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Aldo Pettorino (Sisa) nel consiglio direttivo di Adm

Aldo Pettorino, Presidente Ce.Di. SISA Campania s.p.a. fotografato nel suo ufficio a Gricignano di Aversa ph Mario Laporta ag. Controluce

Il Presidente di Sisa SpA Aldo Pettorino è entrato a far parte del Consiglio Direttivo di Adm, l’Associazione della distribuzione moderna. Ada rappresenta la Dmo del largo consumo la cui mission è quella di farsi portavoce del settore nei confronti della produzione industriale e agricola, contribuire a migliorare la filiera ed essere luogo di dialogo e confronto tra le principali associazioni della Dmo (Federdistribuzione, Ancc, Ancd).

È un riconoscimento importante per Sisa che ritorna a far sentire la propria voce nell’Associazione tramite il suo presidente nazionale.

Aldo Pettorino ha particolarmente apprezzato l’incarico che affronterà con il solito spirito di servizio, fornendo il proprio contributo di idee a favore delle migliori soluzioni che investono retail e industria.

«Sono orgoglioso della nomina quale componente del consiglio direttivo di Adm – dichiara Aldo Pettorino –. Ringrazio i colleghi che hanno voluto accettare la mia partecipazione, assicurando loro un fattivo contributo. I temi da sviluppare sono molti e il momento congiunturale è particolarmente complesso. Abbiamo bisogno di confronto e condivisione per ottenere i migliori risultati da mettere a disposizione delle nostre aziende e, in un’ottica più ampia, del sistema Paese. E questo sarà il mio impegno».

Piccolo e high-tech: Sephora lancia Flash, il pdv connesso

Si sviluppa su 100 mq anziché gli usuali 400 mq e due piani il nuovo concept che Sephora ha sviluppato a Parigi in rue de Rivoli, chiamato Flash (come l’e-commerce del marchio beauty lanciato dieci anni fa). Innumerevoli trovate digitali e una buona integrazione tra virtuale e reale contraddistinguono il nuovo store, che ha dimezzato la scelta di prodotti acquistabili direttamente in negozio ma dà facile accesso a oltre 14mila referenze di 150 marche, grazie all’e-commerce.

Inoltre, terminal interattivi, tablet a muro, scaffali digitali, specchi per selfie e le immancabili ricariche per cellulari completano la rinnovata shopping experience. Non mancano i servizi di Nail, eyelash e eyebrow Bar, Beauty Bar, Make Up bar mentre nel Flash Bar si può caricare il cellulare e ritirare i campioni omaggio.

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Nielsen: cesce la fiducia degli italiani, ma 1 su 4 risparmierà ancora sulla spesa

Mandano segnali incoraggianti i dati dell’ultima Global Consumer Confidence Survey di Nielsen: l’indice di fiducia degli italiani cresce infatti di 4 punti rispetto al trimestre precedente e di ben 10 punti se raffrontato al dato di un anno fa, attestandosi a quota 57. Diminuisce nettamente poi chi ritiene che il Paese sia ancora in crisi (89% vs.96% nel terzo trimestre 2014). Un italiano su quattro (26%) è propenso a spendere per viaggi e vacanze dopo aver coperto le spese essenziali.

«Il livello di fiducia degli italiani è tornato a quello registrato nel primo trimestre dell’anno, al valore più alto dal 2011 – ha dichiarato l’amministratore delegato di Nielsen Italia Giovanni Fantasia –. Variazioni positive si sono osservate sia nella visione della propria situazione lavorativa che nello stato finanziario personale. Nel complesso le vendite dei beni di largo consumo hanno riscontrato un incremento dell’1.5% nei primi 8 mesi del 2015, incremento trainato dalla spesa delle famiglie a reddito elevato localizzate soprattutto al Nord. Segnali di debolezza nei consumi provengono, invece, dalle famiglie più povere nel Sud del Paese. Si può affermare che l’Italia, come i due terzi dei Paesi europei, ha imboccato la strada della ripresa, anche in presenza di segnali altalenanti. Nel terzo trimestre la nostra economia ha confermato le indicazioni di crescita emerse a inizio anno nonostante la decelerazione delle esportazioni, condizionate dal rallentamento delle economie dei mercati emergenti. L’inversione di tendenza del trend occupazionale può essere indicata come la chiave di volta del miglioramento della fiducia del consumatore italiano. In sintesi, le
famiglie stanno di nuovo diventando, seppure moderatamente, centri di produzione di reddito e non solo di spesa».

Il 13% degli italiani rivela una visione positiva della propria situazione lavorativa, valore in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 7% dello scorso anno. La percezione dello stato delle finanze personali è buona per il 21% degli intervistati (+6 punti percentuali vs. terzo trimestre 2014). Diminuiscono al 56% (vs. 60% tendenziale) coloro che dichiarano che il tunnel della crisi durerà per altri 12 mesi.
Continua però l’apprensione per lo stato occupazionale (22%), per l’economia generale (8%), per la salute (9%), per il fenomeno immigratorio (8%, +3 punti percentuali vs terzo trimestre 2014).
L’Italia poi è ancora un Paese di risparmiatori: il 40% è propenso a gestire in forma conservativa e prudenziale le somme di denaro che rimangono dopo aver coperto le spese essenziali.Tra coloro che, invece, evidenziano un maggiore orientamento agli acquisti, il 29% preferisce spendere per nuovi vestiti, il 20% per svaghi fuori casa. Mentre il 23% degli italiani dichiara di non riuscire a risparmiare nulla alla fine del mese.
Sul tema delle azioni di “spending review” messe in campo dagli italiani, è in sensibile contrazione la quota di quanti intendono controllare la spesa (64% vs 72% dell’anno precedente). Il 54% controlla gli acquisti per risparmiare sui vestiti (11 punti percentuali in meno rispetto al 65% di un anno fa). Diminuisce la percentuale degli intervistati decisi a non spendere per piatti pronti e take away (-9 punti rispetto al 65% del terzo trimestre 2014). Il 56% intende tagliare sui divertimenti fuori casa (valore stabile rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, al 57%). In calo la quota del campione che applica risparmi sulle vacanze (41% vs 44%).
In merito ai comportamenti d’acquisto che gli italiani dichiarano di voler mantenere anche in caso di miglioramento delle proprie condizioni economiche, un italiano su 4 continuerà
a risparmiare sulle bollette di luce e gas e sulla spesa al supermercato orientandosi verso brand economici. Il 23% si manterrà cauto nei pranzi fuori casa, mentre è il 21% la quota di quanti continueranno a risparmiare sulle spese per l’auto.

 

Fiducia globale mai così alta dal 2006

La Global Consumer Confidence Survey è realizzata da Nielsen su un campione di 30.000 individui in 60 Paesi, tra i quali l’Italia. Anche a livello globale si riscontra un generalizzato incremento dell’indice di fiducia che, con un incremento di 3 punti vs trimestre precedente, fa segnare il livello più alto dal 2006 (quota 99). Il risultato è da ricondurre soprattutto alle performance dei Paesi occidentali. In particolare, gli Stati Uniti fanno registrare un incremento mai verificatosi nella misurazione del proprio indice di fiducia (+ 18 punti, raggiungendo quota 119). Si posizionano in questo modo al secondo posto nel Mondo dopo l’India, che fa osservare il punteggio più alto (131, pur rimanendo stabile sul trimestre precedente). In declino, invece, Asia Pacifico (- 1, totale 106) e America Latina, che scende di 2 punti (81). Stabili, a 94 punti, Africa e Medio Oriente. Da segnalare anche che in Cina l’indice ha subito un declino di un punto (106) e di tre punti in Giappone (80).
I 10 Paesi che hanno riportato gli indici di fiducia migliori sono dunque: India 131, Usa 119, Filippine 117, Indonesia 116, Thailandia 111, Danimarca 109, Arabia Saudita 109, Emirati Arabi 107, Cina 106, Vietnam 105.
L’Europa cresce complessivamente di 2 punti sul trimestre (a 81 punti), raggiungendo il livello più elevato dal 2008, grazie ai valori positivi registrati in 21 nazioni su 32 (66%) e nonostante la decrescita di 9 paesi e la stabilità di due. Da sottolineare il dato della Germania (+3 punti, totale a 100) e della Gran Bretagna (+4 punti, totale 103, punta record), le due economie forti del Vecchio Continente. Polonia e Portogallo hanno rispettivamente incrementato di 10 e 9 punti (a 80 e 66), le variazioni positive più alte in Europa. Il mercato russo è ancora in crisi, tanto che fa rilevare un calo dell’indice pari a 4 punti (74).

Amazon con Prime Now consegna in un’ora (anche il fresco)

Un altro passo avanti di Amazon.it nel presidio dell’e-commerce alimentare e grocery. Mentre il dibattito tra i retailer italiani ferve tra i fautori del click&collect, del drive o del rocker, il gigante del commercio online sposta in alto l’asticella della competizione su tre fronti: la velocità di consegna, l’inserimento di prodotti freschi e surgelati e gli acquisti da mobile. Amazon.it ha infatti annunciato oggi Prime Now, il nuovo servizio dedicato ai clienti Prime. Grazie alla nuova app mobile Prime Now, i clienti possono beneficiare di consegne in un’ora o in finestre di due ore dalle 8 del mattino a mezzanotte, sette giorni su sette, su oltre 15.000 prodotti, alcuni dei quali sono disponibili solo tramite il nuovo servizio, per esempio pane, yogurt, gelato o minestrone surgelato.

IMG_2903IMG_2904Con un ordine minimo di 19 euro, i clienti Prime di Milano, Cinisello Balsamo, Paderno Dugnano e diverse altre città dell’hinterland milanese possono acquistare prodotti di uso quotidiano come pasta, caffè, pannolini e prodotti per l’infanzia, per la bellezza e la cura della persona, vini e alcolici, ma anche altri prodotti bestseller come videogiochi per console, giocattoli ed attrezzatura sportiva, che saranno consegnati direttamente a casa.

Il servizio è attivo da oggi a Milano ed in alcuni comuni dell’hinterland ed è prevista un’estensione del servizio anche in altre città italiane nel corso del prossimo anno.

«I clienti Amazon dell’area di Milano possono usare l’app Prime Now da oggi e scoprire più di 15.000 prodotti che possono essere consegnati in un’ora» ha dichiarato François Nuyts, Country Manager di Amazon.it e Amazon.es. «L’Italia è il secondo Paese in Europa dove Prime Now è stato lanciato e siamo molto orgogliosi di offrire ai nostri clienti Prime una consegna ultra-veloce, oltre ai benefici di cui possono già godere grazie al loro abbonamento Prime».

Tutti gli iscritti Prime possono scaricare da subito l’app Prime Now, disponibile per i dispositivi iOS e Android,  verificare i CAP coperti dal servizio e chiedere di ricevere le notifiche per sapere quando il servizio sarà disponibile nella propria area. Inoltre, per trovare i CAP raggiunti dal servizio, i clienti possono visitare www.amazon.it/primenow. La “spedizione in un’ora” è disponibile per i CAP raggiunti da questa modalità di spedizione al costo di 6,90 euro; la spedizione è invece gratuita scegliendo di ricevere il proprio ordine in finestre di due ore. Il servizio è attivo dalle 8 di mattina a mezzanotte, sette giorni su sette. L’importo minimo per gli ordini Prime Now è 19 euro.

I clienti Prime in Italia possono già usufruire della Spedizione Sera su più di un milione di prodotti, dell’archiviazione illimitata di foto grazie a Prime Foto e dell’accesso in anteprima alle Offerte Lampo di Amazon e alle offerte di Amazon BuyVIP. 

A Singapore nel 2017 il primo centro commerciale dedicato all’e-commerce

Un rendering del progetto, SingPost.

Un centro commerciale dedicato all’e-commerce, dove si va, si provano e “toccano con mano” le merci, e si esce a mani vuote, perché gli acquisti saranno spediti a casa, evitando ingombranti pacchetti nel momento in cui si sceglie un film o un ristorante. L’idea, semplice come l’uovo di Colombo, è venuta a un operatore postale e logistico attivo in tutta l’Asia-Pacifico, Singapore Post Limited (SingPost) che ha già posata la prima pietra del centro commerciale che dovrebbe aprire a Singapore nel Singapore Post Centre, presso la stazione metro di Paya Lebar, a metà del 2017. La struttura, 25mila mq di spazi retail per un investimento di 150 mln di SD (97 mln di euro), si svilupperà su cinque piani avrà un cinema con otto sale, tre piani di parcheggio, la sede dell’ufficio postale, ristoranti e bar.

All’interno non mancheranno negozi “reali”, ma il focus sarà sugli operatori di e-commerce che presenteranno soluzioni di spedizione e logistica innovative. Come ha spiegato Wolfgang Beier, Group Chief Executive Officer di SingPost, «SignPost sta sviluppando un concetto unico e rivoluzionario, che fa convergere l’online con l’offline con il massimo beneficio per i consumatori. Con il nuovo centro commerciale essi potranno infatti usufruire del meglio di entrambi i mondi, mentre i retailer saranno potenzialmente in grado di tagliare i costi e focalizzarsi sul miglioramento della customer experience. La convergenza di offline e online porterà benefici esponenziali a clienti e commercianti, e va vista in un’ottica di “O²”(O al quadrato) piuttosto che come un O2O (Online to Offline, acquisto online con ritiro in negozio). Il consumatore sarà al centro di questa evoluzione, e qui troverà più scelta e più convenienza».

 

Prodotti a marchio del distributore, gli internauti hanno le idee (quasi) chiare

C’è grande consapevolezza (91% dei pareri intercettati nel web domestico) sul fatto che i prodotti MDD indicano la proprietà ma non il produttore; nel 90% delle opinioni lasciate in rete i netsurfer sanno che le referenze a marca privata sono realizzate dalle stesse aziende che vendono prodotti analoghi, spesso presenti anche sugli scaffali dalla stessa insegna; dall’analisi dell’ 88% delle menzioni intercettate si deduce che gli internauti hanno una perfetta percezione dell’appartenenza dei prodotti MDD alla catena distributrice anche quando il nome non coincide.

Il sentiment a tale proposito è positivo nel 96% dei casi, qualifica sia la marca privata che l’insegna di appartenenza.

Una ricerca effettuata con metodologia tradizionale, cioè con questionari cartacei, interviste telefoniche e face to face ha quantificato nel 75% i mood positivi relativi alla marca privata; si evince che il popolo della rete è decisamente più propenso al suo acquisto.

Nel 19% dei pareri si evidenzia un sentiment negativo nei confronti del produttore – ma non dell’insegna! – che vende lo stesso prodotto (o analogo) a prezzo maggiore (col proprio brand).

Il 77% di chi ne digita nel web è un acquirente abituale dei prodotti MDD, contro il 53% degli intervistati con le metodologie storiche di cui sopra.

Le insegne più citate sono (menzioni multiple): Coop (77%), Carrefour (65%), Lidl (58%), Auchan (56%), Esselunga(53%), Europsin (49%), Conad (46%) e questo, con passaggio ardito, può essere considerata una brand awareness del web (limitatamente ai prodotti MDD).

 

Come cambia la percezione dei prodotti MDD al variare del prodotto

Le citazioni per i prodotti MDD sono quasi totalmente relative ai prodotti alimentari (86%), poche le menzioni riservate alle altre referenze (14%).

Per quanto riguarda i prodotti alimentari (86% di pareri riferiti alle referenze alimentari a marca privata) i naviganti menzionano le linee dedicate/diversificate (bio, ecologiche, solidali, specialità regionali …) nel 23% dei casi.

Fatto 100 il rimanente 14%, le opinioni riguardano le linee per bambini (42%), il pet food (39%) e nel restante 19% dei casi le altre linee: cura casa, cura persona, parafarmaco, altro.

I netsurfer quantificano il risparmio derivante dall’acquisto di prodotti MDD tra il 25% e il 50 % del prezzo del prodotto equivalente a marca industriale; la maggior parte dei giudizi (64%) stima un risparmio compreso tra il 30% ed il 40% rispetto ai prodotti top di gamma.

Il mood rinvenuto in rete riguardo il prezzo è meno polarizzato per le marche commerciali premium e primo prezzo, dove si evidenzia confusione: per il 22% degli intrenauti (pareri multipli) le linee premium costano più del top di gamma, un ulteriore 26% reputa più conveniente il discount rispetto al primo prezzo.

Questi i motivi alla base dei prezzi vantaggiosi dei prodotti MDD (pareri multipli), secondo i pareri lasciati in rete: potere di acquisto dell’insegna (81%); assenza di investimenti pubblicitari (78%); ottimizzazione logistica (64%).

Segnaliamo che nessuna di tali motivazioni è un corruttore di reputazione (anzi!) o tanto meno è un erosore del concetto di qualità.

Ripartendo le opinioni inerenti ai prodotti MDD in marche bandiera e contromarche, abbiamo la conferma della consapevolezza che il popolo del web ha riguardo la proprietà dei prodotti: i pareri relativi alle marche bandiera sono maggiormente positivi di quelli riferiti alle contromarche.

Osservando le motivazioni d’acquisto nell’infografica, si può rilevare come ad oscillare è quasi esclusivamente il prezzo. Immagine, reputazione, contenuti dei prodotti MDD sono concetti solidi e trasversali alle tre linee.

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Come cambia la percezione dei prodotti MDD nelle varie categorie

Per prima cosa segnaliamo che le opinioni lasciate in rete non fanno registrare differenze significative tra segmenti “base” e “non base”.

Ricordiamo che i giudizi relativi ai marchi del distributor alimentari sono l’86%; fatto 100 il restante 14% di pareri il mix per linea di prodotti è : bambini 42%, pet food & care 39%, altro / specializzato 8%, cura casa 4%, cura persona 4%, parafarmaco/generico 3%.

L’approfondimento qualitativo basato sull’analisi semantica dei pareri intercettati spiega perché la suddivisione di pareri per linee di prodotto non rispecchia le quote di vendita.

Si palesa nettamente un coinvolgimento emotivo molto superiore nei driver di acquisto di prodotti per bambini ed animali domestici rispetto a quanto accade per i prodotti per la casa.

Relativamente alla cura della persona siamo in presenza di due fenomeni che concorrono ad abbattere il totale dei pareri: la consolidata fiducia nei prodotti a marchio dei distributori e la parziale non specializzazione dei prodotti per la persona commercializzati attraverso la GDO.

Ciò avviene anche per il parafarmaco, (ricordiamo inoltre che le referenze per i farmaci generici sono pochissime tra i prodotti MDD).

Il basso numero di pareri riguardanti i prodotti “cura casa” è causato, come in parte visto per i “cura persona”, dalla fiducia riposta nelle catene e ad un contesto che “non suscita il dibattito” nel web.

I numeri riguardanti le motivazioni d’acquisto si commentano da soli; i cluster in cui si aggregano i giudizi relativi alle reason why di acquisto confermano e completano quanto già emerso grazie all’analisi semantica.

È evidente come ogni linea di prodotti sia ben connotata; definite le motivazioni per cui si scrive poco nel web di casa e persona, andrebbe secondo noi fatta aumentare la notorietà delle categorie “altro/specializzato” e “parafarmaco/generico”.

Lo sbilanciamento del numero di giudizi a favore dell’alimentare è da imputare sia al fatto che è linea in cui i marchi dei distributori hanno esordito, sia al fatto che esso rappresenta il segmento principale della GDO.

Le Linee Bio ed Equoslidali

Fatto 100 il numero di opinioni intercettate in rete riguardanti la marca privata, il 21% è riferito alle linee dedicate, diversificate: bio, ecologiche, equosolidali, di specialità regionali, dietetiche/per particolari regimi alimentari.

Di questo 21%, il 98% riguarda le linee Bio Alimetari (83%) e Equosolidali Alimentari (15%).

Segnaliamo per prima cosa come “Bio” riferito all’alimentare ha per i netsurfer un’accezione particolarmente ampia: include anche quanto proveniente da allevamenti etici, come le uova di galline allevate a terra, tonno di provenienza tracciata/pescato nel rispetto delle quote CEE e con tecniche ritenute di minor impatto ambientale ecc. I giudizi negativi riferiti al cibo bio a marca privata sono quasi inesistenti (2%) e relativi a dubbi sulla certificazione biologica. Molto segmentati ma ovvi gli argomenti alla base del 98% di pareri positivi.

Seconda macro-evidenza riguardante l’equosolidale: siamo in presenza di una polarizzazione dei giudizi, le critiche maggiori rivolte alla marca privata (41% del 15%), provengono da netsurfer che con equosolidale identificano la negazione di una politica di massimizzazione del profitto, politica che invece attribuiscono sia   alle insegne della GDO che ai grandi produttori.

Fatto 100 il 59% dei pareri positivi riferiti alle referenze alimentari equosolidali a marca privata, queste sono le principali argomentazioni (pareri multipli): divieto di lavoro minorile 92%, reinvestimento di parte dei profitti in opere sociali come la realizzazione in loco strutture sanitarie 87%, di orfanotrofi 81%, di pozzi per l’acqua potabile 82%, di scuole per l’infanzia 77%, scuole professionali 73%, controllo degli orari di lavoro adottati dai produttori locali 68%, impiego di materie prime rinnovabili 65%, rimboscamento 52%, altre infrastrutture 37%, altro 21%.

Riguardo le linee equosolidali le citazioni (multiple) sono per i seguenti prodotti : caffè (68%), tè (46%), cacao 23%, zucchero di canna 19%, banane 17%, spezie 11% orzo 10%, frutta secca 9%, infusi differenti dal tè 7%, altro 4%.

Qunto alle motivazioni d’acquisto, le due linee sono decisamente ben connotate, il loro posizionamento è ben definito ed i driver di acquisto sono evidenti. Confrontando queste reason why di acquisto con quelle per le linee Alimentari (non Bio, non Equosolidali), Bambini, Pet Food & Care, Cura Casa, Cura Persona, Parafarmaco / Generico, notiamo che, relativamente ad Alimentari Bio e Alimentari Equosolidali, il prezzo ha il peso più basso in assoluto, la qualità negli Alimentari Bio ha il peso maggiore (ex aequo con i prodotti per Bambini), la Sostenibilità fa segnare il peso più alto, la ricerca di Sicurezza negli alimentari Bio è seconda solo a quella dei prodotti per Bambini.

I numeri della ricerca

Abbiamo analizzato le opinioni lasciate nel web domestico in un periodo di 12 mesi. I pareri eleggibili ai fini del presente rilevamento sono 5.815.342. Il campione statisticamente rappresentativo realizzato conta 1.356.218 giudizi e ci salvaguarda dall’errore in ogni cella di quota. Per scelta metodologica abbiamo escluso siti proprietary, articoli della stampa specializzata e non, news ed ogni altra fonte non rappresentasse l’opinione scritta liberamente in Social Media, Blog e Forum da consumatori privati.

di Gian Marco Stefanini – Web Research

 

WWW.WEB-RESEARCH.IT Srl

È un istituto di ricerche di mercato e consulenze di marketing che offre servizi rivolti ad aziende e multinazionali presenti nel mercato domestico.

Ha portato tra i primi in Italia una nuova metodologia di ricerche ed analisi di mercato: Web listening – Web research – Web monitoring. Utilizzando software di intelligenza artificiale che emulano il funzionamento delle reti neurali effettua un’analisi semantica e psicometrica dei testi presenti nel Web attribuendo loro personalità e punteggi. www.web-research.it ascolta il Web per scoprire, analizzare, razionalizzare cosa i clienti reali e potenziali pensano e dicono oggi e indietro nel tempo fino agli ultimi tre anni. E’ il partner ideale di aziende, marchi, prodotti, servizi e personaggi pubblici con esposizione mediatica significativa.

www.web-research.it – Tel. 02.89367297 – Fax 02.89367298 – P.zza Castello 26 – 20121 Milano info@web-research.itgianmarco.stefanini@web-research.it

 

Carrefour premia, alla presenza del top management, i primi 5 fornitori

Carrefour premia i primi 5 fornitori per qualità e innovazione nei loro prodotti. In questo modo l’impegno di cinque aziende che si sono distinte tra oltre 550 fornitori del Gruppo, viene riconosciuto alla presenza del top management Carrefour.

Siamo orgogliosi – ha dichiarato Grègoire Kaufmandirettore commerciale e marketing Carrefour Italia- di vedere nei nostri fornitori la stessa ricerca e impulso innovativo che da sempre contraddistingue l’attività di Carrefour; ne è testimonianza lo sviluppo digitale che ha colto con successo un esigenza di flessibilità da parte degli italiani. Per questo abbiamo voluto riconoscere il grande impegno delle aziende che contribuiscono quotidianamente a dare qualità all’esperienza di spesa dei nostri clienti”

Nello specifico i premi sono stati conferiti a:

HEINEKEN Birre Regionali: l’azienda, attraverso il prodotto “Le Regionali” a marchio Birra Moretti, ha saputo coniugare l’esperienza di un brand internazionale con la qualità di un prodotto del territorio, esaltando l’unicità italiana e facendo conoscere al grande pubblico gusti e particolarità tipiche;

SOLBAT Pulitro, l’azienda fornisce a Carrefour le confezioni e i prodotti per i detersivi alla spina, una modalità di spesa unica dal punto di vista della qualità e della sostenibilità;

FERRERO B-Ready ha saputo conquistare il mercato grazie all’unione di due semplici prodotti facili da consumare, adatti a tutti e non solo a colazione…

Gü – Dessert ha intuito che la pasticceria di alto livello si trova benissimo anche nel mondo della Grande Distribuzione. I suoi prodotti sono un piacere per la vista e il palato;

BORGODORO ha la capacità di conciliare “qualità, passione e competenza” trasformando il suo cioccolato in un prodotto di eccellenza alla portata di tutti.

I farmacisti all’attacco della petizione liberalizziamoci di Conad

Non si è fatta attendere molto la replica dei farmacisti alla mossa di Conad di lanciare la petizione liberalizziamoci affinché “il Governo intervenga al più presto con un provvedimento di liberalizzazione, che consenta anche alle parafarmacie la vendita dei farmaci di fascia C con ricetta”.

Leggi l’articolo Conad lancia la petizione per consentire alle parafarmacie la vendita di farmaci di fascia C

Con toni forti e un linguaggio da scontro diretto, il presidente di Federfarma Sunifar (che rappresenta le 6000 farmacie rurali) Alfredo Orlandi ha dichiarato: «Management Conad, pensate agli sconti su prosciutti e formaggi! I cittadini vi chiedono questo, non di poter riempire i carrelli di medicine. Non si capisce perché chi si occupa di generi alimentari e detersivi debba sentirsi in diritto di occuparsi di salute e farmaci. Sono mestieri diversi, non capiscono la differenza?», si chiede Orlandi. E risponde: «I farmaci si trovano in farmacia perché estranei alle logiche del commercio, perché qui ci sono le condizioni di sicurezza e privacy, perché il farmacista sotto casa ti conosce e ti mette in guardia se il farmaco che richiedi può interferire con altre terapie in corso».

Orlandi poi sfodera l’attacco diretto:

«Continuino a fare i pizzicagnoli, e a farlo bene, che per fortuna dei farmaci ci occupiamo noi nelle farmacie. Vogliono usare i farmaci come specchietti per le allodole, per tornare a riempire i carrelli. Ma non saranno i farmaci a salvarli. In farmacia i cittadini hanno già l’opportunità di risparmiare sulle terapie grazie agli equivalenti».

Dobbiamo rilevare, ancora una volta, che le motivazioni dei farmacisti sono sempre le stesse da anni. E spiace constatare che si faccia ancora confusione tra scaffali e parafarmacie, visto che si tratterebbe di dare la facoltà di vendita dei farmaci con ricetta bianca alle parafarmacie presidiate da un farmacista regolarmente laureato e iscritto all’ordine.

Del resto al riguardo si era a suo tempo espresso l’Antitrust quando aveva rilevato che l’estensione della vendita alle parafarmacie determinerebbe “un incremento delle dinamiche concorrenziali nella fase distributiva, con indubbi benefici per i consumatori”.

Attualmente i farmaci di fascia C con ricetta sono in vendita esclusivamente nelle farmacie tradizionali, a prezzi medi di gran lunga superiori a quelli dei farmaci da banco: 11,8 euro cadauno in media, cioè 3,7 euro cadauno in più rispetto ai medicinali senza obbligo di ricetta, già liberalizzati, argomenta a sua volta Conad, riprendendo dei dati di Assosalute.

Conad lancia la petizione per consentire alle parafarmacie la vendita di farmaci di fascia C

Nel pieno del dibattito in corso per l’approvazione al Senato del ddl concorrenza, Conad lancia una raccolta di firme per estendere la vendita dei farmaci di fascia C alle parafarmacie. A nove anni dalla legge Bersani che aveva in parte liberalizzato il settore, oggi sono ancora 3.800 i farmaci che si acquistano con la prescrizione del medico ma sono pagati integralmente dai cittadini (quelli, per intenderci con la ricetta bianca). In valore, citando il rapporto Osmed 2014, si tratta di 2.937 milioni di euro, cioè l’11% della spesa farmaceutica nazionale.

La vendita dei farmaci di fascia C nelle parafarmacie torna periodicamente ad affacciarsi tutte le volte che il Governo affronta la questione liberalizzazioni. Lo fu per il decreto Bersani e più recentemente con i provvedimenti di Mario Monti. Nessuno però ruscì a scalfire il muro innalzato dalla lobby dei farmacisti, che usano trincerarsi dietro la difesa degli interessi dei “pazienti” grazie anche all’effetto “camice bianco” su gran parte della popolazione. Tuttavia, uno dei punti che le organizzazioni dei farmacisti si guardano bene dal chiarire è quale sia la differenza tra un farmacista che lavora in una farmacia o in una parafarmacia, avendo entrambi conseguito la medesima laurea.

Così, come si legge in una nota, “Conad ha deciso di sensibilizzare e mobilitare i cittadini perché il Parlamento – a costo zero per le casse dello Stato e della Pubblica amministrazione – renda più dinamica la concorrenza nel mercato dei farmaci, allargando alle parafarmacie la vendita di quelli di fascia C. Ciò porterebbe ad una competizione sui prezzi con un beneficio per i cittadini stimato tra i 500 e i 900 milioni di euro all’anno. Così come è avvenuto per la liberalizzazione dei farmaci senza obbligo di prescrizione medica (Sop) e i farmaci da banco (Otc), che ha prodotto un’indubbia convenienza per i cittadini: con la concorrenza, i prezzi dei farmaci sono risultati più contenuti, con un valore medio di 8,1 euro in farmacia, 7,4 euro in parafarmacia e 6 euro della grande distribuzione (fonte: Assosalute, 2015)”.

Conad ha in funzione 97 parafarmacie su tutto il territorio nazionale, per un fatturato di 50 milioni di euro. I 3,7 milioni di clienti che le frequentano annualmente hanno risparmiato il 20 per cento rispetto ai prezzi della farmacia per complessivi 10 milioni all’anno.

«Preoccupa l’orientamento del Parlamento, che sul ddl concorrenza continua a tenere i farmaci di fascia C fuori dalle parafarmacie ignorando le raccomandazioni dell’Antitrust per una più completa liberalizzazione del settore farmaceutico», sottolinea l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese. «In questo modo si nega a tante famiglie la possibilità di risparmiare molte centinaia di milioni di euro all’anno, cifra che sarebbe un’importante boccata di ossigeno. Abbiamo scelto la petizione e la raccolta di firme nell’interesse dei cittadini e dei nostri clienti; per riconoscere la dignità della professione che i farmacisti svolgono nelle parafarmacie; nel nostro stesso interesse, perché sia possibile competere in un mercato aperto e con regole chiare quanto eque per tutti. Dobbiamo sottolineare, purtroppo, come il Paese sia ostaggio di lobby che cercano di assicurare la propria sopravvivenza anziché sostenere lo sviluppo dell’economia, far nascere nuova imprenditorialità, creare nuova occupazione e garantire ai cittadini servizi e convenienza».

Sul sito www.liberalizziamoci.it i cittadini trovano tutte le informazioni necessarie a conoscere più a fondo il tema, un dossier che ripercorre la storia e i benefici della liberalizzazione del mercato dei farmaci, dal primo decreto Bersani ai giorni nostri, e, soprattutto, la petizione da firmare. Oltre che sul sito, la raccolta delle firme avverrà anche nei punti di vendita Conad.

La comunicazione nei punti di vendita della rete, sui principali quotidiani nazionali e sulle pubblicazioni aziendali – Bene Insieme e Comma – è integrata da una sezione online presente sui social Facebook  e Twitter.

Retail Visions Popai per progettare un’esperienza d’acquisto memorabile

Retail Visions, l’annuale convegno sul Retail Design organizzato da Popai Italia è in programma Mercoledì 4 Novembre alla Triennale di Milano dalle ore 9.00 alle ore 13.00.

Questa edizione indagherà come progettare una shopping experience memorabile, “premio” per tutti i clienti all’interno del punto vendita.

Le caratteristiche dell’ambiente (spazio fisico, tecnologie, visual merchandising … ) sono gli elementi della grammatica del racconto rivolto allo shopper: in che modo il retail design può accrescere il ROI, rafforzando l’immagine dell’azienda e generando valore?

Il convegno analizzerà nuovi modelli di store, ambienti emotivamente coinvolgenti considerati dai retailer più innovativi investimenti necessari e della massima importanza.

Questa l’agenda del convegno:

Lara Asero – Manager Developer Lush
Beauty Innovation: concept all’avanguardia per una clientela sempre più esigente

Luca Corrà – Head of Retail Piquadro
L’ascesa del Made in Italy fra artigianalità e hi tech

Laura Donnini – CEO RCS Libri
Tradizione e contemporaneità, ieri e l’oggi: la nuova Libreria Rizzoli

Federica Vacca – Docente Politecnico di Milano
“Emotional & Experience design”, analisi dei trend di settore

Christian Zippi – Market Manager Pimkie
L’evoluzione del fast fashion tra digital e restyling del punto vendita

 

Modera il convegno Emanuele Sacerdote, autore, manager e imprenditore.

 

L’accesso è consentito solo previa registrazione all’indirizzo mail convegni@popai.it

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