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Tag: innovazione

Mareblu lancia il tonnetto striato certificato MSC

Mareblu lancia il tonno skipjack (tonnetto striato) certificato MSC Pesca Sostenibile, una referenza che rappresenta una grande novità per il mercato nazionale.
Infatti MSC è uno dei programmi di etichettatura e certificazione più importanti al mondo per la pesca sostenibile, che soddisfa i più alti standard e costituisce una garanzia e un riferimento per i consumatori che desiderano acquistare prodotti provenienti da pesca sostenibile.
Il nuovo tonno Mareblu MSC sarà a scaffale a partire dal mese di ottobre 2016.
“Ormai da diversi anni noi di Mareblu stiamo lavorando a un miglioramento costante delle nostre performance di sostenibilità, ottenendo sostanziali progressi in ogni ambito: dal monitoraggio delle attività a bordo dei nostri pescherecci e sui fornitori, alla tracciabilità del prodotto” – dichiara Matteo Scarpis, Direttore Generale Mareblu. “Oggi rilanciamo ulteriormente, introducendo in Italia una referenza di tonno certificata MSC Pesca Sostenibile. Questo è solo il primo passo di un percorso concreto di sostenibilità, la nostra ambizione è infatti lanciare altre referenze certificate già nel 2017, per arrivare entro il 2020 ad avere tutti i nostri prodotti Mareblu provenienti da pescherecci che rispettano gli standard MSC o che hanno intrapreso progetti di miglioramento della pesca (FIP, Fishery Improvement Projects) volti a raggiungere la certificazione”.

Fico Eataly in attesa dell’inaugurazione scopre con il Bike tour 40 produzioni italiane

Un viaggio all’interno delle eccellenze enogastronomiche italiane, alla scoperta dei metodi di produzione artigianale e coltivazione, da Torino a Palermo, con tappa in 38 aziende che, all’interno di FICO Eataly World, realizzeranno i migliori prodotti enogastronomici del Belpaese: è il FICO Bike Tour della Fabbrica Italiana Contadina (FICO): il grande parco dell’agroalimentare italiano che sta sorgendo a Bologna e che racchiuderà il meglio del nostro cibo, dal campo alla forchetta, per raccogliere l’eredità di Expo.

Il Tour parte oggi da Torino e si chiuderà 46 giorni e circa mille chilometri dopo a Palermo, toccando 14 regioni per 40 esperienze enogastronomiche. Protagonista del cicloviaggio è Simone Greco, studente di Agraria e appassionato di cibo e due ruote. Il percorso avverrà in sella alla bicicletta a due ruote realizzata da Bianchi, storica azienda italiana, che, dotata di carrello e frigorifero, consentirà ai visitatori di circolare nel Parco tematico e fare la spesa all’insegna del benessere e della sostenibilità. Tra i partner del FICO Bike Tour, il Touring Club Italiano e la Rai.

FICO Eataly World racchiuderà un patrimonio di biodiversità straordinario, che nasce da materie prime, ingredienti e una cultura del cibo e della sua trasformazione unici al mondo. Sono infatti 40 le imprese di tutte le dimensioni accomunate dall’eccellenza, che, all’interno della Fabbrica Italiana Contadina avranno il compito di realizzare dal vivo i più importanti prodotti italiani in altrettanti laboratori.

Tra le esperienze che Simoe Greco incontrerà nel suo viaggio di scoperta ci sono il tartufo-Safari, l’osservazione della fauna selvatica e l’allevamento allo stato brado dei suini, la panificazione artigianale, la cura di un luppoleto da birra, gli abbinamenti del cioccolato e delle confetture, la coltivazione e la trasformazione di patate, riso, grano. Prima che FICO apra i battenti, il FICO Bike Tour intende raccontare le filiere del cibo italiano che tutto il mondo potrà apprezzare a Eataly World. Con un mezzo lento e sostenibile, la bicicletta.

In ogni tappa, il FICO Bike Tour offrirà allo studente-biker l’opportunità di visitare stabilimenti e laboratori di produzione, consentendo anche ad ospiti, istituzioni e giornalisti di osservare da vicino come e dove nascono i migliori prodotti italiani, apprezzarne la storia e la lavorazione. Ciascuna azienda organizzerà infatti esperienze originali per mostrare la propria arte manifatturiera. Naturalmente il viaggio potrà essere seguito quotidianamente sul sito www.eatalyworld.it e sui canali social ufficiali (@eatalyworld su Facebook, Twitter, Instagram, Google+).

Fico, il parco, sorgerà all’interno della NAM, la Nuova Area Mercatale operativa da aprile nell’area del CAAB- Centro Agroalimentare di Bologna.
«Con la piena operatività della Nuova Area Mercatale si è aperta la volata finale per il completamento del Parco Agroalimentare FICO Eataly World, un grande progetto di educazione alimentare per la città, per l’Emilia Romagna e per l’Italia – spiega il presidente di CAAB Andrea Segrè, ordinario di Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna e Tutor dello studente Simone Greco alla guida di FICO Bike Tour –. Sono oltre 2.400.000 i quintali di ortofrutta annualmente commercializzati al CAAB: attraverso la Nuova Area Mercatale con cui promuoveremo la produzione, commercializzazione e quindi il consumo di frutta e verdura sostenibili e di alta qualità. Daremo evidenza a questi obiettivi sostenendo quanto più possibile gli scambi e le sinergie con il Plesso di Agraria dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, contiguo al comprensorio CAAB e in asse diretto con le attività e gli obiettivi del Centro. L’agricoltura è la nuova frontiera per i giovani, sempre più appetibile: nel corso del 2015 si è registrato un + 12% di occupati e imprenditori agricoli under 35, in diretta correlazione al grado di istruzione ‘tecnica’ e tecnologica».

Per saperne di più sul progetto Fico Eataly World Bologna, Italian agro-food explained to the world.

Maffei inaugura un nuovo impianto ad alta efficienza energetica

Maffei, azienda di Barletta produttrice di pasta fresca di qualità Made in Italy (che ha al suo attivo 15 mln di kg di pasta fresca all’anno e un incremento dell’export del 150 %), ha di recente installato un innovativo impianto energetico ad alta efficienza ed emissioni near-zero. Si tratta della prima struttura in Puglia che abbia adottato una sofisticata turbina oil-free, brevetto di derivazione aerospaziale dell’americana Capstone, che consentirà al Pastificio di produrre l’energia elettrica e il vapore necessari allo stabilimento produttivo.

Grazie all’innovativa tecnologia, l’impinato, non avendo liquidi lubrificanti al suo interno, genera fumi talmente puliti e ricchi di ossigeno da poter essere utilizzati in toto come aria comburente e, quindi, utilizzati in un generatore di vapore a recupero per la produzione di vapore saturo. Il risultato è un’alta efficienza complessiva dell’impianto, oltre l’85%, e quindi di risparmio sia in termici economici che di emissioni nocive per l’ambiente.

Grazie al nuovo impianto, la cui installazione sarà completata per il dicembre 2016, saremo in grado di risparmiare altre 400 tonnellate di CO2 all’anno non immesse in atmosfera, che equivalgono all’assorbimento di CO2 di 11.000 alberi in un anno o a 270 automobili in meno circolanti all’anno che percorrono mediamente 10.000 km/anno ciascuna” hanno commentato con soddisfazione Savino Maffei, Presidente, e Ignazio Maffei, General Manager dell’azienda.

L’applicazione su misura è stata sviluppata da IBT Group, dal 2001 partner esclusivo per il mercato italiano di Capstone, e consentirà a Pastificio Maffei di adattarsi ai suoi bisogni energetici presenti e, ampliando la potenza dell’impianto, totalmente modulabile e scalabile, anche futuri.

 

 

PiantaNatura porta i micro ortaggi in grande distribuzione

Si chiama MicroLab ed è l’originale palestra professionale di due giovani imprenditori, Marta Crippa e William Thake, che qui coltivano oltre 25 varietà di micro ortaggi, raccolti prima del loro sviluppo completo.

Da questo laboratorio botanico è nata la start up PiantaNatura, che con il suo progetto di agricoltura urbana – dopo aver conquistato il mondo della ristorazione – è pronta a portare i micro ortaggi al grande pubblico, attraverso la grande distribuzione.
PiantaNatura è, infatti, la prima azienda italiana a vendere i micro ortaggi attraverso il canale della
grande distribuzione: dallo scorso agosto, quattro varietà di micro ortaggi (SENAPE, CRESCIONE,
RAVANELLO E RUCOLA), sono venduti ancora VIVI, pronti da recidere ed assaporare.

Ma cosa sono i micro ortaggi?

Nati negli Stati Uniti, dove vengono utilizzati in cucina da molti anni, i microgreens o micro ortaggi
sono le parti verdi edibili che germogliano dai semi di ortaggi, piante aromatiche e spontanee,
raccolte prima del loro completo sviluppo, dopo la formazione delle prime due foglioline. Si
differenziano dai germogli tradizionali sia per le modalità di coltivazione (luci, percentuale di
umidità molto più bassa) sia per l’intensità di sapore.

Perché piacciono?
“I micro ortaggi piacciono perché aiutano non solo a decorare i piatti in modo scenografico, ma
grazie al sapore intenso e all’odore evocativo aggiungono carattere alle preparazioni”  – commenta
William, statunitense ed ideatore del progetto. “Sono facili da usare: basta tagliare e guarnire
qualsiasi tipo di piatto, dal semplice panino, alle pizze, agli aperitivi, alle zuppe; inoltre hanno
ottime qualità nutrizionali”.
Secondo alcuni recenti studi, effettuati dal Dipartimento dell’Agricoltura statunitense, infatti, i micro
ortaggi contengono in media livelli 5 volte più elevati di vitamine e carotenoidi rispetto alle rispettive
piante adulte. Rappresentano quindi un prodotto molto interessante, non solo per le caratteristiche
organolettiche, bensì anche da un punto di vista nutrizionale.

 

Coop, restyling su 4000 referenze private label, al via due nuove linee

A 13 anni dall’ultimo cambiamento generale, Coop rinnova il proprio prodotto a marchio: 4000 referenze che generano un fatturato di 3 miliardi di euro, con un’incidenza (per i soli prodotti confezionati) del 27% a valore e di oltre il 32% a volume.
Le novità compariranno a scaffale per step progressivi. Oltre al restyling grafico, che interesserà tutte le referenze, sono previsti cambi di formulazione e l’ingresso immediato di due nuove linee, Origini e Amici Speciali, che sarà seguito da tre altre linee in fase di definizione: “Io” per la cura della persona, “D’Osa” ingredientistica e accessori per una cucina facile e “Casa” per il mondo della detergenza.

 

Al via due nuove linee

croccantini gatto in crescitaPunta alle basi della tradizione agroalimentare italiana la nuova linea Origine con oltre 50 prodotti, dalla passata di pomodoro all’olio d’oliva, dal latte alle uova, su cui Coop ha svolto da oltre 15 anni un minuzioso lavoro di controllo e tracciabilità. Sono prodotti sensibili su cui c’è particolare attenzione da parte dei consumatori e sui quali, da anni, insistono frodi e scandali. Anche se il tema dei controlli e della qualità è trasversale a tutti i prodotti a marchio, visto il “lavoro unico e speciale” che è stato fatto, viene esaltato con questa linea.
Dedicata agli animali domestici, Amici speciali punta ad affiancare alla tradizionale proposta basica ma di qualità una offerta più ampia e specializzata, che vada a coprire le aspettative di quel 55% di famiglie italiane che ospitano un animale nella propria abitazione (non solo cani e gatti, ma anche uccelli, piccoli roditori e pesci).

 

Potenziato il premium
Le statistiche confermano il successo, all’interno delle private label, della linee premium e dedicate al salutismo, e anche Coop in questi ultimi anni ha investito molto, su “Fior Fiore”, “Vivi Verde”, “BeneSi” , “Solidal” e le due linee dedicate all’infanzia. Il nuovo piano prevede un ampliamento dell’offerta e un’ulteriore innalzamento degli standard qualitativi. Così se per la linea di specialità gastronomica si pensa a circa una cinquantina di prodotti in più, un grande impegno è rivolto al segmento del bio/eco dove Coop intende raddoppiare le referenze fino ad ora esistenti (oltre 160 nel solo grocery, più di 600 se includiamo anche il non food ed i freschissimi ) con presidio attento nell’area della gastronomia vegetariana e vegana; già oggi Viviverde Coop è la private label leader e rappresenta un terzo delle marche private bio.

yogurt
«La nostra è una storia importante – sintetizza Roberto Nanni, responsabile strategia prodotto a marchio Coop – durante la quale abbiamo sempre mosso le carte prima degli altri. Siamo stati i primi ad aprirci a nuovi mercati (penso al Solidal o al biologico, ai farmaci o ai prodotti vegani), ma anche i primi a inserire valori e qualità dentro al prodotto; è il caso delle campagne storiche per eliminare coloranti e additivi dagli alimenti o gli estrogeni dalle carni fino ai giorni nostri. A maggio ad esempio seguendo il principio della precauzione, subito dopo la pubblicazione del dossier da parte dell’ Efsa, abbiamo deciso di eliminare l’olio di palma dai nostri prodotti. Diciamo che la “rivoluzione” che ora prende avvio intende potenziare la distintività della nostra private label lavorando sul cuore dell’offerta, ovvero quell’universo molto ampio e basico di prodotti fino ad ora collocati sotto la denominazione comune di “Tutela” che da soli rappresentano per noi e a oggi il 75% delle vendite. È il cuore della nostra offerta e su questa interverremo a 360°: in alcuni casi con la nascita di nuove linee specifiche, in altri casi con vere e proprie riformulazioni di prodotto e per tutti un generale restyling grafico».

Scheda nuovi YOGURT INTERI COOP

L’impegno di Coop è quello di non alzare i prezzi, seguendo l’iniziativa “Prezzi Bassi sempre” che si concretizza con ribassi stabili e duraturi realizzati quotidianamente. È comunque prevista una campagna di comunicazione a sostegno del rinnovamento, con un piano complessivo di circa 20 milioni di euro, che partirà già a settembre con lo slogan “Buoni e convenienti come li vuoi tu”. Sono previsti spot ambientati nelle case di persone reali (da ottobre partirà il casting a punto vendita) in onda sulle reti televisive nazionali, e in parallelo iniziativr su radio, web e carta stampata.

Robot fattorini: presto la spesa la porteranno a domicilio. E anche la pizza

Se vi doveste recare a Londra oppure a Brisbane, in Australia, e vi ritrovaste a passeggiare sul marciapiede accanto a uno strano veicolo semovente poco più grande di un tagliaerba, non vi allarmate: potreste esservi imbattuti nei primi esperimenti di “delivery robotizzato”. Che nei prossimi anni potrebbe rivoluzionare il settore delle consegne porta a porta al servizio di negozi, GDO, aziende di ecommerce e società di spedizioni espresse. L’idea è “semplicemente” quella di sostituire – o quanto meno affiancare – gli attuali servizi di consegna tramite furgoni, auto e motorini con piccoli robot elettrici a guida autonoma, in grado di offrire la massima flessibilità e notevoli risparmi sui costi del personale.

Robot veloce, scattante ed economico

La startup britannica Starship Technologies, uffici a Londra e a Tallin in Estonia, ha da poco iniziato a sperimentare il servizio nel borgo reale di Greenwich, nella capitale britannica, con il beneplacito delle autorità locali: i suoi piccoli mezzi a sei ruote, dotati di uno scomparto interno refrigerato, consegnano alimentari, plichi e pacchi direttamente al domicilio del destinatario, muovendosi in sicurezza per le strade cittadine senza necessità di controllo da parte di un operatore umano. Anima del progetto è Ahti Heinla, già fra i co-fondatori di Skype e oggi CEO e CTO della società fondata insieme con Janus Friss con l’obiettivo di “realizzare per le consegne a domicilio ciò che Skype ha fatto nel mondo delle comunicazioni”. I suoi robot a basso costo (meno di 2mila dollari l’uno) saranno in grado – assicura – di effettuare consegne ai consumatori nel giro di 30 minuti, muovendosi sui marciapiedi a bassa velocità ed evitando ostacoli e persone senza alcun rischio per i pedoni: considerato il ciclo di vita stimato, un robot verrebbe a costare meno di un dollaro a consegna. Gli articoli da consegnare vengono chiusi all’interno dello scomparto e possono essere prelevati solo dai legittimi destinatari digitando un codice ricevuto al momento dell’invio della spedizione.

“Forse nel giro di un paio di anni, guardando fuori dalla finestra, non vedremo tante auto ma un sacco di piccoli robot che porteranno alla gente ciò che vorrà e trasporteranno ciò che le persone non avranno più bisogno di andare a prendere”, sogna a occhi aperti il numero uno di Starship, che nel frattempo intende allargare la sperimentazione ad altre zone del Regno Unito a agli Stati Unti.

Domino Pizza e il suo prototipo

Sempre sotto la corona britannica ma a migliaia di chilometri di distanza, Il colosso globale della pizza a domicilio Domino Pizza intende applicare lo stesso concetto nell’ambito del proprio business. Il DRU (Domino’s Robotic Unit) è un veicolo a quattro ruote, anch’esso driverless, progettato dal DLAB, il laboratorio innovativo di Domino Australia in collaborazione con la startup Marathon Robotics: il CEO della locale filiale del colosso globale della pizza, Don Meij, ha spiegato che il prototipo ha già condotto con successo una serie di test di consegna di pizze ai clienti in un limitato numero di strade di Brisbane grazie a una speciale autorizzazione del Dipartimento dei Trasporti del Queensland, operati in modalità semi-autonoma. Anche se lo stesso manager non si attende di poter affidare le normali consegne ai DRU in tempi brevi, sebbene ulteriori prove potrebbero essere condotte a breve in Nuova Zelanda grazie a un accordo con il governo: “E’ una lunga strada, monitoreremo costantemente ogni possibile complicazione. Il DRU dovrà essere sempre, prima di tutto, sicuro”, ha chiarito.

starship 6

Il robot di Domino Pizza è dotato di due scomparti interni, uno riscaldato per le pizze e uno refrigerato per le bibite; quando arriva al domicilio del cliente, quest’ultimo può aprire il portello e accedere ai due scomparti digitando anche in questo caso un codice fornito da Domino al momento della conferma dell’ordine telefonico, via internet o tramite app. Con un peso di 190 chili, raggiunge una velocità di 18-20 chilometri orari; il sistema di guida autonoma consente al DRU di destreggiarsi fra marciapiedi, ponti e cassonetti della spazzatura a bordo strada. L’autonomia di servizio, fra una carica della batteria e l’altra, è di circa 20 chilometri, ma i futuri sviluppi del progetto potrebbero sfruttare energia solare o altri sistemi rinnovabili. Ogni DRU ha un costo di circa 30mila dollari australiani (quasi 20mila euro), dovuto principalmente alla tecnologia sviluppata da Marathon Robotics sulla base di quelle impiegate nei robot utilizzati in ambito militare. Secondo Meij, i robot non potranno comunque eliminare totalmente il fattore umano nel delivery, soprattutto in situazioni complesse come le consegne nel traffico dell’ora di punta.

I colossi del web oltre i droni

Ai “delivery robot” pensano anche Google e Amazon, che da tempo sperimentano la possibilità di impiegare droni per le consegne a domicilio. Nel caso dei due colossi Usa, i robot consentirebbero di superare la principale problematica legata ai droni: se questi presentano indubbi vantaggi in termini di velocità e distanze copribili (il progetto Amazon Prime Air prevede un raggio d’azione di 16 km), resta da capire come far avere in sicurezza i pacchi ai destinatari evitando interferenze con cavi elettrici, lampioni e soggetti “a rischio” come bambini e animali domestici. Di qui l’idea, sviluppata da Google a margine del programma “Project Wing”, di affidare l’”ultimo miglio” ai robot a terra, ai quali i droni “passerebbero” la merce in luoghi prestabiliti, in maniera completamente automatizzata. Un sistema complesso che garantirebbe sì notevoli vantaggi economici ma che difficilmente potrà trovare applicazione in tempi brevi.

Uber: da taxi a corriere

Decisamente più vicino potrebbe essere lo sbarco in Europa (a partire dal Regno Unito) del servizio di delivery di Uber, che dopo essersi proposta come alternativa ai taxi per il traporto di persone ha lanciato in alcune città degli Stati Uniti UberRush, che si pone invece in concorrenza ai tradizionali corrieri. L’apporto della tecnologia, in questo caso, sta nell’app per smartphone che consente all’utente di mettersi in contatto con un autista per spedire o farsi recapitare merci. A questo potrebbe aggiungersi UberEats, anch’esso operativo in diverse città del Nord America, per la consegna di cibo a domicilio dal proprio ristorante preferito. Anche se al momento non c’è nulla di definito, Carlo Tursi, dallo scorso anno country manager di Uber per l’Italia, ha già detto di voler introdurre i due servizi nel nostro Paese. In attesa di droni e robot, il futuro del delivery passa da un’app.

di Stefano Fossati

Signorvino, la sfida interamente italiana e low cost del patron di Calzedonia

Catena di wine store & restaurant di vino esclusivamente italiano, Signorvino è stata ideata da Sandro Veronesi, patron di Calzedonia, e lanciata nel 2012 con i punti vendita a Vallese di Oppeano (a pochi chilometri da Verona, quartier generale del gruppo) e a Milano in piazza Duomo, negozio appena riaperto dopo un restyling. Da allora, le insegne sono diventate undici. E il numero è destinato a crescere rapidamente nei prossimi mesi. «Abbiamo in programma quattro nuove aperture nel corso del 2016: ad aprile all’interno del nuovo centro commerciale di Arese, a maggio sia al Vicolungo The Style Outlets a pochi chilometri da Novara, sia al The Mall, l’outlet grandi firme a Leccio Reggello (FI), e tra giugno e luglio in piazza Maggiore a Bologna. Inoltre, siamo alla ricerca di una location a Roma», annuncia Michele Rimpici, managing director di Signorvino.

signorvino 1

Ci parli del format di Signorvino.
Il format miscela vendita diretta, wine bar, ristorazione, organizzazione di eventi e corsi di enologia. Vantiamo 1500 referenze di vino, tutte rigorosamente italiane e a prezzi low cost grazie al rapporto diretto instaurato con i nostri produttori. Tutti gli store sono dotati di cucina e suddivisi in tre zone: una deputata alla vendita take away delle bottiglie, gestita da wine manager esperti e formati internamente sui temi di comunicazione e marketing; una dedicata al wine bar e alla mescita e infine uno spazio per la ristorazione, dove degustare piatti semplici, regionali, con un bicchiere o una bottiglia.

Da quanti produttori vinicoli vi rifornite?
Circa 130, selezionati direttamente dal nostro canale vendita. L’assortimento copre tutte le regioni e si articola in marchi noti, etichette in esclusiva e vini di ricerca prodotti da piccole aziende, tra cui anche vini biologici e biodinamici e top wine molto ricercati. Tutti i Signorvino hanno in commercio le etichette dei brand importanti, ma ogni negozio si caratterizza poi per un assortimento ad hoc dedicato al proprio territorio. Inoltre, il costo della bottiglia non subisce maggiorazioni se il vino viene consumato al tavolo, nemmeno a cena.3

Quanti vini proponete in mescita?
Offriamo 25 vini al calice -tra bianchi, rossi, rosati e bollicine- che cambiano ogni quattro mesi. Il prezzo varia dai 3,5 euro ai 15 euro per vini di pregio, un Amarone riserva del 2006 da 60 euro a bottiglia.

E quante bottiglie smerciate al mese, tra mescita e vendita diretta?
La catena, con undici negozi, ha venduto mediamente 80 mila bottiglie al mese. Ovviamente il numero è destinato a crescere parallelamente all’incremento dei punti vendita.

Uno sguardo alle proposte food.
La carta è la stessa per tutti i negozi, ruota tre volte l’anno e propone piatti di tutte le regioni nonché gli abbinamenti con il vino. Qualche esempio? Il “Tonno delle Langhe”, ovvero carne di coniglio tiepida con insalatina, finocchio fresco, olive taggiasche e vinaigrette di soia e miele che consigliamo in abbinamento con l’Hérzu della cantina Ettore Germano, un Riesling Renano 100% dal profumo floreale e leggermente fruttato. Oppure le pappardelle con funghi porcini al profumo di timo che suggeriamo di provare con un Rosso di Montalcino o l’insalata di pollo ruspante con pomodorini, noci, olive nere, crostini croccanti e salsa al pesto ideale con un Valdobbiadene Prosecco Superiore “Col Credas” della cantina Adami. Inoltre, siamo specializzati in salumi e formaggi.5

Parliamo della formazione.
La curiamo internamente e dura tre settimane. Dedichiamo 14 giorni alla formazione in store nei negozi di Milano o di Verona, e sette alle lezioni in aula per apprendere la gestione di ordini, personale, cucina e vendita del vino.

Due parole sugli eventi in calendario…
Un paio di volte al mese organizziamo sia cene a prezzo fisso con abbinamenti di vino (dai 25 ei 35 euro) sia aperitivi sponsorizzati dalle aziende vinicole per degustare tre bicchieri di vino accompagnati da appetizer (15 euro).

In che modo vi avvalete delle nuove tecnologie?
Per la distribuzione del vino ci affidiamo ai sistemi gestionali già adottati dagli altri marchi del gruppo Calzedonia (tra cui Intimissimi, Tezenis, Falconeri, ndr). Un magazzino centrale in provincia di Verona riunisce gli acquisti e li distribuisce nei punti vendita con un servizio automatico di rifornimento. Questo significa che il personale dei negozi della catena si occupa solo dell’assistenza al cliente e della vendita.signorvino3

Pensate di puntare sull’e-commerce?
In futuro non lo escludiamo, ma per il momento siamo concentrati sul consolidamento della catena off line.

Quali sono gli obiettivi di crescita di Signorvino?
Innanzitutto consolidare la nostra presenza nel Nord Italia con i punti vendita gestiti direttamente dall’azienda e poi, a partire dal 2017, implementare la presenza sul territorio in modo capillare anche nel Centro-Sud con la formula del franchising. Per definire i criteri di affiliazione e per selezionare con cura i nostri partner -e quindi prevenire potenziali danni all’immagine della marca, ndr- dedicheremo un quadrimestre alla realizzazione e all’analisi di test ad hoc.

Nonostante sia ancora presto per parlare di diritto d’ingresso e di royalties, che cosa può anticiparci in merito al contratto di franchising proposto da Signorvino?
Valuteremo store con una superficie di almeno 350 metri quadrati, in posizione centrale ad alta visibilità. Inoltre, sarà un plus l’eventuale presenza di parcheggio. Ovviamente Signorvino garantirà trasmissione del know-how, formazione, fornitura dell’offerta food&beverage e supporto a livello di marketing e di comunicazione.

Per riassumere, quali sono i punti di forza di Signorvino?
Ben 1500 etichette di vini italiani venduti a prezzi competitivi grazie all’assenza di intermediari tra lo scaffale e le vigne; un sistema distributivo basato sulla vendita diretta, semplificato dal magazzino unico e centrale che garantisce un servizio automatico di rifornimento; una formazione interna con uno staff training incaricato di preparare i dipendenti sia con lezioni in aula, sia con l’affiancamento nel punto vendita e un’offerta food gestita a livello nazionale in termini di ricerca dei fornitori, di creazioni dei piatti e di menu.

di Nicole Cavazzuti

Levoni vola negli USA con Eataly

Levoni, storico brand di salumi di alta qualità, è la prima azienda italiana a portare negli Stati Uniti i salami 100% italiani. Tutta la bontà di salumi di eccellenza, ottenuti da suini nati, allevati e trasformati in Italia, entra a far parte della proposta gastronomica del nuovo Eataly New York City Downtown inaugurato il 2 agosto 2016.

“L’ingresso di Levoni nel mercato statunitense in partnership con un brand come Eataly, che si fa portatore nel mondo dell’orgoglio e dell’eccellenza italiani con uno spirito di condivisione e scambio culturale che a Eataly NYC Downtown diventa particolarmente forte – dichiara il Presidente Nicola Levoni – ci rende maggiormente fieri del percorso di qualità che la nostra azienda non ha mai smesso di perseguire fino a portare a compimento, proprio nella primavera 2016, tutta la propria offerta Tutto Made in Italy”.

Nel tempio del gusto e del buon cibo italiani, Levoni e Eataly condividono gli stessi valori di attenzione a qualità e bontà, un connubio di delizia per il palato e di trasparenza per i consumatori, elementi rispetto ai quali Levoni non ammette vie di mezzo, come ben esprime la dichiarazione del manifesto dell’azienda “O tutto, o niente. Noi abbiamo scelto tutto. Tutti i salumi a marchio Levoni sono “nati e allevati” in Italia perchè sulla qualità, sulla bontà e sulla trasparenza non ci sono vie di mezzo. O tutto o niente ci siamo detti, noi abbiamo scelto tutto”.

Datalogic presenta Joya Touch, il device personalizzabile che rafforza il brand

Datalogic, leader mondiale nei settori dell’acquisizione automatica dei dati e dell’automazione industriale presenta la sua ultima innovazione: il Joya™ Touch, il nuovo device multi-purpose per il mercato retail.

Un sistema che permette di gestire sullo stesso dispositivo, in modo semplice ed intuitivo, diverse applicazioni utili agli utenti, come  il Self-Shopping, il Queue Busting e la Raccolta Punti. Oltre a rendere possibili funzioni  operative, come il rifornimento a scaffale, il controllo di inventario, la verifica dei prezzi. Disponibile in versione palmare simile a uno smartphone e in versione con il manico a pistola con grilletto di scansione, può essere utilizzato secondo le specifiche necessità. Il device Joya Touch è inoltre facilmente personalizzabile, permettendo ai retailer di rinforzare maggiormente il brand e la fedeltà verso l’insegna.

I requisiti

Il nuovo Joya Touch è stato studiato e realizzato per rispondere a tutte le esigenze in ambito retail:

•      Tecnologia Bluetooth®v4 e Beacon per la geo-localizzazione in negozio e per una maggiore facilità di connessione tra un’ampia gamma di dispositivi, quali ad esempio i sistemi di pagamento, le cuffie e le stampanti.
•      Tecnologia di ricarica wireless, che elimina la necessità di pulire i contatti del dispositivo e dei dispenser. Questo aumenta la vita del device e riduce i costi di manutenzione.
•      Capacità di ricarica in solo 2.5 ore, con la funzione ‘Boost recharge’ per avere assicurati 80 minuti di utilizzo anche dopo soli 15 minuti di carica.
•      Dispenser a tre postazioni utilizzabile sia per i modelli palmari che per i device con impugnatura a manico di pistola, con possibilità di disposizione verticale (alta visibilità) oppure orizzontale (alta densità).
•      Radio Wi-Fi 802.11a/b/g/n per comunicazioni dual band e la trasmissione dei dati senza interferenze.
•      Ampio display touchscreen da 4.3 pollici  FWVGA e QVGA, dotato di tecnologia Corning ®Gorilla® Glass 3 che garantisce al vetro una resistenza di tipo industriale.
•      Sistema operativo Microsoft Windows Embedded Compact 7 (WEC7).

Le funzionalità

Il dispositivo Joya Touch supporta Shopevolution ™ 7, il nuovo middleware cloud-ready di Datalogic. Questa piattaforma software multi-canale funziona in-cloud e on-premise e permette di gestire più negozi contemporaneamente, con conseguente risparmio di tempo e sostanziale riduzione dei costi.  Il dispositivo palmare Joya Touch supporta anche software di terze parti per la gestione delle attività di self-shopping.

Il device Joya Touch e il middleware Shopevolution 7 hanno vinto il Popai Award 2016 nella categoria Digital e Technological Innovation – App. Francesco Montanari, VP and GM  della business unit Mobile Computing di Datalogic dichiara “Questo è il device ideale per la gestione di ogni tipo di applicazione all’interno del punto vendita, in grado di offrire ai consumatori una shopping experience piacevole e divertente, oltre a permettere ai retailer di ottimizzare gli investimenti.”

Il device multi-purpose Joya touch è dotato di nuova tecnologia SoftSpot™, brevettata Datalogic, che consente il posizionamento  del pulsante di lettura nel punto più comodo del display e permette un facile utilizzo del dispositivo a tutti i tipi di utenti. Altre caratteristiche a valore aggiunto includono inoltre il supporto per l’app Datalogic Queue-Busting, la tecnologia di lettura 2D imaging, altoparlante ad alta qualità, la tecnologia Datalogic ‘Green Spot’ per la conferma visiva di buona lettura e l’accelerometro a 3 assi per l’orientamento automatico dello schermo.

Bauli: nella “casa digitale” la comunicazione viaggia sul web

Bauli vede promossa e confermata la sua nuova strategia di marketing varata nel novembre 2015, con il  debutto in rete del nuovo sito bauli.it. Che è molto più di un sito aziendale: si tratta, infatti, di una vera e propria “casa digitale”.

La promozione arriva da un dato incontrovertibile: le performance. Cala infatti del 15% il Bounce Rate, dato che esprime il maggior interesse degli utenti ai contenuti pubblicati allontanando l’effetto “rimbalzo”, mentre aumenta del 64% il numero delle visite alle pagine di prodotto e delle pagine visitate per ogni sessione. La durata media di permanenza, inoltre, sale del 10% e cresce anche il tasso dei visitatori che ritornano sul sito. Progettato in ottica SEO, mobile first, con diverse landing page che ospitano gli approfondimenti ad alcuni contenuti particolari, è strutturato in modo da mantenere istituzionalità pur collegandosi in maniera coordinata con la pagina Facebook, dando ampio spazio alle immagini condivise sui social media dalla marca.

Il restyling

Particolarmente strategico e coerente al nuovo posizionamento online del brand, è stato il frutto dell’esigenza di comunicare i valori della marca, come la qualità, l’amore per la tradizione, e il rispetto dei principi dell’Arte Pasticcera, in ogni momento dell’anno, dando massima visibilità alle linee di prodotto, fruibili da chiunque e da qualsiasi device.

Il nuovo bauli.it si rivolge a un target molto trasversale, dove gli affezionati consumatori si inseriscono in un racconto cui già appartengono e ben conoscono, e dove i nuovi utenti vengono “catturati” dagli spot trasmessi in tv o coinvolti da contenuti social, accompagnati dal claim “Fatti col cuore” che ben rappresenta stile e spirito dell’azienda poiché unisce l’emozione al saper fare con qualità.

Al lavoro sul progetto e sulla gestione continuativa è Caffeina, Creative Digital Agency, che Bauli ha scelto per pensare e sviluppare l’attività, grazie a un team multidisciplinare in grado di offrire un approccio di consulting strategico supportato dalle competenze verticali dell’Agenzia.

 

 

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