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Conad Adriatico ha l’Abruzzo nel cuore. +2,1% il fatturato, previsti 10 nuovi punti vendita

foto: via imoon.it

In occasione della seconda tappa del Grande Viaggio Conad (svoltosi nel week end appena terminato), Conad Adriatico ha reso noti i dati dello sviluppo in Abruzzo, dove, con un fatturato 2014 di 465,1 milioni di euro (+2,1% rispetto al 2013) registra la metà delle vendite totali.

A fine anno, con la ristrutturazione della rete, i punti di vendita in Abruzzo saranno 132, con una superficie complessiva di 97.165 mq, frutto del riposizionamento delle grandi superfici, di cambi insegna e di nuove aperture: i supermercati Conad saliranno a 45 e i Todis a 19. Il fatturato atteso, compreso quello dei distributori di carburante, si attesterà a 477,4 milioni di euro.

«Numeri che presi a sé non esprimono appieno il potenziale della nostra cooperativa», sottolinea l’amministratore delegato di Conad Adriatico Antonio Di Ferdinando. «Un potenziale fatto anche di sostegno all’economia regionale e alle sue eccellenze alimentari, di nuova occupazione, di investimenti finalizzati a limitare la progressiva desertificazione delle risorse produttive locali. Ancor più in una fase di pesante congiuntura economica. Abbiamo un programma di sviluppo che privilegia l’Abruzzo, con dieci nuove aperture e due nuovi impianti di distribuzione dei carburanti».

Per contribuire al sostegno dell’economia abruzzese, Conad Adriatico ha stretto accordi con 252 fornitori locali con i quali ha sviluppato nel 2014 un fatturato di 59,7 milioni di euro.

Significativa la ricaduta economica sul territorio grazie anche al consorzio Conad, che si è fatto portavoce delle migliori produzioni regionali – ortaggi, frutta, carni, pasta e vini Doc… – in Italia e in Europa con i marchi Conad, Conad Percorso Qualità, Conad Il Biologico, Sapori&Dintorni Conad e Creazioni d’Italia.

Nel Polo logistico integrato di San Salvo (Chieti) – 160 mila mq di superficie, di cui 53 mila coperti –, ampliato con il nuovo polo del freddo, l’accorpamento delle consegne di carni, salumi, latticini, ortofrutta e surgelati (e generi vari) su un unico mezzo di trasporto ridotto di oltre il 30 per cento i km annui percorsi. Lo scorso anno, il Polo di viale Marisa Bellisario ha movimento 320 milioni di pezzi in uscita con 47 mila viaggi di automezzi per 157 mila consegne ai punti di vendita.

Di particolare rilievo i dati del centro di distribuzione del pesce fresco di Pescara: oltre un milione di kg distribuito con 6.453 consegne alle 41 pescherie dei punti vendita per un totale di oltre 100 prodotti ordinabili (50 quelli trattati in media ogni giorno). La cooperativa si serve di 15 pescherecci (in appalto) – 11 per la pesca a strascico e 4 per quella a volante –, di altri 8 per la pesca a lampara del pesce azzurro (di cui 2 di proprietà del partner La Selva Pesca) e di 2 per la pesca con il palangaro di merluzzi, mazzoline e gronchi, che, dal 15 maggio, effettueranno la campagna di pesca del tonno e del pesce spada.

Sul fronte della convenienza e del risparmio per i clienti, lo scorso anno state attivate complessivamente 108 iniziative promozionali nei supermercati della cooperativa (con un’incidenza del 29 per cento sul totale del venduto) e 59 negli iper (48 per cento) che hanno prodotto benefici economici per 164,2 milioni di euro (90,9 milioni nei supermercati e 73,4 negli iper) a vantaggio dei consumatori abruzzesi.

I clienti hanno tuttavia usufruito di altre occasioni di risparmio, dalle parafarmacie (453 mila euro) ai buoni spesa in sostituzione del catalogo premi (1,4 milioni di euro), dai libri scolastici ai vantaggi legati alla Conad Card (234 mila euro il risparmio ottenuto dai soci abruzzesi).

Un prodotto su tre venduti è a marchio Conad. La marca del distributore si conferma componente fondamentale del bilancio di Conad Adriatico per lo sviluppo della rete e il rafforzamento della fedeltà dei clienti, che apprezzano la qualità da leader coniugata ad una convenienza del 25-30 per cento. Le linee di prodotti Conad primeggiano nel 45 per cento delle categorie in cui competono, percentuale che sale al 73 per cento se si considerano anche le seconde posizioni.

Conad Adriatico, che opera nelle Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata e Puglia ed è presente con propri punti di vendita in Albania e in Kosovo, associa 273 imprenditori e nel corso del 2014 ha sviluppato un fatturato di 925,4 milioni di euro (+1,7 per cento rispetto all’anno precedente). Sono 372 i punti di vendita per una superficie di 216.811 mq (+3,2 per cento): 6 Conad ipermercato, 4 Conad Superstore, 110 Conad, 145 Conad City, 39 Margherita, 32 discount Todis e 36 di altre insegne. I collaboratori occupati nella rete sono 4.153, ai quali si aggiungono i 254 che operano nella sede di Monsampolo del Tronto (Ascoli Piceno).

La quota di mercato vede Conad Adriatico leader in Abruzzo (24,5 per cento) e nel Molise (22,7 per cento); nelle Marche è attestata all’8,5 per cento, in Basilicata al 6,5 per cento e in Puglia al 6,9 per cento (fonte: GNLC – 2° semestre 2014).

Tra i servizi per i clienti, il distributore di carburanti dell’Aquila (con un milione di euro di risparmio per i clienti), le 10 parafarmacie (oltre 955 mila euro di risparmio) e i 2 corner Ottico.

Conad Adriatico è presente dal 2006 in Albania con 34 supermercati Conad, per 19.769 mq di superficie di vendita, serviti da una piattaforma multisettoriale completamente autonoma ubicata a Tirana.

Con 699 fornitori locali la cooperativa ha sottoscritto accordi di fornitura per un valore complessivo di 212,7 milioni di euro di venduto, contribuendo al sostegno e alla valorizzazione di tante economie locali.

Sul versante sociale, la cooperativa e i soci imprenditori hanno investito sul territorio oltre 1,4 milioni di euro in attività che hanno interessato e coinvolto direttamente le comunità in cui operano (oltre il 50 per cento in Abruzzo). Attività che spaziano dal sostegno alle società sportive alla cultura e alla promozione di iniziative di carattere sociale.

Il piano di sviluppo per il biennio 2015-2016 prevede 10,5 milioni di euro di investimenti, con 33 nuove aperture e 3 nuovi distributori di carburanti oltre quello in funzione dal 2013 all’Aquila.

Conad Adriatico sceglie JDA per ottimizzare la gestione del magazzino

Con l’obiettivo di ridurre i costi operativi ottimizzando le operazioni di gestione delle scorte e di incrementare il livello di servizio fornito alla base sociale, Conad Adriatico ha scelto la soluzione JDA Advanced Warehouse Replenishment di JDA Software Group, Inc. L’impresa Cooperativa tra dettaglianti che aderisce al Consorzio Nazionale Conad, con 355 punti vendita tra Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e, oltrefrontiera, in Albania e Kossovo, vuole in tal modo identificare e rinnovare i processi per ottenere maggiore integrazione su tutta la filiera delle merci, dal punto vendita al produttore, con una conseguente riduzione dei costi legati alla logistica e allo stock e un incremento del livello di servizio erogato.

CONAD Adriatico ha scelto la soluzione JDA per ridurre i costi legati allo stock e alla logistica dei magazzini. JDA Advanced Warehouse Replenishment infatti fornirà un’unica visione d’insieme delle esigenze di rifornimento dei magazzini e dei punti vendita, sulla base di previsioni accurate dei pattern di domanda di ciascuna referenza. Utilizzando queste previsioni come input, la soluzione JDA definirà le policy di stock più redditizie, inclusi nuovi schemi di consegna dal fornitore ai magazzini periferici, che ottimizzano la produttività delle operazioni di magazzino ed il livello di servizio, riducendo allo stesso tempo le spese logistiche e di stock.

“Il nostro obiettivo consiste nell’attuare una trasformazione della supply chain che porti al giusto equilibrio tra proprietà dello stock ed esigenze dei punti vendita – ha spiegato Mirco Papili, Chief Information and Logistics Officer di CONAD Adriatico -. Inoltre, ridurremo al minimo la frammentazione degli ordini, determinando la giusta frequenza di acquisto per ogni prodotto, tenendo allo stesso tempo in considerazione limiti logistici quali l’utilizzo della capacità di carico degli automezzi e le quantità d’ordine minime. Ovviamente tenendo sempre, come riferimento primario, l’aumento del livello di servizio da fornire alla base sociale”.

Quote latte addio. La competizione è senza rete

Dopo poco più di trent’anni si chiude il capitolo delle quote latte. Da domani primo aprile, infatti, il mercato europeo del latte spariranno le protezioni  di cui hanno goduto molti Paesi e che in Italia ha sollevato le proteste degli agricoltori, di cui si era fatta interprete la Lega di Bossi con le marce, le occupazioni delle strade, le azioni plateali e dall’altro ha alimentato la compravendita di quote tra allevatori, che sono state più volte sanzionate dalla Commissione europea. Alla fine, però ha prevalso la linea di Bruxelles verso l’eliminazione degli aiuti e il dispiegamento del mercato libero.

Introdotto per la prima volta nel 1984, in un momento in cui la produzione dell’UE eccedeva di gran lunga la domanda, il regime delle quote ha rappresentato uno dei primi strumenti creati per superare le eccedenze strutturali. Le successive riforme della politica agricola comune dell’UE hanno orientato il settore sempre più al mercato e, in parallelo, hanno fornito una serie di strumenti più mirati per contribuire a sostenere i produttori in zone vulnerabili, come quelle montuose, dove i costi di produzione sono più elevati. La decisione sulla data ultima per l’abolizione dei contingenti è stata presa per la prima volta nel 2003, in modo da fornire maggior flessibilità ai produttori dell’Unione per soddisfare l’aumento della domanda, soprattutto sul mercato mondiale. La data è stata riconfermata nel 2008, accompagnata da un ventaglio di misure intese a realizzare un cosiddetto «atterraggio morbido».

Per il sistema agricolo italiano, che già ora produce11 milioni di tonnellate di latte e ne importa poco meno di 9 milioni, è un cambiamento importante – ma proprio per i motivi di cui sopra non certamente inaspettato o improvviso – perché il confronto con i produttori degli altri Paesi europei diventa senza rete di protezione e quindi tutto si gioca sulla competitività. Non solo di prezzo, che pure rimane un aspetto  importante, dato che la remunerazione degli agricoltori è un fattore di salvaguardia del sistema agricolo italiano.

Resta il fatto che il prezzo del latte in Italia è superiore alla media Ue e a quello di molti Paesi produttori ed esportatori. Anche sul versante della qualità, se è vero che quello italiano è riconosciuto di altissima qualità,la gran parte del latte prodotto viene venduto come latte fresco o serve per la produzione di formaggi Dop. Ma a sentire alcuni produttori di formaggi non a denominazione, il controllo qualità delle cagliate provenienti dal nord Europa unitamente alla tipologia di allevamenti assicura un prodotto di buon livello. A un prezzo inferiore a quello prodotto in Italia, che attualmente viaggia intorno ai 35 centesimi al litro.

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Per gli agricoltori, peraltro, è un prezzo che non ripaga i costi di produzione e, anche per la dimensione aziendale, non consente di fare investimenti. Si ripete, anche in questo caso, il mantra del nanismo delle imprese italiane che non riescono a competere con quelle estere più grandi, in un mercato dalle porte aperte.

Per contrastare in parte il ribasso dei prezzi, a febbraio Conad aveva annunciato di aver fissato a 38 centesimi al litro il prezzo del latte alla stalla per i prodotti a proprio marchio. «Siamo preoccupati per la crisi che sta affossando il settore – aveva dichiarato l’amministratore delegato Francesco Pugliese -. Conad, nella contrattazione con i fornitori per quanto riguarda il latte, i formaggi e i latticini a proprio marchio, ha ritenuto di fissare il prezzo da pagare per l’acquisto di latte alla stalla a 0,38 euro/litro, prezzo da cui partire per fissare il prezzo del prodotto finito. Una decisione maturata per superare le tensioni che stanno crescendo nel mercato, perché ritiene sia una questione di equità, per valorizzare l’italianità dei prodotti. La nostra è solo una tappa necessaria – aveva poi aggiunto – in attesa che si apra una riflessione generale su tutta la filiera. Ogni attore della filiera deve sentirsi responsabilizzato a garantire il futuro ad un comparto strategico per l’agroalimentare italiano, oggi a rischio di emarginazione, operando di comune accordo per ammodernarlo e migliorarlo».

Sull’altro fronte, Coldiretti denuncia che “solo 1 stalla su 5 è sopravvissuta al regime delle quote latte lasciando in vita in Italia solo 36mila allevamenti e con il pericolo che il prevedibile aumento della produzione comunitaria possa scatenare una vera invasione straniera in Italia, dove si importa già quasi il 40 per cento dei prodotti lattiero caseari consumati”.

Secondo Coldiretti il prezzo pagato agli allevatori è aumentato di poco più 10 centesimi mentre il costo per i consumatori è cresciuto di 1,1 euro al litro, a valori correnti. In altre parole oggi gli allevatori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè al bar, quattro litri per un pacchetto di caramelle, quattro litri per una bottiglietta di acqua al bar mentre quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette. Ma soprattutto il prezzo riconosciuto agli allevatori non copre neanche i costi per l’alimentazione degli animali con effetti sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla sicurezza alimentare degli italiani.

«Questa situazione è determinata dal fatto che in Italia esiste un evidente squilibrio contrattuale tra le parti lungo la filiera che determina un abuso, da parte dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendono» ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare che «questa situazione rischia di aggravarsi con la fine del regime delle quote latte e non è un caso che nel mese di marzo comportamenti scorretti nel pagamento del latte agli allevatori hanno portato prima in Spagna e poi in Francia alla condanna da parte dell’Antitrust delle principali industrie lattiero casearie, molte delle quali, peraltro, operano anche sul territorio nazionale (il riferimento è a Lactalis, ndr) dove invece c’è  un “silenzio assordante” da parte dell’Autorità Garante delle Concorrenza e del mercato».

Come corollario non secondario resta la questione della indicazione di provenienza del latte. «In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e lo stop al segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero è un primo passo che va completato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti», ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Ad oggi in Italia – continua la Coldiretti – è obbligatorio indicare la provenienza del latte fresco ma non per quella a lunga conservazione ma l’etichetta è anonima anche per i formaggi non a denominazione di origine, per le mozzarelle e gli yogurt.

Tuttavia l’abolizione del regime delle quote latte può costituire motivo di riorganizzazione della filiera produttiva, favorendo accorpamenti e fusioni tra imprese agricole, per far fronte anche all’aumento della domanda prevista nei prossimi anni.

Phil HoganSecondo il Commissario UE per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale Phil Hogan (nella foto) : «L’abolizione delle quote latte è al tempo stesso una sfida e un’opportunità per l’Unione. La possiamo considerare una sfida, in quanto un’intera generazione di produttori di latte dovrà abituarsi a vivere in un ambiente completamente nuovo, segnato sicuramente da una certa volatilità. Ma al tempo stesso rappresenterà indubbiamente un’opportunità in termini di crescita e di posti di lavoro. Grazie a una maggiore attenzione sia ai prodotti a valore aggiunto sia agli ingredienti per alimenti «funzionali», il settore lattiero-caseario ha tutto il potenziale per diventare un motore economico per l’UE. Le zone più vulnerabili, per le quali l’abolizione delle sistema della quote può essere considerata una minaccia, possono beneficiare della gamma di misure di sviluppo rurale legate al principio di sussidiarietà».

Nonostante le quote, negli ultimi 5 anni le esportazioni UE di prodotti lattiero-caseari sono aumentate del 45% in volume e del 95% in valore. Le proiezioni di mercato indicano che le prospettive di crescita per il futuro rimangono forti — in particolare per quanto riguarda i prodotti a valore aggiunto quali i formaggi, ma anche per gli ingredienti utilizzati nei prodotti alimentari, nutrizionali e sportivi.

L’addio alle quote latte, però lascia un’eredità pesante: sono le multe comminate da Bruxelles per 4,5 miliardi di euro che, ha affermato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, sono costate più di 70 euro a ogni cittadino italiano.

Le eccellenze a vista dell’ipermercato Conad di Corciano

Il Conad Ipermercato nel Centro commerciale Quasar di Corciano, in provincia di Perugia, è particolarmente interessante per almeno due motivi. Nato in fase di progettazione come ipermercato Conad-Leclerc, dopo la fine della collaborazione con il retailer francese ha preso una strada diversa e ha declinatoo gli spazi di vendita più in linea con la filosofia di vendita di Conad limitando il non food a un sesto dello spazio a disposizione. Il secondo motivo è che la formula espositiva sarà, probabilmente, adottata in futuro da altri punti vendita del secondo retailer italiano.

 

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Le immagini che presentiamo sono tratte dall’intervento effettuato dal direttore divisione Conad Ipermercato di Pac 2000a nel corso dell’evento Ki-Best 2014, organizzato da Kiki Lab-Ebeltoft Group.
Intanto Pac 2000A è la prima cooperativa del sistema Conad on 3.310 milioni di euro di fatturato realizzato con 1122 punti vendita in Lazio, Umbria, Campania e Calabria, per complessivi 612.478 metri quadrati.
Nato 15 anni fa, il progetto ha subito una serie di ripensamenti fino ad arrivare all’attuale formato: 5000 metri quadrati con un forte accento sui prodotti freschi, che coprono il 44% della superficie di vendita. Al grocery sono destinati 1.500 metri quadrai, al non food 800 metri quadrati e i restanti 500 metri quadrati alle promozioni.
Dal punto di vista strutturale, è stata scelta una doppia pavimentazione in grès: con effetto legno chiaro per il non food e più scuro per i freschi. Le corsie sono ampie: 2,1 metri la larghezza.
La barriera acasse è parzialmente visibile dalla galleria ed è adiacente all’area ristorazione con 100 posti a sedere. Lungo la galleria trovano spazio l’ottico (70 mq e 700 referenze) e la parafrastica (100 mq con 9000 referenze).
Ma è nel food, come dicevamo che si sviluppa il tema delle eccellenze a vista, rafforzate dal vocalismo e con il supporto di una efficace comunicazione
I reparti di lavorazione sono a vista. La preparazione della mozzarella con cagliata locale, la pasta fresca e all’uovo con l’utilizzo di farine da aziende locali e uova da allevamenti allevati a terra, il taglio del prosciutto a mano, secondo la tradizione dell’Italia centrale, con prosciutti ricavati dalle razze tipiche.
La macelleria Sapori d’Italia propone 15 tipologie di salsicce e 12 di hamburger secondo ricette regionali, una cella di frollatura a vista. Nell’assortimento sono inserite carni provenienti da allevamenti locali identificati con le immagini degli allevatori.
Il reparto pane-pasticceria propone 40 varietà di pane, 80 di pasticceria fresca e secca realizzata nel laboratorio interno con materie prime locali e lievito madre. Per la cottura si impiegano forni a pellet.
L’integrazione tra il “fatto in casa” e il consumo si ha nella food court,con la cremeria e yogurteria Sapori&Dintorni, la panineria (sempre Sapori&Dintorni), la pizzeria con foro a legna, la gastronomia per l’asporto, la tavola calda self service e la friggitoria.

Questo filmato presenta la pescheria

Al progetto curato dall’ufficio tecnico di Pac2000a hanno collaborato Elea con l’architetto Michela Milanesi per l’allestimento e gli arredi, arena per i frigoriferi, T&RB Group per la comunicazione.

Conad accelera lo sviluppo nel Nord Est

Con il perfezionamento dell’operazione già anunciata nei mesi scorsi, Conad aggiunge 45 punti vendita ex-Billa (39 in Veneto e 6 in Friuli) ai 3.007 in attività nel 2014. Prima di tali acquisizioni Conad contava 9 punti di vendita in Veneto e 10 in Friuli-Venezia Giulia. Una presenza, dunque, che per essere incrementata in tempi rapidi richiedeva un piano di sviluppo mirato, realizzato anche per linee esterne.

«È un’operazione importante che mette assieme due cooperative del sistema Conad per dare vita ad un progetto che riguarda tutta la rete di vendita», puntualizza l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese. «I punti di vendita acquisiti rappresentano un ulteriore passo nella direzione di affrontare la congiuntura economica con lo sviluppo, gli investimenti, l’innovazione. Puntiamo a soddisfare appieno le nuove esigenze di spesa dei clienti, con prodotti e servizi che abbiano il migliore rapporto tra convenienza e qualità, e quelle di sviluppo dei nostri soci, con nuove e più capillari forme di distribuzione».

Nello specifico, 32 punti di vendita a insegna Billa tra Veneto e FriuliVenezia Giulia da parte di Commercianti Indipendenti Associati Conad. Occupano una superficie complessiva di oltre 28 mila mq. Dei 26 in Veneto, 14 porteranno l’insegna Conad City, il tipico negozio di vicinato, di dimensioni più contenute e con una prevalenza di spesa quotidiana; 5 diventeranno supermercati Conad, di medie dimensioni, e 7, avendo una superficie al di sopra dei 1.500 mq, Conad Superstore. I comuni interessati sono Padova (9), Venezia (8), Treviso (5), Rovigo (3) e Belluno (1).

In Friuli-Venezia Giulia cambieranno insegna 2 punti di vendita a Trieste e 4 a Udine, per 5 mila mq complessivi di superficie.

«L’acquisizione dei punti di vendita Billa è una tappa importante del progetto di sviluppo che porterà a rafforzare la presenza di Conad nei supermercati e in una regione, il Veneto, in cui fino a pochi mesi fa avevamo pochi negozi», afferma l’amministratore delegato di Commercianti Indipendenti Associati Luca Panzavolta. «Il nostro obiettivo è qualificarci su tante nuove piazze e meritare la fiducia di un numero crescente di persone: siamo leader di convenienza e lo sviluppo in Friuli-Venezia Giulia e nel Veneto non potrà che portare vantaggi ad un numero crescente di clienti».

Dao-Dettaglianti alimentari organizzati acquisice invece 13 punti di vendita in Veneto – 4 nella provincia di Verona e 9 in quella di Vicenza – per una superficie complessiva di 12.520 mq. Per Dao, associata a Nordiconad, si tratta della prima vera espansione al di fuori dei confini “storici” in cui opera sin dal 1962, il Trentino Alto Adige, per di più realizzata con 13 punti di vendita in una regione dove aveva una presenza assolutamente marginale. Tutti passeranno a insegna Conad.

«È una tappa significativa nello sviluppo del gruppo, ancor più perché cala in una pesante fase congiunturale e di blocco dei consumi e permetterà di consolidare le quote di mercato di Conad. Puntiamo a raggiungere i 400 milioni di fatturato al dettaglio, 50 dei quali li attendiamo proprio dai punti di vendita rilevati in Veneto, con 130 soci imprenditori e 1.500 occupat».

Il cambio delle insegne si completerà entro la metà di marzo 2015 – i primi 6 punti di vendita hanno riaperto al pubblico –, come è stato illustrato nel corso dell’incontro che Commercianti Indipendenti Associati e Dao hanno avuto in mattinata con le istituzioni locali del Veneto e i fornitori.

Le acquisizioni rientrano nel piano di sviluppo di Conad a livello nazionale e serviranno ad incrementare la quota di mercato, salita lo scorso anno all’11,4 per cento e rafforzare la leadership nel canale supermercati, ora al 18,6 per cento (+0,4 punti percentuali rispetto al 2013), e nei punti di vendita di prossimità, al 14,3 per cento (fonte: Guida Nielsen Largo Consumo). In particolare, Conad punta a portare la presenza in Friuli-Venezia Giulia e nel Veneto ad oltre il 10 per cento (oggi è al 5 per cento) nel giro di cinque anni.

Immancabili le ricadute sulle economie locali, con il coinvolgimento di tanti piccoli e medi produttori in qualità di fornitori, e sulle comunità, in quanto nei punti di vendita Conad hanno trovato occupazione 1.080 dipendenti ex Billa tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia (942 dei quali nei punti di vendita veneti e 138 in quelli friulani), in gran parte donne.

Parafarmacie, Conad torna all’attacco: “barriere anacronistiche”

Si è tornato a parlare di monopolio sul mercato dei farmaci, Complice il Ddl al vaglio del Governo che potrebbe concedere anche alle parafarmacie e ai corner della Gdo la vendita di farmaci di fascia C: o l’intera classe dei farmaci non rimborsabili anche con obbligo di ricetta, oppure soltanto i farmaci generici di classe C, con modifiche alle modalità di immissione in commercio degli equivalenti, al momento piuttosto laboriosa.

Sul tema è intervenuto Alberto Moretti, direttore dei canali distributivi di Conad, che, intervistato dal sito online “Farmacista 33” ha denunciato “La persistenza di anacronistiche barriere che non porta benefici ai cittadini e non consente al Paese di innovare e migliorare la propria efficienza”. A proposito dell’andamento dei corner, quelli Conad sono “in costante crescita, tanto che nei piani di sviluppo per l’anno in corso ne prevediamo altri 20 oltre le 82 in attività nei nostri punti di vendita e centri commerciali. Contiamo, dunque, di superare quota 100 a fine 2015”.
Denunciando “l’apertura irrilevante” del governo Monti (che aveva allargato la vendita a galenici e farmaci veterinari) “tanto marginale che neppure le farmacie tradizionali erano interessate più di tanto”, ha ribadito come “Conad sia per una ‘vera’ liberalizzazione del mercato dei farmaci, come è accaduto in Europa, che riguardi anche la fascia C, quella di prodotti con obbligo di prescrizione medica non rimborsabile. È tale comparto che può fare la reale differenza per il cittadino, tenendo conto che tale spesa costituisce il 16,7% della spesa farmaceutica totale, ovvero 4,3 miliardi di euro”.

Vedremo come si svilupperà la vicenda. Sul tema del resto nello stesso Governo sembrano esserci posizioni contrastanti. Se il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi ha dichiarato che le parafarmacie sarebbero state al centro di misure pro-concorrenza, il sottosegretario Simona Vicari ha detto a “Farmacista33” che al momento sarebbe inopportuno intervenire sulle farmacie.

Conad chiude a +1,5% il 2014. A febbraio lo sbarco in Cina

Nel consueto incontro con la stampa di fine anno l’amministratore delegato di Conad  Francesco Pugliese ha presentato il preconsuntivo 2014 e i programmi di Conad per il 2015, non senza dare qualche stoccata all’industria di marca.
Cominciamo dai numeri.

Nel 2014 Conad registra una performance in controtendenza rispetto all’andamento del mercato, con il giro d’affari attestato a 11,73 miliardi di euro – 173 milioni in più del 2013 –, in crescita dell’1,5 per cento (fonte: Fatturato Rete Conad). Risultato ottenuto con la riqualificazione della rete di vendita e un piano strategico di sviluppo realizzato anche per linee esterne (Billa, Despar e Eurospar). La rete è cresciuta con 351 punti di vendita, 89 dei quali rappresentati da nuove aperture mentre il resto sono ristrutturazioni o cambi di insegna. L’investimento complessivo è stato di 350 milioni di euro e ha creato 1.890 nuovi posti di lavoro, portando il totale a 48.604.

Ad inizio 2015 la rete si amplierà con altri 40 punti di vendita Billa, frutto di acquisizioni per 38.581 mq e un fatturato stimato di 205 milioni di euro. Servirà a incrementare la quota di mercato, salita quest’anno all’11,4 per cento, e rafforzare la leadership nel canale supermercati, ora al 18,6 per cento (+0,4 punti percentuali rispetto al 2013), e nei punti di vendita di prossimità, al 14,3 per cento (fonte: Guida Nielsen Largo Consumo).

La rete
SuperstoreNel complesso la rete di vendita cresce di 33.818 mq, pur essendo diminuita di 12 unità rispetto al 2013 a causa della riorganizzazione: i punti di vendita sono 3.007 (37 Conad Ipermercato, 192 Conad Superstore, 1.003 Conad, 970 Conad City, 560 Margherita Conad, 180 Todis e 65 altri canali) per 1.784.461 mq di superficie. Una rete che soddisfa ogni esigenza di acquisto e che è improntata all’impegno per l’italianità dei prodotti.  “Dopo la chiusura del rapporto con Leclerc abbiamo riportato gli ipermercati sotto l’insegna Conad. 22 li abbiamo trasformati in Superstore, altri li abbiamo ridimensionati nela superficie. Oggi tutti gli ipermercati viaggiano con una crescita dell’1%. Le operazioni di rebranding saranno terminate nel corso del 2015” ha detto Pugliese.

“Non abbiamo bisogni di metro quadrati in più, ma di punti vendita in line con le esigenze di oggi. Oggi abbiamo verificato che rimodernare il punto vendita genera da subito un aumento di vendite del 25-30%. Realizzarne uno nuovo ha dei tempi, anche da questo punto di vista, decisamente più lunghi”.

Promozioni=cocaina
Sull’industria di marca, rilevando come il 53% delle aziende del largo consumo ha ridotto gli investimenti in comunicazione nei primi 9 mesi del 2014, il 40% ha ridotto la comunicazione e aumentato le promozioni e solo il restante ha investito di più in comunicazione e ridotto le promozioni, Pugliese ha affermato: “La pressione promozionale è una droga che prima o poi ci travolgerà. Sono come la cocaina che dà dipendenza dopo averla assunta la prima volta. Come porvi rimedio? Noi abbiamo scelto due strade: la valorizzazione dell’insegna e la targettizzazione dei clienti. Perché il commercio deve passare dalla massificazione alla targettizzazione dell’offerta. Non parlo delle promozoni ad personam. Quelle sono nel libro dei sogni. Noi stiamo sviluppando un sistema di scavo nei big data dei comportamenti dei nostri clienti in tutti i touch point per individuare dei cluster su cui lavorare.
Già nel 2014 come Conad abbiamo ridotto la pressione promozionale di un punto percentuale. Occorre arrivare a un corretto posizionamento del prezzo dei prodotti”.

 Robin Hood e lo sceriffo di Nottingham
“Non siamo Robin Hood. Come distributori negli ultimi cinque anni abbiamo visto i nostri margini scendere sempre di un po’, i bilanci dell’industria crescono. Noi stiamo ridando alla gente ciò di cui ha bisogno, ma non possiamo durare a lungo”.

La Marca del distributore
Per il primo anno la MDD segna il passo. “Per gli altri. In Conad è cresciuta del 5,4% a valore e del 2,7% a volume. Mi piacerebbe sapere quante sono le industrie di marca che possono vantare questi dati. Se hanno volumi e valori in negativo, si chiedano perché.
Ma se poi analizziamo meglio, la quota della MDD sulle vendite totali è del 27,2% (contro il 19,1% del mercato), allineata con le performance europee e la differenza con la media italiana è del +8,1%, quasi raddoppiata rispetto al 2007 quando era del 4,8%. Ciò significa che Conad da un grande contributo alla crescita della MDD nel suo complesso”.

La produttività
produttivita gdo«Rispetto alla produttività media italiana di 5.350 euro al metro quadrato, Conad registra 6.160 euro/mq. Ma con una superficie media per punto vendita di 600 metri quadrati, molto inferiore rispetto  a Coop, Iper, Eurospin che la precedono. Non considero Esselunga perché è un fuoriclasse: con i suoi 18.020 euro al metro quadrato si confronta con i migliori europei. Ma anche Conad in area 1 e 2 ha già varcato le Alpi, con oltre 11.000 euro al metro quadrato e i punti vendita Sapori & Dintorni raggiungono la punta d’eccellenza di 21 mila euro al mq”.

Le minacce
C’è una spada di Damocle che pende sulla distribuzione italiana, già provata da due anni di calo dei consumi: si chiama reverse charge dell’Iva. «Se sarà definitivamente approvata nella legge di stabilità, la reverse charge sarà un’altra bella botta per la liquidità dei distributori, pari a tre volte l’effetto dell’articolo 62.

La Cina è vicina
Finalmente qualcuno dei (pochi) grandi retailer tricolori ci ha pensato ad andare in Cina per veicolare l’italian food, uno dei pochi valori italiani a mettere d’accordo tutti. E così lo fa Conad, che si è accordato con un imprenditore cinese e con un’azienda statale che apriranno a febbraio cinque punti vendita a Shanghai e in due province con un assortimento di250 prodotti Sapori e Dintorni (che si chiameranno Creazioni d’Italia) e Conad tra fresco, secco, surgelati e vini. “L’obiettivo è di aprire 1000 punti vendita e di espandere il modello cooperativo di Conad in Cina, puntando sul nostro dna di imprese di persone”.
Oltre a ciò saranno installate 400 vending machines in tutta la Cina contenenti prodotti monoporzione in assaggio. Chi li acquista, li prova e se gli piacciono può ordinare via internet con consegna in tutto il Paese in 24 ore.
Nel 2014 l’export di Conad ha superato i 60 milioni di euro alla vendita. Dalla Cina arriverà un deciso incremento.

L’alleanza con Finiper
“Per scelta condivisa non faremo acquisti insieme a Finiper nelle piccole e medie imprese. L’accordo è decennale ed è un’alleancza che vuole essere di più di quello che si vede oggi. Sono tante le aree di scambio e gli effetti si vedranno con il tempo”.

Il Natale alle porte
“Secondo le nostre stime, dall’avvio della campagna di vendita per le feste, non siamo molto ottimisti. Se le cose vanno bene il Natale si potrà chiudere con un -1,5/1,8% rispetto al 2013. Nellìipotesi peggiore registreremo -2,5/2,8% sull’anno scorso”. In assoluto vale a dire 200-300 milioni di euro, passando dai 10,8 miliardi spesi nel 2013 ai 10,5-10,6 stimati nel 2014

 

Fabrizio Gomarasca

Francesco Pugliese è il nuovo presidente di Core

Francesco Pugliese, Ceo ofConad and Chaiman of Core

Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, è stato eletto presidente di Core, la nuova alleanza strategica in cui sono presenti Colruyt (Belgio), Conad, Coop (Svizzera) e Rewe Group (Germania). Un’alleanza capace di dare risposta alle crescenti sfide competitive della concorrenza in Europa e al processo di internazionalizzazione del commercio di prodotti agroalimentari.
La sede è a Bruxelles e la forma giuridica è quella di una società cooperativa belga.
Nel 2013 i quattro gruppi hanno registrato un giro d’affari di circa 90 miliardi di euro – il 6,7 per cento circa del valore dell’intero mercato europeo – con una rete di 20 mila punti di vendita presenti in 18 Paesi dell’Europa.
Nel consiglio di amministrazione sono presenti Frans Colruyt e Christophe Dehandschutter (Colruyt), Joos Sutter e Philipp Wyss (Coop Suisse), Alain Caparros e Manfred Esser (Rewe Group) e Francesco Avanzini (Conad).

Conad sponsorizza lo sport del territorio, “sano” e locale

L'Ad di Conad, Francesco Pugliese con il Presidente CONI Giovanni Malagò e il Presidente Federazione Italiana Scherma Giorgio Scarso al convegno "Imprese e sport: cooperazione vincente" a Roma al Salone d'Onore del CONI.

Salute, corretta alimentazione, sport: sono i capisaldi del vivere bene sposati da Conad, che non a caso lo sport, da anni, sostiene. Tra le catene della GDO più attive, nel 2013 Conad ha impiegato 5,9 milioni euro, 4 dei quali destinati ai settori e alle squadre giovanili degli sport “Cenerentola” quali beach volley, calcio a 5, canottaggio, golf, karate, mountain bike, pallamano, pattinaggio, vela e judo, coinvolgendo, insieme alle più “gettonate” atletica leggera, calcio, ciclismo, motociclismo, pallacanestro, pallavolo, rugby e tennis, oltre 71.500 atleti di 1.022 società sportive.

Per lo più non si tratta di grandi sponsorizzazioni dunque ma piuttosto dell’impegno a sostenere realtà locali fatte di giovani e di appassionati. Piccola grande “eccezione alla regola” è la Scherma Modica, di cui Conad è title sponsor da quasi 20 anni e che annovera tra i propri allievi campioni olimpionici del calibro di Giorgio Avola, medaglia d’oro a squadre alle Olimpiadi del 2012 e medaglia d’oro a squadre e di bronzo individuale ai Campionati Mondiali.

“Abbiamo a cuore l’impegno di motivare tanti potenziali protagonisti ad una sana pratica sportiva – ha fatto notare l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese -. Lo sport aggrega, educa alla convivenza civile e alla tolleranza, contribuisce ad avvicinare le persone. Per questo sosteniamo tante associazioni sportive presenti nei territori in cui operano le insegne e i soci Conad sponsorizzando squadre, eventi e manifestazioni che avvicinano i giovani ai sani principi dello sport praticato. Un ulteriore modo per restituire al territorio quanto il territorio ci dà”.

E un impegno per gli imprenditori dettaglianti dei 3.019 punti di vendita associati alle catena, sparsi in 108 province italiane.

Conad e Finiper (Iper e Unes) si alleano

Conad e Finiper mettono a fattor comune le conoscenze e competenze per fare sviluppo e creare convenienza per i clienti e tutelare le eccellenze della filiera agroalimentare nazionale.

Insieme i due gruppi sviluppano un giro d’affari di 14,1 miliardi di euro e raggiungono una quota di mercato nel largo consumo del 14,2%.

L’accordo avrò una durata di cinque anni con rinnovo automatico per altri cinque. In un colpo solo i due gruppi superano la logica della supercentrale e si concentrano sulle specificità del fare distribuzione.  Alla base dell’intesa ci sono i rispettivi punti di forza: per Conad il prodotto a marchio – un quarto delle vendite, stessa qualità dei prodotti leader ma un prezzo inferiore del 30 per cento – e una presenza in tutte le province italiane e all’estero attraverso i partner di Core (i belgi Colruyt, gli svizzeri Coop e i tedeschi Rewe); per Finiper l’ampio settore non‐food rappresentato dagli ipermercati e dai punti di vendita U2, che hanno inventato una formula nuova, per coniugare la convenienza degli hard discount con la qualità dei supermarket. Sarà sviluppata una collaborazione comune nel non-°©‐food per scambiare le rispettive conoscenze nei servizi e negli assortimenti, con particolare attenzione agli ipermercati. Inoltre saranno messe a punto delle strategie per valorizzare la marca del distributore, ricorrendo a una logistica sviluppata e i prodotti autenticamente italiani. Queste attività riguarderanno anche un’opportuna collaborazione in fase di negoziazione per sviluppare nuovi prodotti con fornitori nazionali e internazionali e migliorare la qualità dei servizi offerti ai clienti. Una premessa anche per l’apertura di nuovi cantieri di lavoro nell’ambito della logistica e dei comparti con più alto tasso di innovazione come gastronomia, pescheria, affettati.

«Questa partnership – ha dichiarato l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese – è un’opportunità di ulteriore crescita. I due gruppi hanno risorse e capacità adeguate per poter cogliere le opportunità offerte dalla crisi, proponendo convenienza e servizi sempre più vicini alle esigenze dei cittadini ma anche tutelando la qualità delle produzioni della filiera agroalimentare italiana».

Punto di partenza per rafforzare la presenza nel mercato italiano, definisce l’accordo il presidente di Finiper Marco Brunelli, che aggiunge: «La partnership con Conad ci permetterà di confrontare le rispettive prerogative, puntando all’eccellenza. Fedeli al nostro principio che vuole rendere la qualità accessibile a tutti, saranno soprattutto i consumatori a beneficiarne».

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