Robero Moncalvo, presidente di Coldiretti, nel corso del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione risponde ad alcune domande di inStore sui rapporti tra sistema agricolo e gdo. Nella visione di Coldiretti, la sfida della modernità passa anche attraverso progetti di filiera che garantiscano la qualità del cibo sugli scaffali dei supermercati. Ne è un esempio il progetto per una filiera agricola tutta italiana che Coldiretti sta sviluppando.
Parlando poi della totale opposizione agli Ogm, Moncalvo ha detto: «L’offensiva crescente cui stiamo assistendo non è slegata dalla trattativa commerciale in corso con gli Stati Uniti, dietro la quale si annida la tentazione di cedere sulla qualità in cambio di un aumento della quantità di export dall’Italia. Gli Ogm sono parte integrante della trattativa. Il nostro no agli Ogm non riguarda la salute per l’uomo, anche se la comunità scientifica è divisa al riguardo, ma è di natura socioeconomica. Gli Ogm sono incompatibili con la distintività e i legami con la tradizione dell’agricoltura, mettono in discussione le comunità rurali nel mondo».
Due nuove realtà a Livorno e a Savignano sul Rubicone (nella foto) arricchiscono la rete degli store Kasanova+, il concept store del brand Kasanova che propone un nuovo paradigma d’acquisto non più basato sul rapporto prezzo/prodotto ma sull’esperienza del cliente, a festeggiare i vent’anni dell’azienda.
Nella centralissima vasca dello shopping di via Ricasoli a Livorno, è un progetto post industriale, dal sapore provenzale, dotato di dehor interno e spazi relax per i clienti che, tra un’occhiata e l’altra all’esposizione infinita del “tutto per la casa”, possono distrarsi giocando a carte o scacchi, o semplicemente respirare un clima accogliente., dove si può assistere anche a dimostrazioni di cucina. A Savignano sul Rubicone si tratta dell’up-grade di uno store già innovativo per la grande superficie e le soluzioni ricercate e di tendenza. All’interno del centro commerciale Romagna Center, vanta alcune interessanti soluzioni, comela postazione “demo” che accoglie all’ingresso i visitatori e li “attrae” da subito con una presentazione di pentole “Petra”, esclusiva produzione di Kasanova che ha già raccolto numeri da record.
Una ricerca dell’Università Bicocca di Milano e del Criet (Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio) fotografa i comportamenti del consumatore food odierno e le sue relazioni con il distributore. Sono stati pubblicate le prime evidenze, che emergono da una serie di interviste con operatori nella distribuzione alimentare ed esperti in materia.
Un consumatore infedele all’insegna certo, ma anche capace di attivare comportamenti diversificati e scegliere canali diversi passando dalla GDO al discount, all’alternativa dei gruppi d’acquisto, mercati o produttori agricoli. Tutto ciò a fronte di una flessione generale nel consumo di food che va ad incidere sulla spesa mensile per il 14% (dati Eurostat, 2012). Si allarga la forbice tra le ampie fasce di persone che vanno alla ricerca di promozioni e offerte e che quindi sono sensibili alla leva prezzo e le nicchie di consumatori che si concentrano invece su scelte alimentari improntate alla qualità e alle nuove tendenze: biologico, eco sostenibile, filiera corta, biodinamico. Nicchie che però si allargano. Una recente analisi Coldiretti segnala ad esempio che sono 2,7 milioni gli italiani (18,6% degli popolazione, il 400 per cento in più dal 2008) che fanno la spesa in circa 2000 gruppi di acquisto: per ottenere condizioni vantaggiose, ma soprattutto per garantirsi la qualità della spesa.
Cinque tendenze per il food
Se il prezzo resta fondamentale per larghe fasce di clientela, il suo strapotere può essere mitigato da altri fattori. Nella relazioni consumatore-distributore la ricerca del Criet individua cinque tendenze da tenere sotto osservazione nei comportamento attuali e futuri:
1- Fedeltà del cliente: inutile sottolineare che nessun canale o insegna può ormai vantare l’esclusiva rispetto alle scelte di acquisto del consumatore. Se la leva prezzo è cruciale, non è tuttavia sufficiente a fidelizzare. Sembrano più importanti altri fattori: “alla qualità del prodotto si affiancano anche esigenze di relazione e di servizio che possono connotare e arricchire il prodotto stesso e l’insegna che lo propone. Anche il punto vendita diventa un luogo di scambio, in cui strategie di marketing esperienziale, tematismi, ma anche attivazione di personale preparato e disponibile possono qualificare lo shopping del consumatore”.
2- Category management. Il troppo stroppia, potremmo dire. Il consumatore sembra non gradire la ridondanza nell’offerta ma chiede piuttosto una selezione e razionalizzazione degli spazi e delle referenze che eviti l’omologazione tra insegne. Il consumatore d’oggi richiede semplicità e ottimizzazione dei tempi (di spesa, di scelta).
3- Rapporti di filiera. Sono in evoluzione. Si rafforza la presenza sul mercato di canali distributivi alternativi (es. Slow Food, Eataly, Mercati della terra, Campagna Amica) caratterizzati da un approccio più improntato alla relazione con il consumatore e alla selettività di prodotti, metodi produttivi e modalità di commercializzazione (e-commerce, Gas, “orto in affitto”, farmer’s market). Aumentano poi le “collaborazioni orizzontali”: reti spesso informali tra produttori agricoli e caseari o tra piccoli negozianti, che nascono per contrastare la GDO.
4- Competitività dei canali distributivi. Secondo gli operatori intervistati, anche se la leva prezzo influenza le strategie di penetrazione del mercato, non ci sarebbe competizione diretta tra GDO e discount e tra GDO e canali alternativi (es. Slow Food, Eataly, ecc.). Tuttavia, vista la contrazione a valore e a volume del venduto e la costante crescita delle nicchie di consumo (biologico, biodinamico, sostenibile, filiera corta), “la GDO dovrà osservare con attenzione i canali alternativi al proprio”. Si rileva inoltre “una progressiva sovrapposizione nell’offerta, così come nei servizi proposti tra GDO e discount (fresco, private label vs. prodotti a marchio conosciuto) che dimostrano quanto spesso i vari format si contendano i medesimi clienti”.
5- Tre sfide per il marketing: in questa situazione liquida e in costante evoluzione anche il marketing mix deve giocoforza evolvere ed adeguarsi alle nuove esigenze. Innanzitutto recependo non solo gli elementi “hard” dell’offerta (prodotto, prezzo), ma anche quelli “soft” (relazione, servizio, informazione, esperienza). Il marketing mix sarà inoltre diversificato a seconda del format distributivo. I prodotti del territorio ad esempio, elemento di valorizzazione del prodotto ortofrutta, devono essere proposti diversamente in un iper, un supermarket, un mercato generale o presso il produttore. Infine, sarà necessario identificare gli elementi differenzianti dell’insegna e realmente riconosciuti come tali dalla domanda in modo da poter comunicare, oltre al prezzo e alla promozione, i reali vantaggi e benefici che il distributore sa garantire al consumatore e che sono da ricondursi anche a dimensioni “soft” dell’offerta.
Fonte: ricerca Food marketing: un’analisi sulla relazione tra distributore e consumatore
Nella foto, il reparto salumeria del pdv Crai a Oliena
Il Gruppo Isa, impresa socia di VéGé in Sardegna, acquisice Supermercato Romagnolo, insegna storica radicata a Olbia e in Costa Smeralda, il cui punto vendita di 2.000 metri quadrati a Olbia è noto per la cura particolare dei freschi e freschissimi e per essere punto di riferimento anche per le esigenze della spesa di tutti i giorni grazie all’offerta in libero servizio dell’area discount.
Con questa acquisizione, il Gruppo ISA porta a 360 i punti di vendita articolati tra discount, superette, supermercati e ipermercati con le insegne Nonna Isa, Sidis, Maxisidis, Dimeglio e Puntodi presenti sul territorio regionale.
Il successo dell’operazione – afferma Nicola Mastromartino, Presidente Gruppo VéGé – testimonia in modo eloquente il valore dell’ottimo lavoro svolto sul territorio dall’ impresa associata che continua a rafforzare la sua presenza con innegabili livelli qualitativi».
Un punto di raccolta in uno spot che pubblicizza il servizio Auchan Drive
Giovane (età media 39 anni), con almeno un figlio, un buon lavoro e un alto livello di istruzione: è l’identikit dell’utilizzatore di click and pick delineato da una ricerca effettuata dalla Direction Générale des Entreprises (DGE) del ministero dell’Economia francese. Sembra proprio che l’accoppiata spesa online-ritiro fisico con auto nel punto vendita piaccia sempre di più ai francesi: nel 2013 hanno utilizzato questo servizio in due milioni in 2100 “punti di raccolta” situati nel raggio medio di 11 minuti d’auto, per un giro d’affari di tre miliardi di euro. Con tre diverse modalità: il “drive in” in cui la spesa viene direttamente caricata in macchina, il ritiro all’interno del pdv o in un’area esterna riservata.
Clienti del click and pick divisi per tipo di occupazione
Che di avanguardia si tratti è facile capirlo: basta guardare i dati (che però nonostante siano stati resi pubblici recentemente riguardano un’indagine dell’autunno 2013). Alto tasso di istruzione, occupazione fissa e ben remunerata, famiglia con bambini, età media sotto i quaranta. Non giovanissimi e quindi economicamente solidi, ma sicuramente dotati di tutta la tecnologia del caso, smartphone tablet e, immaginiamo, da Natale anche lo smartwatch, sono persone impegnate a rendere la propria vita più organizzata e ottenere più tempo libero. Uomini e donne, universi paralleli Le ricerche ormai lo hanno provato: uomini e donne fanno la spesa in modo totalmente diverso. Non stupisce quindi che anche per quanto riguarda il click and pick le motivazioni di utilizzo differiscano (quantomeno quelle citate come prevalenti). Gli uomini, per tradizione grandi “recuperatori” di pacchi e anche nel pdv dediti a raid di spesa toccata a fuga, usano il click and pick per recuperare velocemente spese pesanti in orari più comodi. Per contro le donne che sono la maggioranza (60%), più attente al budget famigliare, sottolineano le promozioni e i prezzi più bassi dell’acquisto online, ma anche la comodità di fare acquisti a tutte le ore, comodamente e senza affanni, tenendo d’occhio i costi. Per tutti la ragione più importante resta però il risparmio di tempo, indubitabile e indispensabile per lavoratori full time con figli a carico. Cosa (e quanto) si compra
Frequenza di acquisto in click and pick di varie categorie merceologiche
In realtà la spesa media, che dovrebbe essere più bassa in assenza di acquisti d’impulso, ha invece un importo maggiore: 95 Euro contro i 50/60 Euro della media di spesa “fisica” in ipermercati o ipermercati, con un numero di articoli doppio: 40 contro 20. Ma cosa si trova nei sacchetti (o nel carrello virtuale) il cliente click and pick? Sempre almeno un prodotto alimentare, e nel 70% dei casi anche almeno un non alimentare. In prima fila ci sono naturalmente gli articoli pesanti e ingombranti (acqua, latte, birra, succhi) e i prodotti confezionati, dolci e salati. Tra i freschi sono privilegiati i latticini e le uova. Per alcuni prodotti come i surgelati, invece, ci si rivolge ancora ai canali tradizionali. Un canale complementare
Frequenza della spesa in modalità clik and pick
È certo che questa modalità è riservata appunto a parte della spesa, anche per il numero ancora esiguo di pdv che la offrono e anche per la gamma di prodotti non esaustiva: solo il 2% degli intervistati la utilizza come modalità esclusiva di acquisto, mentre il 72% ne fa riferimento per la metà delle spese mensili. Il 30% effettua il resto della spesa ai supermercati e il 44% negli ipermercati. Siamo agli inizi, certo, ma data la situazione win-win (per il retailer che frena l’emorragia di clienti “smart” e altospendenti per il consumatore che risparmia tempo e denaro) tutto fa pensare che sarà una modalità sempre più usata in futuro. E l’Italia? Anna Muzio
Una sala cinema da 60 posti, con accesso diretto dal grande magazzino e una programmazione di qualità, rivolta a chi al cinema ama ancora andare e, nel frattempo, soffermarsi tra i reparti del “più grande grande magazzino del mondo”: Selfridges. Succede a Londra grazie alla partnership tra il retailer sempre a caccia di innovazioni e la catena di cinema indipendente Everyman.
È ormai chiaro a molti che è tempo di ripensare i formati del retail e iniettarvi nuove idee. Una strada può essere la tecnologia, certo: app interattive e digital signage possono fare la differenza e riportare il consumatore nel punto vendita. Ma ci sono altre vie da percorrere. Questa volta Selfridges sceglie un media al limite del “vintage” come il cinema, con una programmazione se non d’essai sicuramente che evita i grandi titoli da blockbuster (in programma oggi c’è l’ultimo film con Emma Thompson, Effie Gray). L’idea è attirare un cliente che vuole “staccare” dal tran tran quotidiano per sedersi su una poltrona comoda (i divanetti di velluto con tavolino tipici dei cinema Everyman) e guardarsi un buon film di qualità, prendendosi una pausa da smartphone, tablet e social networks. Anche l’ingresso, situato all’interno del supermercato, è decisamente retrò, con l’insegna illuminata a lettere mobili come i vecchi cinema americani.
Che si tratti di sinergia e non di mero affitto degli spazi poi si capisce al bar annesso, che offre vini e stuzzichini presi direttamente dalla gastronomia Selfridges.
Lo storico grande magazzino (ha aperto i battenti in Oxford Street nel 1909 e da lì non si è mai spostato) non è nuovo ad iniziative di questo tipo: a marzo ha inaugurato una rampa da skate, e in passato non si è fatto mancare una pista da pattinaggio, un sushi bar e un parrucchiere. Lo scopo, più o meno dichiarato, è quello di attirare il cliente svagato e infedele a staccarsi dal suo mondo virtuale e passare più tempo nel punto vendita.
Un’idea che potrebbe essere copiata, perché no, anche dalla GDO. Fare la spesa all’ipermercato può essere noioso: girare scaffali carichi di confezioni anonime una routine che si cerca di concludere il più in fretta possibile. L’effetto da boom economico di adorazione della merce è svanito da tempo e le alternative sono a potata di tutti: dall’e-commerce, rapido e indolore, al Gas o al mercatino degli agricoltori, ben più attrattivo e “caldo”. Sempre più, il consumatore del terzo millennio per uscire di casa (o dall’ufficio) e infilarsi in un punto avrà bisogna di un valido motivo. Chiamala, se vuoi, shopping experience.
Il negozio è situato all'interno di una stazione ferroviaria.
Pickupstore
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Il negozio è situato all'interno di una stazione ferroviaria.
Non solo ritiro, nel pdv si possono acquistare beni e servizi utili per il viaggiatore pendolare.
Tra gli acquisti di impulso proposti c'è il vino.
Vari tipi di caffè in vendita grazie alla partnership con Coffea.
Un robot gestisce fino a 150 pacchi al giorno.
Si chiama Pickup Store ed è il primo negozio aperto in Europa dedicato all’e-commerce. Aperto dal numero uno delle spedizioni in Francia, Pickup, che possiede 7000 punti di raccolta soprattutto nella GDO (Casinò e Système U), si trova all’interno della stazione d’Ermont-Eaubonne (nella Banlieu nord parigina), ed è utilizzato per ritirare, cambiare e restituire gli articoli ordinati sul web. Dispone di un magazzino automatico che tratta fino a 150 pacchi al giorno ed è anche punto vendita per acquisti d’impulso: vino, cioccolato, caffè. Offre anche alcuni servizi grazie a una serie di partnership: chiavi e ciabattino, lavanderia, riparazione apparecchi audio e video. Non solo quindi un punto di click and pick, una modalità che i retailer stanno spingendo in quanto alternativa economica e più “facile” rispetto alle spedizioni a casa, il pdv vuole diventare uno store dove usufruire di prodotti e servizi tipicamente legati al viaggiatore pendolare. Tanto che la cosa non si ferma qui: secondo il sito del magazine Linéaires entro fine anno sono previste due nuove aperture, sempre in stazione: a Evry-Courcouronnes e a Paris Saint-Lazare. Le foto della gallery sono state pubblicate sul sito di Linéaires.
Sono il formaggio Stelvio DOP, lo Speck Alto Adige IGP e la Mela Alto Adige i tre ambasciatori della qualità dell’Alto Adige/SüdTirol scelti come testimonial della campagna informativa “Dall’Alto Adige. Garantito – Qualità e origine certificate”, finanziata con il contributo dell’Unione Europea e dello Stato italiano, che ha come obiettivo quello di sensibilizzare i consumatori sul valore dei marchi di tutela.
«Ci avviciniamo a grandi passi a Expo 2015, ed è più che mai importante informare il pubblico del valore dei prodotti realizzati secondo i metodi tradizionali, con gusto e caratteristiche che li rendono unici e inconfondibili. Testimoni di una qualità autentica, riconosciuta e tutelata dall’Unione Europea con i marchi IGP (Indicazione Geografica Protetta) e DOP (Denominazione di Origine Protetta)», spiega a InStore Paul Zandanel, direttore di Eos – Export Organisation SüdTirol. «Prepariamo quindi la strada verso l’Esposizione Universale con un messaggio che esporta le eccellenze del nostro territorio ma anche la politica di qualità europea in tutto il mondo».
La campagna di comunicazione è rivolta a quattro Paesi europei – Italia, Germania, Austria e Repubblica Ceca – e si sviluppa su base triennale. I tre prodotti protagonisti sono stati scelti in base all’eccellenza dell’origine, della tracciabilità e della sicurezza e a presentarli sono alcuni delle migliaia di giovani agricoltori e coltivatori diretti che ne seguono lo sviluppo. E ne raccontano la storia: per il Formaggio Stelvio DOP viene usato solo il latte delle mucche che pascolano in Alto Adige, lavorato entro e non oltre le 48 ore dalla raccolta secondo i metodi fissati dal severo disciplinare di produzione. Le Mele Alto Adige IGPsono sottoposte a regolari e severi test da parte di un organismo indipendente, a garanzia della naturalezza della loro origine e qualità. Vengono coltivate da più di 7 mila piccole aziende familiari nel più grande frutteto d’Europa. Lo Speck Alto Adige IGP, infine, è il punto d’incontro fra la tradizione mediterranea della stagionatura all’aria fresca e quella nordica dell’affumicatura con legna poco resinosa. Viene prodotto esclusivamente da cosce di suino magre e ogni fase della lavorazione è sottoposta a continui controlli.
Gruppo VéGé, consolida la propria presenza web con il suo nuovo sito dedicato agli stakeholders istituzionali.
Il sito si inserisce in una più articolata strategia di digitalizzazione intrapresa dal Gruppo con l’obiettivo di aumentare l’efficacia nella fruibilità delle informazioni e nella comunicazione della core essence dell’azienda. Grazie, infatti, all’adozione di una logica “scroll down” si riesce ad avere una visione generale dei contenuti senza neanche effettuare un solo click.
«L’importanza che riserviamo alla comunicazione ai nostri interlocutori istituzionali – afferma Filippo Melchionna, digital marketing manager di Gruppo VéGé – si rispecchia nell’avanguardia della soluzione adottata. È da sempre nel dna del nostro Gruppo la vocazione all’innovazione e alla ricerca con la finalità di offrire servizi ad alto valore aggiunto per i nostri stakeholders, anche quando si tratta di comunicare l’essenza della nostra missione».
Il sito è strutturato in 10 macro sezioni nelle quali vengono descritti nel dettaglio i punti di forza e gli elementi cardini dell’offerta in termini di servizi che la compagine propone alle imprese socie.
Il bip della cassa è il suono più familiare in un supermercato. Il francese Monoprix ha provato a cambiare, personalizzando il passaggio in cassa dei prodotti a marchio del distributore. Così se passano le uova si sente il coccodé della gallina, una bottiglia di latte dà vita al muggito della mucca, e al passaggio del tè scatta il good save the queen. Ovviamente è uno spot publicitario, ma gli inconsapevoli clienti ono molto divertiti. Anche questa può arricchire la customer experience.
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