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Food Court: quale il suo ruolo oggi, all’interno dei Centri Commerciali? Il parere dei netsurfer

Sempre più spesso la Food Court si rivela un motore importante dei centri commerciali.

E l’offerta si va diversificando di conseguenza, con l’obiettivo di intercettare il numero più elevato di visitatori, magari segmentandolo per target.

Su questo tema Web Research ha effettuato uno studio selezionando 3.874.546 opinioni lasciate nella rete domestica a titolo personale da privati consumatori.

Gli ambienti di provenienza dei pareri pesano rispettivamente il 73% (social) e il 23% (blog e forum), la media nazionale di influencer per prodotti e servizi nel 2018 è stata circa il 12%.

Vediamo nel dettaglio cosa è emerso.

Utilizzo

 

Solo una persona su 4 che si reca in un centro commerciale utilizza la food court

 

Frequenza

Tra gli utilizzatori uno su quattro mangia sempre qualcosa; circa la metà mangia qualcosa saltuariamente; uno su sette sceglie solo centri commerciali dove potere mangiare; uno su otto si reca a mangiare nel centro commerciale a prescindere dal fare acquisti

Qualità

Tre quarti dei giudizi sulla qualità del cibo è positiva

Prezzo

9 frequentatori dei food court su 10 sono soddisfatti del prezzo

Varietà dell’offerta

8 frequentatori dei food court su 10 giudicano varia l’offerta alimentare

Momenti di consumo

Il pranzo è il momento di maggior utilizzo, seguono staccatissimi la prima colazione, la merenda e la cena.

Giorni di utilizzo

Il momento di massimo afflusso è nel fine settimana

Profilo socio-demo

Ne scrivono in rete più donne che uomini

L’84% dei frequentatori dei food court ha età compresa tra i 30 ed i 49 anniLa quasi totalità dei frequentatori dei food court è di cultura compresa tra medio alta e medio bassa

Leggermente maggiore la frequentazione dei food court al Nord

Maggiore la frequentazione dei food court da parte di chi risiede in aree urbane 

di Gian Marco Stefanini

gianmarco.stefanini@web-research.it

Packaging, le soluzioni di Esseoquattro per macelleria, pescheria e ortofrutta

Packaging: il 2018 inizia all’insegna di nuove sfide rivolte ai produttori. La nuova legge 123/2017, che adegua il nostro paese agli standard europei suli imballaggi in plastica, avrà come diretta conseguenza un aumento della domanda di quelli in carta. Uno scenario in cui Esseoquattro Spa, da 40 anni nel settore packaging, può dire la sua.

Avendo puntato negli anni sull’ecocompatibilità dei prodotti, l’azienda è infatti pronta a rispondere ai nuovi requisiti normativi con una gamma completa di prodotti in carta o principalmente composti di carta che quindi non rientrano nel campo di applicazione della normativa e che offrono una soluzione specifica per ogni settore.

Le soluzioni

Per il reparto ortofrutta Esseoquattro propone i sacchetti in kraft di pura cellulosa a fibra lunga e i sacchetti scoprigusto Ideabrill® con banda trasparente microforata per i preparati già tagliati di frutta e verdura (ad esempio il minestrone). Entrambi disponibili con la nuova stampa generica Naturalmente Fresco o personalizzabili con l’immagine del cliente.

Per la pescheria, Esseoquattro propone l’Imprigionagusto Ideabrill®. Un sacchetto composto da carta di pura cellulosa vergine a fibre lunghe umido-resistente, accoppiata ad un film trattato. Il sacchetto è termosaldato e sigillabile in 1 secondo per trattenere al proprio interno liquidi e odori, evitando così spiacevoli fuoriuscite durante il trasporto e lo stoccaggio in frigo.

Per la macelleria, Esseoquattro propone incarto e salvafresco Ideabrill®, la cui composizione permette di conservare più a lungo inalterate le caratteristiche organolettiche della carne fresca, e l’imprigionagusto che mantiene i cibi pronti di gastronomia caldi per circa un’ora.

Oltre ai prodotti della linea Ideabrill®, per lo street food e in genere per i prodotti fritti e conditi è importante ricordare la linea completa di carte e sacchetti in supporto antigrasso bianco (Glisser) e avana (Oléane) presentata da Esseoquattro, ottimi alleati per servire cibi croccanti come appena sfornati.  La linea in antigrasso Oleane, in particolare, è stata studiata per essere uno strumento prezioso per qualsiasi servizio: è infatti possibile scaldare gli alimenti contenuti in forno tradizionale o in microonde e quindi servire le preparazioni fragranti e profumate.

Pane: fresco, artigianale e con materie prime poco raffinate. Si ritorna alle origini

Pane? Sì, certo, ma fresco e naturale, perché l’importante è che faccia bene. Il benessere in tavola, ricomincia da qui.

Ecco uno dei dati principali emersi da un convegno AIBI, l’Associazione Italiana Bakery Ingredients, anizzato durante il Sigep.

“E’ una sorta di ritorno alle origini – ha spiegato al convegno Palmino Poli, presidente di AIBI – di rincorsa alla naturalità intesa come leggerezza e salute. In un mondo sempre più tecnologico, può sorprendere ma, come abbiamo visto al convegno, la ricerca del naturale appartiene anche ad epoche diverse ed il pane, che fin dall’antichità è visto come ‘dono degli dei’, rappresenta al meglio questa tendenza di consumo, vecchia e nuova al tempo stesso”.

Free from e materie selezionate

Tra il 2011 ed il 2016, è il pane a valore aggiunto, prodotto con materie prime selezionate, quello che ha guadagnato maggiori consensi, con una crescita del 10%. Oggi, secondo Cerved, il segmento più vivace del settore punta proprio sul binomio “naturale-salutare”: attualmente questa componente vale il 20% dell’intero mercato ma è destinata a crescere ancora.

In particolare, il consumatore di oggi chiede un pane fresco e artigianale, ottenuto con materie prime poco raffinate. Non compra sempre lo stesso tipo di pane ma ne cerca e ne sperimenta di nuovi.  Anche nell’arte bianca si assiste al trionfo del “free from”: senza sale, senza glutine, senza grassi. 

Materie prime selezionate

Ciò spiega il successo dei pani realizzati con un importante contributo nutrizionale: multicereali, multivitaminici, ricchi di fibre e sali minerali, ma con un ridotto contenuto di sodio. In generale le farine sono sempre più altamente selezionate, con l’obiettivo di offrire prodotti di qualità: poco raffinate, integrali, biologiche, con un alto valore proteico, con un basso indice di glutine, macinate a pietra o a km 0.

E la pasticceria non è da meno

Piacciono sempre di più le brioche integrali, oppure realizzate con farina di cereali e con zucchero di canna, arricchite con ingredienti naturali, come la frutta secca ed i frutti di bosco. I panificatori puntano su soluzioni alleggerite delle ricette classiche: grassi diversi e più salutistici come l’olio d’oliva, ricotta di capra al posto di pecora, pasta di mandorle con meno zucchero.

Un passaporto per il futuro

Grazie alla ricerca scientifica, si potrà andare ben oltre la lista degli ingredienti e dare informazioni al pubblico sulla naturalità dei prodotti e degli ingredienti. Al convegno AIBI, Cesare Manetti, responsabile del corso in Biotecnologie Agro-Industriali e Scienze e Tecnologie Alimentari dell’Università “La Sapienza” ha spiegato i vantaggi del “Passaporto dell’Alimento”, che permetterebbe di disegnare il “profilo”, ovvero l’identitkit del pane, e di confrontarlo con i “profili” dei consumatori. “Oggi – ha sottolineato Manetti – la scienza può comprendere quanto la fase di trasformazione possa conservare il ‘naturale’ e, sulla base di queste indicazioni, selezionare processi più adatti a conservare la ‘naturalità’ degli ingredienti.

Roberto Capello, presidente della Federazione italiana panificatori, guarda con favore al contributo della ricerca. “Il rigore scientifico – afferma – può aiutarci a definire sempre meglio cosa deve davvero intendersi per ‘naturale’. Al contrario, assistiamo ad un impiego spesso arbitrario di questo aggettivo, sia in senso positivo che negativo. Il motivo? Non esiste una definizione legislativa di naturalità e, cosa ancora più grave, manca in Italia una vera cultura del pane, che aiuterebbe a fare chiarezza e ad impedire la diffusione di notizie infondate e pericolose sul nostro modo di lavorare e sui prodotti della panificazione artigianale”.

IV e V gamma: come sfruttare al meglio le potenzialità della nuova ortofrutta

IV e V gamma:  settori che crescono in media del 4% a valore (con punte anche dell’8% per la marca industriale) e che offrono grandi opportunità di business proprio perché fortemente caratterizzanti dell’offerta.

I retailer non possono sottovalutarne le potenzialità, devono piuttosto individuare e risolvere eventuali criticità che possano compromettere il rapporto di fiducia con i consumatori.

Questi alcuni dei temi emersi dalla ricerca «Il posizionamento dei prodotti vegetali freschi e pronti all’uso nella distribuzione moderna» commissionata dalle principali aziende del settore IV gamma all’Università Cattolica di Piacenza e presentata a Marca da AIIPA IV Gamma.

La percezione dei consumatori

Di fronte alle performance positive registrate dal comparto è inevitabile chiedersi quale sia l’approccio adottato dai clienti e il tipo di utilizzo utilizzato per le varie categorie di prodotto.

La ricerca sottolinea, infatti, come per la IV gamma sia il tasso di penetrazione  (80%)  sia la frequenza d’acquisto da parte delle famiglie (50%) siano decisamente soddisfacenti.

“L’incremento è stimolato soprattutto da un processo di innovazione e di diversificazione merceologica verso linee di prodotto a maggior valore aggiunto. I consumatori riconoscono infatti l’elevato contenuto di servizio dei prodotti di IV gamma e la percezione comparativa della qualità di questi prodotti rispetto a quelli di I gamma risulta essere mediamente buona” – commenta Daniele Fornari, Professore ordinario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.

“L’aumento della penetrazione fa principalmente riferimento ad un crescente atteggiamento di “time for money” da parte dei consumatori che da un lato privilegiano prodotti con maggior contenuto di servizio e dall’altro riconoscono un miglioramento dell’offerta in assortimento, soprattutto legata alla disponibilità di prodotti dal packaging comodo e pratico”, spiega Sebastiano Grandi, Professore associato e coordinatore della Laurea Magistrale in Food Marketing e Strategie Commerciali presso dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza

E questo perché si va diffondendo sensibilmente il consumo dell’ortofrutta di IV gamma anche fuori dalle mura domestiche (16% nel caso del pranzo, 25% per cena e fuori pasto), in condizioni d’utilizzo, cioè, in cui i packaging funzionali e pratici sono considerati un plus premiante.

Morale?

Urge allora che le aziende lavorino con zelo e impegno crescente alla realizzazione di packaging pratici e a formulazioni di prodotto sempre più complete.

Quanto alla distribuzione, invece, è impellente che si impegni a dare spazio sufficiente a scaffale al nuovo assortimento, in modo che la clientela possa apprezzarne l’offerta. Purtroppo negli ultimi anni, invece, a fronte di un aumento delle referenze, lo spazio a scaffale è rimasto invariato.

La conseguenza è spesso un dissevizio per i consumatori, spesso penalizzati da lle rotture di stock.

Le reason way del minore acquisto

Tuttavia persistono casi di diffidenza, specialmente sulla V gamma, come emerge dalle dichiarazione di una parte del campione.

Da cosa scaturiscono questi pregiudizi che spesso si traducono in un mancato acquisto?

Tre le ragioni principali:

  • Dubbi sull’igiene dei prodotti
  • Dimensioni troppo grandi delle confezioni
  • Dubbi legati al prezzo (anche se quest’ultimo punto spesso si rivela un falso problema, come vedremo.

Canali di vendita

La ricerca rivela come i consumi siano sempre più multicanalizzati con una media di 1,5-1,6 canali frequentati.

Per IV e V si registra una fortissima penetrazione (90%) nei super. Seguono gli iper (20-30%) e i discount (20%).

Molto gettonato risulta il canale specializato (quello del fruttivendolo) per quanto attiene alla prima gamma e dall’indagine risulta che ancora più consumatori lo sceglierebbero se non avessero vincoli di tempo che li costringono a preferire la grande distribuzione in cui possono effettuare una spesa completa.

Luoghi di acquisto

Quali sono i criteri che fanno preferire un negozio piuttosto che un altro?

In pole position, igiene e pulizia, seguono la qualità dei prodotti, l’esposizione convincente e la scelta ampia.

Mentre la mera convenienza di prezzo si attesta solo al 5° posto.

Migliora invece il piazzamento del criterio di stagionalità che negli anni guadagna progressivamente posizioni.

Qualità: cosa si intende?

Per i consumatori si tratta del combinato disposto di quattro fattori essenziali:

Italianità (indicata come prioritaria dal 53% del campione), shelf life (intesa come data di scadenza più lontana a apprezzata dal 37%), controlli (33%) e tracciabilità (31%).

I prezzi

La questione del prezzo per i prodoti di IV e V gamma, a conti fatti, sembra essere per i consumatori meno importante di quanto in effetti credano.

Dalla ricerca, infatti, è emerso che non si conosce realmente il livello dei prodotti (compresi quelli acquistati con frequanza) e che chi si sbilancia a indicare un prezzo , nel 20% dei casi lo sottostima.

Inoltre all’esplicita domanda, “cambieresti i tuoi comportamenti di acquisto se ti fosse proposto un prodotto più economico?”, la risposta risulta affermativa solo se lo sconto arrivasse a superare il 20%.

Se ne deduce che tra fedeltà a un prodotto rodatoe possibilità di risparmio vince la prima.

L’innovazione

Dalla ricerca si evince come purtroppo solo l’11% dei consumatori si sia accorto di qualche novità di prodotto nell’ultimo anno e di questi solo una percentuale minima ne abbia ricordato qualcuno. La sfida, quindi, è quella di lavorare meglio e insieme per comunicare le innovazioni, anche sul punto vendita.

 

Il carrello della spesa di Amazon è sempre più pieno: e il 2018 sarà l’anno del fresco

Oggi apre al pubblico (in ritardo) Amazon Go, il supermercato senza cassa, a Seattle, ma ormai Amazon è un protagonista sempre più importante della spesa: secondo uno studio di One Click Retail nel 2017 ha raggiunto il 18% di quota di mercato nella spesa online negli USA: il doppio di Walmart. E in crescita del 59% sul 2016 con un fatturato intorno ai 2 miliardi di dollari. Quanto meno per ora, sono le bevande gli articoli più venduti. Ma il fresco, anche se lentamente, avanza.

Lo studio prende in considerazione oltre agli USA gli altri due principali mercati del grocery Amazon, Regno Unito e Germania, che hanno visto incrementi di vendita simili (+56% e +54% rispettivamente). Ma il fresco avanza.

Anche se per ora gli articoli più venduti sono bevande, alcoliche e non (con acqua e energy drink in cima alla lista), cialde per caffè e alimenti per l’infanzia, lo studio prevede una forte crescita del fresco grazie alla consegna in un’ora e al superamento, graduale, della tendenza a voler “toccare con mano” ciò che mangiamo.

La crescente abitudine alle spese online e la fiducia in Amazon come operatore, ritmi di vita frenetici che portano a risparmiare tempo ove possibile (e cosa di meglio di un negozio dove si può acquistare letteralmente di tutto, dall’auto allo spazzolino, alla passata di pomodoro?), la diffusione del programma Amazon Prime a nuovi utenti (con una vera e propria impennata nel periodo delle feste) e nuove aree e di Pantry, la spesa in abbonamento che rifornisce periodicamente la dispensa, porteranno a un ulteriore affermazione della spesa firmata Amazon nel 2018. Una grossa spinta è venuta anche dall’acquisizione dei 470 store fisici di Whole Foods Market, che nella seconda parte del 2017 ha visto un aumento delle vendite, con il marchio Whole Foods “365 Everyday Value” che solo nella prima settimana dall’acquisizione ha venduto il 90% dei suoi 2000 prodotti andando praticamente sold out su Amazon. Oggi è la seconda private label Amazon dietro a AmazonBasics.

Ma parallelamente sono aumentate anche le vendite di Amazon Fresh, con le vendite settimanali che nel corso del 2017 sono passate da 3 al 7 milioni di dollari e una stima annuale di 350 milioni di euro.

Ma cosa hanno comprato gli americani (la solita anteprima di cosa compreremo noi tra un paio di ani? Vedremo).

Latticini primi con 85 milioni, seguiti da carne, verdura e frutta e una quota di biologico del 25%.

L’acqusizione dei supermercati che hanno fatto del biologico una bandiera insomma ha consentito alla compagnia di Jeff Bezos il salto nella percezione dei consumatori da frnirore di spesa non.food veloce ed economica a fornitore di prodotto freschi e di qualità.  E a Whole Food Market, insegna sull’orlo del fallimento, di risorgere. E potrebbe portare, come ha spesso fatto la compagnia di Seattle, a un cambio di paradigma, che coinvolgerà il modo in cui si fa la spesa di tutti i giorni.

Promozioni, i prodotti di tendenza del 2018 nel calendario di Tiendeo (infografica)

Tiendeo.it, il portale leader nel campo dei cataloghi e delle offerte online geolocalizzate, ha condotto un’analisi dei suoi dati interni al fine di promuovere i prodotti con il maggior volume di promozioni concentrate in ciascun mese dell’anno.

Basandosi su dati interni, sono stati selezionati per ogni mese i prodotti che segneranno le tendenze del calendario commerciale del 2018. Se ad esempio gli arredi e i dispositivi elettronici saranno al centro dell’interesse dei consumatori e delle offerte per tutto l’anno in corso, il periodo preferito per l’acquisto degli articoli per la casa è nel primo trimestre dell’anno, mentre i dispositivi elettronici raggiungeranno il loro picco nella seconda parte del 2018, in coincidenza con i periodi del ritorno a scuola, del Black Friday o del Natale.

Nel 2018 poi alcuni periodi commerciali inizieranno a essere anticipati, per effetto dei consumatori che pianificano i loro acquisti. Questo accade con il ritorno a scuola o con il Natale, con lo shopping del ritorno a scuola che inizia a luglio, aumentando significativamente in agosto e scomparendo completamente durante il mese di settembre. Mentre il Natale sarà già in primo piano il mese di ottobre, con un notevole aumento a Novembre – motivato dalla presenza delle offerte del Black Friday – e dicembre, che resta il mese centrale di questo periodo commerciale.

 

Il Black Friday surclassa i saldi invernali

È interessante notare come gli acquisti online stiano di fatto cambiando profondamente le abitudini dei consumatori, e questo si vede già a partire dai saldi in corso, con le visite su Tiendeo.it relative ai saldi invernali inferiori del 15% rispetto ai saldi estivi e del 48% rispetto al Black FridayI saldi invernali starebbero dunque perdendo popolarità tra i consumatori italiani. La tendenza negli ultimi anni vede le spese elevate relative alle vacanze di Natale portare i consumatori a spostare I loro acquisti ad altri periodi commerciali dell’anno, puntando a sfruttare eventi commerciali con radici meno profonde.

Super food, la carica dei 20 alimenti che piacciono perché fanno bene

Super food, obiettivo benessere. Sempre più spesso i consumatori apprezzano ciò che fa bene. Il risultato?  Un vero e proprio boom per alimenti e ingredienti “benefici” che stanno cambiando il carrello degli italiani.

Sono una ventina i nuovi protagonisti identificati dall’Osservatorio Immagino creato da GS1 Italy e Nielsen e vanno dai semi di lino all’avocado, passando dalla pirulina, ino ad arrivare al cocco e alla canapa.

Ciascuno con le sue peculiarità e la sua platea di elezione. Tra tutti, comunque, è lo zenzero (ia al naturale che come ingrediente salutistico di tanti prodotti) il best performer, che in 12 mesi ha visto raddoppiare le vendite dei prodotti in cui è presente (+108,4%). In totale valgono 25 milioni di euro e rappresentano lo 0,2% degli alimenti del perimetro.

Performances di tutto rispetto anche per le mandorle,  che compaiono nell’1,2% dei prodotti alimentari di largo consumo venduti in Italia, egenerano l’1% delle vendite totali nella distribuzione moderna. Nell’anno terminante a giugno 2017, le vendite dei prodotti alimentari in cui sono presenti le mandorle (soprattutto prodotti da ricorrenza e per la prima colazione, snack dolci, ma anche gelati e latte vegetale) sono cresciute del 17,4% a valore, arrivando a generare un giro d’affari di oltre 240 milioni di euro. E non basta: le virtù benefiche delle mandorle, infatti, sono anche ampiamente riconosciute dal personal care.

Crescita interessante, infine, anche per i mirtilli (presenti nello 0,9% dei prodotti alimentari e con una crescita annua dell’8,0% delle vendite a valore), il farro (che registra una crescita del fatturato del 20,4%, entrando nello 0,9% dei prodotti alimentari di largo consumo) e la quinoa, che cresce del 63,5% annuo.

 

e-commerce: i clienti si aspettano convenienza e servizi di qualità

L’e-commerce avanza e detta legge, riplasmando le filiere logistiche e produttive, i sistemi e i servizi di consegna, le strutture e le tecnologie dei magazzini e del packaging, e persino la mobilità.
Ecco quanto emerge dalla ricerca Netcomm ‘Logistica e Packaging per l’e-commerce. Le nuove
prospettive’ presentata nel corso del Focus Logistica, in collaborazione con Ipack-Ima e con il
supporto di Assolombarda, Comieco, DotLog e Rajapack.

Secondo la ricerca Netcomm, la qualità e l’ampiezza dei servizi di consegna sono
centrali nelle scelte di acquisto per 3 consumatori su 4. L’esperienza di acquisto online semplice e
veloce e i prezzi migliori dei prodotti sono gli elementi più importanti, richiesti rispettivamente
dall’80,9% e dal 79,2% degli utenti, seguiti dalla conoscenza e dall’affidabilità di chi offre il prodotto
(77,6%), dalla qualità e l’ampiezza dei servizi di consegna (72,1%) e dalla facilità del reso (69,9%).
Veniamo alle altre priorità per il cliente: velocità e i costi di consegna interessano circa il 55% degli e-shopper, seguono l’importanza dei servizi di ritiro e di gestione della consegna a casa a orari specifici.
A riprova di ciò ecco, infatti, qualche dato: il 56% degli acquisti non portati a termine in Europa è causato da opzioni di delivery troppo costose, il 39% da quelle troppo lente; il 71% degli e-shopper europei ha comprato più di un item per raggiungere il valore per il free shipping, che risulta essere il primo fattore di importanza tra gli aspetti della delivery in Europa.

L’evoluzione del delivery
Interessante osservare come tra il 2015 e il 2017 si è modificato il mix di modalità di delivery: i servizi di ritiro (negozio rivenditore, ufficio postale, locker, edicola, etc.) sono cresciuti del 50% e
riguardano il 9,1% degli acquisti online di prodotti, mentre la consegna a casa/ufficio è passata dal 94% al 91%. Brand leader che offrono il ritiro gratuito presso i propri negozi dichiarano, infatti, di avere quote di ritiro superiori al 50%. Ma da cosa dipende il crescente successo di questa modalità? Diciamo subito che la difficoltà/imèpossibilità di recevere la consegna a casa non è la motivazione principale (interessa infatii solo solo il 10% degli e-shopper); la prima ragione di scelta, piuttosto, è la comodità per le abitudini e gli orari di spostamento che riguarda il 62% del campione.

Cosa piace ai clienti italiani

Dall’indagine emerge che uno dei servizi graditi dai clienti è la restituzione del prodotto tramite lo stesso canale nel quale lo hanno comprato; inoltre anche il reso da casa tramite il corriere è una modalità molto gradita pureda chi ha comprato in negozio.
Quanto alla modalità i pagamento, le preferenze si diversificano: chi acquista meno frequentemente online preferisce farli alla consegna, mentre gli habituè si concentrano su altri tipi di servizi associati alla consegna quali: la possibilità di scegliere uno slot orario o la consegna su appuntamento, la libertà di modificare fino all’ultimo momento la scelta di consegna o ritiro, la consegna al piano e quella serale.

“Il 98% degli e-shopper italiani vivono un’esperienza positiva con i servizi logistici e di delivery dell’ecommerce” spiega in proposito Roberto Liscia, Presidente Netcomm. “Le performance di consegna sono in aumento significativo rispetto alla stessa ricerca condotta da Netcomm nel 2015 e cresce sia l’uso che la disponibilità di servizi di ritiro presso negozi, locker, uffici postali ed edicole. Esistono tuttavia ampi spazi di miglioramento, per esempio nella disponibilità dei servizi finalizzati a coordinare e dare intelligenza alla consegna e al reso. Sono il fronte sul quale sia i clienti che i merchant chiedono più sviluppo e tale esigenza si traduce in una richiesta di maggior integrazione informatica di tutti i processi, lungo la catena che dal cliente porta al merchant, attraverso i corrieri/spedizionieri e i magazzini. Il last mile logistico e l’integrazione lungo la filiera sono il fronte sul quale si gioca la battaglia dell’e-commerce”.

Il packaging e l’effetto WOW
Fondamentale: per più del 70% degli e-shopper l’apertura del pacco è un momento chiave nell’esperienza d’acquisto complessiva. Oltre alla funzione protettiva, l’e-shopper è infatti attento a ogni aspetto che non generi sprechi e impatti ambientali, facendo diventare quindi l’imballaggio un elemento con altissime prospettive di sviluppo e innovazione.
In proposito Carlo Montalbetti, Direttore Generale di Comieco afferma: “C’è una vera rivoluzione in atto nel commercio che sta spostando la sua attenzione all’online e che ha ripercussioni sull’intero sistema: le aziende che producono così come quelle che si occupano di recuperare gli imballaggi cellulosici. L’intera filiera della carta si sta organizzando per affrontare questo cambiamento: basti pensare che la prossima apertura di due nuove cartiere in Italia metterà a disposizione 600mila nuove tonnellate di cartone, di cui si stima che fino a 300mila potranno essere utilizzate per gli imballaggi delle vendite online”.
Secondo i risultati del primo “Osservatorio Netcomm Ipack-Ima” la maggioranza degli operatori di
filiera ritene che l’e-commerce imporrà lo sviluppo di materiali e tecnologie specifiche anche se, ad oggi, meno del 30% dei loro clienti hanno fatto richieste specifiche per l’e-commerce. “Il packaging è uno dei protagonisti principali nella filiera dell’e-commerce perché, in misura ancora maggiore rispetto al ruolo giocato nelle vendite tradizionali, esalta, da un lato, la capacità comunicativa del prodotto che protegge e, dell’altro, contribuisce alle performance logistiche e di delivery”, dichiara il Presidente di Ipack-Ima, Riccardo Cavanna.

Metodologia

La pubblicazione è il frutto del tavolo di lavoro avviato nel 2017 con più di 30 aziende socie del
Consorzio, che si è avvalso di tre diverse ricerche: la prima ha indagato il vissuto, la soddisfazione e i desiderata in tema di servizi logistici e packaging di oltre 2.500 e-shopper italiani; la seconda, che ha coinvolto 33 merchant italiani b2c, ha analizzato il rapporto tra merchant e operatori di logistica e gli aspetti inerenti l’e-commerce cross border; infine le 30 aziende socie di Netcomm hanno risposto a 10 domande strategiche di envisioning per stimare alcune possibili evoluzioni future.

Vino, svolta verso la qualità, e a guadagnarci sono le enoteche

È stata un’onda lenta e costante, ma inarrestabile quella che ha portato una sempre maggiore attenzione alla qualità del vino: ma a guadagnarci sono state, nonostante gli sforzi fatti dalla Gdo (peraltro assai contenuti e spesso poco convinti), le enoteche che stanno vivendo un vero e proprio boom. Secondo un’analisi di Coldiretti e della Camera di commercio di Milano sono infatti cresciute del 13% in cinque anni fino ad arrivare a 7.300 in tutta Italia.

Una crescita diffusa: se infatti i tre capoluoghi con il più alto numero di punti vendita sono Napoli con 546, Roma con 482 e Milano con 264, la crescita maggiore si registra a Bologna (+170%), Foggia (+68%), Verona (+66%), Cuneo (+65%), Messina e ancora Milano (63%). Con una peculiarità: la presenza femminile con le donne alla guida di più di una enoteca su quattro (27%) mentre il 12% sono gestite da giovani soprattutto al Sud con un punte del 25% a Taranto e del 20% a Catania e Palermo.

 

I giovani cercano la qualità

La storia recente del rapporto degli italiani con il vino  è emblematica. Dopo aver raggiunto il minimo a 33 litri pro capite nel 2017, la tendenza si è invertita proprio l’anno scorso con un aumento degli acquisti delle famiglie del 3%, trainato dai vini Doc (+5%), dalle Igt (+4%) e degli spumanti (+6%) mentre sono calati gli acquisti di vini comuni (-4%). Numeri che confermano una decisa svolta verso la qualità con il vino che è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol. Lo dimostra il boom dei corsi per sommelier, ma anche il numero crescente di giovani che ci tiene ad essere informato sulle caratteristiche dei vini, mentre cresce tra le nuove generazioni la cultura della degustazione consapevole con la proliferazione di wine bar. Ma anche con la partecipazione ad eventi, sagre, feste locali legate in qualche modo al vino, che nell’ultimo anno ha visto la partecipazione di 16,1 milioni di italiani. E da qui si capisce anche il successo delle enoteche, ancor più forse che per l’assortimento per la presenza di un consiglio quanto mai richiesto e apprezzato.

Eppure il modo per vendere vino di qualità c’è: un esempio è la catena francese Nicolas (vedi articolo e gallery: Nicolas, l’enoteca di prossimità francese che spiega come si vende il vino). Per lo studio di un caso “nostrano” leggi Signorvino, la sfida interamente italiana e low cost del patron di Calzedonia.

Baba Consulting: #The Now Age, forecast 2018-2019

Le tendenze sono, per chi opera nel mercato globale, opportunità di posizionamento differenziale, driver di innovazione, raccolta di nuovi insight e ispirazione per interventi di mercato performanti.

Il rapporto di ricerca di TREND MONITOR®, annualmente redatto da baba – Istituto di ricerca di mercato e analisi di scenario – interviene nella consulenza e nella ricerca  forte di questa idea di tendenza, con un modello di monitoraggio quali-quantitativo unico: collection dei segnali, analisi e mappatura semiotica delle tendenze,  identificazione dei target di comunicazione e loro mirroring nei Big Data.

Il Forecast 2018-19 – che verrà presentato a Milano l’8 febbraio 2018, alle 17 presso l’Accenture Customer  Innovation Center (ACIN) di Milano, piazza Gae Aulenti 8 – focalizza il concept #THE NOW AGE come il tema centrale intorno al quale ruota la proiezione anticipatoria di baba: 12 tendenze chiave,  cross-country e cross-category. In una società e in un mercato globali in cui la trasformazione digitale ha reso la variabile spaziale relativamente indifferente, il tempo si conferma il gran

de criterio di discrimine e segmentazione Né passato né futuro, bensì un presente che orienta 4 scenari alternativi dell’anticipazione: INERTIA, IMPULSE, INFINITY, INCIDENCE.

Il forecast sarà introdotto dal presidente di baba Giulia Ceriani e avrà come discussant Alessandro Diana (Accenture Interactive lead per Italia, Centro Europa e Grecia) e Elena Aniello (Accenture marketing lead Italia). Verrà presentata un’analisi dei turning points del contesto evolutivo, unitamente alla mappatura delle macrotendenze internazionali, a una focalizzazione per industry,  e alla definizione dei target avanzati.

Per info sul report e i diversi formati in cui è disponibile, contattare: baba@babaconsulting.com 

 

 

 

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