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Gennaio nero per la guerra dei prezzi nel retail del Regno Unito

Il prezzo di prodotti alimentari nel retail del Regno Unito è sceso  nel mese di gennaio al livello più basso degli ultimi otto anni, a causa dell’accesa rivalità tra le catene e la discesa dei prezzi delle materie prime. I prezzi degli alimentari sono calati a gennaio dello 0,5% sull’anno precedente, vale a dire la più forte diminuzione dal dicembre 2006.

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La discesa dei prezzi conferma le previsioni di deflazione in UK formulate da molti economisti. Ma si ritiene che contrariamente ad altri Paesi europei dove la diamica di riduzione dell’inflazione si combina con una riduzione dei salarila riduzione dei prezzi avrà effetti positivi sulla domanda. Anche perché il basso costo di carburante e materie prime ha un impatto positivo si costi delle imprese di retail alimentare. (Fonte: Myretailmedia)

 

 

 

IRI a Consumi Tuttofood 2015: il retail alimentare può ripartire

Angelo Massaro - Iri.  © FotoZil
Angelo Massaro – Iri.
© FotoZil

L’intervento di Angelo Massaro, General Manager di IRI Italia e Grecia, in occasione del convegno organizzato da TuttoFood ed IRI il 2 febbraio, ha voluto indagare alcuni fenomeni chiave che caratterizzano l’andamento delle categorie di Alimentari e Bevande nel canale moderno.

In particolare Massaro ha evidenziato alcune problematiche che sembrano ormai intrinseche ai comparti e che ne impattano le vendite nel corso degli ultimi anni.

Contrariamente alle previsioni elaborate da IRI a fine 2013, il 2014 si è chiuso con un andamento negativo dei reparti di Alimentari e Bevande. Durante il 2013 i comparti avevano visto trend a valore piatti e volumi in flessione come risultante di un rincaro dei prezzi. Ci si attendeva per il 2014 un ulteriore lieve rialzo dei prezzi e un leggero recupero dei volumi. Al contrario, nonostante un contesto deflattivo, i volumi permangono in terreno negativo. La salvaguardia di questa voce di spesa delle famiglie durante il 2014 è venuta a mancare. Ne emerge che il consumatore ha fatto saving anche su tipologie di consumo primarie.

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Il tema dei prezzi è un altro elemento evidenziato da Massaro. A fronte di un periodo precedente in cui i prezzi della Gdo aumentavano in maniera superiore rispetto a quelli del paniere Istat, a partire dalla seconda metà del 2014 assistiamo ad un generale raffreddamento degli stessi. Ciò è determinato non solo dal contesto del paese, ma anche dalla necessità di tentare di sostenere i volumi agendo sulla leva prezzo. Il mezzo attraverso cui gli operatori hanno prevalentemente agito sul governo dei prezzi è stato l’utilizzo intenso della leva promozionale.

Le promozioni, che sembravano dover raggiungere un livello di saturazione nel 2014 hanno continuato a crescere, tanto è vero che 30 euro su 100 sono spese dal consumatore per prodotti in offerta.

Ma si tratta ancora di uno strumento efficace per incentivare l’aumento dei consumi? Le analisi di IRI indicano di no. Infatti il livello complessivo di produttività di questa leva di marketing è sceso ulteriormente rispetto al 2013 aumentando il valore delle perdite di ben 117 milioni di euro. Ciò significa che la GDO sacrifica circa un 1 punto di crescita dei ricavi sull’”altare” delle promozioni.

La domanda che pone al mercato Massaro è se sia utile continuare ad andare lungo questa direzione? Esistono vie alternative per il governo dei prezzi?

Un altro tema rilevante è quello della gestione degli assortimenti. L’offerta a scaffale cresce nonostante le vendite calino. Vi è quindi un problema di inefficienza nella gestione dell’offerta assortimentale.

Altro elemento di discontinuità, che era difficile attendersi, secondo IRI è il calo delle vendite dei Marchi del Distributori che hanno interrotto un processo di espansione in atto da molti anni. In tutti i reparti alimentari, infatti, assistiamo ad una lieve contrazione della quota a valore di questi prodotti.

Forse i distributori hanno saturato tutte le categorie con i loro brand? O dove sono presenti con i loro marchi non riescono più a sfare sviluppo? Oppure sono rimaste l’unico elemento di razionalizzazione dell’assortimento?

Tuttavia anche i grandi Gruppi Industriali stanno affrontando seri problemi. Dalle misurazioni di IRI già nel corso del 2013 emergevano cali nell’andamento delle vendite dei top player del Largo Consumo. Lo scorso anno questo fenomeno si è accentuato. Le Top 25 aziende, che rappresentano quasi 1/3 del fatturato totale del Largo Consumo Confezionato, hanno segnato complessivamente un -1,4%.

Le iniziative messe in atto da questi gruppi non sembrano ad oggi aver sortito effetti positivi. La situazione forse cela una crisi strutturale della grande impresa che opera nel Food? E’ forse un problema di lettura del territorio, vicinanza al consumatore, esigenze locali?

Massaro ha concluso il suo intervento illustrando quelle che sono le previsioni di IRI sull’andamento delle categorie di alimentari e bevande per l’anno in corso. Nonostante sia necessario intervenire su alcune problematiche del comparto, con il 2014 si conclude auspicabilmente un «biennio nero» che in due anni ha visto ridursi di oltre 2 punti percentuali i volumi acquistati all’interno del largo consumo confezionato, pari a minori ricavi per la filiera per circa 520 milioni di Euro.

Per l’anno prossimo IRI prevede un pur moderato recupero sia dei livelli di spesa che degli acquisti a volume, dietro l’ipotesi che le pressioni sul fronte economico tendano ad attenuarsi. In questo sarà di basilare importanza un miglioramento della situazione occupazionale che è il fattore fondamentale per innescare un nuovo ciclo di fiducia per le famiglie sulle prospettive del proprio potere d’acquisto, con ovvi benefici sui consumi.

Nel caso che non ci fossero ancora schiarite sul mercato del lavoro i segnali di ripresa verrebbero inevitabilmente nuovamente vanificati.

Vedi anche le previsioni per categorie

 

 

Eccesso di promozioni. Coop cambia strada, l’industria osserva

Il tema delle promozioni ha tenuto banco al convegno sui consumi organizzato da Tuttofood a Milano, di fronte a un parterre da grandi occasioni. A scaldare i motori e a infondere un poco di cauto ottimismo alla platea sono stati Fedele De Novellis di ref.Ricerche e Angelo Massaro, Ceo di Iri. Il primo nel tracciare lo scenario macroeconomia ha ipotizzato un lieggera ma costante crescita del reddito disponibile delle famiglie nel prossimo triennio, con l’avvertenza che il modello previsionale si basa su un’ipotesi di ridimensionamento delle politiche di austerità. In caso contrario lo scenario cambierebbe completamente con l’entrata in vigore delle clausole di salvaguardia sull’Iva e relativo aumento delle aliquote che avrebbe un effetto devastante sui consumi e in particolare il food. Alla domanda di De Novellis se e quando il reddito disponibile si potrebbe trasferire sui consumi risponde il Ceo di Iri Angelo Massaro che prevede per fine 2015 una crescita dei consumi alimentari, pari allo 0,2% in volume e allo 0,6% in valore, grazie a un leggero recupero dei prezzi.

IRI PREVISIONE VENDITE
Fonte: Iri

Ripercorrendo il biennio trascorso caratterizzato da vendite con segno negativo in tutte le categorie, Massaro pone l’accento sulla crescita indiscriminata delle promiozioni, fino a toccare una pressione quasi del 30%.

IRI VARIAZ VOLUMI VENDITA
Fonte:Iri

Ma il livello complessivo di produttività di questa leva di marketing è sceso ulteriormente rispetto al 2013 aumentando il valore delle perdite di ben 117 milioni di euro.

IRI PROMOZIONI
Fonte: Iri

Ciò significa che la GDO sacrifica circa un 1 punto di crescita dei ricavi sull’altare delle promozioni. Quali le vie alternative per il governo dei prezzi? Massaro auspica un approccio più analitico alle promozioni. Anche se Valerio Di Natale, Ceo di Mondelez, osserva che a preoccupare non è tanto il 30% di pressione promozionale, ma la sua inefficienza e non efficacia coop  costa meno La decisione di Coop Italia di abbassare i prezzi  di 2.000 prodotti è stata oggetto del dibattito sia perché è una decisione presa dal leader del retail italiano, sia perché l’attesa è forte sui risultati per capire se i tempi sono maturi per una revisione di pratiche commerciali ormai sclerotizzate, che non accontentano più né l’industria né la distribuzione. «Abbiamo deciso di praticare una strategia di posizionamento di prezzo più sano e di disinvestire gradualmente sulle attività promozionali», spiega Pedroni. «Ma se proponiamo all’industria di spostare il valore verso il prezzo tutti i giorni, bisogna che l’industria non adotti politiche di altro tipo con altri retailer».

Questo è infatti uno dei nodi cruciali per capire se l’azione intrapresa da Coop avrà fiato per durare («e non c’è dubbio che come sistema Coop una volta presa la decisione, siamo in grado di sostenerla», puntualizza Pedroni) e quanta parte dell’industria la seguirà agendo in questo modo da effetto moltiplicatore sull’insieme della distribuzione. Infatti, secondo il presidente di Coop Italia, occorre immaginare che ci sia massa critica sufficiente per un’azione di questo tipo che nasce individuando i prodotti più importanti delle marche importanti e i prodotti più importanti a marchio del distributore, che insieme valgono circa il 35-40% del fatturato grocery.

Un’azione che trova l’industria di marca attenta a seguirne gli sviluppi e a valutarne tutti gli effetti. Dice Valerio Di Natale, Ceo di Mondelez e vicepresidente di Contromarca: «L’operazione di Coop parla di prezzi, ma in realtà dice tutto sull’equità dell’insegna. Per questo va seguita con attenzione». E aggiunge: «Questa crisi ci ha consegnato un numero crescente di persone estremamente sensibile al prezzo, ma vi è una grande maggioranza che invece chiede convenienza, non prezzo. E la convenienza si declina anche in termini di servizio, di tempo, di innovazione. Vi è uno spazio di miglioramento enorme nella collaborazione tra le imprese».

Il discorso su un diverso modo di affrontare le promozioni – Pedroni segnala anche la campagna Scelgo io dedicata ai prodotti a marchio Coop, che vorrebbe poter allargare anche ai prodotti di marca – si allarga presto alla necessità di una collaborazione più trasparente tra industria e distribuzione, fino a prefigurare da parte del presidente Coop il superamento del listing fee, un diverso modo di lavorare per rendere più vivace lo scaffale, non certo le aree promozionali.

Se siamo alla vigilia di un vero cambiamento nelle modalità anche operative tra industria e distribuzione lo vedremo.

Di certo c’è che la guerra dei prezzi non è sostenibile né per l’industria né per la distribuzione.

di Fabrizio Gomarasca

Couponing & Mobile marketing: siamo alla svolta? Cosa fa la Gdo

Le potenzialità del mobile in strategie customer-centric e lungo tutto il processo d’acquisto, fonte Osservatorio Mobile Marketing & Service del Politecnico di Milano.

Dalla teoria alla pratica, dalle potenzialità tecnologiche alla quotidianità: lo smartphone – ce ne sono 40 milioni in circolazione in Italia e 16,4 milioni di persone passano 90 minuti al giorno a navigare dai device mobili, più del tempo che passano su Internet dal Pc – ha già cambiato la vita e le abitudini degli italiani, e di conseguenza i modelli di business e di comunicazione aziendale. E il 2015 potrebbe davvero essere l’anno della svolta: se ne è parlato alla presentazione dell’annuale Osservatorio Mobile Marketing & Service del Politecnico di Milano.

“È evidente come le imprese non possano più fare a meno del Mobile nelle proprie strategie di marketing – ha esordito Andrea Boaretto, responsabile della ricerca insieme a Marta Valsecchi -. Comprendere come valorizzare lo Smartphone come punto di contatto principe nella gestione della relazione con i propri clienti diventa, quindi, una priorità. E per fare questo serve un approccio strategico alla multicanalità”. Il consumatore si aspetta ormai un’esperienza fluida e senza intoppi tra i vari dispositivi da cui accede alla marca e al retailer. In ogni fase del processo di vendita. Ma non è solo la tecnologia a contare: sempre più importanti diventano i contenuti, per accedere a un device che è ormai diventato una sorta di estensione della persona stessa. Alla marca o al retailer si chiedono volantini, sconti e promozioni ma soprattutto informazioni utili e importanti per sé. Non solo: il mobile sta diventando anche un potenziatore di altri touch point, una sorta di second media, di “telecomando” che farà dialogare tra loro tutti i device. Il che apre la strada a vari tipi di interazione, ad esempio tra smartphone e televisione, per dare la possibilità di acquistare un prodotto appena visto in uno spot o in una trasmissione, riducendo al minimo il tempo dall’esposizione del messaggio all’acquisto.

L’Italia a che punto è? “Per vincere si attacca con la testa e con la coda, cioè con la volontà di innovare – e in questo siamo alla pari con gli altri Paesi – e con la possibilità di innovare, e qui siamo meno forti: a causa del credit crunch e della crescita del consumo bassa, l’azione è più difficile mentre negli USA già c’è la ripresa. È una questione di rapidità di adozione” ha detto Fabio Maglioni Founder di modo modo.

Come se la cava il largo consumo? “Nel largo consumo abbiamo aziende con vari livelli di maturità, ma possiamo dire che non c’è ancora una strategia mobile first. Però ci sono numerose iniziative in atto, e ci aspettiamo che nel corso del 2015, grazie all’azione di alcune insegne leader, inizieremo a vedere i risultati” ha detto Boaretto.

Infine un dato importante, da prendere in seria considerazione: il 41% delle persone usa il mobile all’interno del negozio, tanto che lo smartphone può anche cambiare la direzione di acquisto instore.

 

Carrefour amplia il clicca e ritira

Roberto Stanco, Responsabile Marketing Carrefour, ha evidenziato le peculiarità della GDO, rilevando un aspetto particolare:  sia smartphone sia il negozio alimentare fanno parte di un’abitudine quotidiana, mentre l’acquisto avviene, come “core” quanto meno, ancora nel punto vendita fisico: “Da qui è partita la nostra strategia, abbiamo voluto iniziare un percorso di relazione tra realtà fisica e digitale. Partendo dai basici, e rendendo il sito fruibile e ottimizzato su tutte le piattaforme: sembra banale, ma non sono tantissimi i player italiani che l’hanno fatto. Poi L’App con le funzioni base: identificare il negozio, percorso con navigatore google, info e orari, volantino e promozioni, un lettore QR code reader, click to call al servizio clienti, piattaforma per notifiche push geolocalizzate e prezzo carburante. Noi utilizziamo il mobile come ponte tra il mondo fisico e l’esperienzialità in negozio. Ad esempio abbiamo iniziato in modo strutturale, non più episodico, a dotare gli store di QR code dove si invitano i consumatori a fruire di estensioni di contenuti (ricette ad esempio). Non abbiamo l’e-commerce al centro, al centro della strategia c’è la relazione con il nostro cliente. I prossimi passi saranno l’uso dello smartphone per il selfscanning, e l’ampliamento del servizio di click and collect per ora limitato a 15 pdv di Milano e che vogliamo espandere fino a un centinaio di Carrefour Market, utilizzabile da desktop a via App, perché per il food siamo convinti che sia anche meglio dell’e-commerce prima di tutto perché non prevede spese di spedizione e può essere utilizzato anche per piccoli acquisti”.

Perché puntare sul Mobile? “Offrire dei servizi e contenuti Mobile vuol dire integrare e completare l’esperienza, se non coprissimo il mondo Mobile andremo ad erodere una parte della nostra clientela. Certo, non pensiamo che con il Mobile aumenteremo le vendite del 20%, ci aspettiamo piuttosto di non perdere delle opportunità. È importante essere pronti e presenti, se non lo facciamo noi lo farà qualcun altro”.

 

Coop Voce con l’App innova e rafforza la brand image

Rafforzare i valori dell’insegna e offrire prodotti e servizi localmente, in una continua interazione con il punto vendita “fisico”: la mission di Coop Voce è stata sempre questa, come ha spiegato Marco Lucio Argiroffi­, Responsabile Marketing, che ha presentato l’iniziativa più recente, l’app ViviBici. “Un’iniziativa di marketing non convenzionale. Siamo partiti dall’idea di sviluppare il concetto di mobilità sostenibile, che coinvolge i valori del benessere e della tutela dell’ambiente e del territorio, considerando che la bicicletta è un elemento ad alto contenuto valoriale e in grande espansione. Da qui lo sviluppo dell’App ViviBici, che consente di convertire i chilometri percorsi in bici o a piedi in traffico voce o dati. Così, oltre a confermare i valori di Coop, abbiamo fatto sia acquisition sia loyalty. L’app, scaricabile gratuitamente, ha poi una serie di funzioni “sportive” come informazioni sul percorso, velocità, distanza, calorie bruciate. Solo i clienti Coop Voce però hanno la possibilità di redimere i chilometri in traffico, direttamente dall’App. In futuro ci sono spunti per azioni di cross-selling e counselling nel punti vendita, con promozioni (magari sempre in traffico voce) su alcuni prodotti sia non food sia food, come la nostra linea bio ViviVerde”.

Anna Muzio

Conad accelera lo sviluppo nel Nord Est

Con il perfezionamento dell’operazione già anunciata nei mesi scorsi, Conad aggiunge 45 punti vendita ex-Billa (39 in Veneto e 6 in Friuli) ai 3.007 in attività nel 2014. Prima di tali acquisizioni Conad contava 9 punti di vendita in Veneto e 10 in Friuli-Venezia Giulia. Una presenza, dunque, che per essere incrementata in tempi rapidi richiedeva un piano di sviluppo mirato, realizzato anche per linee esterne.

«È un’operazione importante che mette assieme due cooperative del sistema Conad per dare vita ad un progetto che riguarda tutta la rete di vendita», puntualizza l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese. «I punti di vendita acquisiti rappresentano un ulteriore passo nella direzione di affrontare la congiuntura economica con lo sviluppo, gli investimenti, l’innovazione. Puntiamo a soddisfare appieno le nuove esigenze di spesa dei clienti, con prodotti e servizi che abbiano il migliore rapporto tra convenienza e qualità, e quelle di sviluppo dei nostri soci, con nuove e più capillari forme di distribuzione».

Nello specifico, 32 punti di vendita a insegna Billa tra Veneto e FriuliVenezia Giulia da parte di Commercianti Indipendenti Associati Conad. Occupano una superficie complessiva di oltre 28 mila mq. Dei 26 in Veneto, 14 porteranno l’insegna Conad City, il tipico negozio di vicinato, di dimensioni più contenute e con una prevalenza di spesa quotidiana; 5 diventeranno supermercati Conad, di medie dimensioni, e 7, avendo una superficie al di sopra dei 1.500 mq, Conad Superstore. I comuni interessati sono Padova (9), Venezia (8), Treviso (5), Rovigo (3) e Belluno (1).

In Friuli-Venezia Giulia cambieranno insegna 2 punti di vendita a Trieste e 4 a Udine, per 5 mila mq complessivi di superficie.

«L’acquisizione dei punti di vendita Billa è una tappa importante del progetto di sviluppo che porterà a rafforzare la presenza di Conad nei supermercati e in una regione, il Veneto, in cui fino a pochi mesi fa avevamo pochi negozi», afferma l’amministratore delegato di Commercianti Indipendenti Associati Luca Panzavolta. «Il nostro obiettivo è qualificarci su tante nuove piazze e meritare la fiducia di un numero crescente di persone: siamo leader di convenienza e lo sviluppo in Friuli-Venezia Giulia e nel Veneto non potrà che portare vantaggi ad un numero crescente di clienti».

Dao-Dettaglianti alimentari organizzati acquisice invece 13 punti di vendita in Veneto – 4 nella provincia di Verona e 9 in quella di Vicenza – per una superficie complessiva di 12.520 mq. Per Dao, associata a Nordiconad, si tratta della prima vera espansione al di fuori dei confini “storici” in cui opera sin dal 1962, il Trentino Alto Adige, per di più realizzata con 13 punti di vendita in una regione dove aveva una presenza assolutamente marginale. Tutti passeranno a insegna Conad.

«È una tappa significativa nello sviluppo del gruppo, ancor più perché cala in una pesante fase congiunturale e di blocco dei consumi e permetterà di consolidare le quote di mercato di Conad. Puntiamo a raggiungere i 400 milioni di fatturato al dettaglio, 50 dei quali li attendiamo proprio dai punti di vendita rilevati in Veneto, con 130 soci imprenditori e 1.500 occupat».

Il cambio delle insegne si completerà entro la metà di marzo 2015 – i primi 6 punti di vendita hanno riaperto al pubblico –, come è stato illustrato nel corso dell’incontro che Commercianti Indipendenti Associati e Dao hanno avuto in mattinata con le istituzioni locali del Veneto e i fornitori.

Le acquisizioni rientrano nel piano di sviluppo di Conad a livello nazionale e serviranno ad incrementare la quota di mercato, salita lo scorso anno all’11,4 per cento e rafforzare la leadership nel canale supermercati, ora al 18,6 per cento (+0,4 punti percentuali rispetto al 2013), e nei punti di vendita di prossimità, al 14,3 per cento (fonte: Guida Nielsen Largo Consumo). In particolare, Conad punta a portare la presenza in Friuli-Venezia Giulia e nel Veneto ad oltre il 10 per cento (oggi è al 5 per cento) nel giro di cinque anni.

Immancabili le ricadute sulle economie locali, con il coinvolgimento di tanti piccoli e medi produttori in qualità di fornitori, e sulle comunità, in quanto nei punti di vendita Conad hanno trovato occupazione 1.080 dipendenti ex Billa tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia (942 dei quali nei punti di vendita veneti e 138 in quelli friulani), in gran parte donne.

Despar Servizi entra in Aicube con Pam Panorama e Gruppo VéGé

Con l’ingresso di Despar Servizi si rafforza la piattaforma Aicube di contrattazione, collaborazione e scambio di know-how creata da Gruppo VéGé e Pam Panorama. A Despar Seervizi aderiscono  le società Ergon Società Consortile arl, Fiorino Srl, Ingross Levante, SCS scarl, L’Alco Grandi Magazzini Spa e Maiora Srl.

«È un accordo strategico e operativo reso possibile da una comunanza di visione del mercato riscontrata con Pam Panorama e Gruppo VéGé», ha affermato Antonino Gatto, Presidente Despar Servizi. «Inoltre sono convinto che l’ampia ed innovativa progettualità comune che abbiamo definito, garantirà concreti benefici in termini di competitività per le imprese consorziate e di servizio per i nostri clienti».

L’accordo, soggetto alla valutazione dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, coivolge una rete commerciale complessiva di 3.204 tra ipermercati, supermercati, superette, discount e cash & carry sull’intero territorio nazionale e una superficie di vendita di 1.737.410 mq, per un fatturato al consumo di 7,65 miliardi di euro.

Aicube non è solo una piattaforma che ha nell’aspetto contrattuale la sua sola ragion d’essere. L’intesa tra i partner, infatti, si estende oltre la contrattualistica, puntando al raggiungimento di obiettivi di ottimizzazione dell’offerta per il cliente finale e di abbattimento dei costi complessivi di filiera attraverso la condivisione dei know-how di marketing, acquisti comuni, importazioni congiunte, attivazione di sinergie logistiche e la progettazione sia di prodotti trasversali alle tre organizzazioni che di format comuni innovativi.

«L’intesa raggiunta con Despar Servizi apre nuove possibilità di sviluppare un’aggregazione autorevole, duttile e dinamica che sia sempre più punto di riferimento per l’evoluzione del settore distributivo in Italia», ha sottolineato Claudio Gradara, Consigliere Delegato Pam Panorama.

E Nicola Mastromartino, presidente di Gruppo VéGé ha aggiunto: «Abbiamo attivamente sostenuto il perfezionamento di questa intesa, consapevoli dei riflessi positivi che potrà avere sulla crescita delle attività condivise con Pam Panorama e, di conseguenza, sul rafforzamento dei network di vendita. Questo accordo, peraltro, è solo un ulteriore tassello di un grande disegno di creazione di un polo italiano forte ed innovativo del retail italiano».

750 milioni di costi di trasporto in meno con la logistica collaborativa

logisticacollaborativa2015_miniIn una filiera come quella del largo consumo che movimenta circa 3 miliardi di colli ogni anno, la gestione collaborativa della logistica ha un impatto direttamente misurabile in termini di efficienza e di sostenibilità. Secondo i dati presentati ieri al convegno “La logistica collaborativa: una leva sempre più strategica” organizzato oggi a Milano da GS1 Italy | Indicod-Ecr il potenziale risparmio in tutta la filiera del largo consumo con unità di carico efficienti e una saturazione di viaggi prossima al 100% è di circa 750 milioni di euro con 600 milioni di chilometri percorsi in meno e una riduzione delle emissioni di CO2 del 47%, pari a 510 mila tonellate all’anno.

Risultati che riconoscono nell’efficienza delle unità di carico e nella saturazione dei mezzi di trasporto le due leve “collaborative” su cui deve concentrarsi la filiera del largo consumo italiana se vuole ridurre ulteriormente i costi del sistema industria-distribuzione, a vantaggio del consumatore.

« Sono numeri importanti per le imprese del largo consumo e per l’intero sistema paese» ha anticipato Stefano Agostini, Presidente e Amministratore Delegato di Sanpellegrino Nestlé Waters e Consigliere di GS1 Italy | Indicod-Ecr, nel suo intervento di apertura. «È necessario però un cambio di mentalità, occore avere il coraggio di cambiare e l’unico modo è quello di confrontarci con i clienti, con i consumatori».

Questi numeri sintetizzano anche il valore della collaborazione di filiera nella logistica e un richiamo ai ben più ampi benefici che, secondo Daniel Corsten, Professore presso l’IE Business School di Madrid, potrebbe ricevere il largo consumo italiano dalle buone pratiche Ecr per superare la frammentazione che lo caratterizza. A patto che la loro implementazione, dice Corsten, si basi su un solido allineamento degli obiettivi e su validi meccanismi di coordinamento.

«La collaborazione di filiera, infatti, richiede il superamento del perimetro aziendale» ha commentato Silvia Scalia, Coordinatore Ecr Italia di GS1 Italy | Indicod-Ecr «e l’adozione di modelli di condivisione dei processi tra tutti gli attori della filiera. Principi a cui da sempre si ispirano le aziende che partecipano a Ecr Italia, rendendo possibile la realizzazione delle soluzioni innovative e strumenti operativi che presentiamo oggi e che favoriranno le buone pratiche della logistica collaborativa».

Il riferimento è ai risultati delle attività di ricerca che Ecr Italia ha svolto in collaborazione con i poli universitari rappresentati da Fabrizio Dallari, Direttore del Centro di Ricerca sulla Logistica di LIUC Università Cattaneo, e da Gino Marchet, Professore ordinario di Logistica  del Politecnico di Milano:

  • Mappatura dei flussi logistici: uno studio dei fenomeni che caratterizzano la logistica del sistema del largo consumo italiano e una fotografia dei flussi logistici e della loro morfologia, la quantificazione del loro dimensionamento e un approfondimento specifico sulla saturazione dei mezzi sia in pianta che a volume.
  • Analisi dei costi della mancata ottimizzazione: una quantificazione dei costi delle attività del processo order to delivery che ha evidenziato i differenziali di costo esistenti tra pratiche logistiche e modelli di riordino differenti, ed ha prodotto un vero e proprio Simulatore di Riordino Ottimo di filiera – SI.RI.O. – un tool che consente di valutare il differenziale di costo tra diverse ipotesi di riordino per una determinata referenza.
  • Atlante della logistica: una mappa geografica aggiornata e un censimento dei principali nodi logistici – oltre 1.000 tra Ce.Di e centri di stoccaggio di beni di largo consumo alimentare gestiti da operatori logistici – presenti sul territorio italiano, con l’obiettivo di fornire una visione della rete distributiva nazionale e di evidenziare le opportunità di ottimizzazione lungo la filiera e di transport & asset sharing.

e-Commerce, dove vai? 11 direzioni per il 2015

È ormai chiaro come tra vendite online e instore ci sia una continua contaminazione, quindi quello dell’e-commerce è un canale da seguire con grande attenzione: quali sono le evoluzioni future, le aree di sviluppo e le punte più avanzate ce lo spiega la società di consulenza 2xMedia, che nel suo blog evidenzia 11 tendenze da tenere sott’occhio nei prossimi tempi. Eccole.

1: Consumatori indifferenti al canale richiedono un marketing multicanale.
Sono sempre meno i consumatori fedeli a un solo canale, sempre più vogliono potersi muovere senza intoppi da uno all’altro attraverso i vari dispositivi in loro possesso. Controllano i prezzi nel punto vendita, provano un articolo e poi magari lo ordinano a casa dal Pc. Non importa il canale per loro ma la marca o l’insegna, che deve assicurare una customer experience a 360 gradi se vuole avere successo.

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2: Grandi telefoni, più traffico e più vendite finalizzate.
Ha iniziato Samsung, che resta leader di mercato, poi è arrivato l’iPhone6: i telefoni hanno schermi sempre più grandi e sono sempre meno “telefoni” tanto da essere soprannominati “phablets”, perché con funzioni e potenza aumentata assomigliamo sempre più ai tablet. E sono usati in modo diverso: ad esempio con uno smartphone extralarge si acquista di più (115,86 USD in media nell’ultimo quadrimestre 2014 contro 121,30 USD tramite tablet e solo 100,27 con smartphone “tradizionali”).

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3: Beacon e iBeacon parlano ai telefoni.
Il marketing micro-localizzato si diffonde grazie alla tecnologa Beacon (iBeacon per Apple), che tramite Bluetooth consente di inviare messaggi a un’app dello smartphone in un raggio d’azione molto limitato. Ciò significa che i retailer possono “colpire” il cliente con un messaggio esattamente nel punto desiderato, davanti allo scaffale. Ciò apre la porta anche all’interno del punto vendita a tecniche ormai standard nell’e-commerce, come il cross selling (potrebbe anche piacerti…) e l’up-selling. La prossima frontiera è il pagamento tramite iBeacon, on-spot, e la possibilità di cercare un articolo ed essere guidati nel punto vendita fino al luogo dov’è posizionato. Sono tecnologie già disponibili che nel corso del 2015 si diffonderanno sempre più.

4: Retargeting: come costruirsi un’Audience profilata.
Il Retargeted display advertising è esploso nel 2014. Con il retargeting è possibile recuperare il traffico perduto, mostrando annunci pertinenti a chi ha già visitato un sito per rafforzare la brand awareness di un prodotto, recuperare le conversioni interrotte e raggiungere un target già profilato. Tramite Google Analytics è ora possibile creare liste di remarketing e condividerle con le altre piattaforme per la pubblicità di Google: AdWords, AdMob e DoubleClick Campaign Manager. Google Analytics sta anche supportando una lista di remarketing per siti di e-Commerce che vogliono “ridirezionare” pubblicità di prodotti specifici ai visitatori che hanno già visto quel prodotto nel punto vendita. Tali liste (Lookalike Audiences di Facebook e Smart Lists di Google), grazie a macchine che analizzano sempre più a fondo i Big Data, selezioneranno target sempre più precisi e quindi con un grande valore per i brand.

5: Seguire il cliente in tutti i suoi dispositivi.
Sarà sempre più importante. Il cliente dovrebbe essere identificato da una username o id non dal dispositivo con il quale si connette, altrimenti c’è il rischio che non venga riconosciuto come cliente unico ogni volta che cambia mezzo di collegamento, e questo non fa che inquinare i dati. L’analisi dei dati ha poi rilevato come i diversi dispositivi siano usati in diversi momenti della giornata e luoghi, ad esempio il mobile la sera a letto, il tablet in cucina ecc.

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6: L’Email vive ancora, su schermi più piccoli.
Anche nel 2015 ci sarà spazio per il marketing e le promozioni via E-mail. L’invenzione di Ray Tomlinson però sopravvive sopratutto grazie ai piccoli schermi degli smartphone, dove anzi il controllo della posta elettronica sarebbe l’attività più utilizzata. Come conseguenza, le e-mail delle aziende dovranno essere capaci di “saltar fuori” da piccoli schermi, con messaggi evidenti, grandi, semplici e accattivanti, tanto da convincere un distrattissimo cliente ad aprirle.

7: I Marketplaces emergenti: Alibaba, Jet.com  e Rakuten
Il 2015 sarà l’anno dei grandi siti di intermediazione per la vendita. Oltre ai soliti Amazon e e-Bay, a livello globale emergono il cinese Alibaba che ha veduto 8 miliardi di USD di azioni, Rakuten, il numero uno dei marketplace giapponesi, e lo shopping club Jet.com nato con un approccio discount che potrebbe arrivare a minacciare il trono di Amazon. Le opportunità per le aziende di vendere online senza preoccuparsi di gestire un sito e-commerce spingerà ancora più in alto questo tipo di iniziative.

8: Direct to Consumer (D2C) commerce: dal produttore al consumatore, senza intermediazioni.
Le supply chain verticali saranno sempre più diffuse nel panorama dell’e-commerce del 2015.  L’idea è quella di eliminare gli intermediari per arrivare direttamente al consumatore. I prodotti vanno dal produttore al cliente finale senza passare per un magazzino o un negozio, e i prezzi scendono. È una dinamica destinata a diffondersi, anche avvalendosi dei marketplace in espansione.

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9: Se l’ e-Commerce indiano è grande, quello cinese è ancora più grande
L’e-commerce indiano ha incassato nel 2014 3,5 miliardi di USD e nel 2015 potrebbe raggiungere secondo Gartner i 6 miliardi di USD. In Cina si sta lavorando sul sistema delle infrastrutture per le spedizioni con un investimento di 16 miliardi di USD: ma per un mercato che nel 2014 avrebbe fatturato 340 miliardi di USD ne vale proprio la pena. Numeri impressionanti se si considera che solo la metà della popolazione ha al momento accesso a Internet.

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10: I dispositivi indossabili collegheranno l’e-Commerce e il mondo fisico?
Dopo aver fatto un po’ di anticamera negli anni scorsi i dispositivi e la tecnologia Wearable dovrebbe quest’anno decollare. Già lo stanno facendo i dispositivi per il fitness. Secondo Gartner però quest’anno la metà dei consumatori che pensavano di comprare un wristband, finiranno per acquistare uno smartwatch. Per l’e-commerce significa che i potenziali clienti saranno costantemente e senza soluzione di continuità online, quindi le aziende avranno ancora più accesso al consumatore, e potranno interagire con chi si avvicina fisicamente al punto vendita.

11: BitCoin ed e-Commerce
I BitCoin sembrano aver raggiunto la maturità. Sono sempre più i commercianti online che accettano questa valuta puramente virtuale. Purse.io è solo una delle numerose start-up nate recentemente nel settore, e consente di fare acquisti su Amazon.com con i bitcoin.
I vantaggi del loro uso sono vari per l’e-commerce perché, essendo una valuta digitale e non digitalizzata, è esente dai problemi di sicurezza delle carte di credito, che oltretutto richiedono commissioni pari al 2-3%. Il problema è che al momento è una valuta instabile, ma si sta assestando man mano che cresce la sua adozione da parte dei retailer più importanti. In attesa che li accetti Amazon (direttamente)…

Purse Promo Video from PurseIO on Vimeo.

Anna Muzio

Pagamenti con carte: dicembre positivo con il traino dell’e-commerce

Dicembre è stato un mese favorevole per le spese con carte di credito. Lo rileva il Barometro Cashless dell’Osservatorio Acquisti Cartasì, secondo cui il mese si è chiuso con un +7,6% sul dicembre 2013.

Osservatorio Acquisti Cartasi

Due gli elementi determinanti per il sostegno ai trend di spesa. Il primo – evidenzia l’Osservatorio – ha a che fare con la fiducia, che, pur con dinamiche non elevate, è riuscita a canalizzarsi verso gli acquisti “stagionali”, ma soprattutto verso le spese turistiche, cogliendo al balzo le opportunità di calendario. L’Istat infatti registra un andamento complessivamente non positivo delle aspettative dei consumatori, ma con indicatori in crescita riguardo alla situazione specificamente famigliare, sia economica sia di bilancio domestico. Il secondo è un fattore più tecnico, ed è legato ai flussi che uffici postali e tabaccherie (in particolare per i bollettini) stanno veicolando con livelli elevati e crescenti di utilizzo della carta: tale contributo è quantificabile in circa 1,2 punti percentuali.

A livello di canale, l’e-commerce, che vale 1,4 miliardi di euro  sulla spesa totale con carta di 8,4 miliardi, ha replicato il dato di novembre (+28,6%) e consacra il proprio ruolo ormai determinante anche per lo shopping di Natale. Anche il “mondo fisico” però evidenzia uno spunto positivo: complessivamente +4,2% (che si riduce al 3% depurato dai fattori tecnici di cui sopra) a fronte di un’inflazione piatta. Un progresso che si ripartisce in quote simili fra Alberghi e ristoranti, Alimentari e Dettaglio non alimentare.
Tutte le voci turistiche hanno fortemente beneficiato del vantaggio di calendario che ha riguardato sia un ponte dell’Immacolata ben accessibile, sia una collocazione favorevole delle festività natalizie. Risultato: Alberghi e Ristoranti +10,4% e Viaggi e Trasporti +8,5% (con Agenzie: +29,6%, Noleggi; +20,1%, Trasporti persone: +13,2% a controbilanciare il calo disinflazionistico dei carburanti: -9,8%). A ciò si aggiunge l’andamento di Attività ricreative: +8,6%.
L’Alimentare – spiega l’Osservatorio – ha mostrato una buona vivacità (+4,3%), segnale positivo nel periodo di Natale. La tendenza ha premiato i negozi specializzati (21,3%), on e offline, più che le catene, operanti quasi esclusivamente nel fisico (+0,8%). Parliamo di generi che si erano già segnalati in crescita negli ultimi mesi, ma che in dicembre hanno avuto un ruolo importante: cialde da caffè, specialità gastronomiche, ortofrutta a domicilio. Attività in grado di captare da un lato gli spazi di nicchie crescenti di bisogni, dall’altro i canali più adeguati a questi target (format distributivo innovativo, web).

Il Dettaglio non Alimentare (+11,7%) ha visto un concreto contributo dal web (+36,6%). E tuttavia le dinamiche settoriali sono complessivamente interessanti: Profumerie (+19,8%), Gioiellerie (+5,2%), Grandi magazzini (+4,5%) hanno ritrovato l’impulso, ma anche, su volumi decisamente più ridotti, Animali e accessori (+23,7%) e Piante e fiori (+10,6%) fanno da contraltare a Giocattoli (-21,9) e Pelletterie e Valigerie (-18,0%), tipologie distributive che non riescono a tenere il passo dei nuovi trend di consumo.

Da questo punto di vista, un fenomeno interessante riguarda l’elemento tecnologico. L’andamento di Informatica e beni digitali (+6,2%), in particolare questi ultimi (+7,3%), ha infatti proseguito la fase interessante, ma riducendo le esplosioni degli anni più recenti. Segno dunque che la diffusione di strumenti evoluti, in particolare mobili, ha ormai superato una soglia di massa critica ed è ben inserita nel sistema dei consumi, che permea atteggiamenti e comportamenti, ampliando le scelte e le decisioni di acquisto.

Scarica il White Paper GDO Report 2014

È disponibile in formato Pdf GDO Report 2014, un’analisi aggregata sui bilanci 2013 di 53 delle maggiori imprese della Gdo realizzata da DGM Consulting.

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Il report indaga i risultati economico-finanziari di un campione di 53 delle maggiori società della grande distribuzione, ritenuto altamente rappresentativo delle dinamiche interne al comparto, e li proietta nel biennio 2014-2015. Il fatturato totale del panel rappresenta nel 2013 circa il 65,6% dell’intero giro d’affari italiano dei canali ipermercati, supermercati, superstore, libero servizio e hard discount (Federdistribuzione 2013).

Il GDO REPORT di DGM Consulting fornisce

  • Le evidenze sulle dinamiche passate e presenti del settore italiano della Grande Distribuzione Organizzata, che diano indicazione di possibili cambiamenti nel comparto
  • Una comparazione tra i soggetti prescelti per l’analisi, e tra questi e i valori medi del mercato, per l’identificazione delle eccellenze gestionali in atto.
  • Una valutazione dell’impatto di variabili esogene sulle performance aziendali future, in ipotesi di perfetta continuità strategica, per rintracciare le prossime tendenze.

Il documento presenta dapprima un’analisi del mercato della grande distribuzione in Italia con attenzione alle dinamiche passate e presenti, e ai possibili sviluppi futuri. Successivamente, procede ad analizzare le aziende del campione selezionato, sia a livello aggregato, sia per cluster, sia singolarmente. I dati pubblici sono stati dapprima elaborati nella loro componente storica e vengono in seguito utilizzati come base di proiezione per l’ottenimento dei possibili valori economici, patrimoniali e finanziari degli esercizi 2014 e 2015, ipotizzando un’omogeneità di rete di vendita e una perfetta continuità tattico-strategica.

Per scaricare GDO Report 2014 clicca qui

 

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