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e-commerce: è boom per le consegne contactless

 

Anche dopo la fine del lockdown l’e-commerce  ha continuato a crescere. Ad aumentare specialmente è stata la frequenza all’acquisto online da parte degli utenti del 79%. La consegna contactless – a casa come in ufficio – resta ancora quella preferita da oltre il 93% degli utenti. Appare invece più improbabile una ripresa nel breve termine della frequenza del ritiro dei prodotti fuori casa (e-grocery escluso).
Complessivamente i volumi di transazioni online negli ultimi 12 mesi sono cresciuti del 15,4%, il 7% solo nel lockdown, con la richiesta di prodotto aumentata del 10%. Uno scenario che ha visto alcuni servizi di eCommerce gestire una domanda 10 volte superiore nella fase Covid, generando nel 25% dei casi problemi nella logistica, con carenza di prodotti disponibili (26%) e un 18% di casi in cui non è stato possibile recapitare la merce.

Sono queste le principali evidenze emerse in occasione dell’edizione speciale di Netcomm Forum Live, in collaborazione con NetStyle e TUTTOFOOD Milano.

“Il consolidamento di abitudini di consumo sempre più ibride, tra canali fisici e digitali, e la tendenza a preferire modalità di acquisto e di pagamento contactless, mette di fronte le imprese italiane alla necessaria implementazione di tecnologie – Commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm – Tra i principali ostacoli legati allo sviluppo dell’eCommerce da parte di retailer medio-piccoli si trovano problemi legati ai costi troppo elevati di gestione (32%), difficoltà nel gestire gli aspetti inerenti la logistica (28%) e mancanza di competenze in materia di eCommerce (28%).”

Per quanto riguarda invece il ricorso ai marketplace, secondo Netcomm, gli elementi critici vedono al 34% la non convenienza rispetto al posizionamento del prezzo, problemi legati alla gestione della logistica e commissioni sulle tassazioni molto elevate: “L’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese italiane è ancora lontana dalla media europea – Continua Liscia –  È necessario sfruttare e dare valore allo sforzo che il Sistema Italia dovrà fare a livello di investimenti orientati alle infrastrutture digitali, con l’obiettivo di contrastare il digital divide e fornire alle imprese quelle condizioni necessarie per proseguire lungo la loro necessaria conversione tecnologica.”

L’esperienza di acquisto online è molto soddisfacente
Nonostante alcune difficoltà, dovute a un’improvvisa crescita della domanda, il tasso di soddisfazione dell’esperienza di acquisto è rimasto elevato, anzi, con un incremento sia nel periodo del lockdown che in quello attuale: a settembre si è registrato un gradimento da parte dei consumatori online dell’8,5 in una scala da 1 a 10.
Archiviati i problemi di consegna, gli eShopper italiani continuano a esplorare nuove categorie di acquisto online: il 36,4% (+1,8% rispetto ad aprile) ha pensato di acquistare online prodotti che prima aveva sempre comprato in negozio; il 25% (23,3% ad aprile) ha fatto la spesa online; tuttavia, il 42% dei consumatori digitali ritiene che i prezzi siano più alti (erano il 28% ad aprile). 

Consegne e pagamenti contactless: è boom
Non solo le consegne, ma anche i pagamenti diventano contactless: già durante il lockdown molti negozi di vicinato hanno aumentato l’uso dei pagamenti digitali, con i commercianti spinti dalla necessità di assicurare il distanziamento fisico. Carte di credito, prepagate e bancomat sono usate più di prima da circa il 15-19% degli acquirenti, così come buoni sconto digitali (14% circa) e app su smartphone (14,7%). Viceversa, il contante è utilizzato da quasi il 30%.
Un cambiamento nelle abitudini di acquisto e pagamento che vede il 53% degli eShopper chiedere ai negozi tradizionali di quartiere di sfruttare questo momento per cambiare in maniera permanente, adottando nuove forme di vendita e di dialogo, procedendo all’integrazione dei canali digitali e fisici ed eliminando il contante. Il 49% degli utenti vorrebbe infatti ordinare i prodotti a distanza e riceverli direttamente a casa; il 43% ritirare rapidamente nello store la merce comprata online e il 33% pagare solo con carte/smartphone.
Una domanda di cambiamento che si scontra con un contesto dove, secondo Netcomm, su circa 280 insegne di diversi settori, solo il 79% possiede un canale eCommerce attivo e solo il 37% è abilitato al ritiro o al reso in store di prodotti acquistati online. 

Fashion e acquisti digitali
Secondo una ricerca di Nextplora per Netcomm, le persone con maggiore confidenza digitale, dopo l’esperienza del lockdown, continuano a ricorrere maggiormente agli acquisti online di moda a scapito dei negozi tradizionali: in particolare, sono aumentati coloro che si informano e acquistano online, passando dal 18% al 24% negli utenti low digital, e dal 28% al 38% negli utenti high digital. Gli altri consumatori dimostrano invece una tendenza al ritorno al negozio, dai quali però si attendono nuove esperienze e nuovi servizi come quelli sperimentati online.
Molto interessante è il ruolo dei touch point diretti della marca, che amplificano il percepito valoriale del brand negli utenti che li consultano durante il loro customer journey. Questi utenti, infatti, associano con maggior forza la capacità di essere alla moda, al passo coi tempi e affidabili ai brand con i quali interagiscono direttamente.

 

 

Vino, effetto Covid: è boom di degustazioni on line

Consolidamento dei canali social, tanta solidarietà in risposta alla pandemia, nuovi formati di degustazioni dettati dalle misure anti-covid, content strategy su abbinamenti con cibo e territorio. Ancora opportunità da sviluppare su podcast, wikipedia ed e-commerce proprietario.

Questi in sintesi i risultati della settima edizione della ricerca condotta da Omnicom PR Group Italia, che ha analizzato la presenza e le attività online delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato secondo l’indagine Mediobanca 2020.

L’evoluzione digitale

Nell’ambito social, Instagram continua a crescere rispetto a tutte le altre piattaforme, con un incremento in aggregato di follower del 51% rispetto al 2019, favorito anche dal ruolo degli influencer nel racconto delle esperienze. Oggi sono 16 su 25 le aziende ad avere un account ufficiale (contro le 6 del 2014). Facebook registra invece una crescita del 1,2% quando si parla fan base per i marchi analizzati mentre la frequenza di aggiornamento settimanale rimane invariata rispetto al 2019. YouTube presidiato (con poca intensità) da 11 aziende mentre Twitter solo da 9. Wikipedia invece, molto utile anche in ottica SERP (Search Engine Results Page), presidiata solo da 3 cantine.

e-commerce

Dopo la crescita registrata nel 2019, con il passaggio da 3 a 6 aziende su 25 che offrono un e-commerce proprietario, il 2020 è all’insegna della stabilità. Parte delle cantine (8 sulle 19 non dotate di e-commerce proprietario) preferisce indicare sui propri siti enoteche, alcune delle quali dotate di wine shop online, presso le quali è possibile acquistare e degustare i prodotti. Pur rimanendo la volontà da parte dei brand di accompagnare il consumatore lungo tutto il percorso d’acquisto, quando questo non è possibile, vengono suggerite terze parti “qualificate”.

La comunicazione

 

14 aziende su 25 hanno comunicato le iniziative promosse in risposta all’emergenza Covid-19.

A vario titolo si è trattato di: degustazioni online con sommelier e mixologist, aperitivi in streaming con influencer, storie legate alla quarantena. Importante il focus sulla solidarietà verso dipendenti e comunità locali anche attraverso raccolte fondi e donazioni.

Le iniziative sono state per lo più raccontate sui social, veri protagonisti della comunicazione al pubblico, rispetto ai siti, molto più “statici”.

In crescita anche i contenuti legati alla Responsabilità Sociale d’Impresa con 10 aziende su 25 (erano 7 su 25 nel 2019). Si parla principalmente di iniziative legate all’arte e alla cultura.

Come nel 2019, il 100% delle aziende (76% nel 2018 e 37% nel 2017) tratta il tema sostenibilità menzionando certificazioni, efficienza energetica, gestione sostenibile delle risorse naturali e agricoltura priva di pesticidi. Alcune aziende hanno una sezione dedicata sul sito, con maggiori informazioni, infografiche, dati e approfondimenti.

Tutte le aziende menzionano, a vario titolo, i vitigni autoctoni (come nel 2019 mentre nel 2018 erano il 64%). Varia il livello di approfondimento: alcune cantine non si limitano a citarli, ma dedicano spazio alla descrizione dei vitigni e alla scelta di utilizzo, altre dedicano particolare attenzione al tema con un’intera sezione del loro sito (e un racconto del programma di utilizzo e recupero dei vitigni autoctoni).

13 cantine su 25 (52%) fanno riferimento a percorsi di degustazione (come nel 2019, solo il 15% nel 2014). Le più virtuose sfruttano anche la vocazione turistica del territorio, spesso con menzione di luoghi da visitare e attività – anche sportive – da praticare. Interessante il trend del “food pairing” (abbinamenti vino-cibo) che vede 11 aziende su 25 protagoniste (10 su 25 nel 2019).

Lingue utilizzate

Oltre all’italiano, sono inglese, tedesco e cinese le lingue più presenti sui siti delle aziende analizzate. Nel 2020, abbiamo l’inglese (25 cantine su 25, erano 21 nel 2019) seguito dal tedesco (9 su 25, erano 7 nel 2019), cinese (4 su 25, erano 2 nel 2019). Sono quindi ben presidiati i mercati più importanti per il nostro export.  Sui canali social, 14 aziende su 25 propongono contenuti in lingua straniera (10 nel 2019).

Per ciò che concerne le chat – quasi tutte su Messenger – 15 aziende su 25 hanno risposto a richieste di informazioni vs le 12 su 25 del 2019.

Aree di miglioramento

Margini di crescita e miglioramento si riscontrano sia nell’ambito dei podcast (non ancora esplorati dalle aziende analizzate nonostante la potenzialità collegate alla narrazione del territorio e dei prodotti)sia in quella dell’user experience di alcuni siti, concepiti fino ad oggi per essere solo una vetrina di prodotti (solo 8 su 25 hanno un punteggio superiore al 7 in una scala da 1 a 10).

“La digitalizzazione del comparto vinicolo procede con intensità anche come risposta alla pandemia che ha messo a durissima prova ristorazione, export, turismo e fisicità dei luoghi di consumo e vendita. Oltre al consolidamento dei canali social, accompagnato spesso dalla scelta di esternalizzare l’e-commerce, abbiamo assistito alla creazione di nuovi formati online di degustazione. Questo è potenzialmente un elemento di grande interesse per il futuro alla luce dello sviluppo tecnologico atteso relativo all’internet dei sensi.” afferma Massimo Moriconi General Manager e A.D. di Omnicom PR Group Italia.

“Mentre continuiamo a dare valore alla fisicità dell’esperienza di consumo, esistono diversi progetti volti a tradurre i sensi in digitale e viceversa. L’attesa per avanzamenti significativi in quest’ambito è il 2030 ma la pandemia potrebbe decisamente accelerare il trend. Alcune di queste tecnologie potrebbero caratterizzare il dialogo brand-consumatore prima di quanto ipotizzabile fino a poco tempo fa, sia nella fase di ricerca delle informazioni sul prodotto sia in quella di fidelizzazione. Gli effetti del covid-19 stanno dando opportunità per immaginare sempre più concretamente e velocemente il futuro” continua Moriconi.

La classifica

Per l’edizione 2020, a guidare la classifica c’è Compagnia de Frescobaldi. Segue al secondo posto Villa Sandi e, al terzo, Mezzacorona (la classifica completa è consultabile nell’infografica allegata al presente comunicato).

 

E’ boom per la spesa online. L’analisi di Bain & Company

Da oltre due decenni, la spesa di generi alimentari si sta progressivamente spostando sull’online. L’emergenza Covid-19 ha radicalmente accelerato questa transizione digitale, portando i consumatori nel giro di pochi mesi a prediligere il canale online per la propria spesa. Negli Stati Uniti, in Germania, Francia, Regno Unito e Italia, si stima che nel 2020 ci saranno circa 350 milioni di ordini di generi alimentari online in più rispetto al 2019, con un apporto delle vendite attraverso questo canale di circa 36 miliardi di dollari all’anno.

Questo inaspettato cambiamento rappresenta una sfida per l’industria. Per la stragrande maggioranza dei negozi di generi alimentari, le consegne a domicilio sono strutturalmente meno redditizie delle transazioni fisiche e, in molti casi, gli ordini sono in perdita.

Andrea Petronio

“In Italia il canale online rappresenta oggi almeno il 3% delle vendite alimentari, con una quota raddoppiata rispetto a prima della pandemia. In pratica, l’accelerazione legata al Covid-19 ha catapultato i consumatori un paio di anni in avanti in termini di abitudini d’acquisto. Questo modello si consoliderà? Nel breve termine, ciò dipende da diversi fattori, come la qualità della shopping experience, l’offerta di prodotti freschi, la capacità di evadere gli ordini in modo affidabile e veloce, la rapidità di rilascio delle restrizioni antiCovid”, spiega Andrea Petronio, Partner di Bain & Company.

Se si verificasse una seconda ondata della pandemia da Covid-19, e se il vaccino non fosse pronto prima della metà del 2021, il contesto incoraggerebbe ulteriormente i consumatori alla spesa online. In questo scenario, la penetrazione della spesa online potrebbe toccare, nei prossimi cinque anni, quota 8-9% in Italia. 6-7% invece se il ritorno alla normalità sarà più rapido.

“Coloro che sceglieranno di non adattarsi ai nuovi canali, eviteranno le perdite nel breve termine, ma dovranno fronteggiare la mancanza di infrastrutture digitali, che potrebbe renderli non competitivi nel lungo termine. Chi si rivolge a terzi per soddisfare la domanda sarà altrettanto vulnerabile se la partnership dovesse terminare. Ed è possibile invece portare a profitto il canale. Come? Lavorando su 4 aspetti chiave dove concentrare i propri sforzi: ottimizzare la rete in ottica omnicanale, modificare le logiche contrattuali e promozionali con l’Industria, rimuovere le insostenibili sovvenzioni al canale attraverso il dynamic pricing, investire sull’automazione dove la scala lo consente”, sottolinea Luca Manfioletti, Expert Partner di Bain & Company.

 

 

Droni e fotografia: i nuovi acquisti di oggi. L’indagine idealo

Quanto pesa oggi il mondo delle immagini nel quotidiano di ciascuno di noi? Se lo è chiesto idealo che ha monitorato l’andamento dei prezzi e delle ricerche degli italiani online per i prodotti delle categorie Droni e Fotografia. L’indagine conferma l’aumento dell’interesse online per fotocamere, droni e componenti legati al mondo della fotografia.

Tra le principali evidenze emerge che l’interesse degli italiani online per i prodotti legati al mondo della fotografia in generale è aumentato, nell’ultimo anno, del +40,4% in generale con un boom per Action Camera (+165,7%) e Droni (+107,1%), per immortalare anche le avventure mozzafiato più spericolate e le visuali più strane e insolite. Inoltre, stando a un sondaggio effettuato da Kantar per conto di idealo nel mese di giugno 2020, un italiano su due metterà nella valigia delle prossime vacanze estive la macchina fotografica per fissare e avere un ricordo dei momenti trascorsi.

A conferma dei dati precedenti ecco segnalato anche un aumento delle ricerche di Fotocamere digitali mirrorless (+46,3%), Obiettivi fotografici (+41,6%), Fotocamere compatte (+23,0%) e Reflex (+7,8%).

Sul fronte geografico, inoltre, sono  Lombardia e Lazio le regioni dove è maggiore l’interesse online per i prodotti della categoria Droni e Fotografia.

Quanto ai periodi più indicati per l’acquisto, emerge chese a Dicembre conviene acquistare i droni è Giugno il mese più conveniente per le action cam.

Sul fronte delle tipologie, infine, è la GoPro Hero 7 Black la preferita degli italiani.

 

 

Metodologia

L’indagine demografica ha coinvolto 1500 consumatori digitali italiani. Alla domanda “Quali prodotti avrà il tuo kit da viaggio?”, il 49,2% ha risposto la macchina fotografica.

idealo ha analizzato la categoria dei Droni e quelle relative al mondo della Fotografia sul proprio portale italiano. Le intenzioni di acquisto del periodo compreso tra Luglio 2019 e Giugno 2020 sono state messe a confronto con quelle del periodo compreso tra Luglio 2018 e Giugno 2019.

Ricominciare dall’e-commerce: la sfida di Centovigne

Fortemente penalizzata dal lockdown, la biellese “Centovigne – Castello di Castellengo” , specializzata nella produzione di vini DOC e grappe di alta qualità, ha scelto la via dell’e-commerce, aprendo la propria “cantina virtuale”. Grazie all’aiuto di Vidra, portale che offre una piattaforma e-commerce basata su cloud per aiutare le aziende in crescita, in particolar modo le piccole e medie imprese, in soli 10 giorni Centovigne, è riuscita ad avviare il proprio sito di vendita online.

Veloce il successo: in soli 3 mesi di attività l’azienda è riuscita ad aumentare le vendite on-line del +90%, mitigando al 60% il decremento di fatturato dovuto al lockdown.

Dal’tronde Centovigne, che ha come punti di forza sia la distribuzione internazionale, sia la vendita diretta, con degustazioni in cantina, aveva già da qualche tempo preso in considerazione il canale e-commerce. Tuttavia la paura di perdere il contatto diretto con il pubblico e il timore che la qualità del prodotto venisse danneggiata durante il trasporto, erano stati due forti deterrenti.

Galeotto, dunque, il lockdown, divenuto catalizzatore del processo di trasformazione, fino ad allora rimasto in stand-by.

“Avevamo già considerato l’idea di aprire un servizio e-commerce –  raccontano infatti i proprietari Alessandro Ciccioni e Magda Zago – ma per un periodo siamo stati incerti per via del tipo di prodotto che proponiamo: il vino è delicato e temevamo per le spedizioni. Inoltre il cliente solitamente è portato a preferire l’acquisto in cantina, dopo una degustazione che ne faccia apprezzare il sapore e la storia, quindi non eravamo certi di cosa aspettarci dalla vendita online”.

In questa decisione è stato fondamentale l’apporto “semplificatore” di Vidra.

Il ruolo di Vidra

Grazia alla piattaforma, infatti, Centovigne è stata in grado, in pochi giorni, di riprendere la vendita della propria selezione di vini rossi e rosati DOC di Castellengo, del vino bianco Miranda, delle grappe e altri prodotti ai Polifenoli estratti dall’uva di Nebbiolo come le creme mani, viso e dopobarba, anche ai clienti che non possono visitare la cantina, gestire tutti i servizi (ordini, spedizioni e pagamenti) comodamente da un unico portale e, infine, gestire con semplicità la propria vetrina.

“Vidra ha dissolto i nostri timori iniziali. Riceviamo costantemente ordini dall’Italia e dall’estero e riusciamo a gestirli in modo semplice e veloce. Ogni volta che la merce arriva a destinazione riceviamo una notifica di conferma e questo ci rassicura” prosegue Magda Zago “Eravamo a conoscenza di altre piattaforme per aprire il nostro negozio online, ma abbiamo scelto Vidra per la sua estrema facilità di utilizzo e perché era l’unica ad offrire la possibilità di gestire così tanti servizi da un unico portale, lavorando in vigna, il tempo è sempre poco e ottimizzarlo diventa importante, inoltre la creazione del nostro negozio virtuale non ha avuto costi.” 

 

Smartphone, integratori e sneaker guidano gli acquisti on line

Prosegue la corsa del mercato degli acquisti online che, anche nel 2020, segna  numeri in positivo. È quanto emerge dalla fotografia del comparto elaborata da Trovaprezzi.it, che registra nel primo semestre dell’anno un totale di circa di 139 milioni di ricerche sull’intero network rispetto ai 97 milioni* del primo semestre dello scorso anno.

Tecnologia

A trainare il settore sono ancora i prodotti di telefonia e di elettronica di consumo. Con oltre 10 milioni di ricerche, Cellulari e Smartphone si confermano in testa alla classifica delle top 10 categorie più cercate tra gennaio e giugno. L’Apple iPhone 11 da 64GB è stato il modello più desiderato in assoluto dagli italiani in questo particolare inizio di anno. Ci sono state però alcune preferenze a seconda del territorio: se a Milano e a Torino si è scelto Apple, a Bologna ha riscosso maggior successo il Huawei P30 Lite da 128GB, mentre i fiorentini si sono dimostrati interessati a Samsung prediligendo il Galaxy A40.

Wellness

Degni di nota anche gli integratori e i coadiuvanti che si riconfermano al secondo posto con circa 7 milioni di ricerche. Le necessità sono state piuttosto variegate: gli italiani hanno scelto in maggioranza gli integratori per i disturbi intestinali (come Bifiselle e Enterolactis Plus) ricercati in particolare a Milano e a Torino. Seguiti da prodotti drenanti e con azione anticellulite (come Biosnel) di grande successo soprattutto a Bari, e da integratori per favorire le funzionalità articolari e muscolari o per la cura di pelle, capelli e unghie (il Solgar Ialuronic Formula è stato il più gettonato a Napoli). Tra i prodotti più ricercati non mancano poi i più noti Be Total Advance B12 e Magnesio Supremo utili al sistema immunitario.

Abbigliamento

Anche la moda ricopre una buona percentuale del mercato: Sneakers e Scarpe Sportive ha totalizzato oltre 4 milioni e 300 mila ricerche. Le Saucony Jazz Original restano il modello più in voga della penisola. Nelle isole, invece, emergono tendenze differenti: a Cagliari si prediligono le Etnies Marana, a Palermo invece le Adidas Forest Grove.

L’emergenza da Covid-19 ha inevitabilmente influito anche sul commercio elettronico: tra febbraio e maggio si è assistito ad un boom di ricerche per l’Amuchina Gel X-Germ Disinfettante Mani e per i dispositivi di protezione individuale, prodotti di punta delle categorie Prodotti Salute e Abbigliamento da Lavoro (rispettivamente al 6° e 8° posto tra le categorie più ricercate).

La top ten

Nella classifica delle 10 categorie merceologiche più in voga troviamo:

Le conseguenze del lockdown

Una spinta notevole all’uso dei canali online in tutta Italia è derivata dal periodo di lockdown. Come rilevato da Netcomm, dall’inizio del 2020 ai primi di maggio si sono registrati 2 milioni di nuovi consumatori online, di cui 1,3 milioni attribuibili alla sola emergenza Coronavirus. Per capire meglio la portata di questo dato occorre paragonarlo a quello registrato nello stesso periodo del 2019, quando vennero rilevati circa 700mila nuovi consumatori (Fonte Netcomm Forum Live 6-7 maggio 2020).

La ricerca dei prodotti passa poi sempre più dai dispositivi mobili: un trend che trova conferme anche nel traffico totale di Trovaprezzi.it proveniente al 68% da smartphone e tablet. In crescita le ricerche da tablet (7% per il 2020, era 5% nel 1° semestre 2019) a discapito di quelle da smartphone (61% vs 63% del 2019).

L’identikit dell’utente tipo più attivo nelle ricerche sul web fornito da Trovaprezzi.it rivela che nel 25% dei casi gli utenti hanno tra i 25 ed i 34 anni, mentre il 23% è in fascia 35-44 anni. Ricerche in crescita rispetto allo scorso anno per i giovani (18-24 anni) che passano dal 6 all’11%; stabili invece gli utenti più maturi (over55 con il 23% totale), mentre la fascia 45-54 mostra una flessione (-4%). Aumentano gradualmente le ricerche effettuate da donne: la quota rosa è del 45% rispetto al 41% del 2019.

Città che vai, smartphone che trovi

Curiose alcune tendenze e peculiarità emerse in base alle ricerche per città:

Se i milanesi, baresi, bolognesi, romani e napoletani sono grandi fan dei Macbook di Apple, a Palermo e a Venezia vanno per la maggiore i notebook di HP, mentre a Cagliari e a Firenze si preferiscono gli Acer. Nel comparto TV i prodotti di LG non temono la concorrenza, confermandosi in testa alle ricerche in tutte le grandi città. Per la climatizzazione la scelta è ardua: a Firenze, Venezia, Cagliari e Roma si preferiscono i modelli Mitsubishi, mentre a Palermo e Bologna il brand più ricercato è Daikin.

*il dato si riferisce complessivamente alle ricerche registrate nel network di Trovaprezzi.it

Il futuro è nell’e-commerce. L’analisi di Supernova- Hub.it

L’emergenza sanitaria e il conseguente lockdown hanno cambiato le nostre abitudini:una delle trasformazioni più significative e più resilienti riguarda proprio i nostri consumi e ancora di più il nostro modo di acquisto. I dati della ricerca lampo rilasciata da Netcomm a fine marzo parlavano chiaro: nuovi utenti, molti dei quali insospettabili, avevano incominciato ad affacciarsi al mondo dell’e-commerce. Con una nuova ricerca – presentata nei primi giorni di maggio – la tendenza è stata confermata: dall’inizio del 2020 a oggi sono 2 milioni i nuovi consumatori online in Italia (in tutto 29 milioni), di cui ben 1,3 milioni sarebbero da attribuire all’impatto dell’emergenza sanitaria del Covid-19.

L’e-commerce è qui per restare

In proposito Supernova-Hub.it,  convinta che la situazione vissuta in questi mesi porterà ad un cambiamento di lungo periodo: stima infatti che nell’80% dei casi la tendenza ad acquistare online rimarrà anche una volta finita l’emergenza. Ovviamente in parte si tornerà a comprare nei negozi fisici, ma molti dei nuovi utenti rimarranno anche sul web, non più per necessità, ma per comodità, flessibilità e risparmio.

Cambiano gli acquisti

La quarantena che è stata imposta agli italiani li ha portati inoltre a scoprire nuovi prodotti. Si sono moltiplicati gli abbonamenti su TV on demand, per esempio. Con i cinema chiusi e l’impossibilità di incontrarsi con gli amici nei locali, il “cinema casalingo” è stato uno dei modi di passare il tempo più comune. E in un contesto in cui cinema e teatri potranno riaprire solo a condizioni rigidissime (che tra le altre cose permettono l’ingresso di un’utenza davvero limitata), è molto facile immaginare che anche questi nuovi servizi siano entrati nelle nostre case per restare.

Secondo un’indagine di Idealo, dopo aver visto che in fase di lockdown le ricerche online degli italiani riflettevano il momento storico che si stava vivendo, con un aumento del +122,7% di ricerche di prodotti per lo smart working e del +3.909,4% di articoli per il fitness, nel momento della cosiddetta ripartenza con la fase 2, sono aumentate le ricerche legate a prodotti per la bella stagione (come lettini e ombrelloni), per il giardino e gli sport outdoor. Un aumento significativo è stato segnato anche nelle ricerche di prodotti per la cura del corpo, come epilatori, tinte per capelli, articoli di make-up e per la manicure.

Il dato che colpisce di più, però, è che questa situazione finora mai sperimentata ha determinato una crescita importante di settori che fino a poche settimane fa erano considerati emergenti: a registrare l’incremento maggiore, da fine febbraio a metà aprile, è infatti il pet care (+154%); seguito da cibi freschi e confezionati (+130%); prodotti per la cura della casa (+126%) e della persona (+93%) (dati Netcomm). Anche se il settore che ha segnato la maggiore crescita è il cosiddetto eGrocery. Secondo l’Osservatorio eCommerce b2c del Politecnico di Milano, il volume degli acquisti online food & grocery è raddoppiato e il loro valore è persino triplicato. Le categorie di prodotti maggiormente acquistate sono legate ai tre “effetti” identificati da Nielsen: lo “stock” (farina, uova, zucchero, latte, burro, caffè, pasta, sughi e biscotti), la “prevenzione” (guanti, detergenti per le superfici, candeggina, sapone, termometri) e “resto a casa” (pizze surgelate, affettati, mozzarella, patatine, vino e gelato). In cima alla lista ci sono ovviamente i big della gdo, ma hanno registrato una crescita importante anche servizi verticali e dedicati alla consegna a domicilio di frutta e verdura.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione per il nostro Paese, che dimostra che se prima dell’emergenza gli italiani erano timidamente interessati all’e-commerce, oggi ne hanno sperimentato tutta la potenzialità e tutti i vantaggi. Ci sarà un’integrazione sempre più marcata tra online e offline, ma sarà impossibile prescindere dal canale digitale.

Quindi, chi vorrà sopravvivere dovrà puntare su una sempre maggiore vicinanza tra i canali online e offline e sul ruolo sempre più predominante del web.

Ecco allora che il marketplace può diventare un’efficace vetrina per i negozi di vicinato e le microimprese: una delle piattaforma che sta performando meglio in questo periodo e attua delle soluzione per esplorare queste modalità è sendabox.it, fondata da Federico Pozzi Chiesa.

Non solo abilita, tramite tecnologia e con servizi a tariffe competitive, i retailer che si approcciano per la prima volta al mondo dell’e-commerce tramite marketplace o avvalendosi di e-commerce proprietari, ma supporta anche i clienti finali nelle necessità quotidiane legate agli acquisti on line. Il crescente numero di utenti che non dispone di portinerie private può risolvere il problema delle consegne affidandosi a questa piattaforma che integra punti di ritiro e consegna come negozi, edicole, bar e altre piccole attività commerciali che fungono da centri per lo smistamento di pacchi e buste. Grazie al servizio offerto, il corriere effettua il ritiro o la consegna presso il punto scelto dal cliente, permettendogli di non sprecare tempo.

2020: gli acquisti online crescono del 55%

Nel 2020 gli acquisti online dei consumatori italiani (su siti sia italiani sia stranieri) nel comparto Food&Grocery varranno 2,5 miliardi di euro, con una crescita del +55%, quasi 1 miliardo in valore assoluto in più rispetto al 2019.
La componente più rilevante (pari all’87% del comparto) è rappresentata dall’Alimentare: all’interno di questa categoria il Grocery Alimentare (prodotti da supermercato) diventa il principale segmento online, grazie a una crescita del +85% rispetto al 2019 e un valore di 854 milioni di euro. Seguono il Food Delivery (cibo pronto) con 706 milioni (+19%) e l’Enogastronomia (prodotti di nicchia) con 589 milioni di euro (+63%).

Questo è quanto emerge dalla fotografia scattata dall’Osservatorio eCommerce B2c promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano.

“A fine 2019, il Food&Grocery era il comparto più dinamico online, ossia con il ritmo di crescita più sostenuto (+40% circa), ma il meno maturo, ossia quello con il tasso di penetrazione più basso (1,1% del valore totale degli acquisti retail dei consumatori italiani)” Dichiara Riccardo Mangiaracina, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – Politecnico di Milano “Con lo scoppio dell’emergenza Covid-19, la domanda online di prodotti alimentari è in alcuni casi decuplicata, mettendo forte pressione agli attori eCommerce. Il lockdown, le nuove esigenze (e paure) dei consumatori hanno fatto cadere le barriere all’utilizzo del canale eCommerce (e dei pagamenti digitali) e hanno convinto anche i retailer più restii al cambiamento della necessità di potenziare l’offerta online, oggi non adeguata”.

Molti negozi fisici, focalizzati sui beni alimentari e di prima necessità, si sono infatti avvicinati per la prima volta all’eCommerce grazie alla collaborazione con soggetti terzi già presenti online (piattaforme di food delivery e non solo). Ancora più numerosi i negozi di quartiere che hanno iniziato a lavorare con strumenti digitali meno evoluti dell’eCommerce, ma ugualmente interessanti, come ad esempio la presa dell’ordine via whatsapp o per telefono.

Commenta Valentina Pontiggia, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – Politecnico di Milano:  “Lo sforzo messo in atto è stato encomiabile, ma l’adeguamento delle risorse non è comunque stato sufficiente a soddisfare interamente la domanda. Rispetto al passato è però maturata una definitiva consapevolezza dei limiti fino a oggi imposti dalle operations. Ed è grazie a questa consapevolezza che stanno prendendo forma nuove strategie”.

Sarà necessario ottimizzare i processi di picking e di distribuzione perché per fare eCommerce nel Food (dove l’ordine medio è costituito da un numero elevato di prodotti, fino a 50 nel Grocery, con un basso valore unitario e con esigenze specifiche come la gestione a temperatura controllata) serve una macchina operativa perfettamente funzionante ed efficiente. Sarà prioritario lavorare sull’organizzazione aziendale, sui ruoli e sulle responsabilità necessarie per favorire una nuova idea di commercio, sicuramente più digitale e omnicanale. Solo così sarà possibile superare i connotati ancora sperimentali di molte iniziative e garantire una copertura territoriale sempre più estesa”.

“Gli italiani hanno modificato in pochissimo tempo i propri modelli di consumo – commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. Per questo stiamo assistendo a una continua espansione delle modalità di contactless delivery, come click&collect, drive&collect e ritiro in locker.”  “Un modello che ha preso piede in Italia durante la prima fase di emergenza sanitaria, infine, è il proximity commerce. L’integrazione tra i grandi player del commercio elettronico e i piccoli negozianti, grazie alla logistica e alle piattaforme di delivery, ha permesso di sviluppare una rete locale che ha rimesso al centro il ruolo storico e fondamentale dei piccoli dettaglianti, servendo anche i clienti residenti in piccole comunità.”

Copertura territoriale dei servizi Food&Grocery online

Oggi il 73% degli italiani (era il 68,5% nel 2019) può fare la spesa online da supermercato, anche se il livello di servizio non sempre è idoneo. 

Allargando l’analisi a livello provinciale, nel 2020 è stata attivata almeno una nuova iniziativa di spesa online da supermercato nel 54% delle province italiane.

Il numero di servizi di spesa online da supermercato attivi in ogni provincia dipende in primo luogo dalla popolazione: si passa infatti dalle 10,5 iniziative in media nelle province con oltre 1,5 milioni di abitanti, alle 5,2 dove la popolazione è compresa tra 650 mila e 1 milione, alle 2 quando il dato si ferma al di sotto dei 300.000. In secondo luogo, il numero di iniziative presenti diminuisce percorrendo l’Italia verso le regioni meridionali: sono 4,5 le iniziative per provincia mediamente attive al Nord, 2,5 al Centro e solo 1,7 al Sud.

Nel 2020, come già nel 2019, in tutte le regioni italiane è presente almeno un’iniziativa di Food Delivery e anche la copertura provinciale ha raggiunto il 100% del territorio (era il 97% nel 2019). Al momento, poco più di due terzi (67%) degli abitanti ha potenzialmente accesso a uno di questi servizi (era un abitante su due nel 2019 e un abitante su tre nel 2017).

Considerando i singoli comuni, nel 2020 il 16% è coperto da almeno un servizio di consegna di cibo pronto a domicilio (era il 6,5% nel 2019). I player del settore stanno attivando nuovi servizi di food delivery non solo nelle città più densamente popolate (il 100% dei comuni con almeno 50.000 abitanti oggi è infatti coperto dal servizio, era il 93% nel 2019), ma anche nei centri più piccoli, con l’obiettivo di raggiungere un numero sempre più importante di potenziali clienti (rispetto al 2019, sono 735 i nuovi comuni ad essere coperti dal servizio).

SumUp lancia il nuovo prodotto Negozio Online

Per aiutare i commercianti ad adattarsi alle nuove misure di distanziamento sociale, SumUp, lancia il nuovo prodotto Negozio Online.

Dopo aver introdotto i pagamenti via dispositivo mobile e una serie di servizi che agevolano i commercianti nelle operazioni di fatturazione e contabilità, con il Negozio Online SumUp permette ai commercianti di creare degli store digitali e mostrare i propri prodotti da remoto, facilitando gli acquisti e tutti i tipi di pagamento anche a distanza, specialmente durante e dopo il lockdown. Il Negozio Online di SumUp è disponibile secondo diversi abbonamenti, in base alle necessità.

Il Negozio Online Start è una versione semplificata del Negozio Online, ed è pensato per permettere alle micro-attività di presentare i propri prodotti o servizi e ricevere pagamenti e richieste direttamente attraverso i canali social, come Instagram, Facebook Messenger e Whatsapp. Attraverso un link, i clienti verranno indirizzati alla pagina prodotto contenente dettagli e immagini, potendo scegliere tra diverse varianti, aggiungere prodotti al carrello, oltre a usufruire di funzioni di checkout e pagamento. SumUp Negozio Online Start permette, inoltre, di tracciare tutte le vendite e registrare lo storico degli ordini dei clienti in modo pratico e ordinato. Attraverso la modalità “Pay-as-you-go”, SumUp trattiene il 2,5% per ogni transazione.

SumUp Negozio Online Start sarà disponibile per i clienti di Regno Unito, Irlanda, Italia, Germania, Francia e altri mercati europei.

Le versioni Basic, Plus e Pro saranno disponibili per i clienti europei a partire dalla fine del mese di maggio e permettono di creare un vero e proprio store online all-inclusive che i piccoli e medi commercianti possono impostare e personalizzare velocemente, anche senza possedere conoscenze informatiche o di web-design. Queste versioni forniscono ai commercianti layout personalizzabili, funzioni dedicate a ricevere email e notifiche, pagamenti online, l’opzione di creare un catalogo e organizzare i prodotti, integrazioni legate al marketing e ai social media, report delle vendite, account per i dipendenti, sincronizzazione dei prodotti e un inventario che connette il punto vendita e lo store online.

“Siamo certi che questa estensione dei servizi di SumUp possa permettere ai nostri clienti di ampliare il proprio business, dando loro la spinta e il supporto necessari in questo momento”, spiega Marc-Alexander Christ, Co-Founder SumUp. “Ogni attività commerciale è differente ed ha esigenze diverse, anche in fatto di pagamenti. Fornendo questi nuovi prodotti, puntiamo a diventare un vero e proprio provider di servizi e soluzioni a 360 gradi per le attività il cui business è in espansione. Con i suoi lettori di carte, SumUp supporta ogni giorno oltre 2 milioni di utenti nel ricevere pagamenti nei negozi fisici. In questo periodo difficile per le piccole imprese, però, vogliamo rendere più semplice anche la vendita online, sia in piccola scala con la versione Start del Negozio Online, che attraverso l’estensione del negozio fisico attraverso la creazione di uno store virtuale con le versioni Basic, Plus e Pro”.

La nuova gamma di prodotti incorpora anche la SumUp Card, lanciata ad inizio 2020. Grazie alla collaborazione con MasterCard, la carta permette alle piccole attività un accesso rapido ed immediato ai propri fondi, aiutando e supportando la gestione dei pagamenti essenziali.

 

e-commerce: 6 consigli per gestire resi e rimborsi

Il dilagare del Coronavirus, ha impresso un’accelerazione sull’e-commerce. Come rivela l’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano, secondo cui il 77% delle aziende che vende online nei diversi settori dichiara di aver acquisito nuovi clienti nell’ultimo periodo. Questo porta però ad affrontare nuove sfide: gestione di resi, rimborsi e chargeback.  Come prepararsi al meglio ad affrontare questa evenienza?

La piattaforma di pagamento Adyen, ha preparato alcuni consigli utili a prevenire le richieste di rimborsi, saperle gestire e consolidare i rapporti con i clienti durante l’intera procedura.

I resi

Potrebbe sembrare un paradosso, ma secondo uno studio dell’Università del Texas, più tempo viene concesso ai clienti per restituire un prodotto, meno è probabile che lo facciano.

Quindi>? meglio allungare i termini per la consegna.

I fattori psicologici in gioco sono in particolare due: la cosiddetta “Teoria dei livelli di rappresentazione”, secondo la quale più le cose sono lontane più ci sembrano meno concrete. Dunque, se 30 giorni rappresenta una scadenza dietro l’angolo, 60 giorni sono invece una data lontana nel tempo, un limite più astratto che riduce l’urgenza e ci assicura tempo per valutare con più calma. Elemento questo che si collega in modo diretto all’altro grande fattore, chiamato “L’effetto dotazione”, ovvero più si possiede qualcosa, più si tende a volerlo tenere. Un concetto che è anche alla base del successo del modello di business freemium nell’ultimo decennio.

Prevenire descrivendo

Spesso la restituzione di un articolo deriva dal fatto che esso non corrisponde alle aspettaive. Ergo, meglio fare una descrizione più articolata e fornire quante più informazioni possibile per ogni articolo, includendo immagini ad alta risoluzione per dare agli utenti un’idea esatta di come sia il prodotto.

Informativa sui resi coerente con il brand

In pochi sanno che l’informativa sui resi è uno dei contenuti più letti del proprio sito. Ben 2 utenti su 3, infatti, prima di procedere ad un acquisto la leggono con attenzione, perciò è bene redigerla prestandovi la dovuta cura. Gli ingredienti principali sono semplicità, trasparenza e coerenza con il brand: ovvero una marca che ha come target la generazione Y corre il rischio, con una informativa molto formale, di creare un effetto di dissonanza. Dunque, se il proprio stile di comunicazione sul sito utilizza un tono diretto e informale, l’informativa dovrebbe essere redatta con lo stesso spirito.

Comunicare in modo chiaro e tempestivo

È fondamentale essere chiari, disponibili e tempestivi in tutte le comunicazioni relative ai resi. Se ai clienti piace essere sempre aggiornati sullo stato dei propri ordini, si aspettano lo stesso livello di trasparenza anche sui resi. Ad esempio, offrire loro diverse opzioni, come la possibilità di riprogrammare la consegna o l’emissione di voucher, potrebbe essere utile a mantenere il cliente felice e soddisfatto.

Ottimizzare il servizio clienti

Adyen annovera fra i propri clienti dei veri e propri maestri nella gestione dei resi, come ad esempio Zalando. Il brand è celebre in tutto il mondo per la sua efficienza e capacità gestione dei resi, e questo perché ha compreso che i clienti migliori sono anche quelli che restituiscono il maggior numero di articoli. Pertanto, ha iniziato a usare i resi come un’ulteriore opportunità per consolidare i rapporti con clienti più inclini a spendere.

Evitare il chargeback 

I rimborsi possono rivelarsi complicati da gestire, perché richiedono un trasferimento di fondi dal conto bancario del merchant a quello del cliente. Creare un fondo dedicato appositamente a questo può rendere le cose più semplici. Un fondo per rimborsi consiste in un pool di fondi disponibili sul conto bancario dell’azienda, dal lato del processore di pagamento. In questo modo i rimborsi possono essere emessi in automatico, riducendo il tempo necessario ad amministrarli e garantendo che il denaro torni disponibile sul conto del cliente in pochissimo tempo.

I resi fanno parte di qualunque attività commerciale. Purtroppo, in questo periodo le aziende si trovano a dover emettere molti più resi della norma. Il modo migliore per affrontarli è cercare di ridurne la frequenza” commenta Philippe De Passorio, Country Manager, Adyen Italia. “Quando si verificano, però, vi si può far fronte con una comunicazione trasparente e un fondo apposito ben gestito. Usare un’unica piattaforma di pagamento, poi, può aiutare a ridurre la pressione sull’azienda, in particolare nel riconciliare, effettuare o contestare i rimborsi”.

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