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Iper prima insegna italiana a scegliere il Gs1 Databar

Un codice a barre di dimensioni ridotte, che offre vantaggi in termini di ottimizzazione dei processi di gestione e di quantità e qualità delle informazioni disponibili: è lo standard Gs1 Databar verso il quale Iper, La grande i, ha avviato il passaggio all’utilizzo per la codifica dei prodotti a peso variabile confezionati nei suoi ipermercati, primo retailer italiano.

Il GS1 DataBar è un codice a barre più piccolo rispetto al tradizionale EAN-13 ma capace di contenere un maggior numero di informazioni e di catturarle in una sola lettura: oltre all’identificativo del prodotto GTIN-13, può registrare anche la data di scadenza, il peso netto, il numero di lotto. È ideale per prodotti di dimensioni ridotte, per gli alimentari freschi a peso variabile e per gli articoli che richiedono la stampa di informazioni supplementari.

«Il progetto pilota sviluppato con Iper rappresenta un modello per l’intero settore della Gdo italiana – spiega Massimo Bolchini, Standard Development Director di GS1 Italy. Il GS1 DataBar ha consentito al distributore di ottimizzare la codifica dei prodotti a peso variabile, che ora avviene in modo centralizzato ed univoco, e di rilevare le quantità effettivamente vendute. Può essere utile anche per gestire la tracciabilità e per la pianificazione delle promozioni relative ai prodotti in scadenza».

Il passaggio di Iper al nuovo sistema di codifica ha interessato 17mila referenze tra carne e salumi, pesce, ortofrutta, gastronomia, formaggi, pane, pasta, pasticceria, ed ha coinvolto diversi dipartimenti interni all’azienda e dei fornitori di attrezzature. Con l’obiettivo di superare le criticità dovute alla soluzione tradizionalmente diffusa in Italia e di offrire un servizio migliore al consumatore finale.

«L’adozione della simbologia GS1 DataBar – dichiara Valerio Cortese, Direttore Sistemi Informativi di Iper Montebello Spa – offre a Iper l’opportunità di migliorare i processi gestionali, ma garantisce anche una migliore sicurezza all’esperienza di acquisto del proprio cliente e introduce tecniche di tracciabilità che saranno in futuro sempre più un fattore di qualificazione e distinzione del prodotto alimentare».

Partita nel punto vendita pilota di Vittuone a metà luglio 2015, l’adozione del GS1 DataBar prosegue al ritmo di un punto vendita alla settimana: la copertura completa dei 26 ipermercati Iper è prevista nel corso del 2016. Anche il nuovo punto vendita di Arese, la cui apertura è prevista ad aprile 2016, dovrebbe partire con la nuova gestione.

A Milano apre il secondo Pam Local

Si trova a pochi passi da Porta Venezia, in piazza 8 novembre, il nuovo punto vendita Pam Local aperto a Milano. Il format di Pam pensato per i contesti urbani è un convenience store adatto a una spesa facile, comoda e veloce. È il secondo punto vendita cittadino con questo format nel capoluogo meneghino e segue quello di via Giambellino inaugurato lo scorso settembre.
L’inaugurazione ha visto una grande partecipazione di persone che, sin dalle prime ore del mattino, non hanno voluto mancare nel vedere coi propri occhi il nuovo negozio.

Pam-local-3Attenzione, praticità e convenienza sono i punti di forza di tutti i Local che hanno l’ambizione di proporre una modalità evoluta di quel servizio di prossimità di cui si avverte sempre più l’esigenza. Generalmente posizionati all’interno dei centri cittadini o nel cuore dei quartieri, questi negozi offrono infatti, grazie all’orario di apertura continuato fino alle 21 (ed in alcune zone anche fino alle 22), un servizio comodo ed utile sia per i lavoratori che rientrano tardi la sera, sia per le persone anziane della zona, che per fare la spesa non sono più costrette a ricorrere a mezzi di trasporto, potendo trovare tutto ciò che serve per la spesa quotidiana comodamente vicino a casa.
Pam-local-1L’assortimento si contraddistingue anche per la presenza di soluzioni facili e veloci pensate per chi ha poco tempo in cucina, gli intolleranti e tutti coloro che cercano qualcosa di sfizioso, spendendo poco. Consistente inoltre, soprattutto nei reparti freschi, l’offerta di confezioni monoporzione, che consentono di risparmiare, riducendo al minimo gli sprechi alimentari. Numerose infine le referenze Dop ed Igp a testimonianza della grande attenzione alla qualità e al legame con il territorio.
Il format Pam Local è attualmente presente in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna. Liguria e Lazio.

Tesco combatte lo spreco in tutti i pdv con il cloud, dalla fattoria alla tavola

È realmente “from farm to fork”, dalla produzione all’utente finale, il progetto, ambizioso, di Tesco, una delle Bìg Four, le maggiori catene della Gdo britannica, per combattere lo spreco lungo tutta la filiera. Il mezzo è il cloud, una piattaforma integrata che si chiama FareShare FoodCloud e che promette di realizzare milioni di pasti con le eccedenze dei supermercati della catena e il tramite delle associazioni benefiche. Tesco pensa di mettere in rete tutti i suoi punti vendita entro la fine del 2017.

Community Food Connection with FareShare FoodCloud funziona così: alla fine della giornata i responsabili di ogni punto vendita contattano l’associazione di riferimento che conferma se e quanto cibo verrà a ritirare, per poi trasformarlo in pasti per chi ha più bisogno. Ma la novità, oltre alla copertura nazionale, è anche il fatto che con lo stesso sistema, un’app, anche il consumatore finale può abbracciare il progetto donando le proprie eccedenze (che valgono oltre la metà del cibo sprecato).

La legge anti-spreco arriva alla Camera. Obiettivo: ridurre le eccedenze in tutta la filiera

Dopo la Francia, l’Italia. Anzi prima, secondo alcuni. La proposta di legge infatti che approda oggi alla Camera ha un obiettivo: ridurre gli sprechi nella produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari o di altri prodotti, e in particolare favorire il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari, in via prioritaria ai fini dell’utilizzo umano. Ma non è la prima che ha favorito il recupero perché in questo almeno una volta il Bel Paese è stato pionieristico:  è di 12 anni fa infatti la legge 155-2003 detta “del Buon Samaritano” che facilita la donazione rendendo i donatori responsabili solo nei confronti dello stato degli alimenti consegnati all’organizzazione non profit cui vengono donati gli alimenti, sollevandoli da ogni responsabilità legale rispetto a ciò che succede (trasporto, conservazione) dopo aver affidato l’alimento per il riutilizzo. Semplice, ma efficace. Un primo passo.

Ora si cerca di andare oltre. Lo scopo del nuovo progetto di legge è quello di incentivare il recupero di quei prodotti alimentari adatti al consumo ma invenduti o non idonei alla commercializzazione per vari motivi (dalla confezione danneggiata alle “imperfezioni estetiche” nel caso di frutta e verdura, alla vicinanza della data di scadenza) semplificando le procedure burocratiche e rendendo non solo più semplice, ma in qualche modo più conveniente donare piuttosto che gettare via.

Secondo Banco Alimentare, la principale organizzazione che in Italia si occupa di recuperare e destinare agli indigenti le eccedenze alimentari (dall’inizio de 2016 ne ha “salvate” oltre 16mila tonnellate), ogni anno finiscono nella spazzatura 5,1 milioni di tonnellate di cibo (per un valore di quasi 13 miliardi di euro), e più della metà (il 53%) è ancora adatto al consumo umano. Secondo uno studio del Politecnico di Milano, in Italia il 58,1% degli sprechi alimentari va imputato agli attori economici della filiera contro il 41,9% che è dovuto ai consumatori. Escluso il consumo domestico, la distribuzione è responsabile per il 22,3% dell’eccedenza contro il 66,5% della produzione, il 6% della ristorazione e il 5,2% della trasformazione.

Con la proposta di legge “Puntiamo a far crescere – ha commentato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina – la consapevolezza nei consumatori rispetto alle abitudini alimentari, e a semplificare le donazioni per le aziende e per la prima volta anche per l’agricoltura si disegna un ruolo da protagonista, attraverso le donazioni dirette agli indigenti. Sotto questo versante l’Italia rappresenta già una buona pratica a livello internazionale: ogni anno recuperiamo 550mila tonnellate di eccedenza in tutta la filiera. Nel 2016 vogliamo arrivare a 1 milione”.

La proposta di legge prende in considerazione anche i prodotti farmaceutici ed altri articoli, proponendo meccanismi che ne favoriscano il recupero a fini di solidarietà sociale.

Scalpore aveva fatto l’anno scorso l’approvazione della legge anti-spreco francese, che obbliga i supermercati di oltre 400 metri quadrati a recuperare le eccedenze attraverso donazioni, destinando l’invenduto all’alimentazione animale o ad usi agricoli come compost o per il recupero di energia.

Secondo Una buona Occasione le cause principali dello spreco nella Gdo sono le imperfezioni estetiche dei prodotti agroalimentari, gli accordi di ritiro presi dall’industria alimentare dei prodotti rimasti invenduti nei supermercati, la pratica di mantenere scaffali traboccanti di merci fino a fine giornata, i packaging “scaduti” (perché riportano concorsi o promozioni terminate), e il ritiro dagli scaffali della merce in anticipo rispetto alla scadenza (i consumatori tendono ad evitarne l’acquisto).

Per quanto riguarda le iniziative “spontanee” delle catene della Gdo invece leggi Lotta allo spreco e Gdo: cosa stanno facendo le insegne in Europa.

Mediobanca fotografa la Gdo 2010-2014 e anche in Italia il discount vince

Eurospin Italia campione di crescita (+48,7%) e di redditività con un roe nel 2014 pari al 24,2%; Esselunga, seconda ma staccata, di efficienza,  con 16mila euro di vendite per metro quadro. Questi i dati che colpiscono a una prima lettura del rapporto “I maggiori gruppi italiani della Gdo alimentare, 2010-2014″ dell’Area Studi Mediobanca. A conferma della forza davvero dirompente del modello discount che non accenna a recedere e vince anche in Italia, oltre che in molti altri Pesi europei (emblematico è il caso del Regno Unito che abbiamo raccontato in vari suoi aspetti).

La fotografia è a dir poco in bianco e nero: tra 2010 e 2014 infatti il fatturato dei maggiori operatori della Gdo italiana è cresciuto  dell’1,5%, ma ha ceduto l’1% nell’ultimo anno. Il contesto italiano risulta contraddistinto da uno scenario particolare e anche contradditorio con una bassa presenza di grandi superfici (1,4% degli esercizi) e un libero servizio che copre il 50% del totale; un’offerta complessiva elevata pari a 226mq ogni mille abitanti, meno della Germania (343 mq), ma davanti a Spagna (, i 193 della Francia e i 99mq del Regno Unito; forte apertura del mercato, con i primi tre operatori della Gdo rappresentano il 34% del mercato contro il 53/54% di Francia e Spagna e il 61% di Germania e Regno Unito.

fatturato-gdo

Eurospin “vince” su vari fronti: veloce riciclo del magazzino (17,5 giorni), rapido pagamento dei fornitori (67 giorni), bassa incidenza dei costi del personale (5,6% del fatturato), meno della metà della media degli altri operatori, con un fatturato per addetto doppio rispetto ad Esselunga: 650mila euro contro 325mila. Eurospin conta 6.300 dipendenti contro i 21.100 di Esselunga. Dal 2010 Eurospin ha cumulato utili netti per 550 milioni, metà di quanto realizzato da Esselunga che ha toccato 1,1 miliardi. Profondo il rosso di Carrefour: -2,4 miliardi di euro.
Ed è innegabile la sofferenza delle insegne francesi. La perdita di fatturato ha fatto seguito a dinamiche differenti delle strutture commerciali. Dal 2010 Carrefour ha ridotto dell’ 11,1% i punti vendita complessivi (diretti e franchising/affiliazione), passando da 1.302 a 1.158 (-144 unità). Nel caso di Auchan-SMA si è invece avuto un progresso del 2,6%, da 1.827 a 1.875 (+48). Le maggiori espansioni sono segnate da Eurospin Italia (+19,4%) e Coop (+9,3% su base omogenea), seguite da Esselunga (+5,7%). La rete più estesa nel 2014 è quella di Auchan-SMA con 1.875 punti vendita, dei quali oltre l’82% in franchising/affiliazione, formula cui il gruppo francese fa ricorso più estensivo (81,9% del totale), seguito da Carrefour con 1.158 punti (55% circa in franchising/affiliazione) e Eurospin Italia con 1.003 punti (diretti e franchising). Esselunga (149) e Coop (802) gestiscono solo proprietà.
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Sguardo sulle Coop

Il sistema Coop ha chiuso il 2014 con un fatturato aggregato a 11,2 miliardi, in perdita operativa (-0,2% il mon sul fatturato), ma con un risultato corrente (2,6% del fatturato), grazie al contributo della gestione finanziaria (2,8% del fatturato). Sei delle 11 società dell’aggregato Coop hanno chiuso il 2014 con una perdita operativa. Coop Liguria è stata la migliore (mon al 2,7% del fatturato). In cinque anni l’aggregato delle coop ha cumulato utili per 53 milioni, rivenienti da proventi finanziari netti per 1.036 milioni, margini industriali per 136 milioni e proventi non ricorrenti per 194 milioni, a fronte di svalutazioni finanziarie per 814 milioni e imposte per 499 milioni. Unicoop Firenze è la cooperativa di maggiori dimensioni (2,7 miliardi) e quella più efficiente (13.800 euro per mq). Dal 2016 è operativa Coop Alleanza 3.0, fusione di tre precedenti cooperative, con ricavi stimati in 5 miliardi di euro.

Fatturato_aggregate_Coop

Il report esamina sei tra i maggiori Gruppi italiani della Gdo operanti prevalentemente nella distribuzione alimentare al dettaglio: Auchan-SMA; Canova 2007, holding della famiglia Brunelli cui fa capo la Finiper, con i marchi Iper e Unes; Carrefour Italia; Eurospin Italia, catena discount controllata con quote paritetiche del 25% ciascuna dalla cooperativa DAO – Dettaglianti Alimentari Organizzati (Lavis, Tn), Migross (della famiglia veronese Mion), Shop (della famiglia Pozzi, attraverso la Supermarkets Dugan) e Vega (cooperativa di dettaglianti attiva in Veneto e Friuli VG); Supermarkets Italiani della famiglia Caprotti con il marchio Esselunga; e le cooperative di consumatori (nove più due società da esse controllate) operanti a marchio “Coop”.

Una sintesi del rapporto è scaricabile a questo link.

 

Leggi anche:

Studio Iri: il discount in Italia, la convenienza e i valori dell’insegna

L’ascesa di Poundland e l’evoluzione del discount in Uk

L’U! di Via Perego a Cologno Monzese diventa il 113° U2 Supermercato

Si converte in U2 Supermercato il punto vendita U! Come tu mi vuoi di Via Perego 1/3 angolo Corso Roma, a Cologno Monzese.
Il “nuovo” supermercato, di 503 mq di vendita con quattro casse e 12 addetti, fedele alla filosofia che contraddistingue gli U2, è caratterizzato da un forte e costante impegno nella tutela dell’ambiente e dall’adozione del format Every Day Low Price, che garantiscono risparmi medi (con una percentuale di risparmio che si attesta fra il 15 ed il 50% su tutta la merce), e un assortimento ampio e vario, particolarmente nel reparto fresco.

Prezzi ribassati, prodotti selezionati, personale competente e disponibile permetteranno una spesa facile, veloce, consapevole, conveniente e volta alla massima soddisfazione del cliente che potrà scegliere tra 5490 referenze fra le quali 300 di gastronomia e panetteria, insieme a un ampio assortimento di frutta e verdura (150 referenze), carne (300 referenze), surgelati (290 referenze), latticini (450 referenze), scatolame (2600 referenze) e prodotti non food (1400 referenze). Per un totale di 750 referenze freschissime e di 4.740 referenze a scaffale.

La forte attenzione alla salvaguardia dell’ambiente che da sempre contraddistingue l’azienda, spinge a progettare sempre nuove soluzioni volte a ridurre l’impatto negativo sullo stesso e a promuovere iniziative utili alla divulgazione di comportamenti e stili di vita capaci di salvaguardare la ricchezza ambientale. Tra le misure ecosostenibili adottate nel nuovo supermercato U2 di Via Perego 1/3, angolo Corso Roma, rientrano: la vendita esclusiva di lampadine a basso consumo per il progetto di riduzione di consumi e rifiuti; l’utilizzo di barre denominate “Cliente successivo”, nate dal recupero di 54 bottiglie PET; la vendita di bottiglie d’acqua senza imballo, per proseguire l’impegno nella riduzione dei rifiuti; la proposta, oltre ai classici sacchetti biodegradabili in mater B, di borse riutilizzabili in tessuto non
tessuto a 0,50 Euro.

Francesco Bevilacqua è il nuovo direttore generale di MD Spa

Francesco Bevilacqua, classe 1959 e con una laurea in Economia e commercio, è il nuovo Direttore Generale di MD SpA. Bevilacqua subentra ad Angelo Dell’Anna, che ha ricoperto l’incarico in azienda per oltre vent’anni e che lascia il Gruppo per sopraggiunti limiti d’età.
Il cambio di ragione sociale annunciato a inizio anno si concretizza così in una prima nuova figura di vertice che affiancherà il Cavalier Patrizio Podini nella fase di decisa espansione in cui il Gruppo si trova impegnato attualmente.
Il Gruppo MD SpA è oggi più che mai impegnato a sviluppare la rete vendita e a consolidare la sua posizione sul mercato italiano della grande distribuzione, puntando alla massima efficienza organizzativa nel segno della continuità con l’identità aziendale costruita negli anni.
Obiettivi presentati anche alla Convention annuale del Gruppo, lo scorso 6 marzo, durante la quale Bevilacqua è stato presentato per la prima volta agli oltre 1.000 partecipanti tra dipendenti, affiliati e partner.
Francesco Bevilacqua, dopo una lunga esperienza in Arthur Andersen, ha svolto un’intensa attività in diversi gruppi fra i quali EMIT, Romeo, Emas e, negli ultimi anni, G&C Holding, gruppo che opera nel retail tessile, in ruoli operativi che lo hanno portato ad assolvere con successo responsabilità di amministratore delegato e direttore generale in complesse situazioni industriali, commerciali e di trading, anche all’estero.
“L’ingresso in MD SpA di Francesco Bevilacqua” ha affermato il Cavalier Patrizio Podini “testimonia la nostra volontà di rispondere con le migliori risorse e con la massima determinazione alle sfide attuali del mercato che richiedono velocità nel cambiamento e cambiamento nella continuità”.

Shopping ieri, oggi e domani: tendenze e novità raccontate da FutureBuy

Shopping: come stanno cambiando le abitudini in seguito alla rivoluzione digitale, che rende tutti iperconnessi e multicanale?

Lo indaga FutureBuy®, l’indagine multiclient online di GfK (realizzata con metodologia CAWI) che rileva comportamenti e atteggiamenti dei consumatori nel processo di acquisto, comprensivo anche dei momenti propedeutici come ricerca, confronto e raccolta di informazioni sui prodotti, oltre che l’effettivo atto di acquisto.

Dall’edizione italiana di FutureBuy 2015 emerge un cliente sempre più consapevole, padrone degli strumenti tecnologici che ha a disposizione ed efficiente nel processo di acquisto: il 74% degli intervistati è d’accordo nell’affermare che sta imparando a fare acquisti in modo sempre più efficace.

L’omnichannel

Anche nel nostro Paese, lo shopping omnichannel è ormai una realtà, anche se con un’incidenza diversa a seconda della categoria di prodotto considerata. L’omnicanalità si fonda su driver di scelta diversi e complementari: nello shopping online conta soprattutto la convenienza, mentre nello shopping offline è importante la possibilità di vedere e provare i prodotti.

L’integrazione tra showrooming e webrooming conferma la consuetudine sempre più diffusa di passare da un canale di vendita all’altro, cercando informazioni sul web e acquistando successivamente in store, o viceversa guardando o provando prodotti in negozio per poi acquistarli on line. Questa dinamica dà vita a fenomeni nuovi: da una parte, i negozi brick&mortar diventano click&mortar per sopravvivere alla concorrenza dei giganti dell’e-commerce, dall’altra i pure player online iniziano ad operare anche attraverso negozi tradizionali, per fornire un servizio migliore ai consumatori.

E ovviamente, in questo contesto, i device mobili (lo smartphone in particolare) diventano strumenti chiave nell’esperienza di shopping.

Infedeltà

Conseguenza diretta della maggiore padronanza di strumenti tecnologici e dell’approccio omni-channel è la diminuzione della fedeltà dei consumatore nei confronti di marche e retailer. Il 66% degli intervistati italiani ammette di essere diventato meno fedele a un solo rivenditore: per trovare gli affari migliori oggi è necessario ampliare il proprio raggio di shopping.

Ed ecco che infine l’analisi propone un focus sui consumatori più smart, cioè, gli early adopter, gli innovatori, gli appassionati. Questi shopper si rivelano sempre meno propensi a essere influenzati passivamente da retailer, brand e pubblicità, e sempre più inclini ad intraprendere un dialogo paritario, basato sullo scambio reciproco di input, per la costruzione di prodotti e servizi tarati sulle proprie esigenze.

Maxi Zoo, grande successo per l’iniziativa a favore dei non vedenti

Grande successo per la seconda edizione dell’iniziativa benefica “Dai una zampa” organizzata dal 23 novembre al 31 dicembre 2015 in tutti i 60 punti vendita Maxi Zoo, per sostenere il Servizio Nazionale Cani Guida dei Lions e ausili per la mobilità dei non vedenti ONLUS di Limbiate (MB).

L’iniziativa è stata accolta dai clienti di Maxi Zoo con grande entusiasmo, fiducia e desiderio di partecipazione. Un desiderio che si è tradotto in una raccolta fondi che ha raggiunto la cifra di 74.440 Euro, interamente devoluti al Servizio Nazionale Cani Guida Lions. Quasi 75 mila clienti di Maxi Zoo in tutta Italia – circa 1250 in media per ogni punto vendita – hanno deciso di essere parte attiva del lavoro svolto dal Servizio Nazionale Cani Guida Lions, ciascuno con un piccolo personalissimo contributo. Per ogni adesivo acquistato al costo simbolico di 1€ è rimasta in store l’altra parte di adesivo riportante il nome del pet e del proprietario che lo hanno acquistato. Una lunga lista di nomi che ha fatto la differenza.

La consegna del ricavato, presso il Centro di addestramento Servizio Nazionale Cani Guida Lions a Limbiate
La consegna del ricavato, presso il Centro di addestramento Servizio Nazionale Cani Guida Lions a Limbiate

 

“La prima edizione di Dai una zampa, nel 2014, è stata un grande successo. Quest’anno l’operazione ha più  che triplicato il risultato ottenuto lo scorso anno andando aldilà di ogni nostra aspettativa”, ha commentato Marco Premoli, Amministratore Delegato di Maxi Zoo Italia durante l’evento di consegna del ricavato. “L’iniziativa è stata accolta con entusiasmo da tutti i dipendenti nei punti vendita e soprattutto dai nostri clienti, che con grande generosità hanno offerto il loro personale contribuito in favore di questa onorevole causa”.

“Poter contare sull’aiuto di tante persone generose che apprezzano il nostro lavoro ci sprona a portare avanti, sempre al meglio, la nostra attività. Ringrazio Maxi Zoo e tutti i suoi clienti per aver raggiunto un obiettivo così importante” ha riferito  Giovanni Fossati, Presidente del Servizio Nazionale Cani Guida Lions.

Vino in Gdo: segnali positivi. Le anticipazioni del Vinitaly

Vino italiano sugli scaffali della grande distribuzione: dopo anni di stasi, si registra una crescita più decisa delle vendite  sia in volume che a valore. In attesa della 50° edizione di Vinitaly (a Verona dal 10 al 13 aprile), l’istituto di ricerca IRI ha elaborato, in esclusiva per Veronafiere, i dati sull’andamento di mercato nel 2015.

Le vendite delle bottiglie da 75cl aumentano del 2,8% a volume rispetto al 2014, e le bottiglie da 75cl a denominazione d’origine (Doc, Docg, Igt) del 1,9%. Rispettivamente le vendite a valore crescono del 4,0% e del 3,8%.

“Una crescita doppiamente positiva – ha commentato Virgilio Romano, Client Solutions Director di IRI – perché non è stata stimolata né dalla crescita promozionale né da prezzi in calo. La pressione promozionale, infatti, rimane su livelli alti ma inalterati rispetto all’anno precedente, mentre i prezzi sono in aumento: i vini a denominazione di origine, ad esempio, hanno prezzi medi in crescita dell’1,9%. Dopo un lustro di assenza, la crescita contemporanea di volumi e valori ci lascia ben sperare per gli anni futuri”.

Risultati positivi anche per gli spumanti venduti in Gdo: + 7,8% a volume e +7,5% a valore, anche se il prezzo medio è leggermente ridimensionato rispetto al 2014. I vini biologici crescono a volume del 13,2% (a valore del 23%), ma i litri venduti sono ancora limitati: un milione e 630 mila.

“A poco più di un mese dal via del 50° Vinitaly, si tratta di anticipazioni che fanno ben sperare in una crescita più strutturale del mercato interno del vino” – spiega Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere.

Il vino più venduto in assoluto nei supermercati italiani rimane il Lambrusco con 12 milioni e 771 mila litri venduti, sempre tallonato dal Chianti, che vince però la classifica a valore.
Al terzo posto sale lo Chardonnay, un bianco di vitigno internazionale, che cresce del 9% a volume. Si fanno notare le performance del Nero d’Avola (+4,6%), del Vermentino che cresce dell’8,5% e del Trebbiano (+5,6%).

Tra i vini “emergenti”, cioè quelli che hanno fatto registrare nel 2015 un maggior tasso di crescita, il primo posto va alla Passerina marchigiana, con una progressione del 34,2% che va a bissare il successo registrato negli anni scorsi dal Pecorino (Marche e Abruzzo), classificatosi stavolta 3°. Due bianchi con prezzi medi a bottiglia di circa 4 euro.
Da notare la seconda posizione del veneto Valpolicella Ripasso e la quarta posizione del piemontese Nebbiolo.

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