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Prestazioni dei siti web: a maggio Iper solo in vetta, Esselunga e Decathlon sul podio

Sono gli Ipermercati Iper ad essere soli in vetta nella classifica stilata da BEM Research, e relativa a maggio 2016, seguiti da Esselunga, Decathlon, Coop e Bricocenter. La classifica classifica è stilata sulla base del BEM Rank calcolato all’inizio del mese di riferimento in modo da valutare le prestazioni dei siti web che influenzeranno il traffico e i contatti online con la clientela nei successivi 30 giorni.

In cima alla classifica ormai fa tre mesi resta saldamente Ipermercati Iper, società italiana del gruppo Finiper, mentre retrocede al secondo posto Esselunga, che registra un distacco di 6 punti indice dalla capolista. Al terzo posto Decathlon, la catena francese di articoli sportivi, che conquista una posizione rispetto ad aprile. Coop perde una posizione, rispetto ad aprile, attestandosi al quarto posto. Bricocenter, azienda specializzata nel bricolage, chiude la classifica dei primi cinque brand che a maggio hanno ottenuto la migliore performance online secondo l’indice BEM Rank. Esce dalla classifica dei top five Carrefour, catena di supermercati francese con oltre mille punti vendita in Italia, che ad aprile aveva raggiunto la quinta posizione.

«I brand impegnati nella grande distribuzione devono considerare come un dato di fatto il comportamento degli utenti italiani: acquistano online e non solo elettronica o abbigliamento, ma sempre di più prodotti alimentari – afferma Mariachiara Marsella, web marketing manager a BEM Research -. La vendita online di prodotti non può essere però l’unico metro di valutazione per decretare il successo o meno di un e-commerce. Occorre non solo vendere ma anche intercettare le reali esigenze dei clienti».

L’indice BEM Rank, grazie al quale viene prodotta mensilmente la classifica BEM Research, prende in considerazione 5 parametri che sono: i brand maggiormente cercati su Google; la visibilità dei siti web su parole chiavi ad alto traffico relative al settore di riferimento; la velocità di caricamento delle pagine web; l’usabilità dei siti web; il grado di competizione online nel settore in cui l’azienda opera.

notonthehighstreet.com, dal web al market per promuoversi, e ritorno

L'Old Spitalfields Market, foto Instagram oldspitalfields.

Come fa un sito che da 10 anni pratica esclusivamente vendite online a festeggiare l’anniversario dalla nascita? Semplice, diventa “fisico”, anche se solo temporaneamente. Così ha pensato di fare l’inglese notonthehighstreet.com, che già nel nome ha il suo programma: niente negozio fisico, mai sulla strada, solo online. L’idea, nata nel 2006 da due amiche e sviluppata “su un tavolo di cucina” (che ancora esiste ed è sistemato in una sala dell’azienda, che oggi impiega 200 persone) era semplice: rendere disponibili su web oggetti “carini e originali” prodotti da piccole aziende ed artigiani. Dall’abbigliamento all’oggettistica per la casa, dai gioielli ai prodotti gourmand.

Il temporary shop di notonthehighstreet.com durerà tre giorni e trasformerà il mercato londinese di Spitalfields, cuore hipster e trendy della metropoli e regno del shabby-chic, in una vera e propria “esperienza interattiva”. Non solo acquisti dunque, ma un programma che su tre giorni (dal 6 all’8 maggio) comprende laboratori e workshop di vario tipo, dall’intaglio con la carta ai cocktail, dalla calligrafia alla “tea mixology”, l’arte di creare miscele di tè. Non mancheranno musica, assaggi gastronomici ed eventi vari.

Sul lato commerciale, oltre 100 piccoli produttori che vendono tramite il sito monteranno il loro banco offrendo e loro mercanzie, dal cibo agli accessori, dai prodotti per la bellezza e la salute a quelli per la casa e il giardino. Tutti in un posto, proprio come nel sito.

IKEA Italia: aprirà a giugno, a Cagliari, il primo Pick-up & Order Point

Ikea Italia inaugura in Sardegna il suo nuovo progetto innovativo che – grazie ad un approccio multicanale – coniuga l’esperienza di acquisto in negozio all’e-commerce, unendo alcuni aspetti dello  store classico alla comodità dell’acquisto online da pc, tablet e smartphone.

Con una superficie complessiva di 3.200 mq e 4 milioni di euro di investimenti, il nuovo Pick-Up & Order Point IKEA aprirà al pubblico il 29 giugno 2016 con una grande festa di inaugurazione tipicamente svedese.Schermata 2016-04-26 a 14.47.55

Il nuovo punto vendita avrà una ricaduta occupazionale di 104 persone con oltre l’80% di personale sardo, tra occupazione diretta (vendita, logistica, assistenza clienti e ristorazione) e indotto (trasporto e montaggio, sicurezza, manutenzione, pulizia ecc).

Schermata 2016-04-26 a 14.48.08Le previsioni per l’attività commerciale del 2017 vedono 27.600 ritiri al Pick-Up &Order Point, 5.400 consegne dirette a casa e 1.470 montaggi di mobili e cucine.

Numerosissimi i sardi che in questi anni hanno fatto acquisti sia presso i punti vendita della penisola che nel sito e-commerce IKEA.it/Compraonline: nel 2015 sono stati fatti acquisti dalla Sardegna per un totale di 3.307.000 milioni di euro, di cui 2.303.000 tramite il canale e-commerce (+455% rispetto al 2013) e 1.004.000 euro attraverso i 21 negozi IKEA Italia (+6% rispetto al 2013).

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L’impegno di IKEA nell’avvicinarsi sempre di più (e nel più breve tempo possibile) ai suoi clienti sardi si concretizzerà ulteriormente con la quasi contemporanea apertura di un punto di ritiro anche ad Olbia, che sarà attivo dal 30 giugno 2016.

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Il Pick-Up & Order Point rappresenta solo il primo passo piano di espansione dell’azienda in Sardegna e anticipa la successiva apertura di un punto vendita IKEA sull’Isola, nell’area metropolitana di Cagliari.

Iper ed Esselunga le migliori della Gdo online, nell’abbigliamento vincono i marchi stranieri

Sono Ipermercati Iper ed Esselunga seguite da Coop le insegne della Gdo più apprezzate e ricercate per l’e-commerce secondo una ricerca di Bem Research.

Ipermercati Iper, società del gruppo Finiper, mantiene la prima posizione che aveva nel marzo 2016, ma è raggiunta sul podio più alto da Esselunga. Al terzo posto è stabile Coop, mentre in quarta posizione si attesta Decathlon, la catena francese di negozi specializzati in articoli sportivi. Avanza, di una posizione al quinto posto, Carrefour. Nel complesso la performance online dell’intero settore della grande distribuzione, calcolato su 11 diversi brand, ha mostrato una crescita di quasi il 6 per centro circa rispetto a marzo.

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“Le tendenze di ricerca su Google di parole connesse con la grande distribuzione evidenzia da diversi anni un profilo crescente – sottolinea Mariachiara Marsella, responsabile Web Marketing di BEM Research – segnale evidente che i consumatori italiani utilizzando sempre di più Internet per informarsi e per acquistare i prodotti di loro interesse. Per le aziende è necessario essere presenti e visibili sul web, ma questo non è sufficiente. Bisogna anche costruire siti web che rispondano alle esigenze dei consumatori”.

Anche se il mercato della spesa online è ancora marginale in Italia (vale l’1% circa) non sarà sempre così e anzi l’ultima rilevazione dell’Osservatorio del Politecnico ha segnalato un aumento di traffico e fatturati. L’arrivo di Amazon Fresh qualche mese fa promette di garantire un ulteriore impulso.

Sul fronte dell’abbigliamento la medaglia d’oro va a Zalando. La società tedesca, specializzata nelle vendite sul web di scarpe e abbigliamento, davanti ad Adidas che scavalca Bonprix nella lista dei migliori brand operanti sul web in lingua italiana. Nike guadagna una posizione rispetto al mese precedente e si posiziona al quarto posto, mentre al quinto entra H&M. Nel complesso la performance online dell’intero settore dell’abbigliamento e accessori, calcolato su 25 diversi brand, ha mostrato una crescita del 2,4 per centro circa rispetto a marzo.

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“Ciò che balza agli occhi dalla classifica dei migliori brand che abbiamo stilato è l’assenza di marchi italiani – afferma Carlo Milani, direttore di BEM Research – Un settore, come quello della moda, in cui il made in Italy è da solo un marchio vincente, non riesce ad esprimere sul web brand italiani sufficientemente competitivi”.

La classifica dei migliori brand online, prodotta da BEM Research, è costruita sulla base di un indice, il BEM Rank, che considera 5 diversi parametri: 1) i brand maggiormente cercati su Google; 2) la visibilità dei siti web su parole chiavi ad alto traffico relative al settore di riferimento; 3) la velocità di caricamento delle pagine web; 4) l’usabilità dei siti web; 5) il grado di competizione online nel settore in cui l’azienda opera.

Amazon si allea con Vinitaly Wine Club e apre lo store dedicato al vino italiano

Oltre 500 cantine, 300 denominazioni, 700 vini di qualità, debuttano oggi in una sezione dedicata nel marketplace del sito italiano di Amazon www.amazon.it/vinitaly. Il nuovo store online apre in occasione della 50a edizione di Vinitaly, il salone internazionale dei vini e dei distillati che si terrà a Verona dal 10 al 13 aprile, ed infatti nasce proprio dalla collaborazione tra la DotCom e Vinitaly Wine Club, l’e-commerce del vino italiano di Vinitaly.

L’offerta di vini su Amazon.it, già presente, si arricchirà dunque di nuove etichette vinicole Made in Italy, provenienti da tutte le regioni d’Italia, selezionate e vendute da Vinitaly Wine Club sul Marketplace di Amazon.it con consegna in 24/48 ore in tutta Italia.

All’interno dello store online, è possibile effettuare la ricerca del “vino del cuore” in base ad una serie di criteri quali Aromi, Abbinamenti, Regioni di provenienza, tipologia (bianco, rosso, spumante, rosé o dolce), premi insigniti dalle maggiori guide enologiche italiane, ma si possono anche seguire i suggerimenti di Vinitaly Wine Club, come ad esempio: i Grandi Vini Italiani, i migliori vini premiati sotto i 20 euro, i Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, la Selezione Brunello di Montalcino DOCG, i Vini rossi Super Tuscan, i Vini rossi e bianchi sotto i 10 euro e molto altro.

Ogni settimana i clienti di Amazon.it potranno approfittare di offerte esclusive su una selezione di etichette. Si fa dunque sempre più ampia e profonda l’offerta di Amazon sul fronte food & beverage, dopo l’apertura al grocery nel luglio 2015 e di Prime Now per consegne in un’ora in alcune aree avvenuta lo scorso novembre, mentre a gennaio con Fresh è partito il fresco.

Amazon Dash, arrivano 100 nuovi bottoni per ordinare prodotti di marca

L’idea di Amazon Dash è partita il maggio scorso e sembrava l’ennesima “boutade” del re delle DotComm (tipo le consegne con i droni, per intenderci): un bottone collegato via wi-fi e dedicato a un solo prodotto (il logo bene in vista) cliccando sul quale partiva l’ordine diretto ad Amazon, che lo consegnava a casa (per ora solo negli Stati Uniti) entro un giorno. Ora i prodotti di marca disponibili sono diventati più di 100. Partiti da commodity come pannolini per bambini o detersivi, man mano si sono ampliati ad alimentari e bevande forse non così essenziali ma tradizionalmente soggetti ad acquisti di impulso: dalle patatine alle vitamine, dal tè al caffè alla Pepsi, ma anche cibo per animali e pile.

Riservati ai clienti iscritti a Prime, i Dash Buttons costano 4,99 dollari l’uno, importo che si trasforma in credito per il primo ordine. Con il minimo sforzo da parte del consumatore, quando il prodotto del cuore sta per finire è sufficiente pigiare il bottone (attraverso il quale l’ordine può anche essere revocato) per ordinarlo. 

Brawny, Charmin, Clorox, Doritos, Energizer, Gain, Honest Kids, L’Oreal Paris Revitalift, Lysol, Peet’s Coffee, Playtex, Purina, Red Bull, Seventh Generation, Slim Jim, Snuggle, Starbucks, Trojan, Vitamin Water sono solo alcune dei nuovi marchi introdotti. Ma la domanda sorge spontanea: quale vende di più? Amazon non rilascia numeri ma assicura che negli ultimi tre mesi i consumatori che hanno iniziato ad utilizzare il sistema sono aumentati del 75%. «I clienti ci avevano detto chiaramente che volevano più marchi, più categorie e più prodotti nel programma. Siamo entusiasti di offrire ora più di 100 Dash Buttons che rappresentano le più grandi marche in decine di categorie a rappresentare migliaia di prodotti» ha dichiarato Daniel Rausch, direttore di Amazon Dash. «I clienti stanno usando i Dash Buttons più di una volta al minuto per non restare mai senza i prodotti che usano quotidianamente».

Da un’indagine di 1010 Data risulta che la marca più di successo che sfrutta il sistema è P&G e che i top seller sono il detersivo Tide, lo snack Bounty e la carta igienica Cottonelle.

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Diventerà un’icona pop o un oggetto da collezione l’Amazon Dash? Un mezzo per la marca di riaffermare se stessa nei confronti delle private label? Vedremo, soprattutto se alla fine si riuscirà ad avere da Amazon dei dati concreti sul reale impatto sulle vendite, e, anche e più importante, sulle abitudini di spesa dei consumatori.

E-commerce, il mercato non è europeo: 4 siti su 10 applicano il geoblocco

Il geoblocco è comunemente praticato nell’e-commerce in tutti i Paesi dell’Unione Europea, impedendo ai consumatori di acquistare beni di consumo e di accedere a contenuti digitali online nei Paesi diversi dal proprio: lo rileva un’indagine antitrust nel settore del commercio elettronico avviata nel maggio 2015 dalla Commissione europea, e tuttora in corso. Si pensava che l’e-commerce fosse un modo per abbattere le frontiere ma in realtà così non è stato: le risposte inviate da oltre 1.400 dettaglianti e fornitori di contenuti digitali dei 28 Stati membri ai responsabili dell’indagine dimostrano che nell’UE i geoblocchi sono comuni e diffusi: il 38% dei dettaglianti che vendono beni di consumo (abbigliamento, calzature, articoli sportivi e apparecchi elettronici) e il 68% dei fornitori di contenuti digitali hanno affermato di applicare i geoblocchi nei confronti dei consumatori che si trovano in altri Stati membri dell’UE.

Riguardo alla vendita di prodotti, il geoblocco assume in genere la forma di un rifiuto di consegna all’estero. Ci sono però anche casi di rifiuto di accettare sistemi di pagamento esteri e, in misura minore, casi di ridirezionamento verso altri siti e di blocco dell’accesso al sito. La maggioranza dei geoblocchi deriva da decisioni commerciali unilaterali dei dettaglianti, ma il 12% di questi ultimi afferma di essere soggetto a restrizioni contrattuali alla vendita oltreconfine per almeno una delle categorie di prodotti offerti.

Per quanto concerne i contenuti digitali online, il geoblocco viene applicato dopo avere analizzato l’indirizzo IP (Internet Protocol) dell’utente, che permette di identificare e localizzare il computer o lo smartphone. Il 59% dei fornitori di contenuti digitali che ha risposto ha precisato che sono i fornitori a monte che impongono per contratto l’uso dei geoblocchi. Per quanto riguarda la diffusione dei geoblocchi, esistono notevoli differenze, che dipendono dalle categorie dei contenuti digitali e dagli Stati membri dell’UE. I risultati dell’indagine però, basati su risposte delle aziende avvenute su partecipazione volontaria, non possono essere considerati statisticamente rappresentativi rispetto al complesso dei mercati del commercio elettronico dell’Ue.

Queste e le altre informazioni raccolte dalla Commissione sono volte ad individuare eventuali problemi di concorrenza, ma integreranno anche le altre azioni della Commissione nel quadro della Strategia per il mercato unico digitale per affrontare il problema degli ostacoli che intralciano il commercio elettronico transfrontaliero.

Spiega Margrethe Vestager, commissaria europea responsabile della politica di concorrenza: «Le informazioni raccolte grazie alla nostra indagine settoriale sul commercio elettronico hanno confermato gli indizi che ci hanno spinto ad avviare l’indagine: non solo la pratica dei geoblocchi impedisce spesso ai consumatori europei di acquistare prodotti o contenuti digitali online in altri paesi dell’UE, ma esistono casi in cui tale pratica è il risultato di restrizioni previste dagli accordi tra fornitori e distributori. Il fatto che un’impresa che non occupa una posizione dominante decida unilateralmente di non vendere all’estero esula dal campo di applicazione del diritto della concorrenza. Tuttavia, se la pratica del geoblocco viene adottata in virtù degli accordi, dobbiamo verificare se non siano all’opera comportamenti anticoncorrenziali, cui si può porre rimedio utilizzando gli strumenti di cui l’Unione europea dispone in materia di concorrenza».

Lidl parte con l’e-commerce anche in Belgio, con 350 articoli non-food

Dopo la Germania, dove è attivo dal 2009, anche Lidl Belgio parte con un sito dedicato all’e-commerce che al momento contiene 350 articoli non food, dal bricolage all’abbigliamento, dalla casa al ciclismo. E il prossimo mercato a beneficiare delle vendite online del discounter tedesco potrebbe essere, secondo il sito ECommerce News, il Belgio.

La consegna per ora è prevista solo a casa tramite il servizio postale belga, Bpost, mentre non è stato attivato il click and collect.

Le motivazioni di questa mossa sono state così spiegate Marjolein Frederickx, responsabile e-commerce di Lidl Belgium: “Vendiamo prodotti che di solito sono disponibili nei negozi solo per pochi giorni mentre nel negozio online possiamo tenerli per un periodo più lungo. Una maglietta ad esempio può essere in vendita per tutto l’anno, una giacca a vento da sci per tutta la stagione invernale. Vogliamo entrare nell’e-commerce lentamente. Con il tempo aggiungeremo altre categorie di prodotti all’assortimento disponibile online”.

 

Smalti, mascara e creme per il viso: ecco i prodotti di bellezza più acquistati online

Specchio, specchio delle mie brame quali sono i prodotti di bellezza più in voga nel reame (anche di quello online)?

Appurato che ad andare per la maggiore sono quelli green, bio ed ecosostenibili, sul canale online (ci rivela un’indagine realizzata da Showroomprive.it su un campione di 1.000 italiani) i più acquistati sono crema per il viso, smalti e mascara.

La top 5

Secondo l’indagine condotta “le creme per il viso” sono il prodotto di bellezza più acquistato online dal 13,7% degli italiani, seguite subito dagli “smalti”, preferiti dal 13,3% dei rispondenti. Al terzo posto troviamo “i mascara” con il 12,9% delle preferenze, seguiti dai “profumi” (11,5%) e dai “prodotti per la cura dei capelli” (10,3%).

“Rossetti e gloss” occupano la sesta posizione (9,5%), seguiti dai “prodotti da bagno” con il 9%, all’ottava posizione troviamo “crema per il corpo” (7,9%) e alla nona gli “ombretti” con il 7,7% . In fondo alla classifica, anche perché fortemete condizionati dalla stagionalità, troviamo i “solari” (4,2%).

L’investimento

Per quanto riguarda la spesa media annua, il 60,9% degli italiani intervistati dichiara di non spendere online più di 50 euro in prodotti di cosmetica, mentre il 23,4% investe tra i 50 e i 100 euro e il 15,7% oltre i 100 euro.

Paese che vai, colori che trovi

1f7169dd-fdd4-486a-8d1f-9627b9772b93__O“Tra i vari paesi europei – spiega Virginia HernándezInternational PR Manager and Business Development di Showroomprive.com – esistono poi alcune differenze nelle abitudini di consumo per quanto riguarda la scelta della gamma cromatica: colori più accesi come il rosso, i gialli e le sfumature del blu sono infatti più popolari in Italia che in altri paesi come Spagna o Portogallo. Le italiane inoltre risultano più propense a sperimentare nuovi colori e texture e sembrano più attente nel seguire le ultime tendenze proposte dalle passerelle della moda anche in fatto di make-up.”

 

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Nella cosmesi è sempre più e-commerce: 170 milioni nel 2015, +22%

Valgono 170 milioni di euro gli acquisti online di prodotti cosmetici nel 2015, in crescita del 22% sull’anno precedente. Più dell’intero Net Retail italiano (+19% nel 2015 rispetto al 2014). Lo rivela il report di Netcomm “Acquisti online di cosmetica – Key Findings”, in uno studio svolto dal Consorzio del Commercio Elettronico e da Cosmetica Italia con L’Oréal e Mediterranea Fratelli Carli e con il supporto di Human Highway.

Gli acquirenti online di cosmetica sono il 16,2% degli utenti Internet italiani maggiorenni. Due acquirenti online di cosmetica su tre sono donne (65,4%) e in metà dei casi hanno un’età compresa tra 25 e 44 anni ma in media più elevata del totale degli acquirenti online. Gli acquirenti online di prodotti di cosmetica sono cresciuti del 18% nell’ultimo anno, raggiungendo i 4,7 milioni di individui, 2 milioni dei quali sono acquirenti abituali, ovvero hanno acquistato più di una volta un prodotto di cosmetica negli ultimi sei mesi.

Nel 2015 ogni 100 euro spesi in Italia in prodotti di cosmetica, 2,2 sono passati attraverso il canale online. L’acquisto online di prodotti cosmetici avviene nell’89% dei casi su un sito Web del merchant e solo in 11 casi su 100 via App. I merchant più utilizzati nell’acquisto online sono gli eRetailer, ovvero soggetti nati con la Rete e che non esistevano prima dell’avvento di Internet, seguiti dai produttori che trovano nell’online il modo per raggiungere direttamente i propri clienti.

A guidare lo shopping online è soprattutto la comodità, che comprende la convenienza (risparmio, offerte) e la disponibilità (prodotti difficili da trovare, ampio catalogo disponibile). Consegna gratuita e prezzo conveniente rispetto al negozio poi sono parametri di garanzia per un servizio di acquisto online perfetto, insieme a sicurezza, affidabilità, serietà e ottime recensioni.

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“È con un segnale positivo che si aprono le rilevazioni del Centro Studi di Cosmetica Italia in occasione del Cosmoprof di Bologna – ha dichiarato Gian Andrea Positano, Responsabile del Centro Studi di Cosmetica Italia -. Sul fronte del mercato interno il 2015 segna infatti una crescita del 2,2% per un valore che supera i 9.700 milioni di euro. In questo contesto la rilevazione delle vendite di cosmetici online è prossima ai 170 milioni di euro nel 2015, analogamente agli andamenti positivi registrati dalle vendite dirette (oltre 720 milioni di euro, +15%), che testimoniano un’evoluzione nelle modalità di acquisto dei consumatori cui la ricerca coordinata con Netcomm offre un significativo quadro di analisi”.

 

Più smartphone meno tablet e acquisti più veloci

Nel quarto trimestre del 2015 il settore health & beauty nell’e-Commerce a livello mondiale ha registrato un aumento del 25% dei carrelli con una crescita del 19% degli ordini. Secondo i dati dello Shopping Index rilasciati da Demandware, a livello globale, con un calo rispettivamente del 19% e 10 il tablet stia vivendo un momento di crisi. Mentre lo smartphone continua a registrare un aumento del traffico del 30% e una crescita degli ordini del 50% anno su anno. Nel settore beauty, il Pc resta il dispositivo preferito (46% di traffico e 69% degli ordini), seguito dallo smartphone (46% e 21%) e, ultimo, il tablet (8% di traffico e 11% degli ordini).
Cambiano anche i tempi di acquisto, con visite più efficienti nel coinvolgere i consumatori e una tendenze verso una navigazione e acquisti più veloci. Nel beauty, il tempo medio di permanenza per visita nel corso del Q4 del 2015 è diminuito del 10% (7,2 minuti); da smartphone la diminuzione è stata del 16%, pari a 6,3 minuti.

Nel beauty la crescita del 10% delle visite ha portato a un aumento del 25% dei carrelli e, conseguentemente, a un incremento del 19% degli ordini.

È però l’abbigliamento il settore che nel quarto trimestre ha registrato una crescita degli ordini molto maggiore rispetto agli altri segmenti. Nel commercio digitale sono i settori bellezza e cosmesi a registrare i più alti tassi di sconto, insieme all’abbigliamento sportivo. La spedizione gratuita è uno strumento universale utilizzato in diversi segmenti e Paesi: ormai gli acquirenti se l’aspettano sempre di più. Nel settore beauty la spedizione gratuita è applicata nell’84% dei casi e su un valore medio di ordine di 82 USD, mentre il tasso medio di sconto è pari al 19%.

 

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