Passare dalla lattina al cartone consente di risparmiare energia nelle fasi di trasporto ad esempio. L’azienda portoghese Guloso ha dunque deciso di cambiare radicalmente i packaging delle proprie conserve di pomodoro, passando dalla tradizionale latta a confezioni i Tetra Recart. ed è stata premiata con il prestigioso Distribution Master Product Award 2016, uno dei più prestigiosi premi commerciali del paese.
Presentato annualmente dalla rivista di settore “Distribuição hoje”, il premio viene conferito alle aziende che hanno ottenuto risultati significativi in termini di efficienza di distribuzione o di impatto a scaffale. I prodotti a base pomodoro di Guloso hanno vinto in entrambe le categorie, grazie al passaggio dalla lattina al cartone per alimenti Tetra Recart.
«Ringraziamo i nostri distributori per la fiducia dimostrata verso questa nostra innovazione, e siamo lieti che anche i consumatori apprezzino i vantaggi di questo nuovo contenitore. Lo trovano più leggero, più facile da maneggiare e più rispettoso dell’ambiente. Allo stesso tempo preserva il gusto e la freschezza dei nostri pomodori portoghesi» ha spiegato Tânia Caria, Brand Manager di Guloso.
Guloso, appartenente al Gruppo Sugal e tra le maggiori aziende al mondo per la lavorazione del pomodoro, ha trasferito tutta la propria gamma a base di polpa di pomodoro da lattine a contenitori Tetra Recart, compresa la polpa di pomodoro fresco, la polpa di pomodoro con aglio, con cipolla e basilico e con origano.
Forse non ha la stessa visibilità di altri settori, ma è anche sul packaging che si stanno giocando i temi caldi della filiera alimentare, che guardano al futuro. Tecnologie nuove promettono infatti di modificare le prestazioni degli imballaggi, sempre più perfomanti perché saranno in grado, ad esempio, di allungare la shelf-life degli alimenti freschi, evitando l’uso di conservanti sempre più invisi al consumatore, nonché a tutto vantaggio dei conti economici della filiera, ma anche della lotta allo spreco di cui tanto si parla in questi tempi. Abbiamo dunque chiesto a un “addetto ai lavori”, Stefano Tominetti, Business Development Manager Saes, azienda attiva nel campo dei materiali innovativi per l’industria, di raccontarci come vede l’evoluzioni del pack nel campo dei prodotti alimentari, e delle ricerche attualmente in campo.
Anche negli imballaggi è giunta l’era del pack “intelligente” o smart? In realtà noi lavoriamo non sul pack “smart”, che è quello che interagisce con l’utente con vari sistemi come la tecnologia Rfid che localizza precisamente un prodotto o sistemi che indichino il mantenimento della catena del freddo, ma sul pack attivo, che è un pack evoluto utilizzato laddove il contenuto della confezione è sensibile all’ambiente, con il quale interagisce, bloccando l’ingresso di alcuni elementi. La confezione dunque incorpora, oltre alle tradizionali funzioni protettive, la capacità di aumentare la vita del prodotto o migliorarne le caratteristiche, con l’indubbio vantaggio anche di evitare l’utilizzo di conservanti. Ad esempio, può migliorare la permeabilità a determinati gas non solo con l’uso di materiali che respingono il gas ma anche che lo trasformino o l’assorbano, interagendo con l’atmosfera interna ed esterna in modo da mantenere inalterate le proprietà del prodotto.
Di quali prodotti stiamo parlando? L’ortofrutta, la quarta gamma e i freschi in genere. Ma anche prodotti non freschi che richiedono uno stoccaggio controllato, in settori limitrofi all’alimentare come la nutraceutica e l’industria farmaceutica.
Che altre caratteristiche deve avere un packaging innovativo? Deve essere sostenibile per l’ambiente, riciclabile o compostabile. Deve essere più leggero, perché la diminuzione del peso degli imballaggi incide sulla logistica e il trasporto. Il nostro obiettivo è sviluppare pack che intercettino contemporaneamente questi trend, l’aumento della shelf life per una maggiore fruibilità del prodotto, anche in un’ottica di riduzione dello spreco, l’alleggerimento dei costi di trasporto e uno smaltimento sostenibile.
Come si ottiene ciò? Esistono già materiali attivi che interagiscono con i gas, utilizzati principalmente in altri settori come l’elettronica. Noi stiamo lavorando su micro e nano strutture che possano essere applicate al food, rispettando le normative vigenti, sotto forma di coating ovvero lacche applicate a film plastici. Altro prerequisito è che questi materiali abbiamo dei costi compatibili con l’industria alimentare. Inoltre, non devono essere materiali estranei, da smaltire separatamente perché renderebbero l’imballaggio non più riciclabile. Infine, il materiale deve garantire un’esperienza visiva e sensoriale piacevole.
A che punto siete nella ricerca? La nostra ricerca più avanzata riguarda una lacca a base acqua, il progetto pilota è già partito e speriamo che i primi prodotti siano realizzati dall’industria già nella prima metà del 2017.
Quali sono i vantaggi? È una lacca priva di solventi (presenti nel 90% delle lacche in commercio) da utilizzare su substrati plastici e che mantiene la riciclabilità della confezione. Il Pet accoppiato a questa lacca ad esempio avrà una barriera all’acqua o all’ossigeno ma sarà sempre riciclabile nella filiera del Pet, cosa che i materiali accoppiati non sono. La preservazione dall’umidità di un’alimento è una funzione oggi presente sul mercato con varie tecnologie ma con sistemi che comportano l’accoppiamento o l’inserimento nel pack di materiali diversi, con i relativi problemi di smaltimento. Esistono anche materiali unici con ottime prestazioni ma molto costosi, usati per mercati di nicchia.
Come si immagina la confezione del futuro? Alla vista sarà molto simile a quelle di oggi. La immagino però più leggera, con prestazioni simili o migliorate. Tra i vantaggi che si possono ottenere c’è l’aumento della shelf-life, sui banchi del supermercato e nel frigorifero di casa. Più leggero dunque e riciclabile, il pack potrà integrare più funzioni all’interno di strati sottilissimi di materiale.
Dove saranno scaricati i maggiori costi dei pack innovativi? I nostri studi dimostrano che il maggior costo viene diluito lungo la filiera, perché consente un risparmio sia all’industria alimentare sia alla grande distribuzione. Oggi più che mai è necessario ragionare in termini di filiera, che va educata a considerare i costi a valle della produzione, dallo spreco alla maggiore frequenza della sostituzioni sugli scaffali, dal trasporto allo stoccaggio. Un vita più lunga del prodotto potrà anche consentire di esportarlo, ove oggi non è possibile perché deperisce troppo in fretta, o comunque di aumentare il raggio geografico di penetrazione di un prodotto fresco.
SAES Group, società italiana che produce componenti e sistemi realizzati con materiali avanzati, ha recentemente annunciato la sottoscrizione di un contratto per l’acquisizione di una partecipazione di maggioranza nel capitale sociale di Metalvuoto S.p.A. con la quale aveva già collaborato nella sperimentazione applicativa dei propri polimeri funzionali ai film plastici per packaging di Metalvuoto.
CPR SYSTEM , la cooperativa di Gallo ( Ferrara) leader italiana degli imballaggi in plastica a sponde abbattibili (che associa nel suo circuito tutti gli attori della filiera, tra cui COOP, CONAD, PAM, BENNET, GIGANTE, SELEX, SIGMA, SISA, 3A) chiude il 2015 con risultati che rilevano incrementi a doppia cifra per tutti gli indicatori presentati all’Assemblea Generale.
Una crescita importante che vede l’incremento del +10,5% per le cassette, del + 11,1% per i pallet, del +15,2% per i mini bins. Cresce il fatturato del Gruppo da 47,9 milioni di euro nel 2014 a 51 milioni di euro nel bilancio 2015, cresce l’utile e il ristorno ai soci che raggiunge 3,5 milioni di euro.
Il 2015 ha visto anche un nuovo riassetto nel gruppo CPR con la nuova vision della società FCLog Spa (controllata al 70%) ex CPR Servizi, non più soltanto società specializzata nella gestione dei magazzini, ma anche società per lo sviluppo commerciale. Valori e scelte premianti oggi che si riassumono nei risultati di un anno eccezionale. Crescono le movimentazioni complessive arrivando a 123,5 milioni totali.
Le opinioni “Questi risultati – dichiara Maura Latini Presidente di CPR SYSTEM – sono frutto di un grande impegno comune e della determinazione ad operare, sempre, con l’obiettivo dell’efficienza, un impegno che ha preso spunto da un indirizzo strategico forte e chiaro indicatoci dai Soci. L’efficienza – prosegue Maura Latini – è un modello di gestione che produce risultati brillanti, non solo dal punto di vista economico ma anche da quello ambientale; i nostri progetti di miglioramento dei consumi energetici, la cogenerazione, l’autoproduzione di energia elettrica, la stessa rigranulazione, sono tasselli di un sistema produttivo virtuoso che riesce a trarre vantaggio dal rispetto dell’ambiente. A dimostrazione di come, ben utilizzando l’innovazione, sia possibile coniugare al meglio rispetto per l’ambiente e risultati economici brillanti.
Da sinistra: Monica Artosi, Francesco Avanzini, Maura Latini, Gianni Amidei La crescita di CPR SYSTEM infatti, documentata dai risultati del bilancio 2015, è dettata da precise scelte di gestione e da numerose innovazioni messe in campo dalla Cooperativa di Gallo. “ Abbiamo attivato sinergie più forti con i nostri soci distributori – dichiara Monica Artosi, Direttore Generale di CPR SYSTEM – e messo a punto nuove strategie di sviluppo attraverso FCLog, abbiamo aperto un canale di scambio con la Spagna ed avviato il circuito carni, abbiamo dato input di crescita al circuito dei pallet, migliorandone il potenziale ed infine abbiamo beneficiato di un anno con condizioni climatiche favorevoli che hanno fatto crescere i consumi di ortofrutta; tutti questi fattori insieme – conclude Monica Artosi – hanno determinato i risultati 2015 e messo in evidenza le grandi potenzialità di ulteriore crescita del nostro circuito.” E di predisposizione a crescere parla anche Francesco Avanzini Direttore Commerciale Consorzio Nazionale Conad: “Il percorso intrapreso fino ad oggi – dichiara Avanzini – mette in evidenza le grandi potenzialità di crescita che ancora abbiamo davanti e che vanno perseguite con impegno crescente per ottenere risultati che avranno ricadute positive su tutto il comparto, dalla produzione, alla distribuzione, fino ad arrivare al consumatore.” Il Vice Presidente di CPR SYSTEM Gianni Amidei, ripercorrendo la storia della cooperativa di Gallo dichiara: “CPR SYSTEM è un esempio virtuoso unico in Europa che dimostra, con la sua storia, quanto sia importante e decisiva la coesione tra i diversi attori della filiera per realizzare innovazione nel settore ortofrutta. La produzione e la distribuzione con CPR hanno saputo dialogare e costruire un modello di gestione degli imballi in plastica che oggi può essere considerato il più efficiente e vantaggioso sul mercato.”
Il gruppo
CPR SYSTEM associa nel suo circuito tutti gli attori della filiera, dai produttori ortofrutticoli (1000 aziende di ortofrutta di ogni dimensione), ai 54 distributori tra cui COOP, CONAD, PAM, BENNET, GIGANTE, SELEX, SIGMA, SISA, 3A ed altri, agli stampatori degli imballaggi ed alcune aziende di servizio per gestire i trasporti, il facchinaggio, la movimentazione . Un circuito virtuoso, unico in Italia che, da sempre, ha messo in primo piano valori importanti come la sostenibilità e l’efficienza, la qualità del servizio, l’etica di gruppo, l’attenzione alla base sociale.
Un altro passo verso la realizzazione di confezioni completamente rinnovabili: lo ha annunciato Tetra Pak presentando il primo tappo di origine vegetale per confezioni gable top. È realizzato in polietilene ad alta densità (HDPE) derivato daIla canna da zucchero, ed è la versione di origine vegetale di TwistCap OSO 34. Nel 2013, l’azienda ha consegnato 1,1 miliardi di tappi di origine vegetale in tutto il mondo, un amento di oltre l’80% rispetto aIl’anno precedente.
+4% di materiale rinnovabile nella confezione
L’80% del materiale in un cartone Tetra Rex è rappresentato da cartone, ricavato dal legno, una fonte rinnovabile. Con l’introduzione del nuovo tappo di origine vegetale, il contenuto di materiale rinnovabile neIla confezione aumenta di un ulteriore 4%, contribuendo a migliorare ancora di più le prestazioni ambientali deIla confezione, senza compromettere la funzionalità o la riciclabilità.
«Il lancio di tappi di origine vegetale è stato apprezzato da clienti come Valio, un produttore lattiero-caseario finlandese, che è stato il primo a utilizzare la nuova versione di TwistCap OSO 34 per i suoi prodotti – ha dichiarato Christina Chester, Product Director per Tetra Pak -. Siamo davvero lieti che i clienti apprezzino il valore degli sforzi che compiamo per aiutarli a migliorare il loro profilo ambientale.”
I clienti Tetra Pak che usano il TwistCap OSO 34 standard possono facilmente passare ai tappi di origine vegetale senza ulteriori investimenti o modifiche aIle proprie macchine riempitrici esistenti.
Farà discutere la decisione, per una volta presa dall’alto, è il caso di dirlo, di Mars Food che metterà un avvertimento sulla confezione dei suoi snack ipercalorici per stabilire un consumo massimo, oltre il quale l’assunzione può diventare dannosa. La decisione è parte del programma Global Health and Wellbeing Ambition, che intende informare su stili di vita ed alimentari sani per tutta la famiglia.
La multinazionale basata a Bruxelles ha individuato una serie di prodotti “da consumare occasionalmente”, non più di una volta a settimana, in quanto ad alto contenuto di grassi, zucchero e/o sale.
Come si legge in un comunicato dell’azienda: “Alcuni prodotti Mars contengono livelli di zuccheri, sale e grassi che garantiscono il loro sapore autentico. Per questo stesso motivo però non sono prodotti che possono essere consumati tutti i giorni. Siamo orgogliosi di essere una delle prime aziende alimentari multinazionali che si sono impegnate a fornire linee guida ai consumatori sulla confezione e sui nostri siti internet che stabiliscono quanto spesso questi alimenti “occasionali” possono essere consumati all’interni di una dieta bilanciata. Nel corso dei prossimi cinque anni vedrete delle nuove etichette sui nostri prodotti “occasionali”, che indicheranno quanto spesso possono essere consumati basandosi su quanto impiega l’organismo a riguadagnare l’equilibrio dopo avere mangiato questi alimenti. Si consiglia di non consumare molti di questi più di una volta a settimana”.
Il programma di Mars, Global Health and Wellbeing Ambition, si impagnerà anche a migliorare il contenuto nutrizionale dei prodotti e ad esplorare nuovi formati e opportunità di offrire prodotti in vari canali e a prezzi più convenienti. Cercherà anche di inspirare i consumatori a cucinare pasti più sani e condividerli con gli amici e la famiglia, coinvolgendo anche i dipendenti dell’azienda con cordi di nutrizione possibilità di cucinare e opzioni di cibi più sani.
La strada è lunga, certamente, ma siamo di fronte a una svolta, forse, epocale. Dopo le sigarette, ora potrebbe essere il turno degli alimenti ipercalorici e malsani a finire sotto la lente delle autorità perché è ormai un dato confermato da una miriade di studi scientifici come l’obesità sua la causa di una lunga serie di malattie del benessere, dal tumore alle malattie cardiovascolari. E Mars potrebbe avere semplicemente anticipato una decisione che potrebbe diventare, nei prossimi anni, obbligatoria. A quando l’etichetta “nuove gravemente alla salute” su succhi di frutta e merendine?
Del tutto naturale, solo da latte italiano, con mele Golden Melinda: lo Yogurt Yomo Melinda è ora disponibile con due referenze in GDO dopo un test che ha confermato ottime rotazioni a scaffale.
Le referenze nascono da un accordo di partnership siglato tra Consorzio Melinda e Granarolo, proprietaria del marchio Yomo, che legherà le due aziende per il prossimo biennio.
Golden Melinda, la varietà scelta per questo nuovo yogurt, è la mela più amata e consumata dalle famiglie italiane. Yomo è lo yogurt italiano nato nel 1947, che impiega latte rigorosamente italiano, senza aromi, addensanti e conservanti.
Nato con grandi aspettative lo Yogurt Yomo Melinda, sottoposto a una fase di test negli ultimi mesi del 2015 all’interno di alcune importanti insegne della GDO italiana, ha ottenuto ottime rotazioni a scaffale dopo l’introduzione visibile del marchio Melinda. Risulta infatti fondamentale nella scelta d’acquisto la fiducia che i consumatori ripongono nel marchio che gode di un’altissima brand awareness e di una grande fedeltà da parte degli acquirenti.
Lo Yogurt Yomo Melinda si presenta al mercato in due varianti: Yogurt & Mele Golden Melinda e una versione dal gusto più corposo, Yogurt & Biscotto ai 4 cereali e Mele Golden Melinda. Garantisce grande visibilità nel banco frigo a questo prodotto una grafica che sposa i due marchi, con tutto il loro patrimonio di valori: l’incarto è esattamente diviso a metà, trasferendo l’idea che la naturalità dello Yogurt Yomo è completata con la genuinità della Golden Melinda. Un incontro che genera uno yogurt dal gusto trasversale pronto a conquistare un’ampia fascia di mercato
Per festeggiare i 30 anni dall’arrivo dell’Happy Meal McDonald’s Svezia ha realizzato Happy Goggles: la scatola del noto pranzo per i più piccoli può essere ripiegata in modo da realizzare un paio di occhiali che rendono possibile sperimentare un’esperienza di realtà virtuale, se viene inserito uno smartphone su cui è stata scaricata l’apposita app. Obiettivo: modernizzare con contenuti digitali (una discesa sugli sci a 360°) la sorpresa che da sempre accompagna l’Happy Meal.
“Le nuove generazioni stanno crescendo in un mondo in cui smartphone e tablet sono parte della vita quotidiana. Gli occhiali per la realtà virtuale aprono le porte eccitanti mondi virtuali. È un passo più naturale per i bambini che per gli adulti. E da agli adulti la possibilità di imparare dalla conoscenza e dall’esperienza dei bambini, tramite il gioco è anche possibile avere un’esperienza comune e stare bene insieme, alla pari” hanno commentato gli psicologi Karl Eder e Fadi Lahdo.
La realtà virtuale insomma è sempre più protagonista in campagne di marketing e promozionali, ed ora arriva anche in Europa grazie al gigante della ristorazione fast-food americano. Del resto, basta una struttura di cartone e uno smartphone provvisto di apposita app, e il gioco è fatto come mostra il video di McDonald’s Svezia.
Intenso. Decisamente. Per Marco Ravasi, dal 1° gennaio ad di Verallia, il 2015 non è certo stato di tutto riposo. Proprio quest’anno, infatti, è stata perfezionata la vendita di Verallia ad Apollo Global Management e Bpifrance (detentori, rispettivamente, del 90% e del 10% del capitale). E le cose da fare, i passi da compiere e le decisioni da prendere sono stati veramente tanti. E il tutto bruciando le tappe… “Le basti sapere- ci racconta infatti Ravasi- che già il 4 aprile (a soli 3 mesi dal mio insediamento) mi sono trovato a dover presentare la società ai 5 potenziali compratori selezionati. Dal quel fatidico 4 aprile, poi, nel giro di un mese soltanto si è arrivati all’offerta vincolante che ha condotto all’acquisizione. E a proposito di questo vorrei sottolineare come tutte le società abbiano messo sul tavolo un’offerta vincolante: evidentemente giudicando Verallia meritevole di un investimento importante…”
Ci può raccontare la genesi di questa operazione? Nasce da un cambio di strategia del Gruppo SG, sempre più focalizzato al business dell’edilizia, che nel 2007 aveva messo in vendita Verallia. E già allora si era profilata con chiarezza l’intenzione di Apollo di aggiudicarsi l’acquisizione. Oggi, grazie al suo grande know how nell’ambito del packaging e del settore produttivo, e alla peculiare caratterizzazione di BPI (50% Stato Francese e per l’altro 50% cassa depositi) non solo viene garantita una continuità culturale all’interno di Verallia, ma si rafforza ulteriormente il focus nell’area industriale. E questo in virtù di un’ampia disponibilità economica, che ci consentire di impegnarci tanto nell’ambito della ricerca, quanto in quello dello sviluppo di nuove linee e di nuove tecnologie. Criticità e soddisfazioni di questo primo anno? Il vantaggio di essere diventato uno dei protagonisti di questa successione vorticosa di eventi, è che sono stato rapidamente messo nelle condizioni di conoscere a fondo la mia nuova azienda. L’aspetto più problematico, sempreché tale lo si voglia e possa definire, è il ritmo serrato con cui si è dovuto lavorare. Oggi sono soddisfatto dei risultati e il mio è un bilancio positivo. Uno dei plus aziendali risiede proprio nel livello delle risorse umane, dei collaboratori con cui mi sono trovato ad operare quotidianamente. Ritengo che a fare la differenza sia l’estrema attenzione che abbiamo sempre dimostrato nei confronti dei nostri dipendenti. Un requisito che nel 2014-2015 è valso all’azienda il riconoscimento di top employers. Ovviamente la flessibilità deve far parte di una strategia complessa e articolata che coinvolga tutte le funzioni aziendali. E questo senza ovviamente prescindere dagli aspetti prettamente industriali e da elevati standard di sicurezza e qualità, un ambito, quest’ultimo, su cui abbiamo investito 2,5 milioni di euro.
La crisi ha impattato sul vostro comparto? L’economia globale ha segnato una battuta d’arresto, quantificabile nel biennio 2012-2013 in un –2,5% annuo. Nel 2014 finalmente il recupero. Si parla ancora di un +0,9%, ma il trend si è invertito. In questo contesto, segnato da un- 5/6%, quello del vetro si è comunque rivelato uno dei mercati più stabili, fermo al -0,5%.
Quali le principali iniziative intraprese per il rilancio del settore? Verallia ha deciso di muoversi su due asset: da una parte, per garantire i volumi, si è focalizzata sul mass market (va in questa direzione l’investimento di 65 milioni nello stabilimento di Gazzo Veronese). Dall’altra, per dare una valorizzazione maggiore a quei prodotti di alto livello che ne hanno bisogno, lavora costantemente sulla differenziazione, sulla personalizzazione e sul design. Un’operazione più di nicchia, insomma che si esprime al meglio nella nostra Selective Line, la linea di altissima gamma.
Quali scenari si apriranno adesso per l’azienda? Ritengo che questa rinnovata autonomia e la ritrovata agilità (siamo più piccoli, ma anche più smart) potranno proiettarci verso ulteriori sviluppi esterni, magari in aree ancora “vergini”. Niente di definito ancora, ma qualcosa è nell’aria.
Tetra Pak prevede di consegnare più di 100 milioni di confezioni Tetra Rex® Bio-based ai propri clienti durante il 2016, rispondendo alla forte domanda per questo contenitore da quando è stato lanciato nel Gennaio 2015. La prima confezione al mondo interamente realizzata con materiali di origine vegetale ha guadagnato popolarità tra i consumatori di Finlandia, Svezia, Norvegia e Paesi Bassi, con marchi come Valio, Arla Foods, Vermlands Mejeri e TINE.
Bjørn Malm, Head of Corporate Responsibility di TINE, uno dei clienti Tetra Pak che ha adottato il pacchetto, ha commentato: “Crediamo che il nostro modello di business sostenibile non sia solo un bene per l’ambiente, ma migliori anche la nostra competitività e contribuisca a differenziare il prodotto. Grazie a Tetra Rex Bio-based siamo stati in grado di fare un passo importante verso i nostri obiettivi ambientali e ci impegniamo a far si che a partire dal prossimo anno tutti i nostri cartoni per il latte siano rinnovabili”.
L’eccezionale profilo ambientale del pacchetto è stato riconosciuto lo scorso anno con sette premi, tra cui il primo posto nella categoria innovazione sostenibile alla cerimonia degli Ethical Corporation Responsible Business Awards.
“Il successo di Tetra Rex Bio-based nel suo primo anno è molto incoraggiante”, ha dichiarato Charles Brand, Executive Vice President Product Management & Commercial Operations di Tetra Pak. “Siamo orgogliosi di essere la prima azienda a fornire un pacchetto interamente realizzato con materiali di origine vegetale. Ogni confezione è rintracciabile alla sua origine, contribuisce a migliorare il posizionamento del marchio dei nostri Clienti e a comunicare con i consumatori. Si tratta di una pietra miliare per l’ambizione a lungo termine di Tetra Pak di fornire confezioni 100% rinnovabili.”
Spumador, azienda nella rosa dei maggiori produttori di bevande analcoliche in Italia, innova la sua iconica linea di bibite gassate con l’attuale formato di bottiglia in vetro da 25cl, dalle linee semplici e ricercate, che dona nuova luce alla genuinità del contenuto. Dedicate a questo formato, tre nuove bibite accostano le intramontabili Nera 1938, Spuma Bianca e Ginger, variando le tradizionali ricette italiane attraverso l’utilizzo dei migliori frutti locali. Nascono così la nuova Gazzosa, Tonica e Chinotto, tutte rivisitate nel gusto, per un mix di sapori autentico. Il nuovo design della bottiglia di vetro monodose presenta etichette trasparenti che esaltano il colore naturale degli infusi e degli ingredienti della linea, dando nuova vita alle classiche bibite interpretandole in chiave moderna. Accanto al nome, sulla bottiglia compare ora in primo piano anche la composizione, che caratterizza il prodotto grazie all’attenta selezione di materie prime di altissima qualità. Le nuove bibite riprendono le ricette della tradizione esaltandone il gusto grazie a materie prime di elevatissima qualità, come il Limone Femminello del Gargano IGP, il più antico d’Italia, coltivato nell’area costiera nota come “i giardini d’agrumi”, ricco di oli essenziali e di aromi tipici. Anche il Chinotto di Savona fa parte degli ingredienti mediterranei che concorrono alla realizzazione di un prodotto unico e inimitabile. Coltivato esclusivamente nel territorio costiero tra Varazze e Finale Ligure, è noto per il suo colore verde brillante ed è caratterizzato da un succo amaro e acido, un profumo deciso e una buccia ricca di sostanze aromatiche e digestive, che lo rendono la base perfetta per la rinomata bevanda. GAZZOSA – La Gassosa Spumador viene preparata utilizzando l’infuso del Limone femminello del Gargano, un frutto i cui oli essenziali donano alla bevanda un intenso profumo, che rendono la Gazzosa una bibita fresca e dissetante, ottima da sola e come base per cocktail. TONICA – La Tonica Spumador, dal tipico retrogusto amaro, è arricchita dall’infuso del Limone femminello del Gargano, le cui caratteristiche donano alla bevanda un intenso profumo citrino. Classica base dei più famosi cocktail, l’acqua tonica Spumador si può gustare anche da sola, con ghiaccio e una fetta di limone. CHINOTTO – Il Chinotto Spumador racchiude il sapore tipico del rinomato Chinotto di Savona, il cui infuso dona alla bevanda il caratteristico gusto agrumato, che accompagna e arricchisce il dolce e profumato aroma. Il Chinotto di Savona è una delle bibite più amate anche per aperitivi o come ingrediente base per rinfrescanti cocktail. Le tre nuove proposte Spumador affiancano e completano le storiche bibite dell’azienda: la Spuma Nera 1938, la Spuma Bianca e il Ginger, tutte realizzate senza conservanti e dolcificanti artificiali. L’alta qualità dei prodotti utilizzati si riflette nella sapienza delle tecniche produttive che realizzano gli infusi mediante lunghi e meticolosi procedimenti che si svolgono ancora oggi nella sala essenze di Spumador. NERA 1938 – Il sapore intenso dell’infuso di dieci erbe selezionate e lavorate nella sala essenze rende la Nera 1938 Spumador inconfondibile. La sua ricetta, ancora oggi segreta, è rinomata per il suo gusto unico e originale. BIANCA – La ricetta originale, la sua storia e il suo gusto rendono la Spuma Bianca un vero must della più autentica tradizione di bibite originali italiane. Il suo sapore particolare rende la Bianca perfetta anche come base per i cocktail più ricercati. GINGER – Il gusto inconfondibile e amaro dell’assenzio romano e il profumo degli agrumi rendono il Ginger Spumador inimitabile e il più amato. La sua gustosa fragranza dona una piacevole sensazione di freschezza che disseta in ogni momento della giornata.
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