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Ballerette apre un flagship a Milano: 300 varianti dell’intramontabile scarpa

BallereTTe ha aperto in Corso Garibaldi 73 a Milano il nuovo flagship store. Il brand produce ballerine in calzaturifici italiani di lunga tradizione: la collezione è composta da oltre 300 varianti con colori, materiali e dettagli differenti. Tutte le BallereTTe sono confezionate in un cofanetto trasparente che le rende facilmente visibili anche nei propri armadi. La nuova boutique è la terza, dopo le due presenti a Roma. Il brand, lanciato commercialmente nel 2015, ha anche una forte presenza online: da giugno 2016 ha venduto in 30 Paesi, dall’America all’Australia, passando per tutta l’Europa.

«A marzo 2015 abbiamo aperto la nostra prima boutique nel cuore dello shopping romano, un anno dopo inaugurato il secondo punto vendita a Roma in Via Cola di Rienzo. – spiega Stefania Mittiga, direttore operations di Ballerette -. A distanza di due anni siamo orgogliosi di poterci affacciare al mercato milanese in una delle zone più belle della città».

Il piano di espansione prevede di aprire store in Italia e in Europa.

«Crediamo anche molto nel canale online. Stiamo investendo significativamente nella creazione di un team digitale con competenze adeguate al nostro settore di riferimento e diffondere il brand a livello internazionale» conclude Carlotta Fabrini, direttore creativo di Ballerette.

Per Coldiretti spesa più leggera di 2,5 chili ma più di qualità. E gli iper vanno ancora giù

Meno spesa, maggiore qualità. È l’analisi di Coldiretti sui consumi alimentari degli italiani presentata al castello di San Giorgio di Maccarese a Fiumicino, in provincia di Roma. Secondo il report la spesa settimanale delle famiglie italiane per il cibo si è alleggerita in peso di 2,5 chili raggiungendo il minimo storico da 10 anni, accompagnato però da una crescente attenzione alle caratteristiche qualitative e alla sostenibilità ambientale e sociale. Nel giro di un decennio il carrello della spesa settimanale è passato da 21,4 chili a 18,9 chili, con un taglio netto delle quantità acquistate. Un fenomeno che non si spiega solo con la crisi ma anche con la svolta salutistica, che ha permesso l’affermarsi di una nuova cultura del cibo che vede gli italiani mangiare meno ma mangiare meglio. Lo dimostra il progressivo aumento dei consumi di prodotti appartenenti all’ambito Benessere&Salute con un trend positivo di +8,4% sulle vendite in volume e +9% su quelle in valore nell’ultimo anno, secondo un’analisi Coldiretti su dati Nielsen. Non solo: in base a un’analisi Coldiretti su dati Eurispes grandissima è l’attenzione al made in Italy (74%) e ai marchi Dop, Igp, Doc (53%). In oltre la metà dei casi (59%) ad essere privilegiati sono i prodotti a km zero e nell’80% quelli di stagione. Tre consumatori su quattro inoltre controllano l’etichettatura e la provenienza degli alimenti e mangiano italiano.

Un esempio di questo nuovo corso è rappresentato dalla carne. Gli italiani ne mangiano meno in quantità (-5% nel 2016, secondo Ismea) ma la scelgono sempre più di qualità e con attenzione alla salute. E questo nonostante allarmismi infondati, provocazioni e campagne diffamatorie che colpiscono un alimento determinante per la salute che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea, alla quale apporta l’indispensabile contributo proteico. Complessivamente nel nostro Paese se ne portano in tavola all’anno 79 chilogrammi pro-capite (tra pollo, suino, bovino, ovino), il più basso in Europa. In testa alla classifica ci sono i danesi con 109,8 chilogrammi, i portoghesi 101 chilogrammi, gli spagnoli 99,5 chilogrammi, i francesi e i tedeschi con rispettivamente 85,8 e 86 chilogrammi.

«L’attenzione dei consumatori per il valore qualitativo di quello che portano in tavola è sicuramente un fatto positivo – ha detto il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo ; – il miglior modo per sostenere questa rinnovata centralità del cibo è consentire ai cittadini di fare scelte di acquisto consapevoli garantendo loro una piena trasparenza sulla reale origine di quello che mettono nel carrello con una etichettatura chiara e completa anche sulla provenienza».

 

Tra i canali soffrono ancora gli iper

In questo quadro non sorprende dunque rilevare come un canale come gli ipermercati, tradizionalmente scelti per la “grossa spesa di convenienza”, soffra particolarmente: con una riduzione dell’1,5% fanno registrare il tonfo maggiore delle vendite tra tutte le forme distributive di commercio al dettaglio nel febbraio 2017 rispetto allo stesso mese dello scorso. Calano pesantemente anche le piccole botteghe alimentari (-1,4%) e perfino i discount del cibo (-1,2%). È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati sul commercio al dettaglio. ed è il settore alimentare a far registrare i risultati peggiori, con una media del -1,2%. Accanto ad una situazione di difficoltà economica va segnalata la tendenza alla ricerca di canali di acquisto alternativi al dettaglio tradizionale con la crescita dell’on line, degli acquisti a domicilio e della vendita diretta confermata dal boom dei mercati del contadino dove hanno fatto la spesa più di 4 italiani su 10 (43%) nel 2016 con un aumento record del 55% negli ultimi 5 anni. E l’81% degli italiani se fosse libero di scegliere preferirebbe comperare la frutta direttamente dagli agricoltori.

Esselunga conquista la Capitale con un superstore di 4600 metri quadrati

Apre il 5 aprile la prima Esselunga di Roma: già presente in sei regioni, Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna e Toscana, il gruppo della grande distribuzione, dopo avere aperto il negozio di Aprilia nel 2014, arriva nella Capitale.

Il superstore è il 154esimo negozio della catena Esselunga, e vede impegnati complessivamente 171 dipendenti, 134 dei quali neoassunti provenienti dal territorio circostante. Tutto il personale nei mesi scorsi ha seguito un intenso programma di formazione per acquisire esperienza e professionalità.

Il punto vendita

Il negozio (ubicato i via Prenestina, all’angolo con viale Togliatti) si estende su ben 4600 metri quadri di superficie di vendita, ed è dotato di ampi parcheggi, a raso e interrati, in grado di ospitare oltre 800 automobili. L’intervento, nell’ambito del Programma di riqualificazione urbana denominato “Centro servizi Prenestino”, ha permesso di realizzare opere di urbanizzazione per circa 6,5 milioni di euro, conservando i resti di un acquedotto, di un’antica villa romana e di una necropoli ritrovate nel corso dei lavori.

I clienti potranno disporre di tutti i reparti che hanno contribuito al successo del marchio Esselunga: la frutta e verdura sfusa e confezionata con oltre 500 prodotti; la pescheria assistita e il banco del confezionato con il pesce fresco già pulito e non decongelato, e il pesce locale sbarcato ad Anzio e Terracina con la garanzia del marchio “Pescato nel mare Tirreno”; la macelleria con oltre 350 tagli e la gastronomia con più di 400 specialità; l’enoteca, dotata di una selezione di oltre 800 etichette e il non food.

Panettieri professionali, formati dalla “scuola dei mestieri” di Esselunga, offriranno ai clienti pane fresco sfornato per l’intera giornata oltre a una vasta gamma di pizze e focacce: quello di Roma è il 121° forno di Esselunga.

Esselunga a Roma proporrà piatti pronti e prodotti tipici locali, con la produzione di specialità laziali come la rosetta o la pizza alla pala.

Nella stessa area aprirà anche il Bar Atlantic, realtà consolidata nel campo della ristorazione presente già in 84 superstore della catena che offre la possibilità di consumare prime colazioni, pranzi, aperitivi, all’insegna della qualità secondo ricette accurate a base di ingredienti selezionati in vendita nel negozio. La scelta è molto ampia: primi e secondi, piatti di gastronomia, pizze e focacce, panini farciti, insalate, macedonie, torte, spremute di frutta fresca e tante altre specialità preparate al momento.

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Esselunga nel 2016 utile a 7,54 miliardi (+3,1%), il 5 aprile debutto a Roma

 

Focelda inaugura un nuovo Cash&Carry a Roma Nord

Focelda, storica azienda specializzata nella distribuzione prodotti di informatica dei maggiori brand internazionali, ha inaugurato un nuovo Cash&Carry nella zona di Roma nord. 

L’obiettivo? Servire capillarmente la Capitale e rafforzare la sua presenza sul territorio nazionale, insieme agli altri Cash & Carry e alla sede centrale di San Cesareo, alle porte di Roma.

“È un segnale positivo che diamo al mercato – afferma Michele Palmese, CEO di Focelda – Dopo aver chiuso il 2016 con il fatturato in crescita e registrato un trend positivo negli ultimi anni, continua l’investimento della nostra azienda, in controtendenza con gli attuali scenari di mercato.   Siamo determinati nel perseguire il nostro obiettivo di rappresentare per i nostri clienti un partner distributivo di riferimento in grado di proporre sempre nuove offerte ed esclusivi servizi dedicati”.

Servizio

Il nuovo punto vendita di Via Boccea 307/A, aperto dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 18:00 con orario continuato, si estende su una superficie di 250 mq. cui sono esposte oltre 5000 referenze e 80 marchi del settore IT ed elettronica di consumo. Con 6 postazioni di lavoro, 4 addetti vendita, 2 casse e un ufficio assistenza, i rivenditori saranno assistiti dal personale altamente qualificato e costantemente aggiornato.

Assortimento

Con oltre 70 brand a catalogo, 7000 rivenditori e un efficiente portale di e-commerce, 11 Cash&Carry , Focelda è una delle maggiori e storiche aziende distributive sul territorio che si è sempre contraddistinta per approcciare il mercato con flessibilità e crescente attenzione ai nuovi trend del settore.

Bottega Verde va green e sceglie la carta 100% riciclata

Imballaggi, materiale di comunicazione e shopper: l’impatto di tutto ciò sull’ambiente è pesante, e consapevole di ciò Bottega Verde sceglie di essere green di nome e di fatto utilizzando carta riciclata al 100% per tutte le sue attività di comunicazione. L’azienda toscana produttrice di cosmetici a base di principi attivi naturali rafforza la sua vocazione green e sceglie di essere ecosostenibile anche nelle attività di stampa. Utilizzando la carta riciclata di Arjowiggins Graphic nella realizzazione di cataloghi prodotti, cataloghi fedeltà, lettere di direct marketing e shopper disponibili nei punti vendita.

«Abbiamo deciso di utilizzare la carta riciclata per supportare la nostra politica di salvaguardia dell’ambiente promuovendo in modo significativo e concreto il risparmio energetico, la riduzione di emissioni di CO2 e la conservazione delle risorse, valori per noi irrinunciabili. Infatti, scegliendo di stampare su carta riciclata per l’intero 2016 abbiamo contribuito alla salvaguardia di più di 48 milioni di litri d’acqua, che equivalgono al consumo di 230 persone per poco più di tre anni, più di 300mila kg di CO2 pari al consumo di una Fiat Grande Punto 1.4 benzina per compiere 430 volte il tragitto Lisbona-Mosca (km. 4.567) e più di 2 milioni di kg di legno che corrispondono a 22.414 alberi di medie dimensioni. Non da ultimo, anche l’elevata resa qualitativa e l’efficace impatto comunicativo degli stampati sono diventati elementi fondamentali per supportare le nostre attività di comunicazione» spiega Matteo Cerreia Vioglio, direttore supply chain di Bottega Verde.

I benefici ambientali ottenuti da Bottega Verde sono stati elaborati attraverso l’Eco Calcolatore, uno strumento esclusivo che Arjowiggins Graphic mette a disposizione dei propri clienti per valorizzare in modo concreto la propria sostenibilità ambientale che deriva dalla scelta di stampare su carta riciclata anziché su una carta a fibra vergine. Vengono calcolati sei parametri diversi di risparmio: in materiali non inviati in discarica, acqua, energia elettrica, legno, emissioni di CO2 evitate e l’equivalente di chilometri percorsi da un’auto.

In particolare per produrre Cyclus, la carta green scelta da Bottega Verde, si utilizzano il 59% in meno di energie non rinnovabili, la sua produzione consuma il 61% in meno di acqua rispetto a quella di una carta a fibra vergine, perché l’acqua è riciclata durante il processo, e riduce notevolmente le emissioni di CO2 del 38%. Inoltre, lo sbiancamento e la disinchiostrazione sono effettuati con materiali naturali, senza agenti chimici. Cyclus Print, utilizzata per i cataloghi e lettere, è realizzata esclusivamente da fibre 100% riciclate ed è stata messa a punto per garantire un’ottima riproduzione di immagini policrome e di testi. Per le shopper Bottega Verde ha scelto Cyclus Pack, il cui bianco naturale e la qualità eccellente della superficie la rendono ideale per esaltare l’aspetto di ogni packaging.

 

Matt apre a Milano il primo store dedicato al benessere

Matt, marchio leader in Italia che propone in grande distribuzione integratori alimentari, dispositivi medici, alimenti e cosmetici, apre il primo store a Milano, dedicato agli amanti del benessere.
A pochi passi dal parco di Pagano, il nuovo flagship store Matt si sviluppa su una superficie di oltre 130 MQ, distribuiti su due livelli, completamente dedicati al well being. Uno spazio esclusivo, dove i colori chiari abbinati a materiali naturali, come il legno e il ferro battuto, regalano un senso di equilibrio e di ordine.


Il concept

Il negozio si presenta come un ambiente luminoso, moderno ed accogliente, dallo stile nordico e con una grande attenzione ai dettagli, a partire dal soffitto che evoca i colori del cielo. Grazie a un’alternanza di luci, infatti, è possibile passare dai toni più freddi a quelli più caldi, avvolgendo l’intero ambiente in un’atmosfera naturale. I prodotti Matt, suddivisi per tipologie, non si trovano in semplici espositori, ma sono custoditi in mobili antichi, come la madia dell’antico speziere che domina il piano terra e che si accosta perfettamente alla purezza di linee delle scaffalature realizzate in legno e ferro battuto.Due ampie vetrate permettono a clienti, passanti e curiosi di scoprire l’ampia gamma di prodotti dedicati a un’alimentazione sana, naturale, biologica e vegana, l’universo degli integratori, ideali per combattere i “malanni di stagione” e le fragilità dell’organismo e le linee di cosmetici, con trattamenti specifici per viso e corpo.  

“Cercavamo da tempo un luogo che rappresentasse al meglio la nostra storia, dove far conoscere il nostro mondo e la nostra filosofia, completamente orientata al benessere. La cultura contemporanea è sempre più sensibile alla stretta relazione che lega la salute e la bellezza a uno stile di vita sano, in cui l’alimentazione è il trait d’union. Siamo felici di aver trovato uno spazio adatto e di poter offrire alla nostra città un’esperienza unica”, dichiara Stefano Sacchi, Amministratore Delegato di A&D S.p.A., azienda proprietaria del marchio Matt.

Adigeo debutta a Verona, grazie a un investimento di 170 milioni di euro

Adigeo, la nuova arena dello shopping veronese ha aperto i battenti. Su una superficie di circa 47.000 metri quadrati i clienti troveranno più di 130 negozi con un allettante mix di marchi internazionali e italiani e numerose offerte gastronomiche. Dopo 18 mesi di cantiere, Adigeo apre in anticipo sui tempi previsti inizialmente. Il grande successo nell’affitto delle superfici commerciali testimonia la validità del progetto e dell’ubicazione di questo centro commerciale: gli spazi commerciali sono già occupati al 100%, con contrattualizzazione degli affitti molto prima dell’inaugurazione del centro. Il centro, realizzato da ECE in collaborazione con lo sviluppatore di strutture commerciali CDS Holding e CDS Costruzioni nella veste di general contractor, rientra in un vasto progetto di valorizzazione del quartiere a sud di Verona. ECE ha investito circa 170 milioni di euro nel progetto. Sarà ECE Italia a gestire e ad occuparsi a lungo termine dell’affitto degli spazi commerciali. Globalmente Adigeo creerà circa 1000 posti di lavoro.

“Adigeo è un esempio eccellente di un centro commerciale ECE moderno, orientato coerentemente verso i clienti, con un’elevatissima qualità dell’ambientazione, in cui abbiamo fatto confluire tutto il nostro know-how”, ha affermato Joanna Fisher, Managing Director Center Management di ECE.

 “Adigeo – ha commentato Flavio Tosi, sindaco della città scaligera – costituisce un’importante opportunità data alla città, con l’offerta sul mercato del lavoro di più di 1.000 nuovi posti, collegati alla gestione delle nuove attività commerciali, ed almeno altri 200 posti volti alla realizzazione di tutti i servizi accessori come, ad esempio, la guardiania e le pulizie della struttura. Attraverso una complessiva riqualificazione di questa zona della città (con nuovi parchi e la prossima attivazione del filobus) e contemporaneamente, con l’apertura di tutta una serie di attività in ambito prevalentemente commerciale è oggi possibile, in un contesto di forte crisi del mercato del lavoro, presentare alla cittadinanza un’ampia offerta di nuove opportunità. Da non dimenticare le risorse investite in opere viabilistiche, con quasi 15 milioni di euro messi a disposizione del Comune di Verona da parte dei privati, che hanno consentito la realizzazione di nuovi svincoli stradali ed una più uniforme viabilità nella zona. Una preziosa opportunità che, oltretutto, ha riconvertito un’area da tempo degradata della città.”

Rajapack Italia nel racconto del suo direttore generale Lorenza Zanardi

Giovane e donna in un’azienda che ha il suo core nell’imballaggio, Lorenza Zanardi, Direttore Generale di Rajapack Italia ha oggi al suo attivo uno sviluppo aziendale decisamente interessante. Con lei abbiamo voluto comprendere cosa abbia significato (e quanto complesso sia stato) farsi strada in un settore che – a torto o ragione – nell’immaginario collettivo è visto come prettamente maschile. “Internamente al Gruppo RAJA – premette Zanardi – l’es-sere donna non è stato sicuramente un ostacolo. Grazie alla caratterizzazione peculiare dell’azienda. RAJA, in-fatti, è l’acronimo di Rachel e Janine, le due fondatrici del Gruppo e tutt’oggi la nostra presidente è una figura femminile carismatica, Danièle Kapel-Marcovici”. Per quanto riguarda invece il mercato italiano degli im-ballaggi, Lorenza Zanardi ha una visione un po’ meno rosea: “ Inizialmente – precisa infatti – ho incontrato diffidenze da parte di alcuni fornitori e clienti ma sono riuscita a farmi rispettare. Certo non nascondo che per una donna i tempi per ottenere stima e fiducia si allungano.Ogni giorno lavoro per migliorare la nostra offerta e il nostro servizio. Vivo in un contesto economico molto veloce per questo l’aggiornamento e la documentazione continua sono per me imprescindibili. Capita alle volte, purtroppo, di sentire ancora qualche battuta a sfondo ses-sista, ma passo oltre e lascio parlare i risultati per me”.

Rajapack Italia oggi ha al suo attivo un fatturato di 15,8 mio euro. Quali i principali driver di crescita?

Il nostro è un settore che taglia trasversalmente il mercato. La forza di Rajapack risiede nella capacità di trovare soluzioni di imballaggio sia per il piccolo artigiano che, non avendo la possibilità di fare stock, deve acquistare solo pochi pezzi ma ne richiede la consegna il giorno dopo, sia per il grande gruppo multinazionale che ha l’esigenza di avere macchinari di imballaggio su misura, packaging personalizzato, consegne multi-sito, accordi quadro sui prezzi e servizi di e-procurement on-line.

Il boom dell’e-commerce ha costituito una risorsa importante per l’azienda sotto un duplice profilo. È possibile una stima di quanto nell’ultimo triennio (che coincide con il vero exploit del commercio elettronico e quindi con una maggior richiesta di imballaggi) sia aumentata la domanda e – quindi – la vostra offerta?

Fornisco alcuni dati perché credo che siano rilevanti. La percentuale dei nuovi clienti che arrivano attraverso il canale web nel 2007, alla nascita di Rajapack.it, si fermava al 24%. Dal 2013 al 2016 è passata dal 70% al 79% e a gennaio 2017 ha raggiunto l’83%. Sempre nel 2016 il 68% della base attiva di tutti i clienti ha ordinato on-line. Anche per quanto concerne la percentuale di fatturato generata dal web vi è stato un notevole incremento. Se nel 2007 si fermava al 12%, oggi si attesta a quota 34%, con una crescita costante durante gli ultimi tre anni. È innegabile che il canale e-commerce abbia un ruolo rilevante, soprattutto nella fase di acquisizione di nuovi clienti. Parallelamente questo ci spinge a investire per rendere l’offerta on-line più ricca. Nel 2007 i prodotti su Rajapack.it erano solo 1.400, oggi sono 4.500 (l’incremento negli ultimi 3 anni è stato di oltre 500 unità). Segnalo che anche la tipologia di imballaggio proposta si evolve, per esempio negli ultimi anni offriamo scatole e sacchetti idonei anche per i resi, molto richiesti dal settore e-commerce. Parallelamente lavoriamo quotidianamente per rendere il customer journey on-line sempre più piacevole, facile e veloce.

La sua azienda ha conquistato il riconoscimento Netcomm per l’e-commerce: come ha fatto un’azien-da come la vostra a tagliare questo traguardo in un agone così fortemente presidiato da colossi del calibro di Amazon?

Premesso che Amazon è sempre stato per noi una fonte d’ispirazione e uno stimolo a fare sempre di più, voglio anticiparle che il nostro team web sta lavorando a un up-grade della piattaforma che permetterà una velocità di navigazione anche superiore a quella del colosso di Seattle… Quello che ci ha permesso di vincere il premio come miglior e-commerce B2B è stato comprendere che l’utente B2B è prima ancora un utente B2C, anzi H2H (human to human). L’esperienza sul web deve essere veloce, immediata, empatica, a misura d’uomo e, perché no, ironica (non è un caso, in-fatti, se realizziamo video tutorial capaci di informare ma anche di intrattenere). Da qui alcune nostre soluzioni come gli strumenti BOX e BAGSELECTOR che – tra migliaia di misure – permettono l’individuazione in pochi click del pro-prio formato di scatola o di sacchetto; oppure come il tool RAJAPRINT che fornisce subito un’anteprima on-line degli imballaggi personalizzati o il ser-vizio di e-procurement che mostra i prezzi concordati negli accordi quadro direttamente su Rajapack.it, consenten-do di collegare i sistemi gestionali dei responsabili acquisti direttamente al sito di imballaggi, evitando così un eccessivo inserimenti dati.

Le innovazioni principali?

Quelle finalizzate a rendere più efficiente l’organizzazione aziendale. Negli anni abbiamo implementato un sistema WMS a magazzino, un software di inventory- management per garantire che tutti i prodotti siano sempre a disposizione, abbiamo continuato ad avere up-grade del sito web e ad avvalerci di tutti i sistemi disponibili per la conversione degli ordi-ni on-line: conversion booster intelligente (propone in tempo reale agli utenti sconti personalizzati, tarati sul loro comportamento di navigazione), e-mail per recuperare il carrello abban-donato, strumenti di cross-selling on-line.Ora stiamo implementando un nuovo CRM e velocizzando la gestione logistica degli ordini.

Rajapack, dopo il potenziamento e il successo sul fron-te e-commerce si fregia di un’offerta multicanale. Non c’è il rischio che il settore del commercio elettronico prenda sempre più spazio fino a eclissare gli altri?

Sicuramente l’e-commerce acquisirà uno spazio crescente, ma non temo l’eclissi totale del mondo fisico…Il nostro è un organismo complesso, sempre più basato sulla multicanalità, che è quindi la nostra forza e una garanzia ulteriore per i clienti: la presenza fisica percepita dietro a quella virtuale rassicura e fidelizza anche l’utente on-line.Certo negli ultimi anni abbiamo diminuito la spesa per la stampa di cataloghi cartacei e incrementato gli investi-menti web nel SEO e SEM. Ma questo si è tradotto in una riduzione del costo di acquisizione dei nuovi clienti del 22%. La consapevolezza che in futuro stamperemo sempre meno cataloghi non è per noi un dato negativo, anzi, al di là dell’aspetto economico questa riduzione è molto importante a livello ecologico. Quanto agli altri canali, poi, c’è una sola certezza: non scompariranno e non ver-ranno cannibalizzati. Il contact-center è complementare all’e-commerce: l’ordine, infatti, non si esaurisce con la sua con-ferma on-line. Per qualsiasi esigenza il cliente ha a disposizione un servizio di customer-care pronto ad intervenire e risolvere qualsiasi problema. Inoltre alle grandi aziende che lo chiedono offriamo la possibilità di avere un esperto in loco, che studi con loro le migliori soluzioni personalizzate per le loro postazioni di imballaggio.

Innovazione e velocità contraddistin-guono la sua guida: può “raccontarci” alcune delle sue decisioni che “hanno fatto la differenza” imprimendo dinamismo competitivo alla macchina aziendale?

Senza dubbio aver investito nel web sin da subito. La digital transformation si è dimostrata un’intuizione vincente che ci ha permesso di moltiplicare il fatturato in pochi anni. Un’ottima decisione che è stata confermata anche dal fatto che siamo stata una delle prime realtà aziendali ad ottenere il Sigillo Gold di Netcomm. Se guardo invece al passato più recente tra le migliori decisioni mai prese primeggiano la scelta di investire tempo ed energia nell’acquisizione di grandi Gruppi inter-nazionali come clienti e senza dubbio l’avere saputo creare un team di lavoro competente e affiatato.

Dmail a Milano, riapre con un nuovo look, una machine à montrer versatile e flessibile

Lo store dmail a Milano (via San Paolo, 15) prosegue la fase di rilancio sotto la gestione di Percassi e riapre in grande spolvero, con una vera e propria rivoluzione strutturale, che incarna perfettamente il grande cambiamento messo in atto dal brand delle idee utili e introvabili.

Si parte dal logo, che si veste di un acceso colore giallo, con forme più morbide e rotonde, e due piccole sfere sulla i a richiamare due occhi curiosi che con entusiasmo guardano al futuro, così come ai tanti e vari prodotti dell’azienda, da sempre leader nella ricerca di idee originali capaci anche di strappare un sorriso.
 
Si passa poi al sito, interamente modificato nella grafica e nella struttura, con maggiore spazio alla multimedialità, come i video e le gif presenti in homepage.
 
Non poteva poi certo mancare un tocco di nuovo anche al catalogo, che torna nelle case dei clienti in una veste graficamente più curata e snella, in cui a parlare a gran voce sono ovviamente i prodotti.

Last but not least…
Infine, ma non certo meno importante, il punto vendita, luogo che somma e racchiude in sé questa piccola rivoluzione: maggiore spazio al prodotto sfuso, tablet tra gli scaffali in cui poter vedere video e contenuti speciali degli oggetti in vendita, e lo spazio “It’s show time”, a breve pronto per essere utilizzato: un’isola della multimedialità per show dimostrativi di bestseller e novità, in diretta social.
 
Artefice del nuovo format per gli store dmail oltre che del nuovo logo, lo studio Migliore + Servetto Architects ha dichiarato di aver pensato i negozi dmail come nuovi luoghi di accoglienza e di scoperta, concependo l’allestimento come una sorta di machine à montrer versatile e flessibile, in grado di stare al passo con la vivace ed eterogenea offerta del marchio. Ne esce dunque un ambiente ad hoc per le idee utili e introvabili, il palcoscenico perfetto nel quale mettere in mostra le loro caratteristiche.

Cibo über alles. Ma non ci sono più gli italiani di una volta, parola del Censis

Prudenti e risparmiosi, gli italiani hanno affrontato la precarietà economica di questi anni da vere formichine, tanto da avere accumulato ben 133 miliardi di euro di cash cautelativo dall’inizio della crisi a oggi.

E i consumi ne hanno fatto le spese. Anche quelli alimentari (sebbene in misura minore).

Oggi la macchina sembra essersi rimessa in moto e la spesa alimentare oggi ha raggiunto il 14,3% sul totale dei consumi delle famiglie. Ecco quanto è emerso da “Il futuro dell’alimentazione: tra stili di vita contemporanei e nuovi modelli di fruizione”, la nuova ricerca Censis per Nestlé Italiana1 presentata dal direttore generale dell’Istituto, Massimiliano Valerii.

Ovviamente però il consumatore che sta rimettendo mano al borsellino ha assunto un profilo ben diverso da un tempo.

Sceglie in maniera sempre più soggettiva e si rivela pragmatico nelle scelte. A spingerlo alcuni specifici driver: funzionalità, qualità, sicurezza, eticità e italianità.

L’esito di questo mix è la scelta di prodotti diversi: dal cibo pronto e semipronto (utilizzato da oltre 31 milioni di italiani) ai cibi salutisti che siano “free from” o “plus” (26 milioni), dal take-away acquistato on line (19,4 milioni), al cibo dei distributori automatici (25,3 milioni).

E in ogni scelta non si muove a casaccio, ma si informa prima. Sul web soprattutto (con una media del 57%, che sale al 74,2% nel caso dei Millennial).

In rete si cercano e si verificano i requisiti ritenuti veramente validi e in questo la mallevadoria della marca gioca un ruolo ancora molto importante: “Gli italiani – spiega infatti Valerii – compresi i Millennial, sono disposti a pagare di più per il prodotto di marca, soprattutto quando comprano alimenti salutistici (71,1%), cibi pronti o semipronti (69,6%), prodotti nei distributori automatici 71,3%)”.

Perché la Marca è strettamente collegata al concetto di reputazione, e la reputazione è un concetto molto importante al punto che per il 35% degli italiani vale più del prezzo.

L’italianità all’estero

Se il made in Italy è importante per noi italiani, anche all’estero ha ormai assunto un ruolo interessante. Dalla ricerca Censis, emerge infatti che l’esportazione di prodotti (food e beverage) italiani nel 2016 ha toccato quota 31,3 miliardi, crescendo dal 2010 al 2016 del 41,5% e solo in un anno (dal 2015 al 2016) del 3,5%.

E non sono solo i Paesi “storici” (estimatori assodati delle nostre produzioni) ad apprezzare i nostri prodotti: è infatti sorprendente la crescente attenzione che molti paesi asiatici rivolgono ormai al made in Italy.

E questa logica conseguenza della globalizzazione, non è certo a senso unico, ma si riverbera anche nel nostro paese. E ben lo dimostra l’andamento del carrello etnico che anche in Italia è sempre più ricco (cresce infatti dell’8% nel primo semestre del 2016). Un esempio per tutti ce lo fornisce il sushi che nei primi sei mesi del 2016 in GDO ha sviluppato un giro d’affari di 31,3 milioni di euro.

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