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È Internet il negozio più grande, e metà shopper acquistano anche all’estero

Quasi tre italiani su quattro tra coloro che frequentano abitualmente internet utilizzano la Rete come un grande negozio. Virtuale. E globale. Perché circa la metà degli shopper online fa acquisti anche su siti stranieri. Lo rivela la terza edizione dello studio “PayPal Cross-Border Consumer Research” realizzato con Ipsos, che ha preso in esame le abitudini di acquisto a livello nazionale e internazionale di oltre 28mila utenti in 32 Paesi. «Lo shopping internazionale – spiega Angelo Meregalli, general manager di PayPal Italia – rappresenta una notevole opportunità di espansione delle attività di business per i commercianti di tutto il mondo e una scelta sempre più diffusa per i consumatori. In PayPal abbiamo visto aumentare il volume di transazioni oltreconfine del 38% negli ultimi due anni: da 14 miliardi di dollari nel terzo trimestre 2014 a 19 miliardi di dollari nel terzo trimestre 2016. Anche il volume di pagamenti da dispositivi mobili con PayPal è aumentato del 56% rispetto allo scorso anno, pertanto sono evidenti i vantaggi diretti che i commercianti possono realizzare ottimizzando le esperienze di acquisto da dispositivi mobili».

 

Abbigliamento e Uk in cima

Molto vivace la situazione nel nostro Paese in base ai risultati dell’indagine PayPal – la piattaforma di pagamenti digitali che vanta 192 milioni di account attivi in tutto il mondo – il 73% degli internauti utilizza le opportunità offerte dall’e-commerce. Gli intervistati rivelano che la maggior parte delle loro spese online avviene tramite siti dedicati allo shopping utilizzando un browser internet (in media, il 75% del totale speso online), seguito da app dedicate allo shopping (15%) e siti social media (4%). In Italia chi fa shopping oltreconfine assicura che il 26% degli acquisti fatti su siti web in un altro Paese avviene utilizzando smartphone e tablet; inoltre, l’8% degli acquirenti “transfrontalieri” afferma di utilizzare per lo shopping online oltreconfine solo dispositivi mobili e non un Pc. Chi fa shopping oltre confine afferma di farlo più frequentemente in occasione del periodo natalizio (il 41% dichiara che in questo periodo fa shopping da siti oltre confine più che in altri momenti dell’anno), durante gli sconti stagionali (30%) e per il Black Friday (18%), un dato che può essere probabilmente spiegato in larga parte con la diffusione ormai internazionale di questa ricorrenza.

Il 41% degli adulti online italiani pensa che la spesa per acquisti online crescerà nel corso dei prossimi 12 mesi, e il 78% di questi pensa che la convenienza dello shopping online sia qualcosa che potrebbe causare questo aumento, seguita dai progetti per risparmiare maggiormente (35%) a indicare come l’aspetto economico sia una chiave di lettura importante per analizzare l’e-commerce in Italia. Solo il 4% degli adulti online pensa che il totale delle loro spese online si ridurrà nei prossimi 12 mesi. La proporzione di shopper online in Italia che dichiarano di aver fatto acquisti oltre confine negli ultimi 12 mesi è in lieve calo (49% nel 2016 rispetto al 51% nel 2015). Le categorie di prodotto maggiormente acquistate da chi fa shopping oltre confine attraverso siti in altri Paesi sono quelle dell’abbigliamento (vestiti, scarpe e accessori. 39%), elettronica di consumo (29%) e viaggi o trasporti (24%). La destinazione principale per lo shopping online oltre confine degli italiani è il Regno Unito (il 23% degli shopper online ha affermato di aver fatto un acquisto oltre-confine da un venditore in UK), seguita da Germania (21%) e Cina (17%), con un 9% di quanti hanno fatto acquisti all’estero che ha acquistato uno o più prodotti da commercianti negli Stati Uniti.

Allargando lo sguardo, si nota come l’Europa e il Nord America siano molto indietro rispetto all’Asia nel commercio online con l’estero, con meno del 15% di acquisti da un altro Paese effettuati con uno smartphone. Il 64% degli adulti online in Cina, il 39% in Russia e il 26% nel Regno Unito ha dichiarato di prevedere un aumento delle proprie spese online nei prossimi 12 mesi. Tra tutti gli adulti online intervistati in tutti i Paesi, quelli che prevedono di aumentare gli acquisti online sostengono che i motivi principali sono la praticità degli acquisti (76%), i cambiamenti del reddito disponibile (30%), la pianificazione di risparmi futuri (29%), i costi (27%) e tempi (27%) di consegna inferiori. Per la prima volta nei tre anni in cui è stato condotto il sondaggio, la Cina è la destinazione più popolare per gli acquisti online oltreconfine tra gli acquirenti globali (il 21% di tutti gli acquirenti online intervistati ha dichiarato di avere effettuato acquisti da siti Web cinesi negli ultimi 12 mesi), seguita da Stati Uniti (17%) e Regno Unito (13%).

 

Food&Grocery online a 575 milioni di euro, l’offerta avanza (e la domanda seguirà)

Tutti ne parlano, nel settore entrano continuamente nuovi attori (Amazon su tutti), le insegne si attrezzano, pullulano le strat-up, e gli acquisti alimentari via web in tutte le loro forme (dal food&grocery ovvero la spesa al supermercato ai prodotti enogastronomici e il vino, alla ristorazione) raggiungono nel 2016 i 519 milioni di euro, in crescita del 30% sul 2015: lo rivela  l’Osservatorio eCommerce B2C promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano. Crescono a doppia cifra il Grocery Alimentare (+40%), l’Enogastronomia (+17%) e la Ristorazione (+29%).

Numeri ancora piccoli certo, specie se comparati con altri mercati europei: il Food&Grocery in valore assoluto incide ancora marginalmente (3%) sul totale mercato eCommerce B2c italiano, pari a quasi 20 miliardi di euro.
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«L’incidenza degli acquisti online sul totale acquisti Retail è pari allo 0,35% nel 2016 -dice Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano -, una penetrazione significativamente inferiore sia rispetto a quella osservata in altri comparti merceologici più sviluppati – Abbigliamento (5%), Turismo (29%) – che rispetto ai valori registrati (tra il 2 e l’8%) nello stesso settore in altri mercati internazionali come Francia, UK, USA. Negli ultimi anni però si è assistito a una proliferazione di iniziative online, sia da parte dei retailer tradizionali sia da parte di Dot Com pure player (anche startup): l’aumento dell’offerta si è osservato indistintamente in tutti gli ambiti, dai prodotti da supermercato ai prodotti gastronomici, dal vino al cibo pronto e possiamo ritenere che siano state finalmente gettate le basi per uno sviluppo strutturato del settore».

 

Gdo online a 188 milioni

Gli acquisti di Grocery Alimentare valgono nel 2016 188 milioni di euro, in crescita del 40% rispetto al 2015. 

«Nel settore, contrariamente a quanto avviene mediamente nell’eCommerce B2c italiano, sono gli operatori tradizionali (retailer e produttori) a ricoprire un ruolo dominante, con il 67% del valore delle vendite nel 2016 – spiega Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano -. Tuttavia le Dot Com crescono a un tasso superiore e il loro peso passa dal 25% nel 2015 al 33% nel 2016. Visto lo stato embrionale di molte di queste iniziative, è lecito aspettarsi che le Dot Com incrementino il loro peso anche nei prossimi anni. Prendendo in esame la concentrazione di mercato, emerge che i primi 5 operatori del Food&Grocery generano il 68% delle vendite online, in linea con il 2015».

Nel Food&Grocery la componente principale – in termini di valore degli acquisti – è rappresentata dall’Alimentare, pari al 90% del comparto, per un valore di 519 milioni di euro, in crescita del 27% rispetto al 2015. La componente Health&Care pesa per il restante 10%. L’Alimentare è a sua volta composto per oltre il 90% dall’acquisto di prodotti Food e per meno del 10% dal Wine. In particolare, nel Food il 60% della domanda si riferisce all’acquisto di prodotti “secchi” (confezionati, incluso il caffè), il 31% ai “freschi” (prodotti a temperatura controllata, incluso il cibo pronto), il 7% alle “bevande” e il restante 2% ai “surgelati”.

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L’offerta avanza, la domanda arriverà, ma serve una customer experience migliore

Gli operatori presenti al convegno “Food online: l’appetito viene mangiando” (aziende di packaging e delivery, esperti di marketing e logistica) ne sono certi: la domanda langue perché finora non c’è stata un’offerta adeguata. Ma le cose stanno cambiando.

Sicuramente aumenta il nuemro di operatori sul mercato, però l’esprienza degli acquisti online pe quanto riguatda il Food&Grocerty va senz’altro migliorata: i clienti interpellati (in Italia sono 1,5 milioni) hanno giudicato mediocre o appena sufficiente l’espreienza in titte le sue fasi.

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Insomma c’è ancora da lavorare, anche se molto si sta facendo in termini di innovazione, come ha spiegato Samuele Fraternali, Ricercatore Senior dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano. «In tutti e 3 i settori possiamo notare una decisa tendenza all’innovazione sulla customer experience. Dal Click&Collect come alternativa alla consegna a domicilio, all’aumento di iniziative focalizzate sulla vendita di prodotti tipici di alta qualità, del fresco con consegna rapida e di ingredienti/box per la preparazione di ricette. La ristorazione controbatte con una maggiore attenzione all’elenco degli ingredienti contenuti all’interno del piatto – al fine di poter rispondere ad esigenze specifiche come diete, intolleranze e allergie – e alla garanzia di consegna dell’ordine in tempi brevi al fine di soddisfare l’urgenza del cliente”.

E alla fine, anche da noi è Black Friday-mania

Folle con sacchi a pelo fuori dalle porte dei grandi magazzini pronti ad affrontare la notte che avanza, con i fiocchi di neve che cadono. Obiettivo: shopping. Succede solo negli USA, d’accordo, ma non solo per l’arrivo dell’ultimo prodotto Apple o consolle di giochi. Succede una volta l’anno, da 50 anni circa, in occasione del Black Friday, il venerdì dopo il giorno del ringraziamento quando tradizionalmente i negozi americani applicano sconti pazzi prima delle feste di Natale. Alle prime luci dell’alba livida di novembre, perché l’apertura è anticipata anche alle 4 di mattino, parte l’epocale parapiglia, con corse sul filo della rissa per accaparrarsi gli affari migliori.

Poi arriva Amazon, grande scardinatore di usi e costumi consolidati, con due conseguenze: il Black Friday esce dalla cultura tipicamente anglosassone e invade il mondo. Ma anche, da giorno solitario dove far follie e rischiare il malleolo per accaparrarsi quell’imperdibile promozione da ora o mai più, segno dei tempi e della crisi del commercio, il Venerdì Nero s’allunga a dismisura e prolunga sconti e promozioni ad una o due settimane. Seguito da negozi fisici, supermercati, marchi di cosmesi e chi più ne ha più ne metta.

In calo di consensi il Cyber Monday “puro”, il giorno degli sconti nei siti di e-commerce, relitto di un’epoca in cui gli acquisti si facevano non da smartphone, come fanno tutti ora, ma dal computer dell’ufficio, il lunedì dopo il fine settimana dedicato alle spese natalizie. Si comprava ciò che non s’era trovato in negozio, oggi è piuttosto il contrario. Il New York Times consiglia addirittura di evitare folla e stress del venerdì fatale e comprare tutto online, che tanto i migliori “bargain” si trovano oramai lì, giorno e notte e senza orari.

Pare proprio insomma che questo sia l’anno del Black Friday in salsa italica, non se n’è mai parlato tanto qui da noi. Amazon l’ha allungato a 11 giorni, Carrefour propone due giorni di sconti al 20%. Un cambio netto di prospettiva, se si pensa al sistema dei saldi italiano (che son sempre partiti, rigorosamente, dopo Natale). Un sistema tuttora imposto per legge (cui l’e-commerce comunque sfugge).

E, se come sempre Amazon ha fatto strada, ed è già nel pieno della campagna sconti che culminerà proprio venerdì prossimo, non è certo il solo: secondo Rocket Fuel, agenzia di marketing digitale, “il 35-40% dei nostri clienti, ovvero tutti gli e-commerce di Retail&Shopping, stanno pianificando offerte e budget ad-hoc per i cinque giorni che vanno da uno/due giorni prima del Black Friday fino al Cyber Monday. In media ogni cliente che opera nell’e-commerce sta pianificando il 20% in più del budget che normalmente pianifica in un mese. Tutto da concentrare in questi giorni con messaggi pubblicitari specifici” spiega Enrico Quaroni, Regional Director Southern Europe e MENA Region di Rocket Fuel Inc.
Intanto Google ci mette lo zampino, e, in vista del traffico aumentato tipico del venerdì nero, lancia una nuova funzione: la segnalazione dell’affollamento di negozi, bar, musei, e ristoranti in tempo reale, basata sul conteggio anonimo degli utenti. Compare come barre rosse negli Orari con il maggior numero di visite in Google Search e Map. Come dire: sovraffollamento? Se lo consoci, lo eviti.

Come si diceva, in Italia il periodo precedente l’apertura ufficiale dei saldi (inizi di gennaio) è regolamentato da leggi regionali, che impediscono di effettuare promozioni. In Lombardia ad esempio vige il divieto di fare sconti dal 25 novembre (proprio il giorno del Black Friday) al 5 gennaio, primo giorno di saldi. Tanto che Confcommercio Varese ha organizzato una giornata di sconti per giovedì 24. Anche quest’anno si prevedono infrazioni, mentre l’anno scorso sono arrivate multe anche salate ai commercianti. che chiedono, quanto meno, regole condivise per tutti, piccoli negozi e grandi catene.

 

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Ma perché “Venerdì nero”?

Il nome ha origine controversa; la tesi più accreditata riguarda il fatto che solo il primo vero giorno di shopping natalizio i commercianti registrino conti in positivo ovvero in nero, m il nome potrebbe anche derivare dal giorno nero per il traffico cittadino, e sarebbe stato coniato dalla polizia di Philadeplhia all’inizio degli anni ’80. Ora, per i corsi e ricorsi della storia, il venerdì nero del traffico potrebbe trasferirsi dai centri città alle autostrade: un parlamentare britannico ha lanciato l’allarme per la sicurezza stradale posto da centinaia di guidatori di camion e Tir costretti a lavorare anche 20 giorni di fila per consegnare pacchi degli acquisti e-commerce, su e giù per il Paese.

Logistica contrattuale a 79,8 miliardi di euro di fatturato, +1,2% spinta dall’e-commerce

La logistica cambia pelle e cresce, spinta da un’omnicanalità sempre più diffusa anche da noi. Nel 2016 la Contract Logistics in Italia raggiunge 79,8 miliardi di euro di fatturato, +1,2% in termini reali, dopo due anni di segno positivo (+2,6% nel 2015 e +1,4% nel 2014) sostenuti dall’aumento del traffico merci, dall’export e da una tiepida ripresa del PIL. Il calo del numero di aziende nella logistica conto terzi del periodo di crisi (-14% dal 2009 al 2013) si è arrestato: nel 2014 le aziende sono poco più di 97mila tra autotrasportatori, corrieri, gestori di magazzino, operatori logistici, spedizionieri, gestori di interporti/terminal intermodali e operatori del trasporto ferroviario/combinato strada-rotaia. Cresce il fatturato medio dei Top Player (nel 2014 dal 3,5% al 4,3%). E cresce la terziarizzazione che rappresenta il 40% delle attività logistiche del 2014: se la logistica vale 109 miliardi in Italia, il mercato della Contract Logistics (il fatturato degli operatori al netto del valore del subappalto) è pari a 43,5 miliardi di euro. Sono i dati forniti dall’Osservatorio Contract Logistics della School of Management del Politecnico di Milano.

È un mondo in evoluzione quello della logistica dunque, che vede nella distribuzione dell’ultimo miglio in città affermarsi nuove iniziative “green”, come la consegna in bicicletta o con veicoli elettrici (neecssaria anche per accedere a zone a traffico limitato), abbinate a servizi aggiuntivi che rispondono a esigenze specifiche dei consumatori (come la distribuzione dei prodotti in una rete di negozi o l’installazione a casa). Si espandono i network di distribuzione di fronte a ordini sempre più piccoli e alla necessità di una rete estesa e capillare. E continua la rivoluzione digitale del settore, co el aziende sempre più interessate a soluzioni come Smart glass, Workflow scheduling, Load building, RFId, Sensoristica, Dematerializzazione e digitalizzazione documentale per il trasporto, piattaforme collaborative e Logistics App.

«Dalla ricerca emerge il quadro di una logistica sempre più complessa per l’aumento della gamma, la frammentazione degli ordini, la disomogeneità delle richieste dei consumatori e dei punti vendita, ma che grazie alle nuove tecnologie diventa sempre più ‘smart’ – spiega Gino Marchet, Direttore scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics –. Il digitale, nell’epoca della quarta rivoluzione industriale, è un elemento quasi imprescindibile per migliorare l’efficienza e l’efficacia dei processi, in particolare grazie ad un utilizzo sempre più intelligente e tempestivo delle informazioni. E l’interesse espresso da aziende committenti e fornitori di servizi logistici per le nuove tecnologie testimonia la voglia del settore di innovare e di avere un atteggiamento positivo rispetto a queste opportunità».

L’omnicanalità spinge soluzioni smart

In un contesto di forte cambiamento in cui le vendite online mostrano una crescita a doppia cifra, lo sviluppo di una strategia omnicanale porta le aziende tradizionali a riconfigurare i modelli logistici spesso anche attraverso sinergie con i canali di vendita tradizionali, diventate sempre più necessarie perché le iniziative siano sostenibili economicamente.

«Dalla nostra indagine – dice Damiano Frosi, Ricercatore senior dell’Osservatorio Contract Logistics – emerge un mondo ancora in costruzione sul fronte omnicanale, in cui gli operatori sono alla ricerca di sinergie in tutte le fasi del processo: dalla gestione delle scorte, alla gestione del magazzino, fino alla distribuzione. In questa evoluzione il compito della logistica è rendere coerenti le scelte strategiche e operative affinché il processo sia davvero ‘smart’, utilizzando tutte le leve a disposizione, sia la tecnologia che i processi e le persone»

La configurazione del modello logistico risente delle peculiarità degli specifici settori. La ricerca ne ha studiati tre: produttori alimentari, GDO e retailer no food. I produttori del settore alimentare spesso percepiscono il canale eCommerce B2c come uno strumento per rafforzare il proprio brand, integrare la gamma ed aumentare le vendite del canale tradizionale, ma dal punto di vista logistico il canale tradizionale e l’eCommerce B2c risultano ancora separati. Nella GDO diverse grandi insegne hanno attivato il canale eCommerce B2c in risposta all’ingresso di nuovi competitor, con conseguenze sul sistema logistico nel coinvolgimento del punto vendita per l’attività di picking e in alcuni casi nella ricerca di sinergie tra canali in fase di distribuzione. Tra i Retailer no food invece l’eCommerce B2c è ormai ampiamente diffuso con volumi di vendita in crescita costante e nella logistica si osserva una forte ricerca di sinergie tra i diversi canali.

I volumi di vendita online spesso non sono ancora sufficienti a strutturare un network di distribuzione dedicato. Per questo, alcuni fornitori stanno sviluppando network ad hoc per supportare la crescita dell’eCommerce B2c, a partire dalle aree geografiche con maggior assorbimento di domanda (Milano, Roma e Torino rappresentano oggi il cuore delle consegne eCommerce).

Dash Button e Dash Replenishment: la spesa da Amazon è sempre più smart

Amazon lancia in Italia Dash Button, il dispositivo con connettività Wi-Fi che permette di ordinare nuovamente in tutta comodità i prodotti preferiti semplicemente premendo un pulsante, disponibile in preordine su Amazon.it.  Il rifornimento dei prodotti di uso quotidiano, nel momento esatto del bisogno, diventa così ancora più semplice.dash3

Con il pulsante Dash, infatti, i clienti Prime non dovranno più preoccuparsi di finire le scorte di beni di uso quotidiano,  ma quando si accorgono che un prodotto sta per terminare deve solamente premere il pulsante Dash per ordinarlo nuovamente.  Dash include oggi decine dei marchi più utilizzati, tra cui Ace, Finish, Huggies, Scholl e molte altre. Il pulsante Dash è disponibile in esclusiva per i clienti Prime senza costi aggiuntivi. Il cliente può acquistare un pulsante al costo di 4,99 euro su Amazon.it e ricevere uno sconto dello stesso importo sul primo ordine effettuato. I clienti Prime possono preordinare Dash Button oggi alla pagina www.amazon.it/dashbutton e le spedizioni partiranno il 15 novembre.

Amazon annuncia, inoltre, la disponibilità in Europa di Amazon Dash Replenishment. Dash Replenishment è il servizio cloud che consente ai produttori di dispositivi di abilitare i propri prodotti dotati di connettività in modo che ordinino in automatico gli articoli da Amazon, utilizzando un semplice set di API. Ad esempio, una lavatrice può ordinare il detersivo o una stampante può effettuare un nuovo ordine di inchiostro quando la scorta sta per terminare. Tra i produttori di dispositivi che stanno lavorando sull’integrazione con Dash Replenishment sono presenti Grundig, KYOCERA, Samsung e Whirlpool insieme a Beko, Bosch e Siemens per quanto riguarda gli elettrodomestici. Per saperne di più è possibile visitare la pagina www.developer.amazon.com/drs.

I seguenti Dash Button sono disponibili a partire da oggi su www.amazon.it/dashbutton:

Ace
Barilla
Biorepair
Brabantia
Caffè Vergnano 1882
Dash
Derwent
Durex
Fairy
Finish
GBC
Gillette
Huggies
Kleenex
L’Angelica
Lines
Lines Specialist
Mulino Bianco
Nerf
Nobo
Pampers
Pellini
Play-Doh
Rexel
Scholl
Scottex
Scottonelle
Tampax

L’E-commerce nel 2016 cresce del 18% a 19,6 miliardi, +30% per Food & Grocery

Sempre più su, anche se ancora indietro rispetto ai principali Paesi occidentali, Cina, Usa e, in Europa, Uk, Francia e Germania: l’E-commerce B2c nel 2016 registra un giro d’affari che sfiora i 20 miliardi di euro, tra prodotti (9 miliardi) e servizi (10,6 miliardi) e fa segnare un +18% sul 2015. Oggi la penetrazione dell’E-commerce sul totale acquisti retail è del 5%, e siamo il 22° Paese per movimentazioni. Il digital divide degli acquisti online nel nostro Paese resta insomma, anche se molto si sta muovendo. Prova ne è l’aumento della quota di prodotti rispetto ai servizi, al 46%, ed è da segnalare l’avanzata ormai inarrestabile del mobile commerce, cresciuto del 63% a 3,3 miliardi di euro.

Considerando i settori, il Turismo (+10%) si conferma il primo comparto dell’E-commerce italiano, ma a crescere a tasso più sostenuto sono Informatica ed elettronica di consumo (+ 28%), Abbigliamento (+ 27%) e, tra i settori emergenti, si distinguono Arredamento e home living (+48%) e Food & Grocery (+30%). A Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano, abbiamo dunque chiesto di farci un punto della situazione del settore, alla luce dei nuovi dati.

 

Amazon Logistics apre ad Origgio il terzo deposito di smistamento

By Scott Lewis https://www.flickr.com/photos/99781513@N04/

Amazon apre un nuovo deposito di smistamento a Origgio (VA), che occupa una superficie di 8.000 metri quadri; si tratta di un tassello ulteriore nella strategia che il colosso dell’e-commerce sta portando avanti con successo: presidiare capillarmente il territorio, potenziando le consegne in “tempo reale”. Il deposito di Origgio, infatti, permetterà di incrementare la capacità e la flessibilità delle sue attività in tutta la Lombardia, andando incontro alla richiesta di un servizio di consegna di qualità da parte di un crescente numero di consumatori. Si tratta del terzo deposito di smistamento per Amazon Logistics nel Paese, dopo l’entrata in attività del centro di Avigliana (Torino) lo scorso 25 luglio e del centro di Porto di Mare (Milano), aperto solo 21 giorni fa, il 21 Settembre scorso.
Philippe Hemard, Vice Presidente europeo di Amazon Logistics, ha dichiarato: “La crescita delle attività di Amazon in Lombardia testimonia quanto velocemente il nostro mercato si stia espandendo in Italia: apriamo questo nuovo deposito di smistamento per avvicinarci ulteriormente ai nostri clienti e garantire loro un servizio di consegna sempre più rapido e flessibile”.

“L’apertura del deposito di Amazon – ha commentato Mario Angelo Ceriani, Sindaco di Origgio –  è una buona notizia per Origgio: questo nuovo centro creerà nuove opportunità di business e posti di lavoro sul territorio. La scelta di Amazon conferma l’attrattività della nostra città, che già ospita le sedi di diverse aziende italiane e internazionali”.

Amazon Prime Now apre anche alle “Specialità calabresi”

Amazon Prime Now continua ad ampliare la propria offerta di prodotti tipici regionali (recapitati a casa per chi abita a Milano e in 46 comuni dell’hinterland del capoluogo lombardo), estendendo la sua offerta alla categoria “Specialità calabresi”.

Grazie a questa nuova offerta sarà possibile permette di ricevere in un’ora o in una finestra di due ore prodotti freschi come la soppressata dolce e piccante DOP, la tradizionale nduja calabrese, la composta alla cipolla rossa di Tropea o la confettura ai fichi. E ancora filetti di tonno e sgombro al naturale o all’olio extravergine biologico, lingue di grano calabresi, pomodori secchi, taralli e frese, ma anche dolci tipici, come il tartufo di Pizzo e liquori.

Le “Specialità calabresi” si aggiungono all’ampia gamma di prodotti disponibili su Prime Now che già conta oltre 20.000 articoli tra pasta, pane e bibite e 30 tipologie di frutta e verdura. La nuova selezione si aggiunge alle prelibatezze enogastronomiche pugliesi già disponibili su Prime Now, prime di una serie di speciali categorie che valorizzeranno le eccellenze alimentari delle regioni italiane e che verranno proposte nei prossimi mesi.

Shopping on line: il busillis di costi e disservizi. E spunta il serial returner

Shopping on line sempre più sulla cresta dell’onda. Ma i clienti non sono sempre soddisfatti.

Per i disservizi in fase di consegna (a domicilio o sul pdv) ma anche per via dei costi o dei sistemi contorti con cui gestire i resi.

Ecco alcune delle evidenze emerse dalla nuova ricerca “JDA/Centiro Customer Pulse Report Europe 2016″, condotto da YouGov.

La survey realizzata online – coinvolgendo 8.190 acquirenti in Regno Unito, Germania, Francia e Svezia –  ha infatti rivelato che, nonostante la propensione a spendere di più (specialmente perché superando l’importo minimo, si bypassano le spese di consegna), i clienti continuano a non tollerare un servizio scadente.

In caso di delusione, infatti, ha espresso l’intenzione di rivolgersi a un altro retailer, quasi due terzi (63%) degli intervistati, con punte del 74% nel Regno Unito.

Click & Collect

Parliamo di un servizio in crescita, come dimostra il fatto che quasi la metà degli intervistati (49%) ha dichiarato di avere acquistato in modalità “Click&Collect”, con un aumento del 17% rispetto al 2014. I mercati di Francia (59%) e Regno Unito (54%) hanno registrato il tasso di adozione maggiore. Tuttavia c’è ancora qualcosa che non va:  la survey ha rivelato che 1 consumatore su 2 ha riscontrato problemi con le consegne a domicilio degli ordini online  effettuati negli ultimi 12 mesi.

“[….] Come si evince dalla nostra ricerca – ha commentato Jason Shorrock, Vicepresidente, Retail strategy EMEA di JDA  – le problematiche associate al “last mile” delle consegne a domicilio continuano a influire in modo negativo sull’esperienza dei clienti, che sono più propensi a rivolgersi ad un altro retailer se le loro aspettative non vengono soddisfatte. La buona notizia è che i consumatori sembrano essere propensi a superare gli importi minimi degli ordini se questo assicura loro una consegna o un ritiro gratuito. Oggi più che mai è importante offrire un servizio clienti eccellente, se non si vogliono compromettere  le relazioni con i consumatori e il fatturato”.

Valori minimi degli ordini

Ma quali sono le reason why di acquisto più diffuse? Il costo continua a essere il fattore più rilevante per gli acquirenti che ordinano articoli online con consegna a domicilio (50%). Seguono praticità (26%) e velocità (18%). È interessante notare che la velocità è un fattore molto più importante soprattutto in Germania (21%) e Francia (21%) rispetto a Regno Unito (16%) e Svezia (12%).

Nel corso degli ultimi 12 mesi, molti retailer hanno introdotto diverse misure, tra cui valori e addebiti minimi per gli ordini Click & Collect, con l’obiettivo di aumentare la profittabilità delle proprie operazioni online.  Nonostante la maggioranza (79%) dei consumatori indichi di essere disposta a superare gli importi minimi degli ordini, la ricerca mostra chiaramente come, in questo senso, sia dirimente per i consumatori l’opzione di consegna:  il 25% è propenso a farlo per una delivery il giorno stesso e il 22% per una consegna il giorno dopo, ma questa percentuale scende al 15% per le consegne standard (3-5 giorni). Le risposte inoltre variano a seconda dell’area geografica, con un terzo (33%) degli intervistati nel Regno Unito disposto a superare i valori minimi degli ordini per beneficiare di una consegna entro il giorno successivo, rispetto al 16% degli intervistati francesi.
Per quanto riguarda la consegna gratuita, i consumatori del Regno Unito mostrano la maggiore aspettativa, con quasi il 72% che si aspetta una consegna standard gratuita (3-5 giorni), percentuale nettamente inferiore in Svezia (61%), Germania (55%) e Francia (55%).

I resi: alla caccia dei serial returner

La questione è spinosa: la ricerca mostra che il 30% dei consumatori europei restituisce articoli in media due volte l’anno, con un ulteriore 25% che li rende tre o più volte. Complessivamente, il 46% degli intervistati ha effettuato resi poiché non soddisfatto. Un ulteriore 16% ha dichiarato di avere comprato diversi prodotti con l’intenzione di restituirne alcuni. È significativo notare che questa percentuale è maggiore in Germania (23%) e Regno Unito (19%), a indicare una possibile tendenza verso i “serial returner”.
“L’elaborazione dei resi online continua a porre una sfida sia operativa che finanziaria per i retailer. Allo stesso tempo sta avendo un’influenza crescente sulla scelta dei retailer con cui i consumatori decidono di effettuare acquisti online”, ha dichiarato Niklas Hedin, CEO di Centiro. “[…] Per i retailer diventerà sempre più importante identificare i “serial returner”, così da personalizzare al meglio le condizioni offerte per i resi e utilizzarle come fonte di maggior coinvolgimento dei clienti”.

Punti vendita, quale futuro?
Naturalmente in Europa la situazione nn è omogenea: molto dipende dal grado di maturità dei mercati. “Per i retailer internazionali – ha infatti commentato Jason Shorrock –  è importante comprendere queste differenze a livello regionale, in modo da personalizzare il proprio approccio per soddisfare specifiche esigenze locali”.

Comunque un dato è certo: nonostante gli ordini online con consegna a domicilio rappresentano la modalità più popolare negli ultimi cinque anni (61%), ancora un numero significativo di clienti dichiara di utilizzare il servizio Click & Collect (28%) o di utilizzare il punto vendita per fare acquisti e ritirare in negozio (35%) o per fare acquisti e optare per una consegna a domicilio (21%). Se ne deduce, quindi, che il punto vendita continuerà a svolgere un ruolo significativo nel settore retail in futuro.
Infine, un accenno a una recente tendenza che comincia, però, a delinearsi bene: quella dell’utilizzo dei servizi di fulfillment di terze parti, per consentire  il ritiro degli articoli presso luoghi quali stazioni ferroviarie e supermercati. Oltre un quarto (27%) dei consumatori ha dichiarato di essere propenso a utilizzare questi servizi in futuro, particolarmente popolari in Svezia (37%) e Francia (36%).

Birra artigianale veloce e direttamente a casa, con il sistema BEER BAR

Birra al di là degli schemi: ecco l’ultima novità firmata SodaStream. Si chiama BEER BAR ed è un innovativo sistema pensato per creare la birra a casa. Basta aggiungere acqua frizzante direttamente alla birra concentrata, fermentata alla perfezione.

Beer Bar è costituito dal gasatore SodaStream Genesis e dalla birra concentrata Blondie (da una bottiglia da 1 litro è possibile produrne circa 3 di birra), una birra doppio malto, leggera (grado alcolico 4,5%) e naturale, che ha un gusto autentico e delicato e un intenso aroma di luppolo.

Siamo felici di lanciare un nuovo brand dedicato ad un segmento in crescita, quello della Birra fai da te. È il prodotto perfetto per le feste a casa tra amici, davanti a una partita o per i momenti conviviali – dice Petra Schrott, Direttore Marketing e Comunicazione di SodaStream Italia”.

Beer Bar arriva in Italia dopo un lancio in Svizzera e in Germania e sarà disponibile al prezzo di € 99,90 sul sito e-commerce www.sodastream.it a partire dal 15 Ottobre e presso i migliori rivenditori SodaStream.

È inoltre in vendita la confezione regalo Blondie con una bottiglia di birra concentrata e due bicchieri da birra, al prezzo di € 17,99, e la bottiglia di Blondie al prezzo di € 7,49.

 

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