Botta e risposta, in un escalation che potrebbe costare molto alle insegne, e portare i clienti a vedere la consegna in un’ora della spesa come un servizio dato per scontato: a metà giugno Amazon Prime Now arriva nella capitale francese, e Carrefour ad agosto testerà la consegna della spesa in 60 minuti in tre supermercati della Ville Lumière. Lo rivela il magazine specializzato francese Linéaires, che individua gli store come quelli di semiperiferia di rue de Seine, rue de Rochechouart e rue des Pyrénées. Le consegne avverranno tramite il servizio di La Poste.
Le insegne francesi sono da tempo attive sui servizi di consegna veloce. Oltre ad avere una rete di click and collect e soprattutto di drive tra le più capillari (vedi Click and drive: da noi all’alba, in Francia da 15 anni. L’evoluzione in un’infografica), non ha aspettato certo l’arrivo della dotcom americana. Già da dicembre dello scorso anno Cdiscount si è alleata con 14 Franprix per offrire la consegna della spesa in 90 minuti, sempre su Parigi e dintorni.
Anche i Drive si fanno prendere dalla corsa al tempo: in questo caso la variabile è il tempo necessario per preparare la spesa richiesta online. La modalità “express” varia dai 15 minuti di Leclerc ai 30 minuti di Chronodrive. Un bello sguardo su ciò che potrebbe capitare nel nostro Paese in un futuro poi non così lontano.
Una shopping experience profondamente mutata dall’uso del mobile e da un approccio multianale: questo è emerso dalla ricerca Shopping (R)evolution, nona edizione del Convegno dell’Osservatorio Multicanalità promosso da Nielsen, School of Management del Politecnico di Milano e Connexia, in sinergia con Hubility.
Dalla ricerca emerge un’Italia multicanale, dove il 60% della popolazione al di sopra dei 14 anni di età perfeziona il processo di acquisto attraverso un mix di touchpoint tradizionali e digitali: i comportamenti si sono evoluti e i consumatori italiani sono ormai abituati a vivere il processo di acquisto in un ambiente unico, composto da una molteplicità di canali cui attingere. Tra questi, però un dispositivo emerge come emergente, e che sembra imporsi sempre più: oggi il 63% degli utenti Internet si connette al web da smartphone. Un dato in crescita che registra un +43% rispetto al 2012. Crescono anche gli utenti che utilizzano il tablet per accedere al web (+14 % rispetto al 2012) e diminuiscono gli accessi da pc (-15% sul 2012).
La ricerca distingue poi due tipi di “navigatori”: gli InfoShopper e gli eShopper. Gli InfoShopper rappresentano quegli individui che utilizzano touchpoint digitali unicamente per ottenere informazioni su prodotto e/o marca. Parliamo di 11 milioni di italiani, che formano il 35% degli Internet Users e si caratterizzano per il grado di “diffidenza” verso l’utilizzo del digitale per finalizzare transazioni online. Gli eShopper sono invece coloro che utilizzano la rete sia per informarsi sia per effettuare acquisti, che prediligono il web al punto vendita fisico e che, nel 2016, rappresentano 20,5 milioni di italiani, pari al 65% degli utenti internet.
«Dalla ricerca emerge un’Italia molto più evoluta e multicanale rispetto al percepito di aziende e istituzioni – dice Cristina Papini, Director Nielsen –. Per 31,5 milioni di italiani Internet è centrale nel customer journey: 20,5 milioni lo utilizzano lungo tutto il processo d’acquisto. Siamo a un punto di svolta nel quale il ruolo del digitale assume connotazioni e intensità diverse nelle varie categorie di prodotto e tra i segmenti di consumatori individuati. Se non stupisce che il 92% degli eShopper ha acquistato viaggi online e il 72% ha speso online oltre la metà, nell’abbigliamento e accessori – in cui l’aspetto sensoriale e l’auto appagamento sono elevati – troviamo un nutrito 66% di acquirenti Internet e un più contenuto 14% che sviluppa online oltre il 50% del valore».
Il punto vendita? Lo si vuole iperconnesso e hub multicanale
In questo scenario, quali sono le aspettative dei consumatori in relazione al punto vendita e alle piattaforme di e-commerce? Nel Largo Consumo, l’aspettativa è per l’avvento di un negozio iperconnesso, all’interno del quale sia possibile testare nuovi prodotti e ordinare online quelli non disponibili. Ciò che i consumatori più avanzati si attendono sono offerte immediate e personalizzate, casse self-service, controlli rapidi per verificare la disponibilità del prodotto, garanzia di WI-FI all’interno dello store e assistenti alle vendite in grado di accettare pagamenti in mobilità, senza dover necessariamente passare dalla cassa.
Per quanto riguarda le categorie di prodotti del Largo Consumo ritenute maggiormente affini all’acquisto online, al primo posto ci sono i prodotti per l’igiene della casa (71%), seguiti dai prodotti per la cura della persona (72%), dagli alimenti per animali domestici (65%), dai prodotti per l’infanzia (64%) e, per finire, dagli alimenti confezionati (55%).
Il quadro che emerge da Shopping (R)evolution evidenzia quindi come sia in corso una vera e propria rivoluzione nel mondo del business, dovuta principalmente all’ingresso di digital e mobile nelle logiche e nelle dinamiche di consumo. Il tessuto sociale ed economico appare profondamente permeato dal fattore multicanalità, e i trend evidenziati sono in rapido e costante aumento.
«La Ricerca 2016 fotografa una situazione in cui, da un lato, il consumatore italiano più evoluto dà sempre più per scontata la multicanalità, dall’altro la competizione tra le aziende si sposta in modo decisivo sulla capacità di progettare esperienze di marca seamless e personalizzate – commenta Giuliano Noci, Professore Ordinario di Marketing Politecnico di Milano –. Ingrediente fondamentale per tale processo sarà, in modo crescente, la capacità di raccogliere ed elaborare informazioni generate dal consumatore, ma anche dal contesto competitivo, non tanto in ottica di big data, ma secondo una prospettiva di smart data. Le implicazioni per le imprese sono quindi profonde: si assisterà progressivamente a una ridefinizione dei modelli di business attuali, verso una configurazione in cui la capacità di generare intelligence, anche e soprattutto granulare, diverrà il fattore critico di successo per tutte le attività di marketing, di comunicazione e di gestione della relazione con il cliente, attuale e potenziale».
Una conferma della crescente importanza dell’e-commerce nel settore abbigliamento viene dalla classifica mensile di BEM Research, che a giugno ha analizzato l’indice di performance online di 29 marchi dell’abbigliamento. Sul podio, i marchi di e-commerce sono considerati i migliori brand online: Zalando si conferma in vetta e sbaraglia la concorrenza, ma deve fare i conti con l’avanzata di Asos. La società britannica entra nella top-five e balza al secondo posto, migliorando di otto posizioni rispetto a maggio. Al terzo posto c’è Adidas; in quarta e quinta posizione si confermano Zara e BonPrix. Esce dal gruppo dei migliori cinque Kiabi e anche in questo mese non compaiono marchi italiani al top.
Chi si occupa di moda e accessori deve fare i conti con un alto grado di competizione sul web, ma l’andamento online del settore cala dello 0,4% su base mensile. Rispetto a un anno fa, invece, le ricerche su Google registrano un aumento vicino al 15%.
«Quello dell’abbigliamento è un settore che segue più degli altri l’andamento stagionale – spiega Mariachiara Marsella, web marketing manager di BEM Research –. L’arrivo dell’estate, e dei saldi estivi che partiranno nei primi giorni di luglio, porterà un aumento delle vendite in negozio, ma anche online: chi punta tutto sull’e-commerce in queste settimane deve saper sfruttare tutte le opportunità offerte dal web, non potendo contare su vetrine tradizionali in città. Purtroppo, anche in questo mese registriamo l’assenza dei brand italiani ai vertici del nostro indice. La moda made in Italy, un punto di riferimento a livello mondiale, non è ancora in grado di sfruttare al meglio le potenzialità di Internet».
La classifica dei migliori brand online, prodotta da BEM Research, è costruita sulla base di un indice, il BEM Rank, che considera cinque diversi parametri: 1) i brand maggiormente cercati su Google; 2) la visibilità dei siti web su parole chiavi ad alto traffico relative al settore di riferimento; 3) la velocità di caricamento delle pagine web; 4) l’usabilità dei siti web; 5) il grado di competizione online nel settore in cui l’azienda opera.
Debutta nell’e-commerce partendo da 2.500 referenze nel mondo beauty, igiene e cura della persona Lillapois, la catena di drugstore di Auchan Retail Italia che conta 40 punti vendita nel nostro Paese.
Da settembre poi sul sito shop.lillapois.com contraddistinto da una grafica un po’ retrò dai colori pastello, approderà l’intero assortimento presente negli store Lillamoi, dedicati alla bellezza, igiene e cura della persona, e nel 2017 arriveranno i prodotti per la casa dell’assortimento Lillapois.
L’acquisto è agevolato dalla registrazione semplice, effettuabile anche fornendo il numero della propria carta fedeltà LaTua!Card (il programma fedeltà anche delle insegne Auchan e Simply) e dalla presenza di schede dettagliate sui singoli prodotti, mentre la spedizione è prevista in 1-2 giorni lavorativi. Tante offerte saranno esclusive online, come la campagna attualmente in corso su oltre 500 prodotti di L’Oréal Paris, Garnier, Franck Provost e Maybelline.
In occasione del lancio della nuova piattaforma e-commerce, per tutti i possessori della carta fedeltà la spedizione dei prodotti è gratuita. Inoltre, per tutti i clienti che desiderano fare un regalo la confezione e il biglietto sono sempre in omaggio.
Tra le referenze prodotti per i capelli, per la cura del corpo e del viso, per il make-up, per la detergenza e l’igiene personale, per la depilazione e la rasatura. Sullo store online si trovano anche fragranze, cofanetti, prodotti di parafarmacia e per la prima infanzia. I pagamenti possono essere effettuati tramite transazioni sicure con Visa, Mastercard, American Express, PayPal e Maestro, oppure in contanti direttamente al corriere.
L’insegna Lillapois è stata lanciata in Italia a febbraio 2014. È presente in tutto il Nord Italia con oltre 40 negozi e sta aprendo ulteriori store in Italia e in Europa. L’assortimento di make-up, cosmesi e profumeria è racchiuso nell’area dedicata Lillamoi.
Svolta social per Amazon.it: con il servizio Amazon Vine, le recensioni dei clienti verranno valutate, a seconda degli apprezzamenti ottenuti, e gli autori delle recensioni migliori potranno entrare in un olimpio di “beta tester” e saranno invitati a fare recensioni in anteprima, ricevendo, gratis, gli oggetti da valutare a casa propria. Gli articoli da recensire potranno essere scelti all’interno di una selezione di proposte delle aziende che partecipano all’iniziativa. In genere, prodotti che saranno commercializzati in futuro o appena stati lanciati sul mercato. Una volta ricevuti i prodotti, gli utenti potranno scrivere una recensione su Amazon.it, sia positiva sia negativa, senza che Amazon o il brand di riferimento possano modificarla o eliminarla.
Il passa parola da parenti o amici, che nell’epoca dei social network diventa digitale e allarga la sua base, resta la fonte di informazione più attendibile anche per i consumatori del Terzo Millennio. Lo sanno bene i ristoratori, che per anni hanno lottato con Trip Advisor, primo e principale sito di recensioni “dal basso”, online, e che alla fine hanno dovuto adeguarsi in qualche modo alle sue logiche. Lo confermano le statistiche: secondo Nielsen, il 66% dei clienti afferma di fidarsi delle recensioni online di altri utenti come se fossero quelle dei loro familiari o amici.
Una pagina di Amazon con una recensione, corredata di video e foto del prodotto acquistato.
Solo su invito: vince la reputation
I clienti potranno entrare a far parte del servizio Amazon Vine solo su invito diretto di Amazon, che selezionerà i partecipanti in base a diversi criteri. Quanto più le recensioni di un cliente sono valorizzate da altri clienti, tanto più avrà la possibilità di ricevere l’invito. Amazon Vine inviterà quei clienti che, grazie alle proprie recensioni, hanno sviluppato la propria reputazione di esperti su un certo tipo di prodotti, dagli articoli di elettronica ai vestiti per neonati. Il ranking delle migliori recensioni di Amazon.it si potrà consultare al link: www.amazon.it/recensioni.
«Il 93% degli utenti legge almeno una delle recensioni di altri clienti prima di comprare un prodotto online. In Amazon desideriamo che i nostri clienti prendano le loro decisioni d’acquisto disponendo di informazioni imparziali, oneste e utili – spiega Tommaso Velo, responsabile di Amazon Vine Italia -. Amazon Vine ha un duplice obiettivo: da un lato fornisce ai clienti informazioni di qualità e, dall’altro, offre ai venditori uno strumento per far testare i propri prodotti, dando la possibilità agli utenti più esperti di provarli e recensirli se lo desiderano».
È Eataly il migliore sito di e-commerce italiano: lo ha decretato la quinta edizione del Netcomm e-commerce Award, che ha assegnato il “Premio Assoluto Netcomm eCommerce Award 2016” al sito dedicato alle vendite online del retail di Oscar Farinetti. Sara dunque Eataly a rappresentare l’Italia alla finale degli European E-commerce Award di Barcellona, che si terrà a Barcellona il 31 maggio, nell’ambito del Global e-Commerce Summit.
La selezione curata dal Consorzio Netcomm e da TVN Media Group è stata fatta su oltre 400 siti di eCommerce partecipanti alla competition.
«L’e-commerce Forum è l’occasione migliore per premiare le aziende eccellenti che si sono distinte nell’eCommerce italiano – ha commentato Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. Giunti quest’oggi alla quinta edizione del riconoscimento, con il passare delle edizioni ci rendiamo sempre più conto come sia importante premiare le imprese impegnate nell’innovazione del commercio elettronico attraverso strategie di business innovative. Il primo premio assoluto di questo 2016 è andato a Eataly, già vincitore lo scorso anno della sezione Alimentari, che si è distinto nella creazione di un’esperienza e-commerce globale attraverso la creazione di siti dedicati a mercati strategici».
Ecco tutti i premiati:
Primo premio assoluto e primo premio per la sezione Alimentari Eataly, “per aver centrato l’obiettivo 2015 di creare un’esperienza e-commerce globale, passando da un sito italiano con spedizioni in tutta Europa alla creazione di siti dedicati a mercati strategici, localizzati nella lingua con offerte studiate per i target market”.
Per la sezione Best e-Commerce Viaggi e Tempo Libero Brico Bravo Srl “per la sua capacità di intendere l’eCommerce come parte di un progetto in evoluzione e l’importante valorizzazione data al sistema di distribuzione e magazzino”.
Menzione della Giuria Elettronica e Intrattenimento Per la categoria Elettronica di Consumo non è stato assegnato il premio di categoria. È stata invece assegnata la menzione speciale a Games Stop, che aveva vinto l’anno scorso. La piattaforma sviluppata in un’ottica di acquisto multi-canale sfrutta le potenzialità di una catena di oltre 400 punti vendita su tutto il territorio nazionale, presenta nuovi sviluppi e si presenta con nuovi servizi a supporto del cliente.
Per la sezione Abbigliamento e Accessori Per la categoria Abbigliamento e Accessori quest’anno vincono con un ex aequo Lanieri, “per la cura, la precisione, la valorizzazione del settore, la tendenza all’export e per l’innovazione dell’offerta di un prodotto su misura” e Zalando, “per la crescita registrata nel 2015: maggiore fashionability, transizione verso il mobile e miglioramento continuo del servizio sono stati raggiunti attraverso nuove metodologie di acquisto”.
Mezione della Giuria Abbigliamento e accessori Menzione speciale a Saldi Privati per la ricerca di ambiti di specializzazione verticali e Vico42, il primo e-shop interamente dedicato all’uomo.
Per la sezione Arredamento e Oggettistica Coin Casa “per la sinergia online e offline di un retailer tradizionale e per l’approccio da subito internazionale”.
Per la sezione Cosmetica e Benessere Lines Shop “per il suo modello di servizio retail diretto con il cliente all’insegna della discrezione e rispetto della privacy”.
Menzione della Giuria Cosmetica e Benessere Una menzione speciale è andata a Profumeria Web perché rappresenta un modello innovativo di e-business all’interno della catena distributiva di settore.
Per la sezione Non-profit La Lega del Filo D’oro, ente morale Onlus da oltre 50 anni, che garantisce assistenza a persone sordo cieche. Attraverso questo sito la Onlus ha creato un programma di donazioni regolari.
Per la sezione Innovazione ePrice per il secondo anno consecutivo, “perché offre il massimo grado di personalizzazione della consegna e dell’installazione dell’elettrodomestico”.
Menzione della Giuria Innovazione Una menzione speciale è andata a Else-Corp, innovativa boutique virtuale che usa tecnologia 3D e permette di selezionare materiali, colori e accessori per l’acquisto di scarpe personalizzate e uniche.
Per la sezione Blog e social shopping MADE “perché applica la struttura dei social network al mondo del design creando un maggior engagement del consumatore”.
Per la sezione B2b Rajapack che in 10 anni è cresciuto in misura esponenziale attirando il 78% di nuovi clienti e 700mila visite negli ultimi 12 mesi. Ogni giorno il portale offre a 52mila clienti i packaging più innovativi.
Menzione della Giuria B2b Una menzione speciale è andata ad Attrezzi e Utensili, centro commerciale online pensato per soddisfare la domanda di attrezzature professionali di aziende, officine, elettricisti, per la internazionalizzazione del prodotto.
Per la sezione Nuove Promesse Bellissima, “una vera e propria esperienza digitale di bellezza”.
Per la sezione Cross Border Trade vente-privee presente in 8 Paesi europei, ha una piattaforma internazionale di 30 milioni di soci e 3,5 milioni di visitatori unici ogni giorno. Lo scorso anno l’azienda era stata premiata nella sezione Innovazione.
Menzione della Giuria Digital Channel Management Una menzione speciale è andata a Eyewear Safilo per evidenziare l’originalità di un approccio al trade che adotta le logiche della relazione B2C.
Quali sono i comportamenti di acquisto in rete degli italiani? Lo svela un’indagine diShowroomprive.it, dotcom europea che vende moda online, che ha interpellato un campione rappresentativo di 1000 persone. Il sondaggio presenta un focus sui dispositivi mobile, che giocano un ruolo sempre più rilevante per il settore, ed evidenzia le differenze di genere. Ormai le ricerche si sprecano sull’argomento, infatti: uomini e donne pensano, agiscono, prendono decisioni e fanno acquisti con un approccio e seguendo logiche diverse.
Online le donne acquistano di più
Come indicano i dati dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano, il valore degli acquisti online degli italiani raggiungerà quota 19,2 miliardi di euro, in crescita del 17% rispetto al 2015. Secondo l’indagine condotta da Showroomprive.it le donne dichiarano di comprare di più online rispetto agli uomini: probabilmente per la mancanza cronica di tempo da diidere tra lavoro, famiglia e casa, il 10% delle intervistate (ma solo il 4% degli uomini) effettua oltre il 70% degli acquisti realizzati in un anno tramite Internet. Anche chi fa shopping sul web tra il 50 e il 70% sul totale degli acquisti nel corso dell’anno sono in maggioranza donne (10% contro il 7% degli uomini), mentre c’è quasi un pareggio per chi ha dichiarato di effettuarne online circa la metà (14% uomini e 13% donne). Anche tra gli e-Shopper meno assidui spiccano gli uomini, che per il 29% dichiarano di effettuare online tra il 25 e il 50% degli acquisti effettuati in un anno (contro il 27% delle donne) mentre il 46% ne realizza meno del 25% (contro il 40% delle donne).
Su smartphone le donne ricercano, gli uomini acquistano
Gli italiani amano navigare tramite smartphone per leggere notizie, per accedere ai social network, per intrattenimento, ma anche per prendere decisioni di acquisto, confrontando offerte, cercando informazioni sui prodotti e per effettuare l’acquisto vero e proprio. E lo fanno con una frequenza è impressionante: secondo l’indagine, un terzo degli italiani si connette ogni volta che riceve una notifica (32,23%), il 28,26% circa ogni ora, il 15,69% ogni 10-15 minuti, il 14,74% ogni 20-30 minuti, il 9,07% ogni 45 minuti.
Sempre più viene usato per gli acquisti. L’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano stima che il mobile commerce nel 2016 segnerà +50%. L’incidenza degli smartphone arriva al 15% del totale acquistato. Il tablet invece cresce, ma riduce la sua incidenza (pesava il 12% nel 2015, scende al 10% nel 2016).
Anche qui le differenze di genere non mancano. Le donne utilizzano di più lo smartphone per ‘Cercare informazioni su un prodotto che desidera comprare’ (il 40% contro il 32% degli uomini), mentre gli uomini sono più propensi a usare questo device per ‘Comprare in un negozio online’ rispetto al gentil sesso (29% contro 25%). Anche cambiando device, l’utilizzo rimane invariato: le donne utilizzano di più il tablet per cercare informazioni su un prodotto che desiderano acquistare (33% donne, 29% uomini) e gli uomini per effettuare l’acquisto vero e proprio (27% uomini e 24% donne). Invece le differenze si assottigliano per quanto riguarda ‘Leggere notizie di costume e attualità’ via smartphone (22% le donne e 23% gli uomini) mentre il tablet risulta essere il supporto preferito dalle donne in questo caso per il 31% contro il 26%.
La metà degli acquisti da casa
Ogni momento è adatto per un veloce acquisto via mobile, e tra coloro che hanno comprato online tramite smartphone nell’ultimo anno più della metà (il 54,91%) dichiara di averlo fatto a casa in un momento di relax, il 18,90% sul divano mentre guarda la TV (il che apre interessanti possibilità di interazione con la pubblicità televisiva), il 7,18% al lavoro, il 4,63% al bar o al ristorante, e il 4,25% mentre aspetta i figli all’uscita da scuola, il 3,78% in ascensore, 3,59% in metro o in bus, infine, il 2,74% mentre fa shopping nei negozi fisici. Anche per chi ha effettuato acquisti online via tablet la classifica non cambia, infatti, più della metà (il 57,66%) dichiara di aver comprato a casa in un momento di relax, il 18,71% sul divano mentre guarda la TV, l’8,32% al lavoro, il 4,63% al bar o al ristorante, il 3,21% mentre aspetta i figli all’uscita da scuola, 3,12% in metro o in bus, il 2,46% in ascensore e l’1,89% mentre fa shopping nei negozi fisici.
Non si arresta la crescita dell’E-commerce in Italia: secondo i dati presentati dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano nel corso della XI edizione del Netcomm eCommerce Forum che tiene oggi e domani a Milano, nel 2016 raggiungerà i i 19,3 miliardi di euro con un incremento del 17% rispetto al 2015. Sono 18,8 milioni gli italiani che fanno acquisiti su web, ormai il 61% dei 30,8 milioni di navigatori digitali: due anni fa erano meno del 50%.
La dinamica della domanda eCommerce B2c (2010-2016) | Fonte: Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano.
Food&Grocery a quota 530 milioni (+29%)
Mentre crescono nelle previsioni per il 2016 i settori che tradizionalmente hanno sostenuto l’e-Commerce fino ad oggi come il Turismo (+11%), l’Informatica ed elettronica (+22%) e l’Abbigliamento (+25%), ma anche l’Editoria (+16%, le crescite maggiori si segnalano nei settori simbolo del Made in Italy che, pur considerati ancora emergenti per la vendita online: il Food&Grocery aumenterà del 29% e superando i 530 milioni di Euro mentre l’Arredamento&Home living crescerà del 39%, sfiorando i 570 milioni di Euro. La penetrazione dell’e-Commerce nel 2016 raggiungerà il 5% delle vendite retail. Lo scontrino medio vale 75 Euro per l’acquisto di prodotti, per un totale di 115 milioni di ordini, e di 253 Euro nei servizi, per 45 milioni di ordini.
La crescita dell’e-Commerce è trainata, nel Turismo, dall’acquisto di biglietti per i trasporti, soprattutto ferroviari, e dalla prenotazione di alloggi, non solo hotel ma anche affitti temporanei gestiti dai principali operatori della “sharing economy”. Nell’Informatica ed elettronica, l’apporto arriva principalmente dagli acquisti di smartphone e tv, a seguire si trovano gli elettrodomestici bianchi e gli accessori. Nell’Abbigliamento continuano a essere determinane l’alta moda, ma il cresce contributo dell’abbigliamento sportivo e mass market. Nell’Editoria, la crescita è trainata dai libri, in particolare si prevede anche nel 2016 una crescita proveniente dai testi scolastici. «Nel 2016 possiamo considerare come settori fondamentali anche il Food&Grocery, l’Arredamento e Home design -afferma Alessandro Perego, Direttore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – che insieme valgono più di un miliardo di euro. Gli acquirenti italiani acquistano sempre più online anche quelle categorie merceologiche, come alimentari o oggetti d’arredamento, fino a qualche tempo fa considerate residuali sul web”.
In crescita anche il BtoC, ancora legato prevalentemente ai servizi, per il 55%. Tuttavia l’acquisto online di prodotti cresce a un tasso più elevato (+27%) rispetto all’acquisto di servizi (+10%) e così il paniere italiano si sta conformando a quello rilevato nei principali mercati occidentali. Se continua a crescere con questi tassi, l’e-Commerce B2c varrà entro 3 anni il 10% del totale degli acquisti retail.
L’andamento della domanda eCommerce B2c nei Prodotti e Servizi (2015-2016) | Fonte: Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano.
Tra i servizi, svetta il Turismo, con 8.525 milioni di euro per il 44% del mercato e-Commerce B2c italiano, le Assicurazioni, con 1.294 milioni di euro, il 7% e gli altri servizi (Ticketing per eventi, Ricariche telefoniche, ecc.), con 836 milioni di euro, il 5,5%.
Tra i prodotti al primo posto c’è l’Informatica ed elettronica, che, con 2.789 milioni, vale il 14% del mercato seguita dall’Abbigliamento, con 1.835 milioni di euro, e un peso del 9%. Troviamo poi l’Editoria (4% del mercato, pari a 691 milioni di euro). Crescono il Food&Grocery (3% del mercato, pari a 531 milioni di euro), l’Arredamento & home living (3% del mercato, pari a 566 milioni di euro) ed anche la categoria degli Altri prodotti (16%, pari a 2,214 milioni) che comprende Beauty, Giocattoli, fai da te e i prodotti del “bazar” di marketplace stranieri.
Aziende ancora non pronte a cogliere le opportunità
Anche nel 2015 diverse imprese tradizionali hanno, infatti, attivato un sito di eCommerce. Molte le ritroviamo nell’Abbigliamento e negli accessori, comparto in cui la sensibilità nei confronti dell’eCommerce è ormai particolarmente elevata. Altre appartengono al Fai da Te, all’Informatica ed elettronica, al Food&Grocery e all’Arredamento e Home design. Al tempo stesso, molti retailer o produttori tradizionali vanno online attraverso i marketplace (Amazon, eBay ma anche ePrice) per affiancare un ulteriore canale al sito di eCommerce. Eppure la starda è ancora lunga.
«Non c’è niente in Italia che cresca come il commercio elettronico a +17% – commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. In Italia esiste, però, un paradosso perché nel Paese esistono tutte le condizioni potenziali perché quei 19 miliardi raddoppino diventando 40 miliardi. Mentre gli e-Shopper italiani sono raddoppiati, passando da 9 a oltre 18 milioni, le imprese non si sono digitalizzate con lo stesso ritmo: appena 40mila vendono online, contro le 800mila a livello europeo di cui 200mila solo in Francia: cinque volte le nostre. In questo modo le aziende italiane non solo perdono quote di mercato sugli acquirenti italiani, ma rischiano di perdere fatturati anche da e-Shopper esteri”
Nel 2016 l’Export, cioè il valore delle vendite da siti italiani a clienti stranieri, cresce del 18% e supera quota 3,5 miliardi di euro. Il 42% di questo valore è imputabile al Turismo, grazie agli operatori del trasporto e ai portali di hotel, e il 38% all’Abbigliamento con i grandi marchi e i retailer tradizionali, ma anche le boutique multi-brand italiane (tradizionali e Dot Com). Crescono poi l’Arredamento & Home living e il Food&Grocery.
Tra i dispositivi di accesso all’acquisto, sempre più spazio guadagna il mobile. Gli acquisti online tramite Smartphone aumentano del 51%, superano il valore di 2,8 miliardi di Euro e valgono il 15% dell’e-Commerce nel 2016, il 24% se aggiungiamo quelli via Tablet.
Tra i servizi più acquistati via Smartphone ci sono servizi turistici (10% del totale), Arredamento & Home Living ed Editoria, entrambi con il 23%, Informatica (20%), Abbigliamento (19%) e Food & Grocery (9%).
La domanda eCommerce da nuovi device in Italia (2016) | Fonte: Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano .
Frutta secca, spezie, tè, caffè, omogeneizzati e vitamine, oltre ad articoli per la casa, pannolini e detersivi: sarebbero queste le nuove referenze che partiranno con il marchio commerciale Amazon: dopo il fresco, dunque, la regina delle dot.com sembra volersi proporre ogni giorno di più come il più grande supermercato globale (già l’anno scorso aveva superato il primo dei “fisici”, Walmart). E dunque ha deciso di seguire in tutto le logiche della grande distribuzione, creando una propria private label, e offrendo la possibilità di fare ormai una spesa completa, in un’ora grazie al servizio Prime.
L’anticipazione viene dal Wall Street Journal, secondo il quale già nelle prossime settimane (fine maggio o inizio giugno) potrebbero partire le nuove referenze, con nomi di fantasia come Happy Belly (tè, olio, frutta secca) , Presto! (detersivi), Wickedly Prime (snack) e Mama Bear (prodotti per l’infanzia). Secondo un esperto interpellato dal quotidiano, la mossa deriverebbe dalla volontà di sperimentare nuovi prodotti, aumentare i margini e individuare nuovi prodotti premium da inserire nella sua linea Element.
Le nuove linee puntano ai Millennials, già fidelizzati al marchio Amazon e che quindi potrebbero essere ben disposti ad acquistare il suo caffè o detersivo “a marchio”, convinti di trovare qualità al giusto prezzo.
Un percorso ad ostacoli comunque questo di Amazon nelle private label: un paio d’anni fa i suoi pannolini erano stati ritirati dalla vendita dopo poche settimane per “difetti di progettazione”. In vendita da tempo ci sono i componenti di elettronica della linea Amazon Basics, anche sul sito italiano dove però non c’è la linea premium Elements.
Vedremo se questa sarà la volta buona. Per ora, naturalmente, la vendita è limitata ai clienti Prime e agli Stati Uniti.
Risulta sempre più digitalizzato il settore vinicolo, sia per quanto attiene all’info design dei siti che per i contenuti video. Maggior lavoro, invece, servirebbe sull’e-commerce, i social, la storytelling e la SEO.
Questi i dati salienti della terza edizione della ricerca condotta da FleishmanHillard, che ha analizzato nel mese di aprile 2016 la presenza e le attività online delle prime 26 aziende vinicole italiane per fatturato secondo l’ultima indagine Mediobanca.
Vediamo più nel dettaglio: nell’ultimo anno il 33% delle aziende ha migliorato la fruibilità dei propri siti grazie a una veste nuova e più internazionale, mentre 24 aziende su 26 offrono percorsi di navigazione almeno in due lingue.
Inoltre il 53% (vs il 18% nel 2015) lega la comunicazione del prodotto al territorio di appartenenza introducendo anche riferimenti a enoteche locali e percorsi esperienziali, risultati meno scoppiettanti, invece, per l’e-commerce proprietario utilizzato da 2 aziende su 26 (esattamente come lo scorso anno).
La classifica del 2016
Sul gradino più alto campeggia Compagnia De’ Frescobaldi, seguita daMezzacorona; si conferma al terzo posto Masi Agricola mentre P. Antinori s’insedia al quarto. Chiude la top5 Cavit Cantina Agricoltori.
I trend messi in luce dall’analisi dei principali attori del comparto – che secondo Coldiretti ha raggiunto nel 2015 il valore record di 9,7 miliardi di euro per effetto soprattutto delle esportazioni che hanno raggiunto il massimo di sempre a 5,4 miliardi – evidenziano che:
Le aziende analizzate mostrano una in lieve crescita quantitativa dei principali social network: conduce la classifica Facebook, utilizzato da 19 aziende su 26 (+2 rispetto al 2015), seguito dalle 18 di YouTube (+1) e le 13 di Twitter (+1). Instagram vede la presenza di 8 aziende delle 26 prese in esame, in aumento rispetto lo scorso anno (+2).
L’analisi della frequenza di aggiornamento ha evidenziato un calo per Facebook e Twitter. Nello specifico il 68,4% delle aziende con un account ha postato contenuti negli ultimi 7 giorni contro il 76% del 2015, per Twitter invece il 31% delle aziende con un account ha twittato quotidianamente contro il 66% del 2015. Per YouTube, interessante come il 27,7% delle aziende con un account ha pubblicato video nell’ultimo mese contro il 17,6% del 2015 mentre il 70% delle aziende che possiedono un account Instagram aggiorna i contenuti con cadenza almeno settimanale.
Wikipedia, spesso tra i primi risultati offerti ai navigatori dai motori di ricerca, risulta ancora scarsamente utilizzata, solo da 3 aziende su 26. Le voci Wikipedia spesso possono avere un ruolo importante per completare le informazioni su azienda, prodotti e territorialità.
Il 33% delle aziende censite ha migliorato negli ultimi 12 mesi l’info design dei propri siti consentendo un migliore incontro tra brand e consumatori. Tutti i siti sono fruibili da dispositivi mobile.
Aumenta sensibilmente – dal 18% del 2015 al 53% del 2016 – il riferimento al territorio, inclusi enoteche, degustazioni e canali commerciali consigliati.
In particolare, le aziende di Trentino Alto Adige, Toscana, Veneto e Piemonte si sono focalizzate sulla trasformazione del percorso di acquisto in una vera e propria esperienza del vino, vissuta non più come sola degustazione ma come vero e proprio turismo enogastronomico.
Quasi tutte le aziende (24 su 26) presentano contenuti fruibili in almeno 2 lingue. Italiano, Inglese e Tedesco quelle più utilizzate. Solo 1 azienda offre contenuti in cinese.
Non migliora, anzi peggiora leggermente, il numero di “link-in” (cioè di siti esterni che rimandano al website aziendale) mentre rimangono invariati i Page-rank. Entrambi sono importanti in ottica SEO (Search Engine Optimization).
Le piattaforme e-commerce dirette sono ancora per pochi (2 su 26), dato invariato rispetto al 2015.
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