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Instant Payments, in Italia crescono lentamente, ma il futuro è qui

Gli instant payments crescono (lentamente) in Italia, e questo consentirà di attenuare il costo sociale dell’uso del contante, che gli esperti calcolano tra gli 8 e i 10 miliardi all’anno. Lo dice uno studio Deloitte sui trend evolutivi della “payment industry” in Italia e nel mondo che analizza le tendenze attuali e fino al 2020.

 

Italia nelle retrovie: nel 2020 ancora il 70% in contanti

Secondo il report ancora nel 2017 il 73,7% del volume delle transazioni nel nostro Paese avviene in contanti (nel 2014 eravamo al 77,2%), e questo dato scenderà lentamente nei prossimi anni, attestandosi appena sotto il 70% (69,4%) nel 2020. Il resto delle transazioni avviene con le carte di debito (8,6%, mentre nel 2014 era il 6,6% e nel 2020 sarà il 10,5%), con bonifici Sepa (oggi 6,8%, nel 2014 6,4%, nel 2020 7,3%), con carte di credito (3,3%, tre anni fa 3,1%, tra tre anni 3,4%) e con altri metodi residuali che comprendono dividendi digitali, emoney (oggi al 2,4% ma in grande crescita: nel 2020 sarà al 4,4%) e gli assegni, che coprono ancora lo 0,9% delle transazioni ma che sono in forte calo, che gli esperti prevedono si accentuerà con l’introduzione degli Sct (i bonifici Sepa) digitali.

Di certo secondo lo studio Deloitte manca ancora in Italia una precisa comprensione del fenomeno dell’instant payments. Pesa la necessità di una riorganizzazione del front-end e la frammentazione eccessiva dei player: troppe iniziative concorrenti finiscono per indebolirsi a vicenda. Front end interoperabili e l’ingresso sul mercato di nuovi player con una elevate user experience potranno agevolare l’incremento dei pagamenti peer to peer.

 

Psd2 la normativa per favorire il peer-to-peer

Importante in questa fase sarà l’adozione della Psd2, la nuova direttiva europea per l’attivazione di una normativa comune che dovrebbe favorire l’adozione dei pagamenti digitali. Di recente in Italia è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 170 del 12 agosto 2016 che delega il Governo al recepimento della direttiva. Direttiva che ha come scopi principali la fornitura di nuovi servizi, l’ingresso nel mercato di nuovi player, l’esenzione per certe tipologie di pagamenti, regole addizionali per i Payment Service Providers e, soprattutto, maggiore protezione per i consumatori. Importante anche la riduzione dei costi, che potrebbe costare alle banche entro il 2020 fino al 29,5% dei ricavi del business dei pagamenti rispetto al livello raggiunto nel 2015. Gli istituti bancari non dovranno limitarsi a ottemperare alle regole del Psd2, ma dovranno diventare concorrenziali trasformandosi in piattaforme digitali grazie anche alla collaborazione con player che svilupperanno app. Importante anche la relazione anche psicologica con il cliente, che dovrà vivere l’esperienza del pagamento digitale in tutta sicurezza e con il minor numero di frizioni possibile. Questo passaggio sarà certamente favorito dal progressivo ricambio generazionale.

Una serie video per promuovere i propri vini: succede, da Aldi Sud

Come ti promuovo il vino, per lo più private label: Aldi Süd, insegna tedesca, lo fa con una serie di video in cui una cuoca stellata, Sybille Schönberger, viaggia tra vigne e vigneti e propone accostamenti tra vino e cibo. È un rapporto non sempre facile quello tra Gdo e vino che però è cresciuto nel tempo fino a far diventare la grande distribuzione il primo canale di vendita. Piacciono le promozioni, certamente, ma non sempre il consumatore ha le idee chiare su cosa, come e perché scegliere, e il consiglio è pressoché assente, al di là di saltuari eventi. 

L’iniziativa prevede dieci contributi video che saranno pubblicati ogni due settimane. In questi, oltre alle zone viticole, la chef nota in Germania per essere comparsa più volte in TV, ha anche visitato bar di tendenza in contesti urbani, sempre alla ricerca di storie emozionanti sul vino, il piacere dei berlo e le specialità regionali, e incontra esperti, personaggi locali, dietisti, food blogger. Non manca naturalmente, il consiglio sull’etichetta giusta selezionata dalla gamma Aldi Süd.

«Il formato con Sybille Schönberger mostra in modo divertente quanto possa essere semplice accostare il buon cibo al buon vino. Abbiamo posto nella produzione del formato molta enfasi sulle storie autentiche in grado di coinvolgere i nostri clienti» ha spiegato Sandra Sibylle Schoofs, Direttore Marketing di ALDI.

Aldi ha iniziato lo scorso anno a promuovere il vino con il portale dedicato meine-weinwelt.de e il pop-up store, ed ha partecipato a marzo alla fiera ProWein di Dusseldorf. 
Il primo video della serie riguarda la visita di Schönberger alla cantina del viticoltore di spicco della Mosella Raimund Prüm: eccolo.
  

https://youtu.be/OkVO9C2JN10

Apple Pay disponibile ora anche per i clienti di Supermercato24

Anche Supermercato24 da oggi mette a disposizione dei suoi clienti Apple Pay: in questo modo basterà un semplice tocco per pagare la spesa con la propria carta di credito. Supermercato24 estende così i metodi di pagamento a vantaggio dei suoi clienti, che vanno ad aggiungersi a quelli già in uso, dalla carta di credito sino al pagamento in contanti alla consegna della spesa.

“Supermercato24, è nato dall’esigenza sempre più forte nella nostra società contemporanea di un servizio in grado di offrire uno dei valori più preziosi, il tempo – ha dichiarato Federico Sargenti, Amministratore Delegato di Supermercato 24 – Attraverso il sito www.supermercato24.it, è possibile scegliere il proprio supermercato di fiducia, selezionare i prodotti in pochi minuti, e farsi consegnare la spesa all’indirizzo desiderato in giornata e anche in un’ora, dal personal shopper che l’ha realizzata. Siamo molto orgogliosi di essere una delle prime realtà italiane a poter offrire ai nostri clienti la possibilità di pagare anche con l’innovativo sistema Apple Pay in totale sicurezza”.

La sicurezza
Dal punto di vista di sicurezza e privacy gli utenti sono tutelati dal sistema: quando si utilizza una carta di credito o di debito con Apple Pay, infatti,i numeri di carta effettivi non vengono memorizzati sul dispositivo né sui server Apple. Viene assegnato, invece, un unico Device Account Number criptato e salvato in sicurezza nel Secure Element del proprio dispositivo. Ogni transazione è autorizzata con un codice di sicurezza dinamico, che viene cioè creato appositamente per l’operazione e non più utilizzabile in seguito.

I dispositivi
Per pagamenti di beni o servizi con app o con Safari, Apple Pay funziona con: iPhone 6 e versioni più recenti, iPhone SE, iPad Pro, iPad Air 2 e iPad mini 3 o versioni successive. È possibile inoltre utilizzare Apple Pay con Safari su tutti i Mac introdotti sul mercato dal 2012 in poi che supportano il sistema operativo macOS Sierra e confermare il pagamento con iPhone6 o versioni più recenti, Apple Watch o con il Touch ID del nuovo MacBook Pro.

 

Correlati: Apple Pay  sbarca in Italia e Carrefour rende subito disponibili i pagamenti

Ferrero domina i social: ad aprile Fb e Instagram “parlano” piemontese

Ferrero spopola sia su Facebook che su Instagram: questa la principale evidenza emersa da Top Brands, l’osservatorio di Blogmeter, che nel mese di aprile ha indagato l’andamento dei marchi food sul mercato italiano.

In linea generale si può comunque dire che, a ridosso delle festività pasquali, l’andamento positivo ha riguardato un po’ tutte le aziende affrenti al comparto del cioccolato.

La top 5 di Facebook
Su Facebook è la pagina corporate di Kinder,  che  grazie alle  137.153 mila interazioni, conquista la medaglia d’oro sia per engagement che per nuovi fan (quasi 35 mila). In particolare, a generare la maggior parte delle interazioni è il prodotto #KinderGranSorpresa, che risulta il più coinvolgente tra tutti i prodotti che il brand promuove sulla propria pagina. In seconda posizione, ma per una manciata di voti (137.035), si colloca la pagina Galbani, Ricette di Casa Mia. Sul terzo gradino del podio, infine  (con 122 mila tra reactions, commenti e share) torna di nuovo Ferrero con la pagina Facebook di Mon Chéri che punta su una comunicazione emozionale ed ispirazionale, mediante anche l’uso di hashtag dedicati come #lasciatistupire. Ferrero conferma la sua presenza anche in quarta posizione, con  Kinder Bueno (circa 118 mila interazioni) che coinvolge con post molto interattivi e divertenti, in cui le confezioni Kinder Bueno vengono posizionate nei posti più improbabili. Infine chiude la Top 5 Facebook relativa al total engagement, Parmalat con post dedicati alla Pasqua e alla Festa della Liberazione. Tra le pagine che incrementano maggiormente la propria fan-base ad aprile, spicca al secondo posto subito dopo Kinder, la pagina di Ferrero Rocher (20 mila nuovi fan) seguita da Pringles (17 mila) la cui partnership con Casa Surace per il lancio delle #nuovepringlestortilla sta generando grandi consensi sui social. In quarta posizione Lindt con i suoi Gold Bunny (16 mila nuovi fan) e infine la già citata Kinder Bueno (14 mila). 

La classifica su Instagram

Qui a spopolare è Nutella che risulta il migliore sia per engagement che per nuovi follower. Nonostante ad aprile abbia pubblicato solo 10 post, conquista ben 52 mila interazioni, merito soprattutto di una content strategy basata sulla condivisione di foto di dolci deliziosi ed invitanti a base di Nutella. Conquista la medaglia d’argento (sia per engagement che per follower) il profilo di Kinder Italia (12 mila interazioni e più di 5 mila nuovi seguaci) che su Instagram condivide le foto di utenti che ritraggono i suoi prodotti, in particolare le uova Kinder Gran Sorpresa. Nelle successive posizioni per entrambe le metriche, troviamo due profili del gruppo Barilla: il brand Mulino Bianco, la cui campagna #unmondobuono riscuote un gran successo (8,5 mila interazioni) e il prodotto Pan di Stelle che riposta le foto degli utenti con le #ricettedistelle, ottenendo quasi 8 mila interazioni. Ottime performance ancora per Parmigiano Reggiano che ad aprile spopola con l’inziativa “Caseifici aperti” (più di 6 mila interazioni) e Kinder Bueno che guadagna 1,8 mila followers durante il mese.

Coop sbarca in Cina con le sue private label e il mobile commerce di WeChat

Coop sbarca in Cina con le sue private label, e lo fa alla grande sulla piattaforma WeChat, che si porta in dote la bellezza di 880 milioni di utenti attivi. L’obiettivo, dichiarato, è sia di promuovere i prodotti a marchio Coop, sia di allargare la propria rete di business partner a cui affidare la commercializzazione.

WeChat è un’applicazione mobile progettata per gli utenti smartphone che consente di chattare, condividere, navigare e giocare all’interno di un’unica piattaforma. Ben più di un’applicazione di messaggistica, è un sistema integrato di servizi digitali che, oltre a configurarsi come un social media, permette agli utenti di acquistare prodotti e servizi ed effettuare pagamenti online, divenendo a tutti gli effetti Internet per il consumatore cinese. Qui aziende e Brand hanno la possibilità di interagire con i propri follower attraverso l’invio di messaggi diretti e news. 

L’apertura e l’implementazione dell’account ufficiale di Coop, primo tra le principali insegne della Gdo italiana, sono state gestite da Digital Retex, start up italiana specializzata in progetti di digital retail e partner di riferimento ufficiale di WeChat per l’Europa.

«La conoscenza del settore retail e delle dinamiche del mercato cinese, molto diverso dal nostro, ci ha permesso di sviluppare un account su misura per le esigenze di Coop e al tempo stesso interessante per il target di riferimento. Tramite WeChat è possibile raggiungere da subito i principali marketplace cinesi dove lo scambio commerciale online è molto elevato. Nel 2016 infatti, si stima che l’e-commerce tramite mobile abbia raggiunto i 500 miliardi di dollari, erodendo oltre il 10% delle vendite retail tradizionali» spiega Fausto Caprini, amministratore delegato di Digital Retex.

Coop potrà non solo espandere il proprio raggio di azione retail, ma anche avere un accesso privilegiato per conoscere più da vicino le tendenze dei consumi in Cina. WeChat di fatto, grazie all’ampio bacino di utenza attiva, riesce a osservare da vicino i comportamenti del consumatore e la propensione all’acquisto. 

«Il mercato cinese non è solo interessato ai settori di fashion e luxury, ma è sempre più orientato al business del food, e in particolare ai prodotti italiani. WeChat è un canale strategico per comunicare in Cina e con l’aiuto di Digital Retex riusciremo a fidelizzare il target di riferimento» afferma Wainer Stagnini, dirigente di Coop Alleanza 3.0.

WeChat è di proprietà di Tencent, società cinese che offre servizi per l’intrattenimento, i mass media, internet e i telefoni cellulari.

Bresaola, cibo in ascesa: e per promuoverlo il Consorzio lancia l’app

Bresaola, questa sconosciuta. Malgrado sia consumato da oltre 42 milioni di italiani (praticamente otto su dieci), il salume più magro che esista soffre di luoghi comuni che non sempre corrispondono a realtà. E che ne penalizzano il consumo. Ha deciso di smascherarli il Consorzio di tutela bresaola della Valtellina Igp, che ha anche creato la web app Bresaola Inedita per promuovere nuovi abbinamenti e valorizzare un prodotto di qualità straordinaria.
Tra i falsi miti della bresaola c’è ad esempio l’errata convinzione che stia bene condita con del succo di limone. Falso: l’agrume la ossida, cuocendola un po’. Perché la bresaola non va assolutamente cotta, e se proprio la si vuole aggiungere a piatti cotti (come una pizza) questo deve essere fatto proprio a fine cottura. Altre cose da sapere: la fetta deve essere sottile per valorizzarne gli aspetti organolettici, una volta tagliata deve essere consumata subito, o comunque conservata per non più di 24 ore in un contenitore chiuso ermeticamente e va accompagnata preferibilmente al vino bianco (il rosso ne coprirebbe il sapore delicato).
Gli italiani amano quindi la bresaola della Valtellina Igp. Ma un italiano su tre la prepara sempre nello stesso modo: con olio e limone oppure con rucola e grana. E questo è un peccato. Ma quali sono i “nuovi” abbinamenti suggeriti per accompagnare il salume valtellinese? I formaggi, del territorio (Casera stagionato, Scimudin, Bitto) ma non solo; le verdure con sapori non troppo invadenti (sì a melanzane, zucchine, spinaci, soprattutto al finocchio, no o almeno nì a peperoni rossi, rucola e carciofi); la frutta esotica come mango, avocado, ananas ma anche quella nostrana; la frutta secca come noci, mandorle, pistacchi, fichi secchi, il pane, meglio se con un fiocchetto di burro, lo zenzero (senza esagerare) e il rosso d’uovo (non l’albume).

 

Consumi a +43% dal 2000

Quella della bresaola della Valtellina Igp è una storia di grande successo del made in Italy alimentare. Prodotta nel 2016 in 12.700 tonnellate, con una crescita del 3,2% rispetto all’anno precedente e addirittura del 43% rispetto al 2000, è consumata in ogni momento del giorno. Secondo un’indagine realizzata dalla Doxa il 34% degli italiani la mangia a cena, il 19% a pranzo, il 28% in entrambi i casi. L’aumento della produzione non ha compromesso l’originarietà e la tipicità del salume, garantito dal marchio Igp, che si avvale del clima della Valtellina, della qualità della carne bovina utilizzata (che proviene per lo più da allevamenti di qualità europei o sudamericani), della salagione effettuata rigorosamente a secco, dell’utilizzo di aromi naturali, della stagionatura lenta ma non eccessivamente lunga (un massimo di otto settimane per evitare che assuma un colore troppo bruno).
La nuova web app Bresaola Inedita è nata da un summit di degustatori professionisti, chef, ristoratori, critici gastronomici, foodblogger e sommelier guidati dall’esperto Marco Chiapparini. Tre panel di degustatori hanno analizzato l’alimento in tutti i suoi aspetti, ricavandone un vademecum di dieci regole e 40 piatti alla portata di tutti, suddivisi per antipasti, primi, insalate e street food, tutti abbinati a un calice di vino.

I 100 siti che dominano il world wide web (infografica)

Walmart non sorprendentemente è il primo sito tra i retailer americani anche fisici per traffico.

Quali sono i siti più influenti, quelli che davvero la gente guarda e naviga, e che di fatto “dominano” la rete? A questa domanda risponde l’infografica di Vodien su dati Alexa. Se il podio non rappresenta sorprese (la triade Google-YouTube-Facebook) è interessante vedere quali sono le altre categorie più cliccate e seguite.

 

La classifica non è oziosa: al mondo esistono 1,1 miliardi di siti, ma la maggioranza del traffico è partita tra pochi di loro. Google ad esempio ammassa 28 miliardi di visite al mese, YouTube, che peraltro è proprietà di Google, 20,5 miliardi.

Nell’infografica ci sono i 100 siti più visitati negli Stati Uniti.

È segnalata l’appartenenza al settore per colore. Il retail, identificato dal colore verde, vede svettare Amazon ed eBay (al quarto e ottavo posto assoluti) ma tra i distributori che hanno anche una rete fisica ci sono Walmart (al 21° posto), Best Buy (39°), Target (43°) e Home Depot (73°). Sono abbastanza ben rappresentati, ma mai quanto le news (14 sii su 100) e i social media (12 sui primi 100), 

Sono anche evidenziate le connessioni tra siti “imparentati” tra loro perché della stessa proprietà, ad esempio Google, Youtube, Blogger e Google User Content, oppure Verizon che possiede l’Huffington Post, AOL.com e, tra breve, Yahoo e Tumblr.

Verifone punta a incrementare il numero di acquirenti cinesi

Verifone, leader mondiale nelle soluzioni di pagamento, offre la possibilità di effettuare acquisti in store tramite Alipay; la piattaforma di pagamento online più diffusa in Cina.

Grazie alla nuova soluzione di pagamento basata sul terminale mobile Verifone e355, i negozianti sono ora in grado di accettare, all’interno dei propri esercizi commerciali, pagamenti tramite l’App Alipay. È sufficiente per il negoziante catturare sullo smartphone del cliente, il QR Code generato dall’App Alipay e digitare l’importo per processare rapidamente il pagamento tramite il gateway gestito da Verifone e connesso ad Alipay (Ant Financial).

“L’applicazione Alipay integra numerose funzionalità aggiuntive destinate ai merchant – afferma Davide Loro, Product Manager – Advanced Projects and Solutions di Verifone – Dalle offerte mirate e/o geolocalizzate per incrementare il numero di turisti cinesi che entrano in negozio, alle promozioni durante l’acquisto che permettono di innalzare il valore del ticket medio fino a programmi loyalty e fidelity per facilitare il ritorno dei clienti.”

I vantaggi

La soluzione introdotta da Verifone offre ai tantissimi consumatori cinesi in Italia una esperienza di acquisto confortevole, sicura e veloce. La possibilità di effettuare il pagamento in lingua cinese, senza contanti, con una applicazione conosciuta e con valuta in Renminbi convertita in tempo reale, aiuta i negozianti ad incrementare le vendite garantendo ai propri clienti il massimo della sicurezza e della semplicità d’acquisto.

La tecnologia

Oltre al dispositivo mPOS, Verifone mette a disposizione un Gateway integrato per la gestione del pagamento elettronico, assicurando la rapidità e la sicurezza dell’intero processo, dalla scansione del QR code fino all’emissione dello scontrino fiscale ed all’accredito finale delle somme sul conto corrente dell’esercente.

L’applicazione permette inoltre ai negozianti di veicolare offerte mirate ai consumatore e di evidenziare la possibilità di effettuare il pagamento tramite app nel negozio.

L’intera applicazione di pagamento è concepita per minimizzare l’impatto dell’integrazione, all’interno del punto vendita e in contabilità, sia dal punto di vista software (i file di rendicontazione vengono personalizzati secondo le esigenze del cliente), sia dal punto di vista dell’hardware. Di qui la scelta di utilizzare il mobile POS Verifone e355 che unisce alle dimensioni estremamente contenute, il barcode reader integrato e la possibilità di integrare una piccola stampante bluetooth opzionale.

 
 

A Torino Winkle ripensa lo shopping tra off e online

Si chiama Winkle ed è una app che ripensa il modo di fare shopping partendo da un presupposto: il consumatore contemporaneo ama informarsi e scegliere i propri acquisti online, ma alla fine preferisce acquistare nel negozio tradizionale. Così questa app nata in Piemonte un mese fa dall’idea di Alessandro Catanzariti e sviluppata con un gruppo di soci, ha messo insieme 25 retail multibrand di Torino, che nel frattempo sono già arrivati a 40, integrando lo shopping online con quello fisico. L’utente può “organizzarsi” in remoto uno shopping personalizzato con offerte e buoni sconto riservati ed esclusivi.

Tre le attività principali previste da Winkle: la ricerca di qualsiasi capo per tipologia o brand e, grazie alla geolocalizzazione di ogni attività commerciale, l’indicazione del negozio più vicino al proprio indirizzo in cui è disponibile e del prezzo; la prenotazione dello stesso (indicando misure e colore desiderati) nel negozio selezionato, che in breve tempo risponde alla prenotazione applicando eventualmente un’offerta o segnalando un codice sconto e mettendo il capo a disposizione del cliente che lo ha prenotato per provarlo e acquistarlo direttamente in negozio; la condivisione della propria esperienza di acquisto sui social. Con Winkle si può infatti inviare a un amico la foto di un articolo che pensiamo potrebbe interessargli. O chiedergli un parere.

 

Un modo per il retailer di farsi conoscere dal turista

A queste funzioni Winkle ne ha affiancata nei giorni scorsi un’altra, aprendosi al mondo del turismo. Grazie alla partnership con il Consorzio Turistico Incoming Experience, a tutti i clienti delle strutture ricettive del Piemonte individuate dal consorzio sarà segnalata la app Winkle, che diventa così una vera e propria guida ai luoghi “alternativi” dello shopping in città che vada oltre le vie più note e i monomarca più diffusi.

Winkle, che sta già pensando di allargarsi ad altre città italiane, nasce per assecondare la nuova tendenza del retail, fotografata da PwC, secondo la quale si cerca online, ma si compra offline, per un’esperienza di acquisto “ibrida” che mescola il contatto virtuale a quello fisico, abbattendo così le barriere. Dalla ricerca Total Retail Survey 2016 di PwC si evince che il 43% dei consumatori vuole ricevere offerte personalizzate in tempo reale all’interno del punto vendita. I canali dello shopping preferiti sono i negozi al 42% e, a seguire, gli shop online raggiunti tramite pc al 24%, smartphone (14%) e tablet (12%). Anche all’interno del punto vendita l’utilizzo del dispositivo mobile è rilevante, in particolar modo per ricercare prodotti online (39%), leggere review sui prodotti (30%), comparare i prezzi con i competitor (27%) e accedere ad un coupon/codice sconto (24%).

 

 

Tra Rfid, realtà virtuale e casse smart si muove il negozio 4.0 di Miroglio Fashion

Che aspetto ha un negozio connesso e quali sono le tecnologie più adatte a coinvolgere il cliente e stimolarlo? Una risposta viene non a caso dalla moda che in quanto a soluzione epr il punti vendita è decisamente all’avanguardia: nello specifico da Miroglio Fashion, società di abbigliamento femminile del Gruppo Miroglio che crea e commercializza 11 brand tra cui Motivi, Oltre, Elena Mirò e Fiorella Rubino. Negli oltre 1.100 negozi monomarca è in atto un vasto programma per realizzare progetti tecnologicamente avanzati. Obiettivo: migliorare efficienza e performance del retail. Ecco quali sono le aree in cui saranno realizzati:

Le casse intelligenti
Sviluppato con Oracle, il Progetto XStore è un nuovo software per il punto vendita, che prevede la sostituzione su tutta la rete internazionale – 1.100 punti vendita tra negozi a gestione diretta e partner – del software di negozio, con attivazione di nuove modalità di integrazione tra negozi fisici e con il canale online.
Il progetto, partito a gennaio 2017, si svilupperà entro il quarto trimestre del 2017 e il primo semestre 2018 e riguarderà di tutti i marchi del gruppo. L’investimento è di circa 1,6 milioni di euro.

RFID sulla catena di negozi Fiorella Rubino
Il progetto prevede l’introduzione di un sistema di tracciatura dei prodotti a livello di singolo item tramite etichettatura con chip RFID. Il sistema, che permette l’identificazione di ogni singolo capo con lettura a distanza, consente di snellire i passaggi di gestione della merce in-store e di ottenere precisioni inventariali elevate, con benefici su tutta la catena logistica e i processi multicanale e con impatti positivi sulle vendite.
Il progetto, sviluppato in collaborazione con Temera, include tutti i 170 negozi di proprietà della catena Fiorella Rubino e riguarda tutti i prodotti venduti, capi di abbigliamento e accessori. Un progetto che si distingue, a livello italiano ed europeo, per il numero dei negozi coinvolti, per l’obiettivo di avere un negozio completamente “taggato” e per l’ampiezza dei processi rivisti, dal magazzino centrale fino alla vendita e alla gestione del reso, passando per l’antitaccheggio. L’investimento è di circa 1,5 milioni di euro.

Il “borsino”
Sviluppato in collaborazione con Evopricing e l’Università di Torino, questo progetto riguarda un nuovo processo integrato di riassortimento dal magazzino centrale e movimentazione tra negozi: una sorta di “borsino”, che combina dati quantitativi e sensibilità del personale di vendita, sfruttandone la capacità predittiva. Il processo si basa infatti sia sulla rilevazione oggettiva del potenziale di vendita di ciascun articolo in ciascun negozio, sia sulle valutazioni personali delle singole store manager, che possono richiedere o cedere articoli in funzione delle loro aspettative di vendita. Il nuovo processo, innovativo sia per l’elevato grado di integrazione e automazione sia per la flessibilità data dai numerosi parametri gestibili, è in produzione sulle reti Fiorella Rubino e Elena Mirò da settembre 2016. L’intera stagione FW 2016 è stata gestita con le nuove modalità ed è stato sviluppato un modello per la valutazione dei risultati ottenuti.

»L’innovazione rappresenta una componente sempre più importante all’interno del nuovo percorso di Miroglio Fashion – ha dichiarato Hans Hoegstedt, nuovo CEO di Miroglio Fashion -. Con questi progetti innovativi vogliamo portare soluzioni “4.0”, come quelle di cui si parla nel settore industriale, anche nel retail, utilizzando la tecnologia e il digitale per offrire alle nostre clienti una shopping experience più ricca e completa e per aumentare e migliorare l’efficienza dei nostri punti vendita. Con il programma Retail 4.0 daremo progressivamente corpo alla nostra visione del retail del futuro: la tecnologia valorizzerà al massimo il potenziale delle nostre persone e la conoscenza dei bisogni e delle aspettative delle donne che scelgono i nostri brand».

Il progetto Miroglio Retail 4.0 si inserisce all’interno del nuovo piano “300 in 300”, che prevede un investimento di 15 milioni di euro per rinnovare l’immagine di 300 negozi Miroglio Fashion in 300 giorni, in un’ottica di maggiore distintività e personalizzazione dei brand

Il Gruppo Miroglio è una realtà industriale italiana che opera dal 1947 nei settori del tessile e della moda, presente in 34 Paesi con 4 insediamenti produttivi.
Miroglio Fashion, società di abbigliamento femminile del Gruppo Miroglio, crea e commercializza 11 brand, distribuiti a livello internazionale.
Miroglio Textile è leader nei tessuti stampati, nella carta transfer e nei film tecnici per la decorazione di varie tipologie di materiali.
Nel 2015 i ricavi consolidati del Gruppo Miroglio ammontano a 645 milioni di euro.

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