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Misurare la temperatura: questione di sicurezza. Come ri-cominciare

Misurare la temperatura, per stare più tranquilli e dare maggiore tranquillità anche agli altri. Impensabile fino a pochi mesi fa, oggi un imperativo (quasi) categorico, dopo l’avvento di Covid-19.

Su questa esigenza si innesta il brevetto TaacFatto: un sistema per monitorare la temperatura corporea, senza l’ausilio di un operatore, un sistema utilizzabile in tutti i luoghi pubblici, dai bar agli stadi, dai supermercati ai ristoranti.

L’idea è di Marco Zorzettig, imprenditore friulano del vino con La Tunella e Alturis, ma anche della birra con Birra Agricola Artigianale Gjulia, che ha realizzato in collaborazione con Gimmi Bodigoi, titolare dello Studio SBengineering, TAACfatto una colonnina dotata di scanner capace di misurare la temperatura corporea e, nel caso, bloccare l’accesso al locale.

«Per chi come me produce vino e birra, il canale Horeca rappresenta una risorsa fondamentale. Con ristoranti, bar, enoteche chiusi ormai da settimane tutto il settore dovrà fronteggiare una crisi molto pesante. E onestamente non credo in una ripartenza immediata quando il lockdown avrà termine. Dovremo tutti riconquistare la fiducia nell’uscire, stare insieme, godere di una cena e di un buon bicchiere di vino».
A parlare è Marco Zorzettig, imprenditore friulano la cui famiglia da generazioni guida aziende molto note come La Tunella e Alturis, e la più recente Birra Agricola Artigianale Gjulia, la cui preoccupazione per un settore in difficoltà si è trasformata in un’idea originale quanto brillante. «La mia soluzione si chiama TAACfatto», spiega, «ovvero una colonnina alta circa 1,70 metri e larga circa 35 centimetri, che può essere posta all’ingresso di qualsiasi esercizio pubblico ed è in grado di misurare, in pochi istanti, la temperatura corporea di una persona. Basterà solo guardare il display e in un istante verrà rilevata la temperatura. Se quest’ultima risulta inferiore ai 37,5 gradi si visualizzerà il “semaforo verde” di libero accesso ma se è superiore la macchina trasmetterà un segnale acustico e luminoso al cliente, ma anche al personale della sala mettendoli così “in allerta”. Può inoltre essere collegata alla chiusura elettrica delle porte per quei locali che ne sono dotati».

Oltre alla versione base, la società di Marco Zorzettig ne offre anche un modello PLUS dotato di tornello la cui apertura è ovviamente subordinata alla idonea temperatura rilevata.

La scheda di TAACFATTO

  • rapida da installare e collegare
  • non occupa molto spazio
  • evita l’impiego di un membro del personale da impiegare alla porta
  • ha un costo base di circa 2.500 euro che possono essere fatti rientrare tra le spese che beneficiano delle agevolazioni fiscali (detrazione del 50%) previste dalla Legge di Bilancio 2020 in quanto considerata “Dispositivo di Sicurezza”.

 

 

Distanziamento sociale sotto controllo con Smart Proximity

Dopo Covid-19 niente è uguale a prima. A cominciare dalle distanze sul posto di lavoro.

Il problema è valutare  gli spazi. Nasce con questo obiettivo il sistema Smart Proximity (www.eng.it/smart-proximity), ideato da Engineering per governare il distanziamento al lavoro, garantendo la protezione delle persone e l’efficacia produttiva.

Smart Proximity consente di segnalare la distanza che intercorre con  precisione utilizzando un dispositivo indossabile (smart sensor).

Quando la distanza di sicurezza tra due lavoratori dotati del dispositivo non è rispettata i due sensori segnalano la criticità via led, vibrazione o suono.

Tutti i contatti vengono memorizzati per successive eventuali analisi.

Proximity Sensor

Il sensore wearable, ingegnerizzato in un bracciale o altro supporto, identifica un sistema capace di relazionarsi con uno o più sensori nelle vicinanze. Ciascun sensore interagisce con l’altro inviando e ricevendo le informazioni di prossimità.

Quando i due dispositivi sono in visibilità avvisano in tempo reale l’operatore (suono / led) invitandoli a mantenere la distanza di sicurezza. La funzionalità di alert non richiede nessuna interazione con il centro in quanto autonomamente viene attivata dal dispositivo. Il dispositivo è in grado di rilevare in prossimità altri dispositivi vicini entro 1,5 metri con un errore di +/- 10 cm

Le informazioni raccolte dal dispositivo sono inviate, utilizzando la rete WiFi o il BLE ad un sistema di memorizzazione ed elaborazione attraverso il quale è possibile analizzare tutti gli eventi registrati dai dispositivi: nel caso in cui un dipendente risultasse affetto da covid 19 si ottiene immediatamente l’elenco di tutti i suoi contatti.

I dati rilevati possono essere scambiati con sistemi di monitoraggio del SSN.

Nessuna informazione sensibile è mantenuta dalla piattaforma. Sono salvati solo gli identificativi univoci del sensore e le relazioni temporali tra loro in forma rigorosamente anonima senza alcuna associazione ai dati dell’utente. Gli identificativi univoci presenti sullo smart sensor sono cifrati e le informazioni viaggiano su un canale sicuro. L’utente dà il consenso al recupero delle informazioni di relazione temporale anonime del proprio sensore ai sistemi esterni alla piattaforma.

Detergenti per piccole superfici ai tempi di Covid-19. L’analisi di IRI

La sparizione dell’Amuchina, seguita a ruota da quella dell’alcol (introvabile se non a prezzi da mercato nero) dovevano pur significare qualcosa. in effetti con lo scoppiare della pandemia l’igiene della casa è tornata pesantemente alla ribalta e con essa i prodotti dedicati. Il risultato? Una piccola ripresa del comparto, ma con qualche “se” e qualche “ma”. Sul tema presentiamo un’analisi dettagliata di Iri, da cui emerge che il comparto del Cura Casa, con un valore complessivo di 5.329 milioni di euro rappresenta una porzione sempre minore del totale Largo Consumo Confezionato in Italia. Oggi raggiunge una quota di 7,9 punti percentuali con qualche segnale di inversione di tendenza a valore rispetto agli anni scorsi (+1,9%), mentre rimane sostanzialmente stabile in termini di unità (+0,4% se analizziamo l’anno terminante a febbraio 2020). Il comparto è caratterizzato da una forte componente promozionale. Tuttavia, con la spinta ai consumi data dalla crisi derivante dall’emergenza Covid-19 – non ancora totalmente colta dai dati aggiornati a febbraio – questi mercati hanno visto una rivitalizzazione. Nel 2019 il tasso di crescita era nullo a valore ed in perdita del -1% in termini di unità, ma i primi due mesi del nuovo anno mostrano una crescita rispettivamente del +4,6% a valore e del +3,5% in unità, evidenziando anche una tensione sui prezzi (prezzi medi in crescita del 2,4%).Nel primo bimestre del 2020 i comparti dei deodoranti ambiente e dei detergenti superfici sono quelli che crescono maggiormente rispetto al 2019. Positivi anche i risultati della detergenza bucato e cura dei tessuti e dei detersivi per le stoviglie. Al contrario, sono in flessione i prodotti usa e getta, soprattutto a causa della presenza di componenti in plastica che hanno determinato una riduzione dei consumi. Alcune categorie presentano crescite superiori alla media; fra queste evidenziamo i detersivi lavastoviglie liquidi/gel (trend oramai consolidato da anni grazie alla versatilità del prodotto in termini di dosaggio), i deodoranti ad azione continua e istantanea, il cura wc, gli ammorbidenti, i detergenti pavimenti (in particolare gli igienizzanti con ammoniaca e i disinfettanti) e i detersivi bucato lavatrice. Si evidenzia poi una crescita a doppia cifra dei prodotti per le piccole superfici e delle «commodities» (alcol, ammoniaca, candeggina, soda, acido muriatico e acquaragia). Il Cura Casa rimane comunque un comparto in difficoltà già da diversi anni. Infatti, la vivacità dei trend di inizio anno si è già raffreddata nelle ultime settimane, dopo che si è esaurita la spinta all’approvvigionamento dei consumatori. È però da qualche tempo che si evidenzia un recupero dal lato dei prezzi accompagnato da una lieve flessione della pressione promozionale, anche se quest’ultima continua a rimanere su livelli importanti. La risalita dei prezzi medi ha però inevitabilmente influenzato in parte i volumi e il numero di prodotti venduti che rimangono depressi. Analizzando i canali distributivi nel medio periodo, Ipermercati e Libero Servizio Piccolo evidenziano gli andamenti a valore più negativi; al contrario i Supermercati crescono di mezzo punto e i Superstores del +2,1%, mentre gli Specializzati Casa e Persona continuano a crescere a doppia cifra. A seguito della diffusione del Covid-19 e della conseguente limitazione agli spostamenti, lo scenario ha subito delle trasformazioni: permane la negatività degli Ipermercati ma crescono le vendite in Supermercati, Libero Servizio Piccolo e Discount, premiando così la prossimità e i punti vendita con assortimenti generalisti.

I detergenti «Piccole Superfici»

La Detergenza Superfici è composta da tanti mercati diversi: partendo da prodotti più elementari, con una bassa componente di differenziazione, come ad esempio prodotti generici indicati per un numero elevato di superfici, si arriva a prodotti più complessi, estremamente specifici e ad alto valore. Il comparto della Detergenza Superfici nella Distribuzione Moderna vale circa 620 milioni con un incremento in valore del +3,2% rispetto all’anno precedente. Il segmento dei Detergenti Piccole Superfici rappresenta circa il 40% di questo giro d’affari con un valore di 255 milioni di euro ed un trend che nell’anno terminante a marzo 2020 mostra una crescita del 10% (confezioni vendute +8,8% e +9,2% in litri). Assistiamo quindi ad un fenomeno di aumento della contenenza delle confezioni e parallelamente ad un incremento dei prezzi. Tutte le aree geografiche evidenziano una dinamica importante sia nei fatturati che nelle unità commercializzate: la crescita maggiore a valore è nel Sud (+16,4%), seguita dal Centro+Sardegna (+8,5%) e dal Nord Est (+8,1%). Anche il Nord Ovest segna un «più», ma con tassi meno sostenuti (+6,4%).Analizzando i canali distributivi, viene confermata la sofferenza degli Ipermercati (-2,2% a valore), mentre tutti gli altri formati registrano un aumento importante delle vendite, con particolare successo per i canali di prossimità (+9,4% per i Supermercati e +7,9% per il Libero Servizio Piccolo) e per i negozi Specializzati, la cui offerta è spesso più specifica e differenziante rispetto ai canali generalisti. Infatti i punti vendita con offerta dedicata alla cura della casa e della persona hanno un tasso di crescita del +17%.

L’andamento dei segmenti

All’interno del mercato della Detergenza Piccole Superfici coesistono referenze più performanti e con una maggiore capacità pulente e prodotti dedicati a superfici più “delicate”. Nel primo gruppo rientrano quattro sottosegmenti: cucina, bagno, generici multiuso e candeggina. Nel segmento «light» distinguiamo invece prodotti specifici per i vetri e prodotti che hanno come superficie di destinazione sia i vetri che altre superfici lucide. Nell’anno terminante a marzo 2020 tutti i segmenti presentano una certa crescita. Fra questi, il segmento “multiuso” e “candeggina” crescono a doppia cifra, rispettivamente +34,2% e +12,4%. Proprio questi due sono i segmenti che hanno incrementato maggiormente le performance di vendita a seguito del forte bisogno di igiene scaturito dall’emergenza Covid-19. Infatti, se consideriamo solo il primo trimestre del 2020, le crescite salgono al +132,3% per i multiuso e al +39,1% per i prodotti a base candeggina. Trai i prodotti più venduti si distinguono gli igienizzanti, sanificanti, certificati PMC e disinfettanti per le superfici, oltre ai classici a base candeggina nelle varie formulazioni. Il segmento “sgrassatori cucina” rimane il più importante, con un peso a valore del 41% ed una crescita del +31,9% nel primo trimestre 2020.  Anche in questo segmento gli acquirenti prediligono un’offerta che, oltre al potere sgrassante, unisce anche quello disinfettante ed igienizzante per le superfici della cucina e a contatto col cibo. Il secondo segmento per importanza è rappresentato dai “pulitori a base candeggina” che vale il 18% del mercato ed è in crescita del +39,1% nei primi tre mesi del 2020. Il segmento “bagno” (40 milioni di Euro) cresce del +9,5%.

 

La gestione degli assortimenti

Lo scaffale dei Detergenti Piccole Superfici vede mediamente la presenza di 61 referenze; una profondità nell’offerta spiegata dell’esistenza di svariate destinazioni d’uso unite a modalità di erogazioni diverse (spray, trigger, ricariche o prodotti abbinati), con differenti stati di prodotto (liquido, gel, schiuma), molteplici profumazioni e componenti a potenziare l’efficacia pulente (candeggina, ammoniaca, alcol ecc), nonché a una moltitudine di formati/contenenze (500ml, 600ml, 650ml, 700ml, 750ml, ecc.). Una maggior estensione dell’offerta è presente nel canale degli Specializzati Casa e Persona con mediamente 118 referenze a scaffale, in crescita rispetto al 2019.

Le attività promozionali

Rispetto ai principali segmenti del comparto del Cura Casa, il mercato dei Detergenti Piccole Superfici ha un livello promozionale leggermente superiore. Tuttavia, nei primi tre mesi del 2020 i volumi di prodotti in promozione raggiungono il 34% (Ipermercati, Supermercati, Libero Servizio Piccolo, Specializzati Casa e Persona) con un andamento in flessione (-1,9 punti). Il calo delle attività promozionali è ancor più accentuato se si considera il primo trimestre 2020 come orizzonte temporale: a causa delle restrizioni alla circolazione delle persone e al contingentamento degli ingressi nei punti vendita, molte promozioni sono state cancellate o posticipate quindi il livello promozionale è sceso al 32,1%, in flessione di 6,5 punti rispetto allo scorso anno. Focalizzandosi sul canale Specializzati Casa e Persona, le promozioni di taglio prezzo raggiungono il 35,8%, in calo di 1,1 punti. Il segmento “cucina” è quello con la pressione promozionale più alta (37,0% a volume) e con la flessione minore. Segue il segmento “multiuso” (pressione promozionale: 36,0%),con un decremento di 3,1 punti. Come accade per quasi tutti i mercati che compongono il settore del Cura della Casa, il peso in unità dei nuovi prodotti nei Detergenti per Piccole Superfici è molto basso. Nell’anno terminante a marzo 2020 l’incidenza a valore dei nuovi prodotti sul mercato è dell’1,1%.

Conclusioni

In generale, come negli anni passati, le aziende, sia di piccole dimensioni che di respiro internazionale, si sono focalizzate sullo sviluppo di prodotti «super-performanti» in termini di igiene e disinfezione degli ambienti domestici, con una riduzione del tempo necessario per la pulizia della casa e con la garanzia di un certo livello di protezione della salute e di salvaguardia dell’ambiente. Inoltre, resta confermato l’interesse da parte dei consumatori di Detergenti per le Piccole Superfici per il segmento “Green”, che però ha esaurito la sua spinta di crescita. Infine, si affermano in modo consistente le Marche del Distributore con linee sempre più attrattive per i consumatori.

Rilanciare il retail dopo l’emergenza: il Report di Credimi

Superata la fase dell’emergenza sanitaria, inizierà quella – lunga – della ricostruzione. Sociale, di un paese distrutto dalla tragedia vissuta, ed economica perché gli strascichi lasciati dalla crisi saranno pesantissimi: il 2020 potrebbe chiudersi con oltre 80 miliardi di consumi in meno e un Pil in caduta del 9%, stando alle stime di Confesercenti, che analizza come le imprese italiane siano ormai senza liquidità.

Anche Confcommercio manifesta una forte preoccupazione per il presente, per la fase della perdita di profitti dovuta alle chiusure forzate e al calo del potere di acquisto che colpirà le famiglie in seguito a licenziamenti e cassa integrazione. Secondo l’ultimo studio, il totale della spesa privata del 2020 sarà decisamente inferiore rispetto a quello dell’anno scorso (-6,8%) e la ricomposizione del paniere penalizzerà vari capitoli di spesa, quali l’abbigliamento, i trasporti, i servizi ricreativi e di cultura, i servizi ricettivi e di ristorazione.

Cosa ci sarà dopo l’emergenza?

Guardare ai numeri fa decisamente paura. Secondo un sondaggio SWG per Confesercenti, il 44% degli intervistati non esclude la possibilità di non riaprire più. Ma ci sono anche molte piccole e piccolissime imprese che nel momento più difficile dal secondo dopoguerra stanno provando a reinventarsi. Alcune realtà del commercio lo fanno perché per decreto sono rimaste aperte, altre sfruttano il lockdown per fermarsi a riflettere. Secondo lo stesso studio, infatti, il 56% dei commercianti è sicuro di rialzare la serrandae molti di loro si stanno attrezzando per farlo.

Lo dimostrano anche i numeri di Credimi: una richiesta di finanziamento su due arriva da Pmi che oggi sono costrette a restare chiuse. E le domande arrivano in particolare dalle categorie di servizi e del commercio al dettaglio – due tra quelle più colpite da questa crisi. Quindi molte imprese fanno richiesta di finanziamento per far fronte all’urgente bisogno di liquidità, ma va sottolineato che altrettante chiedono un prestito per farsi trovare pronte alla ripresa. Non è un caso, infatti, che il 41% degli applicant siano aziende con un canale e-commerce, che quindi sono attive in questo periodo di crisi e stanno cercando di riorganizzarsi.

Sembrerebbe che molte imprese, in particolare i piccoli negozianti, abbiano compreso che in questa fase è cruciale ripensare completamente il proprio modello di business: dopo il Covid-19, nulla sarà più come prima. Le abitudini dei consumatori stanno cambiando radicalmente e la svolta verso gli acquisti online sperimentata in questa emergenza avrà delle lunghe code. Difficilmente si tornerà indietro. Soprattutto quando il cambiamento si concentra sui due assi della tecnologia digitale e della logistica: due certezze (o presunte tali) che da subito hanno mostrato tutte le crepe di un paese ancora arretrato. Per questo i pilastri sui cui ricostruire l’ossatura del commercio non possono che essere digitale e logistica, oltre che ovviamente sicurezza sanitaria.

Il rafforzamento dell’e-commerce

Come era prevedibile, Nielsen ha registrato un’impennata delle vendite di prodotti di largo consumo online: tra il 17 e il 23 febbraio del 56,8%, tra il 9 e il 17 marzo del 97,2%.La paura del contagio e le lunghissime file davanti ai supermercati hanno convinto gli italiani a provare la spesa online. Ma l’infrastruttura non ha retto: le grandi catene della distribuzione organizzata sono storicamente in ritardo e persino Amazon ha faticato a tener testa all’esplosione della domanda. Paradossalmente, a beneficiare della situazione sono stati i piccoli negozi, sebbene molti di loro, prima di questa crisi, non avessero neppure un sito web!

Molti piccoli commercianti hanno cercato di riorganizzarsi in fretta, forti anche del supporto di nuovi servizi ad hoc nati in queste settimane per rispondere alle necessità del momento, servizi che con tutta probabilità delineeranno un nuovo modello di acquisto “di prossimità”. Come ad esempio i due marketplace iocomproacasa.it e daje.com: la prima è una piattaforma dove i cittadini posso informarsi sui negozi del paese o dei paesi limitrofi che hanno attivato servizi di consegna a domicilio o ritiro in negozio; la seconda non solo raccoglie una lista di negozi del quartiere Monteverde a Roma (e prossimamente si estenderà a tutta la città) che fanno consegna, ma permette al cliente di comunicare la propria lista della spesa, che la squadra di daje.com spedisce al negozio, occupandosi poi anche della gestione del pagamento. Esemplare è anche il progetto della startup biellese Vidra, supportata da Banca Sella, che si è mobilitata per rendere semplice l’implementazione di una piattaforma e-commerce per i business che ne faranno richiesta.

È evidente che l’adozione della tecnologia ad ogni livello non sarà più una libera opzione, ma una necessità per tutti: per piccoli business del commercio al dettaglio, ma anche per tappare le falle delle grandi aziende, compresi ipermercati e supermercati. Probabilmente, le prime vittime di questo new deal saranno i contanti: per pagare online, così come per ridurre i contatti e le code crescerà l’uso di nuovi sistemi di pagamento, soprattutto app e contactless.

Meno sprechi e acquisti mirati

Non si tratta soltanto di riorganizzare la distribuzione. Bisognerà ripensare anche gli ambienti e limitare il numero massimo di persone per superficie quadrata. Ripensare a come distribuire le proprie risorse, come colmare le perdite dovute al calo di persone fisiche presenti all’interno dell’esercizio commerciale, come evitare gli sprechi e alimentare nuove opportunità di mercato. Uno sforzo non banale perché, per esempio, i negozi di alimentari saranno chiamati a ottimizzare gli stock per limitare gli sprechi; mentre nel caso dell’abbigliamento sarà cruciale il ruolo del buyer nella selezione degli articoli: con meno spazio a disposizione, il margine d’errore si riduce enormemente.

Nuovi protocolli

A fine emergenza, accanto ad una naturale tendenza a prestare maggiore attenzione all’igiene, alla sanificazione degli ambienti e degli scaffali, sarà necessario intervenire con protocolli igienico sanitari in tema salute e sicurezza ad hoc. Basti pensare alle profumerie e quante superficie è possibile toccare: Sephora in Cina si è già mobilitata per la produzione di materiale sterile monouso da utilizzare sui clienti nelle prove make-up e cosmetici, ma non tutti i negozi avranno la possibilità di adeguarsi così velocemente a tutte le nuove regole che verranno imposte. Iniziare a ragionare oggi in ottica futura è fondamentale: non farlo potrebbe tardare l’apertura del negozio, o peggio, decretarne la chiusura per chi non potesse permettersi i lavori d’adeguamento.

Purtroppo, nessuno ha la sfera di cristallo per sapere come davvero sarà il mondo che ci aspetta finita l’emergenza. Non sappiamo se e quando verrà trovata una cura o un vaccino, che potrebbero aiutare a ritrovare la “normalità” delle nostre azioni quotidiane. Ma di certo, in ogni scenario possibile, gli investimenti in questi settori non possono essere rimandati.

A cura dell’Ufficio Studi di Credimi

Grow My Store: la proposta di Google a supporto dei retailer

Arriva Grow my Store, la piattaforma gratuita di Google, nata a supporto delle piccole e medie imprese italiane del settore retail per migliorare la propria presenza online. Attraverso Grow my Store è possibile ricevere un report sulla qualità del proprio sito.

Nonostante i vantaggi offerti dall’e-commerce in questa situazione di emergenza, per i retailer italiani non è sempre facile sviluppare le competenze specifiche utili a raggiungere i propri clienti e rispondere esaustivamente alle loro necessità. Attraverso Grow my Store i retailer potranno valutare in maniera semplice l’efficacia del proprio sito web rispetto alle più importanti metriche di confronto del settore e avere accesso a consigli e approfondimenti. Tra gli aspetti analizzati, riassunti in un report complessivo che Grow my Store restituisce al termine dell’analisi, viene evidenziato per esempio se il sito web elenca chiaramente prodotti e prezzi, se sono chiare le politiche di restituzione, se esiste un supporto di live chat e viene valutata la fruibilità del sito da desktop e da mobile.

La ricerca Netcomm sull’e-commerce

Da una ricerca realizzata da Netcomm in collaborazione con Google, utile per evidenziare gli elementi chiave per lo sviluppo dei progetti e-commerce a seguito della crisi sanitaria, emerge come l’e-commerce sia, tra tutti i canali di vendita online, quello che i retailer considerano più soddisfacente. Tra gli elementi che contribuiscono maggiormente all’apprezzamento del modello e-commerce proprio da parte dei retailer emergono il notevole contributo alla comunicazione e alla valorizzazione del proprio brand (56%) e la possibilità di sviluppare sinergie con i canali di comunicazione e vendita tradizionali, come il negozio fisico (56%). L’e-commerce è inoltre considerato un mezzo per avviare facilmente e velocemente le proprie vendite (57%).

Roberto Liscia, Presidente del Netcomm, commenta: “Dalla ricerca emerge chiaramente che le aziende con sito e-commerce proprio mostrano un livello di soddisfazione complessivo significativamente maggiore di quelle che hanno adottato altri modelli di vendita online di e-commerce (53% vs 35%).  Ne è conferma il dato che le aziende con sia sito proprio e-commerce, sia altri modelli di vendita online e-commerce, mostrino un gap di soddisfazione a favore del proprio e-commerce ancora maggiore  (55% vs 31%).”

Vincenzo Riili, CMO Google Italia, aggiunge: “Lo sviluppo di un proprio sito e-commerce è il modello di commercio digitale che genera maggiori vantaggi a lungo termine, nonostante richieda un intenso impegno nella fase di settaggio iniziale. Per ottenere i migliori risultati è necessario acquisire le giuste competenze. Con Grow my Store Google si impegna a fornire un tool che accompagni passo passo i retailer nel potenziamento del proprio sito e-commerce, per supportarli nella crescita online.”  

Penny vicino alle imprese a sostegno della ripresa

Si chiama “Abbracciamo l’impresa italiana” ed è l’operazione messa in campo da Penny a sostegno dell’economia del paese in cui opera, per contribuire alla ripresa economica proprio di quei piccoli produttori del territorio che hanno fatto l’eccellenza agroalimentare dell’Italia. Quindi prodotti di alta qualità del territorio, delle regioni, che si aggiungeranno al Made in Italy presente già al 70% negli assortimenti dei nostri negozi.  “Abbracciamo l’impresa italiana”, che si rivolge anche ad aziende che operano nel settore non food, punta soprattutto a far ripartire il mondo produttivo agroalimentare italiano, dalle Alpi alla Sicilia. Questo si tradurrà anche in un aumento dell’offerta dei prodotti locali italiani e quindi nella valorizzazione delle produzioni enogastronomiche che spesso non trovano posto sugli scaffali del segmento del largo consumo e che grazie all’operazione avranno un accesso privilegiato nei quasi 400 punti vendita in tutta Italia. Se da un lato, scopo dell’iniziativa è sostenere la rete dei piccoli produttori locali che vivono la difficoltà dell’emergenza in corso, dall’altro, l’operazione sarà in grado di garantire ancora di più al consumatore la vicinanza al territorio e alle sue eccellenze imprenditoriali, per un’esperienza di spesa sempre più legata al concetto di tavola a km zero.  

Già nella prima fase di lancio, quella cioè di apertura alle piccole imprese locali – a cui PENNY Market ha riservato un canale di candidatura alla mail impresaitaliana@pennymarket.it – gran parte delle funzioni e dei processi del canale daranno il loro contributo ad accogliere nuovi fornitori e sostenerli nella ripresa.  

Dagli Acquisti verrà garantito l’accesso diretto al buyer da parte dei piccoli fornitori; la Logistica sta già favorendo accordi con piccole realtà di trasporti locali, prima operanti in altri settori, che hanno subito lo stop a causa dell’emergenza; sempre dalla Logistica verrà inoltre assicurato il supporto a imprese locali di trasporti attraverso il sistema di sinergia logistica PENNY Cargo.

La funzione Qualità ha già predisposto l’implementazione di flussi di verifica dei fornitori semplificati e dedicati, e l’ottimizzazione e l’accelerazione dei processi di controllo qualitativo; l’ufficio Legale e di Public Affairs ha già preso contatto con associazioni di categoria delle PMI e con le istituzioni per garantire una rete di supporto condivisa e di più ampio respiro.

“Questa iniziativa – afferma Nicola Pierdomenico, CEO PENNY Market Italia – nasce come il contributo di PENNY Market alla ripartenza di questo paese dopo l’emergenza Covid-19; segna un passaggio naturale per quanto riguarda il modo di intendere l’esperienza di spesa nei nostri punti vendita, dove la valorizzazione delle realtà produttive del territorio è da sempre al centro della nostra offerta al consumatore, basti pensare al fatto che l’indice di territorialità raggiunge il 70%. In questa fase occorre affiancare e sostenere con azioni concrete la filiera produttiva delle piccole e medie imprese, che comprende anche le realtà artigianali e familiari. Ebbene noi vogliamo essere protagonisti di questo processo di sostegno e valorizzazione che in questo momento di difficoltà può rappresentare ancora più del solito un’opportunità di crescita e purtroppo ora, possiamo dire, di ripartenza”.

L’abbigliamento degli italiani post Covid-19

L’emergenza sanitaria ha trasformato le regole dello shopping. Un po’ iin tutti i comparti. Il quesito principale è se e in che misura ritorneranno le abitudini di un tempo. Attualmente le prime evidenze fanno invece registrare un sentiment mutato tra gli italiani.

“L’emergenza sanitaria, legata all’incertezza economica e allo stravolgimento della quotidianità, sta innescando nei consumatori nuove dinamiche di acquisto dettate da necessità e bisogni differenti dal passato. – commenta infatti Matteo Lucchi, Presidente di Assirm – Un cambiamento importante che, grazie alle ricerche di mercato, oggi i brand possono però cogliere, studiare ed interpretare per adottare azioni sempre più efficaci e rilevanti. Le aziende che per prime comprenderanno appieno questo inedito consumatore dell’era COVID-19, avranno infatti un vantaggio competitivo che permetterà loro una ripresa più veloce.”

Un approccio diverso ai consumi che merge chiaramente anche nell’ambito dell’abbigliamento, come viene risassunto da Assirm  attraverso una serie di dati preparati da istituti associati.

L’incertezza del presente

Dai dati raccolti dall’Associazione emerge innanzitutto un’evoluzione dell’opinione pubblica che si traduce in alcunrsignificative evidenze: la maggior parte degli italiani afferma che la vicenda COVID-19 non si concluderà in tempi rapidi e in modo semplice; per questo diminuisce sensibilmente l’ottimismo rispetto alla possibilità per gli individui di uscire positivamente da questa crisi; e si mantiene alto e generalizzato un atteggiamento di risparmio e di attenzione alle spese. Si indebolisce, in modo lieve ma costante, il fronte di totale condivisione delle limitazioni imposte dal governo, anche se per ora non vengono comunque messe in discussione; aumentano però lo stato d’ansia (il 46%1 degli intervistati dichiara di sentirsi molto/moltissimo ansioso in questo ultimo periodo), il nervosismo (39%), la tristezza/malinconia (39%) e l’insonnia (31%)2

Il settore dell’abbigliamento

L’eccezionalità del momento mostra che ultimamente i consumatori italiani acquistano abbigliamento, accessori e scarpe prevalentemente per necessità (45%), mentre solo il 17% degli intervistati compra per svago e distrazione3. Significativo però che 1 italiano su 3 dichiari di rimandare gli acquisti a fine emergenza4. Considerando poi il nuovo canale di acquisto, ossia il mondo e-commerce, emerge una piena soddisfazione del servizio da parte del 20% degli intervistati, mentre il 34% lamenta dei problemi nei tempi di consegna5 (non garantiti o allungati notevolmente).

Immaginando il ritorno nei negozi fisici, che per la maggior parte degli italiani avverrà a fine maggio, nei comportamenti dei consumatori si consolida il valore della sicurezza: 1 intervistato su 3 dichiara infatti che manterrà la distanza imposta in queste settimane ed eviterà giorni e orari di punta come anche locali commerciali affollati6. In termini di acquisti futuri emerge invece l’attenzione ai prodotti italiani (40%), come atto di fiducia e sostegno dell’economia nazionale, e un ulteriore orientamento verso saldi e/o promozioni (38%)7.

Per varcare nuovamente la porta delle attività di abbigliamento, accessori e calzature, i consumatori si aspettano però dai brand attenzioni specifiche, tra le più richieste la pulizia e la sanificazione dell’ambiente (49%), l’installazione di dispenser igienizzanti all’ingresso del negozio a pari merito con la regolamentazione degli accessi (39%) ed infine il controllo del comportamento della clientela nell’osservanza delle norme igieniche (27%)8.

La riapertura dei negozi per bambini

A fronte del nuovo decreto, dal 14 aprile i negozi di abbigliamento per i bambini possono riaprire sempre nel rispetto delle indicazioni del Governo. Una notizia che il 47% degli intervistati ha accolto positivamente anche se per i consumatori del Nord Ovest, la zona più colpita dall’epidemia, si tratta di un provvedimento prematuro come dimostra anche la continua preferenza dello store online (47%)9.

Qualora si optasse però per il negozio fisico è interessante notare come l’attenzione alla limitazione degli accessi (59%) e alle norme igieniche (48%) superi notevolmente il valore di sconti e promozioni (24%)10. Considerando invece la posizione, primeggiano i negozi di quartiere (58%)11. Un atteggiamento prudente che si traduce anche nel bene da acquistare: al primo posto si trovano intimo e calze (62%), prodotti non solo più indispensabili ma anche più semplici e rapidi da comprare, seguiti da calzature (54%) e abbigliamento esterno (49%)12.

Nextplora, note 1 e 2

Sita Ricerca, note 3 – 12

Covid-19: la percezione dei cittadini dei Paesi G7 secondo Kantar

Calano nei paesi del G7 i livelli di soddisfazione per l’operato dei governi: i risultati i merito emergono dall’analisi di Kantar, giunta al secondo step della sua rilevazione.

Quello che sta succedendo è che i livelli di soddisfazione e di insoddisfazione  praticamente si pareggiano (rispettivamente 42% e 44%), evidenziando che l’opinione pubblica nei G7 è equamente divisa su questo tema. E in in Italia? Qui però la situazione sembra essere più chiara per i cittadini: il 62% sembra soddisfatto del Governo, mentre solo un 30% non lo è.

La ricerca, che si è svolta tra il 9 e il 13 aprile, ha indagato l’atteggiamento personale, l’influenza del Covid nel contesto finanziario e domestico, la comprensione e l’accettazione delle indicazioni del governo, l’approvazione delle misure del governo, la fonte di informazioni più attendibile e la percezione dei potenziali interventi di contrasto al virus.

E’ emerso che nei paesi del G7, l’approvazione della risposta del governo alla pandemia è scesa di 4 punti percentuali (arrivando al 50% – fortemente/abbastanza approvato). In Italia il 71% (-5 rispetto a Marzo) approva l’operato del Governo. L’approvazione è più bassa negli Stati Uniti (46% -7), Francia (43%  -18) e Giappone (30%  -5). Inoltre il 72% (+ 1 rispetto a Marzo) delle persone nel G7 afferma che il proprio reddito personale è stato o sarà influenzato dal Coronavirus. I dati sono più alti in Italia (85%), Canada (77%) e USA (75%). Tra coloro che dichiarano che i propri redditi sono già stati colpiti (37% – in Italia il 46%), il 44% dichiara di averne perso la metà o anche di più (in Italia il 48%). Ciò equivale al 16% delle persone nel G7 (in Italia equivale al 22% dei cittadini italiani). Nei paesi del G7, solo il 21% pensa che ci sarà un ritorno alla vita normale in aprile, maggio o giugno 2020, mentre il 72% pensa che ci vorrà più tempo.

Inoltre, alla domanda riguardo la fiducia nel proprio governo di prendere le giuste decisioni per il futuro, il 54% (-5) delle persone afferma di fidarsi, rispetto al 40% (+5) che non lo fa. Il 6% non sa cosa rispondere. Sembra che la fiducia si stia erodendo: anche in Italia, che registra un 61% (nella prima wave avevamo però il 67% di cittadini che riponeva fiducia nel Governo per il futuro).

Le persone continuano a considerare più rilevante la salute pubblica rispetto all’economia, nonostante gli impatti economici personali siano stati evidenti in tutto il G7, evidenziando che i Governi sembrano mediamente troppo focalizzati sugli aspetti economici. Oltre un terzo dei cittadini del G7 (36%, +7) pensa ancora che il proprio governo stia dando troppa attenzione all’economia del paese e non stia facendo ancora abbastanza per garantire la salute delle persone. Il 19% (nessun cambiamento rispetto a Marzo) ritiene che invece si stia ponendo troppa enfasi sull’aspetto sanitario e non abbastanza su quello economico. Un terzo (33%, -4) ritiene che ci sia un giusto equilibrio e il 13% (-2) non lo sa.

In Italia però i numeri sono un po’ diversi (pressochè invertiti): il 18% pensa che il Governo sia troppo focalizzato sugli aspetti economici, il 31% (+8 punti) troppo focalizzato sugli aspetti sanitari, con un 41% (-4) che considera ci sia un giusto equilibrio fra i due aspetti nelle politiche del governo.

Il 48% dei cittadini del G7 (il 38% in Italia) ritiene che il sostegno fornito dal governo per fronteggiare la perdita economica sia molto o comunque abbastanza buono. Il 46% tuttavia (il 58% in Italia), lo ritiene scarso o del tutto inefficace. Le valutazioni sono state più positive in Canada (77%) e nel Regno Unito (70%).

Allo stesso modo, il 45% degli intervistati nel G7 (ed il 65% in Germania ma solo il 32% in Italia) valuta le azioni del governo per tutelare le aziende chiuse o in perdita come molto o abbastanza buone, contro un 47% che le considera insufficienti.

E sul futuro? Una persona su 4 nei paesi del G7 (26%) pensa che quando il dilagarsi della pandemia sarà finito, il modo di vivere delle persone sarà del tutto diverso. Questo dato è molto alto soprattutto in Italia (34%) e negli USA (29%).Quasi 4 persone su 10 (38%) pensano che la propria economia nazionale, una volta conclusa l’emergenza, sarà completamente diversa. Coloro che ne sono più convinti sono gli italiani, al 55%. Una persona su 4 (24%) pensa che il proprio sistema di previdenza e tutela sociale sarà completamente nuovo/diverso quando la pandemia finirà. Anche qui, i dati più alti riguardano l’Italia (30%) e gli USA (29%)

 

Gruppo Dilmoor: dona 12.000 bottiglie di soluzione per l’igiene delle mani

Nel frangente pandemico, il Gruppo Dilmoor, ha scelto di offrire il suo contributo   producendo in maniera straordinaria nel proprio stabilimento di Pedrengo (BG) oltre 12.000 bottiglie di soluzione alcolica per l’igiene delle mani, allo scopo di effettuare una donazione gratuita ad alcune strutture ospedaliere della Provincia di Bergamo.
Il Gruppo ha messo a disposizione il proprio Alcool, normalmente utilizzato per la produzione di spiriti e liquori, i propri impianti produttivi di miscelazione ed imbottigliamento, e le proprie competenze per produrre una soluzione alcolica per l’igiene delle mani pronta all’uso, realizzata come da indicazioni pubblicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il prodotto, opportunamente confezionato, è stato distribuito a titolo gratuito o alle strutture ospedaliere di Bergamo, con l’obiettivo di aiutare le stesse in questo momento di estrema emergenza sanitaria.

Il Gruppo ringrazia

Riconoscenza va a tutto il personale dipendente, che ha dimostrato in questo
progetto la massima dedizione e un senso di solidarietà enorme, e che rende il Gruppo estremamente fiero ed orgoglioso di aver contribuito con un piccolo gesto a dare il proprio sostegno ad una delle province più colpite dall’emergenza.
Si ringraziano altresì i fornitori che hanno sposato questa causa, contribuendo a donarci in maniera gratuita il materiale necessario. Doverosi ringraziamenti vanno anche allo staff della Direzione Sanitaria  dell’ATS di Bergamo e all’Ufficio delle Dogane di Bergamo, per averci aiutato a concretizzare questa donazione.
Naturalmente il ringraziamento più grande va a tutti coloro che in prima linea stanno combattendo questa emergenza, medici, infermieri e personale sanitario.

Galleria Borromea a fianco della Croce Rossa, contro Covid-19

Galleria Borromea Shopping Center aderisce all’iniziativa di raccolta fondi Aiutiamo CRI, la campagna a sostegno di CRI Croce Rossa Italiana Milano Est, in prima linea nella lotta al Covid-19, in uno dei territori più colpiti dall’esplosione pandemica.

Peschiera Borromeo, così come i comuni limitrofi, ha vissuto l’emergenza sin dalle prime ore. La risposta di tutto il sistema sanitario è stata immediata, ma dopo oltre sei settimane di crisi, combattuta su più fronti, anche risorse e materiali scarseggiano. L’aiuto richiesto da Croce Rossa è quindi legato alla necessità di garantire ai soccorritori la disponibilità dei presidi di protezione individuale: mascherine, occhiali, camici e disinfettanti per fronteggiare l’emergenza sanitaria in corso.

Galleria Borromea ha risposto all’appello con una donazione diretta di 10.000€ e con un’operazione di sensibilizzazione e crowdfunding promossa attraverso i propri canali social. Fabio Laguardia, direttore del centro commerciale, ha commentato: “Oggi, la nostra priorità è contribuire, seppure in minima parte, all’immane sforzo della Croce Rossa e mobilitare la cittadinanza in una campagna di generosità. Anche a nome della Proprietà del centro commerciale, e degli operatori della galleria, vogliamo ringraziare tutti i professionisti e volontari della sanità che strenuamente e quotidianamente affrontano il rischio e la stanchezza in una battaglia senza precedenti.

Il presidente di Croce Rossa Comitato Milano Est Renato Emasi, ha dichiarato: “Ora più di molti altri momenti della storia del nostro comitato, ci sentiamo chiamati a svolgere il nostro servizio verso la cittadinanza. Di fronte a questa emergenza sanitaria i nostri volontari e dipendenti hanno risposto subito con decisione e disponibilità. Questo non vuol dire non aver paura, ma semplicemente essere consapevoli dell’importante ruolo che la nostra presenza ha a supporto della nostra città e delle nostra regione, oltre al fatto che la nostra preparazione è sicuramente l’arma che ci aiuta ad affrontare questa emergenza con più decisione

E’ possibile partecipare alla raccolta fondi donando tramite bonifico sostenendo CRI Milano Est sul sito www.crimilanoest.com o accedendo a www.gofundme.com.
Il denaro raccolto sarà un aiuto concreto messo a disposizione della CRI Comitato Milano Est, per combattere il nemico invisibile che sta sconvolgendo il mondo, e in particolare la Lombardia e l’Italia intera.

Per donare: IBAN: IT 71 N060 8533 5700 0000 0024 632 – oggetto: AiutiamoCRI

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