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E alla fine, anche da noi è Black Friday-mania

Folle con sacchi a pelo fuori dalle porte dei grandi magazzini pronti ad affrontare la notte che avanza, con i fiocchi di neve che cadono. Obiettivo: shopping. Succede solo negli USA, d’accordo, ma non solo per l’arrivo dell’ultimo prodotto Apple o consolle di giochi. Succede una volta l’anno, da 50 anni circa, in occasione del Black Friday, il venerdì dopo il giorno del ringraziamento quando tradizionalmente i negozi americani applicano sconti pazzi prima delle feste di Natale. Alle prime luci dell’alba livida di novembre, perché l’apertura è anticipata anche alle 4 di mattino, parte l’epocale parapiglia, con corse sul filo della rissa per accaparrarsi gli affari migliori.

Poi arriva Amazon, grande scardinatore di usi e costumi consolidati, con due conseguenze: il Black Friday esce dalla cultura tipicamente anglosassone e invade il mondo. Ma anche, da giorno solitario dove far follie e rischiare il malleolo per accaparrarsi quell’imperdibile promozione da ora o mai più, segno dei tempi e della crisi del commercio, il Venerdì Nero s’allunga a dismisura e prolunga sconti e promozioni ad una o due settimane. Seguito da negozi fisici, supermercati, marchi di cosmesi e chi più ne ha più ne metta.

In calo di consensi il Cyber Monday “puro”, il giorno degli sconti nei siti di e-commerce, relitto di un’epoca in cui gli acquisti si facevano non da smartphone, come fanno tutti ora, ma dal computer dell’ufficio, il lunedì dopo il fine settimana dedicato alle spese natalizie. Si comprava ciò che non s’era trovato in negozio, oggi è piuttosto il contrario. Il New York Times consiglia addirittura di evitare folla e stress del venerdì fatale e comprare tutto online, che tanto i migliori “bargain” si trovano oramai lì, giorno e notte e senza orari.

Pare proprio insomma che questo sia l’anno del Black Friday in salsa italica, non se n’è mai parlato tanto qui da noi. Amazon l’ha allungato a 11 giorni, Carrefour propone due giorni di sconti al 20%. Un cambio netto di prospettiva, se si pensa al sistema dei saldi italiano (che son sempre partiti, rigorosamente, dopo Natale). Un sistema tuttora imposto per legge (cui l’e-commerce comunque sfugge).

E, se come sempre Amazon ha fatto strada, ed è già nel pieno della campagna sconti che culminerà proprio venerdì prossimo, non è certo il solo: secondo Rocket Fuel, agenzia di marketing digitale, “il 35-40% dei nostri clienti, ovvero tutti gli e-commerce di Retail&Shopping, stanno pianificando offerte e budget ad-hoc per i cinque giorni che vanno da uno/due giorni prima del Black Friday fino al Cyber Monday. In media ogni cliente che opera nell’e-commerce sta pianificando il 20% in più del budget che normalmente pianifica in un mese. Tutto da concentrare in questi giorni con messaggi pubblicitari specifici” spiega Enrico Quaroni, Regional Director Southern Europe e MENA Region di Rocket Fuel Inc.
Intanto Google ci mette lo zampino, e, in vista del traffico aumentato tipico del venerdì nero, lancia una nuova funzione: la segnalazione dell’affollamento di negozi, bar, musei, e ristoranti in tempo reale, basata sul conteggio anonimo degli utenti. Compare come barre rosse negli Orari con il maggior numero di visite in Google Search e Map. Come dire: sovraffollamento? Se lo consoci, lo eviti.

Come si diceva, in Italia il periodo precedente l’apertura ufficiale dei saldi (inizi di gennaio) è regolamentato da leggi regionali, che impediscono di effettuare promozioni. In Lombardia ad esempio vige il divieto di fare sconti dal 25 novembre (proprio il giorno del Black Friday) al 5 gennaio, primo giorno di saldi. Tanto che Confcommercio Varese ha organizzato una giornata di sconti per giovedì 24. Anche quest’anno si prevedono infrazioni, mentre l’anno scorso sono arrivate multe anche salate ai commercianti. che chiedono, quanto meno, regole condivise per tutti, piccoli negozi e grandi catene.

 

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Ma perché “Venerdì nero”?

Il nome ha origine controversa; la tesi più accreditata riguarda il fatto che solo il primo vero giorno di shopping natalizio i commercianti registrino conti in positivo ovvero in nero, m il nome potrebbe anche derivare dal giorno nero per il traffico cittadino, e sarebbe stato coniato dalla polizia di Philadeplhia all’inizio degli anni ’80. Ora, per i corsi e ricorsi della storia, il venerdì nero del traffico potrebbe trasferirsi dai centri città alle autostrade: un parlamentare britannico ha lanciato l’allarme per la sicurezza stradale posto da centinaia di guidatori di camion e Tir costretti a lavorare anche 20 giorni di fila per consegnare pacchi degli acquisti e-commerce, su e giù per il Paese.

Logistica contrattuale a 79,8 miliardi di euro di fatturato, +1,2% spinta dall’e-commerce

La logistica cambia pelle e cresce, spinta da un’omnicanalità sempre più diffusa anche da noi. Nel 2016 la Contract Logistics in Italia raggiunge 79,8 miliardi di euro di fatturato, +1,2% in termini reali, dopo due anni di segno positivo (+2,6% nel 2015 e +1,4% nel 2014) sostenuti dall’aumento del traffico merci, dall’export e da una tiepida ripresa del PIL. Il calo del numero di aziende nella logistica conto terzi del periodo di crisi (-14% dal 2009 al 2013) si è arrestato: nel 2014 le aziende sono poco più di 97mila tra autotrasportatori, corrieri, gestori di magazzino, operatori logistici, spedizionieri, gestori di interporti/terminal intermodali e operatori del trasporto ferroviario/combinato strada-rotaia. Cresce il fatturato medio dei Top Player (nel 2014 dal 3,5% al 4,3%). E cresce la terziarizzazione che rappresenta il 40% delle attività logistiche del 2014: se la logistica vale 109 miliardi in Italia, il mercato della Contract Logistics (il fatturato degli operatori al netto del valore del subappalto) è pari a 43,5 miliardi di euro. Sono i dati forniti dall’Osservatorio Contract Logistics della School of Management del Politecnico di Milano.

È un mondo in evoluzione quello della logistica dunque, che vede nella distribuzione dell’ultimo miglio in città affermarsi nuove iniziative “green”, come la consegna in bicicletta o con veicoli elettrici (neecssaria anche per accedere a zone a traffico limitato), abbinate a servizi aggiuntivi che rispondono a esigenze specifiche dei consumatori (come la distribuzione dei prodotti in una rete di negozi o l’installazione a casa). Si espandono i network di distribuzione di fronte a ordini sempre più piccoli e alla necessità di una rete estesa e capillare. E continua la rivoluzione digitale del settore, co el aziende sempre più interessate a soluzioni come Smart glass, Workflow scheduling, Load building, RFId, Sensoristica, Dematerializzazione e digitalizzazione documentale per il trasporto, piattaforme collaborative e Logistics App.

«Dalla ricerca emerge il quadro di una logistica sempre più complessa per l’aumento della gamma, la frammentazione degli ordini, la disomogeneità delle richieste dei consumatori e dei punti vendita, ma che grazie alle nuove tecnologie diventa sempre più ‘smart’ – spiega Gino Marchet, Direttore scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics –. Il digitale, nell’epoca della quarta rivoluzione industriale, è un elemento quasi imprescindibile per migliorare l’efficienza e l’efficacia dei processi, in particolare grazie ad un utilizzo sempre più intelligente e tempestivo delle informazioni. E l’interesse espresso da aziende committenti e fornitori di servizi logistici per le nuove tecnologie testimonia la voglia del settore di innovare e di avere un atteggiamento positivo rispetto a queste opportunità».

L’omnicanalità spinge soluzioni smart

In un contesto di forte cambiamento in cui le vendite online mostrano una crescita a doppia cifra, lo sviluppo di una strategia omnicanale porta le aziende tradizionali a riconfigurare i modelli logistici spesso anche attraverso sinergie con i canali di vendita tradizionali, diventate sempre più necessarie perché le iniziative siano sostenibili economicamente.

«Dalla nostra indagine – dice Damiano Frosi, Ricercatore senior dell’Osservatorio Contract Logistics – emerge un mondo ancora in costruzione sul fronte omnicanale, in cui gli operatori sono alla ricerca di sinergie in tutte le fasi del processo: dalla gestione delle scorte, alla gestione del magazzino, fino alla distribuzione. In questa evoluzione il compito della logistica è rendere coerenti le scelte strategiche e operative affinché il processo sia davvero ‘smart’, utilizzando tutte le leve a disposizione, sia la tecnologia che i processi e le persone»

La configurazione del modello logistico risente delle peculiarità degli specifici settori. La ricerca ne ha studiati tre: produttori alimentari, GDO e retailer no food. I produttori del settore alimentare spesso percepiscono il canale eCommerce B2c come uno strumento per rafforzare il proprio brand, integrare la gamma ed aumentare le vendite del canale tradizionale, ma dal punto di vista logistico il canale tradizionale e l’eCommerce B2c risultano ancora separati. Nella GDO diverse grandi insegne hanno attivato il canale eCommerce B2c in risposta all’ingresso di nuovi competitor, con conseguenze sul sistema logistico nel coinvolgimento del punto vendita per l’attività di picking e in alcuni casi nella ricerca di sinergie tra canali in fase di distribuzione. Tra i Retailer no food invece l’eCommerce B2c è ormai ampiamente diffuso con volumi di vendita in crescita costante e nella logistica si osserva una forte ricerca di sinergie tra i diversi canali.

I volumi di vendita online spesso non sono ancora sufficienti a strutturare un network di distribuzione dedicato. Per questo, alcuni fornitori stanno sviluppando network ad hoc per supportare la crescita dell’eCommerce B2c, a partire dalle aree geografiche con maggior assorbimento di domanda (Milano, Roma e Torino rappresentano oggi il cuore delle consegne eCommerce).

Dash Button e Dash Replenishment: la spesa da Amazon è sempre più smart

Amazon lancia in Italia Dash Button, il dispositivo con connettività Wi-Fi che permette di ordinare nuovamente in tutta comodità i prodotti preferiti semplicemente premendo un pulsante, disponibile in preordine su Amazon.it.  Il rifornimento dei prodotti di uso quotidiano, nel momento esatto del bisogno, diventa così ancora più semplice.dash3

Con il pulsante Dash, infatti, i clienti Prime non dovranno più preoccuparsi di finire le scorte di beni di uso quotidiano,  ma quando si accorgono che un prodotto sta per terminare deve solamente premere il pulsante Dash per ordinarlo nuovamente.  Dash include oggi decine dei marchi più utilizzati, tra cui Ace, Finish, Huggies, Scholl e molte altre. Il pulsante Dash è disponibile in esclusiva per i clienti Prime senza costi aggiuntivi. Il cliente può acquistare un pulsante al costo di 4,99 euro su Amazon.it e ricevere uno sconto dello stesso importo sul primo ordine effettuato. I clienti Prime possono preordinare Dash Button oggi alla pagina www.amazon.it/dashbutton e le spedizioni partiranno il 15 novembre.

Amazon annuncia, inoltre, la disponibilità in Europa di Amazon Dash Replenishment. Dash Replenishment è il servizio cloud che consente ai produttori di dispositivi di abilitare i propri prodotti dotati di connettività in modo che ordinino in automatico gli articoli da Amazon, utilizzando un semplice set di API. Ad esempio, una lavatrice può ordinare il detersivo o una stampante può effettuare un nuovo ordine di inchiostro quando la scorta sta per terminare. Tra i produttori di dispositivi che stanno lavorando sull’integrazione con Dash Replenishment sono presenti Grundig, KYOCERA, Samsung e Whirlpool insieme a Beko, Bosch e Siemens per quanto riguarda gli elettrodomestici. Per saperne di più è possibile visitare la pagina www.developer.amazon.com/drs.

I seguenti Dash Button sono disponibili a partire da oggi su www.amazon.it/dashbutton:

Ace
Barilla
Biorepair
Brabantia
Caffè Vergnano 1882
Dash
Derwent
Durex
Fairy
Finish
GBC
Gillette
Huggies
Kleenex
L’Angelica
Lines
Lines Specialist
Mulino Bianco
Nerf
Nobo
Pampers
Pellini
Play-Doh
Rexel
Scholl
Scottex
Scottonelle
Tampax

L’E-commerce nel 2016 cresce del 18% a 19,6 miliardi, +30% per Food & Grocery

Sempre più su, anche se ancora indietro rispetto ai principali Paesi occidentali, Cina, Usa e, in Europa, Uk, Francia e Germania: l’E-commerce B2c nel 2016 registra un giro d’affari che sfiora i 20 miliardi di euro, tra prodotti (9 miliardi) e servizi (10,6 miliardi) e fa segnare un +18% sul 2015. Oggi la penetrazione dell’E-commerce sul totale acquisti retail è del 5%, e siamo il 22° Paese per movimentazioni. Il digital divide degli acquisti online nel nostro Paese resta insomma, anche se molto si sta muovendo. Prova ne è l’aumento della quota di prodotti rispetto ai servizi, al 46%, ed è da segnalare l’avanzata ormai inarrestabile del mobile commerce, cresciuto del 63% a 3,3 miliardi di euro.

Considerando i settori, il Turismo (+10%) si conferma il primo comparto dell’E-commerce italiano, ma a crescere a tasso più sostenuto sono Informatica ed elettronica di consumo (+ 28%), Abbigliamento (+ 27%) e, tra i settori emergenti, si distinguono Arredamento e home living (+48%) e Food & Grocery (+30%). A Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano, abbiamo dunque chiesto di farci un punto della situazione del settore, alla luce dei nuovi dati.

 

Amazon Logistics apre ad Origgio il terzo deposito di smistamento

By Scott Lewis https://www.flickr.com/photos/99781513@N04/

Amazon apre un nuovo deposito di smistamento a Origgio (VA), che occupa una superficie di 8.000 metri quadri; si tratta di un tassello ulteriore nella strategia che il colosso dell’e-commerce sta portando avanti con successo: presidiare capillarmente il territorio, potenziando le consegne in “tempo reale”. Il deposito di Origgio, infatti, permetterà di incrementare la capacità e la flessibilità delle sue attività in tutta la Lombardia, andando incontro alla richiesta di un servizio di consegna di qualità da parte di un crescente numero di consumatori. Si tratta del terzo deposito di smistamento per Amazon Logistics nel Paese, dopo l’entrata in attività del centro di Avigliana (Torino) lo scorso 25 luglio e del centro di Porto di Mare (Milano), aperto solo 21 giorni fa, il 21 Settembre scorso.
Philippe Hemard, Vice Presidente europeo di Amazon Logistics, ha dichiarato: “La crescita delle attività di Amazon in Lombardia testimonia quanto velocemente il nostro mercato si stia espandendo in Italia: apriamo questo nuovo deposito di smistamento per avvicinarci ulteriormente ai nostri clienti e garantire loro un servizio di consegna sempre più rapido e flessibile”.

“L’apertura del deposito di Amazon – ha commentato Mario Angelo Ceriani, Sindaco di Origgio –  è una buona notizia per Origgio: questo nuovo centro creerà nuove opportunità di business e posti di lavoro sul territorio. La scelta di Amazon conferma l’attrattività della nostra città, che già ospita le sedi di diverse aziende italiane e internazionali”.

Amazon Prime Now apre anche alle “Specialità calabresi”

Amazon Prime Now continua ad ampliare la propria offerta di prodotti tipici regionali (recapitati a casa per chi abita a Milano e in 46 comuni dell’hinterland del capoluogo lombardo), estendendo la sua offerta alla categoria “Specialità calabresi”.

Grazie a questa nuova offerta sarà possibile permette di ricevere in un’ora o in una finestra di due ore prodotti freschi come la soppressata dolce e piccante DOP, la tradizionale nduja calabrese, la composta alla cipolla rossa di Tropea o la confettura ai fichi. E ancora filetti di tonno e sgombro al naturale o all’olio extravergine biologico, lingue di grano calabresi, pomodori secchi, taralli e frese, ma anche dolci tipici, come il tartufo di Pizzo e liquori.

Le “Specialità calabresi” si aggiungono all’ampia gamma di prodotti disponibili su Prime Now che già conta oltre 20.000 articoli tra pasta, pane e bibite e 30 tipologie di frutta e verdura. La nuova selezione si aggiunge alle prelibatezze enogastronomiche pugliesi già disponibili su Prime Now, prime di una serie di speciali categorie che valorizzeranno le eccellenze alimentari delle regioni italiane e che verranno proposte nei prossimi mesi.

Shopping on line: il busillis di costi e disservizi. E spunta il serial returner

Shopping on line sempre più sulla cresta dell’onda. Ma i clienti non sono sempre soddisfatti.

Per i disservizi in fase di consegna (a domicilio o sul pdv) ma anche per via dei costi o dei sistemi contorti con cui gestire i resi.

Ecco alcune delle evidenze emerse dalla nuova ricerca “JDA/Centiro Customer Pulse Report Europe 2016″, condotto da YouGov.

La survey realizzata online – coinvolgendo 8.190 acquirenti in Regno Unito, Germania, Francia e Svezia –  ha infatti rivelato che, nonostante la propensione a spendere di più (specialmente perché superando l’importo minimo, si bypassano le spese di consegna), i clienti continuano a non tollerare un servizio scadente.

In caso di delusione, infatti, ha espresso l’intenzione di rivolgersi a un altro retailer, quasi due terzi (63%) degli intervistati, con punte del 74% nel Regno Unito.

Click & Collect

Parliamo di un servizio in crescita, come dimostra il fatto che quasi la metà degli intervistati (49%) ha dichiarato di avere acquistato in modalità “Click&Collect”, con un aumento del 17% rispetto al 2014. I mercati di Francia (59%) e Regno Unito (54%) hanno registrato il tasso di adozione maggiore. Tuttavia c’è ancora qualcosa che non va:  la survey ha rivelato che 1 consumatore su 2 ha riscontrato problemi con le consegne a domicilio degli ordini online  effettuati negli ultimi 12 mesi.

“[….] Come si evince dalla nostra ricerca – ha commentato Jason Shorrock, Vicepresidente, Retail strategy EMEA di JDA  – le problematiche associate al “last mile” delle consegne a domicilio continuano a influire in modo negativo sull’esperienza dei clienti, che sono più propensi a rivolgersi ad un altro retailer se le loro aspettative non vengono soddisfatte. La buona notizia è che i consumatori sembrano essere propensi a superare gli importi minimi degli ordini se questo assicura loro una consegna o un ritiro gratuito. Oggi più che mai è importante offrire un servizio clienti eccellente, se non si vogliono compromettere  le relazioni con i consumatori e il fatturato”.

Valori minimi degli ordini

Ma quali sono le reason why di acquisto più diffuse? Il costo continua a essere il fattore più rilevante per gli acquirenti che ordinano articoli online con consegna a domicilio (50%). Seguono praticità (26%) e velocità (18%). È interessante notare che la velocità è un fattore molto più importante soprattutto in Germania (21%) e Francia (21%) rispetto a Regno Unito (16%) e Svezia (12%).

Nel corso degli ultimi 12 mesi, molti retailer hanno introdotto diverse misure, tra cui valori e addebiti minimi per gli ordini Click & Collect, con l’obiettivo di aumentare la profittabilità delle proprie operazioni online.  Nonostante la maggioranza (79%) dei consumatori indichi di essere disposta a superare gli importi minimi degli ordini, la ricerca mostra chiaramente come, in questo senso, sia dirimente per i consumatori l’opzione di consegna:  il 25% è propenso a farlo per una delivery il giorno stesso e il 22% per una consegna il giorno dopo, ma questa percentuale scende al 15% per le consegne standard (3-5 giorni). Le risposte inoltre variano a seconda dell’area geografica, con un terzo (33%) degli intervistati nel Regno Unito disposto a superare i valori minimi degli ordini per beneficiare di una consegna entro il giorno successivo, rispetto al 16% degli intervistati francesi.
Per quanto riguarda la consegna gratuita, i consumatori del Regno Unito mostrano la maggiore aspettativa, con quasi il 72% che si aspetta una consegna standard gratuita (3-5 giorni), percentuale nettamente inferiore in Svezia (61%), Germania (55%) e Francia (55%).

I resi: alla caccia dei serial returner

La questione è spinosa: la ricerca mostra che il 30% dei consumatori europei restituisce articoli in media due volte l’anno, con un ulteriore 25% che li rende tre o più volte. Complessivamente, il 46% degli intervistati ha effettuato resi poiché non soddisfatto. Un ulteriore 16% ha dichiarato di avere comprato diversi prodotti con l’intenzione di restituirne alcuni. È significativo notare che questa percentuale è maggiore in Germania (23%) e Regno Unito (19%), a indicare una possibile tendenza verso i “serial returner”.
“L’elaborazione dei resi online continua a porre una sfida sia operativa che finanziaria per i retailer. Allo stesso tempo sta avendo un’influenza crescente sulla scelta dei retailer con cui i consumatori decidono di effettuare acquisti online”, ha dichiarato Niklas Hedin, CEO di Centiro. “[…] Per i retailer diventerà sempre più importante identificare i “serial returner”, così da personalizzare al meglio le condizioni offerte per i resi e utilizzarle come fonte di maggior coinvolgimento dei clienti”.

Punti vendita, quale futuro?
Naturalmente in Europa la situazione nn è omogenea: molto dipende dal grado di maturità dei mercati. “Per i retailer internazionali – ha infatti commentato Jason Shorrock –  è importante comprendere queste differenze a livello regionale, in modo da personalizzare il proprio approccio per soddisfare specifiche esigenze locali”.

Comunque un dato è certo: nonostante gli ordini online con consegna a domicilio rappresentano la modalità più popolare negli ultimi cinque anni (61%), ancora un numero significativo di clienti dichiara di utilizzare il servizio Click & Collect (28%) o di utilizzare il punto vendita per fare acquisti e ritirare in negozio (35%) o per fare acquisti e optare per una consegna a domicilio (21%). Se ne deduce, quindi, che il punto vendita continuerà a svolgere un ruolo significativo nel settore retail in futuro.
Infine, un accenno a una recente tendenza che comincia, però, a delinearsi bene: quella dell’utilizzo dei servizi di fulfillment di terze parti, per consentire  il ritiro degli articoli presso luoghi quali stazioni ferroviarie e supermercati. Oltre un quarto (27%) dei consumatori ha dichiarato di essere propenso a utilizzare questi servizi in futuro, particolarmente popolari in Svezia (37%) e Francia (36%).

Birra artigianale veloce e direttamente a casa, con il sistema BEER BAR

Birra al di là degli schemi: ecco l’ultima novità firmata SodaStream. Si chiama BEER BAR ed è un innovativo sistema pensato per creare la birra a casa. Basta aggiungere acqua frizzante direttamente alla birra concentrata, fermentata alla perfezione.

Beer Bar è costituito dal gasatore SodaStream Genesis e dalla birra concentrata Blondie (da una bottiglia da 1 litro è possibile produrne circa 3 di birra), una birra doppio malto, leggera (grado alcolico 4,5%) e naturale, che ha un gusto autentico e delicato e un intenso aroma di luppolo.

Siamo felici di lanciare un nuovo brand dedicato ad un segmento in crescita, quello della Birra fai da te. È il prodotto perfetto per le feste a casa tra amici, davanti a una partita o per i momenti conviviali – dice Petra Schrott, Direttore Marketing e Comunicazione di SodaStream Italia”.

Beer Bar arriva in Italia dopo un lancio in Svizzera e in Germania e sarà disponibile al prezzo di € 99,90 sul sito e-commerce www.sodastream.it a partire dal 15 Ottobre e presso i migliori rivenditori SodaStream.

È inoltre in vendita la confezione regalo Blondie con una bottiglia di birra concentrata e due bicchieri da birra, al prezzo di € 17,99, e la bottiglia di Blondie al prezzo di € 7,49.

 

Carrefour innova ancora la sua piattaforma di e-commerce

Carrefour, inarrestabile, continua a migliorare il proprio canale e-commerce, che oggi (ecco l’ultimo step) vede una sempre maggiore integrazione tra i contenuti on line del sito carrefour.it e il servizio di e-commerce.

L’obiettivo lo spiega  Enrico Fantini, Responsabile e-commerce Carrefour Italia “Miriamo a garantire ai nostri clienti un’esperienza di navigazione e di acquisto sempre più facile ed ingaggiante. Con un solo click, ad esempio, è possibile ordinare tutti gli ingredienti necessari per realizzare la ricetta che si sta consultando sul magazine on line di carrefour.it. Prestiamo ovviamente particolare attenzione alle tendenze di mercato più vicine al target dei nostri clienti e-commerce ed è per questo che stiamo sperimentando alcune interessanti innovazioni dell’offerta. Ad esempio la possibilità di ordinare on line il sushi fresco preparato direttamente in punto di vendita, e riceverlo a casa con il resto della spesa. Per noi di Carrefour, comodità, flessibilità e qualità sono le parole d’ordine”.

Guerilla urbana

as3y8429-2-bisE per dare a questa novità l’onore della ribalta, Carrefour ha organizzato – insieme all’agenzia Essense un’installazione ad hoc sia lungo i Navigli a Milano che in Piazza Gnoli a Roma. Protagonisti di questo evento un centinaio di delivery boy, intenti ad arrampicarsi sugli edifici delle vie per consegnare la spesa direttamente a casa delle persone, portando con sé un sacchetto della spesa Carrefour. Niente paura, però: nessun rischio si tratta infatti di  omini realizzati attraverso una stampa 3D, p e indossano vestiti reali.as3y8450-2-bis

Sulle pettorine “Ghe pensi mi” per i milanesi e “Nun te scomodà” per i romani, veicolano un unico messaggio: “Goditi il tempo risparmiato, alla spesa ci pensa Carrefour”.

Hobby, tempo e relax

Sul concetto  di tempo risparmiato da poter dedicare ai propri hobby, l’insegna punta molto e vuole trasmetterlo ai propri clienti grazie anche alla campagna #OreSpeseBene. as3y7839-2-bisPer chi farà la spesa online su carrefour.it, ci sarà infatti un contest on line con cui è possibile vincere una tra numerose esperienze pensate da Carrefour, dal viaggio in elicottero all’attività total wellness, proprio per rimarcare il concetto per il quale, grazie alla spesa on line, le persone possono risparmiare del tempo che possono dedicare anche a se stesse.

 

Nella moda è sempre più e-commerce, 1,8 miliardi e cresce più di tutti (+25%)

È la categoria di prodotto che cresce più di tutte le altre (25% contro il 13,3% dell’e-commerce in generale) in Italia e in Europa, e, anche quando si acquista moda offline (e offline, al di là dei proclami, si svolgono oltre 9 acquisti su 10) la scelta è pesantemente influenzata dalla ricerca via smartphone. Lo rivela Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, in occasione della Milano Fashion Week SS 2017.

e-commerce-settori-modaIn Italia il settore moda vale il 5% del mercato retail, con un tasso di crescita medio annuo del 30% e un valore superiore a 1,8 miliardi di euro, +25% rispetto al 2015 (dati Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano). Ma è anche il primo settore per ricerca di informazione online prima di un acquisto tradizionale, dove l’abbigliamento, escluse le calzature, costituisce il 40,2%, al pari di un altro settore merceologico molto forte sul web come l’elettronica (computer, tablet e smartphone). Su 19 milioni di utilizzatori di smartphone connessi alla rete, il 72% ha cercato in negozio un prodotto che aveva già visto online. Le informazioni sono ricercate prevalentemente sui siti dei retailer (oltre il 40%), seguite dal sito del produttore/fornitore (35%), e dalla semplice ricerca in rete (31%). I siti comparatori di prezzi, gli articoli di magazine online e la condivisione tramite social invece per l’abbigliamento rappresentano una fetta minima, che non arriva al 30%.

moda-mobile«Il digitale influenza in maniera rilevante il momento dell’acquisto di prodotti fashion e luxury, dando vita a un’esperienza sempre più omnicanale – dice Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. Alla luce di ciò, i negozi fisici sono entrati significativamente nel gioco digitale: nell’8,6% dei 30mila punti vendita è infatti possibile ritirare un prodotto acquistato online. E la metà di questi permette anche di prenotare online un prodotto disponibile al momento nel punto vendita».

Se infatti le vendite online di prodotti luxury valgono ad oggi il 6% contro il 26% delle vendite pure in store fisici, il 68% delle vendite offline è influenzato da una prima esperienza online. La multicanalità sembra dunque la chiave di volta per il successo, ancor più in questo settore che sta assumendo, dopo un avvio molto lento, un ruolo di traino delle vendite online.

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