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Vent’anni e non sentirli: Colette è ancora il negozio più trendy di Parigi, ecco perché

Dopo vent’anni, compiuti lo scorso marzo, Colette, lo store multiprodotto di Rue Saint Honoré 213 a Parigi, è ancora considerato uno dei negozi più interessanti e innovativi del mondo. Eppure ne è passata di acqua sotto i ponti da quel 20 marzo 1997: nel mondo, ma anche, e tanto, nel retail. Intanto, sui suoi minimalisti banchi bianchi sono passate 8600 marche e 400mila prodotti, scelti con gusto infallibili dalle fondatrici, madre e figlia, Colette Roussaux e Sarah Andelman.

L’idea iniziale e che non è mai cambiata, semplice ma geniale, è quella di proporre i marchi e prodotti introvabili altrove a Parigi. Tra i punti di forza la selezione accurata dei prodotti con poche tipologie per genere (il che rende la scelta facile rispetto perché è provato che troppe opzioni confondono e allontanano dall’acquisto) e il range di prezzo, che va dai gadget di pochi euro al capo d’alta moda all’opera d’arte. 

[Not a valid template]Come ha spiegato Sarah in un’intervista al Figaro. “Siamo libere, e ci lasciamo sempre la possibilità di cambiare. Nulla è acquisito o definitivo. Questo negozio è come un interminabile puzzle dove si può sempre aggiungere dei pezzi per farlo evolvere”.Il negozio resta rigorosamente chiuso la domenica, nonostante turisti e parigini non mancherebbero, ma per un motivo semplice: il giorno di festa è utilizzato per riallestire completamente vetrine e assortimento interno. Il che ha parecchi vantaggi: chi conosce il brand sa che fa meglio ad acquistare subito un articolo che la settimana dopo potrebbe non esistere più, e inoltre è portato a tornare spesso per vedere le novità. Insomma: uno dei punti di forza di Colette è la capacità di rinnovare costantemente l’assortimento. Quindi tenete conto che se ci andate domani troverete certamente tutto cambiato!

Merendine e fake news, italiani e qui pro quo. L’indagine Doxa per AIDEPI

Merendine croce e delizia.

Gli italiani le amano, ma spesso le temono anche. Per via dei fraintendimenti e dell’informazione sommaria e frammentaria.

Per verificare il gradimento dei nostri connazionali per gli snack e dolci e – contemporaneamente- verificare le “zone d’ombra” nell’informazione su di essi, Doxa, commissionata da AIDEPI, ha realizzato una ricerca.

Eccone le principali evidenze.

I consumi

Nel nostro Paese il 38% degli italiani sono consumatori di merendine e lo fanno in media 2 volte a settimana. Gli “habitue” di questo prodotto soprattutto under 35 (il 59%) . L’occasione preferita è la merenda (65%), risultato che si ottiene sommando lo spuntino di metà mattina a quello di metà pomeriggio, e a seguire a colazione (41%). Le merendine più amate dagli adulti sono le stesse che mangiavano da piccoli, a confermare un forte legame emozionale verso il prodotto: in testa quella tipo brioche (che è amata soprattutto dai più giovani under 35) seguita da quella a base di pasta frolla, tipo plumcake e a base di pan di spagna.

Italiani e “bufale”

Gli italiani sulle merendine non sono molto informati e sono essenzialmente 5 i principali “buchi neri”:

  • Oggi l’85% degli italiani non sa che nelle merendine non ci sono più gli acidi grassi trans (le grandi aziende dolciarie italiane li hanno tolti da tempo)
  • 8 italiani su 10 pensano che le merendine siano più caloriche delle merende fatte in casa (una merendina invece contiene meno calorie di un trancio di pizza, di un panino “imbottito” o di una fetta di torta fatta in casa).
  • 3 italiani su 4 (75%) sono d’accordo sul fatto che le merendine siano la causa dell’obesità infantile. Su questa falsa credenza va ricordato che – oltre a innumerevoli studi scientifici che evidenziano come non sia solo l’assunzione di cibi a determinare l’obesità ma lo stile di vita – una recente ricerca ha scoperto che in Italia proprio nelle regioni dove c’è un maggior consumo di merendine (al Nord Italia) ci sono i minori tassi di obesità.
  • Il 63% pensa che lo zucchero di una sola merendina faccia superare il bisogno giornaliero di zucchero di un bambino (e invece non è vero)
  • Sempre il 63% non sa che le merendine vengono fatte anche con il lievito madre (viene utilizzato per molte merendine).

Quello che gli italiani sanno

Su altri temi gli italiani mostrano invece di avere una consapevolezza maggiore. Ad esempio oggi la metà degli italiani (parliamo di 27 milioni di persone) sa che le merendine contengono meno grassi, zuccheri e sale di 15 anni fa. E 6 italiani su 10 sanno che nelle etichette delle merendine ci sono tutte le indicazioni utili per scegliere quella più adatta al proprio stile di vita. Per fortuna sono quasi tutti concordi (89%) sul fatto che le merendine sono un alimento anche per gli adulti (e non solo per i bambini).

Genitori e figli

La merendina si colloca nella “top five” degli alimenti preceduta da frutta, in testa con il 51%, yogurt (42%), snack salato (28%), e panino (24%). Oggi ben 8 genitori su 10 (81%) danno a merenda ai propri figli una merendina e lo fanno in media 2/3 volte a settimana, dimostrando una corretta alternanza con altre tipologie di merenda, nell’ambito di un consumo consapevole. Inoltre confrontando la merenda dei genitori con quella dei figli scopriamo che gli adulti consumano più o meno la stessa quantità di frutta dei loro figli (55% vs 51%), meno yogurt (30% vs 42%), snack salati (22% vs 28%) e meno merendine (14% vs 22%).

Le opinioni

Tra i consumatori l’opinione più diffusa è che la merendina sia una scelta tutto sommato accettabile per fare merenda quando si ha poco tempo a disposizione (84%). Per 7 italiani su 10 (68%) le merendine sono un prodotto innovativo, sempre al passo con i tempi e con le esigenze dei consumatori moderni. E ancora: il 63% considera le merendine un prodotto pratico e buono con cui fare merenda in ogni occasione. Infine il 40% ritiene che le merendine siano un prodotto nutrizionalmente valido, che puo trovare posto alternandolo ad altri alimenti, nel contesto di un’alimentazione equilibrata.

 

 

 

 

 

ARCA apre a Cesena un nuovo polo logistico di riferimento

Apre a Cesena un nuovo centro distributivo di ARCA, società che fa capo al Gruppo Unicomm di Vicenza, associato a Selex Gruppo Commerciale. La nuova struttura, che sorge nei pressi dell’uscita autostradale Cesena Nord, è stata realizzata su un lotto di 50.000 mq, occupa una superficie di 30.000 mq di cui 23.000 destinati ai prodotti secchi, 4.000 ai freschi e i rimanenti ai servizi. Sono oltre 13.000 le referenze trattate, circa 22 milioni i colli movimentati e 170 i collaboratori.
 
Il nuovo centro distributivo di Cesena diventa così il polo logistico di riferimento, in sostituzione dei vecchi centri distributivi, in grado di rifornire tutti i canali di vendita dell’azienda romagnola, ossia i supermercati Famila, i supermercati A&O e i cash & carry C+C.
 
Un polo moderno ed efficiente, dotato delle più avanzate tecnologie, ma soprattutto attento alla sostenibilità e al risparmio energetico. Come in tutte le più recenti realizzazioni del Gruppo Unicomm, infatti, nel nuovo centro distributivo di Cesena sono state adottate molteplici soluzioni innovative per ridurre al minimo l’impatto ambientale e i consumi energetici e, nello stesso tempo, per recuperare efficienza nella movimentazione delle merci, ottimizzando anche i trasporti tra i centri di distribuzione e i punti di vendita.

Tomato revolution, la linea biologica e trasparente di Altromercato

Nasce “Tomato Revolution” di Altromercato: la linea che punta a rafforzare una filiera biologica, legale e trasparente del pomodoro.
 
Obiettivo del progetto è valorizzare i prodotti nati in Italia, su terreni liberi dalle mafie o a rischio di spopolamento e sfruttamento, lavorati da realtà impegnate nella lotta al caporalato e nella responsabilità sociale. Quattro varietà di pomodoro, per altrettante nuove referenze, coltivate con metodo biologico secondo ricette tradizionali italiane.
 
Ad oggi, l’impatto di Tomato Revolution si traduce nel coinvolgimento di 5 cooperative e 30 piccoli produttori, attivi in territori ad alto rischio di sfruttamento della manodopera, che hanno lavorato, nel 2017, 100 quintali di pomodoro e confezionato 100.000 vasetti di specialità enogastronomiche. Piccoli numeri testimoni di un crescente interesse per una economia più giusta anche nel nostro paese.

La gamma

Ciascuna referenza si differenzia per sapore, consistenza e utilizzo principale, per dare una risposta alle diverse esigenze.
 
Passata di Puglia bio, ottenuta da pomodori varietà Roma, maturati al sole e selezionati a mano, sono lavorati subito per mantenere un sapore intenso e armonioso.
 
Pomodori Pelati in salsa bio: dal cuore del Parco nazionale del Gargano, riprendono la tipica tradizione pugliese: vengono selezionati e raccolti solo quando sono arrivati alla perfetta maturazione e lavorati freschi per preservare la consistenza della polpa del pomodoro varietà San Marzano.
 
Salsa pronta Siccagno e Finocchietto: il profumo fresco e aromatico del finocchietto si unisce al sapore delicato e dolce del pomodoro Siccagno, tipico della valle del Belice (Sicilia), che cresce senza irrigazione grazie alle particolari condizioni microclimatiche.
 
Spaccatelle di pomodoro bio varietà San Marzano: alla base di tante ricette regionali pugliesi, seguono una lavorazione artigianale che mantiene ed esalta il gusto del pomodoro biologico.
 
I pomodori delle quattro conserve di Tomato Revolution vengono coltivati dalle cooperative Pietra di Scarto (FO) e Semi di Vita (BA) utilizzando beni confiscati alle mafie, Rinascita (PA), Prima Bio (FO) con programmi di agricoltura di impatto sociale in zone a forte rischio di sfruttamento della manodopera. Una rivoluzione dal sapore autentico.
 

Freschello Vivo, nasce la linea di Cielo e Terra nelle 3 varianti rosso, bianco e rosè​ ​

Dalla storica cantina vicentina Cielo e Terra, nasce la linea di vini Freschello Vivo nelle tre varianti rosso, bianco e rosé. Prodotto di punta dell’azienda da oltre 25 anni, Freschello Vivo detiene il record, da oltre 10 anni, di essere il vino in bottiglia da 0,75 litri più venduto in Italia nel canale della distribuzione moderna. Merito che, assieme all’ottimo rapporto qualità prezzo, lo rende un’icona indiscussa del gusto e del piacere interpretando da sempre i gusti e le tendenze di un consumatore moderno. La linea Freschello Vivo nasce dall’idea di portare a tavola un vino adatto per ogni tipo di occasione: da quella informale, all’aperitivo serale, come ingrediente per cocktail o come semplice abbinamento da gustare a tutto pasto. Uve selezionate e vinificazione di qualità che portano nel mondo della convivialità l’esperienza vera e propria della leggerezza. I vitigni Merlot e Raboso donano a Freschello Vivo rosso un color rubino dal profumo di frutti rossi e di viola che, con la maturazione, sfuma verso toni più fini e delicati. Gli stessi sentori che si ritrovano anche nella variante rosé, dal caratteristico colore rosa antico, dal gusto ricco e vellutato. Freschello Vivo bianco è, a sua volta, un vino fresco e leggero che risulta al palato moderatamente floreale e vivace. Dal vitigno a bacca bianca Garganega, ne deriva un vino color giallo paglierino, dall’aroma fruttato di fiori bianchi e mandorle. L’equilibrio gustativo dona a questo vino corpo, struttura e morbidezza. La temperatura ideale di servizio della linea Freschello Vivo è di 8°-10°C per Freschello Vivo bianco e di 14°C per Freschello Vivo rosso e rosé. Contraddistinta da un bouquet fragrante e primaverile, la linea Freschello Vivo esalta l’intera esperienza del pasto grazie soprattutto alla bassa gradazione alcolica che, anziché coprire i sapori dei piatti, li fa parlare: rispettando una delle prime e fondamentali regole della gastronomia.

Il paradosso dell’e-commerce: tanti clienti pochi negozi

Molti acquirenti, pochi negozi: è il paradosso dell’e-commerce in Europa secondo un’indagine che scandaglia le vendite del 2016. Anno in cui è stato registrato un giro d’affari di 509,09 miliardi di euro, e in cui più di un utente europeo su due (esattamente il 57%) ha effettuato almeno un acquisto online. Eppure soltanto il 16% delle piccole e medie imprese europee vende online, e addirittura solo il 7,5% vende online oltre i confini del proprio Paese.

Per quanto riguarda l’Italia, il comparto va bene. Il fatturato nel 2016 è stato pari a 31,7 miliardi e la crescita rispetto all’anno scorso è del 10%.

«Nell’ultimo anno – dice Daniele Barbarossa, content manager Italia di Regali.it, un sito generalista di e-commerce – abbiamo registrato un aumento del numero di acquisti per ogni utente, con una media di 6 all’anno pro capite e picchi di 23. I nostri e-buyers sono principalmente donne (74%), giovani (circa il 60% ha tra i 18 e i 34 anni) e vivono in grandi città (Milano 16,46%, Roma 16,25%). La scelta di fare acquisti online non dipende, quindi, da una scarsa offerta da parte dei negozi fisici, che di certo non mancano nelle grandi città, ma dalla possibilità di poter scegliere tra prodotti particolari ed originali, sbirciando anche le vetrine virtuali oltre i confini nazionali. Infatti, sebbene si tratti di mercati differenti tra loro per volumi e dinamiche, abbiamo riscontrato come moltissimi prodotti riscuotano grande successo in diverse nazioni a riprova che in questi casi i confini geografici non hanno importanza».

Anche da noi però il numero di aziende che vende online è decisamente bassa. «L’offerta online – nota Barbarossa – è indubbiamente sufficiente a far fronte alle richieste dei compratori online, ma di certo è necessario riflettere su quel 16%, così come sul fatto che frequentemente si scelga di operare solo su mercati nazionali». Regali.it che opera in Italia, Francia, Spagna, Germania, Olanda, Svezia, Polonia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e Belgio.

 

 

Nicolas, l’enoteca di prossimità francese che spiega come si vende il vino

Nel 1822 Louis Nicolas aprì a Parigi la sua prima cantina. Oggi, quasi due secoli dopo, il suo è uno dei cognomi più letti a Parigi e in Francia. Nicolas è infatti l’insegna di una catena di enoteche che conta oltre cinquecento negozi in tutto il Paese e quasi duecento nella sola Parigi, dove quasi a ogni angolo di strada ne spunta uno.

Una vera enoteca di prossimità che ha costruito negli anni un modello di business a prova di bomba, che garantisce un fatturato annuo ben oltre i 300 milioni annui e in continua crescita. Grazie ad alcune caratteristiche molto ben definite: un’accurata scelta di vini e cantine, con una selezione rigorosa e una serrata trattativa sui prezzi; offerte continue per tipologie e stagioni, che abbattono sensibilmente i prezzi delle bottiglie; un’ambiente elegante e familiare, che invita a girare tra gli scaffali; una serie di vini “brandizzati” venduti a prezzi particolarmente convenienti; una forte motivazione del personale, che viene spesso trasferito da un negozio all’altro in base a un sistema di premialità che porta i più bravi in breve tempo a lavorare nelle zone migliori e più redditizie; una forte interazione con il cliente, che si rivolge ai commessi per avere consigli e ne riceve indicazioni competenti e cordiali. Un assortimento di accessori (cavatappi, decanter, bicchieri) e di snack da accompagnamento.

Tutti fattori che consentono a Nicolas di tenere botta nel confronto con la grande distribuzione organizzata, che ovviamente può proporre le stesse etichette a prezzi leggermente più bassi rispetto a Nicolas, ma non può garantire un’esperienza di acquisto così soddisfacente. Così Nicolas può vantare oggi una quota di mercato ben superiore al 10 per cento tra le enoteche.

[Not a valid template]Nicolas è una catena che non ha eguali nel mondo della vendita del vino. L’Italia, che è il secondo grande Paese del vino, fino a qualche tempo fa non aveva alcuna catena di enoteche. Da qualche anno c’è Signorvino, aperta da Sandro Veronesi, presidente di Calzedonia. Il modello è simile a Nicolas, l’ambiente più ampio ed elegante, con uno spazio importante dedicato alla degustazione in abbinamento con alcuni piatti. I negozi sono 15, quattro dei quali di nuova apertura, tutti concentrati nel Centro-Nord (Lombardia, Piemonte, Veneto, Alto Adige, Emilia e Toscana). Meglio di niente. Ma certo da noi l’enoteca di prossimità appare ancora lontana.

Vedi Signorvino, la sfida interamente italiana e low cost del patron di Calzedonia

Lo shopping district di CityLife a Milano al via il 30 novembre

Aprirà al pubblico il prossimo 30 novembre il CityLife Shopping District il centro commerciale all’interno del nuovo quartiere milanese nato dalla collaborazione di CityLife con Sonae Sierra. Con una superficie commerciale utile di 32.000 metri quadrati  e 100 esercizi commerciali dedicati allo shopping, al lifestyle, alla ristorazione, ai servizi, al tempo libero ed all’intrattenimento, lo Shopping District di CityLife sarà il più grande centro commerciale urbano d’Italia.

Il sito ospiterà brand e retailer nazionali e internazionali nonché marchi nuovi per il mercato italiano. Allo stato attuale sono state chiuse le negoziazioni per oltre l’80% della superficie commerciale. Un risultato significativo, raggiunto quando mancano ancora più di 6 mesi all’inaugurazione.

I visitatori dello Shopping District avranno a disposizione una vasta food court coperta e alcuni ristoranti nella zona esterna. Tra i primi marchi annunciati Vivo, Bomaki, Cioccolatitaliani, Pizza Italiana Espressa, The Meatball Family, California Bakery, Panini Durini e That’s Vapore.

Per quanto riguarda l’intrattenimento, “CityLife Spaziocinema” offrirà sette sale proiezione per una capienza complessiva di 1.200 posti.

All’interno dello Shopping District un’area sarà completamente dedicata alla salute e al benessere, con la presenza di servizi specializzati e di alta qualità finalizzati ai diversi aspetti della cura della persona. Fra questi un ruolo di primo piano verrà svolto da Centro Diagnostico Italiano (CDI), realtà attiva a Milano da oltre 40 anni.

D.IT, nasce il nuovo progetto multi insegna e multi servizio di Sisa e Sigma

D.IT: semplice, immediato ed evocativo, ecco il nome scelto per il nuovo progetto Multi-Insegna e Multi-Servizio che vuole essere riferimento nazionale della Distribuzione Organizzata (DO) di qualità. D.IT – DISTRIBUZIONE ITALIANA nasce grazie al coinvolgimento di due marchi storici italiani quali SIGMA e SISA che, pur mantenendo la loro identità di brand, condividono così un progetto comune. Il nuovo Gruppo svilupperà un fatturato alle casse stimato in € 4 MLD con una quota di mercato nazionale del 3% circa.
 
L’obiettivo del progetto è quello di creare una Centrale efficiente ed efficace, al servizio dei Clienti e dei punti vendita: da un lato massimizzando i vantaggi della contrattazione unica con l’Industria di Marca, dall’altro attraverso lo sviluppo di nuove progettualità condivise sulle attività promozionali e marketing di Centrale per soddisfare al meglio le peculiarità di mercato e il legame con il territorio.
 
D.IT concentrerà dunque il massimo delle energie nella progettazione di strategie di vendita differenzianti, coerenti con le diverse esigenze dei consumatori e con particolare riferimento alle strategie di CRM, loyalty e di posizionamento del Prodotto a Marchio. Verranno condivisi i volumi di acquisto, mentre ciascun Brand (SIGMA e SISA) declinerà il pack, le attività di sviluppo, di comunicazione e promozione in maniera indipendente.
 
Sono già state costituite per le aree 3 e 4 Nielsen due NewCo: Distribuzione Sisa Centro Sud con centro distributivo in Campania e Distribuzione Sisa Sud, con centro distributivo in Puglia. Le nuove società nascono fortemente patrimonializzate, con la partecipazione degli imprenditori SISA storici presenti nelle aree geografiche di competenza e dei Cedi SIGMA attivi in tali aree (Cedi Sigma Campania SPA e Tatò Paride SPA). Si tratta di realtà con una specifica struttura logistica, commerciale ed organizzativa che si dedicheranno allo sviluppo dell’insegna SISA nei territori del centro-sud, e che partecipano a D.IT. – DISTRIBUZIONE ITALIANA.
 

“Il rilancio del Brand all’interno di un progetto di Centrale forte e al servizio di

Elpidio Politico

Clienti e rete è il nostro obiettivo – afferma Elpidio Politico Amministratore Delegato di Distribuzione Sisa Centro Sud – DISTRIBUZIONE  ITALIANA è lo strumento che ci consentirà di offrire assistenza e servizi efficaci e competitivi ai

Riccardo Leonetti

punti vendita”. Continua poi Riccardo Leonetti, Amministratore Delegato di Distribuzione Sisa Sud – “con SIGMA abbiamo affrontato una sfida vincente che sono certo avrà uno sviluppo molto importante nei prossimi anni”.
 

 

 

Francesco Del Prete

“Siamo molto soddisfatti – sottolinea il Presidente di SIGMA Francesco Del Prete – della nascita di D.IT – DISTRIBUZIONE ITALIANA, frutto del lavoro assiduo di un gruppo affiatato composto dai manager e dai Soci di SIGMA e SISA, che da mesi sono impegnati nel progetto. La squadra che oggi scende in campo prevede la partecipazione di tutti i soci SIGMA e delle nuove strutture SISA, ma siamo certi che il progetto accoglierà nei prossimi mesi l’interesse di altre importanti realtà della DO, che potranno così avvalersi dei benefici e dei vantaggi competitivi che Distribuzione Italiana saprà offrire”.

Asiago, positivo il bilancio 2016 approvato dai soci del Consorzio

Bilancio 2016 positivo quello approvato dai soci del Consorzio di Tutela Formaggio Asiago.

I punti clou:  grazie al piano di crescita programmata, le produzioni sono state ridotte del 3,35% rispetto all’anno precedente, mentre i consumi hanno registrato una crescita  sia presso le famiglie (+ 2,1%, dati GFK-Eurisko) sia nella Grande Distribuzione (+2,3%, dati Iri-Infoscan). Risultati in netta controtendenza rispetto al comparto dei formaggi semiduri che, nello stesso anno, ha segnato un doppio calo dei volumi del 1,3% e del valore del 1,7% (dati GFK-Eurisko).

Un segnale positivo arriva anche dal calo, a fine 2016, dello stock aggregato di prodotto, rispetto a fine 2015; aspetto che ha consentito di iniziare il 2017 con premesse migliori rispetto allo scorso anno.

La produzione

Nel 2016, sono state prodotte 1.365.597 forme di Asiago Fresco e 221.772 di Asiago Stagionato, per un totale di 1.587.369 forme; produzioni che, nel contesto del piano di regolazione 2017-2019, continueranno a garantire un equilibrio tra domanda ed offerta, proseguendo nella valorizzazione della denominazione e puntando a rafforzare l’orientamento al mercato a fianco dei produttori impegnati ad esportare Asiago DOP nel mondo.

L’export

Il 2016 è stato anche l’anno nel quale si è proseguito nel rafforzamento del mercato estero con un +6,5% di export rispetto al 2014 ed una performance pari a +66% negli ultimi sei anni. Le esportazioni di formaggio Asiago hanno superato per la prima volta le 1700 tonnellate, raggiungendo il massimo volume storico. Tra i principali acquirenti della specialità veneto-trentina, Svizzera (+12%) e Australia (+16%) risultano in testa, entrambi in aumento per il terzo anno consecutivo. L’Australia, in particolare, si impone per la prima volta come terzo mercato di destinazione delle esportazioni, dopo USA e Svizzera, superando la Germania, che, nel 2016, ha realizzato un positivo +4% di crescita. A riprova dell’impegno profuso, il Consorzio di Tutela, nel 2016, ha rafforzato l’attività di promozione avviando due progetti cofinanziati dall’Unione Europea, per un valore complessivo pari a 5,5 milioni di euro: il primo negli Stati Uniti e in Canada, in partnership con i consorzi del Pecorino Romano e dello speck Alto-Adige; il secondo “Cheese It’s Europe”, insieme ai Consorzi di Tutela Parmigiano Reggiano e Gorgonzola, mirato al rafforzamento e al consolidamento delle esportazioni in Austria, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia

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