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Salame, crudo e cotto sempre al top. Cresce l’attenzione per i più leggeri

In varie lingue straniere il termine “salumi” identifica insaccati e prosciutti prodotti in Italia; i salumi sono uno dei prodotti che connotano il Made in Italy e il mercato estero continua a premiarli, mentre nel mercato domestico, a causa della crisi economica e della conseguente riduzione della spesa alimentare, gli ultimi anni hanno fatto registrare una contrazione delle vendite.

 

Wikipedia.it elenca ben 311 differenti tipi di salumi italiani così ripartiti:

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Vediamo ora quanto emerso dalla nostra web research di sentiment analysys, riguardo a salumi e prosciutti della tradizione italiana, lasciati nella rete domestica da privati che scrivono in social, blog e forum.

I più menzionati

Quando i naviganti scrivono nella rete domestica pareri e commenti sui salumi menzionano (citazioni multiple):

Tipologie

tipologie

Gli “arrosti affettati da carni bianche” e la bresaola, vengono spesso accomunati in quanto rappresentano un sotto segmento che potremo definire “dietetico”, o “salute/benessere” e complessivamente totalizzano il 40% dei pareri intercettati, se considerati come un unico segmento scalzerebbero dal primato della popolarità il cotto (31%).

A sua volta, se considerassimo l’accoppiata “cotto + crudo” come un unico segmento totalizzerebbe il 56%.

Infine, se considerassimo la terna “storica” della tradizione dei salumi “cotto, crudo, salame” come un unico segmento, totalizzerebbe il 78%.

A titolo di curiosità segnaliamo alcune citazioni, statisticamente irrilevanti, riguardanti salame di selvaggina e di pesce sia di mare sia di acqua dolce.

Pur riguardando i salumi della tradizione italiana è stato inevitabile intercettare anche citazioni su salumi di produzione straniera: nel 6% dei pareri della categoria “altri”, tra i salumi d’importazione primeggiano gli spagnoli serrano e pata negra e nella categoria “esotici” quelli di struzzo (sebbene molti prosciutti di struzzo siano prodotti domestici).

 

Formati distributivi

Stando ai pareri (multipli) intercettati, questa la ripartizione delle tipologie di store dove vengono maggiormente acquistati salumi e prosciutti:

Formati distributivi

formati distributivi

Il mercato domestico dei salumi è estremamente segmentato per brand, linee e referenze, stilare una classifica per singolo prodotto menzionato avrebbe avuto una significatività estremamente ridotta anche a causa delle citazioni multiple. Abbiamo così optato per una riclassificazione delle referenze menzionate, accorpandole secondo le holding di appartenenza.

 

La top ten dei produttori

Questa la classifica per produttore (primi dieci, citazioni multiple):

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Tale classifica può essere interpretata come una web brand awaraness.

Le citazioni per i salumi a marca privata (del distributore, non del produttore) sono il 20%

I momenti di consumo sono equamente distribuiti e trasversali a tutta la giornata e a tutte le occasioni (menzioni multiple):

Momenti di consumo

momenti di consumo

 

Sottolineiamo che in quasi un caso su tre (18% + 12%) i salumi vengono acquistati per essere consumati fuori casa ; in quasi un caso su due sono consumati come ingredienti del classico “panino”.

Abitudini di consumo

Dal punto di vista delle abitudini di consumo è da segnalare che quando si hanno ospiti sia per pranzo che per cena e/o aperitivo gli affettati non mancano (quasi) mai: sono presenti nel 90% dei pareri riguardanti il menù degli inviti.

I temi più trattati in rete, quando i netsurfer nazionali scrivono riguardo l’argomento salumi, sono (citazioni multiple):

  • dietetico / salute e benessere (46%)
  • naturale (preparazione) (38%)
  • italianità (del prodotto) (32%)
  • territorialità (specialità regionale; produzione locale) (27%)
  • formati / packaging (24%)
  • DOP & IGP (21%)

Questa classifica può essere interpretata anche come quella dei principali driver di acquisto da parte del popolo della rete nazionale.

Ci ha stupito trovare con bassa frequenza pareri su:

  • fresco (8%)
  • prezzo (7%)
  • gastronomia (4%)

I pareri negativi

I pareri negativi, fatto 100 il numero delle opinioni intercettate ed analizzate, sono il 19% e sono ripartiti in tre argomenti :

  • conservanti (9%)
  • allevamento intensivo (5%)
  • componenti e valori nutrizionali (4%)
  • altro (1%)

Analizziamo ora il profilo socio demografico di chi ha lasciato i propri mood riguardo salumi e prosciutti nel web domestico.

Più uomini: 54%, di età compresa tra i 35 ed i 55 anni (51%), di cultura media (58%).

Distribuita uniformemente la provenienza dei pareri in base all’area geografica: Nord (35%), seguiti da quelli provenienti dal Centro (33%), quindi quelli digitati dal Sud e Isole (32).SALUMI 1

Questa la provenienza delle opinioni rispetto all’urbanizzazione: da aree metropolitane nel 31%, da zone urbane nel 30%, da aree suburbane nel 28%, da piccoli insediamenti / zone rurali 11%.

Utilizzo uniforme degli ambienti web : Social Media (51%), seguiti da Blog e Forum (49%).

Ricordiamo che i pareri lasciati in ambiti dedicati come Blog e Forum sono maggiormente approfonditi e competenti, mentre quelli provenienti dai Social sono più superficiali.

Provengono da influencer il 26% delle opinioni intercettate.

CONCLUSIONI  

Le maggiori menzioni sono per la terna “cotto, crudo, salame”, da tenere sotto controllo “arrosti affettati da carni bianche, bresaola” per la connotazione light e fitness; in 3 casi su 4 salumi e prosciutti vengono acquistati presso i supermercati; in un terzo dei casi vengono consumati a cena ed in un altro terzo “fuori casa” come colazione “al sacco”; gli argomenti maggiormente trattati sono ascrivibili alla sfera della salute e del benessere; i pareri negativi, meno di uno ogni 5, si concentrano principalmente sui conservanti.

 

di Gian Marco Stefanini

WWW.WEB-RESEARCH.IT Srl

È un istituto di ricerche di mercato e consulenze di marketing che offre servizi rivolti ad aziende e multinazionali presenti nel mercato domestico.

Ha portato tra i primi in Italia una nuova metodologia di ricerche ed analisi di mercato: Web listening – Web research – Web monitoring. Utilizzando software di intelligenza artificiale che emulano il funzionamento delle reti neurali effettua un’analisi semantica e psicometrica dei testi presenti nel Web attribuendo loro personalità e punteggi. www.web-research.it ascolta il Web per scoprire, analizzare, razionalizzare cosa i clienti reali e potenziali pensano e dicono oggi e indietro nel tempo fino agli ultimi tre anni. E’ il partner ideale di aziende, marchi, prodotti, servizi e personaggi pubblici con esposizione mediatica significativa.

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TUTTOFOOD 2017, nuovi settori con performances di tutto rispetto

TUTTOFOOD 2017: un’edizione che ha già tutti i numeri del successo. Ad oggi, infatti è stato prenotato oltre il 60% della superficie espositiva e sono più di 600 le aziende italiane e internazionali.

I settori nel dettaglio

Eesordisce alla grande con oltre il 70% di spazi occupati TUTTOGREEN, il nuovo settore dedicato a prodotti macrobiotici, erboristici, prodotti vegani, da agricoltura biologica, funzionali e free-from. Merito di un concetto che abbraccia un benessere a tutto campo, fino alla nutraceutica, con la presenza di aziende come Alce Nero, Sarchio, Viva e anche grazie alle nuove partnership qualificate con Federbio e con Akesios che organizza in sinergia Spazio Nutrizione, il convegno scientifico patrocinato da Istituzioni di primaria importanza – come l’Università Statale di Milano – dedicata all’incontro fra le frontiere della nutrizione ‘che verrà’ presentati da professori e esperti di fama internazionale e operatori, ricercatori, medici, farmacisti, dietologi.

Performance sopra il 70% di superfici prenotate anche per TUTTOOIL, l’area che si focalizza in particolare sull’olio extravergine d’oliva, sull’onda di un successo che non conosce soste per questo protagonista della dieta mediterranea. Distintività e biodiversità sono infatti i punti di forza di quello italiano, un vero e proprio benchmark mondiale che in questo settore si incontra con un’ampia e diversificata offerta non solo dal nostro Paese, grazie anche ad una delle più storiche e proficue partnership di TUTTOFOOD, quella con Unaprol.

Soglia del 70% superata anche dai settori multiprodotto, che spaziano lungo una vasta gamma di proposte gourmandise, come i ricettati o i prodotti regionali o etnici, rappresentati da aziende come Ficacci, Pedon, Saclà, Selezione Casillo, Urbani Tartufi.

Molto bene anche TUTTOFROZEN – primo spazio espositivo espressamente ideato e dedicato ai surgelati in Italia – che registra prenotazioni superiori al 60% degli spazi disponibili e offre visibilità a Top player del settore quali Italpizza, Roncadin, Surgital.

Altrettanto di rilievo comparativamente, considerando la grande estensione, è il 60% di spazi già prenotati a TUTTOMEAT, il settore che presenta l’offerta di carni e salumi, con nomi quali Citterio o Fiorucci tra gli italiani e Vandrie Group, PGI Welsh Beef & Welsh Lamb e Giraudi Meats tra gli internazionali.

Fedele alla sua filosofia e al contempo flessibile, il concept di TUTTOFOOD continua ad evolversi anche in vista del 2017. Grazie a un accordo strategico con Veronafiere il vino sarà per la prima volta protagonista indiscusso a TUTTOFOOD: l’evento Wine Discovery curato direttamente dalla Vinitaly International Academy, promette di essere una delle aree più visitate dai buyer internazionali che da tempo chiedevano una presenza sinergica tra food&wine.

Sempre a seguito dell’accordo con Veronafiere, inoltre, debutterà Fruit&Veg Innovation, appuntamento milanese in contemporanea con TUTTOFOOD che ne integra l’offerta con il fresco, focalizzandosi soprattutto sul prodotto finito, e che sarà sinergico con le edizioni tenute a Verona negli anni pari, dove il focus sarà soprattutto sui sistemi e le tecnologie in tutte le fasi della filiera, pre- e post-raccolto.

Cento anni di italiani a tavola, fotografati da Coop: e il futuro è veg e local

Foodie sì, ma sui prodotti locali, del territorio, piuttosto che interessati ai sapori etnici; nazionalisti nelle grandi occasioni (il calcio, le calamità geopolitiche che coinvolgono connazionali) ma profondamente legati al proprio “orticello”, regione o comune che sia; in generale, sempre più attenti a consumi alimentari “salutari”, con un interesse crescente per i regimi vegetariani. Sono gli italiani fotografati da Coop sul nuovo sito www.italiani.coop consultabile liberamente. Una serie di flash su consumi e abitudini nazionali risultate dall’Ufficio Studi Coop che ha elaborato i Big dati rilevati dai principali istituti di ricerca, quali Istat, Eurobatrometro, Fao, Nielsen, Doxa, Pew Research Center, con il supporto scientifico di Ref Ricerche.

Da contadino a vegan, e ritorno: cento anni di consumi alimentari
Sei quello che mangi, dice un noto adagio, e, considerando quanto è cambiata la società italiana negli ultimi cento anni, è facile immaginare quanto siano anche cambiati i consumi alimentari. Un quadro ce lo dà proprio Coop, che rivela come nell’ultimo secolo l’italiano medio si sia trasformato da povero, sottonutrito, analfabeta e contadino (nel 1901 la spesa annua procapite era pari a 1600 euro annuali, un decimo di oggi) ad agiato ipernutrito. Da popolazione cresciuta a pane legumi e vegetali e pochissima carne (nel primo decennio del secolo ne mangiavamo 15 chili procapite all’anno contro gli oltre 200 chili di pasta e pane) ai figli del boom economico cresciuti a proteine (con la carne dagli anni ’60 agli ’80 aumenta di 20 chili procapite). Risultato: oggi il 59% della popolazione è sovrappeso e il 21% è obeso.

Schermata 2016-07-11 alle 15.14.27Schermata 2016-07-11 alle 15.14.18Però nelle scelte alimentari iniziano a prevalere la salute e la ricerca del benessere, e si impongono nuovi stili di consumo, tra i quali quello naturale e quello con un ridotto o nullo apporto di proteine animali. Rispetto ai colleghi europei, gli italiani sono particolarmente sensibili ai contenuti di freschezza e naturalità dei prodotti alimentari (si dichiarano tali il 62% del campione a fronte di una media Ue del 51%). Un divario che esplode, con quasi 20 punti di differenza, nell’importanza attribuita alla sostenibilità ambientale dell’azienda o del prodotto (It 83 e 81% di preferenze vs Eu 66 e 64%). Insomma, mangeremo più carboidrati, formaggi, frutta e verdura e meno carne, pesce e dolci. E le paure maggiori sul forte alimentare sono la manipolazione e l’inquinamento ambientale.
Infatti, se un anno fa il 13% degli italiani affermava di consumare abitualmente prodotti vegan, il 49% già immaginava che i propri consumi sarebbero cambiati in quella direzione nei decenni successivi. E proprio alla tavola gli italiani destinano quote consistenti dei consumi procapite, registrando la più alta spesa procapite alimentare d’Europa (superiore di ben 20 punti percentuali alla media europea).

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Le preferenze poi vanno ai prodotti local (30%) piuttosto che al cibo global (18%) perchè gli italiani hanno più fiducia nei prodotti del territorio e sperano nelle ricadute locali delle loro scelte di consumo. Nella media europea invece è l’approccio global a risultare vincente (25% vs 23%). Il quadro dunque è quello di un popolo ancorati ad una identità micro territoriale (lombardi, umbri, campani e persino leccesi, livornesi, catanesi, veronesi), che diventa “italiano” solo nelle grandi occasioni.
Non solo. L’ex popolo di santi, poeti e navigatori ha decisamente cambiato le sue priorità anche in fatto di impiego. Per la professione del domani, la maggioranza dei nostri connazionali preferirebbe occuparsi di Information Technology (come gli europei che però distacchiamo di 4 punti: 11 vs 7). Ma al secondo posto c’è l’educazione e la formazione (+3 punti su media Eu dove comunque questo campo ricopre il secondo posto) e al terzo Ospitalità e turismo (+2 su Eu). I manager che in Europa sono anche loro al secondo posto, in Italia sono al quinto e i finanzieri che in Europa figurano al terzo posto a pari merito con altre professioni, in Italia scendono al settimo. Da registrare che agricoltura, cibo e risorse naturali conquistano il 5% delle preferenze vs il 3% europei. In sostanza meno finanza e più tecnologia, ci immaginiamo meno manager e più nerd, persino più agricoltori.

Divertente e sexy, così vedo il punto vendita del futuro

Un luogo dove fare esperienze, multisensoriali e dunque concrete ma anche virtuali, grazie alla tecnologia. Dovrà essere questo il punto vendita del futuro secondo Dietmar Dahmen, tedesco cresciuto in California e oggi residente a Vienna, futurologo ed esperto in innovazione. Obiettivo: dare al cliente un motivo per entrare e acquistare lì, invece che online. Una questione che riguarda in modo particolarmente stringente il grocery e i supermercati: perché darsi la pena di perdere tempo a recarsi in un punto vendita, quanto trovo esattamente gli stessi prodotti online? Ecco allora entrare in campo la tecnologia, che rende in modo relativamente economico la visita in negozio un’esperienza divertente, che vale la pena fare.

Tra le frontiere più interessanti che potrebbero cambiare il punto vendita fisico del futuro (e lo stanno già facendo ora) ci sono i robot e la realtà virtuale.

«La realtà virtuale è un modo per creare un modello previsionale e ci permette di entrare in luoghi dove non siamo veramente, come un nuovo negozio – dice Dahmen -. Il trucco con l’esperienza online è che deve fare in modo di sostituire l’assenza di altri sensi. Ad esempio in negozio puoi toccare un tessuto, online no, però puoi zoomare e vedere la trama, o puoi ingrandire e camminare in un asola o un particolare del vestito e questa è un’esperienza che ti lascia a bocca aperta. La realtà virtuale aiuta a sperimentare un prodotto in modo più intimo e migliore di quanto sia mai stato possibile, senza essere alla presenza del prodotto.

I robot sono già una realtà i Giappone, dove in molti negozi di Tokyo si trovano i robot Pepper. “Ho visto Pepper al lavoro a Tokyo. Il punto è che l’interazione tra umano e umano va bene, ma in certi casi può far sorgere imbarazzo, invece a una macchina puoi dire e chiedere quello che vuoi. Un’altra modalità di interazione che si affianca al vis à vis e all’interazione macchina con macchina.

Per guardare la versione inglese video: https://youtu.be/Mrc8NCRpoN0

Grocerant, catene, food delivery: l’Italia sulla soglia del futuro

Una grande apertura al nuovo che ha portato all’ingresso, nell’ultimo anno, di catene straniere del fast food presenti in decine di Paesi, e che proprio ora scelgono di debuttare in Italia. Il mondo della ristorazione veloce in Italia è oggi una sorta di arena dove si stanno sperimentando nuove soluzioni e incroci, che vedono la barriera tra commercio e somministrazione assottigliarsi sempre più. «Ormai il cliente si aspetta di trovare il cibo sempre, ovunque, e di ogni tipologia della quale abbia desiderio al momento» ha spiegato Daniele Tirelli, presidente di POPAI ITALIA all’evento “Are you ready for the Grocerants?” terza edizione del convegno POPAI dedicato al settore del Retail Food Service. Dando un quadro dei nuovi format.
I Netstaurant, ad esempio, i ristoranti integrati con le logiche del web e dei social come il newyorchese 4Food. Nel punto vendita sulla 5a strada tramite vari dispositivi si può costruire il proprio hamburger, che al contrario dello storico Big Mac, che si voleva uguale in ogni punto del mondo, è estremamente personalizzato. Si compilano questionari per conoscere il proprio hamburger ideale, si socializza tra profili affini. E, secondo le logiche social, se il panino creato dal cliente ha successo (ovvero vende bene), questi ottiene un anno di pasti gratis.
Gli Everywhere Restaurant colgono invece la tendenza a portare l’insegna ovunque, tramite i truck. In USA l’hanno fatto Taco Bell e Starbucks, ed è un mercato che cresce del 25% l’anno secondo Technomic.
Le consegne a domicilio sempre più veloci e sofisticate vedono sempre negli States un operatore come GrubHub che in pochi anni ha raggiunto 44mila locali in oltre mille città. Ma nell’area sono scesi grandi player, da Amazon a Google a Uber.

In questo scenario, come evolveranno i supermercati? Servire cibo sottrae business o crea lavoro? Varie le soluzioni possibili. C’è chi prepara e serve nel punto vendita lo stesso prodotto che vende sugli scaffali (ad esempio la pizza da Whole Foods Market) e si è specializzato a organizzare il catering per qualsiasi tipo di evento od occasione speciale, dal matrimonio al compleanno come Kowalski: l’intero banchetto può essere ordinato online.
In Italia siamo agli inizi, sono partire esperienze interessanti come Carrefour viale Bezzi e iper la grande i di Arese, ma c’è ancora qualche zona d’ombra.
Una sorta di guida nel food retail del futuro ci viene da alcune esperienze, italiane ma soprattutto estere, di realtà che hanno da poco aperto nel nostro Paese.

 

Domino’s: la chiave è tecnologia e servizio
domino's«Siamo arrivati molto in ritardo: l’Italia è l’83° Paese per Domino’s – spiega Alessandro Lazzaroni, Marketing Manager di Domino’s Pizza Italia, oggi a Milano con 5 punti vendita che diventeranno presto 6. Nel mondo, sono 13mila per 10 miliardi di fatturato. Certo, portare la pizza americana nel Paese che la pizza ha inventato e che vanta 44mila pizzerie era una sfida improba, quasi impossibile. Come intendete vincerla? «Noi siamo specializzati nella consegna a domicilio, in un mercato estremamente frammentato dove manca il servizio. I 2/3 del nostro business viene dalle consegne a casa. Siamo una digital company che vende pizza. Raggiungiamo noi il cliente in vari modi: tramite App zero click (si può ordinare a voce senza toccare lo schermo), Twitter (basta mandare gli emoticon delle fette di pizza che si vuole a casa), sulla Samsung smart tv, in auto con Ford Synch, tramite smart watch, mentre in Australia sono già usate le consegne con un robot. Perché è l’ordine il momento clou della relazione con il cliente. L’acquisto deve essere molto semplice. Poi c’è il prodotto, buono, italiano, certificato. In Italia naturalmente puntiamo sulle eccellenze locali. E il servizio: assicuriamo la consegna in 30 minuti e con la pizza a una temperatura di almeno 70°C».
Nel locale la lavorazione è a vista, nella massima trasparenza. Una strategia che si completa con una politica di “localizzazione”. «Noi siamo nei quartieri e viviamo la vita di quartiere, integrandoci. Partecipiamo alle feste rionali e parrocchiali, siamo presenti negli eventi del vicinato. Prediligiamo aperture nella stessa città per motivi logistici: a Milano vogliamo arrivare a 15 locali, per coprire tutti i quartieri, poi passeremo a città vicine. Ora la gestione è diretta, nel 2017 partiremo con il franchising».

KFC tra franchising e drive alla conquista del Belpaese
kfc-arese-insideInsegna storica americana specializzata in pollo fritto, è entrata in Italia a fine 2014 con 2 ristoranti, ne ha oggi 6, tutti in centri commerciali, aprirà il 7° il mese prossimo e arriverà a 12 entro fine anno, puntando sul Drive (“ne apriremo uno ad ottobre per verificare se è un format che può fare la differenza”). In Cina apre un ristorante al giorno e ne ha oggi 4000. Nel mondo sono 20mila. «Il nostro obiettivo è aprire dove il cliente ci vuole. Ci svilupperemo con un franchising puro sviluppato per area, con imprenditori che avranno 20/50 locali. Ci concentreremo sui centri commerciali o sulle strade di grande scorrimento, evitando i centri città, per ora troppo costosi. Anche McDonald’s del resto, che ha aperto anni fa nei centri città per diffondere la marca, ora sta delocalizzando» spiega Corrado Cagnola, Ad di KFC Italy.

Fiorfood, progetti pilota da replicare nella rete
fiorfood«Perché abbiamo aperto Fiorfood? Avevamo in casa dei prodotti a marchio molto forti, e abbiamo pensato di ibridare per promuoverli. Il mondo però sta andando in direzione opposta, il focus è sulla somministrazione – dice Antonio Audo, Responsabile area progettazione – energy management Novacoop –. È un progetto pilota, un nostro primo approccio verso la ristorazione, che non è il nostro business primario, per sperimentare nuove forme che vorremmo replicare nella nostra rete di supermercati. È anche una vetrina, in centro a Torino in un edificio storico e prestigioso, un ex cinema, che serve anche a raccontare la storia della cooperativa. Nella rete stiamo sviluppando un format di superstore, riducendo i grandi format e concentrandoci sul food».

Foodora, consegna cibo d’alta gamma
foodoraLa tedesca Foodora è nata nel 2014 ed è presente oggi in 10 Paesi. Per ora in Italia consegna pasti da ristoranti a Milano e Torino. «Siamo un’azienda di servizi logistici con una doppia valenza: verso il cliente finale e verso il ristorante – spiega Massimiliamo Mesenasco, Head of Account Management Italy -. Ci distinguiamo dagli altri operatori perché consegnamo solo da ristoranti di livello medio-alto. Un’altra cosa che ci contraddistingue è la consegna in bicicletta. Solo a Milano abbiamo 300 fattorini. La gestione dell’ordine avviene tramite un algoritmo e va completata in 30 minuti. Il nostro cliente? Un professionista che fa tardi al lavoro, e ha una volontà e capacità di spesa anche doppia rispetto a chi ordina normalmente prodotti come la pizza. I pagamento avvengono in forma elettronica, in anticipo».

Auchan Cesano Boscone si rinnova e inaugura la food court “Rione Goloso”

Restyling completo per il Centro Commerciale Auchan di Cesano Boscone, che ora si presenta completamente rinnovato nella forma e nell’identità, con un’offerta merceologica più ampia, che raggiunge un totale di 57 negozi e 3 medie superfici. Ma la rivoluzione del primo piano della galleria interessa soprattutto l’area della nuova food court. E ai quattro Rioni di Cesano Boscone, che concorrono al Palio del Cinghiale, ora si aggiunge il nuovo “Rione Goloso”. Aperta ogni giorno fino alle ore 23.00 e collegato con un percorso diretto al parcheggio, è la nuova piazza della ristorazione adatta ad accoglierei clienti a pranzo, per un rapido spuntino o per una cena.
RioneTra le novità il ristorante giapponese al nastro Mishi-Mishi, la steak house italiana Old Wild West, Spontini con i suoi tranci di pizza milanese, Chicchiricchi con i risotti firmati Riso Gallo, e la pasticceria siciliana Dolce Capriccio. Insegne che si aggiungono ai già presenti Mc Donald’s e La Piadineria.
Con questa ampia offerta culinaria, Rione Goloso è in grado di soddisfare i gusti di tutti i tipi di target. Gli appassionati di sport potranno seguire sui mega schermi le partite di calcio e gli eventi sportivi più importanti. Inoltre, tutte le settimane, durante la cena, saranno organizzate sessioni di musica dal vivo e intrattenimenti diversi per accompagnare e rendere più rilassante e divertente la cena dei clienti.
Rione2Si tratta di un progetto complesso e innovativo sviluppato da Gallerie Commerciali Italia in collaborazione con l’agenzia di marketing e comunicazione Canali&C, che si è occupata di definire il naming, il logo, l’immagine coordinata della nuova food court, e il nuovo percorso cliente. Come? Attraverso l’installazione della segnaletica sia interna sia esterna, che permetterà ai visitatori di muoversi con facilità e raggiungere con immediatezza l’area ristorazione.

 

Non solo food

Dopo il rilancio a gennaio del nuovo ipermercato Auchan City al piano terra, il restyling del primo
piano della galleria negli ultimi mesi si è concretizzato anche con l’arrivo delle insegne Scarpe&Scarpe, OVS, Cotton&Silk, con la recente inaugurazione di Carpisa e del nuovo store Alcott, brand italiano del settore del fast fashion retail.
Sempre al primo piano, il Centro propone anche uno spazio eventi, dove si terranno spettacoli
e iniziative per grandi e bambini, e una nuova area dedicata al relax e al business, dove è possibile
navigare gratuitamente su tablet a disposizione dei clienti, e caricare i propri pc, smartphone e tablet stando comodamente seduti.
Inoltre, è previsto l’arrivo di una rinnovata sala giochi e di una nuova area bimbi a insegna Youngo, la più grande presente nell’intera area milanese, con spazi dedicati ai laboratori interattivi proposti da una società specializzata. All’esterno poi sono sempre disponibili i lockers (per il ritiro dei pacchi ordinati on-line) e l’innovativo servizio di car sharing.

 

Una campagna creativa e crossmediale per il rilancio del centro

L’agenzia Canali&C ha realizzato la nuova campagna creativa per comunicare il rilancio del Centro Commerciale, una multisoggetto d’impatto che esprime al meglio tutte le novità del Centro. Così il tacco di una scarpa diventa una forchetta, una borsa prende le sembianze di una pentola e la fibbia di una cintura diventa una posata. La Unit Media dell’agenzia ha poi identificato il media mix adatto, declinando la campagna in dinamica esterna, affissione, stampa e radio locali.
L’inaugurazione è stata preannunciata da un’attività di guerrilla marketing realizzata dalla Unit
Unconventional, durante la quale si è messa in atto una distribuzione massiva di ventoselle
personalizzate nella zona di Cesano Boscone. Lo street marketing ha permesso di annunciare il rilancio del Centro Commerciale e aumentare la conoscenza del brand. A supporto dell’attività la Unit Digital ha ideato una comunicazione web che ha previsto piani editoriali e azioni di live posting.

Gourmé&Bottega ibrida market, food e vino

Gourmé & Bottega: questo il nome del primo ristorante (inaugurato l`8 giugno nel Terminal 1 area arrivi, land side, dell’aeroporto di Malpensa) il cui concept rappresenta l`unione dei due format sviluppati in questi ultimi due anni, rispettivamente, da Chef Express e dal produttore di vino e distillatore trevigiano Bottega spa.

L`offerta, che come spiega l`AD di Chef Express Christian Biasoni: «Rappresenta un perfect match tra food and wine», sotto il profilo gastronomico riprende il menu del ristorante Gourmé, già presente in stazioni ferroviarie e autostrade, con primi tipici regionali e soprattutto i salumi più pregiati del catalogo di Italia Alimentari (Mortadella Grand Ducato e Salame di Felino igp e Culatello dop eccetera) del gruppo Cremonini cui fa capo anche Chef Express.

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La lista enologica invece annovera una ventina di etichette tra le quali non potevano mancare i best seller di Bottega Spa: dalla linea Il Vino dei Poeti (prosecco superiore docg Extra Dry o l`uvaggio rose pinot nero e Raboso Brut) alle altre denominazioni tipicamente venete come il Ripasso Valpolicella Superiore doc o il Soave Classico DOC. Un`articolata selezione sperimentata nei tre locali Prosecco Bar aperti da Bottega a partire dal 2014 sulla nave da crociera Cinderella del gruppo norvegese Viking, nel Resort World Birmingham in UK, nel dehor dell`hotel Intercontinental ad Abu Dabhi. A proposito di questo format che si ispira ai tradizionali “bacari” veneziani dove si servono i “cicheti” (una sorta finger food ante litteram da consumare al bancone), dice Sandro Bottega, titolare della cantina che esporta vini e liquori in 130 Paesi:

«Non esiste un wine bar senza il ristorante collegato per cui riteniamo che un abbinamento come questo -con Gourmé- sia fondamentale».

Tra le novità introdotte anche il market che offre sconti del 20% sulle bottiglie, qualora il cliente ordini un calice di vino al ristorante per assaggiare una bottiglia in lista. Conclude il Direttore commerciale Non Aviation di Sea aeroporti Luigi Battuello:

«Siamo in presenza di uno showcase di quel filone aurifero che è il prodotto della tradizione italiana. I passeggeri extra UE che sbarcano proprio in questa zona si troveranno di fronte il meglio del gourmet italiano». Per Sea si tratta di un altro tassello aggiunto alla road map che entro l`anno porterà a compimento il progetto di restyling del Terminal 1 di Malpensa.

 di Marco Oltrona Visconti

Eataly e Autogrill, l’alleanza in autostrada debutta al casello di Secchia Ovest (Mo)

Un’idea tanto semplice e banale, che come tutte le idee semplici e banali sembra destinata ad avere un successo straordinario: ci scherza su, Oscar Farinetti e gigioneggia com’è uso suo ma in effetti è vero. Quello tra Autogrill e Eataly è davvero un matrimonio che s’ha da fare, perché portare l’eccellenza, anzi, le eccellenze enogastronomiche italiane in un luogo di intenso passaggio, di turisti e non, italiani e stranieri, come un’area di sosta dell’A1, sembra l’autostrada (appunto) del successo.
Autogrill, leader mondiale nei servizi di ristorazione per chi viaggia, ha dunque unito le forze con Eataly, che ha costruito la sua storia e il suo successo proponendo il meglio delle produzioni artigianali italiane, realizzando un punto vendita nell’area di servizio di Secchia Ovest (Modena) gestita da Autogrill dando vita al format “Eataly x Autogrill”.

“C’è sempre più gente che va al mare, in montagna, in collina e cerca le osterie, studia e va a caccia di prodotti dell’enogastronomia italiana. Queste persone viaggiano anche in autostrada, perché lo facciamo tutti” ha detto Farinetti. E ora hanno un posto dove fermarsi, mangiare ed acquistare, secondo la filosofia Eataly.

L’Ad Autogrill, Gianmario Tondato Da Ruos e il fondatore di Eataly Oscar Farinetti durante la presentazione.

Ed è anche logico che questa idea partisse qui, nel cuore dell’opulenta Emilia-Romagna, prima regioni in Europa per numero di prodotti Dop e Igp (ne ha 43). Un’area storica anche per il travel food retail, come ha sottolineato l’Ad di Autogrill, Gianmario Tondato Da Ruos: “noi significativamente siamo qui perché è uno dei posti al mondo, non in Italia, in cui c’è la più grande ricchezza agroalimentare. Inoltre, qui sorgeva uno dei pezzi della storia dell’autostrada italiana, il Fini che non era un autogrill ma era veramente un punto di riferimento per chi viaggiava”.

 

1150 mq di eccellenze e corner ristorazione
In una costruzione ad hoc, su due piani si sviluppa il nuovo concept per il viaggiatore gourmet. Al piano terra uno store di 1150 metri quadri con una caffetteria targato Eataly e Kimbo, partner storico di Autogrill, aperta 24 ore, e la tradizionale proposta gourmet Eataly con circa 2000 referenze, tra paste e farine, vini e salumi da portare a casa ma anche con una ristorazione “light”, che si esprime in alcuni punti focali: il banco pasticceria di Luca Montersino, il banco pane, di lievito madre e farine macinate a pietra, ça va sans dire,  (“l’unico prodotto che si trova in 190 dei 194 paesi del mondo, che per noi è il più importante” e che può essere “imbottito” al momento con i salumi del negozio), la piadineria che riproduce una cabina romagnola, con la produzione dei fratelli Maioli di Cervia, e il gelato Lait, mantecato a vista.

 

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Tre ristoranti: pizza, pasta, carni

Al primo piano 350 posti a sedere sono riservati ai tre concept di ristorazione: la pizzeria con forno a legna, la pasteria che utilizza la pasta di Gragnano e il ristorante la Sosta con focus sulla carne, piemontese dagli allevamenti La Granda, presidio Slow Food. Ovunque, preparazioni espresse come si conviene in un luogo di viaggio e passaggio “perché per mangiare bene non serve tanto tempo: per fare il tipico pasto italiano bastano otto minuti. Il lavoro è a monte, nella scelta delle materie prime” spiega Farinetti.
Da sfondo, la filosofia Eataly “basata sul proporre prodotti di alta qualità in maniera accessibile grazie alla creazione di un rapporto diretto fra produttore e distributore”, unita alla volontà di Autogrill di voler innovare e diversificare la propria offerta sul canale autostradale.
L’obiettivo, dichiarato, è arrivare nei prossimi 12 mesi al traguardo di un milione e 300 mila clienti.
La nuova area di servizio impiega circa 115 collaboratori e raggiunge gli 80 addetti presenti sul locale nei periodi di picco.
Tra le concessioni frutto della contrattazione, la rinuncia di Autogrill a vendere gratta e vinci alle casse, su esplicita richiesta di Farinetti.

 

Eataly, prossimamente tre aperture negli USA
“Questa strada che ha preso Autogrill di andare verso la qualità secondo me è la strada giusta – prosegue il fondatore di Eataly -, hanno capito che essendo italiani dovranno distinguersi sulla qualità e l’eccellenza. Credo che questo esperimento, italiano, sarà propedeutico ad altre esperienze in altre parti del mondo. Noi, nel nostro piccolo, stiamo per aprire un secondo negozio a New York, ad agosto, ad ottobre a Boston, a marzo 2017 a Los Angeles. Per noi gli USA sono un mercato domestico come l’Italia: sono convinto che aprire un concept di questo tipo sulle grandi vie americane avrebbe un successo strepitoso” ha detto Farinetti.

 

I due filoni di Autogrill
Come ha spiegato l’Ad di Autogrill “come azienda, stiamo seguendo due filoni: quello delle partnership, di collaborazioni con grandi marche come questa con Eataly e con Starbucks negli Stati Uniti, e speriamo che non finisca con Eataly non finisca qui, e poi c’è lo sviluppo di concept interni, come Mercato del Duomo e Bistrot”. Due filoni che in futuro, sembra di capire, si svilupperanno parallelamente.

Avocado come il burro, ma più sano: Tesco lancia la versione spalmabile “green”

È green in tutti i sensi, per colore e appartenenza al regno vegetale, e negli ultimi tempi sta vivendo una stagione di assoluto revival, anzi è più popolare che mai: stiamo parlando dell’avocado, che ora Tesco, insegna inglese sempre attenta ai nuovi trend, propone per la prima volta nel Regno Unito sotto forma di crema spalmabile.

Ingrediente simbolo di quella ondata salutistica e vegetariana che ha investito il mondo occidentale, è incredibilmente popolare nei Paesi anglosassoni, questo frutto tropicale ha visto nell’ultimo anno un aumento delle vendite del 40% nel Regno Unito arrivando a 150 milioni di sterline (190 milioni di euro) di vendite e superando le arance, tra i frutti più richiesti. Anche da noi si sta diffondendo: basta fare una ricerca su Google e vedere la pletora di ricette e consigli per utilizzarlo, mentre su Pinterest è in cima agli argomenti più trattati, e sempre più spesso si trova sugli scaffali della Gdo.

Più sano di burro e margarina, ha tra i vantaggi, oltre al contenuto in acidi grassi Omega 3 e vitamina A e D, il fatto di essere senza lattosio, da molti non tollerato e presente in molte creme spalmabili. Prima dell’avocado spalmabile Tesco aveva introdotto sue altre innovazioni: l’avocado surgelato e l’Avozilla, un tipo di avocado cinque volte più grande dell’originale, ma anche una serie di ricette a base di avocado come il Guacamole e il Chipotle.

Come ha commentato Dean Rawlinson, responsabile acquisti Tesco: «I clienti non ne hanno mai abbastanza di avocado, un frutto che è sempre più popolare grazie al gusto, alla versatilità in cucina e ai benefici nutrizionali».

Cotture a vista nel supermercato, Rational propone SelfCookingCenter

Basta entrare in un supermercato di recente apertura è la cosa è evidente: sempre più le cotture a vista, di pane e pasticceria in primis, ma non solo, sono uno dei punt di forza con cui le insegne cercano di attirare clientela ad alto valore aggiunto. Il reparto panetteria diventa dunque una vera e propria postazione dove il profumo del pane appena sfornato diffonde nel punto vendita un senso di genuinità e naturalità, di cui di avvantaggiano anche le vendite dei reparti attigui. Sul fronte della gastronomia invece i pasti caldi e in generale le soluzioni da asporto riscuotono sempre più successo tra i consumatori.

Rational propone con il SelfCookingCenter uno strumento che, grazie alle funzioni intuitive delle unità di cottura, permette di cucinare una serie di ricette e raggiungere ottimi risultati anche in presenza di staff poco esperto. Prodotti da forno, pollo, cibi spadellati e alla griglia, contorni e piatti a base di uova di ogni tipo possono essere cucinati in uno spazio di un metro quadro. L’apparecchio multifunzionale si pulisce da solo premendo un tasto, e consuma il minimo indispensabile di elettricità, acqua, detergenti e decalcificanti.

«Usiamo Rational perché il cibo buono attrae un numero maggiore di clienti nei nostri negozi» sintetizza Herbert Lehnert, Service Division Manager per nove punti vendita bavaresi di Edeka Stenger, catena di supermercati tedesca che ha recentemente ampliato la proposta del banco gastronomia creando ogni giorno un menù per il pranzo nella zona d’ingresso. Edeka Stenger oggi genera il 70% delle proprie vendite all’ingresso dei negozi solo con i menù del pranzo.

Il SelfCookingCenter può anche essere controllato e monitorato dal PC in ufficio. Anche i dati HACCP possono essere trasferiti automaticamente usando il softwaredi Rational KitchenManagement System, possono essere visualizzati come tabelle o come grafici.

I supermercati possono inoltre richiedere all’azienda un’unità per eseguire test di cottura, senza impegno, e dispongono di ogni supporto in loco anche dopo l’acquisto. Vengono tenuti regolarmente dei seminari base e avanzati, mentre il ClubRational offre accesso online a ricette internazionali e a consigli di cucina da chef di tutto il mondo, per 365 giorni l’anno.

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