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Surgelati: stabile il comparto nel suo complesso; cresce dell’1,6% il catering

Stabili (anche se non brillanti) i prodotti surgelati nel 2018, che hanno chiuso l’anno  a -0,3%, in linea con i volumi del biennio 2016-2017, quando invece fu registrato un forte boom di vendite. A regalarci un’istantanea del mercato è IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati, nel suo “Rapporto annuale sui Consumi dei prodotti surgelati”.

Dallo studio emerge che nel 2018 sono state acquistate 838.580 tonnellate di prodotti “sottozero” (vs. le 841.500 del 2017), con i vegetali (398.310 tonnellate), l’ittico (112.700 tonnellate), le patate (145.760 tonnellate) e le pizze (91.450 tonnellate) che restano tra i prodotti più amati dal consumatore. Se il consumo “in casa”, si è attestato a quota 523.580 tonnellate (-1,5% sul 2017), sorprende invece il dato del catering: che ha superato le 315.000 tonnellate, crescendo  del 1,6% rispetto all’anno precedente.

“In linea con quanto accaduto nel comparto alimentare in generale, anche in quello dei surgelati – afferma Vittorio Gagliardi, Presidente IIASla lieve flessione emersa nel 2018 ha riguardato solo i consumi domestici, mentre il ‘fuori casa’ ha registrato una importante crescita, che ha bilanciato l’andamento del mercato, mantenendo invariato il risultato finale in termini di consumi complessivi sul 2017 (anno da considerarsi ‘eccezionale’ per i frozen food)”.

E le previsioni per il 2019?

E’ ancora prematuro – precisa Gagliardi – fare dei consuntivi, dal momento che il 2019 si è aperto in un clima di grande incertezza per tutta l’economia italiana. Tuttavia, se consideriamo i dati di consumo disponibili dei primi quattro mesi del 2019 nel comparto surgelati, notiamo un andamento positivo che fa bene sperare: i vegetali recuperano con un +0,4% sul 2018 (registrando un’interessante crescita di passati/zuppe/minestroni pronti al consumo); prosegue il rilancio delle carni, in particolare bianche; le patate fermano la loro inspiegabile decrescita; l’ittico mantiene le posizioni conquistate; il mercato delle pizze così come quello dei ricettati rimangono stabili, ma strettamente connessi alla mutevole situazione economica italiana”.

Consumi in Italia

Pur non raggiungendo i livelli pro capite toccati in UK (31,5 chilogrammi pro capite) il nostro paese si posiziona bene in termine di consumi di frozen food, attestandosi a 13,8 Kg annui a testa (compreso il catering), per un valore di mercato tra 4,3 e 4,6 miliardi di euro. E di fatto sono oltre 25 milioni le nostre famiglie che hanno consumato frozen food (circa il 95, 5% del totale).

Interessanti le performance dei surgelati nel fuori casa: fuori dalle mura domestiche, i consumi hanno infatti superato nel 2018 le 315.000 tonnellate. E se tra il 2015 e il 2018 i consumi complessivi di surgelati in Italia sono aumentati del +1,7%, passando da 824.195 tonnellate a 838.580 tonnellate; nel ‘fuori casa’,  i consumi di frozen food hanno avuto un tasso di crescita quasi doppio: +3%, con un incremento che ha portato da 305.600 a 315.000 tonnellate.

Le tipologie preferite

Sebbene, in valori assoluti, per i vegetali si segnali una flessione del -1% rispetto al 2017 (che ha toccato nel retail un -2,3%, compensato poi dal +0,7% del catering), sono loro a confermarsi in testa ai consumi dell’intero comparto (47,5% del totale), raggiungendo nel 2018 quota 398.310 tonnellate, grazie anche all’exploit di zuppe e passati ricettati (+2,4%).

Performance interessanti anche per i prodotti ittici, che si confermano il secondo segmento del comparto: nel 2018, ne sono state consumate 112.700 tonnellate, con una diminuzione nel retail del -1,1%, ma con un aumento nel catering del +1,5%.

Continuano a crescere nel 2018 i consumi di patate surgelate, che raggiungono quota 145.760 tonnellate, con un lieve incremento del +0,3% rispetto al 2017. Da sottolineare nel canale retail, l’incremento delle patate “elaborate”, con versioni innovative sempre più in linea con le esigenze dietetiche della popolazione.

Le pizze si confermano un prodotto molto gradito dal consumatore, con consumi pari a 91.450 tonnellate (quarto segmento del comparto con una quota del 10,9%). Rispetto al 2017, si è registrato un -1,1% nel retail (che totalizza l’84% dei consumi totali) e un +3,6% nel catering. Innovazione continua, qualità raggiunta e costante ampliamento dell’offerta sono i fattori vincenti di questo segmento. Senza glutine, vegetariana, con farine integrale o di Kamut, tonda, quadrata, piccola, grande, fina o spessa: le aziende offrono al consumatore una scelta di pizze che soddisfa ogni esigenza, unendo tradizione e fantasia in quello che rimane l’alimento più gradito degli Italiani.

Tengono nel 2018 anche i consumi dei piatti ricettati, che si attestano complessivamente a 45.480 tonnellate (5,4% del totale), un valore analogo a quello del 2017 (45.500). Un calo è stato registrato nel canale retail (-1,6%), cui ha risposto anche stavolta un incremento nel catering (+3,8%), permettendo – in valori assoluti – di avere consumi positivi rispetto agli anni precedenti.

Contro ogni attesa, il 2018 segna anche una ripresa del segmento delle carni. Benchè si tratti di una nicchia molto circoscritta, possiamo comunque constatare che  complessivamente, i consumi di carni rosse e bianche hanno totalizzato 27.265 tonnellate (+3,5% rispetto al 2017). L’aumento – rilevante soprattutto per le carni bianche (+4,9%) – ha riguardato, per la prima volta dopo anni, anche le carni rosse (+0,5%) e ha interessato sia il retail sia il catering.

 

 

Intercettare il consumatore evoluto al tempo della realtà aumentata. Le proposte di GFK

Foto di Tumisu da Pixabay

In un’ Augmented Era, con nuovi prodotti evoluti, nuove modalità di acquisto, anche i consumatori si rivelano Augmented, più liberi, informati, critici, disintermediati ma anche infedeli, ondivaghi, molto difficili da prevedere e trattenere:. La domanda allora è d’obbligo: cosa vogliono, cosa si aspettano e come fidelizzarli?

Delle strategie da adottare si è parlatoin occasione dell’evento annuale di GfK Italia intitolato: “The Augmented Era: Augmented Shopper, Retailer, Media & Brand”.

“Oggi – spiega Stefano Pironi, Key Account Manager di GfK Italia -è più che mai è fondamentale capire le logiche profonde di acquisto e le tendenze che guidano atteggiamenti e comportamenti dei «nuovi» individui-consumatori. Experience, qualità, disintermediazione, semplicità, personalizzazione, velocità, autenticità e sostenibilità sembrano essere le parole chiave per comprendere la complessa semplicità dei nuovi trend dell’Augmented Consumer”.

A seguire, Fabrizio Marazzi, Solution Lead Market Insights ha commentato gli ultimi trend del mercato Tech in Italia: “Nei primi quattro mesi del 2019, in Italia il mercato italiano dei Technical Consumer Goods ha registrato un leggero decremento del fatturato (-0,2%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un giro d’affari complessivo di 4,2 miliardi di euro. Rallenta la performance del settore Telefonia (+0,3%), positiva la performance del Piccolo Elettrodomestico (+8,9%), mentre IT e Grande Elettrodomestico risultano stabili. Negativo il trend (-7%) per Elettronica di consumo e Foto. Considerando invece il 2018, abbiamo invece registrato una flessione del -5,4% del mercato dell’Entertainment (supporto fisico di Musica, Video, Libro e Videogioco), che ha generato un fatturato pari a 1.850 milioni di euro. Questo settore ha subito maggiormente gli effetti dell’evoluzione digitale, che ha cambiato la fruizione del contenuto, portandola da possesso a streaming. Nell’ultimo anno gli streaming musicali sono stati più di 25 miliardi*, dato in crescita del 76% rispetto al 2017”.

Marco Pellizzoni, Commercial Lead Consumer Panel di GfK Italia, ha invece offerto una panoramica sul mondo FMCG: “Il carrello della spesa degli Italiani è un osservatorio privilegiato per conoscere a fondo il consumatore ‘aumentato’ di oggi. Sono in atto numerosi cambiamenti e nuovi orientamenti: benessere, servizio, green, specializzazione e ruolo per specifiche occasioni di consumo sono le parole chiave che orientano i nuovi trend. I grandi Brand sono di fronte ad un crocevia di possibili soluzioni per ritrovare la crescita e mai come oggi è centrale conoscere il consumatore per individuare la strada giusta”.

A ciascuno la sua shopping experience

In questo scenario di aumentata consapevolezza, ogni consumatore cerca il suo retail, come suggerisce – appunto – Paolo Baruta, Retail Lead Market Insight di GfK Italia.

“I consumatori ‘aumentati’ sono alla ricerca di Shopping Experience gradevoli, immediate, senza barriere e personalizzate sulla base delle loro esigenze. L’evoluzione del Retail oggi è caratterizzata da alcuni macro-trend: la crisi del format ultrageneralista e il successo crescente della specializzazione; la prossimità, intesa come vicinanza fisica ma anche temporale ai consumatori (es. orario di apertura prolungato); il territorio, che significa maggiore attenzione ai prodotti locali ma anche capacità di modulare l’offerta a seconda del contesto dove è inserito il punto vendita; la diminuzione della fedeltà dei consumatori; l’emergere di nuove forme di stagionalità, primo tra tutto il Black Friday, che lo scorso anno ha superato il periodo pre-natalizio per quanto riguarda le vendite a valore della Tecnologia di consumo; la digitalizzazione, che genera un incremento delle aspettative nei confronti del Retail. Cosa possono fare i Retailer per affrontare questo contesto sempre più complesso? Puntare sulla rilevanza, vale a dire con la capacità sfruttare la tecnologia (i Big Data) per conoscere meglio il consumatore e sviluppare codici comunicativi adeguati, offerte interessanti, assortimenti tarati ed efficienti”.

Il ruolo dei brand

La sfida della nuova era “aumentata” che stiamo vivendo non risparmia i Brand, come ha spiegato Chiara Galati, Sales Lead di GfK Italia nel suo intervento “Augmented Brand: attiviamo i super poteri”, nel quale ha introdotto tre concetti chiave per le marche che vogliono avere successo.

“Anche per i Brand, quella che abbiamo definito Augmented Era porta con sé nuove sfide e la necessità di cambiare approccio attivando dei… ‘superpoteri’! Tre le parole chiave che dovrebbero guidare i Brand in questo processo di trasformazione: innanzi tutto la Velocità, che significa capacità di ascoltare i consumatori (sempre più preparati e pronti a sperimentare), intercettarne i desideri e reagire in tempi brevissimi. La Flessibilità, che si concretizza nell’interazione e nel coinvolgimento dei consumatori, attraverso esperienze e contenuti coerenti con i valori della marca. Infine la Forza, vale a dire la capacità di essere “rilevanti” e di trasmettere fiducia e sicurezza ai consumatori.”.

Corsa contro il tempo

Nel suo intervento “Augmented Media nell’era del Bianconiglio” Giorgio Licastro, Solution Lead Media Measurement di GfK Italia si è concentrato sugli effetti paradossali di una maggior immersione nei media da parte degli Italiani, nonostante il tempo a disposizione per i prori interessi sia percepito come in costante contrazione.

“Gli italiani in media dispongono solamente di 4 ore e 54 minuti di tempo libero in una giornata, un dato tra i più bassi a livello europeo. Corriamo tra un impegno e un altro, con la sensazione che il tempo a disposizione non sia mai abbastanza, proprio come il Bianconiglio di Alice. In questo contesto, il tempo è una variabile sempre più preziosa e le persone sono alla ricerca di soluzioni per gestirlo meglio: 1 su 2 è disposto a pagare di più per prodotti che semplificano la vita. Nonostante la scarsità di tempo, oggi le persone dedicano più tempo alla fruizione dei Media (+15% negli ultimi 7 anni). Media anch’essi “aumentati” in termini di varietà e offerta di contenuti, spesso fruiti in contemporanea (second screen) e in competizione per accaparrarsi l’attenzione sempre più scarsa delle persone. Come fare quindi per conquistare il Bianconiglio? Fondamentale conoscere il proprio target e proporre contenuti personalizzati – quindi rilevanti – attraverso linguaggi e touchpoints dedicati che puntino ad un’«esperienza augmented» e completa (digitale e reale)”.  

In chiusura, Giuseppe Minoia, Insight Senior Advisor di GfK Italia ha sintetizzato le “10 parole per crescere meglio” che possono aiutare le imprese ad affrontare questa era “aumentata”:

  • Me-Brand: gli individui aumentati diventano Brand, protagonisti allo stesso livello dei marchi delle Imprese.
  • Media Liquidi: a servizio dei crescenti desideri di Entertainment, che significano più saperi e più divertimento.
  • La distribuzione diventa Retail Mobile, crollano i confini tra spazio fisico e digitale ed emerge la nuova dimensione “Phigital”.
  • I desideri vengono coltivati dai racconti, dalla Narratologia, dove contano i Nano Influencer.
  • Il Tempo diventa una variabile decisiva, perché tutto diventa Temporary.
  • Le imprese non possono non dotarsi di Smart Data, determinanti per arrivare prima degli individui che sembrano dire “Prova a prendermi!?”
  • Nell’era Augmented è fondamentale la Augmented Intelligence.

Carrefour Italia insieme a MSC Marine Stewardship Council si “immerge nel blu”

Carrefour Italia conferma la sua collaborazione con MSC Marine Stewardship Council – organizzazione internazionale non-profit che ha come mission quella di mantenere gli oceani pieni di vita – nella settimana del World Oceans Day nell’ambito dell’iniziativa “Immergiti nel blu”.

L’obiettivo di questa sinergia è quello di offrire ai consumatori prodotti ittici certificati sostenibili che garantiscano mari in salute e al tempo stesso contribuiscano a tutelare l’attività della pesca per le generazioni future.

Per Carrefour Italia è fondamentale poter offrire ai propri consumatori scelte sostenibili che confermano l’impegno dell’azienda verso un consumo sempre più  consapevole.” – ha commentato Alfio Fontana, Responsabile CSR Carrefour Italia  –  “Per questo, siamo da diversi anni al fianco di MSC per portare avanti progetti per la pesca sostenibile e per il rispetto dei mari, un tema sempre più urgente, a causa delle gravi conseguenze ambientali. Per Carrefour Italia è fondamentale coinvolgere i fornitori nella creazione di un sistema virtuoso, invitandoli a certificarsi ed approvvigionarsi di materie prime con logo MSC.”

Francesca Oppia, Program Director MSC Italia, ha aggiunto “In Italia la strada verso un mercato ittico davvero sostenibile è ancora lunga, anche se ad oggi abbiamo già ottenuto risultati molto positivi; abbiamo bisogno di partner coraggiosi che credano nella necessità di rispettare il mare per salvaguardare il futuro delle risorse ittiche, e che facciano della sostenibilità una filosofia aziendale. In questo percorso Carrefour è sicuramente per noi un partner fondamentale.

L’impegno alla salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità è al centro delle iniziative di sensibilizzazione che Carrefour Italia ha organizzato nelle giornate del 7 e 8 giugno in occasione della giornata mondiale dedicata all’oceano sia presso tutti i punti vendita, dove oltre 200 Superhero hanno coinvolto i clienti in divertenti attività, che presso la sede di Milano, dove i collaboratori hanno partecipato al contest lanciato da MSC nel corso della settimana, fotografandosi con maschera e boccaglio, e si sono impegnati con iniziative concrete verso l’ambiente, come l’utilizzo delle borracce per ridurre l’impatto delle bottiglie di plastica, la raccolta differenziata o l’utilizzo di sacchetti di tela riutilizzabili al posto dei sacchetti della spesa.

Circa l’assortimento di prodotti sostenibili a marchio blu MSC, Carrefour Italia al momento propone ai suoi clienti 19 prodotti, un numero che l’azienda intende aumentare, anche nell’anno in corso, durante il quale ad esempio, verranno lanciati due nuovi prodotti (sgombri grigliati all’olio d’oliva e al naturale).

Le categorie certificate al momento sono:

  • 7 surgelati pesce
  • 5 conserve pesce
  • 5 specialità marine banco frigo
  • 2 piatti pronti surgelati

I prodotti sono a marchio Carrefour, ad eccezione di 4 prodotti Carrefour Séléction quali il salmone affumicato e 3 alici confezionate.

Millennials Hypers: un tag svela le loro preferenze d’acquisto

Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay

Non solo Millennials (target socio economico di grande rilevanza attuale e futura), ma anche Hypers. Utilizzatori cioè dell’app Hype che conta oggi oltre 700 mila clienti attivi, in crescita al ritmo di 2 mila ogni giorno.

L’età media  è di 33 anni e il loro zoccolo duro è rappresentato dagli utenti tra i 18 e i 29 anni (che solo nel 2018 sono aumentati del 300%). Sono loro i più assidui utilizzatori di una delle funzioni più smart e innovative della app, quella che dà la possibilità all’utente di “taggare” con un hashtag ogni acquisto effettuato con HYPE, archiviando così spese e movimenti per categorie. Grazie a questo sistema, ricercare le spese registrate con lo stesso hashtag è semplicissimo, e in questo modo è possibile tenere sotto controllo in maniera semplice i propri movimenti.
Aggregando gli hashtag più utilizzati per categorie merceologiche e di servizi, l’Ufficio Studi di HYPE ha analizzato verso quali categorie merceologiche e di servizi si orienta oggi la spesa degli Hypers Millennials italiani. 

Ecco cosa è emerso. Al primo posto per numero di transazioni (e al secondo per ammontare complessivo di spesa) si posizionano gli acquisti per abbigliamento e accessori, al secondo posto l’acquisto di strumenti di elettronica e software: un dato che sottolinea come in Italia il bene materiale abbia ancora un’attrattività molto forte e guidi le tendenze d’acquisto, e offre una chiave di lettura differente rispetto, per esempio, a uno studio effettuato da PWC a livello globale secondo il quale il 52% dei consumatori della generazione Millennial spende i propri soldi non per assicurarsi il possesso di beni materiali, ma per acquisti di servizi di tipo esperienziale.

Un’«economia dell’esperienza» che si ritrova, nei dati dell’Ufficio Studi HYPE, a partire dalla terza posizione, e riguarda principalmente transazioni relative alla categoria viaggi e turismo, cui  seguono le spese per la ristorazione, l’intrattenimento e la pratica sportiva.

UNDER 30
Top 10 obiettivi under 30 (12-29 anni) Numero di transazioni Ammontare (euro)
Abbigliamento e Accessori24.36811.092.628
Elettronica e Software8.9205.693.026
Viaggi e Vacanze6.7794.908.270
Veicoli e Trasporti4.76811.827.462
Rimborsi2.2321.611.060
Ristoranti e Caffe’2.1771.899.496
Intrattenimento2.020543.269
Sport e Hobbies1.9141.968.008
Regali e Donazioni1.889493.070
Casa1.4293.546.434

Un percorso di consumi che vede poche variazioni se si analizzano in parallelo lo spaccato maschile e quello femminile degli under 30 italiani:

Top 10 obiettivi under 30 (12-29 anni) donne Numero di transazioni Ammontare (euro)
Abbigliamento e Accessori1.870575.617
Viaggi e Vacanze739344.414
Veicoli e Trasporti343255.451
Elettronica e Software298147.919
Regali e Donazioni21845.440
Rimborsi18889.223
Ristoranti e Caffe’18277.742
Casa135429.143
Cura del corpo10636.801
Intrattenimento9920.473
 

Top 10 obiettivi under 30 (12-29 anni) uomini

 

Numero di transazioni

 

Ammontare (euro)

Abbigliamento e Accessori18.9029.066.592
Elettronica e Software8.1135.266.071
Viaggi e Vacanze4.5833.639.030
Veicoli e Trasporti3.77011.155.909
Intrattenimento1.739476.108
Rimborsi1.6771.293.442
Sport e Hobbies1.6471.922.027
Ristoranti e Caffe’1.6421.639.089
Regali e Donazioni1.237320.518
Casa1.0281.880.264

 

Millennials vs Generazione X

E se confrontiamo i giovani con chi giovane lo è di meno?

Beh, non ci sono differenze epocali. Vediamo infatti che anche per la generazione X a trainare gli acquisti sono, per numero di transazioni, la categoria Abbigliamento e Accessori e la categoria Elettronica e Software. Nessun balzo generazionale, dunque, quanto – piuttosto – una certa continuità.

La spiegazione? Probabilmente il fatto che che, indipendentemente dall’età, l’Hyper è in ogni caso quello che statisticamente si definisce un «utente evoluto», che ha scelto una piattaforma di gestione del denaro e di pagamento full digital e a prevalente utilizzo da mobile. Una scelta «culturale», più che tecnica, e che quindi va al di là delle consuete suddivisioni generazionali.

 

 

 

I prodotti Fairtrade crescono, generando una spesa di 145 milioni di euro

Con una spesa di 145 milioni di euro, crescono nel 2018 prodotti del commercio equo certificati FAIRTRADE acquistati dagli italiani. Secondo i dati emersi durante l’incontro promosso nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile (manifestazione ideata dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – ASviS) dal titolo “Filiere sempre più sostenibili” il Marchio internazionale di Certificazione, con 2000 prodotti distribuiti in 13.000 punti vendita su tutto il territorio nazionale, crea un impatto importante che permette di assicurare agli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo migliori condizioni commerciali e di lavoro.

Dati importanti che hanno comportato due milioni di euro di ritorno per le comunità di America Latina, Africa e Asia, così distribuiti:
circa 732.000 euro per le banane, 720.800 euro per il cacao, 318.700 euro per il caffè e 212.500 euro per lo zucchero. Gli italiani che hanno acquistato prodotti Fairtrade hanno sostenuto la crescita e lo sviluppo delle comunità per una cifra superiore ai 2 milioni di euro, una cifra che testimonia la crescente diffusione del marchio e il suo apprezzamento da parte dei consumatori.

I prodotti venduti
Le banane si confermano il prodotto principale per quanto riguarda i volumi: da sole fanno più del 50% del complessivo dei prodotti e lo scorso anno si sono raggiunte quasi le 15.700 tonnellate con un aumento del 15% sul 2017. «Allargando lo sguardo e prendendo come riferimento il quinquennio 2014-2018 – spiega il direttore commerciale di Fairtrade Italia Thomas Zulian – la percentuale di crescita supera il 53% con una accelerazione negli ultimi tre esercizi caratterizzati da aumenti a due cifre (2016 +15%, 2017 +11%, 2018 +15%)».

Seguono il cacao con 4.353 tonnellate di fave di cacao (+101%), lo zucchero (sia granulare sia utilizzato per i prodotti composti) con 3.623 tonnellate (+7%) e il caffè con 852 tonnellate di caffè verde (+5%). Anche Fairtrade Italia, dunque, seguendo i trend indicati a livello internazionale, punta ad un significativo incremento dei prodotti core che hanno il maggiore impatto per i produttori. «La scelta di alcuni partner di convertire intere linee di cioccolato a Fairtrade ha influito in modo determinante su questo sviluppo consistente – conclude Zulian – ma anche l’introduzione del modello commerciale d’ingrediente (Fairtrade Sourced Ingredient) ha creato grandi opportunità di mercato che preannunciano prospettive interessanti anche per il futuro».

 

Latte senza lattosio, le mamme ne vanno “pazze”

Cresce il consumo di latte senza lattosio (+6%) e di bevande alternative (+9%) mentre si prevede un arresto per il latte vaccino fresco (-4%) e latte vaccino UHT (-5%). Il dato emerge dalle dichiarazione delle mamme, influenzate in primis dai siti web (54% delle mamme con figli piccoli e 53% delle mamme con figli adolescenti) e dai social network (42% delle mamme con figli piccoli e 34% per le mamme con figli adolescenti). Queste tra le evidenze più significative che sono state presentante a Cremona al convegno “Aspettando la Giornata Mondiale del Latte”, promosso dal Comitato italiano della Federazione Internazionale del Latte – FIL/IDF, con il supporto della Fondazione Invernizzi e la collaborazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

La nostra ricerca ha fotografato in primis il consumo di latte nelle famiglie italiane – dichiara la Prof.ssa Guendalina Graffigna, Direttore di EngageMinds HUB – Consumer & Health Research Center del Dipartimento di Psicologia della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari, Ambientali, dell’Università Cattolica del Sacro – evidenziando che  il 44% degli italiani intervistati beve tutti i giorni latte vaccino UHT e il 30% il latte vaccino fresco, in particolare le mamme con figli fino ai 13 anni. Nonostante ciò registriamo l’intenzione per il futuro di diminuirne il consumo, rispettivamente -5% per il primo e -4% per il secondo,  a favore del latte senza lattosio (+6%) e di bevande alternative (+9%)”.

Il dato che colpisce maggiormente è che il latte senza lattosio fa gola anche a chi non soffre di allergia o intolleranza (75%). “Questo dimostra come le riflessioni di natura psico-sociale – continua la Graffignasono molto importanti, nonostante spesso in passato hanno avuto un ruolo marginale rispetto ad altre scienze come la medicina, la farmacologia e la biochimica nelle quali, invece, notiamo una leggera crescita. La nostra ricerca, nell’ambito del progetto Cremona Food Lab, ha l’obiettivo proprio di fotografare il consumo di latte e bevande alternative in Italia, in generale e in relazione agli atteggiamenti, le motivazioni e le percezioni dei consumatori, con un focus specifico sul target delle mamme”.

I canali informativi

I canali di riferimento sono, rispettivamente, i siti web (50%), seguiti dalla televisione (40%) e dai social network (32%), quest’ultimo in particolare per le mamme con figli fino ai 13 anni d’età (42%), mentre solo il 19% delle stesse mamme dichiara di documentarsi leggendo le riviste scientifiche. Su dove viene riposta la fiducia per reperire le informazioni, però, i dottori e i nutrizionisti restano al primo posto (58%) per gli italiani, seguiti dai familiari e gli amici (51%) e dai gruppi di difesa dei consumatori (41%), dati che rimangono sostanzialmente stabili anche per le mamme. Si confermano poco credibili i politici, per il 64% degli cittadini intervistati, sia italiani che internazionali. Nucleo familiare e gruppo di amici sembrano essere decisivi (51%) anche per i consigli per l’acquisto di prodotti.

 

Sanpellegrino cresce del 4%, trainato dai brand internazionali

Sanpellegrino continua a crescere e chiude il bilancio 2018 con un fatturato di 928 milioni di euro, con un incremento del 4% a valore rispetto all’anno precedente.

Sono stati i brand internazionali a trainare le performance del Gruppo che ha realizzato il 56,9% del fatturato attraverso l’export. Le acque minerali S.Pellegrino e Acqua Panna, ambasciatrici del made in Italy in oltre 150 Paesi nel mondo, sono cresciute a valore rispettivamente del 6% e del 10%.

Nel 2018 Sanpellegrino ha registrato un giro d’affari di 529 milioni di euro sui mercati internazionali, con un incremento del 8% rispetto al 2017, e con picchi del 25% in UK, del 19% in Francia e del 18% in Germania e in Cina. Gli Stati Uniti si confermano il primo Paese in ordine di importanza con una crescita del 12% rispetto al 2017.

In Italia

Sul mercato domestico il Gruppo ha conseguendo un fatturato di 400 milioni di euro e confermando sostanzialmente i valori del 2017. Prestazioni positive anche in Italia per i brand S.Pellegrino e Acqua Panna, che hanno registrato complessivamente un incremento del 3% a volume, mentre i brand Levissima e Nestlé Vera si sono attestati sui volumi del 2017.

“L’esercizio 2018 si è chiuso con un incremento delle performance registrate sui mercati esteri dai nostri brand internazionali S.Pellegrino e Acqua Panna che confermano l’apprezzamento della qualità, dei valori e dello stile di vita italiano portati dai nostri prodotti sulle tavole di tutto il mondo. – ha dichiarato Federico Sarzi Braga, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo SanpellegrinoSiamo particolarmente orgogliosi dei risultati raggiunti dalla nostra famosa acqua con la stella rossa che quest’anno celebra 120 anni di storia, un successo tutto italiano, simbolo del nostro modo di fare impresa. Nel 2019 svilupperemo ulteriormente anche Acqua Panna avviando un piano di investimenti per sostenere il business nei prossimi anni e dare uno slancio ancora più forte all’internazionalizzazione di un brand che ha superato i 300 milioni di bottiglie vendute nel mondo”.

Investimenti

Sanpellegrino ha chiuso il 2018 con l’annuncio di un investimento di 70 milioni di euro stanziati in tre anni per il re-design architettonico e l’incremento di efficienza del sito produttivo di Scarperia oltre alle attività di comunicazione sui mercati internazionali per fare di Acqua Panna la “premium still water” del Gruppo nel mondo.

Nello stabilimento Nestlé Vera di San Giorgio in Bosco, il Gruppo Sanpellegrino sta, inoltre, investendo circa 29 milioni di euro in una nuova linea di lattine e in un nuovo magazzino.

Nel 2018 si è anche conclusa la fase di progettazione esecutiva della Flagship Factory, progetto destinato a riflettere il valore del luogo in cui nasce e viene imbottigliata l’acqua minerale S.Pellegrino. A primavera 2019, sono stati avviati i lavori per la costruzione della nuova area di sosta multipiano che sorgerà all’interno della superficie dello stabilimento attualmente utilizzata per il posteggio degli automezzi. L’area di sosta multipiano, progettata con una tecnologia innovativa dallo studio internazionale BIG, guidato dal celebre architetto danese Bjarke Ingels, sarà una struttura iconica, aperta e trasparente, unica al mondo e pioniera di una nuova concezione di parcheggio, studiata per inserirsi in maniera armonica nel paesaggio.

EsserBella Profumeria lancia un contest dedicato alle mamme

EsserBella Profumerie ha lanciato in occasione della Festa della Mamma, il nuovo contest online #BeautifulMOMents.

Il concorso, attivo fino all’11 maggio, vedrà la pubblicazione giornaliera di Instagram Stories da parte di diverse beauty influencer sul profilo di EsserBella, attraverso cui verranno proposte delle domande su ricordi, abitudini ed emozioni legati allo speciale rapporto mamma e figlia nel mondo del beauty, alle quali la community del brand sarà invitata a rispondere in modo del tutto personale.

Le interazioni finora ottenute sono numerose, il dialogo tra brand e community sui ricordi madre-figlia in vista di un giorno così speciale si fa sempre più ricco e l’interesse è scaturito anche dai numerosi premi in palio, tra cui tanti prodotti di make up, fragranze e skincare di grandi marchi come Shiseido, BareMinerals, Elie Saab, Narciso Rodriguez e Zadig & Voltaire e tanti altri ancora.

Numerosi anche i risultati riscontrati in relazione alle preferenze degli utenti registrati.

In particolare, è emerso come per il 50% dei partecipanti fosse quasi una magia osservare la mamma mettere il mascara, mentre per il 48% il rossetto rosso sia in assoluto il colore preferito delle proprie madri.

 

 

Melinda: 4000 soci ci mettono la faccia

Melinda ci mette la faccia, anzi, le facce. Quelle di ben 4000 frutticoltori, per l’esattezza. È partito infatti il  progetto “Le 4.000 facce di Melinda”, che vede i volti dei soci frutticoltori del Consorzio protagonisti sulle confezioni di mele disponibili nei punti vendita fino alla fine di giugno. Per la prima volta nella storia dell’ortofrutta, chi acquista una mela può “guardare negli occhi” chi l’ha coltivata con tanta passione e dedizione, che si fa garante del proprio prodotto “mettendoci la faccia”.

Sono stati in molti i soci di Melinda a mettersi in gioco, presentandosi volontariamente per farsi fotografare in un set appositamente allestito nella propria cooperativa frutticola. Oltre 1.000 scatti che, in rappresentanza delle 4.000 famiglie del Gruppo, ritraggono l’orgoglio di uomini e donne in grado di trasmettere ai consumatori la fierezza di un lavoro autentico, svolto con passione oggi come un tempo, che celebra Madre Natura e i frutti che offre, stagione dopo stagione. 

La campagna “Le 4.000 facce di Melinda” rispecchia la filosofia dell’azienda, che si presenta al pubblico per quello che è, in maniera schietta, autentica e trasparente: una grande famiglia, nella quale regnano spirito di cooperazione e senso di appartenenza, attraverso un profondo legame con il territorio. I visi stampati sugli imballaggi, infatti, consentono di avvicinare gli acquirenti, almeno idealmente, all’universo celato dietro a una Melinda, fatto di lavoro, passione, sacrificio e tante storie di vita, anche grazie all’accostamento di pensieri espressi dagli stessi agricoltori, che descrivono le caratteristiche uniche che distinguono le mele prodotte nelle valli di Non e Sole. Una ulteriore garanzia della qualità, del valore e dell’unicità della frutta Melinda e della trasparenza con cui il Consorzio opera sul mercato.

Melinda nel corso degli anni, ha sempre ricercato i migliori fornitori, oggi in grado di stampare in digitale milioni di confezioni tutte diverse tra loro grazie alla tecnologia di ultimissima generazione di cui si sono dotati. Un processo che coniuga la vocazione al rispetto e alla cura della tradizione, con la volontà di innovarsi continuamente, operando sul mercato con attività di marketing altamente innovative e distintive, come solo le grandi aziende sanno fare.

La campagna non si esaurisce sulle confezioni, ma si completa sul web attraverso un progetto che prevede l’utilizzo di brevi video e l’uso di foto di backstage con interviste realizzate durante il lavoro nei campi.

Fin dal momento in cui gli uomini di Melinda ci portarono a conoscenza del progetto, capii quanto fosse straordinario – dichiara Fausto Ferretti, Amministratore Delegato di Sandra Spa -. Dare un viso a ciascun imballo è un’idea geniale. Provo a immaginare quanto possa essere stimolante ed emozionante potersi rivedere nei punti vendita per ciascun frutticoltore. Realizzare in modo industriale tale progetto è stata un’opera immensa. Penso che la riproduzione di immagini abbinate ad altrettanti slogan così numerosi non fosse mai stata realizzata prima d’ora. È stata un’esperienza che ha messo a dura prova l’intera filiera: Melinda, la nostra intera organizzazione e i nostri fornitori di tecnologie, con una menzione speciale a Barberán s.a. per il supporto sulla componente software del dato variabile. Uno straordinario esempio di lavoro di squadra che ha registrato uno splendido risultato e in tempi record”.

Ora l’Italia può vedere i volti di coloro che le Melinda le producono – dichiara Giuseppe Ghelfi, Commerciale della Ghelfi Ondulati Spa -.  L’essere parte di questo progetto ci rende orgogliosi per la felicità che diamo. I numeri ci dicono l’eccezionalità dell’operazione: si sono serializzate milioni di scatole una diversa dall’altra, risultato irraggiungibile senza l’apporto del marketing Melinda, della tecnologia di stampa HP e dei nostri ragazzi della Ghelfi Ondulati“.

 

Italiani: incubi e paure. La ricerca Censis-Conad

Foto di Khusen Rustamov da Pixabay

Italiani preoccupati, per l’oggi, ma ancora di più per il domani. Ma anche nervosi e sospettosi, verso tutto ciò che è diverso. Ecco alcune delle evidenze emerse dalla ricerca «Cosa sognano gli italiani» realizzata dal Censis in collaborazione con Conad nell’ambito del progetto «Il nuovo immaginario collettivo degli italiani».

Secondo il 55,4% degli italiani, infatti, negli ultimi dodici mesi la situazione economica del Paese è peggiorata (per il 36,9% è rimasta uguale, solo per il 7,7% è migliorata). Per il 42,3% è peggiorato anche l’ordine pubblico, il rischio di essere vittima di reati (la situazione è rimasta uguale per il 47,6%, è migliorata per il 10,1%). E forte è il timore che il peggio debba ancora arrivare: infatti sono il 48,8% degli italiani è convinto che nei prossimi dodici mesi la situazione economica peggiorerà  (resterà uguale per il 34,7%, migliorerà solo per il 16,9%), per il 40,2% peggiorerà anche la sicurezza (resterà stabile per il 42,4%, migliorerà per il 17,4%).

Episodi di intolleranza

Per il 70% degli italiani nell’ultimo anno sono aumentati gli episodi di intolleranza e razzismo verso gli immigrati. Le cause sono: le difficoltà economiche e l’insoddisfazione della gente (50,9%), la paura di subire reati (35,6%), la percezione che gli immigrati in Italia siano troppi (23,4%). Il peggioramento della situazione economica e della percezione delle condizioni di sicurezza porta alla caccia del capro espiatorio. Da qui il rischio che le attuali distanze divengano incolmabili: il 20,4% degli italiani si sente distante da persone con valori diversi dai propri (sul ruolo della donna, la famiglia, ecc.), il 19,8% da persone che conducono stili di vita diversi dai propri, il 17,5% da persone con altre idee politiche, il 15,7% dalle persone di un’altra nazionalità, il 15,5% da chi è di un’altra religione.

Aumenta la sfiducia

Sono poche le figure istituzionali di cui ci si può ancora fidare: si possono contare sulle dita di una mano: grandi scienziati (40,7%), il Presidente della Repubblica (30,7%), il Papa (29,4%) e i vertici delle forze dell’ordine (25,5%). Mentre godono di una fiducia ai minimi termini: i vertici dei partiti (4%), i parlamentari (3,2%), i direttori di giornali e telegiornali (3,6%), gli editorialisti e gli opinion maker (3,8%), soprattutto i banchieri (1,5%). Poco più alta è la fiducia riposta nei grandi imprenditori industriali (10,9%) e nei vertici dei corpi intermedi e delle associazioni di categoria (8,1%). La post-verità ha generato la voglia di figure rassicuranti, che siano l’incarnazione del senso di responsabilità e in grado di trasmettere sicurezza.

Italexit?

Non sembra che gli italiani ne abbiano voglia, almeno non il 66,2% di essi.

Il 65,8% è contrario al ritorno alla sovranità nazionale con l’uscita dall’Unione europea. Il 52% non è favorevole all’idea di ristabilire confini impermeabili e controlli alle dogane tra i Paesi europei. Però tra le persone con redditi bassi sono più elevate le percentuali di chi si dice d’accordo con il ritorno alla lira (il 31%, rispetto all’8,8% delle persone con redditi alti), l’uscita dall’Ue (il 31,6%, contro l’11% delle persone con redditi alti), il ripristino di frontiere e dogane tra i Paesi europei (il 39,2%, rispetto al 25,3% delle persone con redditi alti). In questi casi, una Unione europea disattenta alle condizioni dei ceti meno abbienti è percepita come matrigna, da cui sarebbe meglio fuggire.

Voglia del “giusto”

Il grande sogno italiano non è fatto però di assistenzialismo, né di «Stato padrone», né di un generico buonismo, ma è quello di ricevere il giusto riconoscimento economico. Secondo gli italiani, i fattori irrinunciabili per una crescita senza esclusi sono: dare più spazio al merito e a chi è bravo, favorendo i più capaci e i meritevoli (52,1%), maggiore uguaglianza e una distribuzione più equa delle risorse (47,8%), più welfare e protezione sociale per dare maggiore sicurezza alle persone (34,3%), minore aggressività e rancore verso gli altri (33,1%). Concretamente, il 73,9% degli italiani si dice favorevole all’imposizione di una tassa sui grandi patrimoni e il 74,9% all’introduzione di un salario minimo per legge.

«Mentre tutto il dibattito pubblico si arrovella sulle piccole variazioni da zero virgola al rialzo o al ribasso del Pil, rischiamo di sottovalutare quanto sia importante poter contare su un immaginario collettivo ricco e vitale, positivo e propulsivo, come ingrediente indispensabile dello sviluppo» annota Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis.

«I risultati della ricerca Censis Conad ci raccontano un‘Italia ancora immersa nell’incertezza. Un dato, questo, che trova conferma nelle indagini realizzate da Conad sulle scelte di acquisto dei consumatori: il 42% di loro è convinto che il potere di acquisto delle famiglie sia diminuito, il 38% ritiene che sia rimasto invariato, solo il 10% crede che sia cresciuto. Emergono però anche comportamenti positivi, come l’attenzione alla lotta agli sprechi, che in una scala di valori da 1 a 5, per gli italiani vale 4,3 punti, alla sostenibilità dei prodotti (3,96 punti) e al rispetto dei diritti degli attori della filiera (4 punti). Non solo. Per un consumatore su tre la fiducia nel territorio di provenienza dei prodotti alimentari costituisce una delle maggiori leve di acquisto. È un messaggio molto chiaro: mai come in questo momento gli italiani sono in cerca di punti di riferimento solidi,  chiedono di potersi fidare», sottolinea l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese

             

 

 

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