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Vini in Gdo, bianchi, bollicine e regionali i preferiti del 2017, 648 milioni di litri acquistati

È il canale principale del vino la Gdo, e con 648 milioni di litri venduti nel 2017 diventa un osservatorio privilegiato sui gusti in evoluzione degli italiani: che nel 2017 hanno privilegiato i vini bianchi fermi e gli spumanti secchie e i vini a denominazione d’origine e regionali. La fotografia la dà la ricerca elaborata per Vinitaly (a Verona, dal 15 al 18 apriledall’istituto di ricerca IRI. Gli italiani hanno acquistato 648 milioni di litri nella Grande distribuzione, per un valore che vede il traguardo dei 2 miliardi di euro (1 miliardo e 849 mila milioni di euro), dati inclusivi dei Discount.

Nelle tabelle gli andamenti delle principali tipologie per regione e tipologia. 

 

 

Tra i vini i cui acquisti crescono a doppia cifra: Grillo (Sicilia), Primitivo (Puglia), Ortrugo (Emilia Romagna), Ribolla (Friuli Venezia Giulia), Valpolicella Ripasso (Veneto), Cortese (Piemonte), Passerina (Marche), Chianti Classico (Toscana), Cannonau (Sardegna), Pecorino (Abruzzo/Marche), Falanghina (Campania). Mentre i campioni assoluti rimangono Lambrusco, Chianti e Montepulciano d’Abruzzo.

Le bottiglie da 0,75 a denominazione d’origine crescono nel 2017 del 2% rispetto all’anno precedente con 280 milioni di litri venduti. Gli spumanti (e champagne) aumentano del 4,9% con 68 milioni di litri. Da notare anche la performance del rosato frizzante che cresce del 3,9%.

Prosegue il trend negativo dei “bottiglioni” (fino a 2 litri) che perdono un ulteriore 2,5%, mentre i brick registrano una flessione dello 0,6%. Ancora di nicchia ma in crescita il formato “bag in box”.

In forte crescita le vendite di vino e spumante biologico che superano i 4 milioni di litri venduti, confermando un percorso che ha ancora ampi margini di crescita.

“Se la quantità di vino acquistato nella Grande Distribuzione è stabile da anni, i consumatori mostrano di apprezzare le novità, accogliendo favorevolmente le proposte delle cantine – spiega Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI, coordinatore della ricerca –. I vini a denominazione d’origine vendono 5,5 milioni di litri in più nel 2017, così come crescono bollicine e vini bianchi, inoltre aumentano le tipologie regionali che si fanno apprezzare ogni anno per i tassi di crescita. I Vini emergenti si fanno apprezzare per posizionamenti di prezzo non bassi (oltre la metà superiore a 4 euro) e questo è un aspetto positivo perché dimostra la disponibilità del consumatore a premiare novità e valore. Il successo degli Spumanti ha spinto molte cantine a dedicarsi a questo prodotto, ormai sulla via della destagionalizzazione nella versione Secco. Infine, i prezzi nel 2018 dovranno sostenere una sfida non banale a causa della vendemmia 2017 poco generosa e al conseguente rialzo atteso».

Appuntamento a Vinitaly il 16 aprile alla tavola rotonda di approfondimento sulle vendite di vino nella Gdo, dove sarà presentata la ricerca IRI nella sua completezza,  con un focus sul mercato del vino italiano nei supermercati USA. Il 16 e 17 aprile si terranno gli incontri B2B del Gdo Buyers’ Club.

«La grande distribuzione organizzata si mantiene un canale di vendita molto importante per il mercato italiano – commenta Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere – capace di far emergere nuovi vini e territori e di assecondare nel tempo la richiesta di prodotti di maggiore qualità anche per il consumo quotidiano. Un’evoluzione che Vinitaly sta seguendo negli anni diventando il luogo di analisi e confronto tra gdo e settore enologico e soprattutto proponendo alle cantine espositrici incontri B2B con i buyer delle insegne della distribuzione organizzata. Con l’International Packaging Competition Vinitaly da oltre venti anni promuove la cultura del comunicare con efficacia attraverso l’etichetta e la confezione il valore del prodotto»

Sorpresa: gli studenti italiani amano il cibo sano e naturale (ma i cinesi di più)

Junk food? No grazie: alimentarsi in maniera sana è diventata una priorità anche per gli studenti universitari, soprattutto quelli italiani. Che nei loro pasti tra una lezione e l’altra puntano sulla salubrità dei cibi, sulla varietà e sul gusto anche grazie a una maggiore offerta rispetto a un tempo. Anche se soprattutto in Europa molti giovani prediligono ancora il classico pranzo in famiglia, cucinato dalla mamma.

È il risultato del sondaggio di Sodexo, società internazionale di servizi, che ha intervistato oltre 4mila studenti in sei Paesi del mondo (Cina, India, Italia, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti) sulle abitudini alimentari. E sono molte le scelte nelle quali gli italiani si distinguono rispetto ai colleghi degli altri Paesi.

La prima cosa che si nota è che i giovani italiani sono particolarmente attenti alla qualità di quello che mangiano: l’87% dei nostri connazionali è consapevole dell’importanza di alimentarsi in maniera sana. Per il 26% è addirittura un aspetto fondamentale, mentre per il 61% è semplicemente importante senza ossessioni. Solo i cinesi sono più sensibili di noi a questo aspetto (90%), mentre dietro di noi ci sono spagnoli (84%), indiani (84%), americani (80%) e inglesi (78%). Specularmente solo l’1% degli italiani non si cura affatto di ciò che ingerisce (percentuale che sale al 3% per gli statunitensi e addirittura al 4% per i britannici).

Non sorprende invece che gli italiani siano i più legati alla famiglia: il 57% consuma cibi preparati a casa (americani e inglesi sono al 46%). Il 35% degli italiani mangia all’interno dell’università, molto più del 19% di spagnoli e indiani e del 6% dei cinesi. Il cibo è sempre importante per noi: per risparmiare in pochi sono disposti a saltare un pasto (10%), mentre molti di più preferirebbero rinunciare a un’uscita con gli amici (43%), a un hobby (33%) o a riscaldare casa (13%). Eppure ben pochi tra gli studenti del Belpaese sembrano interessati a imparare a cucinare: solo tre su dieci, molto meno di americani (42%) e indiani (39%).

«Non sorprende – spiega Franco Bruschi, head of Schools&Universities segment med region di Sodexo – che dove e cosa mangiano gli studenti vari in funzione della cultura e delle strutture; sappiamo infatti quanto diverse siano le abitudini alimentari nelle varie parti del mondo Il nostro sondaggio ha rivelato che meno della metà degli studenti consuma il pranzo all’interno del campus, presso un ristorante, caffè o negozio dell’università».

Un altro aspetto che emerge dal sondaggio e che non riguarda solo l’Italia è che gli studenti di tutto il mondo sono molto sensibili agli aspetti etici del cibo. Se il 44% di loro si aspetta di trovare cibi a basso contenuto calorico, privi di allergeni e vegani/vegetariani nei locali e nei negozi dell’università, quasi un terzo degli studenti sarebbe disposto a pagare di più per prodotti equosolidali mentre per un terzo conta di più spendere poco.

«Negli ultimi anni – dice Paola Palestini, professoressa di Biochimica, coordinatore del master Ada, Alimentazione e dietetica applicata e membro del Presidio della qualità didattica presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca – è cresciuta la consapevolezza, soprattutto nei più giovani, che alimentarsi in modo sano è un importante investimento a lungo termine per il mantenimento di un buono stato di salute. Questa nuova consapevolezza non è solo italiana, come ci si potrebbe aspettare in quanto culla della dieta mediterranea e di una biodiversità agricola di alta qualità, ma è presente, anche se in percentuali minori, in Paesi dove questi presupposti sono poco presenti come USA e Inghilterra. Quello che mi ha sorpreso in questo sondaggio è che gli studenti cinesi sono quelli a cui maggiormente interessa mangiar sano e cercano cibi a basso contenuto calorico, prodotti equosolidali, di origine locale e sostenibili».

Foto di Jacek Dylag / Unsplash

Omia apre un nuovo segmento nel mass market, con due shampoo dermo specifici

OMIA apre un nuovo segmento nel mass market, lanciando la sua nuova linea di shampoo eco bio dermo-specifici a base di oli essenziali.

Due i nuovi shampoo, che confermano la vocazione dell’azienda per l’EcoBio Therapy: Sebo-Shampoo Purificante per capelli grassi e Shampoo Trattante Antiforfora Lenitivo. Entrambi sono studiati  per il trattamento specifico della forfora e del cuoio  capelluto seborroico e caratterizzati, come tutti i prodotti OMIA, da una formulazione biologica, naturale, trasparente, e da un processo produttivo certificato.

“La nuova linea,  prodotta in confezioni ad alto volume (200 ml)  e venduta ad un  prezzo equo, testimonia la filosofia aziendale di OMIA, che pone al centro il  consumatore – afferma il CEO, Gianluca Angioletti –  Siamo stati pionieri dell’ecobio cosmesi alla portata di tutti.  Innovazione e qualità alla portata di tutti è il nostro obiettivo. Ad oggi siamo presenti nella grande distribuzione, supermercati e casa toilette, con una presenza distributiva del 40%. Intendiamo ampliare la nostra presenza anche sul canale dei supermercati alimentari, dove attualmente non è prevista una proposta nell’area del cosmetico naturale e biologico”

OMIA Sebo-Shampoo Purificante per capelli grassi – 200ml

E’ un prodotto EcoBio cosmetico certificato sebo-equilibrante naturale clinicamente testato per garantire capelli liberi da grasso.P rofumato naturalmente con Tea Tree Oil e Olii Essenziali di Rosmarino, Limone e Bergamotto, ( tutti olii biologici certificati) regola la secrezione del sebo e contrasta la caduta dei capelli lasciandoli soffici e luminosi.

Prezzo al pubblico: € 5,55

 

OMIA Shampoo Trattante Antiforfora Lenitivo – 200ml

E’ un prodotto EcoBio cosmetico  certificato con efficacia testata su Mallassezia furfur, in grado di rimuovere la forfora grave ostacolandone la ricomparsa. Profumato naturalmente con tea tree oil (olio essenziale biologico certificato) e salvia officinalis,, combatte la forfora sia grassa  che secca ostacolandone la ricomparsa e grazie alla presenza di calendula ed aloe vera rinfresca il cuoio capelluto.

Prezzo al pubblico: € 5,55

 

 

Red Bull lancia Organics, la nuova linea di soft drink bio ed effervescenti

Red Bull presenta ORGANICS, una nuova gamma premium di bevande dissetanti biologiche, senza aromi artificiali, coloranti artificiali, conservanti o additivi. ORGANICS by Red Bull è disponibile in 4 varianti: Simply Cola, Bitter Lemon, Ginger Ale e Tonic Water.
I prodotti della linea ORGANICS by Red Bull non sono Energy Drink, ma Soft Drink effervescenti .
Le bevande ORGANICS by Red Bull contengono ingredienti di origine naturale e, in ottemperanzaai Regolamenti Europei per i prodotti biologici, rappresentano una alternativa biologica alle bibiteanalcoliche tradizionali.
Questa nuova linea di prodotti è confezionata nell’iconica lattina di alluminio Red Bull, riciclabile al 100%. ORGANICS by Red Bull propone un’offerta alternativa ai benefici funzionali di Red BullEnergy Drink e include i seguenti gusti:
ORGANICS Simply Cola:contiene ingredienti di origine naturale, con un gusto unico, che non risulta troppo dolce.
ORGANICS Bitter Lemon: contiene succo naturale di limone e oli di agrumi, accompagnati da
una nota erbacea amara, derivante da estratti vegetali naturali, e presenta una caratteristica nota bitter.
ORGANICS Ginger Ale: contiene oli naturali di zenzero e succo di limone da agricoltura biologica,con un colore ambrato e un aroma speziato.
ORGANICS Tonic Water:contiene una miscela armonica di limone e lime con ingredienti di
origine naturale. Un caratteristico mix di note dolci, amare e secche.

Sanpellegrino lancia un nuovo NESTEA, grafica d’impatto: ricettazione naturale

Sanpellegrino, dopo la conclusione della partnership con The Coca-Cola Company, torna a gestire direttamente NESTEA in Italia.

E non basta, in concomitanza con la nuova strategia distributiva, cambiano anche la  veste grafica (con un’immagine di grande impatto) e la ricetta (più semplice), pensata  per soddisfare le esigenze dei consumatori, che sempre di più spesso cercano prodotti naturali, con ingredienti selezionati di alta qualità, senza dover rinunciare al gusto.

 

La nuova gamma NESTEA

E’ composta da ingredienti selezionati, a cominciare dalle foglie di tè provenienti dalle Blue Mountains in India, una regione nota da oltre 100 anni per il suo tè profumato e di qualità. Il nuovo NESTEA offre una vera esperienza del tè, non contiene coloranti, aromi artificiali e conservanti. Una formula nuova, ben “raccontata” anche dal packaging, che enfatizza l’ingrediente principale: la foglia di tè.

Il nuovo NESTEA è disponibile su tutto il territorio nazionale nei canali Modern Trade e Ho.Re.Ca. in due varianti:

  • Limone, in lattina 250 ml e bottiglia PET 500 ml e 1 L
  • Pesca, in lattina 250 ml e bottiglia PET 500 ml e 1 L

La gamma tè Sanpellegrino

Il gruppo Sanpellegrino con NESTEA può completare il proprio portafoglio nella categoria dei tè proponendo due diversi brand con caratteristiche e posizionamenti differenti:

NESTEA, si rivolge principalmente a un target più giovane, come i millenials che concentrano i consumi principalmente nel canale fuori casa, punterà su un prodotto pieno di gusto, con ingredienti semplici e un’immagine di brand completamente rinnovata.

Al contrario BELTE’ cercherà di consolidare il proprio ruolo nel canale retail puntando maggiormente sulle famiglie e proponendo un prodotto naturale maggiormente legato al benessere e alla leggerezza.

 

 

Gli italiani e la spesa alimentare: i cinque nuovi profili Nielsen

Addio vecchi schemi basati su rilevazioni socio demografiche, la società, spinta dalla rivoluzione tecnologica e dall’invecchiamento della popolazione, cambia e così Nielsen identifica cinque nuovi profili di acquisto per gli italiani. Basati sugli acquisti reali delle novemila famiglie campione. Christian Centonze, Leader Soluzioni per il Largo Consumo di Nielsen, presenta i nuovi profili di acquisto degli italiani e considera come stanno impattando, e come influiranno in futuro, sui vari canali di acquisto, dall’iper all’eCommerce.

Frammentati oggi, polarizzati sempre più in futuro

Se stupisce la presenza ancora importante (4 milioni di famiglie) del segmento traditional, sicuramente, all’interno di questa ampia frammentazione che non ragione più per fasce di età ma piuttosto per disponibilità di spesa e aspirazioni, due sono le categorie verso cui nei prossimi anni tenderanno a convergere i consumi: la premium (golden shopper), definita “il sacro Graal del largo consumo” che detta tendenze e privilegia prodotti ad alto valore aggiunto (free from, bio, nutraceutici, con un focus sul benessere) e i low cost, che puntano alla convenienza e acquistano per la metà nel canale discount.

Insomma, nonostante le differenze, gli stili individuati da Nielsen non devono essere considerati compartimenti stagni, bensì “vasi comunicanti”, che fanno registrare migrazioni da un approccio alla spesa all’altro. E del resto sono 2 milioni le famiglie che negli ultimi due anni hanno già cambiato approccio alla spesa alimentare.

Retail Innovation, torna l’appuntamento con il nuovo volto del Retail

Innovazione, dinamicità, futuro: tre parole chiave per caratterizzare il retail del futuro.

Per approfondire l’argomento l’appuntamento è a Milano il prossimo 13 marzo, con Retail Innovation 13

CONVEGNO RETAIL INNOVATIONS 13

Milano, 13 marzo 2018, ore 9 – 17.30

 

 

Armando Garosci, Gior. Largo Consumo

Introduzione e moderazione

Fabrizio Valente, Founder e Amm. Del. Kiki Lab – Ebeltoft Italy

Presentazione della ricerca internazionale Retail Innovations 13

Tendenze e casi di retail innovativo in diversi settori, posizionamenti e

Format, provenienti da 17 Paesi

Testimonianze aziendali

Marco Pedroni, Pres. Coop Italia

Piero Candela, Head of Bus. Dev. Alipay Italia – Alibaba

Stefano Ghidoni, Dir. Cliente e Innovazione Auchan Retail Italia

Massimo Mercati, Amm. Unico Apoteca Natura – Aboca

Andrea Prosperi, Dir. Ris. Umane Teddy – Terranova

Emanuele Bellandi, Founder MyOverRose

Testimonianze partner

Luciano Roznik, Founder e Dir. Creativo AllWays

Diego Toscani, Dir. Gen. Promotica

Edoardo Arisi, Amm. Del. BloggerItalia

Emanuele Plata, Pres. PLEF

Gianluca Pellegrinelli, Founder Glooke Marketplace

 

Ai partecipanti sarà distribuita una copia della ricerca Retail Innovations 13
Quota di iscrizione 800€ + iva – Inviti disponibili per manager Retail e IdM lettori di Largo Consumo
Per iscrizioni: kiki@kikilab.it – 030 22 16 81

Partner

AllWays, BloggerItalia, Confcommercio, Inema, Sint Group, Promotica 

San Valentino non decolla, metà degli italiani lo ignora mentre in Uk “vende” più della Pasqua

La reputazione di campioni del romanticismo, almeno a parole, degli italiani è messa a dura prova a ridosso del San Valentino: nonostante aziende e retailer facciano a gara per proporre regali e leccornie per le rispettive metà, la metà degli italiani ignore la ricorrenza senza sborsare un centesimo, mentre uno su tre se la cava con un mazzo di fiori. Lo rileva Coldiretti con un sondaggio condotto dal sito www.coldiretti.it.

Quasi la metà (45%) delle persone per l’appuntamento del 14 febbraio ha dunque deciso di non regalare niente, o almeno nulla di materiale mentre tra gli altri doni, troviamo cioccolatini o altri dolciumi (15%), gioielli o altri oggetti di valore (8%) mentre solo il 2% punta su un vestito o un altro capo di abbigliamento. Anche sotto la spinta dell’effetto Sanremo, tradizionalmente considerato il Festival dei fiori, l’omaggio floreale si conferma simbolo della festa degli innamorati.

Il settore dei fiori in Italia fa capo a 27mila aziende con 100mila addetti e vale complessivamente 2,5 miliardi di euro. I fiori italiani spiega Coldiretti sono i più profumati, non solo perché non devono affrontare lunghi viaggi come invece avviene per quelli stranieri che arrivano meno freschi alla meta, ma anche perché molti produttori nazionali sono impegnati a selezionare varietà che regalano profumi più intensi e caratteristici.

Di tutt’altro segno il successo della festività nei Paesi anglosassoni, dove peraltro è nata. Nel Regno Unito ad esempio ha superato la Pasqua quanto a spese de consumatori, diventando il più importante avvenimento commerciale della prima metà dell’anno. Quest’anno secondo Mintel i britannici spenderanno 620 milioni di sterline in regali (oltre 730 milioni di euro, +5% rispetto al 2017), con una spesa media di 60 sterline e i “vecchi Millennial” (la fascia di età fra i 28 e i 37 anni) tra i più accaniti “donatori”.  In quel di Albione però si cerca una maggiore concretezza con la maggior parte dei soldi spesi per cibi e bevande da consumare a casa, seguiti da gioielli, fiori, abbigliamento e scarpe. Coccolarsi a casa davanti a un film o a una serie tv pare infatti sia una delle  attività più apprezzate dai giovani maturi: sempre più anche da noi. Non a caso Foodora, operatore di food delivery, parte proprio oggi, in vista del San Valentino, con la sua prima campagna pubblicitaria tv, su Sky, centrata sull’emozione del “Primo Morso”, il piacere della prima volta, da condividere. 

La richiesta dei consumatori in ogni caso va verso regali che prevedano la personalizzazione (e dunque largo a ricami e stampi da imprimere al momento sul regalo) e un'”esperienza” (corsi, serate, viaggi). 

A giudicare da come è andata con il black Friday, nei prossimi anni potremmo aver delle sorprese…

 

 

 

Olio, EVO e semi i più usati, biologico in crescita ma il prezzo è decisivo

Mai più senza, e non certo di bassa qualità: è stretto il rapporto tra italiani ed olio, uno dei capisaldi della dieta mediterranea, con il 72% che ne consuma più di un litro di olio al mese.

È quanto emerge da una ricerca Doxa per l’azienda Pietro Coricelli, che sottolinea come il 44% tien in casa tre bottiglie di olio contemporaneamente, tra queste il 98% dichiara di avere in casa olio extra vergine, il 68% olio di semi e il 18% olio di oliva. E, se la spesa media per l’acquisto di un litro d’olio si attesta su 5,5 Euro, il 63% degli intervistati dichiara di comprare olio biologico.

 

In Gdo centrale resta il prezzo

La ricerca, realizzata su un campione di consumatori italiani appartenenti alla community Doxa Roamler, evidenzia come per il 58% di consumatori che acquistano al supermercato, il prezzo è centrale: il 54% sceglie in base al prezzo/promozioni. E, se il 35% risulta sensibile all’estetica del packaging, ben l’80% dichiara di affidarsi alla lettura dell’etichetta per distinguere le diverse tipologie di olio extra vergine presente sugli scaffali.

Se è radicata la conoscenza e la cultura dell’olio, c’è però ancora da lavorare: il 76% degli intervistati dichiara di leggere l’etichetta, considera molto importante (68%) la provenienza dell’olio e, nel 67% dei casi, ritiene importanti le indicazioni in merito all’utilizzo. Insomma, gli italiani sembrano conoscere le proprietà, i benefici e l’utilizzo corretto dell’olio in cucina, ma è ancora bassa la conoscenza sull’approccio sensoriale e sulle differenze di gusto. Solo il 19% sa che l’acidità dell’olio non si percepisce dal gusto, mentre il 50% ritiene erroneamente che l’extra vergine di oliva “più è verde più e buono”.

«La degustazione è fondamentale per imparare a riconoscere le qualità dell’olio, per percepire le differenze, per imparare a scegliere quello più affine al proprio gusto o il prodotto migliore da abbinare ad un piatto. L’approccio sensoriale gioca un ruolo fondamentale per la conoscenza di questa preziosa materia prima e questi dati dimostrano che bisogna lavorare ancora in questa direzione. La nostra missione è da sempre quella di diffondere la cultura dell’olio e momenti come questi diventano occasioni uniche per condividere con tutti gli appassionati e i curiosi, la nostra conoscenza, frutto di oltre 80 anni di esperienza, amore e passione mia e della mia famiglia per l’olio» ha commentato Chiara Coricelli.

Smartphone, cresce a valore il mercato in Italia e nel mondo. I dati di GFK

Smartphone: scendono del 2,3% le vendite dei telefonini venduti nel nostro paese nell’ultimo trimestre del 2017. A valore, invece, le cose vanno nettamente meglio, facendo registrare un trend del +1,9% rispetto al terzo quadrimestre del 2016 e addirittura del +3,1% anno su anno. Con il risultato che il giro di affari nel 2017 si è attestato a oltre 5,6 miliardi.

Semplice la spiegazione: nell’ultimo anno i consumi hanno virato con decisione verso modelli più grandi e più cari della media. Ce lo racconta una recente ricerca GFK.

I risultati a livello internazionale

Andamento non dissimile da quello del nostro paese si registra in tutta l’Europa occidentale, dove le vendite di smartphone sono diminuite a volume del 3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma sono cresciute a valore del 17% , sviluppando un giro d’affari pari 56 miliardi di dollari, in aumento del 5% rispetto al 2016. A far da trainano le performance positive di Gran Bretagna (+24%) e Francia (+19%).

Trend positivo per il mercato degli smartphone in Europa centrale e orientale: le vendite sono cresciute del 7% nell’ultimo trimestre dell’anno. Anche qui il trend a valore è particolarmente positivo (28%). Anche per il 2018 le previsioni sono per una crescita del mercato. 

Il mercato degli smartphone in Nord America è cresciuto del 6% a unità nel Q4 2017: si tratta della crescita più elevata degli ultimi due anni. Positivo anche il trend su base annua, con un incremento delle vendite del 2%. Per il 2018, invece, si prevede un trend piatto.

 

Vendite Smartphone –  Q4 2017 vs. Q4 2016
 

 

Unità vendute (milioni)Valore (miliardi di dollari) 
Q4 16Q4 17Trend Y/Y % Q4 16Q4 17Trend Y/Y %  
Europa Occidentale38.337.0-3%16.118.817% 
Europa Centrale e Orientale23.625.27%5.46.928% 
Nord America58.762.06%27.428.54% 
America Latina33.135.06%10.011.212% 
Medio Oriente e Africa42.646.28%10.610.93% 
Cina118.4114.7-3%36.643.017% 
Asia – Paesi sviluppati 20.318.5-9%13.913.2-5% 
Asia – Paesi emergenti58.958.6-1%10.111.514% 
Totale393.9397.21%130.1144.011% 
Fonte: GfK Point of Sales (POS), rilevazioni effettuate in 75 mercati, dati mensili aggiornati a fine novembre 2017, più dati settimanali aggiornati al 31 dicembre. Percentuali arrotondate. 

 

In America Latina, la domanda è cresciuta del 6% negli ultimi mesi del 2017, trainata da Brasile: GfK prevede un rallentamento della crescita nel 2018.

Fa registrare il +8% su base annua il trend del mercato degli smartphone in Medio Oriente e Africa,  trainato principalmente da Egitto e Arabia Saudita.  Buone le previsioni (+5%) per il prossimo anno.

In Cina si nota un calo a volume, compensato a valore da un vero boom: +17%.

Segno meno, invece, sia a valore che a volume nei paesi dell’Asia sviluppata* dove il mercato degli smartphone frena rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-9% a unità, -4% a valore), a causa soprattutto del trend negativo della Corea del Sud. Tuttavia, GfK prevede un ritorno alla crescita nel 2018, trainato principalmente dal Giappone.

Negativo il trend a valore (-1%) nei Paesi asiatici emergenti*, a fronte di un incremento del 14% a unità. Causa principale è la maggiore diffusione di modelli di fascia bassa. Complessivamente, in questa regione sono stati venduti 232,7 milioni di smartphone nel corso dell’anno (+8% rispetto al 2016). Per il 2018, GfK prevede una crescita della domanda del 9%.

 

Vendite Smartphone – 2017 vs 2016 
 Unità vendute (milioni)Valore (miliardi di dollari)
 20162017Trend Y/Y %20162017Trend Y/Y %
Europa Occidentale131.0125.6-4%53.556.05%
Europa Centrale e Orientale78.085.29%16.821.226%
Nord America198.2201.32%82.984.01%
America Latina105.9115.89%30.936.819%
Medio Oriente e Africa168.9176.54%42.141.5-1%
Cina448.5454.41%133.1152.314%
Asia – Paesi sviluppati 72.968.5-6%46.144.2-4%
Asia – Paesi emergenti214.5232.78%34.542.724%
Totale1,417.91,4603%439.9478.79%
Fonte: GfK Point of Sales (POS), rilevazioni effettuate in 75 mercati, dati mensili aggiornati a fine novembre 2017, più dati settimanali aggiornati al 31 dicembre. Percentuali arrotondate.

 * Nello studio vengono considerati Paesi asiatici sviluppati: Australia, Hong Kong, Giappone, Nuova Zelanda, Singapore, Corea del Sud e Taiwan. Sono considerati Paesi asiatici emergenti: India, Indonesia, Cambogia, Malesia, Filippine, Tailandia e Vietnam.

Lo studio

I dati riportati sono basati sul  tracking GfK Point of Sales (POS): dati di vendita effettivi per i mesi di ottobre e novembre, dati di dicembre stimati sulla base delle rilevazioni settimanali al 31 dicembre 2017.

 

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