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E-grocery, in Italia il settore vale oltre 1,3 miliardi di euro

Sono 10,8 milioni gli italiani che acquistano online prodotti di largo consumo: un mercato che vale ad oggi oltre 1,3 miliardi di euro, in crescita del 7% rispetto al 2022, con le categorie di Pet Care e Personal Care a guidare il trend positivo, segnando rispettivamente +25% e +13% rispetto allo scorso anno e un’incidenza sul totale retail del 6,6% e del 5,2%. Il Grocery online cresce del 7%, pur pesando ancora solo il 2,2% sul totale retail in questo settore; Food e Home Care crescono, registrando comunque un trend di crescita positivo (+7%). Anche il Food e l’Home Care sono in crescita e pesano, rispettivamente, l’1,7% del mercato FMCG (+4,5%) e il 2,3% (+7,2%); le bevande, con un peso dell’1,5% sul totale registrano una diminuzione del 3,7%. Anche a livello globale il mercato del grocery online continua ad aumentare, pur subendo un rallentamento in termini di trend: la quota di mercato globale del grocery online passa dal 3,4% al 3,7% nel 2023 e si prevede che entro il 2025 arriverà a pesare il 5,1% del mercato del grocery (online e offline). I dati sono emersi durante la sesta edizione di Netcomm Focus Food&Grocery, in occasione della quale sono state illustrate le recenti ricerche di Netcomm NetRetail, di NielsenIQ e dell’Osservatorio Food Prezzi e assortimenti in collaborazione con Qberg.

“Durante la pandemia da Covid-19 l’intera filiera agroalimentare ha visto un notevole sviluppo grazie all’introduzione di tecnologie che supportano un potenziamento della stessa e l’integrazione dei suoi diversi attori. La quota di acquirenti di spesa alimentare in Italia ha visto infatti un aumento del 32% nel periodo 2020-2022. L’avvio del trend positivo, anche se in calo rispetto ai numeri ottenuti durante la pandemia, è una conseguenza dell’efficientamento della filiera verso tutti i canali distributivi (GDO, gastronomia e Horeca) e dell’introduzione di tecnologie abilitanti come l’AI e gli strumenti legati alla blockchain, particolarmente efficaci nel processo di tracciabilità dei prodotti. Oggi il settore del Food Delivery rientra tra le categorie che più hanno incrementato la quota di vendite online nel biennio 2022-2023 proprio grazie all’aumento dell’offerta e al progressivo miglioramento di servizi di consegna, con particolare attenzione alla velocità, alla capillarità, al contenimento dei costi e alla fornitura di servizi a valore aggiunto”, ha commentato Roberto Liscia, Presidente di Netcomm.

Le abitudini di acquisto dei consumatori digitali nel Food&Grocery
Secondo i dati Netcomm NetRetail, la spesa alimentare è tra le categorie con maggiore incidenza negli acquisti online, seppur in rallentamento: nel 2023, circa il 25% degli acquirenti digitali ha comprato prodotti alimentari online. Una percentuale in flessione del 12% rispetto all’anno precedente e che si avvicina a quella registrata nel 2018 (pari al 23%). Una diminuzione rispetto all’anno precedente si osserva anche nell’incidenza degli acquirenti nel food delivery: nel 2023, quasi il 21% degli acquirenti digitali usufruisce dei servizi di food delivery (-9% rispetto all’anno precedente). Il food è l’unica categoria di prodotto in cui il “prezzo” non è tra i primi 5 driver di acquisto per i consumatori digitali: l’evoluzione del customer journey in questa categoria non è dettata dalla convenience intesa come abbassamento dei costi, piuttosto come un risparmio in termini di tempistiche, garantito dalla velocità dell’esperienza di acquisto nel suo complesso oltre che dalla varietà di opzioni e servizi legati al delivery. Tra i driver di acquisto del Food&Grocery, infatti, non compare il prezzo del prodotto, ma l’efficienza, la consegna economica, il risparmio di tempo, l’assortimento e la consuetudine.

Il Centro-Sud traina la crescita dell’online nel Food&Grocery
Secondo i dati di NielsenIQ, l’e-commerce nel Food&Grocery sta crescendo a diverse velocità lungo la Penisola. A guidare la crescita è l’area che comprende Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia, che registra un incremento del 24% rispetto allo scorso anno; segue l’area che include Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Sardegna con un incremento del 12%. Il Triveneto e l’Emilia-Romagna crescono del 6,5%, mentre l’area che include Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia registra una crescita di poco meno di 3 punti percentuali.

Il rapporto tra acquisti online e offline nel Food&Grocery
Rispetto ad altre categorie di prodotto come elettrodomestici, elettronica o arredamento, nel Food&Grocery l’online ha meno influenza nell’orientamento della decisione di acquisto verso i canali offline: per quanto riguarda la spesa alimentare/per la casa, gli acquirenti nei punti vendita fisici che hanno consultato almeno un touchpoint digitale prima dell’acquisto sono poco più del 15%; mentre gli acquirenti online della categoria che hanno maturato la scelta di acquisto online attraverso una visita in un punto vendita sono quasi il 40%.
Secondo l’Osservatorio QBerg, nel settore del Food&Grocery il click&collect non comporta vendite incrementali al momento del ritiro in negozio, come invece succede per altre categorie come l’elettronica, che registra vendite incrementali tra il 20% e il 25% sul valore totale dell’online, derivanti dalla visita nel punto vendita fisico. Nel caso del settore Food&Grocery invece, il click&collect è puramente strumentale al completamento della vendita.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale
Le opportunità fornite dall’AI portano beneficio a tutta la filiera del food: dall’interpretazione dei bisogni dei clienti ai processi industriali, dalla logistica allo sviluppo di una strategia di marketing efficace. Oggi l’intelligenza artificiale può intervenire sui modelli di interazione con i carrelli, con la possibilità di creare selezioni di prodotti “emozionali” pensati sulla base dei bisogni dello specifico utente e proposti come offerte o suggerimenti nel momento check-out. L’automazione è una delle maggiori categorie di investimento per abilitare la trasformazione digitale nel settore alimentare (circa €18 miliardi entro il 2030), dal momento in cui la modernizzazione IT e la migrazione da vecchi sistemi si stanno affermando come un elemento chiave per la trasformazione tecnologica del Food Retail. Tutte le tecnologie mirano a uno sviluppo integrato con l’obiettivo di fornire un servizio sempre più attento, avvicinando il food retail digitale al luogo di acquisto fisico.

In arrivo nuove private label di Amazon anche nel food confezionato

Frutta secca, spezie, tè, caffè, omogeneizzati e vitamine, oltre ad articoli per la casa, pannolini e detersivi: sarebbero queste le nuove referenze che partiranno con il marchio commerciale Amazon: dopo il fresco, dunque, la regina delle dot.com sembra volersi proporre ogni giorno di più come il più grande supermercato globale (già l’anno scorso aveva superato il primo dei “fisici”, Walmart). E dunque ha deciso di seguire in tutto le logiche della grande distribuzione, creando una propria private label, e offrendo la possibilità di fare ormai una spesa completa, in un’ora grazie al servizio Prime.

L’anticipazione viene dal Wall Street Journal, secondo il quale già nelle prossime settimane (fine maggio o inizio giugno) potrebbero partire le nuove referenze, con nomi di fantasia come Happy Belly (tè, olio, frutta secca) , Presto! (detersivi), Wickedly Prime (snack) e Mama Bear (prodotti per l’infanzia). Secondo un esperto interpellato dal quotidiano, la mossa deriverebbe dalla volontà di sperimentare nuovi prodotti, aumentare i margini e individuare nuovi prodotti premium da inserire nella sua linea Element.

Le nuove linee puntano ai Millennials, già fidelizzati al marchio Amazon e che quindi potrebbero essere ben disposti ad acquistare il suo caffè o detersivo “a marchio”, convinti di trovare qualità al giusto prezzo.

amazonbasics-batteriesUn percorso ad ostacoli comunque questo di Amazon nelle private label: un paio d’anni fa i suoi pannolini erano stati ritirati dalla vendita dopo poche settimane per “difetti di progettazione”. In vendita da tempo ci sono i componenti di elettronica della linea Amazon Basics, anche sul sito italiano dove però non c’è la linea premium Elements.

Vedremo se questa sarà la volta buona. Per ora, naturalmente, la vendita è limitata ai clienti Prime e agli Stati Uniti.

Il fondatore di Easyjet apre a Londra easyFoodstore, supermarket low-cost

Sir Stelios Haji-Ioannou, il fondatore di Easyjet, pioniera tra le compagnie low-cost che ha rivoluzionato insieme a RyanAir il mercato aereo, ha aperto a Londra Easyfoodstore, il suo primo supermercato che segue le logiche del discount. O addirittura del low-cost, abbracciando la stessa idea con cui anni fa è stato decimato il prezzo dei biglietti aerei: per tutto il mese di febbraio ogni articolo costerà infatti 25 pence, ovvero 0,33 euro. Niente freschi, per ora quantomeno, ma tutta una serie di prodotti confezionati, dalla pasta allo scatolame ai biscotti, dagli snack ai succhi.

easyfoodstore2Del resto, l’insegna che campeggia sopra il primo punto vendita, a Park Royal, quartiere popolare nel nord di Londra, non dà adito a dubbi:  è esattamente uguale – scritta bianca su sfondo arancio, stesso font – a quella che siamo abituati a vedere in tanti aeroporti. Parla chiaro anche il claim: “No expensive brands, just food honestly priced” (niente marche costose, solo cibo a prezzi onesti”.

Lo sbarco di Haji-Ioannou nel grocery era stato annunciato nel 2013 ma solo ora, dopo lunga gestazione, ha aperto il primo punto vendita al pubblico. L’intento del tycoon è piuttosto chiaro: entrare a gamba tesa nel mercato della grande distribuzione britannico, fatto al momento dai quattro marchi “storici” (Sainsbury’s, Tesco, Morrisons e Asda) in sofferenza, dalle due sempre più aggressive (e gettonate) insegne discount tedesche, Aldi e Lidl, e dai canali paralleli, e-commerce (è appena sbarcato Amazon) e minimarket.

In qualche modo risulta più romantica l’interpretazione di Haji-Ioannou che ha dichiarato: «Questo è un altro modo in cui il marchio easy può servire i meno abbienti. Dopo la mia esperienza nella distribuzione del cibo gratis in Grecia e a Cipro, questo è un tentativo più commerciale di vendere alimenti di base a 25 pence per articolo alle persone meno abbienti che vivono nell’area di Park Royal».

Patrick Dodd (Nielsen): “Customisation is the future of retail”

During the World Retail Congress we interviewed Patrick Dodd, who is the Nielsen Global President Retailer Vertical. In this role Dodd has a broad view of the changes taking place in retail at the global level.

For Dodd, the transformation of retail (the theme of the WRC) involves the consumer and the power in the hands of every shopper, never so strong, thanks to connectivity. “The shopper is at the centre of the transformation and is the key to the success of every retailer, regardless of the channel”.

In the omnichannel debate, Dodd focuses attention precisely on technology and its simplification and uses the example of proximity stores, which are becoming successful everywhere. “The next step of proximity – he says – is the smartphone that we all have in our pocket. I think that companies should devote a little more time to thinking about how to transform the retail experience on mobile platforms in a way that is as simple as possible for the consumer”.

According to Dodd, there are two main concerns for retailers: how to manage omnichannel in a profitable manner and, at the same time, how to make promotions profitable through customer loyalty.

But also manufacturers are involved in the retail transformation: “The industry has a great opportunity and must take steps at the earliest in order to have a multi-channel role. Having specific offers for the different channels and the different purchasing paths of individuals will be the key to governing growth. This means, however, also having the ability to change business processes with flexible models. The days of the model valid for everyone are over. The future is in customisation”.

 

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