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Tag: e-commerce

Quattro minuti per gli occhiali, 4 giorni per un divano: i tempi dell’e-commerce (Infografica)

Praticità e risparmio di tempo sono da sempre i motivi che hanno decretato il successo dell-e-commerce. Ma quanto tempo realmente impieghiamo per acquistare un prodotto sul web? Ce lo dice una ricerca effettuata da Shopalike, portale di shopping attivo dal 2009 in 12 paesi d’Europa: Repubblica Ceca, Germania, Danimarca, Spagna, Finlandia, Francia, Italia, Olanda, Norvegia, Polonia, Svezia e Slovacchia. Già perché oltre al prodotto, il tempo d’acquisto varia anche da Paese a Paese.

infograficaSi scopre così che, se la maggior parte degli acquisti avviene entro le 48 ore, l’abbigliamento, tranne una semplice t-shirt, si trova al centro, richiedono più tempo alcuni importanti complementi d’arredo come divani, mentre accessori e giocattoli solo nella prima sezione della timeline.

Come è il comportamento di acquisto in Italia? Per quanto riguarda le macro-categorie, per abbigliamento e accessori in Italia occorrono circa 60 minuti, così come per le borse. Meno di un’ora (52 minuti) per gioielli e bigiotteria. Nel Belpaese poi si è particolarmente veloci a comprare accessori di cucina (non a caso siamo i più bravi al mondo in quanto a cibo, o così crediamo), con solo 18 minuti, e accessori per gli amici a quattro zampe, con 11 minuti. Più tempo invece per gli orologi, e tutto ciò che è legato allo sport. La categoria che richiede più tempo in assoluto è quella dell’arredamento, dovuto probabilmente ad una spesa media maggiore. Per quanto riguarda i singoli prodotti, nella ricerca è emerso, ad esempio, che per un vestito ci vogliono 30 minuti. Più di un altro prodotto amato dal pubblico femminile, il profumo, con 13 minuti – ma molto meno di un accessorio come gli orecchini. Per questi ultimi infatti c’è bisogno di 17 ore. Il prodotto più amato sembrano essere gli occhiali da sole, con solo 8 minuti. La decisione più ardua è per il tavolo, ben 83 ore.

La differenza nel tempo d’acquisto nei diversi paesi

Se nella maggior parte dei paesi per compare abbigliamento ci vuole all’incirca un’ora, in Francia se ne impiegano fino a 4 – il tempo più lungo per questa categoria. All’opposto, la Slovacchia è il paese più veloce a comprare vestiti, con meno di 20 minuti dal momento in cui il prodotto è visto per la prima volta fino alla decisione finale. Simile situazione per un’altra importante categoria nell’e-commerce, calzature. La media è di 68 minuti in Europa, ma con un massimo – simile al precedente – di 4 ore per la Francia e invece di soli 10 minuti per la Norvegia. Per l’arredamento, la maggior parte degli utenti finalizza l’acquisto entro un’ora, tranne per Italia e Francia.

La ricerca è stata effettuata da Shopalike nel 2016, basata sugli acquisti di 12 paesi lungo l’arco di 18 mesi. Lo studio prende in esame 160 categorie principali, dall’arredamento ai giocattoli, con più di 2000 stili, grazie ad un database di più di 100 milioni di prodotti

L’infografica mostra ore e minuti di cui un utente medio Europeo ha bisogno per finalizzare l’acquisto di alcuni dei prodotti più comuni.

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Nielsen, gli italiani abbracciano l’e-commerce: cosa acquistano online e cosa offline

L’87% degli italiani abituati a navigare in internet dichiara di fare acquisti online. Lo dice la Global Survey di Nielsen Connected Commerce effettuata su un campione di 30mila persone di 63 Paesi tra cui l’Italia. Non scompare però il negozio fisico, il cui ruolo resta decisivo soprattutto per alcune merci come gli alimentari freschi, per i quali il 38% degli italiani afferma che le visite “in store” risultano indispensabili per la formulazione della decisione di acquisto.

Secondo la Survey i prodotti maggiormente acquistati online sono beni durevoli o di svago: i viaggi (acquistati via web dal 47% degli italiani), e a pari merito libri e supporti musicali. Seguono gli articoli di moda e gli accessori (40%), biglietti per concerti, mostre ed eventi sportivi (35%), elettronica di consumo (34%) e informatica (28%). Resta marginale la quota di coloro che si avvicinano online agli alimentari freschi (frutta, verdura, carne) che vengono acquistati sul web solo dal 6% del campione, mentre più alto è il dato per vIno e bevande alcoliche (11%) e per i prodotti alimentari confezionati (12%). Gli italiani sembrano poi diffidare dell’utilizzo dell’eCommerce per la ristorazione a domicilio (7% contro una media UE del 19%).

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Quanto alla soddisfazione per gli acquisti fatti online, essa sembra variare molto a seconda della tipologia dei prodotti. Se è molto alta per i viaggi (71%) e per i biglietti per eventi (60%) e intermedia per libri e musica (48%), crolla per altre merci: addirittura il 41% degli acquirenti di abbigliamento e di arredamento dichiara che ha intenzione per il prossimo acquisto di tornare nello store fisico.

 

Online si vuole garanzia di rimborso

Tra gli strumenti di marketing che maggiormente contribuiscono allo sviluppo dell’eCommerce. Ad esempio molto convincente è la garanzia di rimborso nel caso di consegne non corrispondenti all’ordine, il 36% degli italiani la trova decisiva per la sua scelta, mentre il 32% sottolinea l’importanza del servizio di sostituzione in giornata e il 29% ritiene essenziale la pianificazione precisa delle consegne. Per i prodotti alimentari freschi, il 32% del campione richiede la garanzia di rimborso abbinata al rimpiazzo gratuito del prodotto alla spesa successiva, nel caso in cui il medesimo non soddisfi le aspettative del consumatore, mentre il 30% è orientato al solo rimborso. La completezza e la chiarezza delle informazioni riportate in etichetta costituiscono un fattore fondamentale nell’acquisto online per il 27% del campione, mentre il 25% evidenzia l’importanza di conoscere per quanto tempo saranno freschi i prodotti dopo la consegna.

 

Strumenti digitali nel pdv, touchpoint tradizionali

Ma strumenti digitali sono messi a disposizione anche dai negozi fisici. Lo studio ci dice che il 24% degli italiani utilizza casse self service all’interno dei supermercati, il 13% scanner per evitare le code, l’11% ordina i prodotti online con consegna a domicilio, il 10% ricorre a buoni sconto o coupon digitali. E il 69% del campione dichiara che utilizzerebbe il QR code dal cellulare qualora si rendesse disponibile tale modalità di accesso alle informazioni sui prodotti, il 68% utilizzerebbe scaffali virtuali per ordinare i prodotti tramite smartphone, il 66% scaricherebbe l’app dello store per ricevere offerte all’interno del negozio.

Infine è interessante notare come gli strumenti più efficaci nell’influenzare la decisione di acquisto dei consumatori italiani siano ancora i touchpoint tradizionali e le visite ai negozi fisici, soprattutto quando parliamo di beni di largo consumo. Gli alimenti freschi e i prodotti di bellezza e personal care fanno registrare rispettivamente il 38% e 31% degli shopper online che dichiarano di recarsi anche nello store fisico per acquisire informazioni aggiuntive. Lo stesso dato viene rilevato anche per il settore moda e per l’elettronica di consumo. Ulteriori touchpoint, o fonti informative, che vengono utilizzate per confortare l’acquisto virtuale, sono per gli alimentari freschi i volantini delle associazioni (21%) e il passaparola di conoscenti (18%), mentre per i prodotti di bellezza e personal care i suggerimenti del personale di vendita (20%) e il passaparola (19%). I siti web del negozio vengono consultati dal 28% degli shopper di prodotti di moda, che prendono come punto di paragone anche i siti dei brand (23%). Il 34% dei consumatori visita il sito web del negozio se è interessato all’elettronica di consumo, il 31% il sito web della marca. Nell’acquisto di questa tipologia di beni vengono utilizzate anche le recensioni trovate online (28%), i volantini (25%) e i social media (18%). Un valore questo doppio rispetto a quello registrato in Francia e Gran Bretagna (9%).

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«L’eCommerce – dice l’amministratore delegato di Nielsen Italia Giovanni Fantasia – sta ridisegnando il concetto stesso di fare acquisti e le sue declinazioni. Occorre inserire l’acquisto in un più ampio processo all’interno del quale sono rintracciabili esperienze valoriali differenti. Ci riferiamo soprattutto all’esigenza dei consumatori sempre più consolidata di richiedere un maggior numero di informazioni relativamente a ciò che devono acquistare rispetto al passato. Ci troviamo davanti alla sfida di dover considerare che i confini tra digitale e fisico risultano sfuocati. Per esempio, si passa dalle recensioni online del prodotto, alla lettura di volantini, al passaparola e, soprattutto, a quanto si può reperire all’interno dello store fisico dal personale addetto alla vendita. Come si vede, si tratta di strumenti a cavallo tra il fisico e il virtuale. Come emerge dalla ricerca, l’obiettivo che si pone attualmente la grande distribuzione deve essere quello di favorire l’engagement e la soddisfazione dello shopper attraverso molteplici touchpoint durante il percorso d’acquisto. Solo in questo modo si può sostenere e corroborare la propensione al consumo del cliente, che deve essere sempre più accompagnato nel sentiero che porta al prodotto».

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Shopping in negozio? Sempre più consumatori lo trovano noioso

Shopping in store? Piuttosto lavo i piatti!

La sintesi è tranchant, ma non si discosta molto dalla realtà emersa dal report pubblicato dal Digital Transformation Institute di Capgemini con il titolo Making the Digital Connection: Why Physical Retail Stores Need a Reboot’ e realizzato intervistando 6.000 consumatori e 500 executive del settore retail in nove Paesi (Stati Uniti, Cina, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna, Paesi Bassi e Svezia)

Pare infatti che nonostante l’81% dei retailer riponga ancora molta fiducia nelle potenzialità fidelizzanti degli store brick & mortar, tra i consumatori – invece – la percentuale degli ottimista sia molto minore: 45%. Gli altri sono alquanto sfiduciati.

schermata-2017-01-19-a-15-22-31Lo store fisico- dicono- è noioso (40% degli intervistati) tanto che un terzo si dichiara più propenso a rigovernare le stoviglie.

L’insoddisfazione è maggiore in Svezia e Spagna (dove rispettivamente il 54% e il 49% affermano che fare acquisti nei negozi fisici è un’attività noiosa) e minore in Cina e negli Stati Uniti (29% e 31% rispettivamente), mentre in Italia questo dato si attesta al 42%.

Tra le critiche principali:

  • lunghe code alle casse (lamentela precipua dei clienti grocery)
  • assenza di promozioni personalizzate realmente interessanti (recriminazione più diffusa per i settori del fashion e dell’elettronica
  • difficoltà nella comparazione dei prodotti (nel settore del bricolage).

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Tra le aspirazioni più diffuse emergono:

  • la possibilità raffrontare prodotti,
  • di avere consegne in giornata per i propri ordini,
  • scaffali digitali in grado di informare i clienti,
  • opzioni di pagamento di nuova generazione,
  • strumenti come chioschi e tablet per effettuare gli ordini.

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Emiliano Rantucci, Vice President e Responsabile Consumer Products & Retail di Capgemini Italia, ha dichiarato: “Gli acquirenti sono sempre più lontani dall’esperienza in-store, ed è facile capire perché. La maggior parte dei negozi fisici rimane testardamente ‘offline’, incapace di offrire la velocità, la flessibilità e la facilità d’uso che i consumatori si aspettano dai siti web. Le voci diffuse circa il rapido declino del negozio fisico possono essere esagerate, ma si avvicinano comunque alla realtà. Molti retailer con cui abbiamo parlato ammettono di avere difficoltà nella rapida digitalizzazione dei punti vendita a causa della difficoltà nella definizione di business case per i relativi investimenti. Questo report chiarisce che la vera domanda che i retailer debbono porsi non è tanto se possano permettersi di trasformare l’esperienza in-store, quanto piuttosto se possano permettersi di non farlo”.

Allora – la conseguenza è lapalissiana- non resta che puntare sulla digitalizzazione all’interno dei negozi.

Certo e i retailer lo sanno. Peccato, però, che alcune difficoltà si frappongano alla realizzazione dell’obiettivo.

La prima riguarda la scarsità di investimenti: il 40% degli executive afferma di essere ancora impegnato a implementare le basi tecnologiche, come il WiFi in-store.

Il secondo problema è relativo alle capacità del personale in negozio: ancche in questo caso il 40% lamenta il fatto che i responsabili di negozio non promuovano le iniziative digitali presenti nei punti vendita.

Il risultato?

Solo il 18% degli executive interpellati ha implementato iniziative digitali su scala da cui sta ottenendo vantaggi importanti.

 

Spesa online in Sicilia grazie a Commerciale GiCap SpA e Risparmiosuper.it

Spesa online al Sud Italia: debutta il primo e-commerce della GDO siciliana, grazie a un progetto  di Commerciale GiCap SpA  (impresa socia di Gruppo VéGé) in collaborazione con Risparmiosuper.it, che ha curato l’architettura web e la messa a punto del servizio.

Nicola Mastromartino Presidente Gruppo VéGé
Nicola Mastromartino Presidente Gruppo VéGé

Il nuovo servizio, che al momento copre l’intero territorio della città di Messina da Torre Faro sino al comune di Roccalumera, è di particolare rilevanza strategica in quanto modello di riferimento che apre la strada alla realizzazione di progetti di e-commerce da parte delle altre imprese socie di Gruppo VéGé.
La piattaforma di e-commerce mette a disposizione la comodità di un servizio di spesa online che garantisce la possibilità di programmare la consegna a domicilio in tre fasce orarie (10:00/12:00, 16:00/18:00 e 18:00/20:00) oppure l’orario di ritiro degli acquisti presso il punto vendita.

L’offerta disponibile sulla piattaforma di e-commerce Quiconviene rispecchia fedelmente la filosofia dell’insegna sia in termini di ampiezza e profondità assortimentale sia di convenienza, con costi di consegna decisamente competitivi: 3,50 € per una spesa che va da 40 a 100 euro, gratis per importi superiori. Il pagamento dei prodotti avviene alla consegna tramite carta di credito, bancomat o contanti.

“Il mercato è cambiato, ma soprattutto sono cambiati le abitudini e i punti di riferimento del consumatore, che oggi sempre più utilizza il web sia per soddisfare le sue esigenze sia come metro di valutazione dei servizi” – dichiara Giovanni Capone, Direttore Vendite di Commerciale GiCap. “La nostra è una scommessa che dischiude nuovi scenari per l’azienda. Stiamo valutando tempi e modalità per introdurre la spesa online anche nei nostri punti vendita presenti a Palermo, Lipari e in diverse città della Calabria.”
Barbara Labate, CEO di Risparmiosuper.it, commenta il varo del servizio a Messina:- “Siamo fieri di aver contribuito al lancio del primo e-commerce in Sicilia mettendo a disposizione di Commerciale GiCap la nostra esperienza e il miglior supporto tecnologico possibile per valorizzare una tradizione di eccellenza nel servizio al cliente.”
“La piattaforma di e-commerce attivata per la prima volta a Messina da Commerciale GiCap è la dimostrazione lampante della straordinaria vitalità, del coraggio e dell’intraprendenza delle imprese socie di Gruppo VéGé” – sottolinea Giorgio Santambrogio, Amministratore Delegato di Gruppo VéGé. “In questo progetto, infatti, emerge a tutto tondo la capacità di guardare al futuro, avviando un progetto innovativo di vendita che introduce una shopping experience completa, personalizzata e gratificante, in linea con ciò che oggi chiede l’individuo-consumatore.”

Prodotti di lusso, uno su dieci è contraffatto e sul web dilaga il “tarocco”

Un prodotto fashion e di lusso su dieci acquistato negli ultimi 12 mesi è contraffatto. Un problema che riguarda soprattutto l’e-commerce: tre prodotti contraffatti su quattro sono stati comprati infatti online da consumatori che credevano di acquistare un prodotto autentico, mentre solo un prodotto contraffatto su quattro è stato acquistato in un negozio fisico. Sono i dati diffusi da Certilogo, l’azienda fondata nel 2006 a Milano e che fornisce l’unica tecnologia per l’autenticazione dei prodotti grazie a un meccanismo di collaborazione tra brand e consumatori perché questi ultimi possano identificare i prodotti contraffatti, sia nei punti vendita fisici sia online, utilizzando il proprio smartphone o il pc con una connessione Internet. I brand che scelgono Certilogo contrassegnano ciascun prodotto con un codice univoco che il consumatore può “punzonare” attraverso un autenticatore disponibile online o tramite app. A oggi, il servizio – che ha un portafoglio di oltre 50 aziende leader tra cui Versace, Diesel, Sandvik, Campagnolo, per un totale di 100 milioni di prodotti garantiti – è stato utilizzato da circa 1,4 milioni di consumatori che hanno potuto avere la sicurezza di acquistare un prodotto autentico. Le autenticazioni Certilogo sono aumentate negli ultimi quattro anni del 140%, raggiungendo la cifra di quasi 300mila da ottobre 2015 a oggi. Una tutela che però rappresenta ancora una goccia nel mare dei “tarocchi”. I prodotti contraffatti nel mondo hanno sottratto in un anno circa 1,8 miliardi di dollari all’economia in chiaro, danneggiando non solo i consumatori, ma anche i marchi e le autorità fiscali

Attualmente Certilogo opera in circa 170 Paesi, primi fra tutti Regno Unito (67.942 autenticazioni), Stati Uniti (31.600), Corea del Sud (26.011), Italia (25.571) e Cina (22.662). Dei circa 300mila prodotti sottoposti ad autenticazioni negli ultimi 12 mesi, circa 27mila (il 9,7%) si sono rivelati falsi.

L’approccio “crowdsourcing” alla verifica dell’autenticità sembra garantire in modo semplice e intelligente la qualità dei prodotti e i consumatori che li acquistano. «Stiamo aiutando milioni di persone – dice il Chief Business Officer di Certilogo Jim Evans – a risolvere un problema che sembrava non avesse soluzione, coinvolgendo tutti gli attori della catena del valore, dai brand ai retailer autorizzati ai consumatori. La piattaforma Certilogo rafforza i brand, traccia e monitora i prodotti dalla produzione ai punti vendita, successivamente abilita i consumatori finali a verificare l’autenticità dei propri acquisti, sia se effettuati in store fisici sia online. Tutto il processo è monitorato, dall’inizio alla fine».

I sei trend digitali del 2017 che i Retailer non possono ignorare

Sei: sono sei i trend digitali che nel 2017 varrà la pena seguire con attenzione e sfruttare con lungimiranza. Parola di Oliver Guy, Global Industry Director for Retail di Software AG, che – in proposito – afferma: “I retailer che sfrutteranno al meglio questo ‘retail moment’ saranno veramente capaci di soddisfare le promesse al cliente in quanto disporranno di una visibilità completa delle scorte in tempo reale, introdurranno dispositivi tecnologici nei loro negozi e riusciranno a prevedere i desideri dei consumatori”.

Ma vediamo nel dettaglio cosa ci aspetta per quest’anno:

1)A come “Amazonizzazione”

Ci si troverà di fronte ad un’ulteriore “Amazonizzazione” del settore retail, con nuove realtà entranti sul mercato che – così come i retailer già presenti – troveranno nuovi modi per vendere, soddisfare e consegnare prodotti a clienti esigenti, nonché spesso impazienti.

2) C come (nuovi) Canali

Sempre meno intermediazione: i retailer si connetteranno a nuovi canali per coinvolgere direttamente i clienti, sfruttando anche il “conversational commerce”. Esempi in questa direzione: Amazon Echo, i Bot su Facebook Messenger o Siri della Apple.

3) Nuovi approcci

La completa visibilità del magazzino e delle scorte in tempo reale diventerà concreta: molti retailer realizzeranno che un programma rip-and-replace per i principali sistemi di merchandising, stoccaggio e assortimento dei punti vendita non rappresenta la soluzione migliore né la più rapida. I più intraprendenti cercheranno di ricorrere ad altri approcci, come l’utilizzo dell’in-memory caching insieme al messaging ad alta velocità al fine di fornire in tempo reale i livelli di giacenza lungo ogni sede, canale, negozio e spedizione.

4) Hi tech per attrarre i clienti

Innovazione sempre più spinta per non deludere la clientela che si reca nel negozio fisico. E i retailer si stanno attrezzando in tal senso, ricorrendo ad innovazioni come robot in grado di fornire indicazioni, chioschi per gli ordini in-store e “specchi magici” per provare i vestiti.

5) L’IoT in cucina

L’IoT diventerà parte integrante delle cucine con dispositivi quali Amazon Echo, Hiku e altri ancora che permettono ai clienti di aggiungere prodotti alle loro liste della spesa. Il conversational commerce sarà un precursore dell’Intelligenza Artificiale e del “cognitive commerce”, che si diffonderà negli anni a venire.

6) Anticipare i desideri dei clienti

L’avvento della “customer experience preventiva” permetterà ai retailer di gestire le aspettative dei clienti sempre più all’inizio del processo di vendita. Ciò, a sua volta, potrà aiutare i retailer a consolidare l’attaccamento emotivo al loro marchio, grazie alla possibilità di offrire ai clienti quello che desiderano prima che essi si rendano conto di volerlo.

Spumante e moda in cima alle liste di Natale, impennata del mobile commerce

Addio slitta, Babbo Natale va su internet e fila veloce. Nelle feste del 2016 spenderemo 3,6 miliardi per acquistare regali attraverso l’e-commerce. Ce lo racconta uno studio internazionale condotto dal Centre for Retail Research per RetailMeNot, il marketplace di offerte digitali più grande al mondo presente in Italia da marzo 2016, per raccontare le nostre abitudini e i regali che troveremo sotto l’albero. Una tendenza confermata anche dallo studio condotto da Ixè per Coldiretti, secondo cui in questo Natale quattro italiani su dieci hanno deciso di acquistare i propri regali online. Internet in realtà è un protagonista a tutto tondo delle festività degli Italiani, che lo prediligono per la prenotazione last minute dei viaggi o soggiorni in agriturismo. E che lo utilizzano come punto di riferimento per la scelta del menu delle feste (il 25% degli italiani partecipa a community/blog/chat in internet centrate sul cibo, mentre il 53% almeno una volta lo ha utilizzato per confrontare prezzi o raccogliere informazioni sulla qualità dei prodotti alimentari).

 

L’anno dello spumante, ma anche le lenticchie vanno forte

A proposito del menu delle feste, secondo un’altra indagine di Coldiretti è lo Spumante il vero prodotto immancabile sulle tavole degli Italiani, con un 89% di consumatori, seguito un po‘ a sorpresa dalle lenticchie (88%) che beneficiano delle tendenze salutistiche (ricordiamo che si sta chiudendo l’anno internazionale dei legumi voluto da Fao), dalla solidarietà con le aree terremotate dove le coltivano e della loro fama di portafortuna. Il panettone batte 75-72 il pandoro, mentre il 56% degli italiani consumeranno salmone pur senza abbandonare il pesce italiano. Sono una minima parte invece coloro che daranno un tocco di lusso al loro menu con ostriche (9%) e caviale (8%). Si registra anche un forte ritorno in cucina con ben il 46% dei responsabili della preparazione dei pasti che dichiara di preparare personalmente i dolci della tradizione da offrire sulla tavola delle feste.

 

Tra i regali vincono moda, giocattoli ed elettronica, ma ritornano i libri

Anche RetailMeNot.it stila una classifica delle principali voci di spesa legate al Natale effettuate sia online sia nei negozi fisici, mettendo al primo posto i regali (il 56% del budget delle feste), con una spesa di 251 Euro per famiglia, seguita da quella per alimenti e bevande (33% del budget), cioè 145 Euro per famiglia. In totale, in Italia, il budget per Natale tra regali, cenone, viaggi e addobbi si aggira intorno ai 444 Euro per famiglia. I regali impacchettati saranno articoli di moda, per una spesa di 28 Euro a persona, equivalente al 22% del budget; giocattoli, per una spesa di 27 Euro; e articoli di elettronica, per 24 Euro. In totale, quest’anno, ognuno di noi spenderà in media 130 Euro per i regali. Sotto l’albero vedremo anche regali in denaro e gift card per un valore di 13 euro. A sorpresa, il settore dei libri ed entertaiment crescerà del 13% rispetto l’anno scorso.

 

Via tablet per famiglie, via smartphone per Millennials

La ricerca analizza anche gli strumenti usati per l’acquisto online dei regali. Ebbene, sempre più spesso le letterine elettroniche sono spesso inviate tramite dispositivi mobili: circa un terzo degli acquisiti, il 33% per un valore di 1,2 miliardi, con un aumento dell’86% rispetto al 2015 (640 milioni di euro). L’utilizzo del tablet è infatti triplicato rispetto il 2015 con un aumento del 200%, mentre quello dello smartphone è cresciuto del 45%. I mittenti delle letterine digitali sono di due tipi: i Millennials, la generazione dai 20 ai 35 anni, molto più incline a fare shopping online utilizzando i propri smartphone perché molto più disinvolta nell’uso del cellulare; e gli amanti del tablet. Quest’ultimo è un dispositivo particolarmente indicato per gli acquisti svolti in famiglia perché visualizzabile da più persone.

L’e-commerce annulla inoltre le distanze. Sempre più spesso acquistiamo su internet da negozi all’estero: quest’anno abbiamo già speso su questi siti 174 milioni di euro, +35% rispetto al 2015, una somma pari al 5% del totale delle spese online di Natale.

Sfida multicanalità: Lidl testa un format a Berlino, Carrefour consegna in un’ora a Parigi

Dopo l’entrata di Amazon, la Gdo è sempre più multicanale: Lidl testa un format per il click and collect a Berlino e Carrefour consegna in un’ora a Parigi.

La notizia è succosa: secondo il settimanale tedesco Lebensmittel Zeitung Lidl starebbe testando a Berlino nel quartiere di Schöneberg un nuovo format Express votato alla multicanalità. Qui si possono infatti ritirare gli acquisti anche freschi fatti online, velocemente grazie alle casse dedicate al click and collect. L’assortimento di prodotti sarà invece limitato e punterà su convenienza e largo consumo. Lidl in Germania opera con il click and collect per la sua offerta non food, ma aveva già annunciato che a dicembre sarebbe partito con un test nel fresco e surgelato. Colpisce il fatto che anche una catena discount come Lidl stia approcciando la strategia multicanale, consapevole di quanto le richieste della clientela si stiano spostando verso questa direzione, complice la propensione e l’abitudine sempre più frequente all’e-commerce o al click and collect della clientela.

Insomma, l’accelerazione causata dall’ingresso a gamba tesa di Amazon sui mercati europei si sta facendo decisamente sentire. Dopo Sainsbury’s a Londra, ora anche Carrefour è partita con la consegna della spesa in un’ora in Francia. Livraison express è per ora limitata a Parigi e Neully-sur-Seine. Su una selezionata gamma di prodotti, per ora 2000, prevede una finestra di consegna di mezz’ora, dà la possibilità di tracciare la consegna, costa 4,90 euro e viene effettuata in bicicletta grazie all’accordo con la start-up Stuart Delivery.

In Italia la consegna in un’ora della spesa anche di prodotti freschi ad oggi è disponibile solo nell’area milanese grazie ad Amazon Prime Now, che ha attivato partnership con U2 Supermercati e Natura Sì, oppure con il servizio di Supermercato24.

Anche i giocattoli si scelgono (e si comprano) online

I giocattoli? Gli italiani li cercano online, meglio ancora se su Amazon. È uno dei risultati più significativi di un sondaggio condotto in vista del Natale 2016 da Bem Research su un campione di 500 persone. Ebbene, il 39,1% degli intervistati ammette di cercare i prodotti su Amazon e siti simili, mentre il 23,7% su Google, il 4,9 sui siti web delle aziende produttrici e lo 0,4 sui social, per un totale del 68,1% che fa comunque della Rete il primo strumento informativo. Il 29% del campione, invece, preferisce ancora recarsi nei punti vendita per chiedere informazioni e guardare da vicino il giocattolo, mentre il restante 3% si affida ai consigli di parenti e amici.

Sono soprattutto gli uomini a preferire Amazon e gli altri siti di marketplace: 46,5% contro il 32,2% delle donne, che invece sembrano ancora prediligere un approccio più analogico all’acquisto di un giocattolo, con un’incidenza quasi doppia rispetto all’altro sesso nell’utilizzo dei tradizionali canali di vendita (38,3% contro 20,3%). Gli uomini si mostrano più tecnologici anche nella predisposizione a “googlare” i giocattoli (28,0% contro 18,9%) mentre le donne visitano molto di più i siti delle aziende (7,0% contro 2,8%). Abbastanza simili le percentuali di coloro che interpellano amici e parenti, comunque piuttosto trascurabile: 2,6% tra le donne, 3,3% tra gli uomini.

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Stratificando il campione per età, naturalmente sono i più giovani, quelli della fascia di età tra i 18 e i 24, a preferire un approccio elettronico all’acquisto di un giocattolo. Comunque fino ai 54 anni la consultazione di Amazon risulta nettamente prevalente, mentre dai 54 in su c’è il sorpasso e vince la visita al negozio. Guardando alla classificazione in base all’area di residenza, zone rurali e suburbane risultano essere quelle più digitali, con un dato rispettivamente del 74,3% e del 69,5% delle voci aggregate che riguardano Amazon, Google, i siti e i social. Le aree urbane si fermano al 66,1%. Dati naturalmente inflluenzati dalla minore disponibilità di punti vendita fuori dalle città.

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«I siti di marketplace – spiega Mariachiara Marsella, Web marketing manager di BEM Research – possono essere un utile strumento a disposizione delle aziende che vogliono vendere online, ma non dovrebbe essere l’unico strumento, soprattutto se parliamo di grandi brand. Chi si muove su larga scala sicuramente ha la possibilità di organizzare nel modo migliore le informazioni presenti sul suo sito facilitando l’acquisto, la condivisione sui social e la fidelizzazione degli utenti attraverso l’analisi dei dati».

Ma torniamo alla ricerca. Interessante la classifica dei brand ritenuti più affidabili nell’acquisto online dagli intervistati. In testa c’è nettamente Toys Center con 67,4 punti indice su 100, molto indietro Trudi (43,5), Lego (43,0), Disney Store (38,1) e Flying Tiger (33,6). L’indice medio è piuttosto basso (31) e comunque in calo del 3,2% su base mensile.

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Il comparto dei giocattoli, che in Italia vanta una lunga tradizione, ha subito forti tensioni negli ultimi 15 anni arrivando a perdere nel picco negativo della crisi, nel 2013, il 40% rispetto al 2009. Negli ultimi tre anni timidi segnali di inversione di tendenza fanno ben sperare. E le vendite su internet, per le quali c’è ancora molto da fare, potrebbero essere la chiave per il superamento definitivo della crisi.

Amazon a Milano va offline con un villaggio reale per promuovere il Natale Prime Now

Una settimana di eventi in Piazza Castello a Milano. È il Villaggio Amazon Prime Now allestito dalla grande azienda americana leader nel commercio elettronico fino a domenica 18 dicembre per presentare le novità del Natale, dai regali in pronta consegna ai prodotti per cenoni e pranzi. Un piccolo e raffinato chalet, uno spazio che ricrea gli ambienti casalinghi e presenta tutti i prodotti acquistabili tramite l’app Prime Now; e un vero e proprio punto di ritrovo per tanti eventi, in un luogo tranquillo di Milano e però molto vicino alle vie dello shopping natalizio.

L’evento vuole far conoscere a milanesi e turisti e a chi non se ne serva già l’app Amazon Prime Now che può consegnare il regalo natalizio in un’ora o in una finestra di due ore a Milano e in 46 comuni dell’hinterland dalle 8 a mezzanotte, 7 giorni su 7, incluso il 24 dicembre. Dai giocattoli all’elettronica di consumo, passando per libri e prodotti per la cura della persona, lo chalet mostra un’ampia gamma di regali che possono essere acquistati anche all’ultimo momento e fare così una sorpresa fino alla mezzanotte del 24 dicembre. Saranno inoltre presenti tutti gli strumenti e gli ingredienti, dalla carne al pesce fresco passando per le specialità culinarie di Puglia e Calabria, utili per la preparazione del cenone, del pranzo di Natale o come idea regalo per gli amici più golosi.

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Appuntamenti tra libri, solidarietà e bambini

Nel corso della settimana numerosi ospiti animeranno lo chalet di Amazon Prime Now. Giovedì 15 tra le 15 e le 17 saranno di scena i TheShow (youtuber e vincitori dell’ultima edizione di “Pechino Express”), che racconteranno il nuovo libro “Fallo”. Da mercoledì 14 L’Oréal offrirà un servizio di make up per tutti coloro che vorranno aggiungere un tocco speciale al proprio trucco delle feste. Venerdì 16 e sabato 17, alle ore 18.00, un mastro birraio farà degustare alcune birre artigianali di Birra Poretti e proporrà degli abbinamenti dal mondo formaggi President, offerti da Lactalis, e Salumi Pasini. Sabato 17 alle 11.00, va in scena la dolcezza: un grande calendario dell’avvento firmato Mulino Bianco regalerà tante sorprese a grandi e piccini. E la dolcezza continua anche domenica 18 dicembre con Mondelez e con il maxi Toblerone da 4 kg, che garantiranno una merenda a base di cioccolato e snack gustosi. A partire da venerdì per tutti i bambini ci sarà uno stand per il trucco, per trasformare i più piccini nei propri animali preferiti.

Infine, due appuntamenti importanti: a partire da venerdì 16, dalle 14.00 alle 21.00, le magnifiche voci di un coro gospel aggiungeranno un tocco di magia, mentre domenica 18 la Fondazione Archè sarà ospitata all’interno dello spazio Prime Now per far conoscere la propria attività sensibilizzando il pubblico milanese; da anni, infatti, la fondazione si prende cura di mamme e bambini con problemi familiari, di fragilità o maltrattamenti.

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Tutti gli iscritti Prime possono scaricare da subito l’app Prime Now, disponibile per i dispositivi iOS e Android, verificare i CAP coperti dal servizio e chiedere di ricevere le notifiche per sapere quando il servizio sarà disponibile nella propria area. Inoltre, per verificare i CAP raggiunti dal servizio, i clienti possono visitare www.amazon.it/primenow. La consegna in un’ora è disponibile per i CAP raggiunti da questa modalità di consegna al costo di 6,90 euro; non sono previste spese di spedizione scegliendo di ricevere il proprio ordine in finestre di due ore. Il servizio è attivo dalle 8 di mattina a mezzanotte, sette giorni su sette. L’importo minimo per gli ordini Prime Now è 19 euro. L’abbonamento ad Amazon Prime è disponibile per 19,99 euro all’anno. I primi 30 giorni sono gratuiti per i nuovi iscritti. I clienti possono iscriversi al link www.amazon.it.

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