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Rovagnati investe 11 milioni di euro in ricerca & sviluppo

L’attuale piano di investimenti in ricerca & sviluppo di Rovagnati, con valore stimato 11 milioni di euro in tre anni, è dedicato a internazionalizzazione, sviluppo di prodotti senza nitriti, packaging sostenibile, efficientamento dei processi e informatizzazione degli stabilimenti. Un progetto approvato e finanziato dal Ministero nell’ottica di consolidare l’impegno dell’azienda verso il miglioramento continuo della propria offerta.

Internazionalizzazione
Rovagnati vive da anni una forte espansione internazionale e oggi esporta in più di 20 Paesi, con particolare focus su Francia, Belgio, Germania, Svizzera e Stati Uniti. L’investimento sarà strategico sia per lo sviluppo di prodotti in grado di far presa sui mercati esteri, sia per il potenziamento dello stabilimento produttivo di Vineland (USA) inaugurato nel settembre 2021.

Sviluppo di prodotti senza nitriti e presidio di nuovi segmenti di mercato
Era il 2017 quando Rovagnati ha introdotto Naturals, la prima linea di prodotti senza nitriti dell’azienda, a cui si è aggiunta poco dopo anche la gamma Snello. L’eliminazione dei nitriti è stata resa possibile grazie a una tecnologia brevettata e a una ricetta segreta che sfrutta la sinergia tra estratti naturali selezionati e un processo produttivo innovativo che porta a una completa eliminazione dei nitriti mantenendo lo stesso grado di salubrità dei prodotti che li contengono. La linea Naturals si è rivelata strategica per l’espansione internazionale, affermandosi come prodotto leader di mercato in Francia. Anche negli Stati Uniti il focus sulla produzione senza nitriti è strategico in quanto sta guidando il lancio di nuovi prodotti sul mercato. L’attenzione alla nutrizione consapevole è un elemento di valore anche nelle attività di Corporate Social Responsibility e di comunicazione. Tra queste il recente lancio del progetto Stammi bene, un’iniziativa di Education proposta dal brand che ha portato un messaggio di benessere a 360 gradi in oltre 2000 classi italiane.

Packaging sostenibile
Gli investimenti sono funzionali anche allo sviluppo di soluzioni packaging a minore impatto ambientale, sia nell’ottica di una progressiva riduzione dell’utilizzo di plastica che di una riciclabilità o facilità di riutilizzo della stessa. Sebbene la sostituzione di questo materiale a oggi sia complessa per il settore, Rovagnati ha già raggiunto l’obiettivo del 55% medio di plastica riciclata su tutti i vassoi delle vaschette e, nel corso degli anni, ha ridotto il peso delle stesse fino al 38% per alcune linee come Gran Biscotto, Snello e I Firmati.

Efficientamento dei processi e tracciabilità
Allo stato attuale l’azienda investe particolarmente in impianti di cogenerazione, energie rinnovabili, risparmio delle risorse idriche, soluzioni logistiche green, informatizzazione degli stabilimenti. Tra i progetti recenti anche il lancio in Italia e in Francia della Tracciabilità sulle gamme Borgo e Naturals. Inquadrando il QR code presente sul retro delle vaschette il consumatore accede a un elenco completo delle informazioni che riguardano i prodotti. Un progetto dall’approccio sempre più internazionale, attualmente in fase di sviluppo anche in Svizzera e Germania. L’investimento di Rovagnati mira a potenziare questa capacità innovativa, che si costituisce come una vera e propria leva strategica per il business.

“Gli investimenti di Rovagnati in ricerca e sviluppo sono fondamentali per garantire la competitività dell’azienda nel lungo periodo” commenta Gabriele Rusconi, Managing Director e Board Member di Rovagnati. “Grazie ai progetti che da anni portiamo avanti siamo stati in grado di aumentare il nostro export di prodotti Made in Italy e produrre in maniera sempre più sostenibile. Tutte le funzioni della nostra azienda lavorano per continuare e accelerare questo percorso”.

Un nuovo formato per le salse pronte Agromonte

Agromonte presenta il nuovo formato bipack dei suoi due prodotti top seller, la salsa pronta di ciliegino e la salsa pronta di datterino. A racchiudere le due confezioni da 330g di salsa pronta è un cluster di cartone dal forte impatto visivo perché, oltre al color rosso dominante, la grafica riproduce la continuazione della bottiglietta di vetro ambrato. Al centro, quasi a caratteri cubitali, è inciso il logo Agromonte che ha recentemente inserito sotto al nome la dicitura Sicilia per rimarcare il forte legame con il territorio di provenienza.

Nuovo è il formato ma le ricettazioni che fanno della salsa pronta di ciliegino e della salsa pronta di datterino due prodotti versatili in cucina, restano le stesse da sempre: solo pomodori ciliegini e datterini di prima scelta coltivati e trasformati in Sicilia, olio extra vergine di oliva, sale, carota, cipolla, basilico, sedano e un pizzico di zucchero.

“Negli acquisti dei consumatori si fa largo una crescente attenzione al risparmio nelle sue diverse declinazioni: promozioni, tagli prezzo, formati maxi. Quindi, alla luce di questo crescente comportamento di consumo, anche noi di Agromonte abbiamo voluto puntare su un formato che risultasse competitivo a fronte della quantità doppia di salsa, e che fosse sinonimo di risparmio di tempo, perché il cluster con la duplice bottiglietta consente di poter stoccare il prodotto comodamente in dispensa e usare al bisogno” spiega Miriam Arestia, Responsabile Marketing di Agromonte.

Sostenibilità: è necessario ripensare il packaging nel largo consumo

La filiera agroalimentare non sfugge dallo scacchiere delle responsabilità della crisi climatica in atto, tanto da essere considerata dagli italiani il quarto settore maggiormente responsabile del climate change dietro a industria energetica, trasporto aereo e trasporto su gomma. In questo contesto il punto di caduta è la valutazione del reale contributo che il food system e l’industria del packaging possono dare al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica e di sostenibilità ambientale, sociale ed economica posti dal Green Deal Europeo e dall’Agenda 2030 ONU, ma anche ad affrontare le sfide urgenti e non rimandabili per essere in linea con i goals ESG.

Modelli sostenibili di produzione e consumo
Dalle rilevazioni dell’Osservatorio Packaging emerge come la conservazione dei prodotti venga considerato lo strumento in grado di ridurre lo spreco alimentare e allungare la shelf life dei prodotti alimentari (per il 66% degli intervistati), davanti alla capacità di proteggere le proprietà organolettiche dei prodotti (60%) e al contributo nel definire la sostenibilità del prodotto (47%). A fronte dell’obiettivo di ridurre i rifiuti generati dal packaging dei prodotti e di aumentare la quantità di packaging riciclato, le caratteristiche maggiormente ricercate sono l’assenza di overpackaging (per il 58% dei rispondenti), la totale riciclabilità (56%), la presenza di ridotte quantità di plastica (47%), le basse emissioni di CO2 (46%) e l’utilizzo di materiale riciclato (45%).

L’indagine Nomisma sulle insegne retail
Durante i mesi estivi Nomisma ha condotto un’attività di Expert Consultation che ha visto la partecipazione di 6 imprese: Caviro, Coop, Fruttagel, Granarolo, Sammontana e Lidl. Per tutte le imprese gli aspetti ESG sono risultati centrali negli impegni e nelle scelte di investimento aziendali. I motivi principali che spingono a investire in sostenibilità sono la conformità con i valori dell’azienda, la strategicità a livello di business ma anche la necessità di adeguamento al quadro normativo. Il packaging risulta in cima alle azioni di sostenibilità, sia per quanto riguarda il packaging primario che quello secondario. Le azioni più citate sono risultate la riduzione di materiali impiegati nel confezionamento a parità di prodotto e la sostituzione dei materiali plastici presenti negli imballaggi. In tutte le aziende intervistate è stato rilevato un impegno per il recupero e il riuso degli imballaggi e il ricorso a materiali di minor impatto ambientale. Per i manager intervistati quelle relative alle caratteristiche di sostenibilità del packaging devono essere scelte oggettive e misurabili, prese solo dopo studi e valutazioni scientifiche dell’effettivo impatto dell’imballaggio sull’ambiente: 3 aziende su 6 si affidano a studi LCA, 1 a valutazioni dell’impronta idrica ma c’è anche chi conduce analisi specifiche su singoli prodotti e i relativi packaging o chi effettua una selezione mirata dei fornitori. Nello specifico, riduzione delle emissioni di Co2, riciclabilità dei materiali e impiego di materiali di riciclo sono i criteri principali in base ai quali l’impresa valuta la sostenibilità del packaging.

L’attenzione nei confronti della sostenibilità non si ferma all’interno dell’azienda ma arriva a stakeholder e consumatori attraverso una comunicazione che vede l’integrazione tra canali tradizionali (etichetta, banner, campagne pubblicitarie, …), digitali (account social e sito web dell’azienda) e bilancio di sostenibilità. La valorizzazione delle azioni svolte dalle aziende in fatto di tutela dell’ambiente diventa così non solo strumento di condivisione di valori e posizionamento del brand ma anche mezzo di informazione e formazione, tramite cui trasmettere ai consumatori le conoscenze utili a valutare in che modo la scelta di acquisto di un prodotto o in alternativa a un altro possa generare un diverso impatto sull’ambiente. Secondo quanto emerso dall’indagine di Nomisma, le informazioni circa lo smaltimento e il riciclo, la riduzione del materiale impiegato e la sostenibilità delle fonti energetiche e delle materie prime usate sono i principali argomenti da comunicare al consumatore, utilizzando principalmente le etichette e i canali social dell’azienda.

Packaging ecosostenibili: soluzioni green al centro della crescita aziendale

Le aziende di packaging vivono una crescente pressione da parte delle autorità, ma non solo: il 71% dei consumatori europei dichiara di voler acquistare prodotti sostenibili e più circolari, nonostante fatichi ad individuare gli imballaggi realmente sostenibili. Nel frattempo il settore packaging continua a crescere e, nei prossimi tre anni, potrebbe mettere a segno un +21%, arrivando a toccare quota 1.200 miliardi di dollari di valore globale. Il tasso di crescita più rilevante è atteso nel segmento della carta rigida, che potrebbe superare quello della plastica entro il 2026. Di pari passo con la crescita del settore, crescono anche le sue ambizioni di decarbonizzazione – il numero di aziende produttrici di carta e imballaggi che si sono impegnate a raggiungere obiettivi di decarbonizzazione è passato da 5 (2019) a 164 (2022). Tuttavia, possono fare molto di più: oltre il 30% di esse non ha infatti raggiunto gli obiettivi prefissati di riduzione delle emissioni. Queste sono solo alcune delle principali evidenze del primo “Global Paper & Packaging Report” di Bain & Company.

“Il mondo paper & packaging si trova ad affrontare un’era nuova, in cui le decisioni non possono più essere prese esclusivamente sulla base di costi, funzionalità ed esperienza del consumatore: oggi la sostenibilità è un tema imprescindibile per tutti. Non esiste oggi un vero vincitore tra i materiali da imballaggio: ognuno presenta benefici e compromessi dal punto di vista della sostenibilità. L’opzione più green, infatti, può variare notevolmente a seconda dell’applicazione e dell’area geografica di riferimento” spiega Andrea Isabella, Senior Partner e responsabile italiano Advanced Manufacturing & Services di Bain & Company.

La ricerca di Bain evidenzia come, mentre le plastiche flessibili riescano ad ottenere risultati migliori per quanto riguarda le emissioni di carbonio legate alla produzione e al trasporto, questi materiali siano anche meno circolari e biodegradabili. Nel 2022 in Italia abbiamo assistito a un andamento positivo della produzione di imballaggi con una crescita in termini di fatturato rispetto all’anno precedente di circa il 3%.

“In generale l’industria della carta e degli imballaggi ha un impatto significativo sulla biodiversità, in particolare per quanto riguarda la gestione forestale e l’utilizzo dell’acqua” prosegue Mattia Bernardi, Partner di Bain & Company. “Solo il 22% delle aziende intervistate ha dichiarato di aver valutato l’impatto della propria catena del valore sulla biodiversità e solo il 31% sta agendo ora per affrontare la perdita di biodiversità. Le aziende che scelgono di agire sono pronte a trarre vantaggio riducendo la loro esposizione ai rischi legati alla biodiversità”.

Nel frattempo, l’attività di M&A è in aumento per gli operatori del settore, con circa 2.000 operazioni dal 2007 ad oggi. Solo nell’ultimo decennio, l’industria paper & packaging ha registrato un numero di operazioni di fusione e acquisizione due volte superiore rispetto all’industria manifatturiera in senso lato. Per quanto riguarda i materiali di imballaggio, le operazioni legate alla carta sono state più redditizie rispetto alla plastica e al vetro. Quest’ondata di deal conferma la centralità del settore e la necessità per gli operatori di cogliere tutte le opportunità legate alla sostenibilità.

“Le aziende leader del settore – ormai pienamente consapevoli di come un programma di decarbonizzazione e sostenibilità possa creare valore economico per la propria organizzazione, devono quindi valutare l’impatto ambientale dei diversi materiali e tenere conto del loro intero ciclo di vita, dall’estrazione e produzione delle risorse, al trasporto e al fine vita dei prodotti. Una strategia di sostenibilità efficace e coerente può ridurre i costi energetici dell’azienda e aumentare l’accesso a materie prime riciclate o rinnovabili a un costo competitivo, oltre a contribuire a stimolare la crescita organica. Insomma: le aziende all’avanguardia sulla sostenibilità, in quest’industria, possono ottenere un incremento dell’EBITDA compreso fra 4 a 6 punti percentuali, grazie all’uso efficace dei risparmi sui costi e delle leve commerciali” conclude Isabella.

Finanziamento da 45 mln di euro per il Gruppo Goglio

Il pool di banche formato da Banco BPM, Intesa Sanpaolo (Divisione IMI CIB) e UniCredit, assistito dalla Garanzia SupportItalia di SACE, ha erogato al Gruppo Goglio, impresa che opera nel settore del packaging, un finanziamento da 45 milioni di euro che sarà destinato a ottimizzare la gestione del circolante.

Guidata da oltre sessant’anni dal Cavalier Franco Goglio, oggi è una realtà industriale con un fatturato di oltre 500 milioni di euro e una presenza globale con sedi produttive negli Stati Uniti, Cina, Olanda e ora anche in Brasile. Nel corso degli anni, il Gruppo Goglio ha dedicato risorse e investimenti negli ambiti ricerca e sviluppo, maturando una grande attenzione agli impatti ambientali che lo ha portato a intraprendere un percorso di contenimento delle emissioni grazie ad un investimento in un cogeneratore di energia. Proprio in ottica di sostenibilità, nel quadro del finanziamento sono in via di definizione obiettivi ESG che verranno introdotti in corso del piano d’ammortamento.

“La costante spinta all’innovazione, coniugata ad una sempre maggior attenzione nei confronti della sostenibilità, e l’impegno nell’attività di ricerca e sviluppo rappresentano i pilastri fondanti della nostra strategia aziendale, nonché gli elementi distintivi della filosofia del Gruppo Goglio” ha dichiarato Franco Goglio, Presidente e Amministratore Delegato di Goglio SpA. “Il finanziamento erogato ci consentirà di continuare ad investire in questa direzione, consolidando la nostra crescita organica, e incrementando ulteriormente il nostro impegno ESG”.

Due nuovi packaging (ecosostenibili) per i kiwi di Zespri

Zespri, azienda attiva nella produzione e commercializzazione di kiwi, ha lanciato in Italia una nuova gamma di packaging studiata per essere in linea con le esigenze del mercato e con le strategie verso gli obiettivi di sostenibilità che il brand intende raggiungere entro il 2025.

La nuova confezione va incontro alle esigenze del consumatore, sempre più attento a comprare prodotti realizzati con una gestione etica delle risorse, dalla produzione fino allo smaltimento e al perseguimento di un basso impatto ambientale.

Il nuovo design consente un maggiore spazio per la comunicazione di importanti driver di acquisto e la relativa modalità di consumo rafforzando così l’impatto di visibilità a scaffale della marca. La struttura ridisegnata permette di ottimizzare le operazioni di confezionamento, assicura una buona visibilità e protegge ulteriormente il frutto al suo interno. Non ultimo, il nuovo pack ha come plus l’essere flessibile nell’adattabilità ai diversi calibri disponibili durante la stagione commerciale, confermando così l’attenzione del brand alla qualità dei suoi prodotti.

Sviluppate per le due varietà Zespri Green e Zespri SunGold, le due nuove confezioni sono realizzate in cartone ondulato, con il 30% di carta riciclata, certificata FSC (Forest Stewardship Council) e sono disponibili presso le insegne della grande distribuzione.

Imballaggi, come cambieranno secondo il nuovo regolamento europeo

L’imballaggio è necessario per proteggere e trasportare le merci, tuttavia gli approcci normativi differiscono da uno Stato membro all’altro e ciò crea ostacoli che impediscono il pieno funzionamento del mercato interno. Le differenze osservate di recente riguardano, ad esempio, le disposizioni in materia di etichettatura degli imballaggi, gli approcci per definire gli imballaggi riciclabili o riutilizzabili e le restrizioni alla commercializzazione di determinati formati di imballaggio. Per questo motivo, già nel 1994 è entrata in vigore la Direttiva 94/62/CE che mira ad armonizzare le misure nazionali relative alla gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio e a promuovere il riutilizzo, il riciclo e altre forme di recupero dei rifiuti di imballaggio, anziché il loro smaltimento finale, nell’ottica di contribuire alla transizione verso un’economia circolare.

La nuova proposta di Regolamento su Imballaggi e rifiuti di imballaggio adottata dalla Commissione UE modifica il Regolamento 2019/1020/UE sulla vigilanza del mercato e sulla conformità dei prodotti e la Direttiva 2019/904/UE sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, e abroga la Direttiva 94/62/CE sugli Imballaggi e rifiuti di imballaggio.

I principali contenuti del nuovo Regolamento Imballaggi
L’obiettivo principale del Regolamento è quello di ridurre i rifiuti di imballaggio pro-capite del 15% entro il 2040, rispetto al 2018. In tal senso, la proposta prevede tre principali direttive:

RIDUZIONE del peso e delle tipologie non necessarie di imballaggi, limitando principalmente la quantità dei materiali (plastica, vetro, carta, alluminio, ecc.) dispersi;
RIUTILIZZO Dal 1° gennaio 2030 sarà previsto un sensibile aumento delle percentuali di imballaggi riutilizzabili su grandi elettrodomestici, bevande da asporto, take away, scatole per trasporti;
RICICLO Dal 2030 i livelli minimi di materiale riciclato aumenteranno considerevolmente:

30% per gli imballaggi in plastica sensibili al contatto in PET;
10% per gli imballaggi in plastica sensibili al contatto diversi dal PET;
30% per le bottiglie di plastica monouso per bevande; 35% per tutti gli altri imballaggi in plastica.

A partire dal 2040, questi livelli minimi saranno destinati ad aumentare ulteriormente. Perché ciò avvenga le aziende dovranno proporre ai consumatori una certa percentuale dei loro prodotti in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili, ad esempio bevande e pasti da asporto o consegne di e-commerce. La progettazione degli imballaggi sarà in formati standardizzati e l’etichettatura sarà resa più chiara e universale, i contenitori per la raccolta dei rifiuti riporteranno le stesse etichette e i simboli presenti saranno i medesimi in tutta l’UE. Alcune tipologie di imballaggio monouso saranno vietate, come ad esempio gli imballaggi monouso per alimenti e bevande consumati all’interno di ristoranti e caffè, imballaggi monouso per frutta e verdura fresca, flaconi di shampoo, lozioni e bustine in miniatura negli hotel.

I test di trasportabilità per garantire il riuso
Una delle principali missioni dell’imballaggio è quella di preservare l’integrità del prodotto, dal produttore, al trasporto e fino all’utilizzatore. Con i nuovi criteri di riutilizzabilità previsti da Regolamento UE, sarà sempre più necessario garantire questa integrità attraverso una progettazione ben studiata e verificabile attraverso delle prove di trasportabilità sull’imballo, che ne esaminino la robustezza e la resistenza a sollecitazione di vario tipo.

Gli imballaggi a contatto con gli alimenti
Le aziende che producono imballi saranno chiamate a rispettare i requisiti del nuovo regolamento e, nell’implementazione dei tanti cambiamenti, laddove si tratti di imballi alimentari o destinati al contatto con alimenti, l’idoneità dovrà sempre essere verificabile e garantita. I laboratori pH sono in grado di supportare le aziende coinvolte con analisi chimiche sui materiali a contatto con alimenti, assistenza tecnica e valutazione del rischio food contact e di prodotto.

Ecopackaging, Tetra Pak mette a punto una confezione di carta senza strato di alluminio

Il percorso di innovazione sostenibile per il packaging di Tetra Pak prosegue speditamente. Nel 2022 è stato messo a scaffale per un test commerciale sui consumatori un primo lotto pilota di confezioni monodose realizzate con barriera alternativa a base carta. Nel 2025 sarà pronta la produzione industriale su larga scala della prima confezione asettica con barriera a base carta, una soluzione alternativa agli attuali pack in cui è presente un sottilissimo strato di alluminio che, seppur garantendo la sicurezza alimentare, contribuisce a un terzo delle emissioni di gas serra legate ai materiali di base utilizzati.

“Presentare una nuova soluzione che è destinata a segnare un prima e dopo per il confezionamento asettico rappresenta per noi un motivo di grande orgoglio, ma al contempo di grande consapevolezza del valore condiviso, giorno dopo giorno, con i nostri partner, clienti e stakeholder della filiera agroalimentare” spiega Paolo Maggi, Presidente Tetra Pak South Europe. “Un ulteriore traguardo in un percorso che, a partire dall’invenzione della tecnologia asettica, segna la costante spinta all’innovazione sostenibile del packaging alimentare secondo Tetra Pak”.

Si prevede che le nuove confezioni con barriera alternativa a base carta possano offrire standard di protezione da luce e ossigeno, proprietà di protezione di qualità e caratteristiche organolettiche e nutrizionali del prodotto e shelf life comparabili con le confezioni asettiche tradizionali per prodotti a bassa acidità. Il tutto con un significativo incremento di materie prime da fonti rinnovabili utilizzate e quindi una riduzione delle emissioni di Co2 ancora superiore rispetto al passato per una tipologia di confezione – i cartoni per bevande – già conveniente sotto questo profilo.

“Nella roadmap di innovazione sostenibile Tetra Pak – evidenzia Laurence Mott, Executive Vice President Development and Technology Tetra Pak – l’incremento del contenuto di carta rappresenta una priorità chiave. I cartoni per bevande con barriera a base carta hanno infatti un chiaro potenziale per attirare l’interesse dei consumatori e realizzare un’economia circolare a basse emissioni di carbonio, aumentando l’attrattività di queste confezioni per le cartiere, grazie al maggiore contenuto di carta. L’approccio alla “paperization” è da tempo la direzione strategica che Tetra Pak ha scelto di percorrere prima che diventasse una tendenza per molte aziende ed è un criterio importante per rispondere in maniera efficace, e non contingente, alle prossime regolamentazioni europee in materia di packaging”.

Sostenibilità, Olio Sagra opta per un nuovo packaging in rPet riciclato al 100%

Sagra, uno dei brand del Gruppo Salov, conferma il proprio impegno in ambito sostenibile presentando le innovative bottiglie in r-PET realizzate col 100% di plastica riciclata dedicate alla gamma di oli di semi. Si tratta di un cambiamento fondamentale per il settore perché coinvolge un nuovo tipo di plastica sostenibile (proveniente al 100% dal riciclo di altre bottiglie), ma anche performante perché capace di mantenere le stesse caratteristiche di qualità, sicurezza e maneggevolezza per il consumatore delle bottiglie classiche.

Ogni elemento del nuovo packaging è stato studiato in ottica green: lo sleeve che ricopre la bottiglia (fondamentale per proteggere il prodotto dalla luce) è realizzato con un innovativo materiale in plastica riciclata; mentre l’imballo che sostituisce il film protettivo in plastica è in cartone 100% riciclato. Tutte soluzioni che apportano un taglio netto all’immissione di nuova plastica nell’ambiente e all’emissione di Co2, coinvolgendo direttamente l’utente finale in un percorso di consumo responsabile e di rispetto per il Pianeta.

“Dopo la realizzazione nel 2020 delle bottiglie in r-Pet al 50% il nostro impegno è continuato e siamo orgogliosi di presentare le nuove bottiglie in plastica riciclata al 100%. Per noi è importante che la sostenibilità diventi un elemento concreto e tangibile attraverso i prodotti che offriamo ai consumatori ogni giorno” dichiara Mauro Tosini, Direttore Commerciale di Salov.

Imballaggi IV Gamma, la Commissione Europea rischia di penalizzare il comparto

Relativamente alla proposta di regolamento su imballaggi e rifiuti d’imballaggio pubblicata il 30 novembre scorso dalla Commissione Europea, il Gruppo IV Gamma di Unione Italiana Food, pur condividendo lo spirito e l’intento della proposta, segnala come la procedura di approvazione di tale regolamento potrebbe incorrere in alcune criticità. L’Associazione monitora attentamente l’iter della proposta di Regolamento UE e sta svolgendo interlocuzioni istituzionali al fine di sensibilizzare le parti interessate sulle gravi ripercussioni che alcune prescrizioni potrebbero avere sul settore.

“Siamo convinti che sia fondamentale assicurarci che il regolamento sia scritto in modo chiaro e inequivocabile per evitare che possa essere interpretato in modo differente da Paese a Paese e applicato in maniera inutilmente restrittiva in alcuni di questi, andando a penalizzare un determinato settore” commenta Andrea Battagliola, Presidente del Gruppo IV Gamma di Unione Italiana Food. “Sarebbe grave infatti se il regolamento permettesse l’eliminazione indiscriminata degli imballaggi monouso al di sotto di 1,5 kg senza una giustificazione derivante da una solida base scientifica”.

La IV gamma in Italia ha chiuso il 2022 con un valore complessivo di 982 milioni di euro, impiega circa 30.000 persone ed entra regolarmente nel carrello di ben 20 milioni di famiglie. Tali numeri denotano il successo di una categoria di prodotti che risponde alle moderne esigenze nutrizionali, favorendo enormemente le occasioni e lo stimolo al consumo di frutta e verdura fresche, mettendole facilmente e rapidamente a disposizione dei consumatori.

Va ricordato, inoltre, che per la IV Gamma il packaging è fondamentale perché contribuisce a garantire la sicurezza igienico-sanitaria e la qualità organolettica degli alimenti, a preservarne i valori nutrizionali e a prolungarne la conservazione e la shelf-life. Inoltre l’imballaggio facilita le operazioni di trasporto, garantendo l’integrità dei prodotti e favorendo, al tempo stesso, una corretta comunicazione nei confronti del consumatore. Infine gli imballaggi riducono gli sprechi alimentari e assicurano un importante risparmio di risorse a monte, contribuendo anche a mitigare il livello di emissioni di Co2 correlate.

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