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Conad, Coop Italia, Esselunga ed Eurospin tra i top 250 retailer mondiali

Wal-Mart, Amazon e Costco sono le aziende retail con il maggior fatturato a livello mondiale. Lontani dal podio interamente Usa ma in crescita i principali player italiani: Conad (64esima), Coop Italia (87esima), Esselunga (116esima) ed Eurospin (145esima). È quanto emerge dalla 26° edizione dello studio di Deloitte “Global Powers of Retailing”, il report annuale in cui vengono analizzati i risultati dell’esercizio annuale al 30 giugno 2022 (FY2021) resi pubblici dai più grandi retailer del mondo.

Secondo il report i 250 retailer più importanti al mondo hanno generato un fatturato pari a 5 mila e 650 miliardi di dollari nel corso dell’anno fiscale 2021 (periodo compreso tra luglio 2021 e giugno 2022), segnando una crescita del 8.5%, in aumento di 3.3 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

«Pur operando in uno scenario ancora ricco di sfide, il mondo del retail ha visto una ripresa nel corso del FY2021, anche grazie al parziale allentamento delle restrizioni pandemiche in buona parte dei paesi e al ritorno alle abitudini di consumo e acquisto pre-pandemia. Tra i vari operatori retail, sicuramente coloro che operano nel settore dell’abbigliamento sono quelli che hanno maggiormente beneficiato del ritorno alla normalità, registrando un aumento delle vendite del 31,3% rispetto al calo del 14% dell’anno precedente. I retailer del mondo del lusso hanno ottenuto performance eccezionali e anche i grandi magazzini hano avuto una crescita dei ricavi del 25,7%. Anche i player dell’e-commerce hanno consolidato la loro crescita con dei risultati ottimi che si sommano ai rendimenti da record del FY2020», commenta Enrico Cosio, Deloitte Partner Deloitte responsabile del settore Retail, Wholesale & Distibution.

La Top 10 dei retailer più grandi al mondo
I primi dieci retailer in classifica contribuiscono per il 34% al fatturato complessivo generato dai 250 maggiori retailer al mondo e le prime quattro posizioni del podio sono stabili: Wal-Mart si conferma al primo posto della Top 10, seguono Amazon, Costco e il tedesco Schwarz Group. Nel FY2021 è JD.com, l’unica azienda cinese in top 10, a crescere a un ritmo superiore ai competitor e, con una crescita annuale del 25.1%, si colloca in settima posizione. La Top 10, che continua ad essere dominata da player statunitensi, nel FY2020 registra complessivamente un ritmo di crescita su base annua dell’8%.

Il margine netto complessivo della top 10 è cresciuto di 0,2 punti percentuali rispetto al 3,9% dell’anno fiscale 2020. Target, Walgreens e Amazon hanno visto crescere i rispettivi net profit margin di oltre 1,5 punti percentuali nell’anno fiscale 2021. L’aumento della redditività arriva nonostante la continua pressione causata dall’inflazione, crisi energetica e interruzioni della catena di approvigionamento, oltre all’aumento del costo del lavoro.

L’Europa conta il maggior numero di retailer nella Top 250: Germania, UK e Francia le più rappresentate
L’Europa si conferma l’area geografica più rappresentata, grazie al maggior numero di realtà che trovano posto nella Top 250: sono 90 (undici in più rispetto al Nord America e tre in più rispetto all’anno precedente) le aziende che hanno sede nella regione, tuttavia solo due di esse rientrano anche nella Top 10 (Schwarz, Aldi Einkauf). Le aziende europee contribuiscono al 33,2% delle retail revenue complessive della top 250 (-0.5 p.p.). I Paesi più rappresentati sono Germania (17 aziende), Regno Unito (19) e Francia (12).

Italia: buone performance per le aziende italiane nella Top 250
Anche la GDO italiana registra un andamento generalmente positivo nel FY2021: tre su quattro dei player del nostro Paese presenti nella Top 250 chiudono l’anno con revenue YOY in crescita rispetto al FY2019, solo Coop subisce una leggera flessione. Nella GDO, Conad si conferma il primo colosso italiano, collocandosi al 64esimo posto; seguono Coop in 87° posizione ed Esselunga al 116°; chiude Eurospin che guadagna otto posizioni grazie alle sue ottime performance, collocandosi al 145° posto della Top 250.

Investimenti in digitalizzazione sempre più importanti per la competitività
Come emerge dal report, l’integrazione della tecnologia nel settore del retail è diventata sempre più importante per attirare i clienti nei negozi fisici e creare esperienze di acquisto coinvolgenti. L’uso di tecnologie avanzate come la realtà virtuale e aumentata, l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati consente ai vari player di personalizzare le offerte, semplificare i processi di pagamento e coinvolgere in maniera migliore i clienti, fidelizzandoli.

«In seguito del consolidamento dell’abitudine dei consumatori ad effettuare acquisti online, i retailer con un ecommerce e i pure players digitali hanno vissuto un anno positivo e si sono dedicati a migliorare le proprie esperienze digitali, non solo online ma anche in negozio. Infatti, nel corso del FY2021, la maggior parte dei primi 10 player in classifica ha potenziato le proprie capacità digitali tramite l’introduzione di tecnologie in-store (ad esempio, gli hdPhone di The Home Depot) o migliorando la propria offerta omnichannel (ad esempio, il servizio on-demand “Acquista ora” di JD.com)», conclude Enrico Cosio.

Continuano a crescere gli abbonamenti nel settore retail

Si stima che entro il 2025 i consumatori italiani con un abbonamento nel settore della vendita al dettaglio cresceranno del +17 p.p, in particolare nei segmenti dell’elettronica, dei grocery, beauty & cosmetici. A livello globale, il 37% dei consumatori globali ha almeno un abbonamento retail attivo e si prevede che questi numeri cresceranno fino a raggiungere il 53 p.p. (+16 p.p. vs 2022)

Elettronica (19%), grocery (17%) e beauty e cosmetica (15%) sono attualmente i segmenti retail con la maggiore percentuale di abbonati tra i partecipanti del sondaggio. Completano la classifica: Fashion (13%) e arredamento per la casa (10%) e fai da te (10%). I modelli di abbonamento più popolari risultano essere la “membership” e la “replenishment box”.

Sono questi i principali risultati di uno studio, di Deloitte Digital e Zuora, condotto grazie al supporto di una terza parte su 12.500 consumatori intervistati in 12 Paesi nel mondo (US, Italia, Spagna, Norvegia, Svezia, Finlandia, Irlanda, Australia, Francia, Germania, UK, Danimarca).

«Come emerge dal nostro report, entro il 2025, ci si aspetta che il 20% dei clienti in ambito retail in tutto il mondo sia rappresentato da nuovi abbonati. Questa crescita rappresenta una grande opportunità di business per i commercianti in un’ottica di massimizzazione del valore. Flessibilità, convenienza, trasparenza nella comunicazione, possibilità di utilizzare il prodotto ed esperienza sono i driver principali che guidano la sottoscrizione degli abbonamenti», afferma Enrico Cosio, responsabile Retail Wholesale and Distribution di Deloitte.

Flessibilità, convenienza, utilizzo del prodotto ed esperienza sono i fattori chiave
Gli intervistati indicano tra gli incentivi principali che guidano gli abbonamenti retail e ne determinano il successo: la flessibilità, data dalle differenti opzioni contrattuali, la convenienza come valore percepito del denaro speso dal consumatore, l’utilizzo e l’esperienza che includono fattori come comodità dell’acquisto e utilizzo regolare del prodotto.

Secondo l’indagine, la disponibilità media mensile a pagare per un servizio di abbonamento retail in Europa è 80,30€ al mese nel segmento elettronica, 78,30€ in quello grocery, 55,70€ in quello beauty e cosmetica. In media, considerando tutti i segmenti retail, i consumatori statunitensi sono disposti a sostenere spese mensili più elevate per gli abbonamenti rispetto ai rispondenti europei, ma si aspettano anche un maggior numero di consegne mensili.

Italia: il maggior numero di abbonati è nel segmento elettronica
Attualmente, il 40% dei consumatori italiani ha un abbonamento retail, un dato che rappresenta un tasso di adozione più elevato rispetto alla media europea (36%). Inoltre, è previsto un aumento di +17 p.p. degli abbonati italiani entro il 2025, raggiungendo il 57% della popolazione. Il segmento elettronica ha il più alto numero di abbonati (21%), ma è prevista una crescita elevata per quello grocery (+14 p.p.), che lo posizionerà a pari merito con l’elettronica nel 2025 (29%).

Il Retail Internazionale visto da Deloitte: podio a stelle strisce. Tra gli italiani la prima è Coop

Si conferma ancora una volta a stelle e strisce il podio del Global Powers of Retailing di Deloitte, giunto quest’anno alla sua 22 ma edizione.

E’ infatti Wal-Mart, da oltre 20 anni leader globale, a guidare la classifica; seguono Costco al secondo posto e The Kroger Co. al terzo.

Quanto ad Amazon, c’era da aspettarselo: continua la scalata (guadagnando due posizioni rispetto al FY 2016) e rivela una crescita a doppia cifra, la maggiore tra le aziende presenti nella Top 10 dei retailer mondiali (25,3%), ancor più considerevole se paragonata alla crescita registrata in media dalla Top 10 (+6,1% YoY).

Sono in totale 250 i retailer considerati da Deloitte, che hanno generato un fatturato pari a 4530 miliardi di dollari nel corso dell’anno fiscale 2017 (periodo compreso tra luglio 2017 e giugno 2018), segnando una crescita del 5,7% rispetto all’anno precedente. Da sottolineare come i primi dieci retailer mondiali contribuiscano per il 31,6% alla produzione di tale valore e crescano a un ritmo più elevato rispetto al resto della classifica (rispettivamente del 6,1% contro il 5,7% complessivo).

Uno sguardo all’Europa

In questo scenario che ruolo giocano l’Europa e l’Italia?

Beh, la prima si può fregiare di un primato interessante: è in testa, infatti, per numero di aziende presenti nella Top 250 (passate da 82 a 87). Inoltre può annoverare in top ten ben tre aziende: le due tedesche Schwarz Group e Aldi Einkauf  e Tesco PLC (UK). Due terzi del fatturato dei retailer in Europa proviene da Germania, Regno Unito e Francia. La Germania è casa delle imprese più grandi, che con una dimensione media di 24,7 miliardi di dollari superano di gran lunga la media di 18,1 miliardi di dollari delle imprese presenti nella Top 250. La Francia, invece, spicca per l’internazionalizzazione con aziende che operano in media in 29,2 paesi.

Il maggior numero di realtà che trovano posto nella Top 250 provengono dall’Europa: cresce, infatti, da 82 a 87 il numero di aziende che hanno sede nella regione e tre di esse rientrano anche nella Top 10 (Schwarz, Aldi Einkauf, Tesco PLC).

“La spinta globale caratterizza le aziende europee, che operano in media in 15,6 paesi contro i 9,5 presidiati nella Top 250,” nota Patrizia Arienti, Senior Partner Deloitte e Responsabile Consumer Industry. “Spinti dalla ricerca di crescita al di fuori dei propri mercati già maturi, i retailer europei sono maggiormente attivi all’estero e si distinguono per intraprendenza globale.”

 “Per riuscire ad aumentare la propria quota di mercato in un settore, come quello del retail, molto competitivo ed ormai improntato all’internazionalizzazione, la gestione strategica della supply chain diventa essenziale. Un forte aiuto sicuramente viene dalle nuove tecnologie definite ‘disruptive’, come Analytics, IoT e Robotica. Approcciare la trasformazione di tutti i processi riconducibili alla supply chain attraverso una strategia di digital transformation end-to-end può aiutare a trarre vantaggio dalle opportunità offerte dai cambiamenti che stanno interessando il retail” commenta Claudio Bertone, Equity Partner Deloitte e Responsabile per il settore Retail.

Cosa succede in Italia

Per trovare invece rappresentatnti del Belpaese (quest’anno se ne contano 4), si dovrà scendere più in basso in classifica. Fino al 71° posto, per l’esattezza, dove troviamo Coop, seguito da Conad (73°+5 posizioni rispetto al FY 2016 ), Esselunga (121° +10 rispetto al FY 2016)  ed Eurospin (168°), che avanza di ben 19 posizioni.

Un posizionamento positivo visto che – come spiega spiega Claudio Bertone. “Tutti i quattro player italiani presenti nella Top 250 dei big della distribuzione registrano un avanzamento in classifica”.

Nota metodologica

*Il Global Powers of Retailing considera nelle proprie classifiche un panel di 250 gruppi di retailer presenti in tutto il mondo, variabile di anno in anno in base ai risultati finanziari; le analisi, in dollari americani, fanno riferimento ai dati di bilancio relativi all’anno fiscale 2017, cioè al periodo compreso tra luglio 2017 e giugno 2018.

 Per convenzione, a livello internazionale si è deciso di:

  •  utilizzare tassi di crescita composti e ponderati sulle vendite anziché utilizzare medie aritmetiche pure. In conseguenza di ciò le imprese di grandi dimensioni hanno pesato di più rispetto alle piccole sul tasso di crescita del gruppo finale.
  • utilizzare il dollaro americano come valuta di riferimento per omogeneizzare i dati, in particolare per quei gruppi che hanno subsidiaries estere. Pertanto le conversioni potrebbero aver comportato alcune distorsioni nella lettura dei risultati dei gruppi italiani.

 

 

 

Fratelli Ibba (Crai) premiata tra le Best Managed Companies da Deloitte

Giangiacomo Ibba.

C’è anche la Fratelli Ibba Srl, storica azienda del gruppo Crai, tra i premiati della prima edizione italiana del prestigioso premio internazionale Deloitte dedicato alle Best Managed Companies.  La società, guidata dal presidente di CRAI Cooperativa Giangiacomo Ibba, ha dimostrato di aver raggiunto livelli di eccellenza per capacità organizzativa, strategia e performance: queste le motivazioni che hanno spinto Deloitte ad includere l’insegna tra le migliori 31 realtà in territorio nazionale che hanno condiviso il riconocimento.

L’iniziativa, sostenuta anche da ALTIS Università Cattolica, da ELITE, il progetto di London Stock Exchange Group e da Confindustria, ha lo scopo di indicare quali siano le attività che si sono distinte per competenze, impegno verso le persone e performance, capaci di generare innovazione, di implementare strategie di lungo termine e di proporsi come enti attivi nell’ecosistema in cui operano.

F.lli Ibba è un’azienda storica del gruppo Crai in Sardegna e rappresenta in modo esemplare la realizzazione di una strategia perseguita a livello nazionale. Opera in Sardegna e nel Lazio con una rete di oltre 300 punti vendita, con negozi ad insegna Crai e suddivisi in tre formati: l’ultra prossimità con i negozi “Cuor di Crai” fino a 250 metri quadrati, i supermercati Crai da 300 a 800 metri quadrati e il format più grande, oltre 800 metri quadrati denominato “Crai Extra” e, oltre ai negozi e supermercati alimentari, è protagonista anche nel canale Cash & Carry con quattro strutture a insegna Centrocash. La società ha attuato una politica commerciale volta a valorizzare in modo efficace il proprio territorio, in sinergia con i produttori locali, tenendo in considerazione sia la tradizione sia lo sviluppo economico e sociale della comunità.

“Siamo orgogliosi di aver ricevuto questo prestigioso riconoscimento, che riteniamo un punto di partenza per una crescita aziendale basata sui valori di eccellenza e qualità che Crai esprime e fortemente incentrata sulle comunità locali. Il conferimento di questo premio conferma che il gruppo sta percorrendo la strada giusta e che dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione. Il mio ringraziamento va a tutte le persone che lavorano ogni giorno in F.lli Ibba ” ha dichiarato il Presidente Giangiacomo Ibba.

Retailers mondiali a rapporto: i primi 250 valgono 4.400 miliardi di dollari

Retailers mondiali a rapporto nella 21ma edizione dello studio Global Powers of Retailing presentata da Deloitte National Retail Federation di New York.

E i dati emersi sono di peso più che rilevante come dimostra il fatto che il fatturato globale dei 250 più grandi retailer mondiali ha raggiunto nel  2016 i 4.400 miliardi di $, valore in crescita composita del 4,1% rispetto al precedente anno fiscale.

L’economia mondiale sta attualmente attraversando un periodo di crescita relativamente stabile. La crescita è accelerata in Europa e Giappone, si è stabilizzata in Cina e Stati Uniti, mentre risulta particolarmente vivace nei paesi emergenti.” commenta Dario Righetti, Partner Deloitte e responsabile Consumer & Industrial Products. “Per i retailer è stato un anno positivo con una crescita del 4,1%. Tuttavia, nell’immediato futuro, dovranno continuare a confrontarsi con le conseguenze negative rappresentate dalle crescenti disuguaglianze sociali, delle iniziative protezioniste e dell’impatto potenziale delle misure monetarie restrittive.” 

 La Classifica dei Top 10

I primi 5 retailer a livello globale mantengono la propria posizione di leader nella Top 10 e la statunitense Wal-Mart conferma la sua leadership indiscussa grazie ad un aumento delle vendite sia negli store fisici che tramite le sempre più numerose iniziative digitali. Mantiene la seconda posizione Costco, che continua il percorso di crescita dei precedenti anni fiscali. Chiude il podio Kroger, stabile in terza posizione per il terzo anno di fila. A metà classifica troviamo invece Walgreens Boots Alliance Inc. che incrementa le sue vendite dell’8.3%.

Tra i colossi europei, Schwarz Group si conferma al quarto posto con una crescita del 5.3% rispetto al FY15. Carrefour, oltre a perdere due posizioni in classifica, è anche l’unica che segna una diminuzione dello -0.4%, mentre Aidi Einkauf mantiene stabilmente l’ottava posizione con un aumento del 4.8%.

Anche quest’anno Amazon rappresenta la rivelazione di una classifica piuttosto stabile, guadagnando ben quattro posizioni rispetto al FY15, registrando una crescita a doppia cifra pari al 19.4%. Questa crescita è alimentata da un costante flusso di innovazioni di prodotto e di servizio per i consumatori, oltre che dalla continua espansione nel mondo del grocery avvenuta nel 2017 grazie all’acquisizione di Whole Foods.

Entra in classifica anche un’altra catena di retail pharmacy e health clinic, CVS Health Corporation (competitor di Walgreens Boots Alliance Inc), con un notevole incremento dei ricavi (+12.6%), dovuto alle recenti acquisizioni.

In Europa

Nel 2016 diminuisce nuovamente il numero delle aziende con sede in Europa, che passano da 93 nel 2014 14 a 85 nel 2015 fino ad arrivare ad 82 nel 2016 aumentando il gap con il Nord America.

“L’Europa sta vivendo un momento di forte incertezza legata alla situazione economica e politica. Il fenomeno della Brexit, in particolare, ha dato il via a un periodo di instabilità e cambiamento negli equilibri commerciali. I mercati maturi stanno soffrendo la concorrenza di nuovi Paesi emergenti e di nuovi competitor digitali.”, commenta Ernesto Lanzillo, Partner Deloitte e responsabile per il settore Retail. “Se analizziamo i dati, si evidenzia come l’andamento dei Top 10, inclusi quelli europei, sia sostanzialmente positivo con buoni segnali di crescita”.

A dispetto di questa perdita di quote, i retailer europei rimangono i più attivi a livello mondiale, continuando a cercare crescita al di fuori dei loro ormai maturi mercati domestici. Circa il 41% del loro fatturato è stato generato da operazioni straniere – circa il doppio di quello registrato dal gruppo dei Top 250 al completo.

In Italia

“La GDO italiana” commenta Dario Righetti “si conferma in crescita nel 2016 (+0,9%, in linea con la crescita del settore a livello globale), ma con un ritmo decisamente inferiore rispetto al 2015 (+3,4%) dove l’effetto Expo e l’inflazione positiva avevano trainato la crescita del fatturato. L’incremento nel 2016 è trainato principalmente dai volumi dato che l’inflazione nel settore è stata sostanzialmente nulla”. Per i retailer italiani si registra dunque, nell’anno chiuso entro il 30 giugno 2017, un andamento nel complesso positivo, visto che solo 2 dei 4 player nazionali registrano un calo nel posizionamento globale. Al contrario dello scorso anno, Coop recupera quattro posizioni, collocandosi al 72esimo posto. Sia Conad che Esselunga perdono delle posizioni nella classifica delle Top 250, collocandosi rispettivamente al 78° e 131° posto. Eurospin migliora anche quest’anno i propri risultati guadagnando una posizione (dal 188° posto al 187°). “In termini di redditività (vedasi tabella sottostante), da analisi comparative effettuate da Deloitte – prosegue Righetti – si conferma una sostanziale tenuta, per la GDO Italia, del margine commerciale, peraltro superiore a quello registrato da un campione internazionale. Nonostante questo positivo risultato, la GDO italiana registra un margine operativo quasi dimezzato rispetto al campione internazionale, per effetto di minori sinergie e maggiori costi di trasporti ed energia rispetto al campione internazionale”.

 I settori merceologici

Hardline & leisure è il settore con il tasso di crescita più elevato grazie ad una serie di imporanti operazioni di acquisizione (Lowe’s e Steinhoff International), fusione (Group FNAC e Darty plc) e cessione (Staples) avvenute durante il FY16.

Ciò significa che per la prima volta in quattro anni i retailer di abbigliamento ed accessori non hanno trainato la crescita, ma rimangono comunque il settore più profittevole.

I retailer di fast-moving consumer goods¹ (FMCG) sono attualmente le aziende più grandi (con un fatturato medio di circa 21.7 miliardi di dollari) così come le più numerose (135 aziende che costituiscono il 54 percento di tutte le Top 250 e rappresentano due terzi del fatturato delle Top 250).  

 

I quattro trend del retailing

Global Powers of Retailing 2018 mostra chiaramente come le regole del retailing stiano cambiando. Ma in quale direzione? Quali sono i trend che oggi vanno per la maggiore?

Quattro le tendenze evidenziate dal report:

 

  • Costruire competenze digitali di prim’ordine. Ormai, infatti, è chiaro: lo shopping non è solo questione di acquisiti in un negozio fisico o e-commerce perché i consumatori sono channel-agnostic, e non ritengono dirimente il canale di vendita.
  • Combinare negozio fisico e digitale permette di recuperare il tempo perduto. 
  • Creare esperienze in-store uniche e coinvolgenti. I negozi fisici non scompariranno, ma per competere con la convenienza e l’assortimento ineasuribile offerto online, creare esperienze di valore ed aumentare il brand engagement sono due attività cruciali. 
  • Reinventare il retail grazie alle ultime tecnologie. L’Internet of Things, l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e virtuale ed i robot dovrebbero essere sull’agenda di ogni retailer.

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