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Assemblea Coop, obiettivo migliorare l’efficienza e rafforzare la convenienza

Leadership nazionale confermata (la quota di mercato è sostanzialmente invariata rispetto a un anno fa e si attesta sul 19%) così come il fatturato (12 miliardi e 421 mila), rafforzato l’investimento sulla convenienza mentre continua a crescere la base sociale che sfiora gli 8 milioni e mezzo con un trend in aumento del 3,1% rispetto al 2013. In questi numeri, enunciatoi da Marco Pedroni all’assemblea annuale di bilancio, la tenuta di Coop dopo sette anni ininterrotti di crisi.

Inoltre si irrobustisce il patrimonio netto aggregato delle principali 9 cooperative di ulteriori 30 milioni e migliora significativamente il livello di liquidità della struttura dell’attivo. Buone notizie anche dal prodotto a marchio Coop, perfetta sintesi di convenienza e qualità, che nel totale largo consumo confezionato ha superato quota 26% (in crescita di un punto rispetto al 2013).

Tenuta anche sul versante occupazionale (sono 54.591 i dipendenti con oltre il 90% a tempo indeterminato) con processi riorganizzativi e di efficienza che coinvolgono una parte significativa dei 1189 punti vendita.

Il futuro però presenta, oltre alle difficoltà ereditate dal recente passato, nuove sfide che già si manifestano nei primi mesi del 2015; riduzione dei consumi delle famiglie, nuovi stili alimentari, diffusione delle tecnologie che tutto il comparto della distribuzione dovrà affrontare. E per assicurare scelte di convenienza verso i consumatori e per evitare effetti negativi derivanti dal calo dei consumi e dalla ristrutturazione dei formati, occorrerà affrontare anche il tema dell’efficienza e del differenziale dei costi contrattuali del lavoro tra i diversi operatori.

Nella sua Assemblea annuale Coop ha quindi deciso di avviare un impegnativo programma di cambiamento organizzativo per meglio sostenere la sua strategia competitiva di un “cibo buono, sicuro e accessibile per tutti”. Alle viste infatti c’è la fusione delle tre cooperative emiliane (Coop Estense, Coop Adriatica e Coop Consumatori Nord Est) per dare vita alla più grande cooperativa italiana con 2.600.000 soci, 4,2 miliardi di euro di fatturato, 334 punti vendita di cui 45 ipermercati e 19.700 dipendenti.

In questo scenario complesso Coop potenzerà le iniziative già avviate nel 2014 a sostegno della convenienza (“Prezzi bassi sempre” e “Scegli tu”), mantenendo intatto l’impegno sulla qualità e sicurezza, sostenendo le produzioni del territorio.

I risultati arrivano anche fuori dal core-business centrale in virtù dell’allargamento dell’offerta in quei settori di mercato parzialmente liberalizzati: 122 sono i Coop Salute dove, rispetto all’acquisto dello stesso paniere di prodotti presso il canale farmacia tradizionale, si è generato nel 2014 un risparmio sul farmaco senza obbligo di prescrizione di oltre 11 milioni di euro (mediamente -25% rispetto a analogo prodotto), mentre Coop Voce, la telefonia mobile a marchio Coop, ha raggiunto 1 milione e 400mila attivazioni.

Sono state rafforzate anche le alleanze internazionali in una logica di ricerca di maggiore competitività. La nuova Coopernic (la centrale cooperativa europea) nata dall’ incontro fra Coop Italia e Leclerc ha visto prima l’adesione di Delhaize e recentemente ha accettato la domanda di ingresso di Rewe: così Copernic si candida a diventare la più grande centrale d’acquisto europea (130 miliardi di fatturato complessivo, oltre 20.000 punti vendita, 630.000 dipendenti). Tutto ciò ha ovvie e positive ricadute commerciali per Coop.

«Continuiamo a svolgere la funzione di presidio di convenienza e qualità per i soci e consumatori del nostro Paese – spiega Marco Pedroni, presidente Coop Italia – benché i timidi segnali di ripresa dei consumi si siano indirizzati fino a questo momento più verso i beni durevoli e i servizi che verso l’alimentare. E questa tendenza se confermata nel corso del 2015 non può che generare preoccupazione sul futuro. Non ci sottraiamo ovviamente all’impegno e rispondiamo alla sfida sulla competitività anche con la ricerca di sinergie con altri operatori a noi affini sul piano internazionale convinti che sia quello lo scenario nel quale sempre più dobbiamo muoverci. In questo contesto viaggia l’esperienza di innovazione che stiamo realizzando in Expo dove testiamo anche applicazioni diverse e nuove di proposta commerciale. I risultati in Expo ci danno ragione e vantiamo numeri importanti: 850.000 biglietti venduti, oltre 400.000 visitatori nel Future Food District di cui oltre il 96% ci ha dichiarato il suo gradimento. Il tutto accompagnato da un programma di incontri sui temi che ci sono propri e che fanno parte del nostro modo di intendere il futuro del cibo: etico, trasparente e accessibile».

Carrefour Italia e Fondazione Carrefour: un container per recuperare le eccedenze

Carrefour Italia e Fondazione Carrefour danno il loro contributo al recupero delle eccedenze alimentari all’interno di Expo Milano. Da oggi, infatti, grazie all’intervento dell’insegna francese, l’attività di riutilizzo del Banco Alimentare potrà giovarsi dell’ausilio di un container refrigerante.

Un tassello in pù, dunque, che va ad aggiungersi al proficuo il lavoro svolto sinora in sinergia da Expo Milano 2015, Fondazione Cascina Triulza e Fondazione Banco alimentare Onlus, che insieme hanno salvato dallo spreco oltre 4.500 kg di alimenti tra pane, pasta, passata di pomodoro, scatolame vario, frutta, verdura, salumi e piatti pronti. I prodotti sono stati distribuiti ad alcune delle 250 strutture caritative di Milano convenzionate con Banco Alimentare, che assistono oltre 54.000 persone.

“Il rapporto tra Carrefour e Banco Alimentare è nato cinque anni fa – commenta Grégoire Kaufman Direttore Commerciale e Marketing Carrefour Italia (foto) – e ha fruttato eccellenti risultati. Prodotti alimentari non più commercializzabili nei punti vendita del Gruppo, in diverse regioni italiane, sono stati donati alla Fondazione Banco Alimentare, che li ha raccolti e distribuiti attraverso il suo network su tutto il territorio.
Carrefour ha deciso di aderire al progetto per il recupero delle eccedenze alimentari in Expo, donando un container refrigerante per conservare e quindi destinare maggiori quantitativi di generi alimentari ai più bisognosi. L’iniziativa che presentiamo oggi conferma il valore del nostro rapporto con il Banco Alimentare, rafforzandolo ulteriormente”.

Nel 2014, a livello nazionale, Carrefour ha donato al Banco Alimentare circa 500.000 kg di prodotti che si sono trasformati in oltre 1 milione di pasti destinati alle tavole dei più bisognosi.

Sono circa 50 i punti vendita Carrefour che in Italia rientrano nel perimetro del progetto, un numero significativo che in prospettiva potrebbe essere ulteriormente ampliato sulla rete.

Selex investe 135 milioni di euro e viaggia verso i 10 miliardi di vendite

Dopo aver chiuso il 2014 con un fatturato di 8.850 milioni di euro, i primi mesi del 2015 per Selex hanno registrato, in linea con la lieve ripresa dei consumi, un andamento del +0,7% a parità di rete (vs -0,8% del mercato Iper+Super, dati Nielsen). Considerando lo sviluppo della rete, che dal primo gennaio ha visto l’ingresso della catena Il Gigante, la crescita è ancora più consistente: +2,1% vs anno precedente.

Gli investimenti previsti nel 2015 sono di 135 milioni per nuove aperture e ristrutturazioni. Nei primi 6 mesi sono già stati aperti 11 nuovi punti di vendita, per circa 20.000 mq di superficie. La stima di fatturato per l’anno in corso è di 9.950 milioni.

«Aumentano i punti di vendita e con essi l’occupazione locale, specie quella giovanile – ha dichiarato Dario Brendolan, presidente del Gruppo Selex nel corso dell’Assemblea che ha analizato i dati di chiusura e l’andamento del primo semstre 2015 -. Se continuiamo a crescere è perché non abbiamo mai smesso di investire, anche negli anni più difficili della recessione».

Un impegno, quello di Selex, ben visibile nello sviluppo della marca del distributore. Nel 2014 sono cresciute, in particolare, le linee specialistiche nei comparti salutistico e biologico: linea “Vivi Bene Selex” + 24%, Natura Chiama Selex Bio + 20%.

«Siamo riusciti a intercettare il miglioramento dei consumi – ha affermato il direttore generale Maniele Tasca – realizzando una crescita nettamente superiore a quella media del mercato distributivo, grazie alla nostra capacità di lavorare in un’ottica di distintività di punti di vendita, assortimento e servizi».

Il Gruppo Selex associa 16 catene distributive regionali e con una quota di mercato dell’11% è il terzo player nazionale (dati IRI). Globalmente dispone di 2.479 punti di vendita in tutta Italia, con 31.000 addetti (le insegne più note sono “Famila” e “A&O”).

Sun rafforza Consilia e sceglie Polli per i sottoli e sottaceti

La centrale di acquisto Sun – Supermercati Uniti Nazionali, gruppo di acquisto attivo nel Nord e nel Centro Italia – ha scelto come partner l’azienda Polli, leader nel settore delle conserve vegetali e protagonista anche nel mercato internazionale, per la realizzazione dei sottoli e sottaceti con il marchio del distributore Consilia.

Sono molte le referenze a marchio Consilia che si possono acquistare in uno dei tanti punti vendita delle aziende aderenti al Consorzio Sun, come Magazzini Gabrielli, Italbrix, Cadoro e Gros, le quali vantano una presenza particolarmente capillare nei territori in cui operano. Il 2014 ha registrato per i prodotti a marchio Consilia una crescita delle vendite del 19,5%. In valori assoluti si è passati dai 35.579.095 euro delle vendite del primo semestre 2013 a 42.523.638 euro dello stesso periodo del 2014, con una nostra stima delle vendite sull’intero 2014 di circa 90 milioni di euro (il 2013 si era chiuso con vendite pari a oltre 76 milioni di euro), grazie alle strategie adottate dal Consorzio Sun, che si basano essenzialmente su quattro fattori: qualità, vicinanza, innovazione e impegno nel sociale.

I sottoli e sottaceti Consilia, che rientrano nella linea “Saper Scegliere”, sono articolati in sei referenze di sottoli (Farcitoast, Funghetti, Carciofini interi, Carciofini Tagliati); sette di sottaceti/agrodolci (Cetriolini, Cipolline, Insalatina, Giardiniera, Capperi, Cipolline agrodolci, Peperoni agrodolci); tre Specialità (Funghi Trifolati, Carciofi alla Paesana e Condimenti per Insalata di Riso) e quattro di Olive (Olive Verdi Intere, Olive Verdi Giganti, Olive Nere Denocciolate, Olive Verdi Denocciolate).

«Sin dai prossimi mesi negli scaffali dei diversi punti vendita si potranno acquistare anche Olive Verdi denocciolate in lattina a marchio Consilia sempre prodotte dall’azienda Polli – ha dichiarato Sfefano Rango direttore generale Sun –. Questo a conferma del forte sodalizio che ci lega ad un’azienda importante. Insieme stiamo intraprendendo un percorso comune che si basa sulla qualità e su un’offerta sempre variegata di prodotti con un giusto prezzo».

Per garantire la qualità del prodotto il Consorzio Sun ha attuato una serie di collaborazioni con importanti multinazionali del settore impegnate nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni per migliorare gli standard qualitativi attraverso servizi mirati per le filiere alimentari, nutrizionali e ambientali. Vengono infatti eseguite regolarmente verifiche ispettive negli stabilimenti di produzione del marchio Consilia.

Infografica: da social, blog e forum il packaging alimentare sotto la lente. E gli sfusi sono graditi

In Italia si stima che l’industria alimentare nel corso dell’ultimo anno siano state “movimentate” 3.,5 milioni di tonnellate di imballaggi. Nonostante Conai e Federalimentare citino dati confortanti a testimonianza dell’impegno che si sono assunti in tema di miglioramento dell’efficienza per quanto riguarda il packaging e l’imballaggio, tra cui la riduzione del 40% degli imballaggi rispetto a 10 anni fa, il popolo della rete quando scrive in tema di packaging è fortemente negativo. Il 74% esprime pareri sfavorevoli e negativi sull’imballaggio alimentare, contro il 21% di giudizi positivi e il 5% di neutri. In particolare il 26% di questi ultimi si riferisce alle informazioni in etichetta, alla praticità e funzionalità del pack, dei formati, alla funzione di conservazione degli alimenti. Al contrario e specularmente, i pareri negativi riguardano l’impatto ambientale dei materiali utilizzati, lo smaltimento e la dispersione nell’ambiente (per 3 dei sei materiali utilizzati), il fatto che l’imballaggio non favorisce le logiche di localismo e di produzione a chilometro zero, la mancanza di informazioni sul prodotto o una scarsa chiarezza in etichetta, la mancanza di determinati formati, la scarsa praticità.

packaging_web research

Se il 76% dei pareri non negativi è rinvenuto nei Social, il 78% dei pareri negativi è invece stato intercettato in Blog e Forum e un andamento analogo ha anche la ripartizione tra Influencer (72% tra i negativi) e Naviganti (79% tra i favorevoli), a testimonianza del fatto che l’impatto ambientale degli imballaggi alimentari è un tema che scalda gli animi.

Ricordiamo infatti che più il dibattito si svolge nei Social più l’argomento è trattato in maniera generalista; quando invece se ne scrive in ambienti web dedicati la materia è trattata con maggiore conoscenza e approfondimento. Inoltre precisiamo che con Influencer indichiamo quei naviganti ritenuti dagli altri fonte attendibile nell’80% dei casi e che la media web nazionale di Influencer è il 20%: è indicativo che nel caso dei pareri negativi gli Influencer siano 3 volte e mezzo la media web nazionale.

Precisiamo di avere escluso per scelta metodologica siti proprietary, articoli della stampa specializzate e news, per analizzare unicamente il sentiment che i consumatori hanno lasciato spontaneamente nel web nazionale.

I prodotti sfusi

L’analisi semantica dei testi rinvenuti, effettuata con i software di intelligenza artificiale che emulano il funzionamento delle reti neurali, ha permesso di individuare un argomento menzionato nel 26% dei casi e sempre positivamente: l’elogio dei prodotti sfusi o alla spina.

Abbiamo ritenuto che questo argomento meritasse un approfondimento.

Da quando nel 2012 a Berlino nacque Original Unverpackt, per iniziativa di due giovani imprenditrici (Sara Wolf di 23 anni e Milena Glimbovski di 30, che si finanziarono col crowfunding), hanno iniziato a diffondersi in tutta Europa e quindi anche in Italia, negozi dove è possibile acquistare prodotti sia alimentari che cura-casa, cura–persona e in alcuni casi anche per l’infanzia e pet care, non confezionati.

Altra peculiarità di tali negozi alla spina sono l’approvvigionamento da produttori locali, la vendita di prodotti Bio ed equosolidali.

In Italia sono nate alcune catene/franchising, cooperative oltre a numerosi negozi singoli (privati) abbastanza conosciute dal popolo del web.

I prodotti citati, per quanto riguarda l’acquisto in negozi alla spina, si accorpano nelle varie categorie vedono ovviamene gli alimentari primeggiare, seguiti dalla cura casa. Più distanziati la cura persona, il Pet e altri prodotti. Nell’infografica, un dettaglio delle ricorrenze dei diversi prodotti alimentari.

E le insegne della Gdo?

Non sono certo rimaste a guardare questo nascente mercato e si sono parzialmente attivate.

La frequenza di citazione di insegne della GDO menzionate quando si parla di prodotti alla spina (menzioni multiple) riguarda però solo cinque insegne e quattro gruppi: Auchan/Simpòy, Coop, Conad, Crai.

È doveroso precisare che stando al popolo della rete ci si reca presso Coop e Conad quasi esclusivamente per acquistare biodetersivi alla spina; da Auchan / Simly e Crai non solo per i detersivi ma anche e soprattutto per gli alimentari sfusi (poche ma statisticamente rappresentative anche le citazioni per il petfoood alla spina).

Segnaliamo che Crai, per lo studio di fattibilità e la realizzazione del progetto, si è affidata alla consulenza di una Onlus – Plef (Planet Life Economy Foundation) – e ciò è premiato dai consumatori che lo menzionano nel 22% dei casi (fatto 100 il totale dei pareri intercettati su Crai e la spesa alla spina).

Quanto alle motivazioni d’acquisto, ai primi due posti si posizionano i prodotti ecologici e bio e il fatto che si pensa siano cibi più sani e salutari. A seguire la consapevolezza di ridurre gli imballaggi, il risparmio di denaro, il localismo dei prodotti e la riduzione di emissioni di CO2.

Si digita per commentare l’imballaggio dei prodotti alimentari e la spesa alla spina quasi esclusivamente dal Nord (46%) e dal Centro (39%); più donne (61%), di età giovane – media (fascia 18 – 45 anni: 72%), di cultura media-medio/alta (68%); soprattutto residenti in aree metropolitane (38%) e urbane (32%).

Conclusioni

Il popolo della rete domestica è pesantemente schierato contro l’imballaggio dei prodotti alimentari; come sempre non entriamo nel merito delle ragioni alla base del sentiment che analizziamo; sicuramente il web è una grande cassa di risonanza soprattutto per le criticità che suscitano spesso fenomeni virali; di contro anche istituzioni ed associazioni si sono attivate da oltre un decennio per la riduzione del packaging e sono sempre più i consumatori che premiano questi comportamenti; sicuramente la GDO è in ritardo; quando i netsurfer nazionali digitano di spesa alla spina comunque le motivazioni salutiste sono superiori a quelle ecologiste.

 

Gian Marco Stefanini

www.web-research.it

 

Ulteriori dati sulla web research effettuata sono disponibili contattando
www.web-research.it Srl

È un istituto di ricerche di mercato e consulenze di marketing che offre servizi rivolti ad aziende e multinazionali presenti nel mercato domestico. Ha portato tra i primi in Italia una nuova metodologia di ricerche ed analisi di mercato: Web listening – Web research – Web monitoring.

 

Meno volumi, più valore. Il futuro del cibo e i consumi passano da qui

Mentre si celebrano i fasti dell’italian food di cui Expo sta diventando sempre più il portabandiera, si rincorrono le occasioni di riflessione sul cibo, sulla sua produzione e sul suo consumo. Davide Paolini proprio nel corso di un incontro a Expo ha fatto un’affermazione sacrosanta: si parla troppo di cucina, di ricette, di chef e si parla poco della produzione, delle storie che stanno dietro alla materia prima.

È la battaglia pluridecennale di Carlo Petrini che, intervenendo alla presentazione del Food Industry Monitor realizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e BSI Bank ribadisce: «Dobbiamo liberarci dal raptus della crescita e concentrarci sul valore, non sulle quantità. È il valore che conta, vale a dire la qualità e, in altri termini, l’economia sana».

CIBO ANAFFETTIVO. Non ci stupiamo allora se  alla presentazione della ricerca voluta da Coop sul Futuro del cibo, il dibattito si è focalizzato sui risultati della ricerca Doxa sui consumatori di otto Paesi che parlano di un mondo futuro popolato di cibo anaffettivo ma utile a stare bene dal punto di vista fisico, più controllato e globale, più pratico e veloce ma non uno strumento di scambio affettivo. Un cibo che ci renderà meno felici, tanto è vero che se  in questo quadro il cibo sarà più “tecnologico”, le paure maggiori dei consumatori intervistati riguardano la manipolazione, l’inquinamento, l’elevato costo del cibo, la sua carenza.

C’è voluto un teologo come Vito Mancuso a sottolineare come lo scenario della ricerca sia gravido di preoccupazioni perché occorre pensare al cibo come nutrimento non solo per il corpo. «L’uomo è ciò che mangia – dice Mancuso – ma è anche emozioni e ideali. Il cibo nutre il corpo, la psiche, lo spirito. In una parla è libertà. E se non c’è capacità di relazione affettuosa non c’è l’uomo».

coop il futuro del ciboCIBO E UGUAGLIANZA. E proseguendo nel ragionamento, anche Marco Pedroni, presidente di Coop Italia ribadisce che il cibo è uno scambio di relazioni, di storie. Ed è l’idea di fondo del Supermercato del futuro, dove la tecnologia è al servizio di questa idea di scambio. «Vi è poi un tema sociale. In futuro non è detto che avremo il cibo uguale per tutti. ma il rischi è una dicotomia tra alta gamma per i pochi che se lo possono permettere e il cibo standardizzato e anche poco sicuro per molti. E quindi il tema del futuro del cibo riguarda la disuguaglianza. Oggi il 40%& delle famiglie italiane accetta compromessi sulla qualità e sicurezza di ciò che mangia. Su un altro versante molti guru del marketing ci dicono di occuparci di quel 10-20% di cosiddetti supershopper con ottimo potere d’acquisto. Noi diciamo che il nostro mestiere è offrire cibo buono e sicuro per tutti».

LE RAGIONI DELL’AGRICOLTURA. Da qui a qualche ragionamento sull’agricoltura scevro da prese di posizione di difesa, il passo è breve, perché tutto si tiene. Ebbene sull’agricoltura italiana ed europea le questioni da risolvere sono tante. «Compito della politica – afferma l’economista Giacomo Vaciago – è elaborare un piano di settore che abbia un orizzonte temporale sufficientemente lungo. Lo si può fare solo se si comincia a parlare di comunità. Oggi l’immagine del cibo italiano è alta: se è imitato, è perché è buono e piace. Ma l’agricoltura sconta i problemi strutturali delle dimensioni delle aziende, di un insufficiente raccordo con la vendita, di mancanza di persone, di difficoltà di un ricambio generazionale, anche se oggi molti giovani stanno tornando alla terra. Ma soprattutto occorre un piano strategico che solo la politica può mettere in campo, fatta da governi che durino nel tempo».

I problemi infatti sono molteplici. Li enumera il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina: «Nel mondo agricolo operano soprattutto imprese familiari e la questione fondamentale è come tutelare il reddito di queste imprese. Vi sono problemi su alcune filiere come la zootecnia, dopo la fine delle quote latte. Vi  è un problema generazionale. Ma ricordo che le politiche di sostegno all’agricoltura sono di medio-lungo periodo, non di breve. E se guardiamo l’Italia da mondo, nei prossimi 15 anni 800 milioni di persone della classe media in molti paesi cambieranno dieta e sitile di vita. Se dobbiamo posizionare il prodotto alimentare italiano è lì che dobbiamo guardare».

CIBO DI QUALITA’ E LOCALE. Ancora Petrini fornisce qualche indicazione: «Alcune cose devono essere chiare all’industria italiana e alla distribuzione: a primeggiare sarà la valorialità del cibo, non si vince più applicando le tecniche del marketing. La gente non sposa più le quantità. Le riduce. Noi oggi globalmente produciamo cibo per 12 miliardi di persone. Lo spreco è enorme. E ricordo che Expo non è fatto per rendere forte l’offerta italiana, ma per discutere di questi temi.

Su valore del cibo ricordo solo che nel 1997 in tutti gli Stati Uniti c’erano circa 80 mercati dei contadini. Oggi sono 12 mila. Prima erano riservati alle élite, oggi si trovano anche nei quartieri ispanici delle grandi città. La richiesta è per il cibo di qualità e locale.Stanno cambiando molte cose e il trend del cambiamento è fortissimo. l’industria italiana delle capire in quale direzione va il trend.

Un’alto messaggio. La sostenibilità e la responsabilità sociale non sono elementi da prendere sottogamba. Ogni processo produttivo deve durare di più nel tempo. La sostenibilità è economica, produttiva, ambientale e la responsabilità sociale si misura sui produttori ben pagati, sui clienti ai quali comunicare non solo il buono ma anche il pulito e il giusto e sui collaboratori che devono essere messi nelle condizioni di trasferire la passione».

Il valore, quindi è l’asse attorno al quale sta ruotando il cambiamento. E anche Gianmario Tondato, Ceo  di un’impresa globale come Autogrill, è sulla stessa lunghezza d’onda quando osserva che anche nella ristorazione la formula del quick service restaurant sta cedendo il passo al casual dining. Il volume sta arretrando di fronte al valore. «I consumatori stanno convergendo a livello mondiale verso questo spostamento. O ce ne rendiamo conto o usciamo dai mercati. Come imprese dobbiamo attenderci risultati nel medio periodo creando storie coerenti a livello di sistema. Dobbiamo sempre porci il problema dove andare, in quale direzione muoverci».

L’inarrestabile avanzata del bio: Naturasì apre a Tolmezzo (UD)

Il nuovo logo Naturasì.

Continuano a ritmo serrato le aperture dei punti vendita della catena Naturasì, supermercati biologici con 154 punti vendita affiliati in Italia e due in Spagna. Oggi e domani è la volta del terzo negozio tra Udine e provincia con l’apertura a Tolmezzo, in via della Vittoria 48. Con Udine e Codroipo e i due negozi di Pordenone salgono così a cinque i punti vendita NaturaSì in Friuli.

Nel nuovo spazio di oltre 260 metri quadri sono disponibili oltre 4.000 referenze bio certificate, come i prodotti ortofrutticoli, gli alimentari freschi e confezionati – con referenze adatte a vegetariani, vegani e a chi cerca prodotti privi di glutine – i prodotti per l’igiene della casa e per l’accudimento dei più piccoli, i prodotti dell’angolo erboristeria. Presente anche un piccolo corner per l’enoteca e lo spazio dedicato ai libri dove trovare letture che insegnano a tutta la famiglia i principi dell’agricoltura biologica e biodinamica e le buone pratiche per la tutela dell’ambiente.

Un’apertura che conferma il trend evidenziato dalla ricerca Nielsen “L’alimentare e il biologico in Italia” commissionata da Assobio (vd Nielsen e Assobio, cresce il biologico: 3,2 mln i clienti abituali, +14,8%), dalla quale è emerso che il 20% delle famiglie italiane sceglie prodotti biologici, con una crescita sempre a doppia cifra negli ultimi dieci anni. A trainare gli acquisti sono soprattutto le donne che mettono nel carrello principalmente uova, confetture, prodotti spalmabili a base di frutta, bevande vegetali a base di riso o mandorla, pasta.

Alla guida di EMD lo spagnolo Jaime Rodríguez Bertiz (Euromadi Iberica)

Jaime Rodríguez Bertiz, presidente e Ceo di Euromadi Ibérica SA, è il nuovo presidente del consiglio di amministrazione di EMD. In precedenza Rodríguez aveva ricoperto la carica di vicepresidente del cda di EMD. L’attuale vicepresidente è Hervé Daudin, membro del cda del socio francese Groupe Casino.

Jaime Rodríguez è Ceo di Euromadi Ibérica, la più importante centrale di acquisti e servizi multisettore in Spagna. Euromadi conta su un totale di 157 aziende partner che complessivamente gestiscono oltre 14.000 punti vendita e hanno una quota di mercato in Spagna del 20%.

Ringraziando il presidente uscente Dick Roozen, Ceo di Superunie (Paesi Bassi), che resta membro del Cda di EMD, il neo eletto ha dichiarato di avere come obiettivo principale il rafforzamento «della maggiore alleanza europea di società commerciali indipendenti. Sono molto grato dell’impegno profuso dal mio predecessore e continueremo a lavorare al fine di promuovere l’efficienza in tutte le nostre attività e di favorire la crescita dell’industria di distribuzione in Europa».

Il consiglio di amministrazione EMD ha accolto il nuovo consigliere Maniele Tasca, appena eletto presidente di ESD Italia, che prende il posto di Riccardo Francioni.

Con Mygiftcard il biglietto per Expo mentre si fa la spesa

Grazie alla capillare presenza nelle principali catene della gdo – oltre 1.500 punti vendita in Italia: Auchan, Aspiag – Despar Nord Est, Carrefour, Conad, Esselunga, Il Gigante, Iper La Grande i, la Feltrinelli, Pam, Panorama, SMA Simply, Supermedia, Trony DML. – Epipoli, proprietaria del marchio Mygiftcard, mette a disposizione un modo più comodo e diretto per acquistare i biglietti per Expo.

«Abbiamo pensato fosse indispensabile avvicinare il più possibile il consumatore a ciò che EXPO Milano 2015 rappresenta per l’Italia e per gli italiani. Il prodotto Mygiftcard EXPO 2015 è frutto di un percorso che permette di acquistare comodamente un biglietto singolo o per tutta la famiglia mentre si fa la spesa al supermercato”. dichiara Gaetano Giannetto, CEO di Epipoli.

Rispetto ai biglietti acquistabili nei canali ufficiali, le Mygiftcard EXPO Milano 2015 consentono di saltare la coda all’entrata utilizzando i tornelli privilegiati di Alessandro Rosso Group; contengono inoltre la Mobile App K2Milan, una pratica guida della città di Milano e un voucher del valore di € 20 da spendere sul sito eDreams, l’agenzia di viaggi online leader in Europa.

L’operazione è infatti realizzata in collaborazione con alessandro Rosso Group, particolarmente impegnato nell’attività di prmozione dell’Esposizione universale.  «Il nostro Gruppo sta gestendo trattative per tre milioni di biglietti e centinaia di eventi corporate legati a Expo. Siamo certi di poter offrire alle aziende Italiane un posto in prima fila ad Expo 2015, affinché possano essere tutte protagoniste di questo evento di rilancio della nostra economia».

La Mygiftcard Espo consente inoltre di saltare la coda all’entrata utilizzando i tornelli privilegiati di Alessandro Rosso Group, contiene la Mobile App K2Milan e un voucher di 20 euro da spendere sul sito eDreams.

Conad programma 950 milioni di investimenti in tre anni

Nel 2014 il sistema Conad ha sviluppato un fatturato di rete pari a 11,7 miliardi di euro e prevede di continuare a crescere fino al 2017 in controtendenza, con un tasso medio annuo del 3,9%, a fronte di un piano di investimenti che assegna uno stanziamento di 366 milioni all’anno in corso, di 308 milioni al 2016 e di 276 milioni al 2017.  Oltre a nuove aperture di punti vendita, il piano prevede di destinare quote rilevanti alle ristrutturazioni (di superfici e format commerciali) e alle opportunità di crescita per linee esterne. Nel mirino delle acquisizioni: gli esercizi commerciali indipendenti, le catene locali e quelle di proprietà di gruppi internazionali che potrebbero lasciare il paese.

Un piano di sviluppo ambizioso, che impegna tutte le 8 cooperative territoriali che compongono il sistema Conad (Nordiconad, Conad Centro Nord, Commercianti Indipendenti Associati, Pac200A, Conad del Tirreno, Conad Adriatico, Conad Sicilia e Sicilconad) e che, insieme, nel 2014 hanno espresso una redditività del 4% sul valore della produzione (Ebitda del conto economico aggregato dei bilanci consolidati delle cooperative) contro una media del settore dello 0,1% , e un utile di esercizio di 140,4 milioni di euro (utile del conto economico aggregato dei bilanci consolidati delle cooperative). Un sistema dinamico sul versante del mercato, ma anche solido su quello patrimoniale, con ben 1,9 miliardi di euro di patrimonio netto aggregato.

«Sono risultati eccellenti – ha commentato l’amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese – che appaiono ancor più significativi se si considera che sono stati ottenuti in netta controtendenza e nel pieno rispetto dei tempi di pagamento dei fornitori. Se tutte le catene osservassero come noi puntualmente il limite dei 60 gg previsti dalla legge – ha aggiunto – si svilupperebbe un valore di 1,3 miliardi a favore della filiera agricola italiana. Una filiera – ha concluso – a cui Conad affida il 90% della produzione della propria marca commerciale, che da sola vale il 27% dell’intero fatturato della rete»..

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