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Arriva Fravort, la birra che riduce il picco glicemico

Arriva Fravort, la birra che riduce la risposta glicemica, nata da un progetto della start up milanese Heallo, che ha brevettato un processo di estrazione di particolari fibre solubili (JAX+) che riducono il picco glicemico nel sangue dopo i pasti, picco che favorisce l’accumulo di grasso a danno della salute.

Procediamo con ordine: cos’è JAX+?

E’ composta da arabinoxilani, elementi naturali resi da Heallo biodisponibili per l’organismo ed efficaci anche in piccole quantità, ma allo stesso tempo delicati e ben tollerati. Heallo ha ricavato questa fibra dalle trebbie esauste della birra, in un’ottica di economia circolare che usa gli avanzi di lavorazione. In più, lo fa in modo totalmente tracciabile, condividendo in rete tutto il percorso di filiera con i consumatori.

Le applicazioni della tecnologia

La tecnologia JAX+ è stata applicata per ora alla produzione di una nuova birra artigianale di grande digeribilità e più salutare. Il brevetto ha ricevuto il parere tecnico positivo, ed ecco che – a breve   -la birra Fravort, 4,9 gradi, prodotta dal birrificio della Valsugana, sarà in vendita a Milano, Firenze e Napoli in bar e pizzerie. Test clinici indipendenti applicati a questa birra hanno mostrato una riduzione del 42% della risposta glicemica rispetto all’originale, senza alterarne gusto e profumo. Un test simile su succhi di frutta, ha visto l’impatto glicemico ridursi del 23%. La ricerca è ai suoi esordi, ma grazie al sostegno finanziario del club Deal di Ceresio Investors, ci saranno a breve nuovi sviluppi negli ambiti dello zucchero e del riso, del cacao e del caffè. La Ceo Francesca Varvello precisa: «Stiamo lavorando a un progetto con Peroni per sviluppare insieme una birra con queste proprietà e anche a un prototipo di zucchero più “healthy” in partnership con Coprob (cooperativa produttori bieticoli) da inserire nella filiera di produzione. Nel futuro svilupperemo nuovi prodotti più digeribili a base di riso che consentano un migliore assorbimento dei carboidrati complessi, limitando il picco glicemico».

Le prospettive di mercato

Due i modelli di business: da un lato lo sviluppo della tecnologia dedicata ad aziende partner per la creazione di nuovi prodotti a basso impatto glicemico, dall’altro la produzione di un ingrediente che possa essere aggiunto ad alimenti che contengono carboidrati e zuccheri, per ridurne l’indice glicemico. Particolarmente interessante lo sviluppo di prodotti in ambito medico e parafarmaceutico.

Riconoscimenti

Il progetto JAX+ ha immediatamente ricevuto diversi e prestigiosi riconoscimenti. Premiata, dal programma Kickstarter di Zurigo nel 2019 e, pochi giorni fa, anche dal FoodTech Accelerator di Deloitte dove è stata scelta assieme ad altre 8 start up tra oltre 600 candidature internazionali. (www.heallosolutions.com)

Il ruolo di Ceresio Investors

Nel 2019 Ceresio Investors decide di puntare su Heallo all’interno della sua attività di M&A e Club Deal, in affiancamento all’attività tradizionale di gestione patrimoniale del Gruppo bancario. «Heallo ha avviato un processo rivoluzionario su tematiche forti e attuali – quali l’obesità, il sovrappeso e il diabete – ma è anche interessante per dar maggior valore all’economia circolare, tema caro ai valori ESG di Ceresio Investors», ha aggiunto Gabriele Corte, Direttore Generale Banca del Ceresio SA.

Birra Peroni: alimentazione elettrica al 100% da fonti rinnovabili

Birra Peroni, passa ad alimentazione elettrica prodotta al 100% da fonti rinnovabili.

Dal 1° gennaio i siti produttivi di Roma, Bari e Padova utilizzano energia generata esclusivamente da fonti rinnovabili: energia eolica, fotovoltaica e biomasse; ulteriore conferma dell’impegno e del percorso di sostenibilità seguito dall’azienda e volto alla riduzione dell’impatto ambientale dei suoi stabilimenti produttivi.

 “Birra Peroni riduce le emissioni di CO2 del 30% passando da 4,51 kg Co2/hl a 3,18 Kg CO2/hl e prevediamo di arrivare a una riduzione del 50% entro il 2025” – dichiara Roberto Cavalli, Integrated Supply Chain Director Italy di Birra Peroni. “Continua così il nostro impegno per migliorare le nostre performance produttive ma con grande attenzione verso l’ambiente.”

Un risultato importante e un’ulteriore tappa nel percorso di progressiva riduzione dell’impatto ambientale dell’azienda. I successi industriali e commerciali infatti non possono essere considerati tali se non vanno di pari passo con il rispetto dell’ambiente e del territorio nel quale si opera: il legame con l’Italia deve essere un impegno quotidiano.

L’aumento della produzione registrato nel corso degli ultimi anni, che ha portato l’azienda a superare oggi i 6 milioni di ettolitri annui, è coinciso con un deciso miglioramento delle performance ambientali. Birra Peroni in 10 anni ha ridotto il consumo di acqua per HL di birra prodotto del 34%, il consumo di energia termica del 39% e il consumo di energia elettrica del 25%.

Ecco Gritz la prima Christmas Ale senza glutine

Ecco Gritz la prima Birra di Natale artigianale al mondo gluten free. Un’eccellenza che mette insieme gusto, salute e personalità, una Christmas Ale decisa, con un grado alcolico di 7.0° alc. Nasce in Franciacorta dove in una piccola taverna di famiglia, Claudio Gritti – fondatore e birraio – nel 2015 iniziò le sue sperimentazioni fermentate, dando origine all’unico birrificio in Italia, nonché uno dei pochissimi birrifici artigianali al mondo, specializzato nella produzione totalmente senza glutine da processo gluten removed. 

Quella delle Christmas Ale è una storia lunga secoli. Già nel XIX secolo, i birrai di piccoli villaggi belgi producevano birre molto alcoliche e speziate in occasione delle feste. Dapprima come produzione casalinga, poi come vera e propria opportunità di commercializzazione in tutto il Nord Europa. Oggi, le birre di Natale si stanno facendo strada anche in Italia e Gritz è l’unico birrificio a proporre una variante tanto unica. Una birra ottima da degustare con la famiglia o con gli amici per godere appieno della magica atmosfera natalizia.

La Birra di Natale Gritz è certificata AIC e distribuita direttamente in numerosi locali e ristoranti e nei punti vendita specializzati (gluten free) di tutta Italia. Inoltre, è possibile acquistarla personalmente presso il birrificio. La birra è ora disponibile tramite e-commerce sul sito www.gritz.it.

Birra: cresce del 17% il valore creato dalla filiera in Italia

Il contributo della filiera della birra italiana alla crescita della ricchezza e al benessere del nostro paese – il cosiddetto valore condiviso – è cresciuto negli ultimi 3 anni di oltre 1 miliardo di euro (+17%) passando da 7.834 milioni di euro a 9.169 milioni di euro. “Doppiando” la performance dell’economia italiana nel suo complesso (+7% dal 2015 al 2018).

Questa crescita non ha portato ricchezza solo a chi produce la birra. Anzi, ne hanno beneficiato soprattutto le fasi a valle e a monte della filiera. In percentuale sale soprattutto il valore condiviso relativo alle forniture di materie prime (+55%, da 273,3 a 423,6 milioni di euro). Mentre hanno una crescita in linea con la media della filiera (tra il +13 e il +17%) le fasi della produzione e della distribuzione e vendita, anche se più rilevante in valori assoluti (rispettivamente 1632 milioni e 7.051 milioni di euro). E in 3 anni aumenta del +19,4% il contributo fiscale della filiera della birra, che nel 2018 ha portato alle casse dello Stato ben 4,3 miliardi di euro, mentre le accise sono passate da 609 milioni di euro a 711 milioni (+16,7%).

Queste alcune delle evidenze diffuse dall’Osservatorio Birra con la presentazione del 3° Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, realizzato da Althesys per conto della Fondazione Birra Moretti

La ricerca si è concentrata sul triennio 2015-2018 perché coincide con il picco della “primavera della birra” e cioè con quel fenomeno gastronomico, culturale e socio-economico connesso alla nuova curiosità degli italiani verso il mondo della birra. Vediamo cosa è successo.

In termini di occupazione, la birra permette a quasi 100.000 famiglie di avere una fonte di reddito, assicurando lavoro a 92.190 dipendenti distribuiti proporzionalmente lungo l’intera filiera, distribuendo salari lordi di oltre 2,5 miliardi di euro (2.525 milioni di euro). In 3 anni la filiera della birra è stata in grado di offrire ben 4.500 posti di lavoro in più (il numero di dipendenti nel 2015 era infatti di 87.668). In particolare, nel 2018 per ogni addetto alla produzione della birra, il settore è riuscito ad assicurare ben 29,3 occupati complessivi a livello di filiera.

E le aziende? In 3 anni, i grandi gruppi hanno avuto la possibilità di investire e i piccoli imprenditori di crescere ulteriormente e ampliare la propria capacità distributiva. Gettando così le basi perché la “Primavera della Birra” possa diventare una stagione più matura.

Heineken, presente nel nostro Paese dal 1974, ha portato ricchezza e occupazione puntando sulla valorizzazione di birre locali che hanno una tradizione e un posto speciale nel cuore delle persone. Portando cioè nel bicchiere di birra un universo valoriale fatto di territori, persone, tradizioni locali. La conferma arriva da Søren Hagh, Amministratore Delegato di Heineken Italia: “Da qualche anno c’è un nuovo modo di bere birra in Italia. Il consumatore italiano cerca sempre più birre che hanno una storia da raccontare, un’esperienza in cui possano riconoscersi. Heineken Italia ha interpretato questa istanza fornendo un respiro nazionale o perfino internazionale a brand che avevano un vissuto soprattutto regionale. È una filosofia imprenditoriale, un percorso che abbiamo cominciato con Birra Moretti, passando per Ichnusa fino alla novità di quest’anno Birra Messina, un marchio fino a poco tempo fa quasi sconosciuto dagli italiani ma vero e proprio orgoglio per la Sicilia.”

ROMA E MILANO TRENDSETTER DELLA BIRRA

A proposito di consumi domestici, l’Osservatorio Birra 2019 mostra per la prima volta quanto la birra sia “di casa” nei due poli di riferimento per imprenditoria e turismo, approfondendo per la prima volta il ruolo di Roma e Milano come centri nevralgici della “Primavera della birra”. Le due città termometro delle tendenze del Paese rappresentano, assieme alla loro provincia, quasi il 20% delle vendite totali di birra nel canale moderno (Super + Iper), che nel 2018 ha toccato un valore condiviso di 1.347 milioni di euro.

Nel dettaglio (dati IRI 2018), Roma rappresenta i tre quarti, a volume e valore, della birra venduta nel Lazio, con una crescita del +25% rispetto al 2015. Gli oltre 500mila ettolitri di birra venduta in iper e supermercati nel Lazio, rappresentano il 9% del totale nazionale in questo canale. Per un valore di quasi 100 milioni di euro (98,8 mln), lo 0,1% del PIL regionale. Mentre la provincia di Milano copre quasi la metà (47%) della birra venduta nei supermercati e ipermercati della Lombardia (+12% rispetto al 2015). Rappresenta, in valori assoluti, la prima città d’Italia in questa speciale classifica, forte anche della presenza di importanti aziende birrarie e del maggior numero di birrifici artigianali del paese (137).

Birra: nel primo semestre del 2019 il comparto cresce del 2% vs 2018

Birra: i risultati del primo semestre parlano chiaro. Il settore cresce ancora del 2% rispetto al medesimo periodo del 2018, superando i 7 milioni di ettolitri. A dirlo i dati dell’AssoBirra Monitor, il report semestrale delle vendite in Italia registrate dalle imprese aderenti all’associazione che rappresentano oltre il 71% del mercato italiano.

La continua performance positiva evidenzia che la birra è sempre più una bevanda amata dagli italiani non solo d’estate ma in ogni momento dell’anno, come dimostrano anche i numeri in crescita nei mesi di Gennaio (4,63%), Marzo (+5,18%) ed Aprile (+5,82%).  Il trend positivo di produzione e consumi che si registra in Italia è la diretta conseguenza dell’aumento della domanda stimolata da una maggiore cultura birraria che si è diffusa trasversalmente nel Paese e nelle varie fasce di età, nonché da un rafforzamento degli investimenti dell’industria in continua ricerca e innovazione: oggi gli italiani non amano soltanto la birra, ma prediligono diversi tipi di birra, alla scoperta di nuovi gusti e sapori.

“Siamo soddisfatti che in questo primo semestre dell’anno l’andamento del consumo di birra segni ancora una volta un dato positivo che premia gli sforzi fatti dall’intero comparto della birra in Italia – dichiara Michele Cason, Presidente AssoBirra –   Nel 2018, per la prima volta nella storia, è stata varcata la soglia dei 20 milioni di ettolitri di consumo con un aumento del 3,2% in controtendenza rispetto ai consumi alimentari in Italia che sono invece in riduzione. Siamo orgogliosi di apprendere che più di tre italiani su quattro, con valori omogenei nelle diverse aree del Paese, consuma la birra e lo fa prevalentemente a pasto. Negli ultimi anni la produzione e quindi l’offerta di birre si sono notevolmente ampliate e sono cresciute anche grazie alla creatività dei mastri birrai italiani. Il settore della birra oggi riveste un ruolo di primo piano nell’economia e nell’export del Paese (+6,6% nel 2018). Grandi e piccoli produttori – prosegue Cason – risentono positivamente dell’abbassamento delle accise che ha sostenuto anche la crescita dei consumi. Il decremento della fiscalità ha dato una spinta al comparto generando un aumento della produzione, sostenuta da una filiera agricola efficiente e da materie prime locali di qualità, e incoraggiando gli investimenti con effetti positivi anche per l’occupazione”.

 

 

Carlsberg migliora la sua Beer Experience con ricette e prodotti innovativi

Carlsberg annuncia numerose novità di prodotto con l’obiettivo di migliorare costantemente tutti gli aspetti del brand. Le proposte sono dedicate a una migliore Beer Experience ottenuta grazie a una nuova ricetta per Carlsberg Pilsner, perfezionata nel suo profilo organolettico, e ad una nuova range di prodotti, di cui il fiore all’occhiello è Carlsberg Unfiltered. 

Carlsberg Pilsner

Ispirata alla omonima birra creata per la prima volta nel 1904, è una birra Pilsner connotata da una luppolatura di media intensità che esalta gli aromi erbacei e resinosi provenienti da selezionate varietà di luppolo utilizzate e chiamate «Carlsberg Aroma Hop». Una birra bilanciata in cui l’amaro viene equilibrato dalla dolcezza del malto d’orzo, che dona a questa birra dei caratteristici sentori di cereale e un colore dorato.

ABV: 5,0%

Carlsberg Unfiltered

È una birra Pilsner che non viene sottoposta a processo di filtratura. In questa birra, dall’aspetto dorato e opalescente, si trovano ancora i lieviti rimasti in sospensione durante la fase di maturazione. Questo processo restituisce un aroma maltato più intenso, note di crosta di pane e aromi di luppolo evidenti, che tendono verso l’agrumato. ABV: 5,0%

Sostenibilità ambientale

Altri importanti cambiamenti e miglioramenti sono stati pensati ispirandosi alla filosofia del Better Tomorrow, che ha guidato le innovazioni di packaging, pensate per aiutare a ridurre l’impatto ambientale nella produzione della birra. A cominciare dall’inchiostro usato in etichetta (sembra infatti paradossale, ma proprio quel verde che simboleggia più di altri il rispetto verso l’ambiente, è spesso uno degli inchiostri meno ecologici); per questo motivo Carlsberg ha deciso di ricorrere per le proprie label a un inchiostro più sostenibile che ha ottenuto la certificazione Cradle-to-CradleTM. Anche i tappi si rinnovano e diventano più smart: per la line up 2019 Carlsberg ha adottato il nuovo tappo ZerO2, progettato per rimuovere la maggiore quantità possibile di ossigeno presente nella bottiglia in fase di imbottigliamento. Una soluzione che consente di mantenere la freschezza del prodotto e la fragranza dei suoi aromi più a lungo nel tempo.

Malnatt: nasce progetto brassicolo per l’inserimento di carcerati ed ex-carcerati

Si chiama “Malnatt, il gusto del riscattol’innovativo progetto brassicolo della città di Milano che vuole accendere l’attenzione sul tema e il valore del reinserimento delle persone carcerate ed ex-carcerate nel mondo produttivo.

Il progetto nasce dalla collaborazione tra i Direttori dei tre Istituti penitenziari milanesi di Bollate, Opera e San Vittore e un gruppo di imprenditori ed esercenti del territorio milanese, grazie al supporto del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e del Comune di Milano.

Finalità del progetto è rafforzare ulteriormente il ponte tra le attività educative e produttive svolte in carcere e il territorio milanese: grazie alla filiera birraria, Malnatt darà un’opportunità concreta di formazione e lavoro ad alcuni detenuti ed ex-detenuti, in particolare nelle fasi di produzione – presso l’Azienda Agricola La Morosina nel Parco del Ticino – e di distribuzione presso la società Pesce.

A tendere, l’inserimento potrà coinvolgere anche le attività di servizio grazie alla collaborazione con gli esercenti che si renderanno disponibili.

L’obiettivo atteso, a 24 mesi dal lancio, è duplice: reinserire almeno dieci detenuti o ex-detenuti e generare risorse per sostenere ulteriori progetti che procurino ricadute positive sul sistema di esecuzione penale.

Le birre Malnatt, attualmente in fase di distribuzione presso il canale horeca e moderno (a seguire l’elenco dei locali milanesi che hanno già aderito), sono birre agricole – ovvero prodotte con materie prime coltivate in loco presso La Morosina – ad alta fermentazione, non pastorizzate, non filtrate e rifermentate in bottiglia o in fusto. Tre saranno le referenze prodotte e dedicate ai tre istituti carcerari di Milano: Malnatt San Vittore, birra chiara non filtrata di solo malto d’orzo; Malnatt Bollate, birra di frumento; Malnatt Opera, birra rossa.

Nome e logo di Malnatt (termine del dialetto milanese che sta affettuosamente a significare “nato male”), ideati da Take, l’Agenzia di comunicazione partner del progetto, pongono in particolare l’accento sulla milanesità del progetto e sulla cultura popolare meneghina. Non a caso, è un malnatt il protagonista di Ma mi, la celebre canzone, scritta da Giorgio Strehler e cantata da Ornella Vanoni e poi da Enzo Iannacci, che racconta di una detenzione nel Carcere di San Vittore.

La presenza digitale di Birra Malnatt – attraverso il sito www.birramalnatt.it e i canali Facebook e Instagram – è curata da Redfarm, società di produzione e comunicazione digitale controllata da Take.

 

Birra, un comparto dinamico: ecco le 15 (insospettabili) professioni più richieste

Meglio di un Navigator. Senza dubbio. Perché lei (e parliamo dell’Industria della Birra) i posti di lavoro li ha già creati. Stando infatti a una ricerca dell’Osservatorio Birra[1], emerge che nel comparto gli occupati sono aumentati di 4.400 unità in soli due anni (dal 2015 al 2017).

Un panorama dinamico, dunque, in cui ogni giorno trovano lavoro almeno 6 persone.

Ma come si configura il settore e quali sono le figure professionali richieste? Ce lo racconta lo studio “Le (insospettabili) professioni della birra” realizzato da Althesys per conto della Fondazione Birra Moretti.

Il prima dato interessante è che in un mondo del lavoro fatto di carriere discontinue e di lavoro a tempo determinato, il 50% delle persone sono assunte da più di 10 anni. E un altro 33% è in azienda da almeno 5 anni. Inoltre, dei 3,49 miliardi di euro di valore aggiunto creato dal comparto, il 71% (2,47 miliardi di euro) viene destinato alla remunerazione lorda dei lavoratori, sostenendo così l’economia familiare.

Vediamo adesso quali competenze servono per lavorare nel settore.

I protagonisti della filiera ritengonono  che per trovare lavoro nella birra bisogna, prima di tutto, conoscere bene il prodotto (18%) e la industry (5%). Molto richieste anche qualità manageriali (11%) – e da imprenditore (8%) – e di formazione del personale (14%). Importanti anche la specializzazione (9%) e la learning agility (8%).

Ma chi sono i professionisti più richiesti?

Ecco 15 profili, spesso altamente specializzati, tra i più gettonati:

  • Mastro birraio
  • Tecnologo alimentare (della birra)

    È una sorta di mastro birraio 4.0. che si occupa dell’elaborazione delle ricette e della produzione della birra.
  • Ingegnere chimico alimentare
  • Responsabile laboratorio e controllo qualità
  • Responsabile sicurezza
  • Coordinatore sostenibilità
  • Automation specialist
  • Digital innovation manager
  • Commerce specialist

    COMMERCE SPECIALIST
    Il ruolo del commerciale nelle grandi imprese della birra si è evoluto rispetto al passato
  • Tecnico grafico
  • Brand ambassador

    BRAND AMBASSADOR
    è una sorta di “trait d’union”, un ibrido tra un tecnico della birra e un venditore
  • Beer specialist

    Il Beer Specialist è  un mix tra un commerciale di alto profilo ed un tecnico
  • Spillatore
  • Barman
  • Sommelier della birra
  • Il Sommelier è una figura professionale a tutto tondo, che abbini le capacità tecniche di degustazione a know-how operativo

Naturalmente il successo delle figure progessionali non potrà prescindere dai mega trend di mercato che si andranno affermando nel prossimo futuro (da 2 a 5 anni). Ecco quali sono a detta dei protagonisti della filiera le tre principali tendenze. Il 41% degli intervistati ha posto l’accento sulla sostenibilità, intesa come attenzione alla sostenibilità ambientale (16%), ideazione pack sostenibili (13%), implementazione materie prime locali (7%), gestione dei rifiuti e degli scarti (5%). Per un altro 32% lo sviluppo di nuovi gusti e segmenti nel mercato, come le birre speciali (14%), quelle artigianali (10%) e il trend healthy (8%). E completa il quadro di una filiera in fase di evoluzione strutturale quel 18% che guarda all’innovazione digitale, citando innovazione (10%), digitalizzazione (5%), e-commerce (3%).

E non dimentichiamoci della formazione….

Last but not least, ecco un altro aspetto fondamentale  evidenziato dalla ricerca : quello della formazione, ritenuta importante dall’85% delle imprese della filiera. Si va da 6 a 20 ore annue di formazione per dipendente, a seconda delle dimensioni aziendali, con punte massime nelle medie imprese.

Tuttavia, l’offerta universitaria italiana si limita a pochi corsi della Laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari, mentre all’estero ci sono invece molte Università e istituti tecnici che offrono percorsi di laurea, sia triennale che specialistica, focalizzati sul settore, oltre a numerosi corsi professionalizzanti che toccano aspetti più manageriali del business e quelli legati alla valorizzazione del prodotto finale. Per colmare questo gap di specializzazione, tra domanda e offerta di lavoro, è nata l’Università della Birra a Milano, voluta da HEINEKEN Italia, che si propone con lo slogan “imparare sul campo” e si presenta come un approfondimento teorico e pratico sui fondamentali del mondo della birra, dalle materie prime alle dinamiche di mercato, dedicato ai professionisti del settore Ho.Re.Ca e Modern Trade.

Metodologia della ricerca

La ricerca  “Le (insospettabili) professioni della birra” è stato realizzata intrevistando campione di quasi 7mila dipendenti di aziende distribuite lungo tutta la catena del valore: produttori di birra, operatori della fornitura di materie prime e di packaging, della logistica, della distribuzione all’ingrosso e al dettaglio e del mercato della ristorazione e bar, ad offrire una prospettiva unica e dall’interno di questo settore.

 

[1] Fonte: “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, Osservatorio Birra novembre 2018, su dati 2017.

Arriva Löwengrube in Emilia-Romagna, il 16° locale italiano apre a Bologna

Prima apertura in Emilia-Romagna il 13 dicembre a partire dalle 19 per la catena di ristorazione bavarese Löwengrube. Il format di cucina e birreria bavarese apre in via dell’Industria 16 a Bologna il suo 16° punto vendita in Italia. La catena è già presente in Toscana, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli e Marche.

Il nuovo Löwengrube di Bologna rispecchia lo stile e i valori di tradizione che animano il brand, attraverso un’offerta gastronomica tipica bavarese, composta da piatti a base di würstel, hamburger e stinco di maiale, cucinati secondo ricette tipiche e accompagnati da una selezione di birre spillate esclusivamente alla tedesca.

Il nuovo punto vendita è aperto 7 giorni su 7, pranzo e cena, e dispone di oltre 240 posti a sedere, connessione wi-fi gratuita e ampia disponibilità di parcheggio esterno. Occuperà 25 persone, portando a quasi 300 il numero degli impiegati in tutti i 16 locali della catena.

Löwengrube prevede altre 10 nuove aperture entro il 2019, tra il format di ristorazione classico, il format Klein, ossia la versione della birreria per stazioni e aeroporti e il wagen, il food truck di street food bavarese.

L’inaugurazione al pubblico del nuovo locale è prevista per il 13 dicembre, a partire dalle 19 e sino alle 24: in loco, saranno offerte degustazione di birra e piatti tipici bavaresi.

La birra crea valore per l’Italia. I dati dell’Osservatorio Birra Moretti

In due anni, dal 2015 al 2017, il contributo della filiera della birra italiana alla crescita della ricchezza e al benessere del nostro Paese – il cosiddetto valore condiviso – è cresciuto di 1 miliardo di euro (+12,9%), passando da 7.834 miliardi a 8.863 miliardi di euro, equivalente allo 0,51% del PIL italiano.

Se la birra è un fenomeno ormai nazionale, la ricerca mostra che il “motore” della sua produzione è in Lombardia, regione che da sola è in grado di assicurare il 25,5% (pari a 2.269 milioni di euro) del totale del valore condiviso della birra in Italia.

I dati sono stati diffusi dall’Osservatorio Birra con la presentazione del 2° Rapporto La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia” realizzato da Althesys per conto della Fondazione Birra Moretti, Fondazione di partecipazione costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa al fine di contribuire alla crescita della cultura della birra in Italia.

Per calcolare il valore condiviso, lo studio ha analizzato tutte le fasi della filiera della birra (approvvigionamento materie prime, produzione, logistica, distribuzione e vendita), considerando gli effetti diretti (valore aggiunto, contribuzione fiscale, occupazione, ecc) delle attività dell’industria birraria italiana, quelli indiretti e indotti, le ricadute degli investimenti pubblici.

 LOMBARDIA, MOTORE DELLA PRODUZIONE DI BIRRA IN ITALIA

Quasi tutti gli indicatori (produzione, valore condiviso, occupazione, salari, contribuzione fiscale, etc) incoronano la Lombardia cuore pulsante di questo comparto. In questo contesto, la Lombardia acquista una speciale rilevanza perché da sola rappresenta circa un quarto della birra in Italia in termini di valore condiviso, di occupati e contribuzione fiscale). I 2.269 milioni di euro di valore condiviso generato dalla birra in Lombardia rappresentano lo 0,62% del PIL regionale e il 25,5% del totale del valore condiviso della birra in Italia.

Questa regione può contare infatti sulla presenza di importanti aziende internazionali e sul maggior numero di birrifici artigianali del paese (137[1], rispetto agli 80 del Piemonte e, ai 74 del Veneto e ai 63 della Toscana), che nel 2017 hanno prodotto complessivamente quasi 4 milioni di ettolitri di birra.

Analizzando gli oltre 2,2 miliardi di euro di valore condiviso della filiera lombarda della birra, 267,3 milioni fanno capo a ricadute dirette, 131,1 milioni di euro a ricadute indirette e 682,6 milioni a ricadute indotte.

La filiera della birra garantisce oltre 1 miliardo (1.062 milioni di euro) di contribuzione fiscale, pari al 5% del gettito tributario regionale.

In Lombardia la birra porta circa 662 milioni di euro di salari a beneficio di quasi 25 mila (24.463) dipendenti lungo tutta la filiera. Oltre 23 posti di lavoro complessivi per ogni addetto alla produzione birraria. Con questi numeri la Lombardia occupa il 26,6% del totale addetti nazionali (92.066).  

PRATOLONGO: LA BIRRA CREA VALORE PER L’ITALIA

Secondo Alfredo Pratolongo, Presidente di Fondazione Birra Moretti, “Da anni registriamo l’entusiasmo degli italiani verso il mondo della birra, i suoi stili, le nuove specialità, i suoi abbinamenti. Questo Rapporto aggiunge che quando cresce la conoscenza e della birra cresce anche il mercato e il valore condiviso generato in tutto il mondo “dietro” il bicchiere di birra. Siamo di fronte a una crescita ormai strutturale per un settore sempre più rilevante per la ricchezza del Paese. Se in Italia scomparisse, per un anno, tutto ciò che contribuisce alla produzione, distribuzione e consumo di birra, si creerebbe un “vuoto” in termini di ricchezza generata, per gli agricoltori che coltivano l’orzo, per chi produce il pack e le bottiglie, per chi lavora negli impianti produttivi, per chi la trasporta, immagazzina e vende, dai bar, ai ristoranti ai supermercati. La birra crea valore perché crea figure professionali specializzate, perché genera valore per l’impresa familiare, è un prodotto legato alle marche che si caricano di reputazione e immagine, perché gli investimenti garantiscono qualità del prodotto nel tempo, perché si produce con passione ma anche con ricerca, innovazione e investimenti”.

 

QUANTO VALE LA BIRRA IN ITALIA

Nel paragone con altri comparti del Made in Italy, la ricchezza generata dalla birra è di poco superiore al fatturato dei salumi (8 miliardi di euro), equivalenti a quello del sistema moda maschile italiano (9,3 miliardi di euro) e di poco inferiori al business della cosmetica in Italia (circa 10 miliardi di euro).

Raffrontato al settore delle bevande in generale (dati Istat), il valore condiviso della birra rappresenta circa la metà (47%) del valore della produzione di bevande nazionale (che ammonta a 18,9 miliardi), è pressoché pari alla produzione vinicola (stimata in 9,5 miliardi nel 2017) e rappresenta il 186% del valore produttivo di soft drink e acque minerali (stimato in 4,8 miliardi).

                                                                                

4,2 MILIARDI DI EURO DI CONTRIBUTO FISCALE

Nel confronto con la prima edizione del rapporto, scopriamo che negli ultimi 2 anni la contribuzione fiscale della filiera della birra in Italia è aumentata ad un ritmo ancora più alto del marcato: +17,7%, passando da 3,6 a 4,2 miliardi di euro (+17,7%).

La filiera della birra è dunque come una grande azienda che distribuisce salari lordi di quasi 2,5 miliardi di euro (2.471 milioni di euro) e paga allo Stato contributi fiscali pari a 4,2 miliardi di euro. Quasi l’1% (0,92%) delle entrate fiscali complessive del nostro Paese.

NUOVI POSTI DI LAVORO COLLEGATI ALLA BIRRA

Dal 2015 al 2017 la filiera della birra è stata in grado di offrire ben 6000 posti di lavoro in più (il numero di dipendenti nel 2015 era infatti di 87.668). in particolare nel 2017 per ogni addetto alla produzione della birra, il settore è riuscito ad assicurare ben 22 occupati complessivi a livello di filiera. In termini di occupazione la birra assicura lavoro a 92.066 dipendenti distribuiti proporzionalmente lungo l’intera filiera.

BIRRA ANTICRISI NELL’HORECA

La birra, dunque, non fa bene e non porta ricchezza solo a chi la produce. Anzi, di questa crescita nel 2017 hanno beneficiato soprattutto le fasi a valle e a monte della filiera.

Il valore condiviso relativo alle forniture di materie prime è salito dai 273,3 milioni del 2015, ai 391,3 milioni di euro (+45%). Numeri importanti anche per la fase di distribuzione e vendita, che passa da 6.041 a 6.856 milioni di euro (+13,5%).

In questo contesto va sottolineata la performance dell’Horeca che cresce da 4.859 a 5.661 milioni di euro. Il mondo che ruota attorno ai consumi fuori casa di birra è arrivato a rappresentare il 64% (2 anni fa era il 58,5%) del totale del valore condiviso della filiera birra. I valori dell’off-trade, relativi ai consumi casalinghi, si mantengono stabili (1.907,7 milioni nel 2015 e 1.194,5 milioni nel 2017).

[1] Di cui 105 microbirrifici e 32 brewpub. Fonte: Annual Report 2017 AssoBirra da Unioncamere – Infocamere

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