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Shopping in negozio? Sempre più consumatori lo trovano noioso

Shopping in store? Piuttosto lavo i piatti!

La sintesi è tranchant, ma non si discosta molto dalla realtà emersa dal report pubblicato dal Digital Transformation Institute di Capgemini con il titolo Making the Digital Connection: Why Physical Retail Stores Need a Reboot’ e realizzato intervistando 6.000 consumatori e 500 executive del settore retail in nove Paesi (Stati Uniti, Cina, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna, Paesi Bassi e Svezia)

Pare infatti che nonostante l’81% dei retailer riponga ancora molta fiducia nelle potenzialità fidelizzanti degli store brick & mortar, tra i consumatori – invece – la percentuale degli ottimista sia molto minore: 45%. Gli altri sono alquanto sfiduciati.

schermata-2017-01-19-a-15-22-31Lo store fisico- dicono- è noioso (40% degli intervistati) tanto che un terzo si dichiara più propenso a rigovernare le stoviglie.

L’insoddisfazione è maggiore in Svezia e Spagna (dove rispettivamente il 54% e il 49% affermano che fare acquisti nei negozi fisici è un’attività noiosa) e minore in Cina e negli Stati Uniti (29% e 31% rispettivamente), mentre in Italia questo dato si attesta al 42%.

Tra le critiche principali:

  • lunghe code alle casse (lamentela precipua dei clienti grocery)
  • assenza di promozioni personalizzate realmente interessanti (recriminazione più diffusa per i settori del fashion e dell’elettronica
  • difficoltà nella comparazione dei prodotti (nel settore del bricolage).

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Tra le aspirazioni più diffuse emergono:

  • la possibilità raffrontare prodotti,
  • di avere consegne in giornata per i propri ordini,
  • scaffali digitali in grado di informare i clienti,
  • opzioni di pagamento di nuova generazione,
  • strumenti come chioschi e tablet per effettuare gli ordini.

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Emiliano Rantucci, Vice President e Responsabile Consumer Products & Retail di Capgemini Italia, ha dichiarato: “Gli acquirenti sono sempre più lontani dall’esperienza in-store, ed è facile capire perché. La maggior parte dei negozi fisici rimane testardamente ‘offline’, incapace di offrire la velocità, la flessibilità e la facilità d’uso che i consumatori si aspettano dai siti web. Le voci diffuse circa il rapido declino del negozio fisico possono essere esagerate, ma si avvicinano comunque alla realtà. Molti retailer con cui abbiamo parlato ammettono di avere difficoltà nella rapida digitalizzazione dei punti vendita a causa della difficoltà nella definizione di business case per i relativi investimenti. Questo report chiarisce che la vera domanda che i retailer debbono porsi non è tanto se possano permettersi di trasformare l’esperienza in-store, quanto piuttosto se possano permettersi di non farlo”.

Allora – la conseguenza è lapalissiana- non resta che puntare sulla digitalizzazione all’interno dei negozi.

Certo e i retailer lo sanno. Peccato, però, che alcune difficoltà si frappongano alla realizzazione dell’obiettivo.

La prima riguarda la scarsità di investimenti: il 40% degli executive afferma di essere ancora impegnato a implementare le basi tecnologiche, come il WiFi in-store.

Il secondo problema è relativo alle capacità del personale in negozio: ancche in questo caso il 40% lamenta il fatto che i responsabili di negozio non promuovano le iniziative digitali presenti nei punti vendita.

Il risultato?

Solo il 18% degli executive interpellati ha implementato iniziative digitali su scala da cui sta ottenendo vantaggi importanti.

 

Spesa online in Sicilia grazie a Commerciale GiCap SpA e Risparmiosuper.it

Spesa online al Sud Italia: debutta il primo e-commerce della GDO siciliana, grazie a un progetto  di Commerciale GiCap SpA  (impresa socia di Gruppo VéGé) in collaborazione con Risparmiosuper.it, che ha curato l’architettura web e la messa a punto del servizio.

Nicola Mastromartino Presidente Gruppo VéGé
Nicola Mastromartino Presidente Gruppo VéGé

Il nuovo servizio, che al momento copre l’intero territorio della città di Messina da Torre Faro sino al comune di Roccalumera, è di particolare rilevanza strategica in quanto modello di riferimento che apre la strada alla realizzazione di progetti di e-commerce da parte delle altre imprese socie di Gruppo VéGé.
La piattaforma di e-commerce mette a disposizione la comodità di un servizio di spesa online che garantisce la possibilità di programmare la consegna a domicilio in tre fasce orarie (10:00/12:00, 16:00/18:00 e 18:00/20:00) oppure l’orario di ritiro degli acquisti presso il punto vendita.

L’offerta disponibile sulla piattaforma di e-commerce Quiconviene rispecchia fedelmente la filosofia dell’insegna sia in termini di ampiezza e profondità assortimentale sia di convenienza, con costi di consegna decisamente competitivi: 3,50 € per una spesa che va da 40 a 100 euro, gratis per importi superiori. Il pagamento dei prodotti avviene alla consegna tramite carta di credito, bancomat o contanti.

“Il mercato è cambiato, ma soprattutto sono cambiati le abitudini e i punti di riferimento del consumatore, che oggi sempre più utilizza il web sia per soddisfare le sue esigenze sia come metro di valutazione dei servizi” – dichiara Giovanni Capone, Direttore Vendite di Commerciale GiCap. “La nostra è una scommessa che dischiude nuovi scenari per l’azienda. Stiamo valutando tempi e modalità per introdurre la spesa online anche nei nostri punti vendita presenti a Palermo, Lipari e in diverse città della Calabria.”
Barbara Labate, CEO di Risparmiosuper.it, commenta il varo del servizio a Messina:- “Siamo fieri di aver contribuito al lancio del primo e-commerce in Sicilia mettendo a disposizione di Commerciale GiCap la nostra esperienza e il miglior supporto tecnologico possibile per valorizzare una tradizione di eccellenza nel servizio al cliente.”
“La piattaforma di e-commerce attivata per la prima volta a Messina da Commerciale GiCap è la dimostrazione lampante della straordinaria vitalità, del coraggio e dell’intraprendenza delle imprese socie di Gruppo VéGé” – sottolinea Giorgio Santambrogio, Amministratore Delegato di Gruppo VéGé. “In questo progetto, infatti, emerge a tutto tondo la capacità di guardare al futuro, avviando un progetto innovativo di vendita che introduce una shopping experience completa, personalizzata e gratificante, in linea con ciò che oggi chiede l’individuo-consumatore.”

Prodotti di lusso, uno su dieci è contraffatto e sul web dilaga il “tarocco”

Un prodotto fashion e di lusso su dieci acquistato negli ultimi 12 mesi è contraffatto. Un problema che riguarda soprattutto l’e-commerce: tre prodotti contraffatti su quattro sono stati comprati infatti online da consumatori che credevano di acquistare un prodotto autentico, mentre solo un prodotto contraffatto su quattro è stato acquistato in un negozio fisico. Sono i dati diffusi da Certilogo, l’azienda fondata nel 2006 a Milano e che fornisce l’unica tecnologia per l’autenticazione dei prodotti grazie a un meccanismo di collaborazione tra brand e consumatori perché questi ultimi possano identificare i prodotti contraffatti, sia nei punti vendita fisici sia online, utilizzando il proprio smartphone o il pc con una connessione Internet. I brand che scelgono Certilogo contrassegnano ciascun prodotto con un codice univoco che il consumatore può “punzonare” attraverso un autenticatore disponibile online o tramite app. A oggi, il servizio – che ha un portafoglio di oltre 50 aziende leader tra cui Versace, Diesel, Sandvik, Campagnolo, per un totale di 100 milioni di prodotti garantiti – è stato utilizzato da circa 1,4 milioni di consumatori che hanno potuto avere la sicurezza di acquistare un prodotto autentico. Le autenticazioni Certilogo sono aumentate negli ultimi quattro anni del 140%, raggiungendo la cifra di quasi 300mila da ottobre 2015 a oggi. Una tutela che però rappresenta ancora una goccia nel mare dei “tarocchi”. I prodotti contraffatti nel mondo hanno sottratto in un anno circa 1,8 miliardi di dollari all’economia in chiaro, danneggiando non solo i consumatori, ma anche i marchi e le autorità fiscali

Attualmente Certilogo opera in circa 170 Paesi, primi fra tutti Regno Unito (67.942 autenticazioni), Stati Uniti (31.600), Corea del Sud (26.011), Italia (25.571) e Cina (22.662). Dei circa 300mila prodotti sottoposti ad autenticazioni negli ultimi 12 mesi, circa 27mila (il 9,7%) si sono rivelati falsi.

L’approccio “crowdsourcing” alla verifica dell’autenticità sembra garantire in modo semplice e intelligente la qualità dei prodotti e i consumatori che li acquistano. «Stiamo aiutando milioni di persone – dice il Chief Business Officer di Certilogo Jim Evans – a risolvere un problema che sembrava non avesse soluzione, coinvolgendo tutti gli attori della catena del valore, dai brand ai retailer autorizzati ai consumatori. La piattaforma Certilogo rafforza i brand, traccia e monitora i prodotti dalla produzione ai punti vendita, successivamente abilita i consumatori finali a verificare l’autenticità dei propri acquisti, sia se effettuati in store fisici sia online. Tutto il processo è monitorato, dall’inizio alla fine».

I sei trend digitali del 2017 che i Retailer non possono ignorare

Sei: sono sei i trend digitali che nel 2017 varrà la pena seguire con attenzione e sfruttare con lungimiranza. Parola di Oliver Guy, Global Industry Director for Retail di Software AG, che – in proposito – afferma: “I retailer che sfrutteranno al meglio questo ‘retail moment’ saranno veramente capaci di soddisfare le promesse al cliente in quanto disporranno di una visibilità completa delle scorte in tempo reale, introdurranno dispositivi tecnologici nei loro negozi e riusciranno a prevedere i desideri dei consumatori”.

Ma vediamo nel dettaglio cosa ci aspetta per quest’anno:

1)A come “Amazonizzazione”

Ci si troverà di fronte ad un’ulteriore “Amazonizzazione” del settore retail, con nuove realtà entranti sul mercato che – così come i retailer già presenti – troveranno nuovi modi per vendere, soddisfare e consegnare prodotti a clienti esigenti, nonché spesso impazienti.

2) C come (nuovi) Canali

Sempre meno intermediazione: i retailer si connetteranno a nuovi canali per coinvolgere direttamente i clienti, sfruttando anche il “conversational commerce”. Esempi in questa direzione: Amazon Echo, i Bot su Facebook Messenger o Siri della Apple.

3) Nuovi approcci

La completa visibilità del magazzino e delle scorte in tempo reale diventerà concreta: molti retailer realizzeranno che un programma rip-and-replace per i principali sistemi di merchandising, stoccaggio e assortimento dei punti vendita non rappresenta la soluzione migliore né la più rapida. I più intraprendenti cercheranno di ricorrere ad altri approcci, come l’utilizzo dell’in-memory caching insieme al messaging ad alta velocità al fine di fornire in tempo reale i livelli di giacenza lungo ogni sede, canale, negozio e spedizione.

4) Hi tech per attrarre i clienti

Innovazione sempre più spinta per non deludere la clientela che si reca nel negozio fisico. E i retailer si stanno attrezzando in tal senso, ricorrendo ad innovazioni come robot in grado di fornire indicazioni, chioschi per gli ordini in-store e “specchi magici” per provare i vestiti.

5) L’IoT in cucina

L’IoT diventerà parte integrante delle cucine con dispositivi quali Amazon Echo, Hiku e altri ancora che permettono ai clienti di aggiungere prodotti alle loro liste della spesa. Il conversational commerce sarà un precursore dell’Intelligenza Artificiale e del “cognitive commerce”, che si diffonderà negli anni a venire.

6) Anticipare i desideri dei clienti

L’avvento della “customer experience preventiva” permetterà ai retailer di gestire le aspettative dei clienti sempre più all’inizio del processo di vendita. Ciò, a sua volta, potrà aiutare i retailer a consolidare l’attaccamento emotivo al loro marchio, grazie alla possibilità di offrire ai clienti quello che desiderano prima che essi si rendano conto di volerlo.

Spumante e moda in cima alle liste di Natale, impennata del mobile commerce

Addio slitta, Babbo Natale va su internet e fila veloce. Nelle feste del 2016 spenderemo 3,6 miliardi per acquistare regali attraverso l’e-commerce. Ce lo racconta uno studio internazionale condotto dal Centre for Retail Research per RetailMeNot, il marketplace di offerte digitali più grande al mondo presente in Italia da marzo 2016, per raccontare le nostre abitudini e i regali che troveremo sotto l’albero. Una tendenza confermata anche dallo studio condotto da Ixè per Coldiretti, secondo cui in questo Natale quattro italiani su dieci hanno deciso di acquistare i propri regali online. Internet in realtà è un protagonista a tutto tondo delle festività degli Italiani, che lo prediligono per la prenotazione last minute dei viaggi o soggiorni in agriturismo. E che lo utilizzano come punto di riferimento per la scelta del menu delle feste (il 25% degli italiani partecipa a community/blog/chat in internet centrate sul cibo, mentre il 53% almeno una volta lo ha utilizzato per confrontare prezzi o raccogliere informazioni sulla qualità dei prodotti alimentari).

 

L’anno dello spumante, ma anche le lenticchie vanno forte

A proposito del menu delle feste, secondo un’altra indagine di Coldiretti è lo Spumante il vero prodotto immancabile sulle tavole degli Italiani, con un 89% di consumatori, seguito un po‘ a sorpresa dalle lenticchie (88%) che beneficiano delle tendenze salutistiche (ricordiamo che si sta chiudendo l’anno internazionale dei legumi voluto da Fao), dalla solidarietà con le aree terremotate dove le coltivano e della loro fama di portafortuna. Il panettone batte 75-72 il pandoro, mentre il 56% degli italiani consumeranno salmone pur senza abbandonare il pesce italiano. Sono una minima parte invece coloro che daranno un tocco di lusso al loro menu con ostriche (9%) e caviale (8%). Si registra anche un forte ritorno in cucina con ben il 46% dei responsabili della preparazione dei pasti che dichiara di preparare personalmente i dolci della tradizione da offrire sulla tavola delle feste.

 

Tra i regali vincono moda, giocattoli ed elettronica, ma ritornano i libri

Anche RetailMeNot.it stila una classifica delle principali voci di spesa legate al Natale effettuate sia online sia nei negozi fisici, mettendo al primo posto i regali (il 56% del budget delle feste), con una spesa di 251 Euro per famiglia, seguita da quella per alimenti e bevande (33% del budget), cioè 145 Euro per famiglia. In totale, in Italia, il budget per Natale tra regali, cenone, viaggi e addobbi si aggira intorno ai 444 Euro per famiglia. I regali impacchettati saranno articoli di moda, per una spesa di 28 Euro a persona, equivalente al 22% del budget; giocattoli, per una spesa di 27 Euro; e articoli di elettronica, per 24 Euro. In totale, quest’anno, ognuno di noi spenderà in media 130 Euro per i regali. Sotto l’albero vedremo anche regali in denaro e gift card per un valore di 13 euro. A sorpresa, il settore dei libri ed entertaiment crescerà del 13% rispetto l’anno scorso.

 

Via tablet per famiglie, via smartphone per Millennials

La ricerca analizza anche gli strumenti usati per l’acquisto online dei regali. Ebbene, sempre più spesso le letterine elettroniche sono spesso inviate tramite dispositivi mobili: circa un terzo degli acquisiti, il 33% per un valore di 1,2 miliardi, con un aumento dell’86% rispetto al 2015 (640 milioni di euro). L’utilizzo del tablet è infatti triplicato rispetto il 2015 con un aumento del 200%, mentre quello dello smartphone è cresciuto del 45%. I mittenti delle letterine digitali sono di due tipi: i Millennials, la generazione dai 20 ai 35 anni, molto più incline a fare shopping online utilizzando i propri smartphone perché molto più disinvolta nell’uso del cellulare; e gli amanti del tablet. Quest’ultimo è un dispositivo particolarmente indicato per gli acquisti svolti in famiglia perché visualizzabile da più persone.

L’e-commerce annulla inoltre le distanze. Sempre più spesso acquistiamo su internet da negozi all’estero: quest’anno abbiamo già speso su questi siti 174 milioni di euro, +35% rispetto al 2015, una somma pari al 5% del totale delle spese online di Natale.

Sfida multicanalità: Lidl testa un format a Berlino, Carrefour consegna in un’ora a Parigi

Dopo l’entrata di Amazon, la Gdo è sempre più multicanale: Lidl testa un format per il click and collect a Berlino e Carrefour consegna in un’ora a Parigi.

La notizia è succosa: secondo il settimanale tedesco Lebensmittel Zeitung Lidl starebbe testando a Berlino nel quartiere di Schöneberg un nuovo format Express votato alla multicanalità. Qui si possono infatti ritirare gli acquisti anche freschi fatti online, velocemente grazie alle casse dedicate al click and collect. L’assortimento di prodotti sarà invece limitato e punterà su convenienza e largo consumo. Lidl in Germania opera con il click and collect per la sua offerta non food, ma aveva già annunciato che a dicembre sarebbe partito con un test nel fresco e surgelato. Colpisce il fatto che anche una catena discount come Lidl stia approcciando la strategia multicanale, consapevole di quanto le richieste della clientela si stiano spostando verso questa direzione, complice la propensione e l’abitudine sempre più frequente all’e-commerce o al click and collect della clientela.

Insomma, l’accelerazione causata dall’ingresso a gamba tesa di Amazon sui mercati europei si sta facendo decisamente sentire. Dopo Sainsbury’s a Londra, ora anche Carrefour è partita con la consegna della spesa in un’ora in Francia. Livraison express è per ora limitata a Parigi e Neully-sur-Seine. Su una selezionata gamma di prodotti, per ora 2000, prevede una finestra di consegna di mezz’ora, dà la possibilità di tracciare la consegna, costa 4,90 euro e viene effettuata in bicicletta grazie all’accordo con la start-up Stuart Delivery.

In Italia la consegna in un’ora della spesa anche di prodotti freschi ad oggi è disponibile solo nell’area milanese grazie ad Amazon Prime Now, che ha attivato partnership con U2 Supermercati e Natura Sì, oppure con il servizio di Supermercato24.

Anche i giocattoli si scelgono (e si comprano) online

I giocattoli? Gli italiani li cercano online, meglio ancora se su Amazon. È uno dei risultati più significativi di un sondaggio condotto in vista del Natale 2016 da Bem Research su un campione di 500 persone. Ebbene, il 39,1% degli intervistati ammette di cercare i prodotti su Amazon e siti simili, mentre il 23,7% su Google, il 4,9 sui siti web delle aziende produttrici e lo 0,4 sui social, per un totale del 68,1% che fa comunque della Rete il primo strumento informativo. Il 29% del campione, invece, preferisce ancora recarsi nei punti vendita per chiedere informazioni e guardare da vicino il giocattolo, mentre il restante 3% si affida ai consigli di parenti e amici.

Sono soprattutto gli uomini a preferire Amazon e gli altri siti di marketplace: 46,5% contro il 32,2% delle donne, che invece sembrano ancora prediligere un approccio più analogico all’acquisto di un giocattolo, con un’incidenza quasi doppia rispetto all’altro sesso nell’utilizzo dei tradizionali canali di vendita (38,3% contro 20,3%). Gli uomini si mostrano più tecnologici anche nella predisposizione a “googlare” i giocattoli (28,0% contro 18,9%) mentre le donne visitano molto di più i siti delle aziende (7,0% contro 2,8%). Abbastanza simili le percentuali di coloro che interpellano amici e parenti, comunque piuttosto trascurabile: 2,6% tra le donne, 3,3% tra gli uomini.

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Stratificando il campione per età, naturalmente sono i più giovani, quelli della fascia di età tra i 18 e i 24, a preferire un approccio elettronico all’acquisto di un giocattolo. Comunque fino ai 54 anni la consultazione di Amazon risulta nettamente prevalente, mentre dai 54 in su c’è il sorpasso e vince la visita al negozio. Guardando alla classificazione in base all’area di residenza, zone rurali e suburbane risultano essere quelle più digitali, con un dato rispettivamente del 74,3% e del 69,5% delle voci aggregate che riguardano Amazon, Google, i siti e i social. Le aree urbane si fermano al 66,1%. Dati naturalmente inflluenzati dalla minore disponibilità di punti vendita fuori dalle città.

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«I siti di marketplace – spiega Mariachiara Marsella, Web marketing manager di BEM Research – possono essere un utile strumento a disposizione delle aziende che vogliono vendere online, ma non dovrebbe essere l’unico strumento, soprattutto se parliamo di grandi brand. Chi si muove su larga scala sicuramente ha la possibilità di organizzare nel modo migliore le informazioni presenti sul suo sito facilitando l’acquisto, la condivisione sui social e la fidelizzazione degli utenti attraverso l’analisi dei dati».

Ma torniamo alla ricerca. Interessante la classifica dei brand ritenuti più affidabili nell’acquisto online dagli intervistati. In testa c’è nettamente Toys Center con 67,4 punti indice su 100, molto indietro Trudi (43,5), Lego (43,0), Disney Store (38,1) e Flying Tiger (33,6). L’indice medio è piuttosto basso (31) e comunque in calo del 3,2% su base mensile.

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Il comparto dei giocattoli, che in Italia vanta una lunga tradizione, ha subito forti tensioni negli ultimi 15 anni arrivando a perdere nel picco negativo della crisi, nel 2013, il 40% rispetto al 2009. Negli ultimi tre anni timidi segnali di inversione di tendenza fanno ben sperare. E le vendite su internet, per le quali c’è ancora molto da fare, potrebbero essere la chiave per il superamento definitivo della crisi.

Amazon a Milano va offline con un villaggio reale per promuovere il Natale Prime Now

Una settimana di eventi in Piazza Castello a Milano. È il Villaggio Amazon Prime Now allestito dalla grande azienda americana leader nel commercio elettronico fino a domenica 18 dicembre per presentare le novità del Natale, dai regali in pronta consegna ai prodotti per cenoni e pranzi. Un piccolo e raffinato chalet, uno spazio che ricrea gli ambienti casalinghi e presenta tutti i prodotti acquistabili tramite l’app Prime Now; e un vero e proprio punto di ritrovo per tanti eventi, in un luogo tranquillo di Milano e però molto vicino alle vie dello shopping natalizio.

L’evento vuole far conoscere a milanesi e turisti e a chi non se ne serva già l’app Amazon Prime Now che può consegnare il regalo natalizio in un’ora o in una finestra di due ore a Milano e in 46 comuni dell’hinterland dalle 8 a mezzanotte, 7 giorni su 7, incluso il 24 dicembre. Dai giocattoli all’elettronica di consumo, passando per libri e prodotti per la cura della persona, lo chalet mostra un’ampia gamma di regali che possono essere acquistati anche all’ultimo momento e fare così una sorpresa fino alla mezzanotte del 24 dicembre. Saranno inoltre presenti tutti gli strumenti e gli ingredienti, dalla carne al pesce fresco passando per le specialità culinarie di Puglia e Calabria, utili per la preparazione del cenone, del pranzo di Natale o come idea regalo per gli amici più golosi.

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Appuntamenti tra libri, solidarietà e bambini

Nel corso della settimana numerosi ospiti animeranno lo chalet di Amazon Prime Now. Giovedì 15 tra le 15 e le 17 saranno di scena i TheShow (youtuber e vincitori dell’ultima edizione di “Pechino Express”), che racconteranno il nuovo libro “Fallo”. Da mercoledì 14 L’Oréal offrirà un servizio di make up per tutti coloro che vorranno aggiungere un tocco speciale al proprio trucco delle feste. Venerdì 16 e sabato 17, alle ore 18.00, un mastro birraio farà degustare alcune birre artigianali di Birra Poretti e proporrà degli abbinamenti dal mondo formaggi President, offerti da Lactalis, e Salumi Pasini. Sabato 17 alle 11.00, va in scena la dolcezza: un grande calendario dell’avvento firmato Mulino Bianco regalerà tante sorprese a grandi e piccini. E la dolcezza continua anche domenica 18 dicembre con Mondelez e con il maxi Toblerone da 4 kg, che garantiranno una merenda a base di cioccolato e snack gustosi. A partire da venerdì per tutti i bambini ci sarà uno stand per il trucco, per trasformare i più piccini nei propri animali preferiti.

Infine, due appuntamenti importanti: a partire da venerdì 16, dalle 14.00 alle 21.00, le magnifiche voci di un coro gospel aggiungeranno un tocco di magia, mentre domenica 18 la Fondazione Archè sarà ospitata all’interno dello spazio Prime Now per far conoscere la propria attività sensibilizzando il pubblico milanese; da anni, infatti, la fondazione si prende cura di mamme e bambini con problemi familiari, di fragilità o maltrattamenti.

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Tutti gli iscritti Prime possono scaricare da subito l’app Prime Now, disponibile per i dispositivi iOS e Android, verificare i CAP coperti dal servizio e chiedere di ricevere le notifiche per sapere quando il servizio sarà disponibile nella propria area. Inoltre, per verificare i CAP raggiunti dal servizio, i clienti possono visitare www.amazon.it/primenow. La consegna in un’ora è disponibile per i CAP raggiunti da questa modalità di consegna al costo di 6,90 euro; non sono previste spese di spedizione scegliendo di ricevere il proprio ordine in finestre di due ore. Il servizio è attivo dalle 8 di mattina a mezzanotte, sette giorni su sette. L’importo minimo per gli ordini Prime Now è 19 euro. L’abbonamento ad Amazon Prime è disponibile per 19,99 euro all’anno. I primi 30 giorni sono gratuiti per i nuovi iscritti. I clienti possono iscriversi al link www.amazon.it.

È Internet il negozio più grande, e metà shopper acquistano anche all’estero

Quasi tre italiani su quattro tra coloro che frequentano abitualmente internet utilizzano la Rete come un grande negozio. Virtuale. E globale. Perché circa la metà degli shopper online fa acquisti anche su siti stranieri. Lo rivela la terza edizione dello studio “PayPal Cross-Border Consumer Research” realizzato con Ipsos, che ha preso in esame le abitudini di acquisto a livello nazionale e internazionale di oltre 28mila utenti in 32 Paesi. «Lo shopping internazionale – spiega Angelo Meregalli, general manager di PayPal Italia – rappresenta una notevole opportunità di espansione delle attività di business per i commercianti di tutto il mondo e una scelta sempre più diffusa per i consumatori. In PayPal abbiamo visto aumentare il volume di transazioni oltreconfine del 38% negli ultimi due anni: da 14 miliardi di dollari nel terzo trimestre 2014 a 19 miliardi di dollari nel terzo trimestre 2016. Anche il volume di pagamenti da dispositivi mobili con PayPal è aumentato del 56% rispetto allo scorso anno, pertanto sono evidenti i vantaggi diretti che i commercianti possono realizzare ottimizzando le esperienze di acquisto da dispositivi mobili».

 

Abbigliamento e Uk in cima

Molto vivace la situazione nel nostro Paese in base ai risultati dell’indagine PayPal – la piattaforma di pagamenti digitali che vanta 192 milioni di account attivi in tutto il mondo – il 73% degli internauti utilizza le opportunità offerte dall’e-commerce. Gli intervistati rivelano che la maggior parte delle loro spese online avviene tramite siti dedicati allo shopping utilizzando un browser internet (in media, il 75% del totale speso online), seguito da app dedicate allo shopping (15%) e siti social media (4%). In Italia chi fa shopping oltreconfine assicura che il 26% degli acquisti fatti su siti web in un altro Paese avviene utilizzando smartphone e tablet; inoltre, l’8% degli acquirenti “transfrontalieri” afferma di utilizzare per lo shopping online oltreconfine solo dispositivi mobili e non un Pc. Chi fa shopping oltre confine afferma di farlo più frequentemente in occasione del periodo natalizio (il 41% dichiara che in questo periodo fa shopping da siti oltre confine più che in altri momenti dell’anno), durante gli sconti stagionali (30%) e per il Black Friday (18%), un dato che può essere probabilmente spiegato in larga parte con la diffusione ormai internazionale di questa ricorrenza.

Il 41% degli adulti online italiani pensa che la spesa per acquisti online crescerà nel corso dei prossimi 12 mesi, e il 78% di questi pensa che la convenienza dello shopping online sia qualcosa che potrebbe causare questo aumento, seguita dai progetti per risparmiare maggiormente (35%) a indicare come l’aspetto economico sia una chiave di lettura importante per analizzare l’e-commerce in Italia. Solo il 4% degli adulti online pensa che il totale delle loro spese online si ridurrà nei prossimi 12 mesi. La proporzione di shopper online in Italia che dichiarano di aver fatto acquisti oltre confine negli ultimi 12 mesi è in lieve calo (49% nel 2016 rispetto al 51% nel 2015). Le categorie di prodotto maggiormente acquistate da chi fa shopping oltre confine attraverso siti in altri Paesi sono quelle dell’abbigliamento (vestiti, scarpe e accessori. 39%), elettronica di consumo (29%) e viaggi o trasporti (24%). La destinazione principale per lo shopping online oltre confine degli italiani è il Regno Unito (il 23% degli shopper online ha affermato di aver fatto un acquisto oltre-confine da un venditore in UK), seguita da Germania (21%) e Cina (17%), con un 9% di quanti hanno fatto acquisti all’estero che ha acquistato uno o più prodotti da commercianti negli Stati Uniti.

Allargando lo sguardo, si nota come l’Europa e il Nord America siano molto indietro rispetto all’Asia nel commercio online con l’estero, con meno del 15% di acquisti da un altro Paese effettuati con uno smartphone. Il 64% degli adulti online in Cina, il 39% in Russia e il 26% nel Regno Unito ha dichiarato di prevedere un aumento delle proprie spese online nei prossimi 12 mesi. Tra tutti gli adulti online intervistati in tutti i Paesi, quelli che prevedono di aumentare gli acquisti online sostengono che i motivi principali sono la praticità degli acquisti (76%), i cambiamenti del reddito disponibile (30%), la pianificazione di risparmi futuri (29%), i costi (27%) e tempi (27%) di consegna inferiori. Per la prima volta nei tre anni in cui è stato condotto il sondaggio, la Cina è la destinazione più popolare per gli acquisti online oltreconfine tra gli acquirenti globali (il 21% di tutti gli acquirenti online intervistati ha dichiarato di avere effettuato acquisti da siti Web cinesi negli ultimi 12 mesi), seguita da Stati Uniti (17%) e Regno Unito (13%).

 

Food&Grocery online a 575 milioni di euro, l’offerta avanza (e la domanda seguirà)

Tutti ne parlano, nel settore entrano continuamente nuovi attori (Amazon su tutti), le insegne si attrezzano, pullulano le strat-up, e gli acquisti alimentari via web in tutte le loro forme (dal food&grocery ovvero la spesa al supermercato ai prodotti enogastronomici e il vino, alla ristorazione) raggiungono nel 2016 i 519 milioni di euro, in crescita del 30% sul 2015: lo rivela  l’Osservatorio eCommerce B2C promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano. Crescono a doppia cifra il Grocery Alimentare (+40%), l’Enogastronomia (+17%) e la Ristorazione (+29%).

Numeri ancora piccoli certo, specie se comparati con altri mercati europei: il Food&Grocery in valore assoluto incide ancora marginalmente (3%) sul totale mercato eCommerce B2c italiano, pari a quasi 20 miliardi di euro.
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«L’incidenza degli acquisti online sul totale acquisti Retail è pari allo 0,35% nel 2016 -dice Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano -, una penetrazione significativamente inferiore sia rispetto a quella osservata in altri comparti merceologici più sviluppati – Abbigliamento (5%), Turismo (29%) – che rispetto ai valori registrati (tra il 2 e l’8%) nello stesso settore in altri mercati internazionali come Francia, UK, USA. Negli ultimi anni però si è assistito a una proliferazione di iniziative online, sia da parte dei retailer tradizionali sia da parte di Dot Com pure player (anche startup): l’aumento dell’offerta si è osservato indistintamente in tutti gli ambiti, dai prodotti da supermercato ai prodotti gastronomici, dal vino al cibo pronto e possiamo ritenere che siano state finalmente gettate le basi per uno sviluppo strutturato del settore».

 

Gdo online a 188 milioni

Gli acquisti di Grocery Alimentare valgono nel 2016 188 milioni di euro, in crescita del 40% rispetto al 2015. 

«Nel settore, contrariamente a quanto avviene mediamente nell’eCommerce B2c italiano, sono gli operatori tradizionali (retailer e produttori) a ricoprire un ruolo dominante, con il 67% del valore delle vendite nel 2016 – spiega Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano -. Tuttavia le Dot Com crescono a un tasso superiore e il loro peso passa dal 25% nel 2015 al 33% nel 2016. Visto lo stato embrionale di molte di queste iniziative, è lecito aspettarsi che le Dot Com incrementino il loro peso anche nei prossimi anni. Prendendo in esame la concentrazione di mercato, emerge che i primi 5 operatori del Food&Grocery generano il 68% delle vendite online, in linea con il 2015».

Nel Food&Grocery la componente principale – in termini di valore degli acquisti – è rappresentata dall’Alimentare, pari al 90% del comparto, per un valore di 519 milioni di euro, in crescita del 27% rispetto al 2015. La componente Health&Care pesa per il restante 10%. L’Alimentare è a sua volta composto per oltre il 90% dall’acquisto di prodotti Food e per meno del 10% dal Wine. In particolare, nel Food il 60% della domanda si riferisce all’acquisto di prodotti “secchi” (confezionati, incluso il caffè), il 31% ai “freschi” (prodotti a temperatura controllata, incluso il cibo pronto), il 7% alle “bevande” e il restante 2% ai “surgelati”.

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L’offerta avanza, la domanda arriverà, ma serve una customer experience migliore

Gli operatori presenti al convegno “Food online: l’appetito viene mangiando” (aziende di packaging e delivery, esperti di marketing e logistica) ne sono certi: la domanda langue perché finora non c’è stata un’offerta adeguata. Ma le cose stanno cambiando.

Sicuramente aumenta il nuemro di operatori sul mercato, però l’esprienza degli acquisti online pe quanto riguatda il Food&Grocerty va senz’altro migliorata: i clienti interpellati (in Italia sono 1,5 milioni) hanno giudicato mediocre o appena sufficiente l’espreienza in titte le sue fasi.

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Insomma c’è ancora da lavorare, anche se molto si sta facendo in termini di innovazione, come ha spiegato Samuele Fraternali, Ricercatore Senior dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano. «In tutti e 3 i settori possiamo notare una decisa tendenza all’innovazione sulla customer experience. Dal Click&Collect come alternativa alla consegna a domicilio, all’aumento di iniziative focalizzate sulla vendita di prodotti tipici di alta qualità, del fresco con consegna rapida e di ingredienti/box per la preparazione di ricette. La ristorazione controbatte con una maggiore attenzione all’elenco degli ingredienti contenuti all’interno del piatto – al fine di poter rispondere ad esigenze specifiche come diete, intolleranze e allergie – e alla garanzia di consegna dell’ordine in tempi brevi al fine di soddisfare l’urgenza del cliente”.

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