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Santàl risponde all’esigenza di naturalità con la nuova linea 100% frutta, 100% bio

Santàl propone oggi una linea ideale per chi ricerca prodotti naturali e genuini con la rassicurazione di un marchio storico.

La richiesta di prodoti biologici, da parte dei consumatori, è in continua ascesa  tanto che negli ultimi 4 anni (dati IRI) il fatturato è raddoppiato.

Il merito di questa impennata va certamente all’incremento della domanda, ma anche alla progressiva differenziazione dell’offerta da parte delle aziende.

Un trend difuso in cui si innesta il nuovo lancio di Santàl: la linea di 100% frutta, 100% biologica. Sono tre i gusti che la compongono: ACE, pera ed arancia.

Il gusto ACE rappresenta  la più alta espressione della gamma grazie ad una esclusiva ricetta di sola frutta interamente biologica. Dunque no aromi, zero conservanti o coloranti e senza zuccheri aggiunti.

Le centrifughe

Per restare in tema di naturalità e per rispondere ai desideri dei consumatori, Santàl mette in pista un’altra novità: le sue centrifughe.

Centrifugate da prodotto fresco non da concentrato, senza aromi, senza zuccheri aggiunti, senza conservanti e senza glutine.

Tutta la bontà e la freschezza della frutta e della verdura italiana in una soluzione già pronta!

 

Eureweb presenta Eurewi-fi, l’hotspot per un nuovo marketing digitale

Eureweb, digital media agency specializzata nel web marketing, presenta sul mercato Eurewi-fi, una soluzione che integra il servizio hotspot con l’opportunità di erogare campagne pubblicitarie in programmatic. L’obiettivo? Permettere ai brand di raccogliere informazioni sui propri consumatori e comunicare con loro sempre e ovunque e di sviluppare strategie di marketing digitale.

Eurewi-fi non solo permette di garantire ai propri clienti una connessione ad internet gratuita ma soprattutto consente di realizzare in tempi brevi un database ricco e rilevante generato dai dati richiesti in fase di registrazione per la fruizione del servizio. 

Un accesso al web per i clienti finali che si trasforma in un enorme valore aggiunto per il brand, insomma. Da qui l’evoluzione del servizio da semplice hotspot a vero e proprio media.

Questa nuova tecnologia consente infatti ai brand di erogare annunci più mirati e pertinenti a tutti gli utenti che si sono registrati. Un media che interagisce con il consumatore non solo quando è connesso all’Hot Spot locale, sfruttando tutte le opportunità del proximity marketing, ma anche su reti esterne proponendo banner pubblicitari clusterizzati su siti premium. Una comunicazione 1to1 di qualità e successo che incrementa la brand awareness e la fidelizzazione del cliente. 

Una tecnologia sicura al 100% e assolutamente all’avanguardia. Forte di un’assistenza immediata e telegestita, non implica alcuna responsabilità legale sul traffico degli utenti e garantisce un accesso personalizzato senza richiedere il download di un’app o una specifica configurazione.

Eurewi-fi sarà protagonista con Eureweb alla prossima edizione di Netcomm Forum in programma dal 30 al 31 maggio. Stand P1

Retail Plaza: a tu per tu con i nuovi scenari

Non solo supermercati, né centri commerciali e neppure consumo del suolo.

Oggi la Distribuzione Moderna è molto altro.

Parliamo infatti di un vero e proprio moderno sistema paese, di un recinto dove 60 milioni di italiani fanno la spesa ogni settimana.

È vero Retail Pride quello che ha mosso Giorgio Santambrogio, presidente Adm nonché ad del Gruppo Vegè, quando – sul palco di Retail Plaza –  ha raccontato il mondo della distribuzione.

“Un comparto che ha al suo attivo 3 milioni di posti di lavoro e 101 miliardi di valore aggiunto, un comparto che non delocalizza, ma che – piuttosto – sostiene le PMI grazie alla forza crescente delle marche d’insegna”.

Un comparto – quello distributivo – che oggi è direttamente chiamato causa, per dare una risposta convincente alle nuove tendenza di consumo.

Lo scenario nel racconto di Nielsen

Perché i consumi,  ça va sans dire, sono in piena fase di mutamento. Ed è su questo tema che Romolo de Camillis di Nielsen, introducendo l’evento targato TUTTOFOOD, ha individuato ben precisi driver:

  • Trasformazione del carrello
  • Trasformazione dei canali (basti pensare che nei prossimi 5 anni ¼ del mercato del LCC sarà verosimilmente appannaggio del discount e che l’e-commerce svolgerà un ruolo sempre più di spicco)
  • Trasformazione dell’offerta che diviene sempre più frammentata
  • Trasformazione/differenziazione della platea di consumatori, grazie all’ingresso delle nuove generazioni
  • Trasformazione degli stili di consumo: Nielsen individua 5 cluster in base alla disponibilità di spesa: in questo scenario i golden e i low cost giocano la parte del leone, evidenziando – così – l’ampiezza crescente della forbice socio-economica.

Questo lo scenario. È ovvio, quindi, che siamo davanti a una complessità estrema che deve essere gestita senza se e senza ma.

Ma come, visto che i modelli tradizionali non sono più all’altezza della situazione?

Ricorrendo ai nuovi valori emergenti, quegli stessi valori – ha sottolineato de Camillis – che portano i consumatori a compiere delle scelte, imprimendo così una fisionomia ben netta al LCC di oggi.

Trasparenza salute e identità sono i tre termini chiave, dove salute intercetta spesso e volentieri gli altri due termini.

La parola alle insegne

Coop Lombardia, Unes, Carrefour e Esselunga: sono loro i big messi a confronto per dibattere sulle tre parole chiave. Consenso unanime nel ribadirne la priorità. Obiettivo univoco, dunque, diversi, gli approcci.

Chiamati a raccontare qualcosa di sé e della peculiare interpretazione che ciascun insegna fa di questi valori fondanti, dal palco di Retail Plaza i quattro relatori non hanno deluso la (folta) platea di operatori del settore, giornalisti e studenti.

Andrea Colombo ha messo l’accento sull’impegno identitario di Coop a tutela della salute dei consumatori; un impegno declinato negli anni (come ha già dimostrato l’eliminazione dell’olio di palma) e che oggi si conferma alla selezione di animali allevati senza antibiotici.

Luca Magnani, direttore qualità di Esselunga, ha affermato con convinzione che la priorità deve essere data alla cura dei  dettagli in nome di elevati standard qualitativi e di sicurezza. Un esempio emblematico è quello del sushi, prodotto direttamente dall’insegna e sottoposto a controlli sistematici nelle varie fasi di preparazione. Una chicca? Per offrire la selezione di riso con la migliore resistenza al freddo, Esselunga ha selezionato un produttore controllato da satellite giapponese!

Stéphane Coum

Sulla trasparenza, dal canto suo, Mario Gasbarrino di Unes ha dimostrato (ancora una volta) di avere le idee ben chiare, tanto da voler realizzare a scaffale una sorta di TripAdvisor dei prodotti. L’idea è semplice: ciascun prodotto sarà corredato dal rating attribuito sul web dai consumatori ed espresso, accanto al cartellino del prezzo, con il simbolo del dollaro: tutto sotto gli occhi di tutti, dunque…

In tema di biologico, categoria sempre più apprezzata e richiesta dai consumatori, Carrefour Italia sta portando avanti una campagna incisiva, con intenti formativi sul consumatore, stimolato ad andare oltre le apparenze. Sulla categoria, Stéphane Coum, Direttore Operations di Carrefour Italia, ha espresso l’auspicio che si possa quanto prima avviare un processo di democratizzazione, per ampliarne progressivamente il ventaglio degli acquirenti.

Strategie diverse, dicevamo, ma obiettivo omogeneo: educare, coinvolgere e informare il consumatore.

E ancora una volta il luogo ideale si conferma il punto vendita che – ha sintetizzato Santambrogio a chiusura dei lavori – oggi deve svolgere il ruolo  di point of meeting, point of education.

Mamme Millennials, come cambia la spesa rispetto alle Baby Boomers (infografica)

Come cambia la spesa delle mamme Millennials, le trentenni di oggi rispetto alle mamme più in là con gli anni? Cambia eccome, e la cosa non ci sorprende: una analisi più accurata però viene da tiendeo.it,  il portale per i cataloghi e le offerte online geolocalizzate, che ha realizzato uno studio con l’obiettivo di comprendere meglio il comportamento d’acquisto di due diverse generazioni di madri: baby boomers e millennials. Prima di tutto, il dove: quando si tratta di fare acquisti per la famiglia, i negozi fisici sono la scelta preferita sia dalla generazione Y (83%) sia dalle madri baby boomers (84%).

La prima divergenza però si nota sul quanto: lo studio di Tiendeo.it mostra che le mamme baby boomers spendono il 21% in più al mese per la loro lista della spesa rispetto alle madri millennials. Contro la media di 177 euro che queste ultime investono mensilmente, le baby boomers spendono 224 euro. Nonostante la differenza di prezzo, le abitudini di entrambe le generazioni di madri convergono nel destinare la maggior parte della spesa mensile a prodotti freschi. In effetti, le madri millennials spendono il 42% del budget alimentare mensile per questo tipo di prodotti, mentre le madri baby boomers spendono il 48%. Tuttavia, le madri più anziane destinano più denaro per il pesce (20%) e la frutta e verdura (15%). D’altra parte, le madri millennials scelgono la carne (17%) come uno dei prodotti più importanti nel loro carrello della spesa.

Cresce poi nel carrello delle famiglie italiane la presenza di prodotti biologici, che iniziano a occupare più spazio nelle liste della spesa dei consumatori. In effetti, le madri baby boomers e millennials spendono il 12% del budget mensile destinato al cibo per comprare questi prodotti. In generale poi si nota una maggiore consapevolezza da parte degli acquirenti per quanto riguarda l’ambiente e le imprese locali, indipendentemente dalla generazione di appartenenza.

Il sondaggio è stato condotto da Tiendeo.it tra il 23 Aprile e il 1 Maggio 2018 con 260 utenti – donne con bambini, tra i 24 e i 72 anni.

 

E il distributore (smart) ora usa i Big Data: l’esperimento di Confida

Nell’era del touch screen, dell’Internet of Things e dei Big Data era inevitabile che le macchinette per distribuire cibo e bevande, oggi comunemente note come vending machine, dovessero evolvere. Uno sguardo sul futuro che è già presente è stato fornito da un esperimento condotto dall’Università Politecnica delle Marche insieme a Confida, l’Associazione Italiana Distribuzione Automatica, che hanno analizzato i comportamenti dei consumatori davanti alle vending machine. 

Il primo esperimento di Shopper Analytics, che è poi un’analisi del comportamento dei consumatori, applicato al settore ha rivelato ad esempio che per acquistare un prodotto alle vending machine ci mettiamo mediamente 14 secondi, e che oltre il minuto si permanenza non si acquista di più.

L’esperimento – che sarà illustrato dal professore dell’università marchigiana Emanuele Frontoni nel workshop Il vending e l’esperienza d’acquisto del consumatore organizzato da Confida presso Confcommercio MIlano, ha utilizzato quattro telecamere RGB puntate su altrettanti distributori automatici, rispettivamente in un’università, un ospedale, un’area self service e un’azienda. È stato monitorato per 12 settimane il comportamento dei consumatori. “L’obiettivo dello studio – spiega Massimo Trapletti, presidente di Confida – è migliorare l’esperienza d’acquisto degli utenti convertendo contemporaneamente i dati in informazioni strategiche per i gestori delle macchine, al fine di migliorare ulteriormente il servizio. Il vending muove così un ulteriore passo nell’era dell’Impresa 4.0”.

 

Più di sosta, meno si compra

Secondo le rilevazioni, spiega il professor Frontoni, “più tempo si trascorre di fronte ai distributori automatici, meno si compra: il 32% degli acquisti, infatti, avviene nei primi 5 secondi, mentre soltanto il 2% dopo 60 secondi”.

I dati emersi dallo studio dimostrano, inoltre, che solo il 9,9% degli utenti acquista più di un prodotto. e che le interazioni calano drasticamente quando i consumatori si trovano di fronte a scomparti con prodotti esauriti: il numero degli utenti che si ferma al distributore automatico si riduce dell’8%, e la quota degli acquisti scende addirittura del 43%. All’opposto, aumenta sensibilmente l’attrattività dei distributori di nuova generazione, specialmente quelli dotati di sistemi di pagamento cashless, che conquistano l’attenzione del 23% di utenti in più.

 

Sempre più “smart”

“I distributori automatici di nuova generazione anche dette smart vending machine – sottolinea Trapletti – trasformano completamente l’esperienza d’acquisto del consumatore. Questo genere di distributori automatici integra schermi touch che, attraverso il digitale, consentono un’offerta personalizzata mixando gli ingredienti di base come caffè, latte, cacao con granelle e topping creando bevande gourmet, anche nella versione XL con le comode cup-to-go. Inoltre i sistemi di telemetria consentono tramite la rete di controllare la macchina da remoto e accorgersi in tempo reale se mancano prodotti o se c’è un guasto. È possibile fare offerte combinate: un cappuccino, una brioche e una bottiglietta d’acqua. Infine il pagamento mobile, attraverso le App, permette di poter dialogare con il consumatore, analizzando le sue preferenze”.

La nuova tecnologia del vending sarà esposta nella fiera del settore, Venditalia che si terrà presso fieramilanocity dal 6 al 9 giugno prossimi.

Il nuovo vending digitale e il suo rapporto col consumatore è al centro del workshop Il vending e l’esperienza d’acquisto del consumatore organizzato da Confida, nel contesto dell’iniziativa Coffee & the City. Dal 7 al 13 maggio chiunque si presenti nel cortile di Palazzo Bovara, in corso Venezia 51, tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30 può scegliere gratuitamente tra le numerose opzioni consentite dai due distributori smart installati in occasione di Milano Food City, insieme a Confcommercio Milano e Altoga – Associazione Torrefattori e Importatori di Caffè e Grossisti Alimentari.

TUTTOFOOD: i risultati del convegno nell’ambito di Retail Plaza

Esigenti e complessi: i consumatori si sono evoluti e il retail è chiamato a dar risposte adeguate.
Ecco unda delle principali evidenze emerse dal convegno Cibo: trasparenza, salute, identità – Le sfide di un consumo consapevole, organizzato da Fiera Milano in occasione di Milano Food City nell’ambito di Retail Plaza by TUTTOFOOD, l’arena dedicata al retail innovativo che approfondisce le tendenze più promettenti.

Come hanno evidenziato i dati presentati da Nielsen, a fronte di vendite stabili sta cambiando la composizione del carrello. Crescono soprattutto bevande, ortofrutta e largo consumo confezionato e si moltiplicano i canali tra cui scegliere. E se supermercati e superstore rappresentano ancora oltre la metà delle vendite (52%) e l’e-commerce solo l’1,2%, quest’ultimo è il canale che cresce più rapidamente.
La causa del cambiamento nel paniere dei prodotti? L’irruzione sulla scena dei millennial: un consumatore che, rispetto ai baby boomer, è più interessato a conoscere i meccanismi del settore (80% contro 63%) o a capire come è prodotto ciò che mangia (81% contro 65%) e che è disposto a pagare di più per cibi più salutari (81% contro 67% a livello mondiale; 76% contro 70% in Italia).
Nel nostro Paese, in particolare, i consumatori sono disposti a spendere di più per prodotti artigianali o poco industriali (74%), di origine italiana (72%), senza conservanti (70%) o ancora, a km zero (63%) o poco elaborati (63%).
Cambiano quindi anche gli stili di consumo e a crescere di più sono le fasce opposte: da un lato i Golden Shopper (4,3 milioni di famiglie con una spesa media di 3.780 euro) e dall’altro i Low Price (altri 4,3 milioni di famiglie con una spesa media pari a 2.860 euro). Dal 2015 a oggi, nel complesso, queste due categorie sono aumentate di 2 milioni di famiglie, per una spesa aggiuntiva di 6,6 miliardi di euro, e oggi contano ciascuna per il 17,4% sul totale dei consumatori.

“Trasparenza, salute e identità sono le parole chiave per gestire questa complessità – ha commentato Romolo de Camillis, Retail Director di Nielsen Italia –. Il cibo risponde sempre più a bisogni esperienziali e sono in ascesa i consumi identitari come il vegetariano-vegano-flexitariano o i consumi halal e kosher. Le performance di vendita dei prodotti sono quindi legate sempre più alla loro capacità di comunicare un messaggio, che coinvolge tutta la filiera”.

Un ruolo “di sistema” sottolineato anche nei dati presentati da Giorgio Santambrogio, AD di Gruppo VéGé e Presidente di ADM – Associazione Distribuzione Moderna: “Ogni settimana 60 milioni di persone acquistano nei punti vendita della distribuzione organizzata, generando 101 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 7% del totale nazionale. Il 91,5% dei fornitori sono imprese italiane e di queste il 78% sono PMI che, grazie alle marche del distributore, hanno la possibilità di entrare in canali e generare volumi a cui difficilmente avrebbero accesso in altro modo”.

“In tema di trasparenza – ha aggiunto Andrea Colombo, Direttore Generale di Coop Lombardia – abbiamo varato ad esempio un progetto per la vendita di uova ottenute senza antibiotici e oggi, insieme con IBM, abbiamo lanciato una call per coinvolgere 70 giovani startup e ricercatori e rendere disponibili in modo affidabile le informazioni lungo tutta la filiera attraverso un’innovativa tecnologia blockchain”.

“Per Esselunga trasparenza, salute e identità significano essere l’unico distributore in Italia con propri impianti di produzione alimentare in gastronomia e pasticceria, con oltre 700 materie prime lavorate e 284 referenze prodotte – ha aggiunto Luca Magnani, Direttore Qualità di Esselunga –. Abbiamo un laboratorio con 47 esperti e sviluppiamo la conoscenza, la ricerca e la cultura di prodotto. Per produrre la paella, ad esempio, abbiamo mandato i nostri esperti per 10 giorni in Spagna a imparare la ricetta originale dagli chef spagnoli”.

Per Stéphane Coum, Direttore Operations di Carrefour Italia, oggi la distribuzione deve cambiare il proprio “centro di gravità”: “I punti vendita devono essere luoghi dove il cliente può non solo acquistare ma anche mangiare, scegliendo tra prodotti che rispondono alle esigenze di target diversi. Non è solo una questione di marketing: la distribuzione deve accompagnare la ‘food transition’, che vede cambiare il ruolo sociale del cibo e per questo noi ci impegniamo, ad esempio, a una ripartizione più equa dei profitti con i produttori, oltre che a valorizzare le eccellenze locali con progetti ad hoc, di cui alcuni anche in Italia”.

“Noi adottiamo da molti anni un approccio molto diretto alla trasparenza – ha concluso Mario Gasbarrino, AD di Unes – ad esempio, abbiamo eliminato le promozioni per sostituirle con prezzi più bassi sempre. Oggi scelte come queste stanno diventando necessità per tutti, perché il cliente, anche grazie a Internet, ha a disposizione sempre più informazioni e le sue richieste crescono. Con il progetto Viaggiatore Goloso il nostro gruppo ha anticipato questa tendenza e oggi la sta accompagnando verso le sue ulteriori evoluzioni esperienziali e identitarie”.

In linea con il format di Milano Food City, Retail Plaza by TUTTOFOOD si rivolge a un duplice target, tanto business quanto consumer, con iniziative che tratteggiano un ideale filo conduttore verso i temi e le tendenze che saranno approfonditi l’anno prossimo in manifestazione. Il dialogo con il consumatore e il cittadino si realizzerà durante la settimana di Milano Food City (8-13 maggio) attraverso diverse attività in-store come esperienze multimediali, viaggi esperienziali, degustazioni, happy hour e personal shopper in collaborazione con le Insegne partner. Il palinsesto completo delle iniziative è disponibile online all’indirizzo http://www.retailplaza.it/Page/14.

Non solo. In occasione di Milano Food City, Retail Plaza by TUTTOFOOD lancia un nuovo concetto di cashback “consapevole”: i consumatori che faranno la spesa utilizzando una delle due app Ti Frutta o ExtraSconti, scattando la foto dello scontrino, otterranno denaro spendibile per acquisti futuri di prodotti basati su trasparenza, salute e identità e potranno partecipare a Retail Plaza.

 

 

Misura sceglie i colori della natura per i suoi due nuovi lanci

Misura sceglie i colori della natura per i suoi due nuovi lanci: gli Snack e i Succhi 100% Frutta e Verdure con Spezie. In questo modo il brand del Gruppo Colussi, forte del suo storico know how nel mondo del wellness, lancia due proposte innovative nel mondo dell’alimentazione funzionale, coadiuvata dagli esperti dell’Università di Pollenzo.

Per un consumatore sempre più consapevole e esigente che non rinuncia al gusto, ma cerca anche benefit nutrizionali, elevati standard qualitativi, praticità d’utilizzo e rispetto per l’ambiente Misura ha confezionato due nuove proposte che vanno ad aggiungersi al già ricco portfolio composto da 47 prodotti, declinati in 7 categorie merceologiche e 9 linee.

Gli Snack

In 4 varianti, si caratterizzano per un mix unico di ingredienti naturalmente ricchi di proprietà benefiche per l’organismo e per un colore unico e distintivo che apporta un benefit nutrizionale specifico: la versione arancione è fonte naturale di Fosforo, quella viola apporta naturalmente Vitamina E, la verde fornisce rame (tutte e tre appartengono alla linea Natura Ricca). La variante marrone (che appartiene alla linea Fibresxtra) è invece fonte di Fibre.

I Succhi 100% Frutta e Verdure con Spezie

La gamma (che appartiene alla linea Natura Ricca) è composta da 3 varianti di mix unici di frutta e verdura, viola, arancione e gialla, ricchi naturalmente di nutrienti unici che forniscono benefici salutistici. I nuovi Succhi, preparati con il 100% di frutta e verdura senza aggiunta di acqua, sono rigorosamente senza aromi, conservanti, coloranti e zuccheri aggiunti, sono prodotti in Italia e apportano naturalmente benefici nutrizionali grazie semplicemente al mix degli ingredienti utilizzati.

Sono proposti in due formati rigorosamente in vetro: la bottiglia da 690 ml e quella, destinata a un consumo on the go, da 200 ml.

La scelta del vetro è dovuta a due essenziali motivazioni – spiega Cristina Lupatelli, dirttore marketing del Gruppo. In primis per via della sua trasparenza che rende immediatamente visibile ai consumatori il prodotto e poi per le sue prerogative protettive, indispensabili nella conservazione di un prodotto assolutamente privo di conservanti.

Queste le prerogative dei Succhi, ma quali sono stati i risultati dei test sui consumatori?

Positivi: essi infatti hanno accolto benei nuovi prodotti, riconoscendo al brand Misura la titolarità per una proposta nutrizionale di questo tipo, apprezzando i plus del packaging in vetro e il concetto di prodotto, promuovendone gli aspetti organolettici.

L’importanza dei colori

Sul fronte delle istituzioni l’attenzione ai colori nell’alimentazione e in particolare nella frutta e verdura è molto elevata come dimostra la campagna informativa promossa dal Ministero della Salute e in particolare dall’opuscolo Mangia a colori, Frutta e verdura 5 porzioni al giorno anche fuori casa. “Scegli 5 porzioni al giorno, di colore diverso. Ogni colore corrisponde a sostanze specifiche ad azione protettiva, per cui solo variando potrai coprire tutti i fabbisogni dell’organismo”. – dichiara l’opuscolo. E ancora: “Nella frutta e nella verdura il prezioso contenuto in acqua, vitamine, minerali, fibre e sostanze colorate protettive garantisce al nostro organismo un pieno di vitalità e salute, rinforza le difese e riduce il rischio di obesità, diabete, tumori e malattie cardiovascolari. Frutta e verdura, grazie all’elevato apporto di fibra, regolarizzano il transito intestinale e conferiscono un senso di sazietà, limitando il consumo di cibo. Alcune fibre, inoltre, contribuiscono ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue e a ridurre il rischio di ipertensione”.

Anche il Mipaaf – Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – con il Programma Frutta e verdura nelle scuole, prevede la fornitura e la distribuzione di frutta e verdura e punta a sensibilizzare i bambini e le loro famiglie, attraverso i docenti, sull’importanza di tali alimenti in un corretto stile alimentare.

 

 

 

 

 

 

Gluten free, l’evoluzione del mercato e dei canali secondo Schär

Come è evoluto il mondo del gluten free? Ne abbiamo parlato con Sara D’Agostini, Lead Marketing Italy di Schär, azienda italiana da 35 anni leader del senza glutine. Un settore in crescita, senz’altro, all’interno del comparto benessere (prodotti salutistici, integrali, biologici e gluten free) che secondo Nielsen nel corso degli ultimi due anni (anno terminante a maggio), ha guadagnato circa il 2% a valore. All’interno di questo comparto il bakery senza glutine che pesa il 7% a valore ha un trend del +20% rispetto nel 2017 sul 2016, per 56 milioni di euro. Una crescita trainata da merendine, fette biscottate e biscotti.

I canali: la Gdo raggiunge la farmacia, crescono gli specializzati

I canali in cui si vendono prodotti gluten free sono tre: la farmacia, la Gdo e i negozi specializzati, novità degli ultimi anni. “Tre canali che hanno vissuto un dinamismo importante con un passaggio di consumatori dal canale farmacia alla Gdo, dovuto al fatto che alcune insegne (oggi circa la metà) hanno attivato la rimborsabilità dei prodotti con il Sistema sanitario nazionale, con un grosso sforzo per attivarlo nei vari punti vendita perché il sistema varia da regione a regione e a volte anche da Asl ad Asl, ma anche con grandi vantaggi, perché il paziente celiaco spesso preferisce acquistare questi prodotti dove può anche fare il resto della spesa”.

Il canale dei negozi specializzati è costituito di punti vendita che vendono esclusivamente prodotti senza glutine: qui i consumatori hanno una scelta molto più vasta degli altri due canali perché sono metrature completamente dedicate a questi prodotti: è un canale che gode di ottima salute.

“La farmacia, canale storico, resta il più importante perché da un lato i prodotti li posso ordinare e ricevere il giorno stesso (utilizzano i corrieri dei farmaci, ndr) anche se il display è molto piccolo posso acquistare in teoria tutti i prodotti gluten free in commercio. La Gdo è quasi allo stesso livello, ma il passaggio di clienti dalla farmacia al momento si è assestato, mentre i negozi specializzati continuano a crescere a doppia cifra, sono realtà sempre più performanti”. 

Ma chi e quanti sono questi negozi? “Ci sono piccole catene e franchising ma sono realtà frammentate, quasi sempre indipendenti. Però il negozio specializzato ha il vantaggio di offrire centinaia di referenze e per il celiaco e chi sceglie di mangiare gluten free un punto di riferimento importante. È un canale non rilevato da Nielsen quindi non sappiamo esattamente quanti sono, ma per noi vale un 20% del mercato, sono molto concentrati al centro nord, nel Sud la farmacia è ancora il canale principe mentre al nord la Gdo è più forte.

Oltre la celiachia: alla ricerca di nuovi cereali

In Gdo c’è tutto un fenomeno di marche che in farmacia non esistono come i brand mass market che attirano anche quel consumatore che non ha problemi di salute ma decide davanti allo scaffale, al momento, di acquistare bio, vegetariano o senza glutine. È salutista e sperimenta con il cibo. Spesso compra prodotti senza glutine perché contengono il miglio, la quinoa, il grano saraceno, cereali diversi dal grano.

“Tradizionalmente i prodotti gluten free sono a base di mais e riso, noi come leader di mercato abbiamo iniziato a differenziare, usiamo i cereali nobili naturalmente senza glutine che nell’industria sono dimenticati: il teff, l’amaranto, l’avena, il miglio. Abbiamo anche contratti con coltivatori, ad esempio in Veneto per il miglio, perché avevamo difficoltà ad ottenere le quantità necessarie in una filiera controllata”.

 

Il consumatore in 4 tipi

Il consumatore di gluten free può essere segmentato in quattro classi: gli inconsapevoli, che comprano senza sapere di acquistare senza glutine, anche perché fanno confusione, e questo succede soprattutto con i brand mass market: sono il 60% dei consumatori, che spendono pochissimo; i celiaci sono il 4% ma generano un alto valore (in Italia l’incidenza della malattia sulla popolazione italiana sarebbe l’1% ma i diagnosticati sono 200mila dunque in teoria ci sono 400mila malati non diagnosticati, mentre la sensibilità al glutine è più alta – e controversa – e, non riconosciuta dall’Ssn quindi passa per la Gdo). Il 16% è sensibile al glutine, e il restante 20% sono consumatori che acquistano il senza glutine consapevolmente per scelta alimentare: “i motivi sono diversissimi alcuni vogliono variare la dieta, alcuni pensano di avere benefici per la salute, sono tante persone ma con una spesa media relativamente bassa e spesso non scelgono brand specializzati come noi, ma marchi mass market. Sono consumatori che cercano cose diverse nei prodotti e noi cerchiamo di rispondere a tutte le esigenze, anche se siamo nati come marchio dietetico e ancora oggi l’80% del nostro fatturato lo facciamo con i celiaci. La torta in realtà si è allargata, continuano a crescere i light buyer ma aumentano anche le nuove diagnosi, il l’ultima relazione sulla celiachia del ministero della Salute è del 2016 e parla di quasi 200mila diagnosticati, con 15mila diagnosi in più rispetto all’anno precedente”.

“La nostra gamma è fatta da più di 150 referenze che offrono tutti i momenti di consumo e quindi siamo grossi fautori dello scaffale dietetico in Gdo e facciamo molti progetti di category per definire come deve essere organizzato. Aiutiamo a definire la categoria, anche perché con l’aprirsi del mercato si è creata una grande confusione”.

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Schär presenta la nuova colazione senza glutine

Cambia la colazione gluten free grazie a Schär, l’azienda italiana leader del senza glutine. Del resto, si tretta del pasto più importante della giornata, che deve garantire energia e nutrienti adeguati per affrontare gli impegni quotidiani.

«La colazione è il primo, vero e proprio, pasto della giornata – spiega il Prof. Luca Piretta, specialista in Gastroenterologia, Endoscopia Digestiva e Scienza della Nutrizione Umana, membro del Dr. Schär Instituteche dovrebbe fornire in media 350-450 calorie, corrispondenti al 20% circa del fabbisogno energetico giornaliero. Per questo saltarla potrebbe comportare sonnolenza, difficoltà di concentrazione ed ipoglicemia. Ciò vale anche per i celiaci e per gli intolleranti al glutine che, come tutti, necessitano del corretto apporto di vitamine, sali minerali e proteine, ma soprattutto i carboidrati, tra i costituenti principali della nostra alimentazione perché facili da digerire e assimilare in quanto costituiscono l’energia “pulita” per il nostro organismo. Anche per la colazione del mattino, i celiaci possono, quindi, scegliere prodotti con carboidrati naturalmente privi di glutine, che sostituiscono egregiamente i cereali vietati e contare, così, su un’alimentazione varia ed equilibrata. Anche i grassi devono essere presenti nel primo pasto della giornata, anche se in quantità ridotte – continua Piretta –  Solitamente, se parliamo di prima colazione all’italiana, l’apporto di grassi è dato dal consumo di latte vaccino, intero o parzialmente scremato, ma non sono rari i casi in cui alla celiachia e all’intolleranza al glutine si accompagna anche l’intolleranza al lattosio. Sappiamo, infatti, che il deterioramento della mucosa intestinale può portare a una carenza di lattasi, inibendo così la completa idrolizzazione del lattosio con il conseguente mancato assorbimento dei monosaccaridi derivati (glucosio e galattosio). Anche in questi casi non bisogna eliminare dalla propria dieta il latte e i suoi derivati: in commercio esistono prodotti “delattosati”, che possono essere consumati in tutta sicurezza oppure consumare formaggi stagionati che hanno perso il lattosio durante la stagionatura». 

Nonostante circa 7 milioni di Italiani saltino ancora la prima colazione, va sottolineato come – nel nostro Paese – l’abitudine più radicata resti quella della prima colazione casalinga, anche se sta emergendo un nuovo trend di consumo all’insegna di una scelta salutistica e naturale, che vede frutta fresca e secca, centrifugati, tisane e tè affiancare gli alimenti classici della colazione all’italiana.  

Osservatorio Aidepi/Doxa 2016

«Non possiamo non apprezzare il ‘rito’ quotidiano della prima colazione in famiglia – rimarca la Dott.ssa Elena Dogliotti, biologa nutrizionista, membro del Dr Schär Instituteun grande classico della tradizione italiana che prevede il consumo di prodotti da forno, in abbinamento ad una bevanda calda, come latte, caffè, caffelatte, cappuccino o tè, e a spremuta d’arancia, marmellata, miele, cereali, muesli e yogurt. Il nostro modello di prima colazione, rispetto, ad esempio, a quella anglosassone prevalentemente a base di alimenti salati, è, infatti, meglio articolato e risponde a due obiettivi: smaltire la bile e migliorare i processi digestivi, mettendo stomaco e intestino in condizioni ideali per il resto della giornata. E questo vale anche per la prima colazione senza glutine. Oggi sono molti gli Italiani, soprattutto donne, che hanno disturbi collegati all’assunzione di glutine, un pubblico molto vasto e sempre più esigente che però – grazie all’innovazione nei processi produttivi e allo sviluppo di prodotti alimentari gluten-free – non deve più rinunciare al piacere di una gustosa prima colazione casalinga. Sempre senza perdere di vista la varietà e il gusto, caratteristiche fondamentali di un’alimentazione sana bilanciata e piacevole, a iniziare proprio dalla prima colazione».

Proprio per rispondere ai bisogni di tutti i consumatori gluten-free, Schär punta sempre di più non solo sulla grande attenzione alla Ricerca & Sviluppo, sulla scelta di materie prime e ingredienti di qualità a cominciare dai cereali naturalmente privi di glutine, come riso, mais, quinoa, teff, amaranto, grano saraceno che contengono molte vitamine del gruppo B, e sull’utilizzo di tecniche produttive d’avanguardia ma anche sul gusto. Gusto è sinonimo di sapore, piacere, gioia, godimento e soddisfazione… imprescindibili soprattutto quando si parla di prima colazione! 

Con Schär, la prima colazione è sempre un dolce risveglio grazie alla bontà e alla varietà rappresentata dai suoi tre “mondi”: la colazione classica, con i gustosi croissant, o i tanti biscotti della tradizione (Gran Risveglio, Petit, Frollini); la colazione benessere, con tanti prodotti ricchi in fibre (Carrotinis, Biscotto all’Avena, Cereal Bisco) e il piacere leggero di Bon Raisin, e la colazione golosa, con le nuove crostatine alla nocciola, i soft waffel e le torte (Lemon Cake, Marble Cake). E fino al 3 agosto, c’è ancora più gusto a fare colazione con i prodotti Schär (Carrotinis, Gocce di Luna, Hoops, Gran Risveglio, Biscotto all’avena, Frollini, Soft Waffle, Croissant Ambient, Petit, Bon Raisin, Bon Choc): è appena partita, infatti, la grande raccolta punti “Il Buongiorno che ti premia” per collezionare l’esclusivo set colazione e rendere ancora più allegra la tavola.

Il Gruppo Dr. Schär e il marchio Schär

Riconosciuto come pioniere e leader indiscusso nel mercato Europeo del senza glutine, il Gruppo Dr. Schär ha costruito una vasta offerta di prodotti senza glutine di alta qualità, innovativi e sicuri, garantendo sapore e varietà. Con oltre 150 prodotti, Schär risulta essere il marchio più forte del Gruppo Dr. Schär. Schär lavora da sempre al fianco di esperti per garantire non solo un’ampia gamma di prodotti, ma anche consulti e servizi che rendono più facile la vita a chi deve o vuole seguire una dieta senza glutine. Per ulteriori informazioni visita il sito www.drschaer.com o www.schaer.com.  

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Vini in Gdo, i buyer per Vinitaly vedono un 2018 positivo, ma i prezzi potrebbero aumentare

Vini a denominazione, vini a marchio del distributore, bollicine e vini tipici delle regioni: sono queste le categorie che si prevede nel 2018 saranno più vendute nella Gdo, con acquisti in aumento, ma anche un possibile rialzo dei prezzi dovuti a una vendemmia scarsa: è questo il sentiment diffuso tra i buyer vino della grande distribuzione che parteciperanno all’evento “Gdo Buyers’ Club” organizzato da Veronafiere per Vinitaly2018 (a Verona dal 15 al 18 aprile). Buone prospettive anche per il vino biologico, ancora di nicchia sugli scaffali dei supermercati.

Prezzo e valore dei vini comunuque aumentano nel canale: secondo laricerca IRI per Vinitaly le bottiglie da 0,75 si sono vendute nel 2017 con un prezzo medio di 4,32 euro al litro, con un aumento del 2,3% sull’anno precedente. Un processo di stabilizzazione del prezzo quasi fisiologico, che però potrebbe essere disturbato da aumenti di prezzo sensibili dovuti alla cattiva vendemmia del 2017.

 

La parola ai buyer

“L’aumento dei prezzi di vendita potrebbe portare a una riduzione degli acquisti – dice Francesco Scarcelli di Coop Italia –. Si rischia anche che l’aumento concesso all’acquisto si traduca in spinta promozionale, andando ulteriormente a svalorizzare il prodotto: l’invito che facciamo alle cantine è quello di essere flessibili, cercando di proporre listini sempre più in linea con il valore reale del prodotto”.

Aumenti che dovrebbero colpire più i vini da tavola, di uso quotidiano, che i vini a denominazione d’origine, secondo l’analisi di Valerio Frascaroli di Conad: “L’aumento dei prezzi è già in atto e proseguirà sui prodotti “tavola”. Sarà meno evidente sui prodotti di fascia medio/medio-alta dove una buona parte degli incrementi saranno probabilmente assorbiti dai distributori per non rallentare la crescita di questo segmento”.

La questione della definizione del prezzo più appropriato è semplificata nei vini offerti col marchio dell’insegna distributrice, un settore che nel 2017 ha pesato per il 13,7%  sulle vendite del vino e del 6% sulle bottiglie da 0,75cl (dati IRI, supermercati, iper, libero servizio piccolo) e sul quale diverse insegne puntano per il futuro.

“La nostra linea di vini a denominazione di origine a marchio Grandi Vigne – riferisce Marco Peduzzi di Iper, la Grande I –  presenta una fascia di prezzo molto ampia, tra i 4 e i 40 euro. Nel 2017 abbiamo venduto un milione di bottiglie, in un’offerta completa che comprende anche vino biologico, senza solfiti e anche mezze bottiglie”.

Anche il Gruppo Selex (insegne Famila, A&O ed altre insegne regionali) ha investito sul marchio “Le Vie dell’Uva”, come spiega Dario Triarico: “Sugli scaffali presentiamo 59 etichette con quel marchio con una fascia di prezzo per i vini più comuni che va dai 3 ai 5 euro e quella per le eccellenze enologiche regionali che va dai 6 euro in su. Nel 2017 abbiamo avuto una crescita delle vendite del 12% a volume”.

Nel 2018 nella Gdo potrebbero aumentare anche le vendite di vino e spumante biologico, oggi limitate a poco più di 4 milioni di litri per un valore di circa 24 milioni di euro, come testimoniato anche dal successo di un’insegna specializzata nel biologico come EcorNaturaSi: “Nel 2017 abbiamo registrato un incremento a volume del 9%, meglio i rossi dei bianchi, con gli spumanti oltre il 15% – spiega Michele Bonato – Ma questo è un settore ancora giovane che crescerà in tutta la grande distribuzione”.

 

Da Pignoletto a Passerina, i vini regionali più amati

Il 2017 ha fatto registrare un boom dei vini tipici delle regioni, che dovrebbe ripetersi nel 2018. Ecco i vini preferiti nelle diverse insegne: Capetta del Piemonte, Montecchio dalla Toscana, Terre de Trinci dall’Umbria (Gruppo Pam); Vermentino dalla Sardegna, Gewurztraminer dal Trentino Alto Adige, Pignoletto da Emilia Romagna (Conad); Primitivo dalla Puglia, Pecorino e Passerina da Marche e Abruzzo e Prosecco (Italy Discount); Chianti, Vermentino e Prosecco (Coop Italia).

Di vino e grande distribuzione si parlerà a Vinitaly2018 nei due tradizionali eventi organizzati da Veronafiere: la tavola rotonda del 16 aprile e il GDO Buyers’ Club del 16 e 17 aprile cui partecipano le catene Coop, Conad, Gruppo Selex, Carrefour, Iper la Grande I, Gruppo Vègè, Gruppo Pam, EcorNaturaSì, Italy Discount, S&C-Consorzio Distribuzione Italia.

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