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Food come esperienza in un libro che smentisce tanti luoghi comuni

Il Mercato di Milano, nuovo polo di aggregazione a tema cibo di grande successo

Senza titolo.jpegPer chi si occupa di food e di marketing, ecco un libro da non perdere (Food Marketing. Creare esperienze nel mondo dei foodies, Hoepli € 17,90. Su Amazon a € 15,22, in formato kindle a € 10,99)

Non solo perché l’autore, Carlo Meo, è un profondo conoscitore del marketing applicato al food, un tema che affronta con la passione dell’esploratore che sperimenta in prima persona ciò di cui parla. E non solo perché non è un trattato teorico sul marketing del cibo e dell’esperienzialità legata al consumo di cibo, ma affronta l’argomento con un taglio pragmatico, ricco di esempi vissuti direttamente, offrendo indicazioni di percorso alle aziende impegnate nel business del food.

Le ragioni per cui ritengo che vada letto sono diverse.

La prima è che il fenomeno del crescente interesse per tutto ciò che ruota attorno al cibo è analizzato a partire dai suoi protagonisti principali, vale a dire quella parte di popolazione che attribuisce grande importanza all’esperienza del consumo alimentare: «definisco l’acquisto di esperienza come quell’atto di consumo dove la persona compra e vive qualcosa di più del singolo prodotto acquistato, della sua sostanza e del suo uso», scrive Meo per circoscrivere il campo d’indagine del libro.

La seconda è che, come in un gioco di specchi, Meo riesce sempre a osservare dalla giusta distanza i fenomeni di cui scrive per coglierne non solo gli aspetti progressivi, ma anche alcune criticità. Quelle che, per esempio, portano in alcuni casi a esaltare il ruolo degli chef o a ritenere che basti a ottenere successo (soprattutto all’estero) il solo fatto di proporre prodotti italiani: «detto che l’Italia piace a prescindere, questo non basta e spesso è fonte di equivoci» scrive. Senza però perdere di vista l’obiettivo che è quello di suggerire alle aziende e agli imprenditori come operare al meglio per avere successo.

Il terzo motivo è che, ragionando in termini di esperienza di consumo del cibo, l’autore rompe gli steccati che dividono i canali: horeca e grande distribuzione sono solo due modalità di acquisto e di consumo. Entrambe, che da sempre seguono regole codificate e un po’ incartapecorite (perché troppo autoreferenziali) sono parte della ricerca di esperienza/esperienze che connota quei consumatori che vanno sotto il nome di foodies. «Oggi – si legge – è il mercato del ‘mangio’ che trascina quello del ‘compro’».

Con queste premesse, il libro si rivela una fonte inesauribile di annotazioni, di indicazioni, di segreti svelati e di luoghi comuni smentiti. A fare da sfondo, da filo rosso nello snocciolarsi dei capitoli, troviamo quello che per l’autore diventa la priorità per le aziende, siano esse di produzione, di distribuzione o di ristorazione: l’innovazione.

«Vista come capacità di leggere i nuovi significati di consumo nel mondo alimentare, è la chiave del successo in questo settore, insieme al coraggio e alla coerenza imprenditoriale».

Comitato Leonardo: Gdo ed e-commerce, le carte da giocare per il made in Italy

Comitato Leonardo, Retail, Gdo europea
Un momento della tavola rotonda con Monica Maggioni, direttore di RaiNews24 (moderatrice) Claudio Marenzi, presidente Herno e presidente sistema Moda Italia, Francesco Pugliese, AD Conad, Giandomenico Auricchio, AD Gennaro Auricchio

Con un export in costante crescita (più 4,1 per cento nei primi cinque mesi dell’anno) ci si interroga su come Gdo ed e-commerce possano rappresentare opportunità di business per gli imprenditori italiani desiderosi di estendere il proprio export.

L’ha fatto il Comitato Leonardo in occasione del suo XIV Forum Annuale, appuntamento fisso per rappresentanti di istituzioni ed imprenditori, costituisce un’occasione importante per riflettere sullo stato attuale dell’internazionalizzazione del made in Italy e sulle prospettive di sviluppo per le imprese italiane in un momento economico delicato ma fondamentalmente già in ripresa.

Per l’occasione è stato presentato uno studio condotto da Kpmg Advisory che analizza quattro mercati europei (Francia, Regno Unito, Spagna, Germania) in cui i settori della Gdo e dell’e-commerce sono intensamente sviluppati.

La ricerca sottolineacome nei quattro mercati in esame le vendite complessive nel segmento ecommerce abbiano raggiunto nel 2014 un valore di circa 156 miliardi di euro, pari ad oltre l’80% di tutto l’e-commerce europeo.

Nello stesso anno, la Gran Bretagna si posiziona al primo posto in Europa con 62 miliardi di euro di vendite retail online grazie all’elevata diffusione di internet e della banda larga mobile e all’efficienza del sistema logistico. La Germania si colloca al secondo posto con circa 50 miliardi di euro investiti nel commercio elettronico, in particolare per l’acquisto di capi di abbigliamento, libri ed elettrodomestici per la casa.  Il settore francese ha mostrato una crescita significativa delle vendite al dettaglio online con un fatturato pari a 36,4 miliardi di euro, rappresentando anche una leva importante per l’occupazione, mentre in Spagna l’e-commerce è stato uno dei pochi settori a sperimentare una crescita a doppia cifra negli ultimi anni. In particolare, nel mercato spagnolo il settore delle vendite al dettaglio online ha registrato un fatturato complessivo pari a 9,5 miliardi di euro nel 2014 e si prevede una crescita anche in futuro. Gli acquisti più comuni consistono in prodotti elettronici per la casa, abbigliamento/calzature e libri.

Le opportunità per il made in Italy

Occorre fare una distinzione tra il comparto “non food” e quello del “food”, sottolinea la ricerca, per i quali vi sono canali ed interlocutori quasi sempre diversi. Per il primo, soprattutto per quanto riguarda i prodotti di fascia medio-alta, il canale preferenziale si conferma quello della Gdo, sia pure con le difficoltà ed i limiti che sono insiti nelle dimensioni aziendali e nelle politiche dei grandi gruppi con cui si trovano ad interloquire.  Più complessa appare invece la strada dell’e-commerce, con i prodotti italiani che spesso si trovano in forte debito di competitività.

Per quanto riguarda il comparto “food”, le grandi catene di supermercati appaiono il veicolo distributivo migliore anche se una delle principali criticità è rappresentata dalle abitudini dei singoli paesi: in Spagna ed in Francia, ad esempio, la domanda di prodotti alimentari e vini italiani è modesta, rispetto alle dimensioni dei mercati, mentre negli altri paesi viene spesso privilegiato l’uso delle “private label”, con una forte perdita dell’identità di brand. Rimangono comunque interessanti le nicchie di mercato sensibili alla qualità del cibo e all’appeal del made in Italy, con ottime prospettive per gli esportatori di “specialità”. Nell’e-commerce le possibilità rimangono buone soprattutto per i prodotti brandizzati e di consolidata notorietà internazionale, mentre risultano penalizzati i prodotti freschi.

Dallo studio emerge infine che per i produttori italiani (operanti sia nel comparto “food” che “non food”) pronti ad affacciarsi in questi paesi è importante investire sia sul servizio del prodotto che sul marketing, con campagne di comunicazione, fiere ed eventi in loco. Appare inoltre opportuno intervenire sul posizionamento del brand, evidenziando fattori di distinzione e differenziazione dei prodotti, basati su qualità, capacità di innovazione e design.  È anche evidente come, in un quadro in cui la Gdo diventa preponderante e il canale e-commerce si sviluppa sempre più, i produttori di fascia intermedia soffrono la mancanza di player italiani della grande distribuzione e dell’e-commerce attivi in continuità anche all’estero.

«Sul mercato mondiale – spiega il viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda – si stanno affacciando 800 milioni di nuovi consumatori in cerca di prodotti con un forte contenuto di qualità. È un’opportunità che dobbiamo cogliere, innovando profondamente il supporto governativo all’internazionalizzazione delle nostre imprese. Il piano straordinario per il made in Italy prevede, tra le altre cose, un’azione relativa al potenziamento degli strumenti di e-commerce per le PMI, per favorirne l’accesso al mercato e alle piattaforme digitali e una serie di accordi con le più importanti catene della grande distribuzione all’estero per inserire a scaffale un maggior numero di prodotti italiani, in particolare marchi di qualità appartenenti ad aziende di piccole dimensioni».

Mastromartino confermato presidente Végé, 38 mln gli investimenti per il 2015

Nicola Matromartino.

Tra ristrutturazioni e nuove aperture, è di 38 milioni di Euro la somma prevista per il piano di investimenti 2015 di Végé. Lo ha stabilito l’Assemblea dei Soci di Gruppo VéGé, che ha anche approvato il bilancio di esercizio 2014, confermando gli eccellenti risultati raggiunti dal Gruppo. In poco più di 12 mesi le imprese mandanti sono passate da 21 a 25 e il fatturato di gruppo è salito del +4,6% in termini correnti.

 

Cda rinnovato passa da 9 a 11 membri

La rapida crescita ha avuto riflessi anche nella composizione del Consiglio di Amministrazione, aggiornato con il passaggio da 9 a 11 consiglieri per rispecchiare l’allargamento della compagine sociale e garantire la massima rappresentatività. Del Cda fanno parte Nicola Mastromartino (Presidente), Valter Mion (Vicepresidente), Giorgio Santambrogio (Amministratore Delegato), Camilla Caramico, Gianfranco De Ponti, Michel Elias, Attilio Gambardella, Arnaldo Ghio, Giuseppe Maiello, Antonino Capone e Carlo Narducci.

 

Punti vendita a quota 327

Dopo l’ingresso nel 2014 nel Gruppo VéGé di realtà storiche come Comipro, consorzio attivo su scala nazionale nel settore dell’home e personal care e Sicilia Distribuzione, anche nel 2015 l’espansione del network nazionale è proseguita a ritmi serrati con l’arrivo tra le imprese mandanti di Mio Mercato in Sicilia e Caputo Saverio in Calabria, e con l’apertura di punti vendita in Abruzzo da parte del Gruppo Fioravanti, in Puglia da parte dell’azienda Gruppo Ferì e il debutto a Palermo con l’insegna Sidis da parte di GRD e Commerciale Gicap. Accordi di ampio respiro sono stati conclusi tra Despar e Aicube, con cui Despar Servizi ha affidato a PAM Panorama le attività di negoziazione che vengono svolte nella piattaforma condivisa con Gruppo VéGé.

“Quando l’anno scorso pianificammo il Rinascimento di Gruppo VéGé, ci ponemmo l’obiettivo di tornare a essere il polo di aggregazione della distribuzione italiana e ora, dopo un anno, siamo decisamente soddisfatti. Abbiamo incrementato la numerica di punti di vendita di oltre 327 unità, siamo tra le organizzazioni italiane maggiormente in crescita, ma soprattutto abbiamo posto le solide basi per un biennio 2015-2016 di ulteriore dirompente accelerazione” – commenta Nicola Mastromartino, Presidente di Gruppo VéGé.

 

Innovazione, tra beacon, sostenibilità e social

L’intensità del nuovo corso intrapreso dal Gruppo è confermata dalla voce “investimenti in innovazione”, dove spicca il ruolo pionieristico svolto in Italia sia nell’implementazione della tecnologia Beacon nei punti vendita della GDO sia nella stretta integrazione dei canali social nelle strategie promozionali e di fidelizzazione. Altrettanta importanza è stata data ai progetti orientati alla sostenibilità e alla sensibilizzazione ambientale, come quello avviato con successo dal Gruppo Ferì, che all’ingresso dei propri punti vendita ha posizionato degli eco compattatori studiati per “convertire” il packaging in plastica, vetro e alluminio conferito dai consumatori in buoni sconto spendibili nei supermercati.

Auchan con Groupon per buoni spesa superscontati

Da Nola a Taranto, da Catania a Olbia. E poi a Cuneo, Rescaldina, Vicenza, Roma, Pescara. Sono 32 gli ipermercati Auchan in tutta Italia coinvolti nell’accordo tra l’insegna francese e Groupon, consolidando una partnership che già in passato ha dato buoni risultati in termini di business e visibilità.

Fino al 15 agosto, infatti, saranno acquistabili sul sito di Groupon buoni spesa fino a 30€ da utilizzare presso 32 ipermercati in tutta Italia. In particolare sono tre le opzioni che Auchan ha deciso di offrire ai clienti Groupon: si tratta di coupon da 3 € per un buono spesa del valore di 15 € (su una spesa minima di 70 €), da 5 € per un buono spesa del valore di 20 € (su una spesa minima di 80 €) o da 9 € per un buono spesa del valore di 30 € (su una spesa minima di 100 €). Il buono è valido solo per chi è in possesso de LaTua!Card, che può essere sottoscritta gratuitamente in qualsiasi punto vendita Auchan.

Sebbene il buono spesa goda di uno sconto fino all’80%, il vantaggio per i consumatori è tra il 20 e il 28% della spesa complessiva.

Il Drive “non-luogo” del Terzo Millennio? Leclerc sperimenta a Rennes

Un drive dove si ritira non solo la spesa alimentare, ma anche prodotti culturali e d’intrattenimento, partirà a Cap Malo nel 2016. Era solo questione di tempo prima che i Drive, le piazzole dove si ritira la spesa ordinata online, venissero considerati dei luoghi di traffico dove intercettare il cliente offrendogli altri servizi. L’esperimento partirà proprio in Francia, terra di Drive par excellence che di drive ne ha 2600 (vd Click and drive: da noi all’alba, in Francia da 15 anni. L’evoluzione in un’infografica) ed è firmato Leclerc, insegna francese. Come ha spiegato il proprietario Yannick Kervarrec al quotidiano “Ouest France” nel Drive, sette piste e mille mq di stoccaggio, “si troveranno libri, dischi, e la maggior parte degli articoli disponibili negli spazi culturali Leclerc, ma anche articoli voluminosi come mobili da giardino e barbecue”. Tutti prodotti che i clienti potranno ordinare online, ma anche tramite totem installati nei principali luoghi di intrattenimento di Cap Malo come campi di golf e calcio, piste di go-kart e simili. Il Drive sarà nel sito dell’ipermercato Leclerc Le Centre di Saint-Grégoire, che avrà annessa pure una stazione di servizio con autolavaggio.

Si ridefiniscono quindi i luoghi di frequenza del prossimo futuro: non bar di Guerre Stellari, ma punti di raccolta dove le azioni online si incontrano con il mondo reale. A quando una zona di raccolta per cuori solitari?

Vendite in ripresa a maggio e Federdistribuzione mette in guardia contro le clausole di salvaguardia

I dati del commercio al dettaglio a maggio, diffusi oggi dall’ISTAT, registrano una variazione positiva delle vendite, rispetto al 2014, dello 0,3%, con gli alimentari in aumento dello +0.6% e il non alimentare invariato. Negativi (a -0,2%) invece i volumi rispetto al maggio 2014 e a -0,1% rispetto al l’aprile di quest’anno.

Nel confronto con il mese di Maggio 2014 si registra una variazione positiva (+1,8%) per il valore delle vendite delle imprese della grande distribuzione e una diminuzione (-1,0%) per

quelle delle imprese operanti su piccole superfici. Nella grande distribuzione il valore delle vendite aumenta, in termini tendenziali, dell’1 ,6% per i prodotti alimentari e del 2,1% per quelli non alimentari. Nelle imprese operanti su piccole superfici, invece, le vendite registrano una variazione negativa sia per i prodotti alimentari (-2,2%) sia per quelli non alimentari (-0,6%). Con riferimento alla tipologia di esercizio della grande distribuzione, a Maggio 2015 si registra un aumento dell’1 ,1% per le vendite degli esercizi non specializzati e del 5,5% per quelle degli esercizi specializzati. Tra i primi, aumentano dello 0,9% le vendite degli esercizi a prevalenza alimentare e del 2,3% quelle degli esercizi a prevalenza non alimentare. In particolare, per quanto riguarda gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare, aumentano.

Si confermano quindi i segnali di una ripresa dei consumi alimentari già indicata da Iri nelle sue previsioni pubblicate su inStore mag.

Tuttavia Federdistribuzione tiene ancora alto il livello di attenzione perché sebbene le vendite al dettaglio non sono più in treno negativo siano ancora di fronte, ha dichiarato il presidente Giovanni Conbolli Gigli (nella foto) «a una situazione di stallo che coinvolge anche l’inflazione, ferma a un +0,1% negli ultimi due mesi per la debolezza della domanda, il tasso di disoccupazione bloccato al 12,4% e la produzione industriale, che si è mossa dello 0,5% nei primi 5 mesi dell’anno.

Un quadro  – ha proseguito Coboldi Gigli – sul quale occorre intervenire con determinazione, sostenendo e stimolando le famiglie in questo loro lento e graduale percorso di recupero della fiducia e del passato tenore di vita. Il Governo sembra intenzionato a seguire questo percorso, perseguendo un programma di riforme e intervenendo sull’assetto fiscale del Paese. Fondamentale è trovare una strada per recuperare le risorse necessarie che non contempli l’applicazione delle clausole di salvaguardia previste nelle Leggi di Stabilità 2014 e 2015, un provvedimento che comporterebbe nel triennio 2016-2018 un calo del PIL di 1,2 punti e una caduta dei consumi del 2,9%».

Studio Iri: il discount in Italia, la convenienza e i valori dell’insegna

In un recente white paper dal titolo “un canale in evoluzione”, Iri traccia un quadro significativo dell’avventura del discount in Italia riconsiderando alcuni elementi forse eccessivamente enfatizzati nel corso di questi anni di crisi e provando a immaginare il cammino futuro di questo canale. Che comunque di strada ne ha fatta dal 26 marzo 1992 quando Lidl aprì il primo punto vendita in provincia di Vicenza, dando di fatto inizio all’avventura del discount nel nostro paese.

Lasciando parlare i numeri, Iri ricorda che oggi il canale conta 4.581 negozi e fa l’11,4% del totale delle vendite nell’universo grocery (Moderno + Tradizionale).

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I discount si concentrano maggiormente al sud del paese, con 1.277 punti di vendita e con una quota del 14,1%. I leader di canale sono sicuramente Eurospin, MD-LD Discount (diventato secondo gruppo in Italia dopo l’acquisizione da parte di Lillo Spa di LD Market ) e Lidl che insieme pesano il 53,6% del totale canale con 2.225 pdv sul totale territorio italiano.

Nonostante l’imponente sviluppo registrato nell’ultimo decennio con un aumento di ben 1.746 punti di vendita, pari ad una crescita in numerica di oltre il 60% lo studio di Iri sottolinea che “questo format – storicamente caratterizzato da uno sviluppo ciclico con fasi di forte crescita e fasi di relativa staticità – non sembra essere riuscito a svincolarsi da un limitato ruolo di canale ‘rifugio’ durante i periodi di contrazione economica e non è ancora diventato il punto di vendita abituale per la spesa quotidiana per una fetta di consumatori ampia e stabile nel tempo”.

L’altro aspetto evidenziato è che l’aumento in numerica non si è tradotto in un proporzionale sviluppo della quota di mercato a danno del resto della GDO: la crescita è stata di soli 2,5 punti percentuali dal 2005 ad oggi – un po’ poco rispetto all’incremento in numerica del canale – ma pur sempre pari all’aumento di un terzo dell’importanza del Discount nel giro di un decennio.

“A ciò si aggiunga – prosegue lo studio – che il trend di crescita delle vendite del Discount ha mostrato un forte rallentamento iniziato nell’estate 2013 e continuato durante tutto il 2014: questo fenomeno potrebbe non significare necessariamente una sospensione della “discountizzazione” dei consumi, ma essere bensì la conseguenza della progressiva erosione del gap di convenienza rispetto agli altri canali, i quali negli ultimi anni hanno spinto al massimo la leva promozionale e più recentemente cominciano ad insistere su un riposizionamento – verso il basso – della propria offerta a scaffale (Costa meno di Coop, Prezzi Bassi e Fissi di Conad ecc.).

Nei primi mesi del 2015, si è registrata una nuova lieve crescita del discount (come anche degli altri canali distributivi ad eccezione degli Iper) ma già dal periodo pasquale ha ripreso a perdere: nel mese di maggio 2015 il trend a valore è di -0,8%”.

Schermata 2015-07-21 alle 11.29.35Qual è allora la possibile evoluzione del Discount? Iri parla di snaturamento del canale riguardo al posizionamento di convenienza, ma il cammino verso un nuovo posizionamento è ancora lungo.

“Oggi l’indice di prezzo del discount – si legge nello studio – è del 67% rispetto a quello del canale Iper+Super. Il discount invece di estremizzarsi e differenziarsi ulteriormente tramite il fattore prezzi, punta sempre più verso un aumento di ampiezza assortimentale (che è passato da 1924 a 2.448 referenze in quattro anni, +27,2%) e addirittura su marchi “premium”, cercando di modificare così il percepito del consumatore e penetrare in classi sociali che prima non sarebbero riusciti ad attirare. Molti operatori stanno inoltre puntando da oltre un anno sui prodotti freschi e freschissimi, inserendo i reparti panetteria, ortofrutta e per ultimo la pescheria. Lidl ha recentemente iniziato a proporre in alcuni punti vendita una selezione di referenze di pesce fresco take away.

Significativi anche gli sviluppi dell’offerta ortofrutta (a cui sono dedicati diversi metri lineari di vendita, con una comunicazione in store importante) e dei formaggi e salumi take away. Con un numero di scontrini che permette un buon turn over di questi prodotti freschi e freschissimi, alcune insegne vogliono essere comparabili come qualità ad altri format della grande distribuzione organizzata.

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Sugli scaffali dei punti vendita MD-LD Discount è recentemente stata introdotta una nuova linea di prodotti a marchio Premium. L’assortimento dedicato ai clienti top conta, ormai, una trentina di referenze suddivise nelle diverse categorie merceologiche (freschi, prima colazione, dispensa) presenti nei discount delle due insegne. Interessante anche il lancio della nuova linea di prodotti per l’igiene intima e la cosmesi a marchio Botanika, che punta a valorizzare un segmento molto redditizio e su cui il consumatore (non solo donna) è diventato molto più esigente.

MD Discount dal canto suo, sulla scia del lancio della linea Deluxe di LIDL, punta sul value for money per allargare il target di consumatori a cui proporre un’offerta commerciale ormai tutt’altro che di solo prezzo.

In ultimo vi è sicuramente da menzionare l’aspetto della comunicazione. Non sono pochi gli operatori che oggi investono in Televisione, radio e new media. Pensiamo a Lidl in televisione, mentre MD-LD Discount ed Eurospin preferiscono la radio.

Quello che colpisce è il tentativo esplicito di comunicare al cliente non solo il prezzo ma il valore (e i valori) dell’insegna, confrontandosi con altri canali nel tentativo di far diventare la propria catena la principale scelta per gli acquisti grocery.

Insomma, stiamo parlando di un canale che sta sicuramente evolvendo per avvicinarsi maggiormente ad altri format”.

Da sottolineare, aggiungiamo noi, il fatto che l’insieme dei prodotti alimentari+bevande costituisca per il Discount quasi l’80% delle referenze, circa il 10% in più dei supermercati e il 20% in più degli ipermercati, segno evidente della direzione intrapresa. L’analisi di Iri ci porterebbe a trarre una conseguenza logica. Se il discount oggi utilizza gli stessi strumenti degli altri formati distributivi e la convenienza di prezzo non è più il suo esclusivo elemento costitutivo, potrebbe essere giunto il momento di non considerarlo più nelle analisi delle performance della distribuzione un canale a parte. Anche perché le vicende di questi ultimi anni ci hanno insegnato che le stesse persone fano acquisti nei diversi “canali” senza farsi alcun problema di appartenenza, di status o altro. Una lettura più chiara delle dinamiche dei consumi ne guadagnerebbe.

Unes va controcorrente: d’estate solo limoni italiani

Scelta etica per Unes che ha deciso,Limoni solo provenienza Italiana senza badare all’estetica ma puntando alla tutela del consumatore e a valorizzare la produzione nazionale, di vendere per tutto il periodo estivo solo limoni di provenienza italiana che non hanno alle spalle un viaggio di migliaia di chilometri e che, anche se nell’aspetto sono un po’ meno accattivanti, mantengono un gusto ed un sapore di assoluta qualità.

I limoni d’estate hanno infatti un appeal estetico inferiore rispetto a quelli provenienti dall’estero (prevalentemente dal sud America), che normalmente si trovano nei reparti della Gdo.

Fra le tipologie di limone proposte: il limone Costiera (di origine campana), il limone Verdello e il Primofiore (questi ultimi di origine siciliana).

Unes è presente in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna con oltre 180 punti vendita tra diretti e franchising e occupa 2.500 dipendenti.

Pam fa storytelling nella nuova campagna pubblicitaria e aiuta il territorio

Hanno studiato bene quelli di Pam le logiche dell’impresa del nuovo millennio. Lo si vede nella nuova campagna pubblicitaria fresca di lancio, “Selezioniamo da italiani”, volta a valorizzare l’esperienza del Gruppo nella selezione delle migliori eccellenze alimentari italiane. Protagonisti sono infatti, come richiede il “nuovo” consumatore curioso, in cerca di qualità e prodotti regionali e anche un po’ diffidente, i veri selezionatori ed i reali produttori e fornitori di pesce, frutta, verdura, formaggi e salumi dell’insegna, che si sono prestati per l’occasione nel ruolo di “attori per un giorno”. In primo piano i “must” del momento: sensibilità alimentare Made in Italy, qualità ed eccellenze regionali, “umanizzazione” del rapporto tra retailer e cliente/consumatore.

La campagna “Selezioniamo da italiani”, costituita da quattro soggetti video e stampa, realizzati dall’agenzia Life Longari Loman, sarà presente, oltre che sui più importanti web network nazionali, anche su stampa periodica e radio, sino a fine agosto 2015.

A voler ribadire la logica di attenzione verso il territorio, c’è l’iniziativa al via da oggi della raccolta fondi lanciata da Pam Panorama in aiuto delle famiglie colpite dal tornado che la scorsa settimana ha investito parte della provincia di Venezia, e in particolare gli abitanti di Dolo, Mira e Pianiga, i comuni più colpiti. Ogni cliente possessore di Carta Per Te, la carta fedeltà di Pam Panorama, potrà scaricare 100 punti tra quelli accumulati (equivalenti a 1 euro), o multipli di 100: il valore degli euro scaricati verrà raddoppiato da Pam Panorama, che devolverà l’importo sotto forma di buoni spesa alle famiglie che hanno riportato ingenti danni alle proprie abitazioni. “Con questa iniziativa vogliamo essere vicini e offrire il nostro aiuto a quanti sono stati sfortunatamente colpiti dal tornado che ha investito la provincia di Venezia negli scorsi giorni – afferma Michela Airoldi, Direttore Marketing di Pam Panorama – Siamo sicuri che saranno numerosi i Clienti che, per far sentire il loro sostegno, dando un proprio concreto contributo, sceglieranno di aderire all’iniziativa. Più siamo e più possiamo aiutare!”

La supercoop si chiamerà Coop Alleanza 3.0

Dopo l’annuncio, è stato trovato il nome: si chiamerà Coop Alleanza 3.0 la più grande cooperativa italiana ed europea, nata dalla fusione tra Coop Estense, Coop Consumatori Nordest e Coop Adriatica. Un’entità forte di 2.700.000 soci, un fatturato di quasi 5 miliardi di euro, 419 punti vendita e oltre 22.000 dipendenti.
“Un nome che unisce il richiamo alle radici, ai valori e alla secolare storia del movimento cooperativo (con la parola “Alleanza”); ma anche che rimanda al futuro, alle relazioni interattive e in costante evoluzione dei mondi digitali e della rete (evidenziate dal termine “3.0”)” si legge in un comunicato di Coop Nordest.
Pubblicato anche lo statuto della nuova cooperativa. La durata della società è stabilita fino al giorno 31/12/2100. La sede legale e amministrativa sarà a Bologna. L’atto di fusione è invece previsto a fine settembre 2015, dal 1 gennaio 2016 l’unificazione sarà formale e sostanziale.

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