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Crisi e pandemia: la risposta delle imprese nel Rapporto Istat

È stata pubblicata la nona edizione del Rapporto Istat sulla competitività dei settori produttivi, alla luce dei condizionamenti dell’emergenza sanitaria.

Lo scenario macroeconomico, affrontato nel Capitolo 1, evidenzia come tutte le principali economie (con la sola eccezione della Cina, che nel secondo semestre ha registrato una crescita pari al +2,3 per cento su base annua) sono state interessate da una fase recessiva. La crisi ha avuto un impatto immediato e dirompente anche sui flussi di commercio estero, con flessioni significative in media d’anno sia dell’import sia dell’export. La flessione delle esportazioni del 2020, ha colpito comparti rilevanti del modello di specializzazione italiano: macchinari (-12,6 per cento), tessile abbigliamento e pelli (-19,5 per cento), mezzi di trasporto (-11,6 per cento). Esportazioni in controtendenza, invece, per settori come farmaceutica (+3,8 per cento) e agroalimentare (+1,0 per cento per alimentari, bevande e tabacco, +0,7 per cento per l’agricoltura).

Il calo sensibile della domanda, interna ed estera, ha sottratto liquidità alle imprese: da qui l’introduzione di misure governative di sostegno ai margini di liquidità delle imprese, per fronteggiarne gli effetti sulla gestione finanziaria e creare le condizioni per rilanciare l’attività alla fine dell’emergenza.

Le conseguenze della crisi sui settori produttivi sono analizzate nel Capitolo 2. L’impatto è stato estremamente eterogeneo: più accentuato per i servizi (-12,1 per cento) rispetto all’industria (-11,1 per cento).

È proprio il  terziario la principale vittima della pandemia, in particolare nei comparti legati al turismo (agenzie di viaggio, trasporto aereo, alloggio e ristorazione, con cadute comprese tra il 40 e il 75 per cento).

Sul fronte turismo, in Italia i dati provvisori relativi al 2020 hanno registrato un calo del 59,2 per cento per gli arrivi totali e del 74,7 per cento per i turisti stranieri, interrompendo la tendenza positiva in atto da diversi anni e culminata nel 2019 nel record di presenze negli esercizi ricettivi italiani. La capacità di ripresa di questo settore che, considerando le componenti dell’indotto, nel 2018 rappresentava il 15 per cento del totale delle imprese, il 12,8 per cento degli addetti e il 5,8 per cento del fatturato, appare cruciale.

Il fronte microeconomico, è affrontato nel Capitolo 3 del Rapporto. La crisi pandemica ha innescato un crollo della domanda, ma come hanno reagito le imprese? In ordine sparso e in modo molto differenziato- spiega il Rapporto. Circa il 30 per cento è rimasto “spiazzato”, un quarto ha reagito attraverso l’introduzione di nuovi prodotti, la diversificazione dei canali di vendita e di fornitura (anche attraverso il passaggio a servizi on line e e-commerce), un quinto ha intrapreso misure di profonda riorganizzazione dei processi e degli spazi di lavoro, orientandosi verso la transizione digitale o l’adozione di nuovi modelli di business.

L’effetto della crisi a livello territoriale viene infine trattato nel Capitolo 4. Se sul piano strutturale emerge un chiaro dualismo tra le regioni settentrionali e meridionali del Paese è anche vero che la realtà è molto più sfaccettata. Infatti i risultati confermano come in Italia la crisi tenda ad accentuare il divario tra le aree geografiche: delle sei regioni il cui tessuto produttivo risulta ad alto rischio combinato, cinque appartengono al Mezzogiorno, (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Sardegna) e una al Centro Italia (Umbria), mentre le sei regioni classificabili a rischio basso si trovano tutte nell’Italia settentrionale (Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia. Tuttavia esistono elementi di vulnerabilità anche in territori del Centro (Toscana, Lazio e Umbria) e del Nord (Valle d’Aosta e Provincia autonoma di Bolzano) nei quali, sono più rilevanti le attività maggiormente colpite dalla pandemia.

Analisi metodologica

Tra le diverse iniziative dell’Istat finalizzate a raccogliere le informazioni necessarie all’analisi degli effetti della crisi sanitaria sull’economia e sulla società, nei mesi di maggio e novembre 2020 sono state realizzate due indagini specifiche volte a comprendere come le imprese italiane abbiano vissuto una fase così drammatica, con particolare riferimento all’impatto economico, finanziario e occupazionale. Tali indagini costituiscono un elemento fondante per le analisi proposte in questo Rapporto.

Libera di San Benedetto in veste rinnovata

San Benedetto presenta la nuova “Libera, la bottiglia di acqua minerale appositamente studiata per essere la compagna ideale nei momenti di sport e svago, con una veste grafica tutta rinnovata.

Notevoli sono le novità che caratterizzano Libera nel formato da 0,5L, in primis la bottiglia completamente ridisegnata per essere ancora più squeezable, ancora più funzionale e, allo stesso tempo, più accattivante. La nuova shape è stata concepita per soddisfare anche gli sportivi più esigenti.

L’innovazione la si ritrova anche nel “Tappo Sport – Easy Open” che si può aprire con un solo dito, pratico e facile da usare anche in movimento, grazie al nuovo sistema “Apri-Blocca-Bevi”. Infine, anche il packaging è stato rinnovato, conferendo maggiore personalità, appeal e visibilità nei punti vendita. Il nuovo design grintoso e moderno è stato progettato per esaltare la dinamicità di un formato sportivo.

Nel 2020 l’imbottigliamento del formato Libera, oltre allo stabilimento di Scorzè, si allargherà anche allo stabilimento di Popoli (PE), per essere sempre più vicini ai consumatori e all’ambiente, riducendo fortemente le distanze tra i plant e i luoghi di consumo.

Anche per il formato da 0,75 di Libera è previsto un’impattante evoluzione grafica.

Fattorie Garofalo, nel 2019 il fatturato di gruppo raggiunge i 100,7 milioni

Fattorie Garofalo nel 2019 consolida il processo di crescita. A parlare sono i numeri:  il fatturato lordo di gruppo 2019, infatti, si è chiuso a quota 100,7 milioni di euro, registrando una crescita del 10,65% sull’anno precedente. Nel 2018, con 91 milioni, il fatturato era cresciuto del 10,5% sul 2017. Sono queste le cifre salienti del mondo di aziende agrozootecniche, industriali e del retail che fanno capo al gruppo con base a Capua (Caserta) ed impegnate nella filiera bufalina, nella trasformazione delle materie prime in Mozzarella di bufala campana Dop, carni e salumi, e nella cessione sul mercato di energia da fonti rinnovabili.

Il fatturato della trasformazione e dei punti vendita, in particolare, cresce di oltre il 10% grazie al traino dell’export: il gruppo raggiunge con i propri prodotti oltre 40 Paesi, e ha teste di ponte per il retail in Gran Bretagna e Francia.

Nel 2019 crescono anche gli investimenti, che si attestano a oltre 6 milioni (+50% sull’anno precedente, quando si erano attestati a 4 milioni) e si preparano ad un ulteriore balzo in avanti nel 2020 in tutti i settori di interesse del gruppo: zootecnia, retail e trasformazione. Intanto cresce l’occupazione (+10% sul 2018), che raggiunte le 384 unità medie annue.

La rete e la produzione

Il gruppo  – forte oggi di numerosi punti vendita – punta nel 2020 a rilanciare gli investimenti nel retail, con la prossima apertura di due nuovi Mozzarella bar a Firenze e Pisa, dopo le aperture delle scorso anno a Parigi e Londra.

Sul piano della produzione industriale è confermata la scelta verso la diversificazione dell’offerta, volta ad intercettare nuovi segmenti di mercato ed il consolidamento dei nuovi prodotti lanciati negli scorsi anni, come la mozzarella biologica e il Dulce de Leche – latte di bufala caramellato. Ma il tema della diversificazione si declina agevolmente anche con prodotti tradizionali – come la stracciata e la burrata di bufala, il burro e la Ricotta di bufala campana Dop, prima sconosciute sui mercati esteri, e che stanno già riscuotendo un notevole successo. Ne è testimonianza il premio quale prodotto dell’anno 2020 ricevuto a fine 2019, proprio per la burrata di bufala, dai consumatori portoghesi, nel quadro di un’indagine promossa dal gruppo della grande distribuzione Sonaemc. Il successo all’estero dei prodotti Fattorie Garofalo è nei numeri della commercializzazione dei prodotti: il 50% della Mozzarella di bufala campana Dop è ceduta sui mercati esteri; ma per un prodotto che suona nuovo alle orecchie dei consumatori oltre frontiera – come la burrata di bufala – si arriva all’80%.

La sostenibilità

“Abbiamo fino ad oggi costruito solide basi per un futuro del gruppo che sia sostenibile sotto tutti i profili: sul piano ambientale ci confermiamo quale gruppo produttore netto di energia da fonti rinnovabili e rilanciamo il nostro impegno per un’economia circolare aderente al Green New Deal, su quello sociale continuiamo ad offrire ulteriori opportunità di lavoro e di crescita professionale in un territorio considerato difficile, conseguendo anche la certificazione etica dei nostri rapporti di lavoro, sul piano della gestione economica il rapporto tra investimenti e fatturato è tale da assicurare crescita nella stabilità e continueremo a farlo nella costante ricerca di nuovi mercati esteri, guardando con fiducia verso Oriente – dice Raffaele Garofalo, presidente di Fattorie Garofalo. “Nel 2020 sono previsti ulteriori importanti investimenti – annuncia – per integrare maggiormente la nostra filiera, volta a suscitare una ulteriore e significativa crescita del fatturato di gruppo.” Anche la direzione degli investimenti per il prossimo futuro è infine già tracciata: “Investiremo nell’allevamento bufalino, dove i nostri capi di razza mediterranea italiana sono tutti iscritti al Libro genealogico della specie bufalina, nella produzione di derivati del latte di bufala e nell’ampliamento della rete di retail diretto, che riteniamo strategica in quanto veicolo del marchio aziendale presso il consumatore  – aggiunge Garofalo.

“La politica di diversificazione del prodotto del gruppo – conclude – intende raggiungere la piena soddisfazione del consumatore portando il messaggio che intendiamo proporre: un grande gruppo di filiera dove presto saremo in grado di dare ancora maggiori certezze di qualità e rintracciabilità”.

Per il 5° anno, Coca-Cola è Top Employer

Coca-Cola HBC Italia è per il quinto anno consecutivo Top Employers Italia, grazie al proprio impegno in particolare nelle aree “Pianificazione forza lavoro”, “Gestione delle carriere e delle successioni”, “Cultura Aziendale” e “Leadership Development”.

Coca-Cola HBC Italia investe continuamente nelle proprie persone: nel corso del 2018, infatti, agli oltre 2.000 dipendenti dell’azienda sono state erogate più di 48.000 ore di formazione complessiva, circa il 15% in più rispetto l’anno precedente, con l’obiettivo di accrescerne le competenze e svilupparne le professionalità e oltre 8.000 ore di formazione incentrate esclusivamente su tematiche relative alla sicurezza sui luoghi di lavoro. 

Particolare attenzione è data al rapporto tra vita privata e lavorativa: l’azienda, infatti, offre la possibilità ai propri dipendenti di poter conciliare al meglio il proprio equilibrio vita-lavoro grazie al Remote Working, ovvero la possibilità di lavorare da casa 7 giornate lavorative totali ogni mese e alla Registrazione unica in entrata che rileva la presenza in azienda una sola volta all’ingresso così da calibrare la giornata secondo le proprie esigenze.

Marca: nasce la filiera responsabile, a sostegno di prodotti e distribuzione di qualità

La sostenibilità nella Distribuzione Moderna è un dato di fatto. A Bologna, nel corso di Marca 2020 il settore ha tuttavia voluto fare un passo ulteriore, prendendo precisi impegni, sostanziati in una proposta concreta che vede la Distribuzione Moderna unita e parte attiva nella creazione di una “filiera
responsabile”, assumendo un profilo etico capace non solo di incidere sulla filiera stessa ma anche di avere una ricaduta sul consumatore caratterizzata da trasparenza e responsabilità.
L’impegno assunto
“A partire dal 1° gennaio 2021 a tutti i fornitori agricoli diretti della distribuzione sarà richiesta l’iscrizione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Non solo: anche i partner della MDD, lungo la loro filiera di approvvigionamento, saranno chiamati a far sì che i propri fornitori agricoli siano iscritti alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”.
Questi sono i punti essenziali emersi nel convegno inaugurale di MarcabyBolognaFiere tenutosi a Bologna, centrato sulla presentazione del rapporto “Il contributo della Marca del Distributore alla sfida dello sviluppo sostenibile e del Paese” curato da The European House- Ambrosetti, per il terzo anno in collaborazione con ADM (Associazione Distribuzione Italiana).

L’evento

Moderato da Andrea Bignami di Sky, l’incontro ha visto la partecipazione di Gianpiero Calzolari, Presidente BolognaFiere e Presidente Granarolo, intervenuti Giorgio Santambrogio, Presidente ADM e AD Gruppo VéGé, Alessia Morani, Sottosegretario di Stato allo Sviluppo Economico e Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti, che ha presentato lo studio completo. Ne hanno discusso Enrico Giovannini, Professore di economia e statistica, Università di Roma “Tor Vergata”, portavoce Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – ASviS, Marco Pedroni, Presidente Coop Italia, Francesco Pugliese, AD Conad e Maniele Tasca, Direttore Generale Selex Gruppo Commerciale. I lavori sono stati conclusi da Teresa Bellanova, Ministra delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, intervenuta in video-conference. 

La “Rete del lavoro agricolo di qualità”

L’organismo, promosso dal Mipaaf e istituito presso l’INPS, si concretizza in un elenco “certificato” di imprese agricole – a seguito di domanda presentata dalle stesse all’INPS – in regola con le disposizioni in materia di lavoro, legislazione sociale, imposte sui redditi e valore aggiunto. Si tratta di un ulteriore impegno assunto dalla Distribuzione Moderna in ambito di Responsabilità Sociale, dopo la sottoscrizione nel 2017 di un protocollo di intesa con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali per promuovere percorsi che favoriscano, nella filiera agricola e agroalimentare, trasparenza, equità, legalità e rispetto dei diritti dei lavoratori, a partire dal contrasto al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura e dal divieto delle aste online al doppio ribasso.

Hanno detto
Unanimi nelle dichiarazioni i rappresentanti della Distribuzione Moderna:
“La DM vuole essere un forte propulsore dello sviluppo sostenibile del Paese, anche attraverso ciò che viene fatto con la Marca del Distributore. Ci siamo quindi rivolti alla filiera per stimolare comportamenti etici e responsabili, in linea con la nostra visione e con le nuove esigenze dei consumatori. Il tema del lavoro in agricoltura è estremamente critico:
occorre prendere iniziative per garantire legalità e rispetto dei contratti. Per questo abbiamo assunto l’impegno di lavorare, a partire dal 2021, solo con fornitori agricoli che ci assicurino queste condizioni attraverso l’iscrizione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Sarà necessario impegnarsi a fondo, da parte nostra e dei nostri fornitori ma anche da parte delle
istituzioni, che devono aiutarci rendendo semplice e veloce l’iscrizione delle imprese agricole alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Siamo convinti che lavorando insieme, imprese e istituzioni, si possano ottenere risultati importanti, per sconfiggere una piaga che affligge il nostro Paese”.
Il Prof. Giovannini: “La Distribuzione ha un ruolo cruciale per raggiungere l’Obiettivo 12 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, cioè modificare i modelli di produzione e di consumo nella direzione di una maggiore qualità, ma anche del rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. Spero che quest’anno sempre più produttori e distributori contribuiscano ai ‘Saturdays for future’, finalizzati proprio a stimolare tale cambiamento”.
Il Sottosegretario Morani: “In una fase congiunturale ancora complicata del nostro sistema produttivo, leggere di un comparto che contribuisce alla tenuta della nostra economia fa riflettere su come la volontà, la tenacia e il saper fare dei nostri imprenditori e dei nostri lavoratori anche in situazioni di difficoltà, siano stati in grado di portare avanti con competenza e con eccellenti risultati le nostre imprese. Un contributo fondamentale a questi risultati deriva dall’introduzione della Marca del Distributore divenuta sempre più un sistema di riconoscimento della qualità dei propri prodotti rispetto ai grandi brand internazionali. Abbiamo intrapreso un percorso virtuoso capace di generare ulteriori e significati sviluppi positivi nel futuro prossimo.”
La Ministra Bellanova: “Abbiamo bisogno di ripensare il modello di sviluppo e in questo contesto l’agricoltura, la produzione di cibo, l’alleanza con i consumatori consapevoli, hanno un’importanza fondamentale a tutte le latitudini. L’agricoltura, la buona agricoltura, deve essere parte della
soluzione. E così la buona produzione di cibo. Per questo dico: creiamo insieme filiere sostenibili e giuste. Lavoriamo insieme anche nella lotta alle pratiche sleali. Non è accettabile che sul banco degli imputati vadano a finire intere categorie, subendo campagne denigratorie. Non esistono filiere sporche, e non esiste una cattiva distribuzione. Esistono imprese che si pongono fuori dalla legge o che impongono meccanismi che rischiano di minare interi settori. Non possiamo consentirlo. Per questo è urgente recepire la direttiva europea contro le pratiche sleali ed estendere la sua portata a tutti i soggetti, anche a tutela degli acquirenti. E  impegnarci insieme per avere un lavoro agricolo e alimentare di qualità, con la giusta remunerazione. La tutela del reddito dei produttori di cibo è essenziale. E’ essenziale riequilibrare la catena del valore lungo l’intera filiera.La vostra decisione di promuovere l’adesione delle aziende agricole fornitrici alla Rete del lavoro agricolo di qualità può rappresentare un momento importante di rilancio di questo strumento”.
In una sua nota di saluto al convegno il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli: “La marca del distributore si dimostra determinante per la crescita dell’intera industria alimentare italiana. … un settore solido che continua ad affermarsi grazie soprattutto all’adozione di politiche orientate alle esigenze del consumatore: è lui il perno verso cui
operate le vostre scelte conciliando buone caratteristiche, prezzo e sostenibilità dei prodotti. …..Su un aspetto vorrei concentrare in modo particolare la mia riconoscenza: la vostra attenzione alla sostenibilità. ….. Un lavoro enorme che insegna molte cose, ma una su tutte: solo se etica e volontà si conciliano, possiamo insieme fare grandi cose costruendo un domani migliore di quanto possiamo immaginare”.

Il Pandoro Melegatti torna on air con gli spot di Armando Testa

Ad un anno dall’acquisizione della Melagatti da parte dell’industriale Roberto Spezzapria e di suo figlio Giacomo il piano di sviluppo accelera la sua marcia: l’azienda, infatti, grazie ad un ingente investimento, torna in televisione, nel digital, nei social e con diffuse attività di sponsorizzazione nella città di Verona.

Dal primo dicembre e fino all’Epifania il Pandoro Originale Melegatti oltre ad essere il simbolo della marca e dell’azienda, sarà l’indiscusso protagonista di tutta la campagna.

Due i valori chiave veicolati: l’invenzione di Domenico Melegatti che 125 anni fa creò il pandoro e lo rese il dolce simbolo del Natale e il Lievito Madre Melegatti che dal 1894 rende soffice, leggero e gustoso ogni dolce sfornato nello stabilimento di San Giovanni Lupatoto.

In tv la campagna prevede la copertura delle principali reti nazionali, nel digital sarà presente nelle web TV e nelle principali testate d’informazione on-line mentre nei social sarà declinata in momenti di intrattenimento e di coinvolgimento dei numerosi follower che animano la community Melegatti.

Le attività di sponsorizzazione territoriale vanno dalla Maratona dei Babbi Natale, la partecipatissima Melegatti Christmas Run alla bella esposizione dei Presepi del Mondo, dai caratteristici mercatini di Natale alle deliziose vetrine del centro storico. Dal 15 novembre al 19 gennaio Melegatti sostiene gli eventi e le iniziative più belle di Verona, quelle che richiamano la maggiore attenzione dei turisti e dei residenti.  

Per la campagna di Natale oltre ai 50 dipendenti a tempo indeterminato sono stati assunti 150 lavoratori stagionali per assicurare la produzione necessaria a garantire la distribuzione in tutt’Italia dei prodotti. Per coloro che invece amano gli acquisti online sul sito aziendale è attivo il portale e-commerce che mette a disposizione tutta la vasta gamma natalizia.

Siamo molto felici di poter tornare a comunicare in maniera significativa su scala nazionale. Sfornare prodotti di qualità e creare posti di lavoro sono per noi la massima prerogativa. Siamo consci che tutto questo passa obbligatoriamente attraverso una strategia di comunicazione che continui la tradizione pubblicitaria del nostro marchio, intrattenendo i nostri consumatori e lasciando il segno come accaduto negli anni passati” dichiara Giacomo Spezzapria, presidente Melegatti 1894.

Gli ultimi mesi sono stati di grande fermento per tutti noi di Melegatti 1894. Le diverse aree aziendali hanno lavorato duramente, con un profondo senso del dovere, per non mancare all’appuntamento di Natale con i nostri affezionati consumatori. Il reparto produttivo sta ancora funzionando a pieno regime, ponendo la massima cura ed attenzione nelle lavorazioni delle materie prime per garantire l’alta qualità che da sempre ci contraddistingue. Grossi sforzi sono stati fatti anche a livello distributivo, per rendere disponibile la nostra gamma di prodotti ovunque sul territorio. Oggi è un traguardo importante, che sancisce definitivamente il ritorno di Melegatti in comunicazione e ribadisce la volontà dell’azienda di volersi affermare come uno dei principali player nel settore dei prodotti da forno” sostiene Lucia Fracassi, amministratore delegato Melegatti 1894.

È un programma di marketing molto articolato che ha visto il coinvolgimento di tante professionalità che con passione hanno lavorato per rilanciare una marca storica, amata e sostenuta da milioni di italiani. Lo spot tv è il dovuto tributo al nostro Pandoro Originale, che quest’anno compie 125 anni, è il ridare a lui la voce per farlo parlare a tutti i suoi affezionati consumatori, con il suo naturale linguaggio ironico, coinvolgente ed empatico che appartiene proprio al suo DNA. Un modo per ringraziare al contempo i milioni di consumatori italiani per la fiducia che da sempre danno all’azienda e al marchio” afferma Alessandra Tardella, direttore marketing Melegatti 1894.

Nicola Belli, consigliere delegato Armando Testa, commenta: “A Natale le marche tendono ad omologare il “cosa” mostrare. L’unico modo per distinguersi è lavorare sul “come”. Siamo emozionati di riportare Melegatti nelle case degli italiani interpretando il Natale con quel pizzico di ironia che ha sempre caratterizzato le sue campagne”.

 

 

  

 

 

Danone e Waze lanciano la prima campagna CPG di trade marketing

Danone ha realizzato con Waze la prima campagna CPG di trade marketing in Italia studiata per il prodotto Alpro Caffè distribuito in esclusiva presso i punti vendita Autogrill e MyChef, con l’obiettivo di aumentare la brand awareness del prodotto e di incentivare le navigazioni dei potenziali consumatori.

Per la campagna, attiva su un totale di 198 stazioni di servizio suddivise tra 178 punti Autogrill e 20 MyChef, sono stati utilizzati formati pubblicitari di Waze con una modalità di visualizzazione personalizzata. I Pin brandizzati e geolocalizzati per consolidare la presenza sulla mappa e aumentare la location awareness mentre, per comunicare in modo efficace l’offerta e aumentare la considerazione, Waze ha attivato il formato Takeover che appare sullo screen quando l’automobilista dista 10 chilometri dal punto vendita. Infine la Search gratuita per aumentare l’engagement e incentivare il drive to store.

La campagna ha registrato risultati molto positivi: 6.3 milioni sono le impression registrate, più di 1 milione di utenti raggiunti e quasi 10mila navigazioni attivate sull’app. L’efficacia della campagna attivata da Danone e Waze si conferma anche grazie ai dati relativi all’ad recall e alla navigation lift, rispettivamente +247% e +83%.

“Le persone ormai sono sempre più in movimento e per i brand diventa sempre più difficile connettersi in modo significativo. Tuttavia Waze essendo il primo mezzo di in-car advertising, ad oggi si dimostra lo strumento ideale per capitalizzare gli spostamenti e portare le persone al negozio attraverso strategie di destination marketing. Inoltre il concetto di trade marketing in ottica Waze e applicato nella campagna di Danone si riassume proprio nel suo essere ponte tra il mondo digitale e fisico. I risultati ottenuti con Danone sono un’ulteriore conferma del nostro andamento in Italia nel 2019 in cui la media italiana rivela che un automobilista esposto ad adv su Waze ha il 47% di probabilità in più di dirigersi verso un negozio e che le navigazioni verso i retailer sono aumentate di ben 43 punti percentuali” commenta Dario Mancini, Regional Manager Italy & EMEA Emerging Markets.

 “Il successo della campagna ha dimostrato come un prodotto di largo consumo, grazie a un partner come Waze, possa efficacemente aumentare l’awareness da un lato e far crescere le vendite dall’altro. I risultati ottenuti dimostrano come campagne di questo genere, quasi pionieristiche nel nostro Paese ed estremamente sinergiche, siano vincenti e win-win per tutti i player coinvolti” commenta Elisabetta Corazza, Head of Digital Marketing Italy di Danone.

Carciofini, funghetti e pomodori secchi, le tre novità firmate Polli

Già sgocciolate, porzionate e senza conservanti, ecco in arrivo le ultime novità firmate Polli: una gamma di verdure già pulite, scottate e pronte da usare.

Dal condimento per un primo piatto al topping per pizze, dalla farcitura per torte rustiche al tocco in più per panini e sandwich, la nuova linea si presenta come l’ingrediente alleato in cucina che non deve mancare nelle dispense.

Compongono la gamma:

  • I “Carciofini tagliati”, carnosi, teneri e gustosi, ingrediente ideale per farcire una pizza, per insaporire il ripieno di una torta rustica o per dare più gusto a un secondo piatto di carne o pesce. Proposti già tagliati, non richiedono nessuna preparazione e sono pronti per essere utilizzati come ingrediente di ogni ricetta.
  • Sapore intenso e tipicamente mediterraneo, i “Pomodori secchi a filetti” al palato risultano ricchi e gustosi, con la tipica dolcezza del pomodoro maturato al sole che, essiccandosi, mantiene tutta la sua essenza. I pomodori vengono proposti già tagliati a filetti, ideali per farcire un panino, arricchire insalate e dare un tocco appetitoso al condimento di un buon primo piatto.
  • I “Funghetti”, deliziosi e saporiti, sono proposti interi e sono ottimi nella realizzazione di piatti creativi, invitanti e colorati, quali insalate di riso, torte salate, contorni appetitosi, dove il gusto si sposa con la leggerezza.

“In Polli partiamo sempre dall’analisi delle esigenze del consumatore moderno per trovare una risposta a un mercato altamente competitivo come si presenta oggi quello delle conserve vegetali”, afferma Marco Fraccaroli, Amministratore Delegato dell’azienda. “La qualità della materia prima, la versatilità in cucina, la diversificazione delle occasioni di consumo e la bontà intesa come prodotto sfizioso da comprare per sé o da offrire ai propri ospiti sono oggi i principali driver d’acquisto. La nuova gamma di verdure Polli risponde proprio a queste esigenze: è un vero aiuto in cucina, un ‘tocco’ di gusto che mancava, un prodotto di qualità pronto all’uso che richiede al consumatore solo un pizzico di fantasia per dare il meglio di sé”.

La fiducia? Questione di buona reputazione online

La fama (quella cattiva) è pari a una sentenza di morte. Potrebbe sembrare forse troppo tranchant, però di fatto è vero che i consumatori rifuggono dalle aziende “di cui non si dice bene”. A rivelarlo le ricerche di Trustpilot, che mostrano come il 90% dei consumatori online sceglie di non acquistare da un’azienda con una cattiva fama.

Ma cosa rovina la nomea di un brand?

Il fattore principale, che causa la diminuzione della fiducia dei clienti, è la cancellazione da parte delle aziende delle recensioni negative (95%), il che suggerisce una forte avversione dei consumatori nei confronti di comportamenti disonesti.

Risulta inoltre che i brand possono esere velocemente “sfuduciati” quando non sono attivi o mostrano di non avere una presenza online moderna e dinamica. I consumatori vogliono essere in grado di cercare e di trovare informazioni online sul brand e non si fidano di aziende che hanno siti web obsoleti (77%), non sicuri (88,4%) o che non sono mai state recensite dagli utenti (81%).

Sul versante opposto, quindi, a incentivare la buona fama, contribuiscono: “avere una buona reputazione online” (95,6%), “ricevere recensioni positive da parte dei clienti” (93,7%), “disporre di un servizio clienti veloce” (92,9%) e – solo dopo – “offrire beni di prima qualità” (86,1%).

Gli intervistati, dunque, ritengono la reputazione online il principale generatore di fiducia e sono sempre alla ricerca di elementi che indichino la reputazione del brand – il 61,9% dei consumatori online ha dichiarato che effettuerebbe una ricerca sull’azienda nel caso in cui non la conosca abbastanza.

Claudio Ciccarelli, Country Manager di Trustpilot in Italia ha così commentato questi risultati: “Sempre più consumatori contano sulla ricerca online per reperire le informazioni necessarie a prendere le proprie decisioni di acquisto. Ciò che trovano può avere un forte impatto su come percepiscono un brand e sulla decisione di fare affari con esso. La gestione della reputazione un tempo era vista come una tattica passiva che le aziende utilizzavano soltanto se qualcosa andava storto all’interno della propria organizzazione. Ma oggi, i brand di tutte le dimensioni devono necessariamente avere un approccio proattivo nel pianificare la gestione della propria reputazione in modo da dare priorità alla comunicazione aziendale messa in atto e alla trasparenza del marchio, se vogliono che i clienti si fidino a sufficienza di loro da acquistarne i prodotti o i servizi.”

Giglio Group gestisce in esclusiva l’e-commerce di Harmont & Blaine

Alessandro Giglio

Harmont & Blaine e Giglio Group hanno sottoscritto un importante accordo che affida a quest’ultimo, in esclusiva, la gestione a livello internazionale delle attività di e-commerce e lo sviluppo di un progetto innovativo di omnicanalità all’interno dei punti vendita Harmont & Blaine.

L’accordo prevede la gestione in completo outsourcing, di tutte le fasi delle attività e-commerce. Inoltre, la strategia mira a sviluppare un progetto di omnicanalità che, grazie alla sua esclusiva tecnologia, fornirà al brand funzioni in grado di integrare in maniera efficiente ed efficace tutti i punti vendita fisici con il negozio virtuale, arricchendo e customizzando l’esperienza di vendita per i suoi consumatori.

Il primo step del progetto prevede il lancio di nuovo sito per i primi di novembre. Attraverso le 4 hub del provider digital e l’avanguardia tecnologica raggiunta, il brand migliorerà non solo l’esperienza di vendita ma anche l’efficienza nei mercati stranieri che già ad oggi rappresentano una fetta importante del business on-line.

L’accordo si inserisce in un quadro di crescita importante che i due brand si prefiggono nei prossimi anni rendendo questa collaborazione strategica sia per Harmont & Blaine che per Giglio Group.

Paolo Montefusco, CEO di Harmont & Blaine SpA, dichiara: ‘‘Già da qualche anno Harmont & Blaine ha puntato i riflettori sul digital, registrando trend di crescita del .com importanti: +30% nel 2017 e +39% nel 2018. Anche il 2019 sta performando estremamente bene – con un online a +30% YTD – e riteniamo che sia solo l’inizio. Grazie a questo nuovo importante progetto e al know-how del Gruppo Giglio, riusciremo a dare un boost ancora maggiore non solo al web ma a tutta la rete vendita per offrire al nostro consumatore un’esperienza sempre più contemporanea e dinamica.”

Alessandro Giglio Presidente e Amministratore Delegato di Giglio Group, commenta: “Sono felice di questa collaborazione con un’azienda Italiana famosa come Harmont & Blaine: per noi rappresenta l’ulteriore conferma di una presenza significativa e riconosciuta in un comparto strategico come quello del fashion”.

Alessandro Santamaria, Managing Director, commenta: “La partnership con H&B rappresenta una importante sfida per la crescita e il consolidamento del posizionamento digitale del Brand, sfida che abbiamo colto con molto entusiasmo sviluppando una innovativa strategia omnicanale in grado di incrementare le vendite in tutti i canali distributivi fisici e online grazie anche a importanti logiche di Crm.”    

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