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Packaging, si aprono nuove frontiere

Da semplice contenitore a veicolo di valore aggiunto. Negli ultimi anni il packaging si è evoluto in modo sostanziale, andando ben oltre la sua semplice funzione d’uso. Grafica e design sono solo gli aspetti più visibili di questa rivoluzione, che si sta sviluppando lungo due direttive principali: servizio aggiunto e sostenibilità.

Una confezione di Waitrose

Se infatti praticità e funzionalità sono ormai caratteristiche imprescindibili sia per i consumatori che per le imprese della distribuzione, l’attenzione all’ambiente e, in ambito food, a eliminare gli sprechi di cibo, sta diventando un’istanza sempre più sentita anche da parte delle aziende produttive. Senza contare che, come rivela il recente report di Nielsen “Breakthrough Innovation”, in caso di packaging innovativo e appealing le vendite aumentano di circa il 5,5% rispetto a confezioni tradizionali.

«I vincitori dell’ultima edizione dell’Oscar dell’imballaggio possono dare un’idea sulle tendenze più attuali in fatto di innovazione – illustra Marco Sachet, direttore dell’Istituto italiano imballaggio –. Ci sono soluzioni semplici ma dall’elevato servizio, come la confezione per la mozzarella dotata di pretaglio che consente l’apertura in due momenti, facendo prima fuoriuscire il liquido di governo. Oppure la busta per gli alimenti freschi da banco con un sottilissimo strato di rame dall’effetto antibatterico: una soluzione che permette una maggiore conservazione del prodotto e contribuisce a ridurre il problema dello spreco domestico. Uno sviluppo interessante è anche dare una seconda vita al contenitore dopo che ha svolto il suo compito primario. È il caso del vaso di vetro della Nutella, con un collo riprogettato per adattarsi alla capsula Bormioli».

L’e-commerce detta nuove regole

Ma se questi sono filoni tutto sommato “classici”, nuovi segmenti si stanno aprendo e sono ancora tutti da sviluppare. La crescita dell’e-commerce, per esempio, sta ponendo nuove sfide ai produttori, che devono mettere a punto confezioni singole funzionali al trasporto e, fattore non trascurabile, che rispondano ai requisiti standard richiesti dal colosso Amazon. Un aumento della complessità, dal punto di vista del processo produttivo così come di imballi e trasporti.

McHall Farms

«Fra i vincitori di quest’anno – aggiunge Sachet – è da ricordare una pompetta con beccuccio richiudibile: una soluzione molto utile per l’e-commerce perché si presta a pack più semplici e anche per il vending, perché ripiegandosi su se stessa non si incastra all’interno della macchina. Sono invece ancora da sviluppare delle soluzioni efficienti per fare sì che il pack rimandi alla realtà aumentata. Le confezioni infatti tendono a diventare sempre più piccole, lasciando meno spazio per inserire le informazioni, che aumentano sempre di più. C’è quindi la necessità di rimandare dal pack alla realtà virtuale, al di là del QR code che già è utile ma che trova ancora un utilizzo limitato».

Ma secondo alcuni, l’ultima vera frontiera rimane il packaging commestibile, di cui si parla già da qualche tempo. La scoperta più recente, che arriva dagli Stati Uniti, riguarda una pellicola protettiva derivata dalle proteine del latte, quindi naturalmente biodegradabile, in grado di conservare il cibo 500 volte meglio dei materiali tradizionali. In futuro si potrebbero aggiungere aromi naturali e additivi nutrienti per migliorarne il gusto.

C’è fermento nell’ortofrutta

Il dibattito si accende, almeno nel Regno Unito, quando si arriva alle confezioni dell’ortofrutta. Sta facendo molto discutere infatti la scelta di Asda di eliminare o almeno ridurre fortemente l’offerta di frutta e verdura sfusa dai suoi punti vendita e di diminuire i formati di quella confezionata, al fine di diminuire gli sprechi. Secondo Feedback, una charity inglese che si batte proprio contro lo spreco di cibo, la decisione comporterà invece l’aumento di confezioni di plastica e di cibo che verrà buttato, oltre che un danno per gli agricoltori inglesi, costretti a fornire frutta e verdura di dimensioni standard.

Ma nel frattempo c’è chi sta sfruttando proprio i vegetali per dare vita a packaging green. Waitrose per esempio ha deciso di utilizzare piselli e legumi scartati per la vendita per creare scatole sostenibili ed eleganti per la pasta. Ora il 15% dei packaging dei fusilli gluten free a marca privata è realizzato con i legumi, riducendo del 15% l’utilizzo di alberi per ogni scatola e del 20% le emissioni di gas durante la produzione.

E il retailer britannico non è il solo. Come riporta la rivista Packaging World, il canadese Pure Hothouse Foods, specializzato nella coltivazione e nella vendita di vegetali, ha recentemente lanciato la linea Cloud 9 di pomodori in un packaging di cartone arricchito con fibre di pomodoro, prodotto da Solidus Solutions; è diventato così la prima azienda canadese a imballare pomodori attraverso le piante stesse e a creare un’economia circolare.

E anche in Francia Idyl, produttore di pomodori, meloni, frutta mediterranea, vegetali ed erbe fresche, ha cominciato a utilizzare packaging arricchiti con fibre delle piante di pomodori.

L’innovazione dell’americano McCall Farms sta invece nella nuova lattina di plastica trasparente introdotta per le conserve vegetali pronte del suo brand Glory Foods. Si tratta, di fatto, della prima innovazione nel mercato delle lattine da quando furono lanciate, nel 1833.

Dove andrà il mercato?

Impossibile dirlo con certezza, ma qualche previsione Smithers Pira l’ha fatta. Il gruppo, specializzato nelle analisi e nei servizi per il mercato del packaging, della carta e della stampa, ha analizzato il possibile sviluppo di alcuni segmenti.

  • Le bioplastiche, innanzitutto, il cui utilizzo industriale, secondo il gruppo, crescerà a una media annuale del 17% tra il 2017 e il 2022, raggiungendo un valore di quasi 7,2 miliardi di dollari. Attualmente il segmento ha un’incidenza molto bassa sul totale imballaggi in plastica, ma gli sviluppi tecnologici permetteranno la creazione di nuovi tipi di polimeri e biopolimeri rinnovabili e biodegradabili. L’Europa è in prima linea sul fronte della ricerca e sviluppo e incide il 31% a livello globale per quanto riguarda l’utilizzo di pack in bioplastica; entro il 2022, tuttavia, i tre quarti di questi materiali saranno prodotti in Asia.
  • Poi, i packaging flessibili, dedicati sia ai consumatori finali che all’industria, che secondo Smithers Pira avanzeranno a un tasso annuale del 4,1% arrivando nel 2022 a 33,5 milioni di tonnellate per 282,6 miliardi di dollari. Un mercato che, rispetto alle confezioni rigide, offre numerosi vantaggi nel risparmio dei costi, compresi quelli di trasporto, nella riduzione del peso e nell’allungamento della shelf life. I “pouch” (confezioni a sacchetto), soprattutto nella versione stand-up, sono il segmento a più veloce crescita.
  • Infine, avanzeranno le soluzioni con film protettivi, utilizzati per esempio nelle confezioni di ready meal da scaldare nel microonde, meglio ancora se flessibili: un mercato che crescerà del 4,7% tra il 2016 e il 2021 raggiungendo 11,32 miliardi di dollari.

 

Facile come bere una noce di cocco

Uno speciale sistema pratica un foro nella noce di cocco, inserisce un tappo richiudibile e biodegradabile e avvolge la noce in un film che riporta le informazioni di prodotto e il codice a barre: in questo modo è possibile bere l’acqua di cocco direttamente dalla noce. Il brevetto è di Coco Taps, azienda di Las Vegas che ha cominciato a vendere il prodotto nei negozi di healthy food e su Amazon, per poi arrivare in Whole Foods Market. La catena lo ha lanciato a novembre 2016 in 56 dei suoi store in Arizona, California e Nevada. I plus del prodotto sono la praticità e semplicità della confezione, associata alle straordinarie qualità nutrizionali dell’acqua di cocco; la pricipale criticità è invece legata alla logistica, considerato il peso delle noci di cocco e l’ubicazione dello stabilimento di confezionamento.

Come ti allungo la vita di frutta e verdura

Non è una cassetta qualunque, ma uno strumento che riduce lo spreco alimentare. “Attivo” è il packaging che Bestack ha realizzato in collaborazione con l’Università di Bologna dopo cinque anni di analisi, panel test e campionamenti e che permette di prolungare la shelf life della frutta, salvando potenzialmente dalla spazzatura 850 mila tonnellate di prodotto ogni anno in Italia.

L’imballo è stato testato questa primavera sulle fragole Candonga di Apofruit, la varietà tipica della Basilicata commercializzata con il brand Solarelli. I risultati hanno evidenziato che la shelf life del prodotto aumenta da uno a due giorni e lo scarto di fragole si riduce dall’8 al 18% rispetto al prodotto conservato in altri tipi di packaging; anche per i rivenditori gli scarti si riducono dal 3 all’8%. E su un campione di 400 consumatori intervistati, il 74% ha percepito una miglior conservazione della frutta contenuta nell’imballaggio Attivo.

 

 

 

I vincitori dell’Oscar dell’imballaggio

1) BUSTARAME – ADERCARTA

Busta salvafreschezza 100% riciclabile, con elevata barriera alla luce e capacità antibatteriche (fino al 99%), per il confezionamento dei prodotti freschi da banco come salumi e formaggi, per la Gdo e l’industria alimentare. Realizzata con il 99% di carta certificata FSC e lo 0,2% di rame applicato tramite sublimazione e brinamento, riciclabile come rifiuto cartaceo.

2) DRIP PACK – DI MAURO OFFICINE GRAFICHE

Confezione stand-up in materiale flessibile per prodotti contenenti liquidi o in forma granulare, che si basa su un doppio pre-taglio: aprendo il primo, la busta resta chiusa a eccezione di un canale di drenaggio, attraverso cui è facile far defluire il liquido capovolgendola. È un esempio di progettazione volta alla semplificazione, che incrementa il servizio al consumatore.

 

3) RAPIDA – TAPLAST

Pompa con beccuccio richiudibile, per incontrare anche i requisiti della vendita su e-commerce e adatto a tutti i flaconi. Il volume compatto evita rotture e attuazioni accidentali, senza necessitare di ulteriori imballaggi di protezione; la doppia chiusura del beccuccio realizzata per il cliente Amazon evita spreco di materiale dovuto a rotture accidentali e permette l’eliminazione del termoretraibile.

 

4) DARFRESH RANGE – SEALED AIR

Confezione sottovuoto “skin”, realizzata con due materiali che avvolgono il prodotto come una seconda pelle, in grado di estendere notevolmente la durata di conservazione degli alimenti e mantenere le proprietà nutrizionali. La riduzione dei volumi delle confezioni fino al 50% rispetto ad altri sistemi permette la razionalizzazione dello spazio espositivo, di magazzinaggio e di trasporto. Inoltre, ha un forte impatto sul consumatore grazie all’effetto tridimensionale del prodotto.

 

5) CORNERLESS – GRUPPO SADA

Vassoio in cartone ondulato robusto e riciclabile, adatto a food e non food. Si adatta a linee di confezionamento automatiche e permette di sfruttare al massimo la superficie dei vassoi. A parità di formato, consente di ottenere un importante risparmio di materia prima se confrontato con i vassoi tradizionali e la grande apertura offre vantaggi dal punto di vista espositivo e di circolazione dell’aria.

 

6) NUTELLA EMBOSSED – MRSMITH PER FERRERO

Barattolo per Nutella riutilizzabile per conserve e altri usi in ambito domestico. Senza perdere la forma iconica del barattolo, il nuovo formato offre notevoli vantaggi sul piano della sostenibilità ecologica; l’innovazione è di particolare rilevanza anche in relazione al basso valore aggiunto della tipologia di imballaggio, che appartiene a un settore maturo.

 

di Giulia Colombo

Natale e shopping: i 5 consigli di Rajapack per regali impeccabili

Natale e shopping  online: un binomio cruciale che gli operatori del settore non possono sottavalutare.

Secondo un’indagine Netcomm, infatti, è emerso infatti che lo scorso anno durante il periodo natalizio un sito di eCommerce su quattro ha registrato un incremento delle vendite pari al 50%.

Prepararsi al meglio per questo evento è quindi imprescindibile per tutti gli operatori del settore che in questo periodo dell’anno puntano più che mai sul packaging. Il pacco che i consumatori ricevono rappresenta non solo il biglietto da visita dell’azienda ma anche il loro “primo” regalo di Natale.

Per questo  Rajapack, filiale italiana del gruppo RAJA, azienda leader in Europa nella distribuzione degli imballaggi, individua i 5 aspetti che ogni merchant dovrebbe considerare per un Natale ricco di soddisfazioni e risultati positivi.

  1. Giocare d’anticipo

La parola chiave è organizzazione. Per evitare di rimanere sprovvisti di imballaggi e soluzioni per spedire i propri prodotti o impacchettare, bisogna accertarsi di avere tutto l’occorrente nei tempi stabiliti. Programmare gli ordini e rifornire il magazzino è d’obbligo per ottimizzare un periodo così impegnativo.

  1. Scegliere l’imballaggio giusto

Capire la soluzione che maggiormente soddisfa le proprie esigenze di imballaggio e protegga al meglio il prodotto è fondamentale. Rischiare che l’acquisto si danneggi durante la spedizione potrebbe infatti creare un serio danno d’immagine e lasciare al cliente uno spiacevole ricordo, specialmente se quel prodotto era stato scelto per un regalo di Natale.

  1. Personalizzare il pacco

Un imballaggio impersonale e neutro non lascia il segno, non crea un ricordo positivo, non trasmette emozioni. Per fidelizzare il cliente, incrementare la brand awareness ed instaurare una relazione occorre una brandizzazione significativa in grado di influenzare il cosiddetto effetto WOW nel consumatore online.

  1. Valorizzare soluzioni eco-friendly

Ogni anno, dopo aver scartato i regali, il problema che accomuna tutti gli italiani è lo smaltimento degli imballaggi. Optare per prodotti ecologici che possano essere facilmente riciclati renderà felici i clienti e accrescerà positivamente la brand reputation dell’azienda che si è mostrata attenta e sensibile all’ambiente.

  1. È Natale, dentro e fuori!

Bisogna entrare completamente nel mood natalizio, dalla scatola al nastro, tutto deve essere “festoso”. Al cliente sembrerà così di ricevere un vero e proprio regalo da scartare. Secondo uno studio condotto da Daniel Howard, professore di marketing alla Southern Methodist University di Dallas, nel 1992, il piacere di scartare un regalo risale all’infanzia. La mente tende, infatti, ad associare l’immagine di un pacchetto ad un momento felice e questo, inconsciamente, migliora l’umore e rende più positivi verso ciò che ci circonda anche da adulti.

 

 

 

Sacchetti bio per l’ortofrutta, da gennaio un must, e in Svizzera si usano già i riutilizzabili

Biodegradabili e compostabili, e a pagamento: è la richiesta che dovranno seguire a partire dal gennaio 2018 i sacchetti utilizzati per il trasporto di merci e prodotti, a fini di igiene o come imballaggio primario, in gastronomia, macelleria, pescheria, ortofrutta e panetteria. Inoltre, il contenuto minimo di materia prima rinnovabile dovrà essere di almeno il 40%. La nuova norma permetterà, secondo un comunicato di Assobioplastiche, di reprimere la pratica illegale di diciture quali “sacchetti a uso interno” messa in atto per eludere la legge sugli shopper.

Intanto in Svizzera la Coop elvetica, a partire dal 6 novembre, ha preso la strada, senz’altro interessante come opportunità, dei sacchetti per frutta e verdura riutilizzabili. Le cosiddette Multi-Bag sono realizzate in cellulosa certificata FSC e “rappresentano l’alternativa ecologica per tutti i consumatori che, quando acquistano frutta e verdura, vogliono rinunciare al sacchetto di plastica monouso”.
L’insegna rileva anche come, da febbraio 2017, abbia anche ridotto il consumo di sacchetti di plastica alla cassa di oltre l’85%.
 

«Per noi era fondamentale che i sacchetti fossero realizzati in materiali sostenibili. Inoltre ci interessava che le etichette dei prezzi si potessero rimuovere con facilità e che il sacchetto fosse lavabile in lavatrice – spiega Guido Fuchs, specialista in materia di sostenibilità da Coop -. La Multi-Bag disponibile nei grandi supermercati Coop soddisfa tutti questi requisiti. Il sacchetto è realizzato a partire da legno di faggio certificato FSC e proviene quindi da boschi gestiti in maniera sostenibile. Durante la produzione del sacchetto, inoltre, vengono impiegate quantità di energia e d’acqua notevolmente inferiori rispetto a quanto accade per i sacchetti in cotone. Per questi motivi la Multi-Bag è certificata con l’etichetta Oecoplan ed è consigliata dal WWF. La Multi-Bag è disponibile nel reparto frutta e verdura in confezione tripla a 4,95 franchi [4,3 euro]». 

Istruzioni per l’uso
Per evitare che il consumatore debba pagare il peso della Multi Bag (pari a 27 grammi) la frutta e la verdura devono essere pesate senza il sacchetto e imbustate solo in seguito. Naturalmente è possibile anche riporre diverse varietà di frutta e verdura nella stessa Multi-Bag e incollare tutte le etichette dei prezzi sul sacchetto.

Già da tempo i clienti delle Coop svizzerre possono portare il proprio sacchetto o contenitore anche per riporre i prodotti a peso. L’unico presupposto è che siano trasparenti, in modo da permettere al personale di cassa di vederne il contenuto. Il cliente potrà anche in futuro continuare a utilizzare i propri sacchetti o contenitori.

Sono già numerose le insegne che hanno eliminato i sacchetti di plastica dalla vendita: in Germania REWE, che ha anche smesso di vendere banane con un qualsiasi imballaggio di plastica e ha testato sia imballaggi per prodotti freschi fatti con il 40% di erba secca e per il 60% di legno e ha testato anche le etichette con codice a barre impresse con laser direttamente sulla frutta, e Aldi, in Australia quasi tute le insegne a partire da quest’anno. 

Leggi anche: Obiettivo meno plastica, una delle sfide future. Le iniziative della Gdo

Mai più senza: Sant’Anna alla settimana della moda con la bottiglia “prêt-à-porter

È pensato per le donne in generale, e per il sottoinsieme delle fashion victims in particolare, il nuovo formato dell’Acqua Sant’Anna da 25 cl: dal packaging originale e divertente, ha un peso e dimensioni utili per entrare in ogni borsa ed averlo sempre a portata di mano.

Per questo motivo la mini bottiglia d’acqua, per così dire prêt-à-porter,  è distribuita all’ingresso delle sfilate durante la settimana della moda di Milano in corso dal 20 al 25 settembre.

Non un debutto, ma un ritorno visto che la “mini” aveva già fatto la sua comparsa nelle scorse settimane durante la Mostra del Cinema di Venezia, all’interno della Venice Movie Stars Lounge. Qui Amanda Seyfried, protagonista del film “First Reformed”, si era vista sorseggiarne una bottiglia durante un’intervista.

La bottiglia Sant’Anna è disponibile in vari packaging. È presente sugli scaffali della Gdo da fine primavera.

 

Packaging leva del food delivery, business da 200 milioni che d’estate va in vacanza

Il packaging è fondamentale per sfondare nel mercato dell’out-of-home, e in particolare in quello del food delivery, che quest’anno sta conquistando tutta l’Italia e non solo le aree metropolitane in cui spopola durante l’inverno. Secondo un sondaggio condotto da uno degli operatori storici del settore, Just Eat, in collaborazione con l’Università Bocconi, nelle Riviere Liguri le ordinazioni siano aumentate in media complessivamente del 63%. Lo stesso Just Eat, servizio erogato da una società danese attiva in Italia dal 2011, rivela che in Italia ci sono 5.500 ristoranti affiliati all’azienda in 550 comuni e ha oltre 105 dipendenti e un numero di clienti in continua crescita. E i suoi concorrenti (Deliveroo, Foodora, UberEATS) sono player in continua espansione. Secondo una ricerca del Censis del marzo 2017 in Italia le consegne di cibo a domicilio sono un business che vale 812 milioni e di questi 200 milioni sono riconducibili agli ordini ai ristoranti, cresciuti del 66% in dodici mesi. Un’espansione che attira nuovi soggetti, dal colosso Amazon a catene di supermercati, piccole aziende locali e ristoranti digitali.

Grande domanda e diversi modelli di business: se Just Eat mette semplicemente in contatto clienti e ristoranti che già dispongano di un servizio di consegna a domicilio, altri player come Foodora, Foodinho e Deliveroo, offrono invece un servizio di delivery per i ristoranti che prima non prevedevano la consegna. Di solito le piattaforme simili hanno nella velocità il loro punto di forza, garantendo in genere un tempo massimo di consegna di 30 minuti. Altri atout la facilità di pagamento (che avviene attraverso carta di pagamento o in-app, i cui dati vengono registrati dal sito per eventuali futuri pagamenti) e la geolocalizzazione, che permette al cliente di controllare in tempo reale lo stato del suo ordine fino alla consegna dello stesso e di verificare l’effettiva rapidità del servizio. Quanto alla qualità della cucina, il target è medio-alto.

 

Anche il packaging cresce, del 6%

In un mercato così competitivo si può prevalere solo grazie alla cura del dettaglio. Per questo, secondo Laura Barreiro, Sustainability and Stakeholder Engagement Europe del Gruppo Asia Pulp & Paper (APP), fondamentale può rivelarsi il packaging, che rende riconoscibile un marchio e resta impresso nella mente dei consumatori. Secondo una ricerca dell’istituto Smithers Pira commissionata dal Gruppo APP, il mercato europeo del packaging out-of-home (OOH) crescerà del 6% per raggiungere un valore totale di 6 miliardi di euro entro il 2020, proprio grazie all’incremento dei mercati fast food e fast-casual. Solo in Italia, il ritmo medio di crescita è pari all’1,2% annuo. Per questo le aziende di imballaggi stanno dedicando grande attenzione al settore. Lo stesso gruppo APP, ad esempio, ai pasti a domicilio ha dedicato le linee Foopak (imballi di elevato standard a contatto con cibo e bevande per il retail food&beverage) e Sinar Kraft (gamma di packaging multistrato in cartone e cartoncino certificato PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification) e pensato per offrire la massima resistenza alle temperature fredde, rendendolo ideale per il confezionamento di bevande e per il packaging dei surgelati.

 

L’Italia dice no alle etichette a semaforo: nasce L’alleanza europea “contro”

L’Italia non si ferma al semaforo. E guida l’Europa in una battaglia contro il sistema di etichette a semaforo, che applica un colore diverso a seconda della presunta salubrità dell’alimento: verde, giallo e rosso. Un sistema efficace ma rozzo, pensato per tutelare il consumatore ma che finisce invece per condizionarne le scelte in modo talora superficiale. Per questo Coldiretti, Federalimentare e un primo gruppo di deputati europei coordinati da Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione agricoltura del PE, hanno creato l’Alleanza europea contro i sistemi di etichettatura a semaforo per contrastare un sistema di informazione considerato fuorviante, discriminatorio e incompleto che è stato già lanciato in Francia e in Gran Bretagna e ora rischia di diffondersi in tutta Europa, pregiudicando una informazione corretta ai consumatori e il funzionamento del mercato comune.

Le iniziative nazionali sui “semafori” sono secondo gli ideatori dell’Alleanza un campanello di allarme che non si può trascurare. Non si può soprattutto in Italia, che rischia di essere penalizzata visto che Il sistema di etichettatura finisce per suggerire paradossalmente l’esclusione dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta, come l’olio extravergine d’oliva. Il Parmigiano-Reggiano, il Grana Padano e il prosciutto di Parma.

Non solo: l’idea che per lo stesso prodotto in differenti Paesi europei il semaforo possa assumere colorazioni diverse appare senza dubbio contrario a un “mercato unico”. Sistemi di segnalazione al consumatore diversi su base nazionale, in assenza di un quadro comune di riferimento, possono far sospettare comportamenti opportunistici dei singoli Stati membri, i cui specifici interessi economici potrebbe influenzare l’architettura dei sistemi di classificazione delle qualità nutritive e salutistiche dei prodotti agro-alimentari.

L’Alleanza europea contro i sistemi di etichettatura a semaforo chiede all’Europa di intervenire attivamente, definendo un quadro normativo adatto a garantire maggiore trasparenza e univocità sul territorio europeo e promuovendo le soluzioni più adeguate per soddisfare il bisogno di un’informazione sempre più dettagliata e leggibile da parte del consumatore. L’Alleanza si propone di aprire spazi di dibattito e riflessione sul tema, per offrire il proprio contributo per l’aggiornamento e il rafforzamento della legislazione relativa alle informazioni in etichetta per i prodotti alimentari sulla base della trasparenza e del reale interesse dei consumatori. I promotori credono che un’Europa più forte e credibile passi anche per una maggiore attenzione al consumatore e alle imprese che contribuiscono allo sviluppo del nostro Paese con la stessa trasparenza che vorrebbero fosse garantita ai nostri consumatori.

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Frutta esotica matura e bene in vista con il packaging F.lli Orsero

Una nuova linea di frutti esotici “Maturi al punto Giusto”, con un pack che incontra i desideri del consumatore moderno (estetica, trasparenza e informazioni) è la novità di F.lli Orsero. Sembra un terno al lotto ogni volta che si acquista un frutto esotico, sia un mango o un avocado: sarà maturo? Hai voglia a tastare ed annusare, la verità si scopre solo a casa, a taglio. e non sempre è soddisfacente.

Con la nuova linea F.lli Orsero propone frutta prodotta nelle migliori zone di origine e trasportata con cura fino alla tavola dei consumatori, per garantire il gusto unico della frutta appena raccolta e pronta da gustare. Inoltre avocado, mango e papaya – sono questi i frutti esotici che compongono la gamma – sono confezionati in un pack moderno e funzionale valorizzato da consigli per consumare al meglio il prodotto. Oltre alle informazioni nutrizionali e ai suggerimenti di utilizzo c’è infatti un Qr code che porta ad un video tutorial con consigli su come gustare il frutto.

Da oggi sarà possibile acquistare la linea “Maturi al punto Giusto” anche su Amazon Prime Now, il servizio dedicato ai clienti Amazon Prime che, con l’app Prime Now disponibile per i dispositivi iOS e Android, offre consegne gratuite in finestre a scelta di due ore, a Milano e in 46 comuni dell’hinterland milanese, dalle 8 a mezzanotte, 7 giorni su 7.

Oltre alla nuova gamma di frutta, i clienti di Prime Now potranno acquistare anche altri prodotti F.lli Orsero come mele, kiwi, zenzero, curcuma, lime, ananas e banane.

F.lli Orsero è il brand lanciato sul mercato europeo nel 2012, e successivamente distribuito anche in Asia ed America, espressione della tradizione e della passione di una grande azienda familiare italiana. La qualità del prodotto è garantita dalla gestione e dal controllo dell’intera filiera: dalla produzione fino all’arrivo sul punto vendita, sempre in perfette condizioni di freschezza.

Carrefour e Garnier insegnano ai bambini a sprecare di meno

Si chiama “Insieme rendiamo il mondo più bello” il progetto che impegnerà Garnier (gruppo l’Oréal) per tre anni in 500 scuole elementari d’Italia coinvolgendo 150.000 bambini per sensibilizzare i cittadini di domani sul tema della raccolta differenziata e del riciclo. Tra i partner dell’iniziativa c’è Carrefour, nei cui punti vendita dal 1 al 30 Marzo per ogni prodotto acquistato, Garnier devolverà 50 centesimi al Moige a sostegno dell’attività di formazione nelle Scuole.

Moige, Movimento Italiano Genitori, si è occupato del con il coinvolgimento diretto del corpo docenti delle Scuole, che sarà formato con il materiale redatto a cura dell’Istituto Italiano Imballaggio che ha donato il proprio patrocinio all’iniziativa.

L’impianto del progetto si articola nel corso del triennio 2017-2019, periodo durante il quale verranno coinvolti 500 plessi scolastici: nel primo anno 200 Scuole, a seguire rispettivamente 150 nel 2° e 150 nel terzo anno.

«Ormai un’azienda non più più solo realizzare un buon prodotto accessibile nel prezzi, ma deve anche impegnarsi e mettersi al servizio della causa della comunità e dell’ambiente» ha detto Paola Gilardi, responsabile Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne Garnier.

Per Grégoire Kaufman, Direttore Commerciale e Marketing Carrefour Italia “L’importanza del progetto sta nel fatto che coinvolge tutta la filiera”,  e ci spiega i programmi interni dell’insegna che si è posta un obiettivo ambizioso: ridurre del 30% i consumi energetici del punti vendita entro il 2020.

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“Le iniziative aziendali che promuovono una maggiore coscienza ambientale attraverso i saperi tecnico-scientifici sono sempre molto apprezzate e supportate dall’Istituto Italiano Imballaggio” –ha sottolineato Marco Sachet, direttore dell’Istituto -. “Questa lo è in modo particolare perché offre al pubblico che gestirà il mondo di domani le informazioni più attuali che riguardano il ruolo degli imballaggi (o packaging), la loro raccolta differenziata quando diventano rifiuti e il loro successivo riciclo come nuove risorse. Per la salvaguardia dell’Ambiente, i piccoli attori comprenderanno facilmente l’importanza dei loro comportamenti e di quelli della loro famiglia”.

Le etichette anti-spreco? Si “tatuano” col laser su frutta e verdura

Sono avocado e patate dolci i primi prodotti venduti sfusi che sfoggeranno, al posto delle tradizionali etichette adesive o dell’imballaggio di plastica, etichette “tatuate” sulla pelle con un raggio di luce. Il progetto, che vede l’alleanza tra il distributore olandese di ortofrutta bio Nature & More e la catena di supermercati svedese ICA, potrebbe aprire la strada a una tecnologia disponibile da qualche anno, per niente invasiva e che consente enormi risparmi sul packaging.

Il sistema si chiama Natural Branding ed è una sorta di versione organica della marcatura laser. Le cellule trattate con fasci laser, eliminano una parte superficiale di pigmento nelle aree del marchio ma a livello molto superficiale, senza alterare in alcun modo le caratteristiche del prodotto o alterarne la shelf life, tanto che il sistema è stato approvato dagli organismi di certificazione biologica. 

Un sistema che garantisce tracciabilità evitando errori o scambi di ref tra prodotto biologici e non in fase di peso, dovuti ad esempio alla perdita delle etichette (che tra l’altro su alcune “bucce” fanno fatica ad attaccarsi: non a caso l’unico altro sperimentazione è stata fatta da M&S in Uk con delle noci di cocco). Non a caso sono utilizzate per identificare le referenze biologiche, più care delle altre. Ma soprattutto che consente risparmi di packaging evitando l’uso di materiali dannosi per l’ambiente come la plastica, che è una delle sfide future che inizia ad essere abbracciata da alcune insegne della Gdo.

Nature & More ha calcolato che il nuovo sistema di packaging solo per gli avocado permetterà di risparmiare 725mila confezioni quest’anno. Del resto ICA ha calcolato che nel 2015, per le 725.380 di avocado venduti sono stati usati 217 km di pellicola di plastica alta 30 cm ovvero 2.042 kg di plastica. L’equivalente dell’anidride carbonica prodotta da un’automobile che ha fatto 1,3 volte il giro del mondo.

«Il modo più sostenibile di confezionare è non confezionare. Pensiamo che i consumatori con una consapevolezza ecologica saranno soddisfatti, perché tutte le ricerche dimostrano che non amano le confezioni di plastica» ha detto Paul Hendriks, esperto di packaging di Nature & More. Tra l’altro il sistema permette di risparmiare non solo le singole confezioni ma anche le scatole di cartone e pallets.

 

Obiettivo meno plastica, una delle sfide future. Le iniziative della Gdo

Un’isola grande come la Penisola iberica, al meglio, o come gli Stati Uniti secondo le previsioni più pessimistiche galleggia nell’Oceano. E la Great Pacific Garbage Patch o grande chiazza di immondizia del Pacifico, ed è solo una di cinque grandi isole formate da rifiuti di plastica trascinati dalle correnti e riunitisi in mezzo al mare. Un’altra, più piccola ma più densa, è stata rilevata quest’anno dal Cnr nel Tirreno, tra Toscana e Corsica. Stiamo soffocando in un mare di plastica. Oltre a danneggiare la fauna marina che ingerisce la plastica scambiandola per cibo, il rischio concreto e che questa plastica sotto forma di microparticelle arrivi con il pesce sulle nostre tavole, con conseguenze per la salute ancora tutte da determinare.

Il tema è scottante e di difficile soluzione, tanto che alcuni retailer stanno prendendo posizione. Obiettivo: ridurre l’utilizzo di plastica, quando è possibile.
Partendo da quei sacchetti con i quali ci portiamo a casa la spesa. Biodegradabili o meno, impiegano comunque anni a dissolversi nell’ambiente. Lo ha fatto Rewe in Germania, che ha bandito del tutto i sacchetti di plastica, sostituendoli con buste di carta, cotone, juta o scatole di cartone.

Tesco e Sainsburys nel Regno Unito invece entro il 2017 elimineranno dai loro prodotti a marchio i bastoncini per pulire le orecchie con asticella di plastica, sostituendoli con aste di cartone.

Abbiamo già parlato della questione delle microbiglie in cosmesi, dannosissime perché si disperdono nell’ambiente dove sono praticamente irrecuperabili, proprio per le loro dimensioni infinitesimali. Dopo le australiane Woolworths e Coles, ora anche Tesco ha annunciato che le eliminerà dai suoi prodotti a marchio (scrub e dentifrici soprattutto), mentre il Governo britannico si è impegnato a bandirle dai prodotti cosmetici entro la fine del 2017. Così faranno le multinazionali Johnson & Johnson e Proctor and Gamble.

 

Imballaggi: riduzione e riutilizzo

In Italia si sta lavorando soprattutto sul fronte della riduzione di imballaggi. Come ha fatto U2 Supermercati ridisegnando gli imballaggi delle bottiglie d’acqua da sei. I più “estremi” sono i negozi che li eliminano completamente perché tutti i prodotti, dai detersivi alle farine, sono venduti a peso. Sugli imballaggi si può lavorare fin dal primo livello, quello del design, perché dovrebbero essere concepiti in modo da poter essere meglio e prima che riciclati, riutilizzati più volte.

Un ottimo incentivo è stato provato essere il deposito su cauzione dell’imballaggio, specie nell’industria del beverage, anche per le bottiglie di Pet. Come spiega Silvia Ricci responsabile campagne dell’Associazione Comuni Virtuosi nel sito dell’associazione, «L’introduzione del deposito su cauzione degli imballaggi monouso garantisce ritorni economici ed ambientali importanti, diretti e indiretti. Rende possibile il ritorno quasi totale di materiale di qualità rispetto dell’immesso al commercio, sottrae all’ambiente e ai cestini stradali un 40% dei rifiuti totali costituiti da imballaggi di bevande, riduce le spese di gestione rifiuti dei Comuni, ma non solo. Come suggeriscono studi europei, se in abbinamento al cauzionamento si applicassero dei contributi ambientali per la gestione del fine vita degli imballaggi a perdere e si stabilissero degli obiettivi di riutilizzo per l’industria del beverage, si potrebbe arrestare il declino del sistema refill e ampliare la quota di imballaggi che vengono riutilizzati più volte. Se consideriamo che i modelli di business circolari sono essenzialmente locali, si aprono nuove possibilità di adozione del sistema refill dei contenitori per aziende che hanno una distribuzione diretta al consumatore finale (famiglia o esercizio commerciale che sia)». Un obiettivo più che possibile, visto che ad esempio in Olanda già più del 96% delle bottiglie grandi in PET viene raccolto per essere riutilizzato.
Negli USA infine la maggiore insegna della Gdo mondiale, Walmart, ha stilato, in collaborazione con l’associazione dei riciclatori americani, APR, ha stilato The Sustainable Packaging Playbook, un documento di 20 pagine indirizzato ai suoi fornitori contenente le linee guida per l’ecodesign del packaging. È già stato accolto da 3000 di essi, che assommano il 70% del volume di acquisti totale.

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