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Schär presenta la nuova colazione senza glutine

Cambia la colazione gluten free grazie a Schär, l’azienda italiana leader del senza glutine. Del resto, si tretta del pasto più importante della giornata, che deve garantire energia e nutrienti adeguati per affrontare gli impegni quotidiani.

«La colazione è il primo, vero e proprio, pasto della giornata – spiega il Prof. Luca Piretta, specialista in Gastroenterologia, Endoscopia Digestiva e Scienza della Nutrizione Umana, membro del Dr. Schär Instituteche dovrebbe fornire in media 350-450 calorie, corrispondenti al 20% circa del fabbisogno energetico giornaliero. Per questo saltarla potrebbe comportare sonnolenza, difficoltà di concentrazione ed ipoglicemia. Ciò vale anche per i celiaci e per gli intolleranti al glutine che, come tutti, necessitano del corretto apporto di vitamine, sali minerali e proteine, ma soprattutto i carboidrati, tra i costituenti principali della nostra alimentazione perché facili da digerire e assimilare in quanto costituiscono l’energia “pulita” per il nostro organismo. Anche per la colazione del mattino, i celiaci possono, quindi, scegliere prodotti con carboidrati naturalmente privi di glutine, che sostituiscono egregiamente i cereali vietati e contare, così, su un’alimentazione varia ed equilibrata. Anche i grassi devono essere presenti nel primo pasto della giornata, anche se in quantità ridotte – continua Piretta –  Solitamente, se parliamo di prima colazione all’italiana, l’apporto di grassi è dato dal consumo di latte vaccino, intero o parzialmente scremato, ma non sono rari i casi in cui alla celiachia e all’intolleranza al glutine si accompagna anche l’intolleranza al lattosio. Sappiamo, infatti, che il deterioramento della mucosa intestinale può portare a una carenza di lattasi, inibendo così la completa idrolizzazione del lattosio con il conseguente mancato assorbimento dei monosaccaridi derivati (glucosio e galattosio). Anche in questi casi non bisogna eliminare dalla propria dieta il latte e i suoi derivati: in commercio esistono prodotti “delattosati”, che possono essere consumati in tutta sicurezza oppure consumare formaggi stagionati che hanno perso il lattosio durante la stagionatura». 

Nonostante circa 7 milioni di Italiani saltino ancora la prima colazione, va sottolineato come – nel nostro Paese – l’abitudine più radicata resti quella della prima colazione casalinga, anche se sta emergendo un nuovo trend di consumo all’insegna di una scelta salutistica e naturale, che vede frutta fresca e secca, centrifugati, tisane e tè affiancare gli alimenti classici della colazione all’italiana.  

Osservatorio Aidepi/Doxa 2016

«Non possiamo non apprezzare il ‘rito’ quotidiano della prima colazione in famiglia – rimarca la Dott.ssa Elena Dogliotti, biologa nutrizionista, membro del Dr Schär Instituteun grande classico della tradizione italiana che prevede il consumo di prodotti da forno, in abbinamento ad una bevanda calda, come latte, caffè, caffelatte, cappuccino o tè, e a spremuta d’arancia, marmellata, miele, cereali, muesli e yogurt. Il nostro modello di prima colazione, rispetto, ad esempio, a quella anglosassone prevalentemente a base di alimenti salati, è, infatti, meglio articolato e risponde a due obiettivi: smaltire la bile e migliorare i processi digestivi, mettendo stomaco e intestino in condizioni ideali per il resto della giornata. E questo vale anche per la prima colazione senza glutine. Oggi sono molti gli Italiani, soprattutto donne, che hanno disturbi collegati all’assunzione di glutine, un pubblico molto vasto e sempre più esigente che però – grazie all’innovazione nei processi produttivi e allo sviluppo di prodotti alimentari gluten-free – non deve più rinunciare al piacere di una gustosa prima colazione casalinga. Sempre senza perdere di vista la varietà e il gusto, caratteristiche fondamentali di un’alimentazione sana bilanciata e piacevole, a iniziare proprio dalla prima colazione».

Proprio per rispondere ai bisogni di tutti i consumatori gluten-free, Schär punta sempre di più non solo sulla grande attenzione alla Ricerca & Sviluppo, sulla scelta di materie prime e ingredienti di qualità a cominciare dai cereali naturalmente privi di glutine, come riso, mais, quinoa, teff, amaranto, grano saraceno che contengono molte vitamine del gruppo B, e sull’utilizzo di tecniche produttive d’avanguardia ma anche sul gusto. Gusto è sinonimo di sapore, piacere, gioia, godimento e soddisfazione… imprescindibili soprattutto quando si parla di prima colazione! 

Con Schär, la prima colazione è sempre un dolce risveglio grazie alla bontà e alla varietà rappresentata dai suoi tre “mondi”: la colazione classica, con i gustosi croissant, o i tanti biscotti della tradizione (Gran Risveglio, Petit, Frollini); la colazione benessere, con tanti prodotti ricchi in fibre (Carrotinis, Biscotto all’Avena, Cereal Bisco) e il piacere leggero di Bon Raisin, e la colazione golosa, con le nuove crostatine alla nocciola, i soft waffel e le torte (Lemon Cake, Marble Cake). E fino al 3 agosto, c’è ancora più gusto a fare colazione con i prodotti Schär (Carrotinis, Gocce di Luna, Hoops, Gran Risveglio, Biscotto all’avena, Frollini, Soft Waffle, Croissant Ambient, Petit, Bon Raisin, Bon Choc): è appena partita, infatti, la grande raccolta punti “Il Buongiorno che ti premia” per collezionare l’esclusivo set colazione e rendere ancora più allegra la tavola.

Il Gruppo Dr. Schär e il marchio Schär

Riconosciuto come pioniere e leader indiscusso nel mercato Europeo del senza glutine, il Gruppo Dr. Schär ha costruito una vasta offerta di prodotti senza glutine di alta qualità, innovativi e sicuri, garantendo sapore e varietà. Con oltre 150 prodotti, Schär risulta essere il marchio più forte del Gruppo Dr. Schär. Schär lavora da sempre al fianco di esperti per garantire non solo un’ampia gamma di prodotti, ma anche consulti e servizi che rendono più facile la vita a chi deve o vuole seguire una dieta senza glutine. Per ulteriori informazioni visita il sito www.drschaer.com o www.schaer.com.  

www.schaer.com

www.facebook.com/schaer

 

Vini in Gdo, i buyer per Vinitaly vedono un 2018 positivo, ma i prezzi potrebbero aumentare

Vini a denominazione, vini a marchio del distributore, bollicine e vini tipici delle regioni: sono queste le categorie che si prevede nel 2018 saranno più vendute nella Gdo, con acquisti in aumento, ma anche un possibile rialzo dei prezzi dovuti a una vendemmia scarsa: è questo il sentiment diffuso tra i buyer vino della grande distribuzione che parteciperanno all’evento “Gdo Buyers’ Club” organizzato da Veronafiere per Vinitaly2018 (a Verona dal 15 al 18 aprile). Buone prospettive anche per il vino biologico, ancora di nicchia sugli scaffali dei supermercati.

Prezzo e valore dei vini comunuque aumentano nel canale: secondo laricerca IRI per Vinitaly le bottiglie da 0,75 si sono vendute nel 2017 con un prezzo medio di 4,32 euro al litro, con un aumento del 2,3% sull’anno precedente. Un processo di stabilizzazione del prezzo quasi fisiologico, che però potrebbe essere disturbato da aumenti di prezzo sensibili dovuti alla cattiva vendemmia del 2017.

 

La parola ai buyer

“L’aumento dei prezzi di vendita potrebbe portare a una riduzione degli acquisti – dice Francesco Scarcelli di Coop Italia –. Si rischia anche che l’aumento concesso all’acquisto si traduca in spinta promozionale, andando ulteriormente a svalorizzare il prodotto: l’invito che facciamo alle cantine è quello di essere flessibili, cercando di proporre listini sempre più in linea con il valore reale del prodotto”.

Aumenti che dovrebbero colpire più i vini da tavola, di uso quotidiano, che i vini a denominazione d’origine, secondo l’analisi di Valerio Frascaroli di Conad: “L’aumento dei prezzi è già in atto e proseguirà sui prodotti “tavola”. Sarà meno evidente sui prodotti di fascia medio/medio-alta dove una buona parte degli incrementi saranno probabilmente assorbiti dai distributori per non rallentare la crescita di questo segmento”.

La questione della definizione del prezzo più appropriato è semplificata nei vini offerti col marchio dell’insegna distributrice, un settore che nel 2017 ha pesato per il 13,7%  sulle vendite del vino e del 6% sulle bottiglie da 0,75cl (dati IRI, supermercati, iper, libero servizio piccolo) e sul quale diverse insegne puntano per il futuro.

“La nostra linea di vini a denominazione di origine a marchio Grandi Vigne – riferisce Marco Peduzzi di Iper, la Grande I –  presenta una fascia di prezzo molto ampia, tra i 4 e i 40 euro. Nel 2017 abbiamo venduto un milione di bottiglie, in un’offerta completa che comprende anche vino biologico, senza solfiti e anche mezze bottiglie”.

Anche il Gruppo Selex (insegne Famila, A&O ed altre insegne regionali) ha investito sul marchio “Le Vie dell’Uva”, come spiega Dario Triarico: “Sugli scaffali presentiamo 59 etichette con quel marchio con una fascia di prezzo per i vini più comuni che va dai 3 ai 5 euro e quella per le eccellenze enologiche regionali che va dai 6 euro in su. Nel 2017 abbiamo avuto una crescita delle vendite del 12% a volume”.

Nel 2018 nella Gdo potrebbero aumentare anche le vendite di vino e spumante biologico, oggi limitate a poco più di 4 milioni di litri per un valore di circa 24 milioni di euro, come testimoniato anche dal successo di un’insegna specializzata nel biologico come EcorNaturaSi: “Nel 2017 abbiamo registrato un incremento a volume del 9%, meglio i rossi dei bianchi, con gli spumanti oltre il 15% – spiega Michele Bonato – Ma questo è un settore ancora giovane che crescerà in tutta la grande distribuzione”.

 

Da Pignoletto a Passerina, i vini regionali più amati

Il 2017 ha fatto registrare un boom dei vini tipici delle regioni, che dovrebbe ripetersi nel 2018. Ecco i vini preferiti nelle diverse insegne: Capetta del Piemonte, Montecchio dalla Toscana, Terre de Trinci dall’Umbria (Gruppo Pam); Vermentino dalla Sardegna, Gewurztraminer dal Trentino Alto Adige, Pignoletto da Emilia Romagna (Conad); Primitivo dalla Puglia, Pecorino e Passerina da Marche e Abruzzo e Prosecco (Italy Discount); Chianti, Vermentino e Prosecco (Coop Italia).

Di vino e grande distribuzione si parlerà a Vinitaly2018 nei due tradizionali eventi organizzati da Veronafiere: la tavola rotonda del 16 aprile e il GDO Buyers’ Club del 16 e 17 aprile cui partecipano le catene Coop, Conad, Gruppo Selex, Carrefour, Iper la Grande I, Gruppo Vègè, Gruppo Pam, EcorNaturaSì, Italy Discount, S&C-Consorzio Distribuzione Italia.

Tempo libero, quanto mi manchi… gli italiani lo passano tra relax, fitness e fai da te

Tempo libero: tutti lo vogliono, pochi ne hanno a sufficienza: ma come impiegano gli italiani questi preziosi scampoli di tempo rubati al laboro e alle incombenze quotidiane? Un’analisi viene dall’ultimo Osservatorio mensile Findomestic, realizzato in collaborazione con Doxa. dal quale si scopre come questo tempo libero posa anche essere “monetizzato”: infatti più della metà degli italiani (quasi 6 italiani su 10, il 57%) non spende più di 100 euro al mese per i propri hobby, il 14% ne spende fino a 150 e il 10% anche oltre. E cosa comprano gli italiani per “coccolarsi” con attività dedicate a se stessi? Secondo Findomestic c’è una maggiore propensione all’acquisto di attrezzature e abbigliamento per lo sport 28,8% (+ 4,3% rispetto ad un anno fa) e per le attrezzature per il fai-da-te: 31% (+ 1,8% nell’ultimo anno).

Fermo restando che il tempo libero è troppo poco, o comunque così la pensano quasi 6 italiani su 10, soprattutto donne (le più a coro di work-life balance, com’è noto), quel poco viene  prevalentemente alla famiglia (46%). Il ritratto è quello di un Paese che fatica a concedersi svago e relax.

Per il 65% degli intervistati da Findomestic il tempo libero rappresenta principalmente un’occasione per rilassarsi e riposarsi. Dopo la famiglia, nella lista delle attività preferite figurano nell’ordine fare sport (29,1%), guardare la TV (28,8%), leggere (27,6%), navigare su internet o usare i social media (24,7%), stare con gli amici (24,7%), dedicarsi a attività manuali o lavori creativi (17,9%). Tra gli sportivi, il 24,6% va in palestra, il 18,5% ama camminare, il 14,6% si dedica alla corsa e il 12,3% alla bicicletta. Tra gli appassionati del fai-da-te, il 30,6% pratica il giardinaggio, il 21,9% lavora il legno e realizza piccoli interventi di muratura e il 19,6% si interessa al cucito e al lavoro a maglia.

 

Ancora questione di genere

Donne penalizzate come non mai: il 26,8% riesce a ritagliarsi non più di due ore a settimana di tempo libero e il 7,3% non trova alcun momento per sé. Tra gli uomini, invece, solo il 3,3% afferma di non avere tempo libero a disposizione. Il sondaggio di Findomestic dimostra che le differenze di genere sono anche qualitative. Ad esempio la lettura è prettamente femminile: le lettrici abituali sono il 36,9%, mentre gli uomini si fermano al 20,8%. Appannaggio delle donne è anche lo shopping (18,2% contro l’11,1% degli uomini), mentre sono targati al maschile lo sport (33% uomini e 23,8% donne) e il video-gaming (7,1% uomini e 0,9% donne).

 

Pre-millennials in sofferenza

Secondo il sondaggio della società di credito al consumo del Gruppo BNP Paribas una persona su quattro riesce a dedicarsi ai suoi hobby solo nel weekend. I più insoddisfatti sono i 35-44enni: ben il 62% dichiara di avere troppo poco tempo libero o di non averne affatto; nella fascia tra i 18-24 anni il 58% afferma invece di averne abbastanza o perfino molto.

Se l’età è un fattore che non sembra influire in misura significativa sulla scelta degli hobby, sorprendere un dato: sono soprattutto i 55-64enni a passare il proprio tempo libero su Internet e sui social network, ben il 31,6%, contro il 21,1% dei 25-34enni.

 

Al Nord più lettori, al Sud più social, bricoleur nelle isole

Analizzando gli hobby più diffusi, l’Osservatorio Findomestic rileva differenze – in alcuni casi profonde – tra le varie aree d’Italia. Il record di lettori spetta al Nord-Ovest con il 33,5%, mentre al Sud gli habitué della lettura sono quasi la metà (19,5%). Al Sud si registra il picco dei ‘maniaci’ dei social network per svago (il 31,9% contro il 21,8% del Nord-Est), nelle isole vincono le attività manuali-creative (25,4% contro il 13% del Sud), mentre le visite a mostre e musei sono più frequenti nel Nord-Ovest (12,5% a fronte del 7% nel Sud).

FruttAmaMi, dedicato ai frutti della Natura e a chi li ama, pronto al debutto

È pronto sul nastro di partenza FruttAmaMi, il primo Festival dei Frutti della Natura… e di chi li ama,  evento ideato per parlare di medicina naturale, benessere, sostenibilità, ecologia, cultura locale del cibo, tendenze alimentari come veganismo, fruttarismo, igienismo naturale, crudismo.

L’appuntamento è per il 14 e il 15 aprile 2018 a Milano presso Novotel Milano Nord Cà Granda – viale Suzzani 13 (MM5 Ca’ Granda). 

Sbirciamo il programma…

Alcuni ospiti e relatori:

Domenico Battaglia, Mauro Bertamè, Arianna Bianchi, Piermario Biava, Gigliola Braga, Antonio Canino, Debora Cantarutti, Giovanni Castellani, Antonella Chiurco, Massimo Citro, Giuseppe Cocca, Silvia Criscione, Giusi De Francesco, Giorgio Della Monica, Paola Di Giambattista, Margherita Enrico, Silvia Franzini, Antonino Frustaglia, Marcello Ghiselli, Ferdinando A. Giannone, Elisabetta Iannello, Michele Manca, Marco Missaglia, Stefano Momentè, Silvia Pietta, Leonardo Pinelli, Manuela Ravaglioli, Michele Riefoli, Gianbattista Rossi, Carmelo Scaffidi, Luca Scarantino, Piergiorgio Spaggiari, Luca Speranza, Claudio Viacava, Gianluigi Zaffaroni…
Si ringraziano per la collaborazione:
Supervisione Comunicazione e Responsabile Rapporti Istituzionali Annamaria Barbato Ricci
Responsabile PR e Comunicazione Paola Piovesana
Responsabile Ecologia Fiorello Cortiana
Alcuni testimonial e guest:
•Chef Pietro Leemann, Ambassador dell’Evento
•Thomas Torelli, produttore e regista
•Dottor Colin Campbell, in diretta streaming
•VeganFest di Lucca, in diretta streaming con Lorenzo Ferrante, Marilù Mengoni e Vasco Merciadri
•Associazione Le Donne dell’Ortofrutta
•Incantautrice Marquica, in concerto

Alcuni eventi:

•Showcooking – Nutrizionisti e Chef a confronto con Pietro Leemann del Ristorante Joia, Shifu ShiHengDing del Ristorante Shaolin State of Harmony – Raw Vegan, Andrea Lopopolo, Marzia Riva, Dario Beluffi, Legù
•Mini-trattamenti Shiatsu gratuiti e Cerimonia di Ōryōki a cura del Monastero Zen «Il Cerchio»
•Mini-trattamenti gratuiti di Riflessologia del piede e della mano a cura del Prof. Marcello Ghiselli
•Lezione di Nordic Walking a cura di Luigi Bellaria
•Astrologia e BenEssere – Il Cibo delle Stelle a cura di Janani Pedrazzini
•Meditazione Chan e Shaolin Qi-gong a cura di Shifu ShiHengChan
•Lezione di Qi-gong Wudang Taoista; dimostrazione di Tai chi, ventaglio e spada del Tai chi a cura del Prof. Marcello Ghiselli

Voglia di saltare la fila?

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Risparmio e italiani: uomini e donne lo fanno in maniera diversa. L’indagine Facile.it

Risparmio sì, risparmio no: l’Italia risparmia?

Dipende: non tutti i nostri connazionali sono propensi a farlo e – soprattutto- non nello stesso modo. Ce lo raccanto la recente indagine commissionata da Facile.it (in occasione dell’apertura del Facile.it Store di Roma) a mUp Research.

Il primo dato interessante è che all’interno delle famiglie, l’attenzione al risparmio nelle attività domestiche è  principalmente appannaggio delle donne (58%) e dei 35-54enni (43%). Non basta, relativamente alle modalità di risparmio fiocccano le liti domestiche: pare siano ben 5,8 le discussioni medie che, ogni mese, una famiglia italiana intesse attorno alle spese di casa.

E la motivazione è semplice: 17,2 milioni di italiani rispondono “perché uno di noi è veramente sprecone” e 14,5 milioni, di contro, affermano che la causa è l’eccessiva parsimonia di qualcuno dei componenti della famiglia.

Se poi si prova ad individuare chi sia il più sprecono e chi il più taccagno, ecco la sorpesa: l’uomo si aggiudica entrambi i primati, indicato come sprecone dal 58% dei rispondenti e come taccagno dal 55%.

 

Questi i risultati al netto del bebè: dopo il lieto evento, infatti può accadere che il papà diventi ancor più parsimonioso (da 55% a 66%), la mamma, invece, più propensa a “sprecare” (da 42% a 50%).

Le azioni più risparmiose

Oltre a quelle consapevoli e virtuose come usare lavatrice e lavastoviglie solo se a pieno carico (70,7% dei rispondenti lo fa) e chiudere sempre i rubinetti quando ci si lava i denti (69,6%), ci sono anche atteggiamenti un po’ sopra le righe…

Ecco alcuni dei più sorprendenti: 

6,1 milioni di italiani ammettono di riutilizzare più volte alluminio o pellicola trasparente per alimenti;

5,3 milioni di automobilisti, quando si trovano a percorrere strade in discesa, mettono l’auto in folle per risparmiare carburante;

2,6 milioni di italiane ammettono di aprire a metà i dischetti struccanti così da poterli usare più volte;

5,5 milioni dividono in due i tovagliolini di carta

Se poi ci spostiamo all’interno dei luoghi di consumo vediamo che 11,5 milioni di persone dichiarano di cambiare continuamente supermercato per inseguire le offerte mentre sono 3 milioni i cittadini che, per risparmiare, comprano solo alimenti prossimi alla scadenza e quindi in sconto

Eppure, nonostante gli sforzi messi in campo, sembra che il risparmio conseguito in questo modo dagli italiani sia basso; secondo quanto dichiarato dai rispondenti, in media il vantaggio economico ottenuto in un anno grazie a questi espedienti è di 239 euro e, per il 39%, addirittura inferiore a 100 euro.

Le voci più dispendiose

Assicurazione auto, luce e gas sono le voci che pesano di più, ma se per l’RC auto sono 16,9 milioni gli italiani che nel 2017 sono già riusciti ad abbattere i costi, le tariffe luce e gas sono quelle su cui si vorrebbe risparmiare di più nel 2018.

La crescente consapevolezza dei consumatori verso il tema del risparmio emerge anche dal fatto che, sempre più spesso, si cerca di risparmiare anche su altri prodotti; sono 7,5 milioni gli italiani che vorrebbero ridurre i costi del conto corrente e, 4,5 milioni, quelli che vorrebbero farlo per la carta di credito.

Ma come ci si informa in merito? Dall’indagine è emerso che Internet è ormai la prima fonte di informazione; è sul web che 24,4 milioni di italiani cercano soluzioni per il risparmio e tra le diverse opzioni offerte dalla Rete il canale più utilizzato è rappresentato dai comparatori, usati da 11,8 milioni di utenti.

*L’indagine è stata condotta da mUp Researchcon l’ausilio di Norstat su un campione rappresentativo della popolazione nazionale.

Cosa viene in mente quando si dice papà? Pasta e cibo associazioni perfette

Papà fa rima con pasta: è infatti questa, a sorpresa (alzi la mano chi pensava, che so, al barbeque?), l’alimento che più si associa all’idea di papà.  A rivelarlo nel giorno della festa a lui dedicata è una ricerca realizzata da Doxa per Deliveroo, il servizio di food delivery, che ha indagato sulle associazioni in ambito cibo che gli italiani fanno quando si evoca la figura del papà e i regali preferiti.

Sarà per la il gusto rassicurante, la concreta soddisfazione e il senso di benessere che ci da quando la mangiamo o perché è semplicemente il piatto preferito da noi italiani, resta il fatto che la pasta spopola, con il 52% delle preferenze (segnalata in modo particolare dagli over 54) come alimento che evoca la figura del padre a tavola, seguita da carne, 48% (scelta specie dai più giovani, nei quali la percentuale di preferenze sale al 60%), da salumi e affettati per il 44% e formaggi per il 38%. Più staccati invece, chi sa perché, pesce e dolci, rispettivamente il 25% e 23% delle preferenze.

 

Il regalo ideale si mangia

È comunque il cibo, quanto al regalo ideale per il proprio genitore, in cima alla lista ai pensieri degli italiani: soprattutto dolci e salumi (e qua cadiamo in contraddizione).

Un intervistato su tre regalerebbe infatti al proprio padre un dolce o addirittura un prosciutto intero (34%) o in alternativa un barbecue per grigliare (33%). Solo al quarto posto delle preferenze la tradizionale cravatta (28%) seguita da un libro (26%), da una cena preparata dallo chef da lui preferito (22%) e da un biglietto per assistere allo stadio ad una partita della propria squadra del cuore (21%). Le donne se devono scegliere come festeggiare il papà favoriscono il dolce (38%). Il barbecue è la scelta preferita nella fascia d’età 35-44 anni mentre i più giovani, dai 18 ai 24 anni, amano particolarmente l’idea di regalare un prosciutto intero (36%) o un biglietto per lo stadio (30%). E se avessero ragione loro?

Consumi Under 35: più edonismo senza figli, più salute con, ma restano tutti green

Ecologia, benessere, salute. Sono i principali fattori che guidano e orientano i consumi degli “under 35”, la fascia di popolazione più sensibile ai valori emergenti della società e più consapevole nelle scelte di acquisto. Persone che guidano la svolta etica degli stili di vita, puntando al rispetto per l’ambiente e per gli animali, all’attenzione al tema delle intolleranze alimentari e talvolta all’alimentazione veggie. Il profilo di questi consumatori esigenti e informati è tracciato dalla seconda edizione dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy. Due in particolare le tipologie di “under 35” individuate dalla ricerca, con consumi un po’ diversi tra di loro.

 

Senza figli: eco, animalisti, ricercano il benessere e il free from

Da un lato ci sono le cosiddette “pre-familiy”, ovvero single e coppie senza figli che perciò sono più liberi di intercettare e interpretare al meglio i nuovi valori e le tendenze emergenti nel largo consumo. Dall’osservatorio Immagino emerge che sono loro ad acquistare più prodotti “ecologici”: spendono più della media italiana in prodotti per la cura personale definiti “senza parabeni”, “vegan” e “cruelty free”. È quasi scontato che anche l’acquisto di prodotti alimentari sia guidata da esigenze di benessere e di forma fisica. Nel carrello della spesa degli “under 35” hanno un peso sopra la media i prodotti con poche calorie e a basso tenore di zuccheri, quelli “senza” (che siano il lattosio, gli allergeni, il glutammato, il glutine). Meno presenti nel carrello, invece, gli alimenti definiti in etichetta “biologici” o “senza OGM” e quelli caratterizzati da una delle indicazioni geografiche europee (come Dop, Doc e Igp), forse a causa del costo troppo elevato per la limitata disponibilità economica degli “under 35”.

 

Con figli: nel nome della salute e della sicurezza alimentare

Quando poi arriva un figlio cambia tutto. Nasce la “new family” under 35, con bisogni e conseguentemente consumi di altro genere. Le scelte più edonistiche o legate alla forma fisica sono sostituite da quelle dettate dal soddisfacimento dei bisogni dei figli. Nelle famiglie giovani con bimbi fino a sette anni crescono le spese per l’acquisto di prodotti privi dei nutrienti che vanno controllati nell’alimentazione dei bambini (come sale e zuccheri) e di quelli che, al contrario, hanno un alto tenore di nutrienti importanti nell’età della crescita (come ferro, calcio e vitamine). Anche qui vanno per la maggiore i prodotti “senza” ma in questo caso a essere sbianchettati sono gli additivi, i coloranti e i conservanti. Le new family sono attente alla giusta presenza in tavola di alimenti vegetali ma non eliminano gli alimenti di origine animale: dall’analisi dell’Osservatorio Immagino emerge che per questi consumatori il fenomeno “veggie” registra una minor diffusione sia rispetto alla media nazionale sia rispetto al cluster di famiglie più giovani.

Nessun passo indietro, invece, da parte dei giovani genitori sulla difesa dei valori di fondo della loro generazione improntati all’ecologia: anche nel budget di spesa delle nuove famiglie trovano ampio spazio i prodotti green, quelli biologici, i cruelty free, e i prodotti biodegradabili o confezionati in plastica riciclata.

 

Foto: Lou Liebau / Unsplash

Web Window by Kasanova+, per uno shopping h24

Web Window: il negozio si affaccia sulla strada per regalare ai potenziali clienti un’esperienza d’acquisto “a tempo pieno”. Ecco l’ultimo nuovo progetto firmato Kasanova+, che ha deciso di stare “dalla parte di chi compra”.

Ad offrire questo nuovo servizio è il punto vendita in questione Kasanova + di Varese in Piazza XX Settembre 6 Angolo Via Mazzini 14,  uno dei più hi-tech e all’avanguardia in Italia grazie a quei contenuti emozionali pensati per uno shopping tour suggestivo nei tre piani d’esposizione su una superficie di poco meno di mille metri quadrati.

Vetrine interattive

La proposta innovativa di Casanova+ si concretizza nelle vetrine  esterne dove ci sono due monitor da 42 pollici che invitano il cliente, con immagini in movimento, a interagire.  Al tocco del monitor da parte del cliente, si apre una schermata con tutti gli ambienti della casa e, con la funzionalità scroll si  scorrono i prodotti presenti in negozio, le loro caratteristiche e il prezzo. Una scritta “approfittane subito” avvisa che confermando l’ordine si potrà usufruire del 10 % di sconto alla cassa.

Ordine espresso

Una volta terminata la spesa l’ordine verrà inviato direttamente alla cassa del negozio dove il cliente potrà “riscattare” la sua promozione.

“Con la Web Window vogliamo uscire dal negozio per mostrare, a chi passeggia in prossimità dello store, ventiquattr’ore su ventiquattro, il work in progress delle idee d’acquisto che proponiamo e accoglierlo con un ‘benvenuto’ nella nostra grande famiglia” spiega Maurizio Ghidelli, Amministratore Delegato di Kasanova S.P.A.

Cresce l’export per l’Italia, toccando nel 2017 la quota record di 40 mld

Come si dice? Da cosa nasce cosa. E dalla crisi dei consumi che per un decennio ha imperversato nel nostro Paese, è nata (o meglio si è fortemente rafforzata) una diversa strategia commerciale basata sull’export.

Non è un caso, infatti che dal 2007 (anno d’esordio della crisi) al 2017 il valore delle esportazioni agroalimentari italiane è passato da 22 ad oltre 40 miliardi di euro, record storico, sebbene ancora lontano dall’ambizioso traguardo che il Paese si è dato dei 50 miliardi al 2020.

Ecco una delle evidenze principali della relazione di Nomisma presentata in occasione del convegno “L’agroalimentare italiano alla prova dell’internazionalizzazione”, evento organizzato presso il Savoia Hotel di Bologna dallo studio legale LS Lexjus Sinacta e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Ioanna Stavropoulou (Granarolo spa), Giordano Emo Capodilista (Confagricoltura), Massimiliano Montalti (Assologistica), Andrea Villani (A.G.E.R.), Damiano Frosi (Politecnico di Milano).

Nonostante questo l’Italia non è ancora sul podio dei paesi esportaori, ma in Europa detiene il 5° posto dietro Olanda, Germania, Francia e Spagna. Evidentemente la reputazione da sola non è in grado di sancire il successo. Servono anche organizzazione, competenza e conoscenza, caratteristiche appannaggio delle imprese più strutturate.

Il nostro Paese, ancora, sconta un po’ il vezzo del piccolo è bello: basti pensare che in Italia solamente l’1,7% delle imprese alimentari ha più di 50 addetti – contro il 10,5% della Germania o il 4,1% della Spagna – ed è in grado di esportare circa il 30% della propria produzione.

Questa peculiarità spiega anche la nostra ridotta presenza sui mercati lontani:  i due terzi dell’export agroalimentare italiano, infatti, sono ancora destinati a mercati “di prossimità”, cioè Paesi dell’Unione Europea, mentre la restante quota si distribuisce tra America (13,5%), Asia (9%), altri Paesi Europei (7,6%), Africa (2,4%), sebbene – e da qui si comprendono le ulteriori potenzialità inespresse del food&beverage italiano – nell’ultimo decennio il nostro export agroalimentare sia cresciuto del 229% verso il Medio Oriente, del 197% in Asia centrale, del 163% in Asia Orientale e del 123% nei paesi del centro-sud America.

A proposito di queste criticità, Denis Pantini, Responsabile dell’Area Agroalimentare di Nomisma ha commentato: “Affinché l’export dei prodotti agroalimentari italiani aumenti, è indispensabile che si allarghi la base delle imprese esportatrici, in larga parte riconducibili ad aziende medio-grandi e rappresentanti una quota ancora ridotta del totale, meno del 20% del settore”.

Le criticità

Sul mercato internazionale, le opportunità di crescitanon mancano: nei prossimi 5 anni, infatti, ci si attende i corrispondenza a un incremento del reddito pro capite, una ulteriore crescita dei consumi alimentari in molti dei principali mercati mondiali: Stati Uniti (+24%), Cina (+44%), India (+85%), Russia (+45%), Corea del Sud (+22%), Canada (+35%).

Il problema dell’Italia è quello della concorrenza di altri paesi agguerriti, specializzati e con condizioni fiscali ben diverse. Non dimentichiamo, infatti, che tra le difficoltà che rendono la vita difficile alle PMI italiane in questa corsa all’export, figurano dazi e barriere non tariffarie che rappresentano spesso ostacoli insormontabili. Tra il 2012 e il 2016 il numero di misure sanitarie e fitosanitarie e barriere tecniche e commerciali è aumentato rispettivamente del 43% e 99%, per non parlare dei dazi medi all’import che in alcuni casi sono superiori al 30% ad valorem. In quest’ottica, gli accordi commerciali giocano certamente un ruolo di primo piano; ne è una dimostrazione quanto sta accadendo sul mercato del vino in Cina, dove Australia e Cile, grazie ad accordi bilaterali che hanno azzerato i dazi all’importazione, insieme hanno eroso più del 10% del mercato a Francia, Italia e Spagna (che all’opposto non godono di queste agevolazioni).

 

Fonte: Nomisma Agrifood Monitor

Molecola celebra il Made in Italy e guarda al mercato internazionale

Dalla prima lattina alla bottiglia in vetro, dalla grande distribuzione al mondo dell’Horeca: Molecola, la prima cola interamente italiana, compie un nuovo e significativo passo avanti. La presentazione ufficiale, dal titolo Molecola: dal sogno alla realizzazione di una cola italiana  ha avuto luogo a Bologna presso FICO Eataly World. Nel corso dell’evento sono stati presentati la nuova bottiglia in vetro “90.60.90” – ideata da Curve Creative Studio e realizzata da Verallia per il canale della ristorazione – e la nuova Molecola Bio & Fair Trade.

L’incontro, presentato da Gianluca e Nicola Vitello di Radio Deejay, ha visto tra i relatori Francesco Bianco, Fondatore e Partner Molecola, Marco Gallo, Fondatore e Direttore Creativo Curve Studio Torino, Laura Miotto, Responsabile Marketing e Clienti Internazionali Verallia Italia, Luigi Rivaroli, Ingegnere di processo e sviluppo prodotto Verallia Italia, Stefano Dozio, Direttore Generale Gruppo Co.Pro.B. Italia Zuccheri, Marco Masselli, Direttore Generale e Vicepresidente Italian Identity e Antonio Biella, Direttore Generale San Bernardo.

Il progetto Molecola
Ispirata ad un’antica ricetta piemontese di fine Ottocento riscoperta da Francesco Bianco e Graziano Scaglia, Molecola nasce all’inizio del 2013 per soddisfare l’esigenza del mercato italiano di avere un prodotto che fosse massima espressione del Made in Italy, realizzato con ingredienti nazionali e preparato con saperi codificati della nostra tradizione. Una motivazione forte che ha contribuito a costruire l’identità di Molecola, frutto della collaborazione con importanti attori del panorama italiano, permettendole di ottenere la certificazione Italcheck da Italian Identity come prodotto 100% Made in Italy con l’Audit Partner Agroqualità.

Tra i protagonisti del progetto Molecola, Italia Zuccheri, cooperativa bolognese capace di garantire all’Italia una riserva strategica di zucchero grazie ai suoi 5.700 bieticoltori associati che, coltivando barbabietole nei campi dell’Emilia Romagna e del Veneto, consentono un completo controllo della filiera dal campo al cliente. Italia Zuccheri è così in grado di fornire uno zucchero totalmente italiano per la realizzazione della bevanda.

Tutto italiano anche l’imbottigliamento di Molecola: a Fidenza (Parma) prendono vita le lattine, primo confezionamento della bevanda, mentre a Ormea (Cuneo) vengono riempite le bottiglie in PET, destinate alla grande distribuzione. Recente è, invece, la collaborazione con Verallia Italia, tra i leader mondiali negli imballaggi in vetro per l’industria alimentare, con cui è stata realizzata la nuova bottiglia per il mondo Horeca nello stabilimento di Gazzo Veronese (Verona).

La nuova bottiglia per il canale Horeca
Concepita e realizzata dall’agenzia torinese Curve Creative Studio e realizzata da Verallia, la nuova bottiglia in vetro “90.60.90”, lavorata come la trama di un tessuto sartoriale, gioca con le linee sinuose ed accattivanti che ricordano la silhouette delle dive italiane degli anni Cinquanta, periodo d’oro del cinema italiano, in cui sono riconoscibili il vitino da vespa e i fianchi prosperosi delle attrici che hanno contribuito a creare in tutto il mondo il mito dell’italianità. Questa bottiglia esclusiva, che apre la distribuzione di Molecola ai canali dell’Horeca, è stata pensata per esaltare le particolarità del prodotto nel contesto della ristorazione e risulta anche vantaggiosa da un punto di vista della user experience, facilitandone la presa con una lavorazione ergonomica e antiscivolo che abbina estetica e funzione. Un’ulteriore attenzione all’usabilità è data dall’utilizzo, nella parte inferiore della bottiglia, del testo in braille che riporta il nome della bevanda e della bottiglia, garantendone un’elevata accessibilità.

La Nuova Molecola Bio & Fair Trade
Accanto alla nuova bottiglia in vetro, Molecola lancia inoltre sul mercato la versione Bio & Fair Trade: insieme al consorzio Altromercato, principale realtà di Commercio Equo e Solidale in Italia, è stato infatti creato un prodotto realizzato con ingredienti selezionati, provenienti esclusivamente da coltivazioni biologiche e produzioni fairtrade, come lo zucchero di canna, che va a sostituire lo zucchero bianco della barbabietola, ed il guaranà, che prende il posto della caffeina.

«La nostra forza è stata di riuscire ad aggregare intorno a questo progetto grandi realtà italiane, che condividessero con noi idee, esperienza e passione – dichiara Francesco Bianco, Fondatore e Partner Molecola. – La ricetta è nata a Torino, dove abbiamo sperimentato le prime produzioni, e da qui siamo partiti alla ricerca di partner in tutta Italia per rendere Molecola un prodotto unico “nel gusto e nel cuore”. Abbiamo cercato di unire le eccellenze del nostro Paese, piccole e grandi molecole, che insieme hanno dato vita a una bevanda in grado di rappresentare il Made in Italy in tutto il mondo. Grazie al supporto di Eataly, siamo riusciti a portare Molecola a New York, a Chicago, in Russia, in Brasile e a Stoccolma. Oggi ci ritroviamo con una gamma completa di prodotti e siamo pronti ad affrontare il mercato italiano e quello internazionale».

La parola a Verallia

La vera missione affidata a Verallia nell’ambito del progetto Molecola 90-60-90 è stata quella di tradurre e applicare al vetro un progetto di stile che puntava a creare una nuova icona dell’italianità, esaltando l’eleganza della bottiglia, sia attraverso la sinuosità delle forme, modellate secondo le proporzioni delle dive del cinema italiano del dopoguerra (che danno il nome al formato: Molecola 90-60-90), sia mediante una particolare trama su vetro, concepita per sottolineare la natura “sartoriale” del prodotto, quasi che la bottiglia fosse un corpo femminile fasciato da un elegante abito tagliato su misura.

Inizialmente abbiamo affrontato il progetto in modo tradizionale, adeguando forme e dettagli dell’agenzia grafica alle esigenze produttive” – ricorda Luigi Rivaroli, Ingegnere di processo e sviluppo Verallia Italia. “L’ostacolo più grande da superare è stato realizzare la trama su vetro. La soluzione ha comportato ore di lavoro, prove, confronti, lavorazioni molto particolari che hanno richiesto tutta l’abilità di stampisti specializzati. Nonostante l’estrema complessità realizzativa, questa trama è diventata uno dei principali elementi distintivi della bottiglia.

Siamo orgogliosi di aver dato il nostro contributo a un progetto italiano coraggioso e innovativo come Molecola” – afferma Laura Miotto, Responsabile marketing e clienti internazionali Verallia Italia. “Da diversi anni facciamo dell’innovazione tecnologica e di design la strada per diffondere il vetro come il materiale più bello, sano e sostenibile per il packaging di alimenti e bevande, favorendo la creazione di nuove professionalità con iniziative come il Verallia Design Award, un concorso internazionale dedicato si giovani aspiranti designer chiamati ad esprimere il loro talento, ideando e progettando nuovi contenitori in vetro”. 

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