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Via libera all’indicazione di origine per il latte, Coldiretti presenta l’etichetta Made in Italy

Un’etichetta per il Made in Italy anche per latte e latticini: l’ha presentata la Coldiretti stamattina al tradizionale Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, dopo il via libera dell’Unione europea alla richiesta italiana di indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari. Sono infatti scaduti senza obiezioni alle ore 24 del 13 ottobre i tre mesi dalla notifica previsti dal regolamento 1169/2011 quale termine per rispondere agli Stati membri che ritengono necessario adottare una nuova normativa in materia di informazioni sugli alimenti. Le confezioni di latte, burro e mozzarella con le nuove etichette hanno lo scopo di aiutare i consumatori a scegliere. Il provvedimento fortemente sostenuto dalla Coldiretti era stato annunciato dal premier Matteo Renzi e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina in occasione della Giornata nazionale del latte Italiano a Milano, organizzata proprio dalla maggiore organizzazione degli imprenditori agricoli in Europa.

“Il via libera comunitario – rileva la Coldiretti – risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani che secondo la consultazione pubblica online del Ministero delle Politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l’etichetta riporti il Paese d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione”.

 

Il provvedimento riguarda l’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari che dovrà essere indicata in etichetta con:

a) “paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte”;

b) “paese di condizionamento: nome della nazione nella quale il latte è stato condizionato”

c) “paese di trasformazione: nome della nazione nella quale il latte è stato trasformato”;

Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato e trasformato nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte: nome del paese”. Se invece le operazioni indicate avvengono nei territori di più paesi membri dell’Ue, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata possono essere utilizzate le seguenti diciture: “miscela di latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento, “latte trasformato in Paesi UE” per l’operazione di trasformazione. Infine se le operazioni avvengono nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione Europea, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “miscela di latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento, “latte trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di trasformazione.

«Con l’etichettatura di origine si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, così come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta – ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – si tratta anche di un importante segnale di cambiamento a livello comunitario sotto la spinta dell’alleanza con la Francia che ha adottato un analogo provvedimento».

Ricchezza Made in Italy da tutelare

Le 1,7 milioni di mucche da latte presenti in Italia possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, formaggi e yogurt. garantita a livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea con 49 formaggi a denominazione di origine realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione. Sono invece 487 i formaggi tradizionali censiti a livello regionale territoriale e tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni che permettono anche di sostenere la biodiversità delle razza bovine allevate a livello nazionale. Sui mercati esteri i formaggi Made in Italy hanno fatturato 2,3 miliardi (+5%) nel 2015. 

Ad essere tutelati sono anche i consumatori italiani che hanno acquistato nel 2015 – secondo una analisi della Coldiretti – una media di 48 chili di latte alimentare a persona mentre si posizionano al settimo posto mondiale per i formaggi con 20,7 chilogrammi per persona all’anno dietro ai francesi con 25,9 chilogrammi a testa, ma anche a islandesi, finlandesi, tedeschi, estoni e svizzeri.  

Il provvedimento salva 120mila posti di lavoro nell’attività di allevamento da latte che generano lungo la filiera un fatturato di 28 miliardi che è la voce più importante dell’agroalimentare italiano dal punto di vista economico, ma anche da quello dell’immagine del Made in Italy. 

L’ entrata in vigore e fissata 60 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale e potrebbe partire dal primo gennaio 2017, come è stato previsto per un testo analogo in Francia.

Debutta nel biologico con una nuova linea il Caseifico Tomasoni

Debutta nel mercato del biologico con una nuova linea di sei referenze il Caseifico Tomasoni, realtà trevigiana con oltre 60 anni di storia. Della nuova linea fanno parte la Caciotta Bio, il Dolce Tomasoni Bio, il PrimoDì Bio, la Ricotta Bio, il Formaggio San Saverio Bio e lo Stracchino Bio. Sono tutti prodotti con latte biologico italiano.

L’azienda ha già da tempo iniziato un percorso di sostenibilità nei processi produttivi, dotati di un complesso sistema di riutilizzo e depurazione biologica delle acque, dispone di un moderno impianto fotovoltaico e di un’innovativa tecnologia per il compostaggio, atta a ridurre i consumi energetici.

«La nostra è una piccola azienda che ha scelto di differenziarsi puntando su una filiera biologica tracciabile. – afferma Moreno Tomasoni -. Una scelta non semplice, visto il periodo in cui tutti tendono al risparmio, ma dettata dalla volontà di creare valore aggiunto, partendo dal territorio per sostenere i piccoli allevatori locali. Una decisione coraggiosa la nostra, se si pensa che molti produttori di formaggi freschi, per abbattere i costi, non utilizzano latte italiano». 

L’intera gamma è infatti prodotta con latte biologico italiano, principalmente da selezionate stalle del Veneto, da mucche alimentate con erba e foraggio bio. Realizzate senza l’impiego di sostanze chimiche di sintesi e di organismi geneticamente modificati, le nuove referenze, riportano sulla confezione il logo di produzione biologica del Mipaaf (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali), che ne certifica e garantisce l’intera filiera.

Il packaging della nuova linea Tomasoni Bio rientra nel processo di restyling dell’intera immagine coordinata dell’azienda e richiama la naturalità dei prodotti: una grafica moderna ricorda i prati vicini all’azienda, le sfere ellittiche sull’incarto rappresentano la biodiversità, mentre le sfumature di verde raccontano la naturalezza dei luoghi di origine dei formaggi.

Mozzarella to go, debutta a Napoli, in stazione, il nuovo format Fattorie Garofalo

Ha debuttato a Napoli, di fronte al binario n. 7 della Stazione FS di Napoli Centrale, Mozzarella to go, il nuovo format, il terzo, dedicata da Fattorie Garofalo alla commercializzazione dei suoi prodotti. Mozzarella di Bufala Campana Dop, salumi di bufalo ed altri prodotti tipici della Campania sono a disposizione del viaggiatore in cerca di uno spuntino veloce prima di salire sul treno. su un mezzo di trasporto: si chiama Fattorie Garofalo mozzarella to go ed il primo negozio ha aperto lo scorso 24 agosto.

mozarella onthego-napoli

Gli altri due format di contatto diretto tra l’azienda produttrice e il consumatore finale sono comparsi tra il 2014 e il 2015. Sono I’Amme, un vero e proprio luogo di ristoro concepito per i luoghi di grande transito (negli aeroporti di Napoli – Capodichino, che in un anno è diventato il primo retail dello scalo, e Torino – Sandro Pertini) e Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot, un mozzarella bar (dal 28 giugno 2016 nella Terrazza della Stazione FS di Roma Termini).

Fattorie Garofalo mozzarella to go completa quindi la strategia di investimento nel retail dell’azienda di Capua, che punta ora ad inaugurare nuovi punti vendita. A settembre debutterà un nuovo Fattorie Garofalo Mozzarella to go nella Stazione FS di Torino Porta Nuova. I mozzarella bar I’Amme presiedono a loro volta ad una strategia di sviluppo internazionale che vedrà ad ottobre 2016 l’apertura a ottobre di uno I’amme France presso il Centre Commercial Évry-2 a Parigi, seguito da altre sei location in Italia. piano di sviluppo completo contempla l’apertura di 20 mozzarella bar I’Amme in tutto il Mondo.

Nel Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot oltre a poter acquistare i prodotti è possibile degustare piatti freddi a base di insalate, mozzarella di bufala, salumi di bufalo, panini, bibite, frutta fresca abbinabili a prestigiosi vini. Con servizio eccellente e lay-out confortevole, la Mozzarella di Bufala Campana Dop è il focus della sua offerta gastronomica.

Fattorie Garofalo, dalla produzione di latte di bufala, mozzarella di bufala e carne di bufalo sta creando nel Travel Food Retail una nuova area di business con un investimento consistente su propri punti vendita e mozzarella bar.
Le prossime aperture dunque saranno a settembre Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot alla Stazione Torino Porta Nuova, e a ottobre I’amme France presso il Centre Commercial Évry-2 a Parigi.

Latte, via libera all’indicazione di provenienza. Il 67% degli italiani pagherebbe di più se italiano

Si gioca sul latte una delle battaglie che in tutta Europa sta impegnando i rapporti tra grande distribuzione e produttori, colpiti dai prezzi troppo bassi. Tanto che in dieci anni si è dimezzato il numero di stalle in Italia , che hanno segnato nel 2015 il minimo storico di 33mila allevamenti. Sullo sfondo, un consumatore disposto a pagare di più per la provenienza nazionale e la garanzia di qualità. Il premier Renzi presenta il decreto al World Milk Day.La soluzione sembra dunque essere l’obbligo dell’indicazione di origine. Una promessa che ha impegnato il premier Matteo Renzi e al Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, di concerto con il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, al World Milk Day di ieri organizzato dalla FAO, che ha visto scendere in piazza a Milano migliaia di allevatori da tutto il Paese. In questa occasione è stato presentato infatti il Decreto sull’etichettatura obbligatoria del latte e dei derivati, come formaggi o yogurt, già inviato a Bruxelles.

 

Nove italiani su 10 vogliono sapere l’origine: per l’italiano di paga il 20% in più

La questione non è secondaria, visto che il 67% dei consumatori pagherebbe fino al 20% in più per un latte italiano, e il 12% spenderebbe anche di più. Il consumatore oggi vuole, pretende trasparenza. Secondo una consultazione pubblica online del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, in oltre 9 casi su 10 gli italiani considerano “molto importante” che l’etichetta riporti il Paese d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione.

In questo quadro apparentemente favorevole per la produzione nazionale, l’Italia è diventata il maggiore importatore di latte nel mondo con il risultato che oggi tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti nel nostro Paese provengono dall’estero, mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o cagliate straniere. Difficile però saperlo, perché non è obbligatorio riportare la provenienza in etichetta. È quanto emerge dallo studio Coldiretti “Il latte italiano, un primato da difendere” presentato alla Giornata del latte italiano a Milano.

 

I numeri del latte in Italia

I consumatori italiani che hanno acquistato nel 2015 una media di 48 litri di latte alimentare a persona mentre si posizionano al settimo posto su scala mondiale per i formaggi, con 20,7 chilogrammi per persona all’anno dietro ai francesi con 25,9 chilogrammi a testa, ma anche da islandesi, finlandesi, tedeschi, estoni e svizzeri.

Sul fronte della produzione, abbiamo 33mila allevamenti e 1,7 milioni di mucche da latte presenti in Italia, per una produzione nazionale di circa 110 milioni di quintali di latte, mentre sono 85 milioni di quintali le importazioni di latte dall’estero.

Una produzione quella nazionale, secondo Coldiretti “garantita a livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea con 49 formaggi a denominazione di origine realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione”. Ma sono ancora di più, 488, i formaggi italiani tradizionali censiti dalle regioni perché ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo. Il settore impiega 120mila persone nell’attività di allevamento da latte che generano lungo la filiera un fatturato di 28 miliardi, la voce più importante dell’agroalimentare italiano.

Una qualità costantemente minacciata: da una parte dagli oltre 24 milioni di litri di “latte equivalente” tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate e polveri di caseina, che sono imbustati o trasformati industrialmente per diventare mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. Nell’ultimo anno secondo Coldiretti avrebbero superato il milione di quintali le cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte, pari al 10 per cento dell’intera produzione italiana. Dall’altra all’estero, dove i formaggi Made in Italy hanno fatturato ben 2,3 miliardi (+5%) nel 2015, dove dilaga il fenomeno dell’Italian Sounding e del’agropirateria internazionale.

 

La Ue consente l’etichetta, previa consultazione popolare

Secondo Coldiretti, l’assenza dell’indicazione chiara dell’origine del latte a lunga conservazione, dei formaggi o dello yogurt non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionali. “In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Anche l’Ue ha dato il feu rouge all’etichettatura d’origine, con il regolamento comunitario N.1169 del 2011, entrato in vigore il 13 dicembre del 2014, che consente ai singoli Stati Membri di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti, previa con consultazione con parere favorevole da parte dei cittadini.

Un circolo virtuoso che ha visto già impegnati, oltre al ministero, anche alcuni enti locali e insegne della grande distribuzione. Ne son una prova le iniziative, già segnalate, di Carrefour (leggi Carrefour e Regione Piemonte, accordo sul latte a Km zero: nasce “Piemunto”) in Piemonte e Coop in Lombardia (leggi Coop dà sostegno al latte italiano con promozioni e 10mila quintali di acquisti in più).

Coop dà sostegno al latte italiano con promozioni e 10mila quintali di acquisti in più

La presentazione delle iniziative a favore del latte italiano con Marco Pedroni, Presidente Coop Italia, e Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, all’Ipercoop di Mantova insieme ai fornitori e agli allevatori delle filiere Coop della zona.

Dare sostegno a un settore in difficoltà promuovendo il latte italiano: questo il senso delle due iniziative di Coop che partecipa attivamente alla campagna di comunicazione e valorizzazione del latte Made in Italy varata una settimana fa da tutta la grande distribuzione. L’operazione rientra tra gli strumenti di attuazione dell’Accordo di filiera siglato con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dalle organizzazioni agricole, dall’industria e dalla grande distribuzione a novembre.

In aprile è attiva “Scegli Tu” su prodotti a marchio Coop con il latte al centro, a maggio sarà la volta di una promozione straordinaria con uno sconto importante che va a premiare l’intera linea del latte Coop: un latte che proviene interamente da allevamenti italiani, con la filiera tracciata (38 allevamenti e 10 mangimifici), Ogm-free, sottoposto a controlli rigorosi e a un sistema di garanzie certificato. Coop commercializza nella sua rete vendita 80.000 tonnellate di latte fresco ogni anno, di cui circa il 50% a proprio marchio.

Coop inoltre riconosce da sempre ai propri allevatori condizioni contrattuali vantaggiose a fronte di specifici capitolati che includono una particolare attenzione all’alimentazione degli animali. Mangimi privi di OGM, senza proteine e grassi animali, assieme agli altri alimenti prodotti dagli stessi allevatori (fieno, insilato di mais, ecc..), contribuiscono a produrre un latte crudo dalle caratteristiche microbiologiche di ottima qualità. Per queste peculiarità Coop riconosce un premio ai produttori che supera il 20% del valore del mercato del latte crudo.

Sullo sfondo un comparto, il lattiero caseario, in difficoltà. «Difficoltà acuite dall’eccesso di offerta di queste settimane. Noi diamo un ulteriore sostegno alla valorizzazione di questa importante filiera con azioni di promozione straordinaria sull’intera linea di latte fresco e microfiltrato a marchio Coop che proseguiranno fino a metà maggio – ha commentato Marco Pedroni Presidente Coop Italia -. Nel complesso prevediamo un aumento degli acquisti di Coop di circa 10.000 quintali di latte».

L’iniziativa è stata apprezzata dal ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina che ha dato un quadro della situazione: «L’aumento degli acquisti è un segnale fondamentale per i nostri allevatori, così come è importante che i consumatori possano individuare con facilità i prodotti grazie al logo “100% latte italiano”. Il Governo va avanti nelle politiche di sostegno al settore, dopo aver ottenuto la moratoria per 30 mesi dei debiti degli allevatori e aver ridotto la pressione tributaria del 25%. Non ci fermiamo e chiediamo anche all’Europa di dare risposte strutturali a una crisi che è europea».

 

 

Carrefour e Regione Piemonte, accordo sul latte a Km zero: nasce “Piemunto”

Valorizzare tutti i prodotti realizzati con latte proveniente dagli allevamenti piemontesi: è il senso della campagna della Regione Piemonte “Piemunto”  cui ha aderito, primo tra gli attori della Gdo, Carrefour Italia.

L’insegna francese ha firmato un accordo che prevede che tali prodotti siano contrassegnati dal logoPiemuntonato lo scorso 14 marzo su iniziativa della Regione Piemonte, in più di 100 punti vendita ad insegna Carrefour della regione. Si tratta di più di 150 referenze che spaziano dal latte, allo yogurt, ai formaggi, e che saranno sottoposti a stringenti controlli di qualità da parte degli enti certificatori e della Regione Piemonte.

“Il senso di Piemunto è il forte legame che il marchio crea con il territorio. Vale per il latte e i formaggi, ma in generale anche per il vino, il riso, e tanti altri prodotti. Non siamo per il protezionismo: siamo per iniziative che aumentino la trasparenza della filiera di un prodotto, in modo che il consumatore possa scegliere con maggior consapevolezza. Questo rappresenta anche un elemento di maggior competitività e valorizzazione del Piemonte” ha dichiarato Sergio Chiamparino, Presidente della Giunta della Regione Piemonte.

Un accordo secondo Grégoire Kaufman, Direttore Commerciale e Marketing Carrefour Italia, che “va nella direzione che stiamo perseguendo da tempo, ovvero valorizzare la qualità dei prodotti di filiera italiana, garantendo in questo modo un’offerta di eccellenza per i propri clienti e, nel contempo, sostenendo i piccoli medi produttori italiani nel fronteggiare un momento ancora difficile per molti di loro”.

Sullo sfondo, le grosse difficoltà che in tutta Europa sta vivendo il settore lattiero caseario e in particolare gli allevatori, messi in difficoltà da prezzi bassissimi. “Questa è anche una risposta alle richieste di aiuto avanzate dai produttori di latte e dai trasformatori piemontesi di fronte alle grosse difficoltà in cui versa il settore. Il Piemonte produce 10 milioni di quintali di latte all’anno, di cui due milioni sono trasformati in formaggi Dop. La valorizzazione della qualità del latte piemontese – ha spiegato Giorgio Ferrero, Assessore dell’Agricoltura e promotore dell’iniziativa –  è un passaggio fondamentale per fare fronte alla forte concorrenza che viene anche da tante parti dell’Europa. Con questa campagna la Regione continua nella sua politica di sostegno e valorizzazione delle nostre produzioni e consegna al settore uno strumento di promozione che può dare una mano concreta al mercato lattiero-caseario piemontese”.  

Un sistema virtuoso che potrebbe essere adottato in futuro anche da altre regioni italiane.

Ricotta e mozzarella per pizza e light senza lattosio, dall’Alto Adige: le novità Brimi

Punta sul senza lattosio Brimi, consorzio di produzione altoatesino costituito da 1.250 soci-contadini con una particolarità: la produzione di referenze “fuori dal mucchio” per la zona, mozzarella e ricotta in primis. Ora disponibili anche nelle versioni per chi è intollerante al latte.

Dopo la mozzarella senza lattosio Brimi amplia la gamma e propone a chi è intollerante, ma non solo, tre nuovi prodotti: il filone pizza e la ricotta entrambi senza lattosio e la mozzarella light. Il filone pizza è la base per la realizzazione di pizze fatte in casa, crostini, mozzarelle in carrozza mentre la ricotta senza lattosio, cremosa e dal tipico colore bianco paglierino, è ideale per creare paste ripiene, primi piatti, secondi e dolci.

Altra nuova referenza, con il 30% di grassi in meno, è Brimi Mozzarella Light. Realizzata solo con latte vaccino proveniente dai masi di alta montagna in Alto Adige, riporta sulla confezione anche il Marchio di Qualità Alto Adige che garantisce severi controlli durante l’intero processo di lavorazione e l’utilizzo di mangimi non OGM

Le versioni senza lattosio o delattosate hanno una percentuale di lattosio inferiore allo 0,01%, consentendo il consumo anche a chi è intollerante non disponendo dell’enzima lattasi.

La Mozzarella Brimi, nata nel 1978, è disponibile oggi nelle versioni Classic, Light, Fior di Latte, Senza Lattosio e Bio.

 

Insal’Arte OrtoRomi in pausa pranzo va a braccetto con Auricchio

Due marchi si mettono insieme per abbordare il segmento interessante dei consumi “in mobilità” e nasce Pausa Pranzo Insal’Arte con Auricchio.
Dall’incontro tra le due aziende nasce un’insalata italiana nella freschezza e nei sapori, per la pausa pranzo o la cena light a casa.
La base vegetale, composta da un mix di insalatine fresche e selezionate (indivia scarola, lattughino rosso e valerianella), è firmata OrtoRomi. L’azienda, cooperativa di 11 soci, è costituita da una trentina di aziende agricole sparse sul territorio nazionale, il che garantisce una filiera cortissima e un approvvigionamento di materia prima 365 giorni all’anno. A questa si aggiungono i cubetti di Provolone piccante, un formaggio saporito e dal gusto deciso, perfetto nell’abbinata con l’insalata fresca.

La nuova proposta Pausa Pranzo Insal’Arte con Auricchio si inserisce nella linea delle Pausa Pranzo, con la ciotola ready-to-eat che contiene il kit per condire e gustare l’insalata ovunque si voglia.
La collaborazione tra OrtoRomi e Auricchio S.p.A. è nata dalla comunanza di alcuni valori e principi cardine alla base delle mission delle due realtà come l’artigianalità e la passione..
“Questa importante attività di co-marketing con OrtoRomi rappresenta per noi l’occasione per valorizzare la versatilità del nostro provolone che ben sposa anche la praticità della linea Pausa Pranzo, sinonimo soprattutto di selezione e qualità. Ci accomunano ad OrtoRomi la scelte delle materie prime e la cura nell’offrire al consumatore solo prodotti di alta qualità“ dice Enza Bassini, responsabile marketing di Auricchio.

Latteria Merano punta sul senza lattosio con due nuovi prodotti: burro e yogurt zero grassi

Latteria Sociale Merano, cooperativa di 500 soci dislocati nei piccolissimi masi sugli alpeggi sopra la città altoatesina, punta ancora sui prodotti senza lattosio lanciando sul mercato due nuove referenze: il burro senza lattosio e la nuova linea dello yogurt Bellavita, senza lattosio, e con zero grassi.

Latteria Merano ha iniziato due anni fa a proporre il latte di montagna, proveniente da mucche che vivono in media intorno ai 1300 metri slm, anche al drappello sempre più consistente degli intolleranti al lattosio grazie alla linea Bellavita. Un problema sottostimato: il 40/50% degli italiani sarebbe intollerante al lattosio ma tre su quattro non sanno di esserlo.

Latteria Merano è leader di mercato dello yogurt senza lattosio con una quota del 37% (dati IRI) mentre all’interno della proposta della cooperativa copre il 5%: “una percentuale però che aumenta di mese in mese, – spiega Patrizia Ansaloni, responsabile vendite -. Anche alcuni che intolleranti non sono lo preferiscono all’altro perché lo trovano più dolce e cremoso. Il procedimento con il quale produciamo le referenze senza lattosio consiste nell’inserire nel latte pastorizzato un enzima, la lattasi, che in natura consente di scindere il lattosio in due zuccheri facilmente digeribili, il galattosio e il glucosio, ma che non è presente in chi è intollerante”.

Quanto alle polemiche sui prezzi troppo bassi del latte “è un problema reale. Noi essendo una cooperativa ai nostri allevatori non paghiamo il prezzo di mercato ma ciò che può garantire loro un sostentamento, sono piccole imprese famigliari anche con 3/5 mucche che vivono in montagna in condizioni a volte difficili. Certo, poi è chiaro che abbiamo costi maggiori, anche perché il nostro è un latte fresco e concentrato anziché reidratato come spesso avviene con i latti esteri: da un litro otteniamo 150/200 grammi di yogurt. L’aspetto positivo è che il latte dell’Alto Adige è percepito dal consumatore come di qualità superiore”.

Burro-senza-lattosioLa nuova gamma Bellavita free zero grassi oltre a essere priva di lattosio è senza grassi, ma anche senza glutine, aromi artificiali e conservanti, Ogm-free e ottenuta interamente da latte dell’Alto Adige. È disponibile nelle versioni bianco, ananas, more e mirtilli, fragole e fragoline di bosco.

L’ultimissima novità della linea senza lattosio è però il burro. “Sfornato” da poche settimane, è fatto solo con panna fresca dell’Alto Adige. È ideale sia per chi è intollerante al lattosio ma anche per chi non lo è perché più digeribile, dal gusto pieno ma delicato.

Yogurt Yomo Melinda partnership nel segno della naturalità italiana

Del tutto naturale, solo da latte italiano, con mele Golden Melinda: lo Yogurt Yomo Melinda è ora disponibile con due referenze in GDO dopo un test che ha confermato ottime rotazioni a scaffale.

Le referenze nascono da un accordo di partnership siglato tra Consorzio Melinda e Granarolo, proprietaria del marchio Yomo, che legherà le due aziende per il prossimo biennio.

Golden Melinda, la varietà scelta per questo nuovo yogurt, è la mela più amata e consumata dalle famiglie italiane. Yomo è lo yogurt italiano nato nel 1947, che impiega latte rigorosamente italiano, senza aromi, addensanti e conservanti.

Nato con grandi aspettative lo Yogurt Yomo Melinda, sottoposto a una fase di test negli ultimi mesi del 2015 all’interno di alcune importanti insegne della GDO italiana, ha ottenuto ottime rotazioni a scaffale dopo l’introduzione visibile del marchio Melinda. Risulta infatti fondamentale nella scelta d’acquisto la fiducia che i consumatori ripongono nel marchio che gode di un’altissima brand awareness e di una grande fedeltà da parte degli acquirenti.

Lo Yogurt Yomo Melinda si presenta al mercato in due varianti: Yogurt & Mele Golden Melinda e una versione dal gusto più corposo, Yogurt & Biscotto ai 4 cereali e Mele Golden Melinda.
Garantisce grande visibilità nel banco frigo a questo prodotto una grafica che sposa i due marchi, con tutto il loro patrimonio di valori: l’incarto è esattamente diviso a metà, trasferendo l’idea che la naturalità dello Yogurt Yomo è completata con la genuinità della Golden Melinda. Un incontro che genera uno yogurt dal gusto trasversale pronto a conquistare un’ampia fascia di mercato

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