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Parmigiano Reggiano, bene vendite ed export nel 2023

Per il Consorzio del Parmigiano Reggiano il 2023 è stato un anno di grandi sfide: i caseifici e gli operatori commerciali hanno collocato sul mercato la produzione più alta, quella del 2021 (4,1 milioni di forme), in un contesto legato alle incertezze macroeconomiche causate dai conflitti internazionali e al trend inflattivo che ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie. Nonostante queste premesse però, il 2023 è stato un anno positivo. Il giro d’affari al consumo ha toccato il massimo storico di 3,05 miliardi di euro contro i 2,9 miliardi del 2022, con un aumento del 5%. Risultati positivi per le vendite totali a volume (+8,4%), sostenute da un andamento positivo dell’export (+5,7%), e, soprattutto, delle vendite in Italia (+10,9%): un exploit sorretto in modo particolare dalla convenienza relativa del Parmigiano Reggiano nei canali retail e ingrosso, dovuta a un calo delle quotazioni del prodotto stagionato e al contemporaneo aumento dei prezzi dei prodotti alternativi.

Tale tendenza ha coinvolto anche il mercato del “fresco”: per il Parmigiano Reggiano 12 mesi da caseificio produttore la media annuale delle quotazioni all’origine, pari a 10,12 €/kg, ha registrato nel 2023 un lieve calo del 5% rispetto alla media del 2022 (10,65 €/kg). La produzione è risultata stabile rispetto al 2022: 4,014 milioni di forme vs 4,002 milioni nel 2022 (+0,3%). Tra le province della zona di origine, prima per produzione è Parma (1.350.415 forme vs 1.357.224, -0,50%), seguita da Reggio Emilia (1.217.380 forme vs 1.245.159, -2,23%), Modena (860.971 forme vs 849.145, +1,39), Mantova (476.361 forme vs 455.439, +4,59) e Bologna (109.173 forme vs 95.303, +14,55%). Tale stabilizzazione costituisce un punto di forza per guidare il comparto verso condizioni di equilibrio negli anni di commercializzazione 2024 e 2025.

Per quanto riguarda i canali distributivi, la Gdo rimane il primo (65%), seguita dall’industria (17,1%), che beneficia della crescente popolarità dei prodotti caratterizzati dalla presenza di Parmigiano Reggiano tra gli ingredienti. Il canale Horeca rimane fanalino di coda, e quindi con un enorme potenziale di sviluppo, attestandosi all’8,2% del totale. Il restante 9,9% è distribuito negli altri canali di vendita. Le vendite dirette dei caseifici (per oltre l’85% in Italia, con circa 8.000 t. vendute) rappresentano il 5% delle vendite totali e hanno registrato un forte aumento (+10,8%)

La quota export rappresenta oggi il 43%, con una crescita del 5,7%. Risultati particolarmente positivi in Spagna (+7,8%), Francia (+6,9%), Stati Uniti, primo mercato estero per la Dop (+7,7%) e Australia (+21,8%). Uniche note negative sono quelle registrate in Canada (-6,5%) e Giappone (-8,2%), rispettivamente per problemi legati alle quote e al cambio. Con 31,8 milioni di euro investiti per marketing, comunicazione e sviluppo dei mercati nel 2023, Parmigiano Reggiano ha confermato il percorso avviato da alcuni anni per diventare un vero brand globale, pronto ad affrontare gli ostacoli posti da mercati estremamente vasti, ricchi di prodotti d’imitazione e caratterizzati da una marcata confusione al momento dell’acquisto. Il Consorzio sta lavorando assiduamente per valorizzare la distintività della Dop, fornendo al consumatore più informazioni sulle sue caratteristiche: la stagionatura, la provenienza, il processo produttivo e il gusto, tutti particolari che offrono l’opportunità di differenziarsi dai concorrenti.

Rilevante anche la voce legata al turismo enogastronomico, un vero e proprio pilastro valoriale per il Consorzio, che vede nell’esperienza diretta della visita in caseificio e in magazzino il veicolo più potente per spiegare i valori del Parmigiano Reggiano. Nel 2023, i visitatori totali nei caseifici del comprensorio sono stati 170.000, in aumento del 10% sul 2022. Di questi, 44.600 visitatori (+19% sul 2022) hanno prenotato la visita tramite il portale dedicato sul sito del Consorzio, di cui la metà provenienti dall’estero. A questi numeri contribuisce anche Caseifici Aperti, la manifestazione promossa dal Consorzio che due volte all’anno offre agli appassionati la possibilità di visitare i caseifici partecipanti e scoprire i segreti della lavorazione della Dop (l’edizione di primavera 2024 è prevista per sabato 20 e domenica 21 aprile). I due appuntamenti del 2023 hanno infatti registrato 24.500 partecipanti, con un aumento del 19,5% sul 2022. Il Consorzio ha dunque salutato con grande favore l’approvazione del nuovo testo unico europeo sulle produzioni di qualità, che entrerà in vigore nei prossimi mesi e rafforzerà ulteriormente il ruolo dei Consorzi nella promozione del turismo enogastronomico.

“Il 2023 è stato un anno di grandi sfide per il Parmigiano Reggiano, ma si è concluso con risultati positivi, con vendite al +8,4% ed esportazioni al +5,7%”, ha dichiarato Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. “Nel prossimo futuro, il Consorzio dovrà sempre più investire sulla crescita nei mercati esteri, che rappresentano il futuro della nostra Dop. Ciò impone una partnership sempre più forte tra i produttori e quei commercianti che dispongono di una rete vendite e della forza per affrontare i mercati internazionali. È evidente come, in questo scenario, gli USA svolgano un ruolo fondamentale; motivo per cui siamo particolarmente preoccupati dal risultato delle elezioni di novembre, in cui rischia di prevalere una politica di protezionismo. Nel 2024 il Consorzio compie 90 anni, ma ci sentiamo più energici e proiettati al futuro che mai. Stiamo attraversando un momento di forte cambiamento, in cui si profilano con chiarezza le inevitabili rivoluzioni del futuro: il tema della sostenibilità; la gestione dei costi di produzione in uno scenario di incertezze mondiali; la tutela nella dimensione globale dei mercati e degli accordi di libero scambio; le nuove sensibilità dei consumatori. Questi aspetti, centrali per il futuro della Dop e delle imprese della filiera, si manifesteranno in ambiti che dovranno essere governati o presidiati dal Consorzio, fondato il 27 luglio 1934 proprio sul principio della potenza dell’azione collettiva rispetto a quella dei singoli. Insieme fronteggeremo le sfide future”.

Come si diventa Battitore del Consorzio Parmigiano Reggiano

Per il terzo anno consecutivo, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha tenuto lo stage di taratura dei martelli presso i Magazzini Generali Fiduciari del Gruppo Montepaschi a Suzzara (Mantova). L’appuntamento ha visto come protagonisti i 25 battitori del Consorzio, le figure chiamate a “espertizzare” ogni singola forma della Dop prima che venga immessa sul mercato, provenienti dalle cinque province della zona d’origine (Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova alla destra del fiume Po e Bologna alla sinistra del fiume Reno). L’appuntamento è stato anche l’occasione per annunciare la nomina di un nuovo battitore, Andrea Pasquali per la provincia di Parma, e la promozione a battitore senior di Tommaso Emiliano Bertani Pecorari per la provincia di Reggio Emilia.

I 25 esperti si sono dedicati alla tradizionale battitura per la selezione delle forme sotto la supervisione del servizio istituzionale del Consorzio, dei segretari di sezione e del personale dell’Organismo Controllo Qualità Produzioni Regolamentate per la vita delle Dop. Il Parmigiano Reggiano è l’unica Dop al mondo a prevedere il controllo di ogni singola forma da parte di tecnici specializzati consortili. Il battitore espertizza le forme affidandosi a un particolare martelletto, a una tecnica appresa in anni esperienza e formazione, e soprattutto alla sua sensibilità, al suo talento e alla sua passione. Battendo ripetutamente il martelletto sulla forma, ascoltandone il suono e percependone le vibrazioni, è in grado di capire quali e quante possibili “imperfezioni” ci siano all’interno. Il lungo percorso formativo per diventare battitori è affidato al Consorzio del Parmigiano Reggiano e per accedervi è necessario il possesso di un diploma di scuola media superiore. I primi tre anni sono dedicati all’apprendistato, in cui gli allievi seguono una formazione teorica e pratica affiancando i battitori senior sul campo. Imparano quali e quanti sono i caseifici del territorio e i magazzini di stagionatura, come girare una forma, come riconoscere le rotture nella pasta, quali “strappi”, “occhi”, “tagli”, “bolle”, o correzioni sulla crosta e, ovviamente, come usare il martello: dove battere la forma, quanti colpi dare, per quanto tempo, con quale cadenza. Il martello è uno strumento abbastanza semplice in sé, ma occorrono grande sensibilità ed esperienza per saper cogliere anche le più piccole differenze di suono. Nessuna macchina potrebbe mai sostituire l’orecchio del battitore.

Dopo il periodo di apprendistato, sono i battitori senior a giudicare gli allievi che, se idonei, possono proseguire il percorso di formazione affiancandoli come battitori junior per diventare, dopo altri tre anni, a loro volta senior. Ma la formazione non si esaurisce qui. Seguono le diverse specializzazioni, che possono durare anche 9 anni: per l’espertizzazione del Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna, per il Premium, per il 40 mesi, per l’export. Infine, ai battitori che si siano distinti per l’esperienza e la lunga durata del servizio, viene assegnato il titolo onorifico di battitore decano.

I cinque battitori delle province di Bologna e Modena sono Andrea Aguzzoli (battitore), Mariano Bortolai (senior), Davide Campana (senior), Enzo Marcolini (senior) e Paolo Pritoni (senior).

I due battitori della provincia di Mantova sono Elia Maioli (battitore) e Sante Spiaggiari (senior).

Gli otto battitori della provincia di Parma sono Mattia Bertinelli (battitore), Francesco Di Noto (senior), Fulvio Galloni (decano), Claudio Maffina (decano), Matteo Mori (battitore), Andrea Pasquali (battitore), Federico Rotelli (senior) e Costantino Vernizzi (decano).

I dieci battitori della provincia di Reggio Emilia sono Tommaso Emiliano Bertani Pecorari (senior), Matteo Bettuzzi (battitore), Michele Bossari (battitore), Daniel Chiesi (battitore), Luciano Ferrari (decano), Renato Giudici (decano), Giovanni Marconi (battitore), Renello Reverberi (decano), Fabio Salsi (decano) e Alessandro Stocchi (battitore).

“Quando si pensa alla lavorazione della nostra Dop, raramente si riflette sul fatto che l’udito è un senso fondamentale nella produzione del Parmigiano Reggiano” dichiara Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio. “Il talento dei nostri battitori nel comprendere come un suono o una vibrazione si traducano nell’uniformità o in un potenziale difetto del formaggio è un’arte che nessuna macchina, per quanto sofisticata essa sia, può replicare. Come per gli elementi di un’orchestra, diventare battitore è un’arte che richiede studio, applicazione e una propensione naturale. Come Consorzio siamo orgogliosi dei nostri “musicisti”, che danno un contributo fondamentale nel rendere il Parmigiano Reggiano ciò che è: un simbolo unico, inimitabile e amato in tutto il mondo delle eccellenze Made in Italy”.

Italian Sounding, avvistato Parmigiano Reggiano fake all’ultima edizione di Anuga

In occasione di Anuga, importante manifestazione fieristica tedesca dedicata al food & beverage, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha denunciato un falso Parmigiano Reggiano. Non è la prima volta che un fake arriva anche nell’UE dove non può assolutamente essere commercializzato né pubblicizzato. In questo caso specifico il prodotto – un formaggio grattugiato americano recante il termine Parmesan – è stato esibito su un pannello pubblicitario.

Inizialmente il Consorzio ha chiesto e ottenuto l’intervento delle Autorità tedesche, preposte ai controlli ufficiali, che hanno richiesto all’azienda americana di oscurare il termine “Parmesan” presente nel totem pubblicitario. Dopo ulteriori verifiche e appurando che l’azienda non aveva provveduto all’oscuramento, il Consorzio ha presentato un ricorso cautelare inaudita altera parte avanti al Tribunale di Colonia che in tempi molto rapidi ha emesso un provvedimento di inibitoria, con il divieto per l’operatore di pubblicizzare in Germania formaggio con la denominazione “Parmesan” secondo l’immagine contestata, ordinandogli di consegnare a un ufficiale giudiziario tutti i prodotti e i materiali in suo possesso in violazione dell’inibitoria. L’ufficiale giudiziario ha eseguito il provvedimento provvedendo a far oscurare completamente il termine ‘Parmesan’ nell’immagine del formaggio sul totem.

A tal proposito si rammenta la sentenza ottenuta dalla Commissione e dal Consorzio nel febbraio 2008 avanti la Corte di Giustizia dell’Unione europea, quando venne sancito che il termine “Parmesan” non è generico, ma rappresenta un’evocazione della denominazione “Parmigiano Reggiano” e non può essere utilizzato per formaggi non conformi al disciplinare della DOP italiana.

“La tempestività dell’intervento delle autorità tedesche a seguito della nostra denuncia si lega al fatto che, dopo anni di contenziosi, abbiamo ottenuto dall’Unione Europea una legislazione che non lascia dubbi in materia di tutela, prevedendo, tra l’altro, anche l’obbligo di tutela delle DOP ‘ex officio’ in tutti gli Stati membri della UE, con una responsabilità diretta degli stessi in materia di vigilanza. Il provvedimento del Tribunale di Colonia, poi, come già avvenuto in passato con altre decisioni, è in linea con i principi stabiliti dalla Corte di giustizia” sottolinea Nicola Bertinelli, il Presidente del Consorzio.

“In Europa il nostro sistema di repressione ha quei livelli di efficacia che ancora non sono possibili in tutto il mondo e ai quali l’Unione Europea sta cercando di porre rimedio nel contesto degli accordi di libero scambio con i Paesi terzi. Fuori dall’Unione, si registra infatti ancora un utilizzo ingannevole di richiami alla nostra denominazione, con evidenti ripercussioni negative sui consumatori locali e sulle nostre possibili esportazioni. Questo ulteriore caso di attacco nel territorio europeo dimostra che è giunto il momento di un salto di qualità del sistema fieristico comunitario. Servono regole comuni tra gli enti fieristici per assicurare che le nostre fiere siano ‘fake free’ evitando così inutili e costosi interventi dei consorzi e dei tribunali” ha aggiunto Bertinelli.

Cresce la produzione di Parmigiano Reggiano, volano economico del territorio

Il Parmigiano Reggiano si conferma il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna. Secondo i dati forniti dal Consorzio, nel 2022 la produzione in montagna della Dop è stata pari a 846.000 forme, con un aumento del +10,5% rispetto al 2016. Crescita a doppia cifra (+14%) anche per la produzione di latte, sempre nello stesso lasso di tempo, con oltre 404.000 tonnellate. Inoltre il Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna” ha superato nel 2021 le 225.000 forme certificate, con un aumento del +26,6% sul 2016.

Un chiaro segnale che la politica di rilancio e valorizzazione per stimolare la produzione del Parmigiano Reggiano in montagna sta invertendo una tendenza alla decrescita che aveva colpito il comparto fino al 2014. Infatti nel decennio 2000-2010 nei territori di montagna della zona di origine si è assistito alla chiusura di 60 caseifici, con una riduzione del 10% di produzione del latte. Deficit che è stato azzerato dal 2014 ad oggi grazie all’avvio del Piano di Regolazione Offerta che, tra le altre misure, ha previsto sconti specifici per i produttori e i caseifici ubicati in zone di montagna e il bacino “montagna” per le quote latte.

Nel 2022 più del 21% della produzione totale si è concentrata negli 81 caseifici di montagna sparsi tra le province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna a sinistra del fiume Reno, che impiegano oltre 900 allevatori per una produzione annuale di 4,03 milioni di quintali di latte. Ciò ha reso possibile il mantenimento di un’agricoltura in zone altrimenti abbandonate e ha contribuito allo sviluppo di una società modernamente agricola e di un paesaggio riconoscibile e apprezzato sia dai suoi abitanti, sia dal circuito del turismo di qualità. Altro segnale positivo è rappresentato dai cambiamenti generazionali all’interno dei caseifici: l’età media dei produttori si è abbassata dai 57 anni di media prima del 2016 ai 30-40 di oggi. Questo segnale manifesta la fiducia che i giovani pongono nel Parmigiano Reggiano, un’attività preziosissima dal punto di vista sociale per sostenere la dorsale appenninica emiliana grazie al lavoro nelle foraggere e in caseificio.

«La produzione nelle zone di montagna è da sempre una delle caratteristiche salienti del Parmigiano Reggiano», ha affermato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio. «La differenza di una Dop rispetto a tante altre realtà economiche è che l’attività non può essere delocalizzata, pertanto il fatturato diventa automaticamente “reddito” per la zona di origine e benessere per chi in quella zona vive e lavora. Se non ci fosse la nostra Dop, in quei comuni non ci sarebbero neanche le scuole, perché se non ci fosse un senso economico nel coltivare quei territori, non ci sarebbe neanche lo sprone ad abitarli. Il Parmigiano Reggiano contribuisce a fortificare l’economia e a preservare l’unicità della dorsale appenninica emiliana: è infatti il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna, con più del 21% della produzione totale, oltre 846.000 forme, concentrata in ben 81 caseifici. Per il Consorzio, sono proprio il territorio e la comunità che lo abita il bene più prezioso e il nostro intento è quello di impegnarci sempre di più per preservarli e continuare a essere un modello di sostenibilità ambientale, economica e sociale».

Per Guglielmo Garagnani, vicepresidente del Consorzio, «preso atto dei risultati raggiunti con il consolidamento della produzione nelle zone dell’Appennino, ora la sfida è riuscire a rafforzare il valore commerciale del Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna” e promuoverne il valore aggiunto, per avere un posizionamento nel mercato che riesca a rendere sostenibile tale produzione nel tempo. Le aree di montagna da un lato soffrono di condizioni svantaggiate e maggiori costi di produzione, ma dall’altro la permanenza di una solida produzione agricola-zootecnica rappresenta un pilastro economico e sociale di interesse per tutta la comunità locale. Ecco perché è fondamentale che il Consorzio abbia messo in campo interventi che mirano alla diffusione e valorizzazione del Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”, e che continui a farlo anche nei prossimi anni a venire».

Gioco di squadra tra Parmigiano Reggiano e Grana Padano contro il sottocosto

Ancora una volta i Consorzi di Tutela del Formaggio Parmigiano Reggiano e del Formaggio Grana Padano si uniscono contro la concorrenza sleale alimentata da prezzi sottocosto attraverso pratiche che svalorizzano i prodotti DOP. Nel corso di un collegamento a “camere congiunte”, i Consigli di amministrazione dei due consorzi hanno quindi deliberato all’unanimità che “la vendita al pubblico di Parmigiano Reggiano e/o Grana Padano a un prezzo inferiore a quello risultante dalle fatture di acquisto in tutti gli eventuali passaggi commerciali intermedi fino al fornitore del prodotto in oggetto è considerata misura svalorizzante la DOP Parmigiano Reggiano / Grana Padano ai sensi dell’Reg. 1151/2012, art. 45, lett. “f”.

Negli ultimi anni sono frequenti e in espansione pratiche commerciali nelle quali la dichiarazione del “sottocosto” viene a norma di legge elusa nel momento in cui la riduzione del prezzo rispetto a quella praticata dal fornitore del prodotto finito avviene nell’ambito di passaggi commerciali intermedi, spesso afferenti o riconducibili alla stessa organizzazione d’impresa. In tali situazioni, in particolare con riferimento ai prodotti DOP in oggetto dotati di enorme reputazione e valore, si generano rischi di gravi danni legati: alla ingannevole percezione del prezzo trasmessa al consumatore, alla condizione di concorrenza sleale che si genera tra gli operatori al dettaglio nel mercato locale di riferimento, e ai riflessi speculativi che possono scaricarsi sul mercato all’offerta.

In considerazione della delibera, i Consorzi porteranno avanti tre misure, a partire da un “protocollo di sorveglianza” per il monitoraggio dei possibili casi di pratica svalorizzante “prezzi al consumo svalorizzanti”, affiancato da una “procedura di irrogazione di azioni correttive” dei casi riscontrati prevedendo, quale principio di base, la sospensione delle attività/collaborazioni di entrambe i Consorzi con la catena/gruppo coinvolto dalla pratica in oggetto (o dal rifiuto della verifica). Infine saranno definite le “Linee guida” del protocollo di sorveglianza e della Procedura azioni correttive che dovranno essere preventivamente divulgate agli operatori del dettaglio, ed agli operatori commerciali fornitori dei formaggi Dop in oggetto.

“Già due anni fa siamo scesi in campo, insieme agli amici del Grana Padano, contro il sistema di etichettatura a semaforo. Ora affrontiamo insieme una nuova sfida che è quella di adottare provvedimenti volti a contrastare il ‘sottocosto non dichiarato’ che svalorizza l’immagine e il valore dei nostri formaggi. Abbiamo pertanto ritenuto necessario definire linee guida e un protocollo di sorveglianza, monitorando i possibili casi di pratiche svalorizzanti e prevedendo azioni correttive che le scoraggino” afferma Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano.

“Siamo convinti che questa delibera e l’impegno comune dei Consorzi Grana Padano e Parmigiano Reggiano vadano a beneficio dei consumatori, che potranno così finalmente trovare chiarezza sugli scaffali e scegliere in assoluta tranquillità” aggiunge Renato Zaghini, presidente del Consorzio Tutela Grana Padano. “I risultati commerciali raccolti anche all’estero confermano che sono la qualità garantita e la genuinità del prodotto a convincere i consumatori a scegliere, a un prezzo equo e in linea con i trend dei costi. Tutelare dei formaggi che qualificano l’agroalimentare italiano nel mondo distinguendolo dai prodotti civetta che tendono invece a sfruttare il nostro prestigio copiandoci malamente è il nostro impegno solenne. Con gli amici del Parmigiano Reggiano, i produttori di Grana Padano hanno la responsabilità di essere i capofila di un sistema trainante per l’export italiano che, insieme, ancora una volta, vogliamo sostenerlo e farlo crescere, cominciando da casa nostra”.

Parmigiano Reggiano, nuova vittoria contro il fake a Singapore

Dopo la vittoria di metà marzo in Colombia, Paese in cui è stato fermato il sesto tentativo del gruppo Alpina di registrare il marchio “Parmesano”, il Consorzio del Parmigiano Reggiano festeggia un altro successo. Il giudice dell’Alta Corte di Singapore ha infatti respinto il ricorso di Fonterra Brands che, in seguito alla registrazione nel Paese del nome Parmigiano Reggiano come Indicazione Geografica, ha presentato un’istanza per richiedere che il termine “Parmesan” non venisse considerato una traduzione del nome della DOP. Scopo dell’azienda era, evidentemente, limitare la portata della protezione dell’IG Parmigiano Reggiano al fine di commercializzare senza contestazioni a Singapore, con il nome “Parmesan”, un formaggio con il marchio “Perfect Italiano”, che adotta i colori del tricolore italiano sulla sua confezione benché prodotto in Nuova Zelanda e/o Australia.

Il Consorzio si è subitaneamente opposto, ottenendo una decisione favorevole dall’ufficio IPOS (Intellectual Property Office of Singapore). L’appello da parte di Fonterra Brands davanti all’Alta Corte di Singapore è stato rigettato: il giudice ha stabilito che “Parmesan” va considerato una traduzione di “Parmigiano Reggiano”, come dimostrato dal Consorzio.

A pochi giorni dal caso della Colombia, è stato dunque fermato un ulteriore tentativo di approfittare indebitamente della notorietà, della qualità e delle caratteristiche di eccellenza della DOP che può essere prodotta esclusivamente nella sua zona d’origine comprendente le province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova alla destra del fiume Po e Bologna alla sinistra del fiume Reno. Nel 2008, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che solo il formaggio Parmigiano Reggiano DOP può essere venduto con la denominazione Parmesan all’interno dell’Unione Europea. Tuttavia, la normativa che protegge il nome Parmigiano Reggiano all’interno dell’UE non vale in tutti i Paesi del mondo, aprendo la porta a usi non corretti del nome per formaggi prodotti negli Stati Uniti e in altre nazioni. Il Consorzio stima che il giro d’affari del falso Parmesan fuori dall’Unione europea sia di 2 miliardi di euro, circa 200mila tonnellate di prodotto, ossia oltre 3 volte il volume del Parmigiano Reggiano esportato.

«A Singapore, il Consorzio ha riportato un’altra importante vittoria nella sua lotta globale contro l’uso illegittimo del termine Parmesan, a un anno da quella conseguita in Ecuador e a pochi giorni dal caso della Colombia», ha dichiarato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio. «La decisione della dell’Alta Corte di Singapore rappresenta un risultato importante per il sistema delle Indicazioni Geografiche nel Sud-Est Asiatico, poiché viene ribadita l’importanza fondamentale del legame tra prodotto, territorio e Denominazione di Origine. L’azione del nostro Consorzio viene portata avanti nell’interesse sia di tutta la filiera del Parmigiano Reggiano, sia dei consumatori nel mondo, che da oggi anche a Singapore non correranno più il rischio di essere ingannati al momento dell’acquisto. Stiamo portando avanti una battaglia per costruire una strategia più ampia a livello globale, che vada a beneficio non solo della DOP Parmigiano Reggiano, ma di tutte le Indicazioni Geografiche; è una lotta che non terminerà a breve e che richiederà coraggio e dedizione, ma non per questo smetteremo di affrontarla».

Parmigiano Reggiano, 2022 col segno più per vendite ed export

Il 2022 è stato un anno positivo per il Parmigiano Reggiano in termini di vendite e prezzi. Il giro d’affari al consumo tocca il massimo storico di 2,9 miliardi di euro contro i 2,7 miliardi del 2021, con un aumento del +6,9% (156.620 tonnellate vs 152.690 tonnellate nel 2021, +2,6%). Al massimo anche i volumi nei mercati internazionali, che crescono del +3% (64.202 tonnellate vs 62.351) e il valore generato alla produzione con 1,8 miliardi di euro contro gli 1,71 miliardi del 2021. Le aziende del Consorzio Parmigiano Reggiano hanno quindi reagito bene alla pandemia, alle incognite legate alle incertezze della crisi geopolitica accesasi con l’invasione russa del 24 febbraio 2022, al caro energia e alla riduzione del potere di acquisto delle famiglie in alcuni mercati.

Come distribuzione dei consumi, il mercato del Parmigiano Reggiano sta diventando sempre più internazionale: la quota export aumenta di due punti percentuali, salendo al 47%. Prima nello sviluppo, la Spagna (+11,3% con 1.602 tonnellate vs 1.439 nel 2021); bene anche Stati Uniti, primo mercato estero per la Dop (+8,7% con 13.981 tonnellate vs 12.867), e Francia (+7,2% con 12.944 tonnellate vs 12.077 tonnellate). Buoni i risultati anche in Giappone, che cresce del +38,8% (1.010 tonnellate vs 728), Australia, che segna un +22,7% (713 tonnellate vs 581) e Canada, con un +6,3% (3.556 tonnellate vs 3.345).

La quota Italia si attesta al 53%. Per quanto riguarda i canali distributivi, la Gda rimane il primo (62,3%), seguita dall’industria (17,5%), che beneficia della crescente popolarità dei prodotti caratterizzati dalla presenza di Parmigiano Reggiano tra gli ingredienti, e dalle vendite dirette dei caseifici, che registrano un forte aumento (+5,3%). Il canale Horeca rimane fanalino di coda, e quindi enorme potenziale di sviluppo, attestandosi al 9,2% del totale. Il restante 11% è distribuito negli altri canali di vendita.

Nei mercati, la quotazione del Parmigiano Reggiano ha registrato nel 2022 una media annua di 10,65 euro al chilo (Parmigiano Reggiano 12 mesi da caseificio produttore), in aumento rispetto al 2021, quando si era attestata a 10,34 euro al chilo. La produzione è in lieve calo rispetto al 2021, anno nella storia in cui si sono prodotte più forme in assoluto: 4,002 milioni di forme vs 4,091 milioni (-2,2%). Tra le province della zona di origine, prima per produzione è Parma (1.357.224 forme vs 1.419.179, -4,37%), seguita da Reggio Emilia (1.245.159 forme vs 1.302.555, -4,41%), Modena (849.145 forme vs 824.551, +2,98), Mantova (455.439 forme vs 442.659, +2,89) e Bologna (95.303 forme vs 102.200, -6,75%).

Con un investimento totale di 18,6 milioni di euro stanziato per lo sviluppo dei mercati nel 2023, Parmigiano Reggiano si avvia a diventare sempre più un vero brand globale, pronto ad affrontare gli ostacoli posti da mercati estremamente vasti, ricchi di prodotti d’imitazione e caratterizzati da una marcata confusione al momento dell’acquisto. Proprio per questo, il Consorzio sta lavorando assiduamente per valorizzare la distintività della Dop, fornendo al consumatore più informazioni sulle sue caratteristiche: la stagionatura, la provenienza, il processo produttivo e il gusto, tutti particolari che offrono l’opportunità di differenziarsi dai concorrenti.

«Siamo riusciti ad affrontare il 2022 grazie alla nostra capacità di essere una squadra e così dobbiamo continuare a fare nel 2023 ha dichiarato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio. «I dati di inizio anno sono estremamente incoraggianti: nei due mesi di gennaio-febbraio, le vendite nel canale Gda in Italia hanno segnato un +15,1% rispetto allo stesso periodo del 2022. Il Consorzio deve dunque assumersi sempre più la responsabilità di diventare la cabina di regia dell’intera filiera, lavorando con gli operatori e le catene distributive per sostenere i consumi nel corso di un anno in cui viene commercializzato il picco di produzione più alto nella storia della Dop, quello del 2021, con un piano articolato di investimenti in comunicazione e sviluppo domanda sia in Italia, sia soprattutto sui mercati esteri. Dobbiamo continuare a mantenere il Parmigiano Reggiano a un prezzo concorrenziale, in modo che sia accessibile alle famiglie, e a difendere la redditività delle aziende, che hanno già subito l’aumento dei costi di produzione. Questa incertezza economica va governata insieme, passando dalla logica del singolo caseificio a quella del “noi” del Consorzio, per creare nuovi sbocchi di mercato e garantire il futuro della Dop».

Parmigiano Reggiano, +17,4% delle vendite nella distribuzione italiana

Nonostante le incertezze del mercato, l’inflazione e il caro energia, i consumatori hanno premiato il Parmigiano Reggiano che è stato uno dei protagonisti delle tavole italiane durante le Festività natalizie. Nelle quattro settimane – dal 6 novembre al 4 dicembre – le vendite totali nella distribuzione italiana hanno registrato un +17,4% (fonte: Nielsen, dati Italia) rispetto al medesimo periodo del 2021.

Un risultato in forte controtendenza rispetto ai prodotti similari non DOP (+0,9%) e al Grana Padano (-4,1%). Si prevede che questa accelerazione troverà ulteriori conferme nei dati consuntivi di dicembre e, allo stesso tempo, segnali positivi emergono anche delle rilevazioni dei caseifici con vendita diretta. Un risultato importante, frutto di investimenti che il Consorzio di tutela ha portato avanti nei mesi di novembre e dicembre per sostenere le vendite di fine anno in un momento difficile per le tasche degli italiani.

Il quadro del fine 2022, unito alla recente delibera dell’Assemblea del Consorzio di dicembre 2022 che ha assicurato oltre 33 milioni di investimenti diretti in comunicazione e marketing per l’anno appena iniziato, permette di affrontare le nuove sfide del 2023 puntando a consolidare le condizioni di equilibrio tra domanda ed offerta.

«Nelle Festività, il Parmigiano ha trionfato sulle tavole degli italiani», ha affermato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano. «Il 2023 sarà un anno molto importante, caratterizzato da grandi sfide legate alle incertezze macroeconomiche causate dal conflitto in Ucraina, al caro energia, all’incremento del costo delle materie prime e a un’inflazione crescente che ridurrà il potere d’acquisto delle famiglie. Per questo motivo, abbiamo previsto un piano articolato di investimenti (33 milioni di euro) in comunicazione con l’obiettivo di sviluppare la domanda in Italia e all’estero».

Parmigiano Reggiano, approvato il bilancio preventivo del 2023

Ieri, mercoledì 14 dicembre, presso il Teatro Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia, si è tenuta l’Assemblea Generale dei Consorziati del Parmigiano Reggiano per l’approvazione del bilancio preventivo 2023 e delle leve di flessibilità del Piano Regolazione Offerta 2023-25. La plenaria ha deliberato un bilancio record con 56,5 milioni di euro di ricavi. Sul totale, 17 milioni di euro andranno a coprire i costi di funzionamento del Consorzio, mentre le risorse destinate alle attività saranno, al netto di accantonamenti, ammortamenti e tasse, 39,5 milioni. All’Assemblea sono intervenuti anche Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (in collegamento video), Alessio Mammi, assessore all’Agricoltura e agroalimentare, Caccia e pesca della Regione Emilia-Romagna, e il prefetto di Reggio Emilia, Iolanda Rolli.

Gli investimenti per azioni di marketing e comunicazione saranno pari a 34,2 milioni di euro, con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo della domanda in Italia e all’estero. Relativamente agli investimenti promozionali, una decisa accelerazione sarà rivolta al pilastro “Mercati esteri” del Piano Marketing, con investimenti per 14,2 milioni di euro (contro gli 11,9 milioni del 2022 e i 9 milioni del 2021), e i restanti 20 milioni saranno allocati negli altri sei pilastri per Piano Marketing legati ad attività orizzontali, allo sviluppo del marchio e alla campagna pubblicitaria in Italia.

Investimenti per 3,3 milioni di euro saranno destinati ai seguenti programmi: “Premium 40 Mesi” per sostenere il segmento del Parmigiano Reggiano a lunga stagionatura (nello specifico, 1,9 milioni), agli investimenti in attrezzature per i Centri raccolta latte (0,7 milioni) e a progetti di miglioramento del benessere animale e della sostenibilità (0,7 milioni).

Durante l’assemblea sono state anche discusse proposte più tecniche che riguardano il Piano Regolazione Offerta 2023-25. In particolare, sono state approvate le proposte di applicazione delle leve di flessibilità dei parametri di avvio del Piano, che riguardano la riduzione dell’“Importo Unico Base” (da 25 a 12,5 euro al quintale), la riduzione dell’“Importo Grande Splafonatore” (da 40 a 30 euro al quintale) e la riduzione dello “Sconto Scolmatura” al 20% dell’Importo Unico Base in vigore nel 2023. Sono stati inoltre aggiornati i criteri di gestione e accesso ai plafond.

«Il 2023 sarà un anno molto importante, caratterizzato da grandi sfide», ha affermato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano. «Per affrontare i problemi legati alle incertezze macroeconomiche causate dal conflitto in Ucraina, al caro energia, all’incremento del costo delle materie prime e a un’inflazione crescente che ridurrà il potere d’acquisto delle famiglie, la parola chiave sarà stabilità. Per ottenere questo obiettivo, sarà fondamentale fare squadra: dovremo infatti collocare sul mercato la produzione più alta della Dop, quella del 2021, riuscendo sia a mantenere il Parmigiano Reggiano a un prezzo concorrenziale, in modo che sia accessibile alle famiglie, sia a difendere la redditività delle aziende, che hanno già subito l’aumento dei costi di produzione. Pertanto, per sostenere e sviluppare la domanda, abbiamo previsto un piano articolato di investimenti in comunicazione e sviluppo domanda, soprattutto sui mercati esteri, quelli che negli ultimi anni hanno rivelato una potenzialità maggiore. Questa incertezza economica va governata insieme, passando dalla logica del singolo caseificio a quella del “noi” del Consorzio, per creare nuovi sbocchi di mercato e garantire il futuro della Dop».

«La difesa della sovranità alimentare è la possibilità di scegliere i nostri sistemi di produzione e dare al consumatore finale cibo di qualità. Questa è la sfida che abbiamo voluto raccogliere: preservare, difendere e valorizzare le nostre produzioni uniche. Il Parmigiano Reggiano è una delle nostre eccellenze, uno dei prodotti più conosciuti legati al territorio. Oggi l’Italia in Europa si presenta con la consapevolezza che è fondamentale difendere il nostro sistema produttivo, le nostre imprese e il legame tra il nostro modello produttivo e la nostra cultura. Non bisogna mai dimenticare che dietro ogni nostra azienda c’è economia, modello di sviluppo ma c’è anche e soprattutto un elevatissimo livello culturale che è legato al rapporto tra uomo, terra e produzione di cibo» – ha dichiarato Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.

«L’Emilia-Romagna è il cuore agroalimentare del Paese – ha aggiunto infine Alessio Mammi, assessore all’Agricoltura e agroalimentare, Caccia e pesca della Regione Emilia-Romagna – e il Parmigiano Reggiano è uno dei protagonisti di questa grande storia di tradizione e di innovazioni, poiché sa coniugare sviluppo economico, lavoro, sostenibilità del territorio e delle produzioni, e cultura del cibo. I prodotti agroalimentari sono la seconda voce di export dell’Emilia-Romagna, dopo la meccanica e i motori. Le nostre Dop e Igp valgono alla produzione 3,6 miliardi di euro e il Parmigiano Reggiano rappresenta la fetta più ampia e diffusa di questa eccellenza.

Ma il Parmigiano Reggiano non è soltanto un asset vincente sul piano economico: la sua diffusione in territori rurali complessi, come ad esempio l’Appennino, contribuisce allo sviluppo di quei luoghi e garantisce il reddito agli imprenditori agricoli, che in questo modo possono scegliere di rimanere in montagna e produrre. Un ringraziamento speciale va al Consorzio di produttori per l’incessante attività di tutela e promozione del nostro formaggio: un impegno quotidiano che contribuisce a valorizzare la Dop e a consolidare posizioni sui mercati internazionali, anche in questa complessa fase di congiuntura economica determinata dalla guerra e dai rincari di energia e materiali».

Parmigiano Reggiano consolida la posizione nei mercati internazionali

Nel corso dell’Assemblea generale dei consorziati, il Consorzio Parmigiano Reggiano ha presentato i dati economici del terzo trimestre (gennaio – settembre 2022). Dopo aver chiuso un 2021 positivo, con un giro d’affari al consumo pari a 2,7 miliardi di euro, nel 2022 il Consorzio registra – rispetto ai primi nove mesi del 2021 – un incremento delle vendite totali pari al 2,9% (95.079 tonnellate vs 92.366 tonnellate), con un aumento dei volumi anche nei mercati internazionali, che crescono dell’1,3% (43.887 tonnellate vs 43.331).

Segno positivo anche per le vendite nel mercato italiano: +4,4% (51.191 tonnellate vs 49.035), grazie alla ripresa del canale della ristorazione e delle vendite dirette che aumentano del 4% (10.990 tonnellate vs 10.570 tonnellate).

Le aziende del Consorzio Parmigiano Reggiano hanno quindi reagito bene alla pandemia, alle incognite legate alle incertezze della crisi geopolitica accesasi con l’invasione russa del 24 febbraio, al caro energia e alla riduzione del potere di acquisto delle famiglie in alcuni mercati. Prima nello sviluppo, la Spagna (+12,4% con 999 tonnellate vs 889 tonnellate del terzo trimestre 2021), bene anche Stati Uniti, primo mercato estero per la Dop Parmigiano Reggiano (+8,2% con 10.326 tonnellate vs 9.539 tonnellate), e Francia (+7,2% con 9.323 tonnellate vs 8.697 tonnellate). Buoni i risultati anche Oltreoceano, con il Giappone che cresce del 51% (632 tonnellate vs 419) e l’Australia che segna un +12,7% (381 tonnellate vs 338 tonnellate).

«Il terzo trimestre 2022 conferma il sostanziale ‘premio’ dei consumatori, che dalla pandemia continuano a dimostrare fedeltà ai valori della nostra Dop, con un +2,9% di crescita a volume», ha commentato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano. «Nonostante i risultati positivi, siamo preoccupati dalla situazione economica italiana e dalle difficoltà che stanno affrontando le famiglie per l’aumento dei prezzi e per il caro energia. Per questo motivo, il Consorzio ha adottato un pacchetto di azioni straordinarie per un importo pari a 850mila euro: si tratta di attività promozionali in collaborazione con le più importanti insegne della GDO mirate a sostenere la domanda in un periodo di grande incertezza che potrebbe portare a una contrazione dei consumi del nostro prodotto».

Sempre in un’ottica di esigenza di equilibrio tra domanda e offerta da consolidare nel mercato e di tutela ulteriore del prodotto, l’Assemblea ha inoltre affrontato il tema delle norme che regolano la produzione di formaggi similari/comparabili al Parmigiano Reggiano, modificando lo statuto e introducendo il divieto di produrre, nei caseifici della filiera, altri formaggi comparabili/confondibili con la Dop.

L’Assemblea ha infine deliberato di portare la franchigia di esenzione contributiva al 3% rispetto alla contribuzione aggiuntiva prevista dal piano di regolazione dell’offerta come misura di avvicinamento al nuovo piano. In sostanza, la franchigia va a stabilire il volume dell’eccedenza produttiva non assoggettata alla “contribuzione aggiuntiva” fissata dal Consorzio a carico dei caseifici in caso di superamento degli obiettivi assegnati.

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