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Molino Rossetto lancia a Marca la sua nuova linea di farine in brik

Molino Rossetto, realtà di Pontelongo (PD) specializzata nella produzione di farine e preparati speciali, presenta in anteprima, alla fiera Marca di Bologna, (16 a giovedì 17 gennaio a BolognaFiere) la  nuova linea CR TOP FARINE, la prima e unica nel mercato, proposta in Brik da 750 g con chiusura a tappo.

Il packaging

Si tratta di un’idea moderna, pratica e sostenibile: il brik consente infatti di utilizzare la farina in modo efficiente e pulito, è resistente ed è facile da stivare. Non solo: si richiude facilmente e, una volta terminato il contenuto, la confezione può essere riutilizzata come contenitore, trovare nuova vita o essere riciclata separando con facilità il tappo in plastica dal resto della confezione, realizzata con carta FSC proveniente da foreste gestite in maniera responsabile e completamente riciclabile assieme al film delle “finestre” trasparenti.

Il packaging è infatti dotato di un oblò sul fronte che mostra il contenuto e di un indicatore del quantitativo rimanente sul retro, con diversi livelli di grammatura, che consentono di intuire a colpo d’occhio la scorta di farina a disposizione. È inoltre ricco di informazioni sulla storia dell’azienda, giunta ormai alla settima generazione, grazie ad una timeline che ne ripercorre le tappe fondamentali, ma anche sul prodotto, con valori nutrizionali e ricette.

Le referenze

La novità è attualmente proposta nelle referenze Farina di grano tenero “00”, Farina di grano tenero “00” 100% grano italiano, Farina integrale 100% grano italiano e Farina di grano tenero “0” Manitoba e sarà disponibile sugli scaffali delle migliori insegne della distribuzione a partire dal mese di febbraio.

 

“Questa scelta – dichiara Chiara Rossetto, Amministratore Delegato, insieme al fratello Paolo, dell’azienda – si inserisce perfettamente nel nostro approccio orientato ad un maggior rispetto dell’ambiente e della natura, sempre più apprezzato anche dai consumatori. La nuova linea di farine in brik – prosegue – si rivolge in particolare alle giovani generazioni, particolarmente attente al tema della sostenibilità e in cerca di confezioni dal look innovativo ma anche pratiche, richiudibili e adatte ad un riciclo creativo”.

 

Da tempo infatti l’azienda è impegnata su questo fronte. Ne sono un esempio il ricorso alle energie rinnovabili per soddisfare il proprio fabbisogno energetico, l’impegno di utilizzare per tutti i packaging Molino Rossetto carta FSC e PEFC, ovvero proveniente da foreste gestite in maniera responsabile, l’obiettivo di utilizzare per tutti gli imballaggi secondari carta riciclata e l’invito ai fornitori di produrre una puntuale autovalutazione delle proprie performance.

I dati del Gruppo

La Fiera Marca di Bologna è anche occasione per presentare i propri dati di bilancio: l’azienda chiude il 2018 con un fatturato di 18 milioni di euro, in linea con i risultati 2017, per 27 milioni di pezzi venduti circa. Tra i prodotti più performanti, primo posto per il Lievito Madre essiccato da 100 g, con quasi 9 milioni di pezzi venduti, seguito dalla Farina di Grano Tenero “00” da 1 kg, dalla Farina d’Avena da 400 g e dalla Farina di Grano Tenero “0” da 1 kg. Nella top ten, si inserisce quest’anno anche la Farina “00” 100% Grano Italiano recentemente lanciata – ottenuta dalla selezione di grani teneri selezionati di qualità superiore – a conferma dell’interesse del consumatore finale verso l’origine e la tracciabilità delle referenze.

Diageo Reserve in vetta all’Annual Brands Report 2019 di Drinks International

Un altro anno da ricordare per Diageo Reserve – la collezione di distillati ultra premium di Diageo – con i propri brand nelle primissime posizioni DELL’ANNUAL BRANDS REPORT 2019 DI DRINKS INTERNATIONAL, la classifica del settore beverage stilata ogni anno dalla testata britannica considerata il più autorevole punto di riferimento per gli addetti ai lavori.

In base ai risultati dell’anno precedente, il Report annuale di Drinks International stila classifiche top ten per categorie di prodotto, secondo una doppia graduatoria: quella Best Selling, tenendo come indicatori i volumi di vendita, e quella dei Top Trending, che premia invece i brand di maggior tendenza. Le classifiche vengono stilate in base ai riscontri di un panel di esperti del settore di tutto il mondo (proprietari di locali, bar manager e bartender) sulle tre migliori etichette dei loro locali per ognuna delle due graduatorie.

Il report annuale 2019 premia nuovamente i distillati del portfolio Diageo Reserve, che dominano nella sezione vodka e tequila rispettivamente con Ketel One e Don Julio. Per la storica vodka olandese si tratta del settimo anno consecutivo sul gradino più alto del podio sia tra i Best Selling sia tra i Top Trending, mentre il brand messicano rimane saldo al primo posto tra i Best Selling per il quarto anno di fila.

Tra i whiskey americani secondo posto per Bulleit in entrambe le classifiche, e argento anche per l’iconico Tanqueray No. Ten tra i Best Selling gin, mentre tra i Best Selling scotch, Diageo piazza 3 brand nella top ten, con il celebre Johnnie Walker al secondo posto, Lagavulin all’ottavo e Talisker al nono.

Il successo del portfolio Reserve è confermato inoltre dalle classifiche ALL TIME TOP THREES, stilate sommando i risultati degli ultimi dieci anni tra preferenze personali degli intervistati, posizioni Best Selling e Top Trending. Qui il portfolio di Diageo spopola con brand inseriti tra i migliori tre in 6 categorie su 7: Tanqueray è primissimo nella classifica ALL TIME per quanto riguarda le Bartenders’ Choice con un punteggio addirittura doppio rispetto agli inseguitori riconfermandosi primo anche tra i gin, così come Don Julio e Johnnie Walker comandano le rispettive categorie tequila e scotch. Immancabile Ketel One tra le vodke e il pregiato Zacapa per la categoria rum.

Mookkie, la ciotola intelligente che riconosce l’animale

Si chiama Mookkie ed è una ciotola “intelligente” in quanto capace di riconoscere il singolo animale,. Realizzata dall’azienda italiana Volta®  specializzata nello sviluppo di prodotti AI-centrici ha vinto l’Innovation Award nella categoria Smart Home al CES 2019.

Nello specifico, Mookkie è una ciotola per ogni tipo di animali domestici dotata di intelligenza artificiale. Attraverso una telecamera grandangolare registra le immagini dell’animale cui è destinato il cibo, quindi le rielabora con un’architettura di rete neurale profonda. Così facendo è in grado di riconoscere visivamente la presenza dell’animale domestico e attivare l’apertura dello sportello per permettergli di poter accedere al cibo – con una logica del tutto simile al “face-unlock” dei moderni smartphones. Il riconoscimento visuale richiede l’elaborazione di un trilione di operazioni al secondo, potenza di calcolo che Volta è stata in grado di concentrare all’interno della ciotola. Il tutto confezionato in un design elegante, espressione della cura e dell’attenzione prettamente made in Italy. Inoltre, la forma interna della ciotola è ergonomica, raggiungibile da ogni punto, quindi accessibile ad ogni tipo di animale. Mookkie, su richiesta, fornisce notifiche e anche brevi video clip attraverso l’app per smartphone dedicata, per la tranquillità del proprietario dell’animale domestico. Inoltre, può essere comandata ed interrogata attraverso le più comuni interfacce vocali per la casa: il proprietario può controllare con la sola voce la ciotola, chiedere informazioni sui pasti e ordinare il cibo quando si sta esaurendo.

«Abbiamo preso uno dei più semplici e umili oggetti presenti nelle nostre case e lo abbiamo reinventato intorno alle più recenti tecnologie di intelligenza artificiale; questo è ciò che facciamo quotidianamente a Volta con molteplici oggetti e processi – spiega l’amministratore delegato di Volta, Silvio Revelli -. In questo caso il risultato è una ciotola per animali domestici, dal gatto al cane, che riconosce visivamente il suo animale e si attiva di conseguenza mettendogli a disposizione il cibo precedentemente preparato. I vantaggi non sono solamente in termini di sicurezza: avremo la garanzia che l’accesso al cibo sarà solo per il nostro animale; ma anche in termini di freschezza e conservazione dello stesso». La ciotola può inoltre essere collegata ad una applicazione per smartphone dedicata e registrare gli accessi dell’animale, la quantità di cibo presente e anche la necessità di provvedere al rifornimento del cibo per la tranquillità del proprietario.

«Mookkie è la dimostrazione di come sia possibile re-inventare praticamente ogni oggetto che conosciamo – anche il più semplice – mettendo al centro del design di prodotto l’intelligenza artificiale», spiega Revelli. «Volta si occupa sostanzialmente di ripensare e riprogettare prodotti e processi esistenti tenendo conto del nuovo “ingrediente” a disposizione: l’Intelligenza Artificiale. La grande padronanza delle più recenti tecnologie di intelligenza artificiale è stato sicuramente un fattore determinante per il successo di Volta, ma il vero nostro segreto consiste nella cultura aziendale che siamo stati capaci di sviluppare: orientata al re-design da zero sia di oggetti di uso comune, sia di processi industriali. Paradossalmente più che chiederci come l’utente usi il prodotto, noi ci chiediamo come il prodotto AI-centrico “usa” il suo utente, ovvero come ne apprenda le caratteristiche e le esigenze e conseguentemente sviluppi un comportamento che sia simbiotico e complementare a quello dell’utente. Per noi intelligenza fa rima con adattabilità; i nostri prodotti, che escono dalla fabbrica tutti uguali, migliorano nel tempo e si adattano agli utenti e agli ambienti fino ad un grado estremo di personalizzazione. E’ questa particolare prospettiva da cui osserviamo il mondo che ci permette di distruggere le basi sulle quali si fondano gli attuali prodotti e ri-costruirli intorno alle più recenti tecnologie di intelligenza artificiale. Siamo convinti che stiamo entrando nella “golden age” dell’intelligenza artificiale: del totale di prodotti di largo consumo che potrebbero beneficiare delle tecnologie A.I. riteniamo che solo l’1% ne sta effettivamente traendo un beneficio. Non c’è industria che non sia un nostro potenziale cliente».

Volta, in collaborazione con Pet Electronics Company di New York, sta operando per industrializzare il prodotto con l’obiettivo di poterlo offrire al mercato americano ad un prezzo iniziale di 189 dollari a partire indicativamente da settembre 2019. Mookkie sarà disponibile sul sito https://www.mookkie.com/ e sui principali siti di e-commerce.

Volta presenterà Mookkie e altri prodotti al CES 2019: stand #27024 nella South Hall del Convention Center di Las Vegas. Il 6 gennaio 5-8:30 PM Volta parteciperà al CES Unveiled Shorelines Exhibit Hall, Mandalay Bay Las Vegas, NV. Il prodotto Mookkie sarà altresì esposto al Casinò The Venetian, Venetian Ballroom E/F con gli altri prodotti vincitori del CES Innovation Award.

WalMart: neutralizzare per vincere. Con la soluzione nota come “savings catcher”

Se conosci il nemico e conosci te stesso, non devi temere il risultato di cento battaglie. Se conosci te stesso, ma non il nemico, per ogni vittoria ottenuta subirai anche una sconfitta. Così diceva – Sun Tzu, e aggiungeva “L’arte suprema della guerra è quella di sottomettere il nemico senza combattere”.
WalMart, sembrerebbe aver messo a frutto queste massime grazie al suo “price matching  program”. Malgrado ciò, i retailer italiani parrebbero non avervi prestato molta attenzione. Purtuttavia, in circolazione ci sono esperti che con i loro algoritmi sempre più potenti promettono di
risolvere ciò che di fatto è irrisolvibile, ovvero la ricerca dei prezzi “dinamicamente” ottimali. WalMart, invece, ha scelto un’altra strada applicando un principio molto semplice: una sorta di aikido teso a neutralizzare con il minimo sforzo l’aggressività dei concorrenti. La sua soluzione è stata chiamata “Savings Catcher”.

I prezzi più bassi. Sempre
Il concetto che ispira il tutto è estremamente semplice, sebbene la sua messa in opera sia molto
raffinata, complessa, e costosa. Non va dimenticato che la missione aziendale di WalMart è, come ben noto, garantire “the lowest prices anytime”. L’assunto strategico fondamentale però sta proprio
nella parola “lowest”. Un retailer, infatti, conosce ovviamente i propri prezzi. Ciò che conta però sono i prezzi relativi (cioè rapportati a quelli dei propri concorrenti) e questi sono difficili, se non impossibili da calcolare. Il motivo è che essi dipendono dalle infinite varianti conseguenti alla presenza di vari negozi concorrenti all’interno dell’isocrona di ciascun punto di vendita.
Ne discende che a WalMart, non basta praticare prezzi ritenuti “normalmente” inferiori a quelli dei
concorrenti. Ragion per cui si è dotato di questo sistema che neutralizza gli effetti di prezzi dei competitor che, per varie ragioni, risultino più bassi dei suoi.
La soluzione consiste nel mettere in grado, ogni cliente dotato di un’applicazione scaricabile sul proprio smartphone da savingscatcher.walmart.com di sottoporre ad analisi il proprio scontrino, attivando un confronto con i prezzi pagati in WalMart. Il sistema inizia pertanto un processo di ricerca e di paragone con i riferimenti dei concorrenti nella propria zona, presso i quali vengono effettuate sistematiche e meticolose rilevazioni. Per ogni voce viene calcolata la differenza e poi, se è positiva, WalMart procede ad accreditare la relativa somma sulla eGift Card del cliente, che potrà redimerla senza obblighi di scadenza.
I limiti di questa procedura sono:

a) l’intervallo di 72 ore prima del feedback e dell’accredito;

b) il numero massimo di 7 scontrini verificabili ogni settimana;

c) un massimale di 600 euro come somma totale
rimborsabile.
Riassumendo, ogni tentativo di aggredire Wal-Mart con prezzi inferiori viene, in questo modo,
neutralizzato dalla compensazione automatica del Saving Catcher. Peraltro è facilmente comprensibile quale difficoltà sia implicita nella gestione continuativa di una rilevazione dettagliatissima dei prezzi di ogni “piazza”, dovendo coprire un gigantesco assortimento che alimenta un database molto “big”, che rivaleggia con quello di Amazon. Difficilmente i rivali di dimensioni più piccole saranno in grado di mettere in campo un’analoga strumentazione
e dovranno rassegnarsi, come insegna la teoria dei giochi, ad assumere il ruolo di follower e a lottare per essere il “second best”.
Il vantaggio per il gigante di Bentonville, consiste, oltre all’uso di questo deterrente basato sulla
retaliation, nell’essere un collettore di altre preziose informazioni.
I suoi clienti possono infatti fruire di due carte di pagamento: la WalMart Credit Card e la WalMart Mastercard. I possessori godono di un ritorno del 3-2-1 % a seconda dei luoghi in cui acquistano. Attenzione però, mentre la WalMart Credit Card può essere usata solo nel circuito dell’insegna, la WalMart Mastercard consente di acquistare ovunque.
Ne consegue che utilizzando gli aggregatori analitici avanzati di Acxiom e Harte Hanks, vengono
ricostruite le sequenze degli acquisti dei clienti con tutte le varie ricadute informative per un marketing one-to-one. Da questo punto di vista, lo studio dei comportamenti d’acquisto, della sensibilità alle promozioni, dell’efficacia della comunicazione aziendale, della attrattività reciproca di formati ed insegne prospetta sviluppi che, andando oltre il mare di chiacchiere che esondano dai tanti convegni, prelude a una nuova epoca. In essa il vantaggio concorrenziale sarà basato più sugli aspetti qualitativi del servizio reso e sulla “identità” di insegna e non più sull’arma spuntata della promozionalità di prezzo pura e semplice.

di Amagi (Tirelli Associati)

Pagament contactless, 18 milioni di italiani li usano ma quasi 5 milioni non si fidano

Comodi lo sono sicuramente, ma non tutti li utilizzano, li apprezzano e nemmeno li conoscono: stiamo parlando dei pagamenti contactless, quelli in cui per completare l’operazione basta avvicinare al POS la carta di credito, debito o prepagata senza inserire il pin.

Un’indagine commissionata in occasione dell’apertura del suo Store di Milano da Facile.it a mUp Research svela che oltre 18 milioni gli italiani ne fanno uso. Ma ci sono anche fasce di resistenza o ignoranza.

Non sono poche ad esempio le persone che non sanno cosa sia il contactless: circa 7,6 milioni, pari al 17,7% del campione rappresentativo della popolazione italiana adulta con età compresa fra i 18 ed i 74 anni. I più disinformati riguardo a questa modalità di pagamento sono le donne (22,1% rispetto al 13,3% del campione maschile), i giovani con età compresa fra i 18 ed i 24 anni (qui il dato sale addirittura fino al 36,4%) e nel Nord Est (21,3%).

Poi ci sono i non abilitanti: 7,1 milioni di individui (il 16,7% del campione) non lo usano perché le carte di pagamento che possiedono non sono abilitate al contactless. Questa volta le percentuali maggiori si registrano al Sud (19,2%) e nella fascia anagrafica 55-64 anni (21,1%).

Ma il dato che fa più riflettere è forse la fascia di consumatori che, pur avendo carte abilitate, non si serve del contactless perché non si fida; parliamo dell’11,1% del campione totale, equivalente a 4,7 milioni di individui. La minore fiducia si riscontra nel campione maschile (13.8% rispetto all’8,4% del campione femminile), nella fascia 35 – 54 anni (12,3%) e nel Nord Ovest (12,6%).

Al contrario gli italiani che si fidano di più del contactless sono i giovani nella fascia d’età 18 – 24 anni; fra loro appena il 7,2% è diffidente.

Balocco cresce ancora, amplia gli stabilimenti e guarda all’export

È il secondo player player del mercato dolciario da ricorrenza e del mercato della prima colazione, Balocco, e nel 2018 consoliderà la forte crescita del 2017 (+che aveva visto un incremento di 15 milioni sul 2016) avvicinandosi ai 190 milioni di euro di fatturato.

L’azienda di Fossano, guidata ancora oggi dalla terza generazione della famiglia che la fondò nel 1927, punta a crescere ancora. Negli ultimi 10 anni ha investito oltre 50 milioni di euro in tecnologia, aumentando le linee interne. Il primo grande risultato si deve alla decisione di affiancare ai prodotti da ricorrenza anche una divisione di prodotti continuativi, frollini in particolare, che hanno consentito alla marca di essere presente nelle case dei consumatori italiani non solo a Pasqua e Natale, ma tutte le mattine, a colazione. Con questa strategia e investimenti costanti in R&D e implementazione delle linee produttive, l’azienda è cresciuta negli ultimi dieci anni al ritmo di un milione al mese, fino a diventare co-leader nei due segmenti.

 

Occhi puntati sull’export, oggi al 13%

Sul mercato italiano l’azienda è concentrata sul lancio del nuovo brand dal posizionamento premium “Bottega Balocco – Italian Bakery 1927”, i piani per lo sviluppo dell’export, che vale attualmente il 13%, prevedono la creazione di linee dedicate. Già oggi i prodotti Balocco sono distribuiti in 67 Paesi, dall’Europa agli USA, da Medio Oriente all’Australia. La crescita delle esportazioni sarà sostenuta in futuro da un’offerta prodotti studiata appositamente per rispondere alle abitudini alimentari degli stranieri, con la competenza italiana nella sana e corretta alimentazione. Proprio per realizzare questo obiettivo è in corso di ampliamento il sito produttivo di Fossano, che ospiterà presto nuove linee per prodotti da forno destinati all’export. Dopo i lavori, la superficie coperta aumenterà da 46.000 a 58.000 metri quadri (su una superficie totale di 70.000 metri quadri).

Alla crescita di fatturato e produzione si è affiancata in questi anni la crescita costante dell’organico. Per la campagna natalizia 2018 Balocco ha inserito oltre 200 lavoratori stagionali, portando a 400 unità i dipendenti presenti nel sito di Fossano. Il numero complessivo di addetti sale a 500 unità computando anche lavoratori interinali e cooperative e i 20 addetti impiegati nella “fabbrica in miniatura” aperta da Balocco a fine 2017 all’interno di F.I.CO Eataly World a Bologna.

Per il secondo anno consecutivo infine l’azienda è tra le prime cinque del largo consumo in cui si lavora meglio, secondo l’indagine realizzata dalla società tedesca indipendente “Statista” per il settimanale Panorama, interpellando migliaia di lavoratori di oltre 2.000 imprese italiane con più di 250 dipendenti.

UTP, un regalo di Natale alle aziende alimentari secondo Eurocommerce

È un regalo alle aziende alimentari che penelizza retailer ma anche consumatori finali, senza garantire benefici agli agricoltori, l’esito dei negoziati del trilogo (Parlamento, Consiglio e Commissione europea) sulle UTP (le Unfair Trading Practices, le pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare), secondo EuroCommerce.
La direttiva imporrà nuovi oneri amministrativi e incertezza giuridica sui dettaglianti, secondo l’associazione, spostando gli equilibri di potere a favore dei produttori di generi alimentari. Parlando oggi, il direttore generale di EuroCommerce Christian Verschueren ha messo in guardia dalle conseguenze di queste azioni per la catena di approvvigionamento e per i consumatori:
 
Gli emendamenti concordati dovrebbero proteggere i deboli dai forti. Questo è francamente falso. Inclina ulteriormente il mercato a favore di marchi nazionali che hanno già un potere considerevole. In paesi come Irlanda, Belgio e Svezia, il limite massimo di 350 milioni ora concordato copre quasi tutti i produttori. Ciò significa che tutti i rivenditori, compresi i piccoli negozi, subiranno più pressioni da parte dei produttori che saranno in grado di imporre prezzi più elevati. Questi emendamenti superano la valutazione d’impatto della Commissione sul danno che sarebber derivato dall’estensione del campo di applicazione al di là degli agricoltori e dei piccoli fornitori. Ignorano anche interamente le preoccupazioni espresse dal BEUC [l’organizzazione di consumatori europea, ndr] a nome dei consumatori”.
“Avremo bisogno di studiare da vicino il testo finale, ma l’aggiunta di 8 ulteriori divieti – che portano il totale a 16 – è un intervento senza precedenti nel libero mercato. Fornisce ulteriore potere ai produttori e nessun diritto a rivenditori o grossisti. Questa è una strana interpretazione di equità”.
“Questa doveva essere una direttiva per proteggere gli agricoltori. Tutte le modifiche al testo hanno più a che fare con i negoziati tra produttori di generi alimentari e rivenditori. Cosa c’entra questo con gli agricoltori? Come garantirà loro prezzi più equi per ciò che producono? “

Gdo italiana poco redditizia, ma con qualche eccellenza. L’indagine Mediobanca

Crescono le vendite della GDO italiana, ma non i margini. Questa è una delle principali evidenze emerse dall’indagine sulla Grande Distribuzione Organizzata, presentata in occasione del primo GDO Annual Talk, dell’Area Studi Mediobanca.

Facile interpretare questi dati come segno di un mercato sempre più consolidato e che mostra le prime avvisaglie di saturazione. Grazie al contributo delle poste non ricorrenti sono cresciuti del 7,2% sia il risultato ante imposte che quello netto. Ciò spiega perché la redditività del capitale (Roi) dell’industria della GDO ha chiuso il 2017 al 4,8%, in calo dal 5,2% del 2016, mentre la redditività netta (Roe) si attesta al 5,3%, in crescita dal 4,9% del 2016.

 

Dai Discount alla Grande Distribuzione: chi sale e chi scende

L’analisi dei dati per comparto mette in luce dinamiche differenti. Le catene di discount hanno chiuso il quinquennio con la maggiore crescita media annua delle vendite (+9,6% dal 2013 al 2017 e +9,7% solo nel 2017). Anche la Distribuzione Organizzata, che comprende forme consortili e di unione volontaria, è stata molto dinamica (+5,6% medio annuo dal 2013 e +6,1% nel 2017). Bene anche la Lega delle Cooperative (Legacoop), che annovera i due maggiori operatori del settore: Conad, che ha realizzato dal 2013 una crescita media annua del 3,1% e del 5,3% nel 2017 e le Coop, che hanno segnato un progresso medio del giro d’affari del +0,7% nel periodo e del +3,4% nel solo 2017. In calo, invece, la Grande Distribuzione, il cui fatturato è in ripiegamento in media dello 0,2% rispetto al 2013, ma che ha comunque chiuso il 2017 col segno “più” (+0,2%). 

I discount si impongono anche in quanto a rendimento del capitale, con un Roi del 19,9% nel 2017, superiore a quello della Distribuzione Organizzata (9,2%) e della Grande Distribuzione (3,5%). All’interno del mondo cooperativo Conad segna il 7,9%, il gruppo Coop lo 0,6%.

In sintesi: nel 2017 i discount hanno realizzato vendite pari al 15,6% del totale, ma utili pari al 34,2%; la Distribuzione Organizzata rappresenta il 33% del giro d’affari, ma cuba utili per il 44,3%; la Grande Distribuzione muove un fatturato pari al 27,2% ma raccoglie solo il 2,5% degli utili. Il mondo cooperativo: vendite per il 24,2% del totale e utili per il 18,9%.

 

I Top player della GDO italiana

Scendendo ulteriormente nel dettaglio dei singoli operatori, la top5 per incremento del fatturato nel 2017 vede in testa il gruppo Crai (+14,2%), seguita dalla catena discount Eurospin (+11,1%). Terza la Végé (+9,8%) che ha preceduto MD (+8,8%) e la tedesca Lidl (+8,5%), anch’esse appartenenti al segmento discount. Hanno superato la soglia di crescita del 5% anche Agorà (+7,5%), Despar (+6,9%) e Conad (+5,3%). La top5 cambia se si analizza tutto il quinquennio. Il maggiore tasso di crescita medio annuo è, infatti, della MD (+15,6%) che precede Crai (+9,8%) e Lidl (+9,2%).

Il gruppo più redditizio in base al rendimento del capitale investito (Roi) del 2017 è Eurospin (23%), che precede MD (18,6%) e Lidl (16,9%). A seguire Agorà (12,5%), Végé e Crai (entrambe 11,7%) e C3 (11%). Performance diverse dovute a molteplici fattori (ubicazione, tipologia e assortimento dell’offerta, riconoscibilità del brand e sua fidelizzazione, superficie occupata, ecc.). In questo senso soffre soprattutto il segmento Iper il cui format deprime notevolmente le performance economiche degli operatori. 

Con 1.245€ mln di utili netti cumulati nel periodo 2013-2017 Esselunga detiene il primato di risultati nel quinquennio. Sul podio anche Conad (872 mln) e Eurospin (817 mln). Più indietro Selex (618 mln), Lidl (398 mln) e Végé (320 mln). Se si rapportano gli utili cumulati del periodo alla consistenza dei mezzi propri iniziali, i discount non hanno rivali: il gruppo MD ha accumulato utili pari a 2,6 volte il patrimonio netto iniziale, Eurospin e Lidl pari a 1,6 volte. Tutti gli altri operatori hanno multipli inferiori all’unità.

 

La GDO internazionale

I diciotto principali gruppi della GDO a livello internazionale hanno chiuso il 2017 con ricavi aggregati pari a 1.258€ mld, in crescita del 3,3% rispetto al 2016. In particolare, la statunitense WalMart si conferma il player più forte al mondo grazie al suo imponente fatturato di 413,4€ mld, di poco superiore al Pil dell’Austria. A seguire un’altra americana, Kroger con 102,3€ mld, la francese Carrefour (78,9€ mld), la britannica Tesco (64,8€ mld) e l’olandese Ahold Delhaize (62,9€ mld). Ampiamente indietro il maggior operatore italiano, Coop con 14,8€ mld di vendite al lordo dell’Iva, soprattutto se si considera che l’ultimo operatore estero considerato, la spagnola Mercadona, ha segnato nel 2017 vendite nette pari a 21€ mld.

I big della GDO mondiale hanno una forte proiezione internazionale che permette loro di realizzare all’estero una parte consistente del proprio giro d’affari. L’olandese Ahold Delhaize, in particolare, fattura all’estero il 78,2% delle vendite, prima assoluta in questa speciale classifica. Subito dopo troviamo tre gruppi francesi: Auchan (64,3%), Carrefour (54,6%) e Casino (44,7%). Il discorso cambia per i player statunitensi che, WalMart a parte (23,8% del fatturato prodotto all’estero), operano solo sul mercato domestico. I grandi della GDO italiana hanno una dimensione esclusivamente nazionale, così come anche la britannica J Sainsbury, la canadese Loblaw e la spagnola Mercadona

Capitolo Roi: nel 2017 si attesta al 9,9%, su livelli doppi rispetto a quelli segnati dall’aggregato italiano. Anche i grandi player mondiali mostrano tuttavia segni di riduzione della redditività lorda che era pari all’11,8% nel 2015 e all’11% nel 2016. L’australiana Woolworths è il gruppo straniero che ha fatto segnare nel 2017 il Roi più elevato (20,7%), seguita dalle statunitensi Publix Super Markets (20,5%), Target (18,6%) e WalMart (15,8%). Unendo la classifica per Roi degli operatori internazionali e italiani troveremmo Eurospin al primo posto assoluto (23%), mentre MD (18,6%) si collocherebbe quinta, appena prima di Lidl Italia (16,9%). Dall’ottava alla undicesima posizione, invece, troveremmo i gruppi Agorà (12,5%), Végé e Crai (11,7%), e C3 (11%). 

 

L’e-commerce nella GDO alimentare in Italia e all’estero

L’e-commerce alimentare in Italia è ancora poco sviluppato, ma rappresenta un segmento in crescita nel mercato degli acquisti online. Nel 2018 il suo giro d’affari, nonostante incida solo per il 4% della domanda e-commerce italiana, è cresciuto del 34% rispetto al 2017 raggiungendo un valore di 1,1 miliardi di euro. Gli acquisti online di prodotti alimentari da supermercato hanno raggiunto nel 2017 un valore superiore ai 200 milioni di euro con un incremento di oltre il 50% rispetto all’anno precedente. Gli italiani spendono in media molto meno online: 500€ annui per i nostri web shopper contro i 1.850€ registrati in Francia.

L’incidenza dell’e-commerce sul fatturato totale è ancora bassa anche a livello internazionale (intorno al 4-5%). In Italia, Esselunga ha dichiarato vendite online nel 2017 per 180 mln (2,4% del fatturato).

L’indagine completa è disponibile per il download sul sito www.mbres.it

Conad cresce ancora: nel 2018 raggiungerà quota 13,4 miliardi (+3%)

Conad chiude il 2018 con un giro d’affari a 13,4 miliardi di euro e una crescita del 3% e un incremento di 408 milioni rispetto al 2017, confermando un trend positivo che continua dal 2002. Si tratta di un dato ancor più significativo perché si colloca in un panorama che vede i consumi in crisi (-0,9% su base annua. Fonte: Nielsen) e gli alimentari che hanno smesso di fare da traino a una ripresa economica sempre più lenta.
Si riduce ulteriormente il gap che separa Conad dal leader di mercato, con la quota salita al 12,9% (12,5% lo scorso anno) e si rafforza la leadership nei supermercati, al 22,4% (21,5% lo scorso anno) (Fonte: GNLC I semestre 2018).

Quote di mercato per insegna: totale Italia.
Quote di mercato per insegna: totale supermercati.
Quote di mercato per insegna: totale libero servizio.

In crescita il patrimonio netto, passato dai 2,37 miliardi di euro del 2017 ai 2,53 miliardi di fine 2018. Ciò consente di affrontare con la necessaria solidità economica il piano di investimenti del triennio 2018-2020, pari a 1,3 miliardi di euro, di cui 530 milioni per il 2019. Piano finalizzato a potenziare la rete di vendita con nuove aperture, acquisizioni e ristrutturazioni (nel mirino anche catene in fallimento o in crisi, come DìperDì o Rex: l’boettivo è quello di epsandersi al Nord, coem ha diciaato l”Ad Francesco Pugliese in occasione della presentazione dei dati a Milano). Ma anche, a rendere più efficienti da un punto di vista energetico negozi e magazzini, a ottimizzare la logistica.
Conad è leader di mercato in Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise, Sardegna e Umbria; occupa la seconda posizione in Campania, Emilia-Romagna, Sicilia e la terza nelle Marche, Toscana e Valle d’Aosta.

 

Marca del distributore sfiora il 30%

I risultati economici del 2018 non sono frutto solo degli investimenti nello sviluppo della rete di vendita ma anche dell’andamento della marca Conad. Marca che registra buoni risultati, al punto di valere più del 50% della crescita di tutta la marca commerciale in Italia, ed è sempre più il punto di riferimento per un numero crescente di clienti, oltre a fornire un posizionamento distintivo a tutte le insegne del gruppo.
La quota nel Largo Consumo Confezionato sale al 29,7% – contro il 20,2% del valore medio nei supermercati (Fonte: IRI) – e il fatturato supera i 3,5 miliardi di euro (300 milioni in più rispetto allo scorso anno), con una crescita a valore pari al 7%.”Abbiamo investito molto sulla marca del distributore, portandola al 30%, e sui format distributivi necessari per soddisfare la richiesta di qualità e di convenienza che viene dai clienti – ha sottolineato il direttore generale di Conad Francesco Avanzini -. La marca Conad cresce molto più del mercato. A crescere sono soprattutto i prodotti premium, sottolineando in tal modo il progressivo impoverimento di quel ceto medio che per anni è stato il perno dell’equilibrio sociale del Paese. Incrementiamo il valore complessivo della nostra offerta e facciamo sviluppo per rispondere alle molteplici esigenze dei clienti con l’innovazione, la qualità, la sicurezza della nostra marca, capace di offrire una reale convenienza”.

Quello nella multicanalità è l’investimento più importante promosso da Conad e cooperative in accordo con i soci imprenditori, perché finalizzato a rafforzare il concetto di vicinanza al territorio e di partecipazione “siamo più ineressati alla digitalizzaizone della rete e del rapporto con il cliente, faremo grossi investimenti in questo senso e nel 2019 ci saranno importanti annunci; puntiamo meno sull’e-commerce, che comunque è una necessità per ogni retailer ma che tendenzialmente è per le insegne un canale in perdita”.

Quanto alla rete, i punti di vendita Conad sono oggi 3.225, 76 in più rispetto a quelli del 2017: 26 Conad Ipermercato, 229 Conad Superstore, 1.096 Conad, 972 Conad City, 465 Margherita Conad, 20 Sapori&Dintorni, 240 discount a insegna Todis e 177 tra altre insegne, cash&carry e tradizionali. I 394 milioni di euro di investimenti dell’anno in corso sono stati finalizzati per il 74% a nuove aperture e per il restante a ristrutturazioni.
La produttività a metro quadro è cresciuta a 6.510 euro dai 6.140 dello scorso anno, superiore ai 5.620 euro della media di mercato, con una superficie media di 648 mq (Fonte: GNLC, I semestre 2018).

 

 

Dai distributori alle farmacie, i risultati della rete Conad

Altri concept di vendita rendono disponibili servizi in linea con le nuove esigenze di consumo degli italiani, sempre più orientati al risparmio e ai tagli.
Ai 39 distributori di carburanti Conad hanno fatto rifornimento 15,5 milioni di automobilisti per un valore di 430 milioni di euro, con una convenienza di 25 milioni di euro pari in media a 8,5 centesimi al litro rispetto alle medie mensili dei prezzi pubblicati dal ministero dello Sviluppo. 155 gli addetti occupati negli impianti.
Le 135 parafarmacie Conad registrano un fatturato di 82 milioni di euro: 5,7 milioni di clienti, grazie agli sconti sempre attivi dal 15 al 40%, hanno risparmiato 13 milioni di euro sull’acquisto di prodotti per la salute e il benessere della famiglia e degli animali da compagnia. Nelle parafarmacie sono occupati 420 farmacisti iscritti all’Albo.
Nei 15 concept Ottico Conad in attività lavorano 50 ottici specializzati. Il fatturato ha superato i 7 milioni di euro e 200 mila clienti hanno usufruito di sconti dal 20 al 50%, con un risparmio annuale di 2 milioni di euro.
A questi servizi si aggiungono i 26 PetStore Conad che non solo offrono un ampio assortimento di prodotti a prezzi convenienti – il fatturato è stato di 15 milioni di euro con oltre 7 mila prodotti in assortimento –, ma si fanno anche promotori di raccolte di alimenti per cani e gatti in difficoltà che nel 2018 hanno raggiunto le 25 tonnellate di cibo donate a canili e gattili per un valore di 125 mila euro.

Sono 54 le postazioni di ricarica attive presso supermercati, centri commerciali e ipermercati Conad, oggetto del protocollo di intesa tra Conad ed Enel finalizzato a favorire lo sviluppo e la diffusione della mobilità elettrica. Altre 150 sono in attesa dell’autorizzazione per essere installate. In media erogano 9 ricariche giornaliere, a conferma della validità della scelta fatta da Conad nell’ottica di un consumo sempre più sostenibile.

Anche sui regali di Natale incombe l’incubo contraffazioni

Purtroppo neanch a Natale i contraffattori vanno in vacanza. Stando infatti alla nuova ricerca di MarkMonitor pare che consumatore su tre (30%) abbia inavvertitamente acquistato un prodotto falso, e che il 68% di questi prodotti contraffatti siano stati comprati come regali di Natale.

La paura delle frodi online e dei falsi è sempre presente, in particolare durante la stagione festiva. Il 45% dei consumatori infatti teme di acquistare prodotti falsi come regalo di Natale, il 46% è preoccupato di utilizzare la propria carta di credito online e il 53% non acquista tramite i social media.

 

I risultati della ricerca mostrano che, nonostante non tutti gli acquisti di Natale vengano fatti online, i consumatori spendono la maggior parte del loro denaro in rete (sui marketplace 37% e sui siti ufficiali dei brand 17%), mentre il 38% spende la maggior parte del proprio budget di Natale nei negozi fisici.

I consumatori, inoltre, hanno dimostrato un maggior livello di consapevolezza in termini di sicurezza quando effettuano acquisti sui marketplace online (88%), tramite i link nei risultati di ricerca (63%) e sulle app degli smartphone (59%).

Paradossalmente, i consumatori che acquistano inconsapevolmente prodotti contraffatti lo hanno fatto proprio sui marketplace (26%), tramite app su smartphone (17%), dai risultati dei motori di ricerca (13%) e post sponsorizzati sui social media (11%). Ciò si verifica a dispetto del fatto che molti canali, come ad esempio i marketplace, abbiano in atto programmi per mitigare il rischio di vendita di prodotti contraffatti.

“I consumatori stanno diventando più accorti nel loro comportamento d’acquisto online, tuttavia non è ancora abbastanza. Sono tuttora vittime dei contraffattori, vengono ingannati e indotti a comprare prodotti falsi. Sempre più spesso guardano ai brand come guida e protezione, ed è di fondamentale importanza che i brand si assicurino di fare tutto il possibile per proteggere i consumatori, non solo a Natale ma durante tutto l’anno” afferma Chrissie Jamieson, Vice President Marketing di MarkMonitor.

La ricerca mostra inoltre che la maggioranza (88%) dei consumatori che sono stati truffati dai contraffattori crede che i brand dovrebbero fare di più per proteggerli.

“Gli acquirenti stanno spendendo sempre più soldi online, il che aumenta il rischio di frodi o di comprare inavvertitamente un prodotto contraffatto. Questo mette in evidenza la natura onnicomprensiva della protezione del brand attraverso tutti i canali, anche quelli ritenuti più affidabili dai consumatori. In definitiva, non si tratta solo dei brand e di proteggere la propria reputazione e i propri guadagni, né si tratta di evitare che i consumatori abbiano problemi o perdano il proprio denaro. Molti prodotti contraffatti, di elettronica, cosmetica e perfino giocattoli, rappresentano infatti un enorme rischio per la salute fisica e il benessere dei consumatori.

Il report completo è disponibile qui: www.markmonitor.com/shoppertrust

Nota metodologica

L’indagine è stata commissionata da MarkMonitor e condotta dalla società indipendente specializzata in ricerche di mercato Vitreous World. Il campione intervistato è formato da 2.600 adulti provenienti da cinque Paesi, tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Germania e Italia. Le interviste sono state condotte online durante Novembre 2018.

La ricerca ha coinvolto 2600 consumatori tra Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Francia e Italia per valutare il comportamento nei confronti dello shopping online, l’acquisto di prodotti contraffatti e il ruolo dei brand.

 

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