Alla fine nemmeno la cura di Pierluigi Bernasconi ha potuto fare di più e Mercatone Uno (79 punti vendita, undici milioni di clienti, 3.700 dipendenti) ha chiesto il concordato preventivo.
Una nota dell’azienda spiega che si tratta di “una scelta imposta dal perdurare della crisi e dal continuo calo dei consumi particolarmente grave nel settore dei beni durevoli che ha determinato, a partire dalla ripresa autunnale dell’attività, una costante riduzione del fatturato, il tutto aggravato dal contesto deflazionistico a cui conseguono prezzi di vendita sempre più bassi e perdita di marginalità”.
«Paghiamo la guerra dei prezzi e le promozioni continue di soggetti come Ricci Casa, Grancasa, Ikea, Mondo convenienza sul mobile e Mediaworld e altri sugli elettrodomestici. A questo aggiungiamoci che in questo periodo la priorità delle famiglie non è proprio quella di cambiare arredamento», ha affermato il presidente del consiglio di amministrazione Alessandro Servadei in un’intervista al Resto del Carlino.
Così l’indebitamento complessivo del Gruppo Mercatone Uno, ha aggiunto sotto l’incalzare delle domande, «ammonta a 400 milioni di euro, metà dei quali con le banche e metà con fornitori, erario e altri. I creditori sono circa 1.600 tra fornitori non dell’ultimo periodo e banche».
Ora il tribunale ha dato 120 giorni per mettere a punto un piano di ristrutturazione che dovrà vedere necessariamente l’ingresso di nuovi soci e il ridimensionamento degli storici azionisti di Mercatone Uno, le famiglie Cenni e Valentini.
Marco Pedroni, Presidente di Coop Italia è stato eletto Presidente di Coopernic e Frans Muller, CEO di Delhaize Group, Vicepresidente, per un mandato di 2 anni.
Il Consiglio di Amministrazione è inoltre composto da: Maura Latini Direttore Generale di Coop Italia, Frédéric Legal, aderente E.Leclerc, David Vander Schueren, senior vice-President di Delhaize Europe e Michel-Edouard Leclerc Presidente dei centri E.Leclerc.
Per Coop Italia ha così inizio una nuova stagione di accordi internazionali, a seguito della conclusione dell’esperienza di Centrale Italia, sciolta alla fine del 2014, e della nuova alleanza siglata lo scorso settembre, ma con decorrenza operativa a partire da gennaio 2015. “Sono onorato di questo nuovo incarico –commenta Marco Pedroni- e al tempo stesso consapevole che non è più possibile ragionare solo in termini di confini nazionali. La sfida globale e competitiva che ci troviamo a dover affrontare impone un respiro internazionale. Abbiamo di fronte impegni importanti di natura commerciale che si possono tradurre in vantaggi per i nostri soci e consumatori”.
Simply, che partecipa all’undicesima edizione di Marca (BolognaFiere 14 e 15 gennaio) annuncia un trend stabile in termini di quota dei prodotti MDD grazie alle ottime performance delle linee premium e specialistiche, legate alle nuove attitudini di consumo verso i cibi biologici e salutistici.
«La nostra strategia punta sulla volontà di far percepire ancora di più al consumatore che il prodotto a marchio del distributore è un’alternativa di risparmio continuativo rispetto alle promozioni sui brand, con una qualità che è pari a quella del leader, ma con un prezzo mediamente inferiore di circa il 30 per cento. – commenta Erica Fiore, Responsabile Offerta, Display e Marca Privata Simply® e Membro del Comitato Tecnico Scientifico di Marca – Grazie al nostro assortimento ampio e profondo, nel 2014 i prodotti a marchio Simply hanno mantenuto una quota stabile, in linea con il mercato. Quello che soffre di più è il mainstream, mentre crescono i prodotti delle linee specialistiche, che sono rivolte a specifici bisogni e alle nuove tendenze di consumo. Per esempio nella linea Bio, dove c’è una forte convenienza e il consumatore non ha ancora riferimenti forti con le marche industriali, e in quelle premium Passioni e Sapori delle Regioni, dove operiamo una selezione attenta degli ingredienti e delle ricettazioni, che il consumatore apprezza perché non spende di più rispetto al leader ma ha una qualità che lo premia e gratifica.
Le indicazioni per la MDD che si possono trarre da questi trend: occorre continuare a sviluppare l’assortimento con un’offerta in grado di coprire tutti i bisogni e le nuove tendenze di consumo. I prodotti a marchio d’insegna, infatti, consentono di differenziarsi dai competitor e di fidelizzare i clienti, che hanno la possibilità di risparmiare senza dover migrare da un’insegna all’altra per inseguire le promozioni. Sono uno degli asset strategici più importanti per la nostra insegna, su cui fondare una crescita sana e duratura e rafforzare la nostra reputation».
L’assortimento
Sia in termini di approfondimento della linea standard, sia come sviluppo in profondità delle linee specialistiche, L’assortimento della MDD Simply è in continua evoluzione,
L’assortimento completo è di oltre 2.000 referenze, che offrono ai clienti una qualità allineata ai leader ma con un risparmio medio del 30% e un’ampia scelta in termini di copertura e di proposta di prezzo: dalla linea alto di gamma Passioni Simply alla linea primo prezzo Simply Basic. Per completare l’offerta, sono presenti anche sei linee specialistiche: Bio con prodotti provenienti da agricoltura biologica, Vita&Gioia dedicata al benessere, I Sapori delle Regioni con produzioni tipiche regionali della tradizione gastronomica italiana, Equosolidale con prodotti provenienti dai paesi in via di sviluppo certificati da CTM Altromercato, Bimbo Bel dedicata all’infanzia, Eco con detergenti e prodotti in cellulosa certificati Ecolabel e la nuova Senza Glutine creata per i celiaci.
Tra le novità presentate a Marca 2015, la linea di cioccolatini, di gelati in barattolino e di prodotti ittici ricettati surgelati Passioni, i plumcake senza zucchero e il mix di cereali Vita&Gioia, la linea detergenza BimboBel, i sughi al tonno e all’amatriciana, la margarina, la panna fresca, gli snack di grana, oltre alle pastiglie per lavastoviglie Tutto in 1 e le strisce depilatorie per viso e corpo.
La comunicazione
Tutte le novità della MDD Simply saranno supportate da un articolato piano di comunicazione interna ed esterna, che avrà come fulcro il punto vendita attraverso attività promozionali, di pricing e campagne a tema. Anche nel 2015, inoltre, verranno utilizzati i nuovi media (approcciati nel 2014 con progetti ad hoc sulla MDD), attraverso partnership con siti di ricette, coinvolgimento di foodblogger e attività di comunicazione sulla pagina Facebook dedicata ViviSimply.
Quello del biologico è un mercato in costante crescita dal 2008, che non si è arrestato neanche nel 2014, quando ha avuto un giro d’affari di 2,6 miliardi, in crescita dell’8% rispetto al 2013: queste le stime di FederBio, Federazione italiana agricoltura biologia e biodinamica, in attesa dei dati definitivi di febbraio. Non solo: come ha sottolineato il presidente Federbio Paolo Carnemolla “abbiamo previsioni che questa crescita continuerà. E i valori saranno anche più elevati sui mercati stranieri in particolare in Europa, soprattutto Germania, Stati Uniti e anche Asia”. Già oggi, a fronte di un consumo interno, tra privati e ‘food service’ (mense e ristoranti) di 2,626 miliardi, il valore dell’export è pari a 1,060 miliardi. Per un giro d’affari complessivo quindi di oltre 3,6 miliardi.
E i margini di crescita ci sono ancora. “Le indagini – osserva Carnemolla – dicono che più del 30% dei consumatori sarebbe intenzionato ad acquistare prodotti biologici ma da Firenze in giù è molto difficile trovarne nella rete vendita, dove pesano la scarsa presenza di negozi specializzati in logica moderna e assortimenti spesso modesti”. Tanto che il profilo del consumatore di prodotti biologici non è cambiato negli anni: residente al Nord, in area metropolitana e centri di medie dimensioni, appartiene a nuclei familiari poco numerosi ed è di classe socio-economica e istruzione medio-alta.
Nei discount l’incremento maggiore
In termini assoluti, la quota più importante di mercato è ancora detenuta dai negozi biologici con un valore di oltre 1,1 miliardi e una crescita del 7,5% sull’anno precedente. Le performance migliori nel 2014 vanno però secondo Assobio, associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione che aderisce a FederBio, ai discount (+25,8%), seguiti da ipermercati (+11,5%) e supermercati (+9,9%). Segno negativo, invece, per il comparto bio nei negozi tradizionali (-18%) e per le vendite dirette in azienda, nei mercatini o tramite abbonamento, che registra un calo dell’1,5%: una sorpresa, ma va detto che in questo caso i dati vanno presi cum grano salis, perché è un settore, per sua stessa natura, difficile da monitorare.
Segno meno sull’ortofrutta nell’anno del maltempo
Venendo alle categorie merceologiche, l’ortofrutta nel 2014 ha perso circa il 2,5% di fatturato nella GDO (dato che incide per il 10% sull’andamento delle vendite). Un dato influenzato anche dal difficile andamento climatico. Per le altre categorie di prodotto, buoni risultati si registrano per biscotti (+14%), passate e polpe di pomodoro (+14,1%) e baby food (+20%). Assobio rileva anche un buon andamento di prodotti con ricette vegetariane e vegane a base di soia e seitan. Bene anche i vini.
Oggi la UE decide sugli OGM
Intanto oggi si vota al Parlamento europeo il testo che consentirà agli Stati membri di limitare o abolire le coltivazioni OGM. Una questione che coinvolge direttamente le associazioni del biologico come AIAB, Federbio e l’Associazione Agricoltura Biodinamica, le quali sottolineano come la versione al vaglio dell’Assemblea plenaria presenti alcune lacune, che potrebbero lasciare sul piano giuridico ampi spazi di contestazione alle multinazionali. Tra queste: la vaghezza rispetto alle motivazioni ambientali invocabili; la libertà di circolazione di prodotti Ogm, anche in caso di divieto di produzione nel singolo Stato; la reversibilità in ogni momento del divieto di coltivazione stabilito da un singolo Stato membro. Cruciale anche l’approvazione di una norma che estenda l’obbligo di etichettatura ai prodotti derivati da animali alimentati con Ogm o comunque ottenuti da Ogm. Una pratica che del resto esiste già per i prodotti destinati all’alimentazione umana e per i mangimi.
Sotto la lente anche il TTIP, il Trattato di libero scambio tra Usa e Ue, che rischia di essere approvato. “I cambiamenti del testo in approvazione, che esclude gli emendamenti approvati dal Parlamento, sono di fatto la rivelazione degli accordi presi in sede Ttip. Ci risulta difficile pensare che in una trattativa sulla libera circolazione di merci e servizi, il Nord America rinunci a imporre gli OGM e si adegui alle etichette ‘parlanti’ che permettono al consumatore di scegliere con più consapevolezza. Basti pensare che nel WTO gli USA hanno considerato l’etichettatura che obbliga a dichiarare la presenza di OGM un ostacolo alla libera circolazione delle merci” spiega Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB.
Alla vigilia di Marca, dove presenterò le novità per le tre linee di prodotti Mdd, anche per Sisa sono positivi i risultati 2014 di vendita dei prodotti a marchio. La Responsabile MDD SISA, Tecla Ardizzoni evidenzia che, con più di 1500 referenze, il peso sul totale del fatturato è di circa il 14%, ma arriva al 25% in cura casa, 19% nel freddo e 16% nel fresco. Inoltre, la linea di alta gamma Gusto&Passione risulta essere il segmento maggiormente promettente.
Le linee di prodotti a marchio SISA, Gusto&Passione e Primo continuano infatti ad offrire convenienza, qualità e garanzia al consumatore sempre più esigente ed informato e ad ampliare la propria offerta con nuove referenze e revisioni del pack, anche in funzione dell’adeguamento alla legge 1169/2011 UE, sulla fornitura in etichetta delle informazioni sugli alimenti, e al regolamento CLP per la classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze chimiche.
Inoltre, su tutti i pack SISA e Gusto&Passione è inserito il Qr Code, che permette di accedere da smartphone e tablet alle approfondite informazioni sui prodotti. Magari utilizzando anche l’App SISA, nella specifica sezione dedicata alla MDD.
Per il 2015 è previsto lo sviluppo nel reparto salutistico di prodotti da forno senza glutine, nel segmento surgelati con referenze come croissant, focacce e torte, nel reparto cura persona con prodotti viso e mani e nella linea vini.
La segmentazione dell’offerta è alla base della crescita dei prodotti a marchio del distributore del Gruppo Selex, che, nonostante la crisi dei consumi hanno registrato un incremento del 3,5%.
«La Marca del Distributore è la migliore risposta che possiamo dare ai consumatori che ci chiedono qualità a prezzi sempre più accessibili. Per mantenere questa promessa è sempre più importante avere come partner produttori efficienti e capaci di innovare i prodotti» afferma Maniele Tasca, Direttore Generale del Gruppo Selex.
Per l’anno in corso l’impegno di Selex, presente con un suo stand alla Fiera Marca di Bologna (14 e 15 gennaio), prosegue nella direzione della segmentazione dell’offerta e della rivisitazione degli assortimenti esistenti perché corrispondano in pieno alle attese dei consumatori, in termini di qualità e aggiornamento delle proposte.
Da alcuni anni, infatti, Selex ha lanciato linee specialistiche rivolte a precisi target di consumo molto apprezzate dalla clientela, come le declinazioni del marchio Selex nelle linee Natura Chiama, Vivi Bene e Primi Anni, e del marchio Vale nelle linee Natura in Tavola e Le Specialità, e nuovi brand di fantasia di grande appeal.
Tra questi, la linea Saper di Sapori, firmata “Il meglio di Selex” che comprende prodotti di alta qualità e tipicità legate al territorio, frutto dell’esperienza di antiche lavorazioni artigianali.
Il mondo Vivi Bene Selex si è poi arricchito di una nuova linea, Vivi Bene Senza Glutine, composta dai prodotti più importanti per chi soffre di celiachia: dalla pasta al pane, dai cracker ai biscotti. In tutto una ventina di referenze certificate senza glutine dall’Associazione Italiana Celiachia e dal Ministero della Salute.
Importante anche l’ampliamento dell’offerta de Le Vie dell’Uva, selezione esclusiva dei vini più rappresentativi delle regioni italiane e di Atmosfera&Benessere, articoli di alta qualità dedicati alla cura persona.L’assortimento delle marche del distributore del Gruppo Selex copre oggi le più importanti categorie merceologiche, con oltre 5.000 referenze.
«Fattori di successo delle marche del distributore di Selex – sottolinea Luca Vaccaro, Direttore Marche del Distributore del Gruppo Selex – oltre al contenuto innovativo delle proposte, l’ottimo rapporto qualità-prezzo e la sicurezza garantita dalla selezione accurata dei fornitori e dai controlli effettuati dal Servizio Assicurazione Qualità della Centrale. Importante anche il coordinamento con il marketing, che ci permette di raggiungere la clientela con promozioni particolarmente interessanti nel corso dell’anno».
L’ingresso delle cisterne nel nuovo stabilimento Granarolo
Granarolo S.p.A. presenta le strategie di crescita ed internazionalizzazione del Gruppo. E lo fa in un contesto molto speciale: l’inaugurazione del nuovo polo produttivo presso il caseificio di Bologna avvenuta alla presenza del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina e di molte istituzioni nazionali e locali.
«Abbiamo avviato il processo di internazionalizzazione del Gruppo due anni fa, a seguito del morso stringente della crisi e della significativa riduzione dei volumi di latte consumato»– ha dichiarato il presidente di Granarolo Gianpiero Calzolari.
«Nel giro di due anni Granarolo – ha continuato Calzolari – è passata dal 4% di export al 16%. Oggi è presente tramite la holding Granarolo International in Francia con due stabilimenti produttivi, in Spagna con una commerciale, in UK con una società commerciale, così come in Cina. Nel corso del 2014 il Gruppo ha partecipato a 8 tra le maggiori fiere mondiali specializzate (Singapore, Johannesburg, San Paolo, New York, UK, Melbourne, Parigi, Pechino).
Chiuderemo questo anno superando il miliardo di Euro di fatturato ma, per competere con i player internazionali, dobbiamo crescere ancora: dovremmo raggiungere nel 2016 un fatturato di circa 1, 5 miliardi di Euro».
Le anticipazioni
«In questa occasione – ha aggiunto il presidente di Granarolo Gianpiero Calzolari – sono lieto di comunicare due importanti operazioni tese a raggiungere questo obiettivo.
La prima riguarda l’importante accordo con Gennari S.p.A., società parmense con una lunga tradizione nella produzione di parmigiano reggiano, grano padano e prosciutto crudo di Parma che apporterà a regime un fatturato aggiuntivo di circa 42 milioni di Euro. Con la famiglia Gennari lavoreremo per portare queste eccellenze all’estero.
La seconda, invece, è relativa alla creazione di Granarolo Cile S.p.A. controllata da Granarolo International e prima piattaforma per approcciare il mercato sud americano. Granarolo Cile acquisirà il 90% della Bioleche Lacteos, storica cooperativa cilena di 300 allevatori con uno stabilimento di produzione di formaggio e un marchio ben posizionato sul mercato. L’operazione, finalizzata questa settimana, consentirà a Granarolo di raggiungere a regime, entro 4/5 anni, 27 milioni di Euro di fatturato attraverso la vendita di formaggi cileni e di prodotti importati dall’Italia.
Le richieste al Governo
Su questo punto Calzolari ha le idee chiare: in primo luogo la giusta considerazione dell’importanza strategica dell’agroalimentare per il nostro Paese. Ciò significa passare da politiche di sostegno dello status quo del comparto agricolo a politiche di profonda trasformazione, anche e prima di tutto, del comparto primario.
E poi è fondamentale un provvedimento sull’etichettatura di origine a tutela del consumatore.
Non basta: è imprescindibile pure il rispetto delle regole. E qui il pensiero corre all’art. 62 e alla sua applicazione- « Noi –recrimina Calzolari -lo stiamo applicando a monte, paghiamo il latte a trenta giorni, ma a valle alcune catene di distribuzione allungano le scadenze a propria discrezione».
Altra criticità su cui occorrerebbe una revisione è la norma che introduce il reverse charge alle vendite verso la GDO. Una norma fortemente penalizzante per le imprese che vendono prodotti alimentari. «Non dimentichiamoci – sottolinea Calzolari -che oggi un gruppo come il nostro è creditore verso lo stato di 50 milioni di Euro di IVA (e siamo arrivati anche a 90) e che mentre in Europa le imprese incassano entro il mese qui scontiamo 250 giorni medi».
Ma non finisce qui: servirebbero pure una semplificazione burocratico-amministrativa, un sostegno all’apertura dei nuovi mercati, politiche di sostegno alle integrazioni cooperative. In sintesi: la possibilità di fare impresa in un Paese che funziona.
I progetti per il 2015
Granarolo ha programmato di partecipare a 11 fiere nel mondo.
Winter Fancy Food: San Francisco 11-13 Gennaio
Gulfood: Dubai 8-12 Febbraio
Int’l Food Event: London 22-24 Marzo
Tuttofood: Milano 3-6 Maggio
Hofex 2015: Hong Kong 6-9 Maggio
Africa’s Big seven: Johannesburg 21-23 Giugno
Summer Fancy Food: New York 28-30 Giugno
FHT: Bangkok 2-5 Settembre
Fine Food: Sidney Settembre
Anuga: Colonia 10-14 Ottobre
FHC: Shanghai 11-13 Novembre
Sono poi aperti sul tavolo diversi dossier:
EXPO 2015: l’Esposizione Universale darà il via alla valorizzazione del patrimonio agroalimentare italiano e Granarolo vuole giocare un ruolo importante rappresentando la filiera italiana del latte all’interno di Padiglione Italia. È un’opportunità unica per il Paese e per aziende come Granarolo che crescono all’estero facendosi ambasciatrici del buon cibo italiano.
FICO, la Fabbrica Italiana Contadina di Bologna: chiusi i battenti di Expo si apriranno quelli di FICO il più grande centro al mondo per la celebrazione della bellezza dell’agro-alimentare italiano. FICO sarà un tassello importante della City of Food ma soprattutto l’affermazione del nuovo distretto della food economy. E Granarolo ci sarà.
Whole Foods Market è oggi il principale interprete della silenziosa rivoluzione alimentare in atto negli USA.
La strategia di questa straordinaria azienda (ora anche a vocazione multinazionale) è tutt’altro che snobbish – scrive Daniele Tirelli presidente di Popai Italia sull’ultimo numero di inStore – ma un ambiente con un’elevata presenza di famiglie di professionisti affluenti è stata la premessa per l’ennesimo progetto di un supermarket davvero eccezionale per dimensioni, ma soprattutto per l’assortimento che definire “profondo” sarebbe un eufemismo.
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Whole Foods di Lincoln Park costituisce dunque per ogni retailer un caso da manuale ricco di suggerimenti da studiare attentamente. Aperto nel maggio del 2009, questo Whole Foods risulta essere, tra tutti quelli della catena, il fanciest store dell’ Illinois e il terzo nel mondo per dimensione, subito dopo quelli di Londra e di Austin. Il suo layout copre 8mila metri quadri su due piani, di cui quello superiore dedicato alla ristorazione e gestisce ogni anno circa 300 mila Sku. Whole Foods si conferma quindi una realtà di estrema complessità cui dedicare più che articoli, interi libri su diversi temi: la sua ispirazione ideologica, le politiche delle risorse umane, la sua gestione finanziaria, la logistica.
Dall’indagine Nielsen Global Survey on Private Label and Premiumization Trends condotta intervistando oltre 30.000 utenti internet emergono due aspetti principali comuni in tutti i 60 Paesi considerati: il prezzo è il driver primario per la maggior parte dei consumatori (il 70% dei rispondenti infatti dichiara di acquistare prodotti a marchio del distributore per risparmiare), però l’appeal della private label va oltre il prezzo e riguarda anche la qualità.
Ma queste attitudini dei consumatori, si chiede il rapporto, sono trasformate in vendite? La risposta dipende dalle latitudini. Se nei Paesi ocidentali la quota al valore dei prodotti Mdd è intorno al 15% o superiore (con punte superiori al 40% in Europa), in Oriente, America Latina e Asia è inferiore al 10% (ma in Cina e Brasile è del 5% o inferiore). Non esiste però una ricetta unica, sottolinea l’indagine, sebbene le ragioni del successo in un mercato possono guidare altri mercati: la crescita delle private label richiede infatti approcci su misura per i singoli mercati.
Anche per gli italiani (nel 66% dei casi) la ragione principale di acquisto dei prodotti Mdd è il risparmio, inteso come la possibilità di poter spendere meno per gli stessi benefici offerti dai prodotti di marca: il rapporto qualità-prezzo della marca del distributore è ritenuto infatti ottimo dal 67% dei consumatori. Questo dato è in linea con la media europea, anche se non ancora al livello di paesi come la Germania, dove raggiunge il 79%.
Il prezzo, afferma l’indagine, non è un elemento irresistibile di differenziazione. I fattori psicologici possono essere molto potenti, soprattutto in alcune categorie. Per esempio nella salute e bellezza le private label non hanno avuto un forte impatto, nonostante un vantaggio di prezzo che raggiunge il 40%. Anche nei periodi più difficili, i consumatori hanno il desiderio di indulgenze occasionali e sono disposti a pagare di più per i loro brand preferiti.
«Per natura i prodotti Mdd – ha evidenziato Jean-Jaques Vandenheede, direttore di Nielsen retail industry insight – non sono predestinati a crescere, contrariamente ai brand. L’impegno verso l’innovazione, l’analisi e il marketing sono strategie effettive per mantenere e accrescere le quote. Un’aggressiva attività promozionale, così come abbiamo visto nel Regno Unito, può anche aiutare a consolidare la crescita delle private label, ma tali misure reattive al prezzo non sono sostenibili nel lungo periodo».
Il confronto tra prodotto a marchio del distributore e industriale è costante e continuo da parte del consumatore, sia per ciò che riguarda il risparmio offerto che per la qualità dei prodotti. Il 56% degli italiani ritiene che le marche private abbiano una qualità assimilabile a quella dei prodotti di marca (rispetto al 23% del 2010) e il 47% ritiene che alcune siano superiori ai brand industriali.
I prodotti per cui il consumatore è disposto a spendere di più per la qualità offerta sono soprattutto gli alimentari freschi, in particolare pesce e carne freschi o surgelati (46%), pane e prodotti da forno (33%), formaggio (32%), latte (26%) e uova (21%). Seguono i prodotti per la cura della persona e della casa.
Ma cosa vogliono gli italiani in termini di assortimento, prezzi, esposizione e prestazione? Innanzitutto il 51% degli italiani dichiara che comprerebbe più prodotti a marchio del distributore se ci fosse maggior varietà. Il 61% degli intervistati vorrebbe averli a fianco dei marchi dei produttori in modo da poter più facilmente compararne caratteristiche e prezzi. Inoltre la maggioranza dei consumatori (62%) richiede un’offerta completa che spazi dal primo prezzo ai prodotti di alta gamma, includendo i brand nazionali: tenere un giusto equilibrio tra le due tipologie di brand a scaffale diviene quindi una strategia fondamentale.
Nonostante l’atteggiamento dei consumatori sia molto positivo e la popolarità della marca del distributore sia molto cresciuta negli ultimi anni, nel 2014 la marca del distributore ha subito una battuta di arresto. La sua quota sul totale del fatturato Grocery nel progressivo a settembre 2014 si è mantenuta agli stessi livelli del 2013 (18,4%) e per la prima volta le vendite non hanno sostenuto la crescita del largo consumo: -1,5% della marca del distributore rispetto al -0,9% degli altri brand.
Siamo a fine anno, è tempo di bilanci ma anche di previsioni sull’anno prossimo a venire. Cosa ci possiamo aspettare nel prossimo futuro dal retail? Spulciando su vari siti stranieri abbiamo distillato per voi dieci tendenze che possiamo aspettarci guideranno le evoluzioni della distribuzione. Eccole.
Approccio personalizzato grazie alle tecnologia. Il cliente si sente scelto e capito grazie alla comunicazione che avviene tramite app e alla possibilità di interpretare i suoi desideri e le sue scelte da parte dei retailer. Ma anche..
I tempi sono cruciali. On e offline il tempo è per certe fasce di clientela (20-50 anni, donne che lavorano, famiglie con bambini) un fattore determinante nella scelta su dove acquistare. Largo quindi alle consegne veloci e a dispositivi per la spesa rapida nel pdv (fast check in, fast payment, app per lista della spesa, click and drive e click and collect, disponibilità di prodotto o spedizione veloce in caso di mancanza).
Assistenti virtuali e digitali. Specie nella fascia alta del mercato i consumatori si aspetteranno sempre più un supporto da parte di tecnologie hi-tech che guidino alla scelta. Rfid, beacon e schermi touchscreen regneranno nel pdv.
Polarizzazione dei prezzi. La classe media tende a sparire, e così il prezzo medio. La tendenza è sempre più verso i due estremi, il low-cost e il lusso. La novità è che la stessa persona può attingere indifferentemente ai due estremi: per dire, yogurt low cost del discount e aceto balsamico tradizionale da Eataly.
Vendite cross settoriali. Caffè nelle librerie, assicurazioni nei supermercati, musica in caffetteria, ormai tutti vendono tutto. Un esempio avanzato? Monop’lab di Parigi gare Montparnasse,(nella foto), che cambia assortimento ogni mese a seconda dei desideri dei consumatori, in partnership con il ristoratore Elior.
Personalizzazione dei prodotti o personalizzazione di massa. La produzione di massa non soddisfa più le esigenze del consumatore, che quasi mai si può permettere un vero tailor-made. E allora largo in futuro ai prodotti limited edition creati anche grazie all’input dei clienti, o a quelli per nicchie di mercato (il dilagare del gluten free ne è un esempio).
“Anta” alla riscossa. La popolazione invecchia e l’offerta si adeguerà. Sempre meno teenager, sempre più anziani che richiederanno prodotti “da casa”, consegne a domicilio, confezioni facili da aprire e scritte grandi e leggibili.
Donne. Il mercato più grande al mondo resta sostanzialmente ignorato da brand e retailer. Ma molte cose stanno cambiando sotto il cielo e prima o poi anche loro dovranno accorgersene. Già oggi le donne decidono nel 65% dei casi che auto comprare e nell’81% quali prodotti finanziari acquistare. Le opportunità per chi per primo saprà “parlare” all’altra metà del cielo sono immense. Un esempio? Lo store women only di Nike a Newport Beach, California (nella foto qui sotto), con centro fitness annesso che propone anche corsi di yoga
Emozione e marca. Far percepire al consumatore connesso e informato i plus di una marca sarà fondamentale e per questo suscitare emozioni è il grimaldello per conquistarne il cuore e il portafogli. Un esempio? WHSmiths, storica catena di cartolerie UK, che vende corsi di cucina e voli in mongolfiera.
I valori emozionali e lo storytelling guideranno anche il posizionamento, la differenziazione e la capacità di raccontare la storia di un brand. Purché sia autentica e legata alla sua essenza più profonda, perché non sia solo intrattenimento ma conquisti realmente il cliente al brand.
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