimento, ma anche per prendere decisioni di acquisto, confrontando offerte, cercando informazioni sui prodotti e per effettuare l’acquisto vero e proprio. E lo fanno con una frequenza è impressionante: secondo l’indagine, un terzo degli italiani si connette ogni volta che riceve una notifica (32,23%), il 28,26% circa ogni ora, il 15,69% ogni 10-15 minuti, il 14,74% ogni 20-30 minuti, il 9,07% ogni 45 minuti.

Sempre più viene usato per gli acquisti. L’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano stima che il mobile commerce nel 2016 segnerà +50%. L’incidenza degli smartphone arriva al 15% del totale acquistato. Il tablet invece cresce, ma riduce la sua incidenza (pesava il 12% nel 2015, scende al 10% nel 2016).

Anche qui le differenze di genere non mancano. Le donne utilizzano di più lo smartphone per ‘Cercare informazioni su un prodotto che desidera comprare’ (il 40% contro il 32% degli uomini), mentre gli uomini sono più propensi a usare questo device per ‘Comprare in un negozio online’ rispetto al gentil sesso (29% contro 25%). Anche cambiando device, l’utilizzo rimane invariato: le donne utilizzano di più il tablet per cercare informazioni su un prodotto che desiderano acquistare (33% donne, 29% uomini) e gli uomini per effettuare l’acquisto vero e proprio (27% uomini e 24% donne). Invece le differenze si assottigliano per quanto riguarda ‘Leggere notizie di costume e attualità’ via smartphone (22% le donne e 23% gli uomini) mentre il tablet risulta essere il supporto preferito dalle donne in questo caso per il 31% contro il 26%.

 

La metà degli acquisti da casa

Ogni momento è adatto per un veloce acquisto via mobile, e tra coloro che hanno comprato online tramite smartphone nell’ultimo anno più della metà (il 54,91%) dichiara di averlo fatto a casa in un momento di relax, il 18,90% sul divano mentre guarda la TV (il che apre interessanti possibilità di interazione con la pubblicità televisiva), il 7,18% al lavoro, il 4,63% al bar o al ristorante, e il 4,25% mentre aspetta i figli all’uscita da scuola, il 3,78% in ascensore, 3,59% in metro o in bus, infine, il 2,74% mentre fa shopping nei negozi fisici. Anche per chi ha effettuato acquisti online via tablet la classifica non cambia, infatti, più della metà (il 57,66%) dichiara di aver comprato a casa in un momento di relax, il 18,71% sul divano mentre guarda la TV, l’8,32% al lavoro, il 4,63% al bar o al ristorante, il 3,21% mentre aspetta i figli all’uscita da scuola, 3,12% in metro o in bus, il 2,46% in ascensore e l’1,89% mentre fa shopping nei negozi fisici.

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