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Aumento di capitale per Granarolo, arrivano 160 mln per la crescita del Gruppo

Pochi giorni fa è stato sottoscritto un accordo di investimento che prevede un aumento di capitale di 160 milioni di euro, con contestuale ingresso nell’azionariato di Granarolo S.p.A. di Patrimonio Rilancio – Fondo Nazionale Strategico (FNS), gestito da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e di Enpaia, l’Ente Nazionale di Previdenza per gli addetti e gli impiegati in Agricoltura. A conclusione dell’operazione di rafforzamento patrimoniale, la compagine azionaria di Granarolo si amplierà includendo quindi, oltre agli attuali soci Granlatte, Cooperlat e Intesa Sanpaolo, anche il Patrimonio Rilancio – Fondo Nazionale Strategico ed Enpaia. Granlatte conserverà la guida del gruppo agroalimentare emiliano con una solida maggioranza partecipando altresì all’aumento di capitale.

L’operazione di rafforzamento patrimoniale è funzionale alla realizzazione del piano strategico 2023-2026 del Gruppo Granarolo, che prevede sia importanti obiettivi di crescita organica sia operazioni straordinarie finalizzate al rafforzamento del posizionamento competitivo del gruppo in Italia e all’estero.

“Si tratta di un investimento straordinario di patrimonializzazione”, commenta Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo S.p.A.. “Gli obiettivi che la Società intende raggiungere attraverso la realizzazione del nuovo Piano sono consolidare e incrementare la propria presenza sul mercato nazionale tramite la trasformazione digitale e l’innovazione della filiera del prodotto, rafforzare il proprio posizionamento a livello internazionale, innovare per anticipare nuove soluzioni di prodotto in un mercato in continua evoluzione”.

“L’investimento in Granarolo S.p.a. ha per Enpaia un duplice valore, poiché è strategico e mission related allo stesso tempo”, affermano il Presidente della Fondazione, Giorgio Piazza e il Direttore Generale, Roberto Diacetti. “Strategico per le sue potenzialità di crescita in un settore, quello agro-alimentare, di rilevante importanza e di continuo successo per l’economia del nostro Paese; mission related poiché si ritiene possa avere un impatto positivo di ricaduta a livello sistemico sul settore lattiero-caseario che favorirà lo sviluppo delle economie locali attraverso una maggiore occupazione, attivando un effetto moltiplicatore nelle aree di intervento proprio su chi contribuisce alle entrate della Cassa di Previdenza. A conferma di queste convinzioni e a garanzia della gestione professionale del nostro intervento siamo orgogliosi di condividere il nostro investimento con il Fondo Nazionale Strategico gestito da CDP”.

La distribuzione moderna tutela il potere d’acquisto degli italiani

In un anno caratterizzato da molte criticità – dall’inflazione più alta degli ultimi trent’anni alla guerra in Ucraina, dal caro energia alle problematiche in alcune catene di approvvigionamento – la Distribuzione Moderna ha investito notevoli risorse per tutelare il potere d’acquisto degli italiani, trasferendo solo in parte i rincari della filiera sui consumatori. Le aziende distributive hanno assorbito una parte molto significativa di aumento dei prezzi per un valore di 3,9 miliardi di euro, consentendo un risparmio medio per famiglia fino a 77 euro al mese.

Il dato emerge dal Position Paper L’Italia di oggi e di domani: il ruolo sociale ed economico della Distribuzione Moderna, realizzato da The European House – Ambrosetti per ADM – Associazione Distribuzione Moderna, di cui è stata presentata un’anticipazione ieri a Milano nell’ambito della conferenza stampa dedicata al convegno che aprirà la fiera Marca by BolognaFiere 2023, in programma a Bologna il 18-19 gennaio. Il paper sarà presentato integralmente nel corso del convegno inaugurale di Marca mercoledì 18 gennaio a cui ha già confermato l’intervento in presenza il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, On. Francesco Lollobrigida, e, in videocollegamento, il Viceministro delle Imprese e del Made in Italy, On. Valentino Valentini.

L’analisi del paper delinea l’importanza fondamentale del settore distributivo italiano nella filiera agroalimentare: è responsabile dell’80% degli acquisti attraverso una rete di 25mila punti vendita e sui 600 miliardi di euro di fatturato complessivi della filiera (50 miliardi dei quali derivanti dall’export), 155 miliardi sono generati dalle aziende della Distribuzione Moderna, con un valore aggiunto diretto di 25,6 miliardi.

Nel complesso, la Distribuzione Moderna contribuisce al valore aggiunto italiano per oltre 52 miliardi di euro; questo dato include quello generato direttamente (25,6 miliardi), quello indiretto (21,3 miliardi), cioè derivante dalle filiere di fornitura e subfornitura, e il valore indotto (5,2 miliardi) generato dagli occupati nella Distribuzione Moderna e nelle filiere attivate.

Significativo anche il sostegno del settore all’occupazione in tutte le aree geografiche della Penisola, da Nord a Sud, dalle città ai piccoli centri, grazie alla presenza omogenea dei punti vendita su tutto il territorio nazionale. In particolare, nel Mezzogiorno il settore è al 4° posto per incidenza degli assunti, e in termini di lavoro femminile e giovanile registra rispettivamente un +32% e +67% degli occupati rispetto alla media nazionale. Complessivamente, con un aumento di oltre 58mila occupati dal 2013 al 2021 (6º settore economico su 245 in Italia per crescita occupazionale dal 2013), la Distribuzione Moderna ha circa 440mila occupati diretti (+3,1% vs 2019) e sostiene una rete di 3,3 milioni di addetti, considerando anche le filiere attivate.

“Negli ultimi anni, tra Pandemia e caro vita, la Distribuzione Moderna ha dimostrato di essere un asset strategico dell’economia del Paese, sia per il valore aggiunto che riesce a generare sia per il contributo occupazionale, in particolare di giovani e donne”, afferma Marco Pedroni, Presidente di ADM. “Ha dimostrato inoltre di essere un attore responsabile della filiera: nell’anno appena trascorso ha contribuito significativamente al contenimento della spinta inflattiva sui prodotti alimentari, assorbendo una parte dei rincari e tutelando così il potere d’acquisto delle famiglie a basso reddito, quelle su cui pesano maggiormente gli aumenti. Un ruolo di calmiere sociale che continua a svolgere per quanto possibile, ma che vista l’impennata inflattiva deve vedere l’impegno non solo di tutta le imprese del largo consumo, ma anche delle istituzioni. E’ innegabile la necessità di un’azione del Governo di sostegno dei consumi, a favore in particolare delle famiglie più fragili. Un Paese che vuole tornare a crescere è necessario adotti una adeguata politica di sostegno dei consumi che rappresentano oltre il 60% del PIL del Paese”.

Il Convegno sarà l’occasione per fare un punto sul mercato della Marca del Distributore (MDD), quest’anno anche grazie a una survey condotta tra alcuni dei principali business leader del settore e delle aziende MDD partner.

Dai dati elaborati emerge il ruolo determinante della MDD nel contenimento dei prezzi al consumo. Secondo le stime di The European House – Ambrosetti, sui dati messi a disposizione da IRI, a fine 2022 il fatturato della Marca del Distributore è pari a 12,8 miliardi di euro (+9,4% rispetto al 2021) con una quota di mercato del 20,8%, quasi raddoppiata rispetto al 2003. La MDD ha anche consentito un effetto di democratizzazione della spesa alimentare, coniugando la convenienza all’elevata qualità e a un approccio sempre più sostenibile, come confermato dal 72% dei consumatori (da survey IPSOS ai consumatori italiani, 2022).

“La MDD ha progressivamente conquistato la fiducia dei consumatori che la percepiscono come una risposta affidabile e soddisfacente alla ricerca di un buon rapporto qualità-prezzo – commenta Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti. Il progressivo apprezzamento ha favorito anche la crescita economica di molte medie e anche piccole aziende fornitrici, arrivando a determinare il 60% dell’incremento del fatturato dell’industria alimentare nel mercato domestico”.

Dall’analisi dei bilanci di 651 aziende espositrici a Marca, emerge che tra il 2013 e il 2021 le aziende MDD partner hanno avuto performance migliori rispetto alla media dell’industria alimentare e, secondo la survey realizzata da The European House – Ambrosetti e somministrata, in collaborazione con BolognaFiere, agli MDD partner espositori a Marca 2023, la tendenza si conferma per l’anno appena concluso: 7 aziende su 10 dichiarano un aumento di fatturato, di cui il 27,1% in un range tra il 10-20% e il 24,1% tra il 20-30%. Questo grazie anche alle relazioni di lungo periodo instaurate con le aziende della Distribuzione Moderna: oltre un terzo del campione dichiara di avere contratti di collaborazione superiori agli 8 anni.

La conferenza stampa è stata anche l’occasione per presentare il programma della diciannovesima edizione di Marca by BolognaFiere, organizzata in collaborazione con ADM e con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e della Camera di Commercio di Bologna. Marca by BolognaFiere è l’unica fiera dedicata alla marca commerciale in Italia, la grande vetrina dove si espongono i prodotti food e non food dell’eccellenza italiana a Marca del Distributore. La manifestazione è anche l’unica a livello internazionale a offrire un grande spazio espositivo alle 22 principali insegne della Distribuzione Moderna che siedono nel Comitato Tecnico Scientifico della fiera. Un’occasione importante per andare alla sostanza del business, toccare con mano i prodotti e chiudere i contratti tra aziende di qualità e i retailer interessati a proporre prodotti con il proprio marchio. La diciannovesima edizione di Marca by BolognaFiere si annuncia già in crescita, con oltre 900 espositori e centinaia di buyer di altissima qualità provenienti da tutto il mondo.

“Marca by BolognaFiere è la prima fiera dell’anno – afferma il Presidente di BolognaFiere, Gianpiero Calzolarie si sta ormai affermando come una delle fiere più importanti dell’agroalimentare. La sua formula molto smart e molto veloce, due giorni di business puro, continua a incontrare sempre più interesse nelle catene distributive e nelle aziende che producono. Siamo orgogliosi di offrire ogni anno la sede più autorevole dove stringere accordi tra chi compra e chi vende, favorire la crescita e l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese grazie ai rapporti con le insegne della Distribuzione Moderna”.

 

Isaia Puddu è il nuovo Direttore Generale di Granlatte

Lo scorso 14 settembre il Consiglio di Amministrazione di Granlatte, Società Cooperativa Agricola che controlla Granarolo Spa, ha nominato Isaia Puddu Direttore Generale. Puddu, entrato in Granlatte a giugno 2021 in qualità di Responsabile della Sostenibilità della cooperativa di allevatori che conferisce il latte alla Granarolo, succede nel ruolo allo storico Direttore Generale Andrea Breveglieri.

39 anni, sposato e con una figlia, Isaia Puddu ha un’ottima conoscenza del settore lattiero caseario, avendo ricoperto ruoli di crescente responsabilità all’interno del mondo cooperativo: dal 2012 all’ingresso in Granlatte è stato Responsabile del comparto lattiero caseario di FedAgriPesca/Confcooperative, dal 2020 è stato Componente del Consiglio Direttivo del Comitato Italiano della Federazione Internazionale Lattiero Casearia, in precedenza è stato Segretario dell’Associazione Italiana Formaggi DOP e imprenditore, guidando l’azienda agro-zootecnica di famiglia in Sardegna. Laureato in Agraria con indirizzo Produzioni Zootecniche all’Università di Sassari Puddu ha conseguito un master di II livello in Management agro alimentare presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Smea, Cremona.

“Ringrazio Andrea Breviglieri per l’ottimo lavoro svolto negli ultimi 30 anni, caratterizzato da un percorso di fidelizzazione e crescita costante della nostra filiera, e porgo a Isaia Puddu i migliori auguri per il suo nuovo ruolo – ha commentato Gianpiero Calzolari, Presidente di Granlatte e di Granarolo. Puddu è una persona di riferimento nel nostro settore e sono sicuro che potrà aiutarci a perseguire al meglio i traguardi importanti che ci siamo dati come Gruppo, contribuendo in maniera determinante a promuovere quei valori e principi cooperativi che continuano ad essere la più grande ricchezza del nostro Gruppo al punto da costituire anche un’importante fonte di vantaggio competitivo”.

Partnership tra Granarolo e CGBI per produrre energia pulita

Il Gruppo Granarolo e la Confederazione dei bieticoltori-CGBI annunciano il lancio di “Biometano di filiera”, un progetto in ottica di sostenibilità ed economia circolare che vedrà la realizzazione di 10 nuovi impianti di biometano nell’arco di 3 anni – dislocati in Emilia-Romagna, Lombardia, Friuli e Puglia -, con lo scopo di ottenere energia pulita, ridurre i costi di trasformazione del latte e produrre fertilizzanti.

In un momento di grande difficoltà in cui versa il mondo allevatoriale, con i prezzi alle stelle per energia, mangimistica, altre competenze e la gestione quotidiana delle aziende agricole, il Gruppo Granarolo, la più grande filiera italiana del latte, e CGBI, gruppo al vertice del comparto italiano dell’energia rinnovabile con 23 impianti biogas realizzati e oltre 200 gestiti in service, hanno deciso di unirsi nel segno di una partnership importante che spazia dal nord al sud dell’Italia per dare una risposta e un aiuto concreto al caro energie di cui tutti, imprese e famiglie, siamo vittime.

Così il Presidente di Granarolo, Gianpiero Calzolari: «Da tempo abbiamo intrapreso un percorso per il ridurre il nostro impatto sull’ambiente, dove i nostri soci-allevatori sono chiamati a giocare un ruolo rilevante nella transizione sostenibile. Questa partnership con una realtà che negli anni ha maturato una grande competenza, partendo dal mondo agricolo, ci permetterà di dare vita a un’esperienza virtuosa di economia circolare, producendo energia per alimentare il processo produttivo, sia in stalla sia in stabilimento, e al contempo fertilizzante organico in un momento in cui l’attenzione alla sostenibilità diventa una priorità assoluta mentre il concime in commercio ha raggiunto quotazioni pari a +87% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Puntiamo a diventare autosufficienti sul piano energetico, eliminando CO2 dal territorio e ottimizzando la gestione agronomica dei terreni, con un notevole risparmio di costi e una miglior qualità del prodotto».

Gabriele Lanfredi, presidente della Confederazione dei bieticoltori-CGBI, che rappresenta nel Paese oltre 5.200 aziende agricole e zootecniche, sottolinea: «Il progetto con Granarolo si aggiunge agli altri due già avviati con Coprob – Italia Zuccheri e con Fruttagel per contrastare la crisi energetica ed efficientare la produzione alimentare, sostituendo una quota importante di gas russo con il biometano ottenuto dai nuovi impianti. Le energie rinnovabili sono il presente su cui investire, per raggiungere l’autonomia energetica e risparmiare sulla bolletta di luce e gas dando un valore economico-ambientale ai sottoprodotti agricoli e agroindustriali».

Nello specifico, in ogni nuovo impianto di biometano Granlatte, la più grande cooperativa d’allevatori d’Italia, che controlla Granarolo, conferirà reflui zootecnici come letami e liquami forniti da alcuni dei propri soci-allevatori nei territori di Lombardia, Friuli e Puglia, mentre Granarolo destinerà scarti della lavorazione del latte come resi da mercato e sottoprodotti (siero e scotta) dai propri stabilimenti di Pasturago di Vernate (MI), Usmate Velate (MB) e Ramuscello (PN).

La Confederazione dei bieticoltori provvederà al recupero di seminativi, colture di secondo raccolto e sottoprodotti agricoli attraverso i propri soci delle cooperative del Nord Italia.

In sintesi, 3 sono i contributi importanti attesi dal processo produttivo dei nuovi impianti:

un importante abbattimento e riduzione dei costi energetici;

la produzione di biometano, prodotto in forma gassosa o liquefatta, utilizzabile parzialmente o totalmente dai soggetti della filiera attraverso l’allacciamento alla rete nazionale sostituendo una quota importante dei consumi interni di metano fossile;

la produzione di digestato, prezioso fertilizzante che darà un aiuto importante al mondo agricolo, costretto al momento, a causa del forte rincaro dei prezzi, ad acquistare concimi a costi enormi (basti pensare all’aumento dell’urea del +120% rispetto al 2021), e che sarà distribuito sui terreni delle aziende agricole conferenti in sostituzione ai concimi chimici, con una particolare collocazione e valorizzazione in agricoltura biologica e secondo le migliori pratiche agronomiche e ambientali, attraverso un’attività di ritiro e distribuzione centralizzata.

Per un singolo impianto di dimensioni medie, si stima di produrre 3.000.000 mc di biometano, con un risparmio previsto di CO2 eq di circa 6.000 tons, e 50.000 tonnellate di digestato.

Parte di questi impianti, il cui investimento totale è di 70 milioni di euro, verrà finanziato attraverso il PNRR, mentre la gestione sarà affidata a società agricole consortili costituite dai soggetti promotori, nell’intento comune di realizzare un modello di economia circolare, sostenibile e certificato in grado di generare valore economico e ambientale per tutta la filiera.

Granarolo e Lactalis insieme contro l’inflazione

A fronte di una situazione che non consente ritardi nelle risposte della politica, il Gruppo Granarolo e il Gruppo Lactalis in Italia, superano i consueti antagonismi di mercato e, insieme, pongono all’attenzione del Governo la forte preoccupazione per un’inflazione galoppante che da 12 mesi colpisce l’agroalimentare italiano e in particolare il settore lattiero caseario. Occorre un intervento pubblico che scongiuri conseguenze ancora più disastrose per le migliaia di imprese che compongono la filiera.

L’inflazione ha toccato in maniera importante, con numeri a doppia cifra, quasi tutte le voci di costo che compongono la filiera del latte: alimentazione animale (aggravata dalla siccità che riduce sia i raccolti degli agricoltori sia la produzione di latte) che ha reso necessario un aumento quasi del 50% del prezzo del latte riconosciuto agli allevatori, packaging (carta e plastica sono in aumento costante da mesi), ulteriori componenti di produzione impiegati nella produzione di latticini. Oggi, però, la preoccupazione maggiore è rappresentata dall’incremento dei costi energetici che nelle ultime settimane sono aumentati a tal punto da rendere difficile trasferirli sul mercato, in un momento economicamente complesso per le famiglie italiane.

Nonostante entrambe le aziende abbiano assorbito autonomamente un’inflazione che oscilla tra il 25% e il 30%, dalla primavera il prezzo del latte per il consumatore è cresciuto raggiungendo gli 1,75/1,80 Euro/litro (dato Nielsen) e potrebbe aumentare ulteriormente entro dicembre 2022. È impensabile che un alimento primario e fondamentale nella dieta italiana possa subire una penalizzazione così forte da comprimerne la disponibilità di consumo.

“Per quanto concerne le sole energie, se non avviene un’inversione di rotta, si tratta di una inflazione del 200% nel 2022 rispetto al 2021 e un rischio di oltre il 100% nel 2023 rispetto al 2022– dichiara il Presidente di Granarolo Gianpiero Calzolari. È insostenibile anche da parte di una grande azienda, dal momento che si protrae nel tempo e che se fosse scaricata tal quale sul mercato colpirebbe significativamente i nostri consumatori e avrebbe inevitabili conseguenze sui consumi, con ricadute negative su tutta la filiera”.

“L’aumento del costo energetico sulla nostra organizzazione ha generato un impatto devastante, che sarebbe stato anche maggiore se non fossimo intervenuti con delle coperture ad hoc. Parliamo di un +220% di spesa registrato nel 2022 rispetto al 2021, e una stima di un +90% nel 2023 rispetto al 2022 – afferma Giovanni Pomella, AD di Lactalis in Italia. Le imprese sono allo stremo, hanno già fatto ben oltre le loro possibilità ed è arrivato il tempo della responsabilità pubblica. In questo drammatico frangente, come imprenditori abbiamo messo da parte le rivalità di mercato ed abbiamo unito il nostro appello al mondo politico per ribadire la necessità di intervenire responsabilmente a tutela dell’intera filiera e del consumatore”.

“Ad oggi l’inflazione ha portato a un aumento di listino del 23/24% ma i costi energetici continuano a crescere in misura esponenziale. Chiediamo un provvedimento transitorio per contenere un aumento dell’inflazione scatenato prevalentemente da questioni geopolitiche e da evidenti fenomeni speculativi. Si rende necessario un intervento urgente del Governo”, chiedono all’unisono Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo e Giovanni Pomella, AD di Lactalis Italia.

Granarolo acquisisce il 60% della Cuomo Srl

Granarolo S.p.A. annuncia l’ingresso in maggioranza nel capitale sociale di Industria Latticini G.Cuomo S.r.l., storica azienda familiare dell’Agro Pontino (LT) con una grande tradizione casearia, da oltre 110 anni concentrata sulla produzione di mozzarelle, ricotta e formaggi di latte vaccino, con un focus specifico sul fiordilatte, la mozzarella tradizionale con la tipica forma a pera, segno di riconoscimento del brand Cuomo.

La società, con un fatturato medio pre covid di 12 milioni di Euro, è presente nelle principali insegne della GDO nazionale. Trasforma circa 15.000 tonnellate di latte l’anno provenienti dalla propria filiera certificata di latte 100% Agro Pontino e dal nord Italia. Dispone di un moderno stabilimento di produzione di recente costruzione che sorge su un’area di 33.000 mq, con possibilità di ampliamento; 34 sono i dipendenti.

L’ingresso in maggioranza nel capitale di Industria Latticini Cuomo S.r.l. rappresenta per Granarolo una opportunità importante su due fronti: da una parte consente di valorizzare il latte dei soci allevatori laziali della filiera con lavorazioni in loco e questo latte rappresenta quasi il 4% dei volumi totali di latte prodotto da Granlatte, dall’altra consente di concentrare su questo stabilimento la produzione di mozzarelle destinate al mercato del centro sud Italia, con importanti economie di scala sul fronte logistico e ambientale, e di integrare le produzioni destinate ad altri paesi.

“Abbiamo trovato nella famiglia Cuomo un interlocutore di visione, abbiamo chiesto loro di rimanere in azienda per lavorare insieme allo sviluppo di nuovi prodotti e di nuovi mercati che sappiano valorizzare la storia e l’arte casearia di questo brand e di Granarolo. Da diverso tempo Granarolo sta concentrando la propria attenzione sul mercato dei formaggi, che valorizzano al meglio il latte dei nostri territori e sono un portabandiera del nostro migliore Made in Italy all’estero” commenta il Presidente di Granarolo S.p.A. Gianpiero Calzolari.

“Cuomo è orgogliosa di entrare a far parte del Gruppo Granarolo che da subito ha dimostrato di essere un interlocutore in grado di valorizzare la nostra realtà, sia in Italia sia permettendo al nostro brand di posizionarsi sui mercati esteri. La nostra missione è stata fin dalle origini, quella di garantire la qualità e l’unicità delle nostre produzioni attraverso il rispetto della secolare tradizione casearia e la valorizzazione della filiera di latte locale, puntando alla leadership quale azienda di produzione di prodotti tipici tradizionali. Siamo fortemente convinti che l’unione con Granarolo, azienda vicina ai territori e attenta alle loro tipicità e tradizioni, saprà implementare ogni opportuna iniziativa volta al rafforzamento industriale, commerciale e patrimoniale, per la salvaguardia del marchio Cuomo, della zootecnia locale, dell’occupazione e dell’economia del nostro territorio. Metteremo a disposizione tutto il nostro impegno ed i nostri strumenti per poter far crescere l’azienda, rimanendo fedeli ai valori su cui l’abbiamo fondata e ad una storia che va avanti dal 1910”, commenta la Fam. Cuomo.

Granarolo entra nel mercato del Gorgonzola DOP

Granarolo annuncia l’acquisizione della Mario Costa S.p.A., storico produttore di Gorgonzola DOP con più di 100 anni di storia, che ha fatto della qualità una missione. L’acquisizione prevede l’acquisto a regime del 100% delle azioni (oggi possedute dai due fratelli Fileppo Zop).

Mario Costa S.p.A. sviluppa un fatturato di circa 15 milioni di Euro (dato 2020) e lavora circa 20.000 tonnellate di latte/anno lombardo proveniente dal comprensorio definito dalla DOP. Appena fuori Novara si trova un caseificio tecnologicamente all’avanguardia e concepito secondo criteri di sostenibilità. Il fatturato è sviluppato principalmente sul mercato italiano, l’export rappresenta il 31% del fatturato e i paesi principali raggiunti oggi sono in Europa (es. Gran Bretagna) e oltreoceano (es. Giappone e Stati Uniti).

“Siamo particolarmente soddisfatti dell’acquisizione della Mario Costa S.p.A.”, ha commentato il Presidente di Granarolo Gianpiero Calzolari. “Rappresenta la prima acquisizione del Gruppo dall’inizio della pandemia e l’attuazione dell’importante piano strategico 2021-2025 che si focalizzerà principalmente sulla valorizzazione delle eccellenze italiane nel nostro paese e all’estero. L’acquisizione consente a Granarolo di lavorare più latte italiano, entrare nel mercato del Gorgonzola con un brand storico, un prodotto di alta qualità e uno stabilimento all’avanguardia. Il gorgonzola è presente nei cataloghi dei principali retailer mondiali e siamo certi di poter contribuire a rafforzare la presenza del brand Mario Costa nei paesi in cui esso opera e di poter ampliare il raggio d’azione in quei paesi in cui Granarolo opera da più tempo o che ha identificato come paesi target. Al nostro fianco rimarranno i fratelli Fileppo Zop e i 32 dipendenti storici del caseificio”.

“Riteniamo che da questo accordo con Granarolo possano nascere le condizioni per un posizionamento premium del nostro Gorgonzola. Un’azienda di filiera e vicina ai territori, con una forte vocazione alla qualità e all’internazionalizzazione come Granarolo saprà da una parte salvaguardare la tradizione e l’eccellenza della nostra DOP e dall’altra trovare nuovi estimatori in Italia e all’estero”, hanno commentato Federica e Davide Fileppo Zop.

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